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20 cose che avrei voluto sapere a 20 anni: relazioni

L'età e le esperienze ci insegnano e ci inducono a crescere - o almeno si spera. Quante volte, però, ci troviamo a scoprire qualcosa di importante, e rimpiangere di non averlo saputo prima? Quante scelte migliori da fare, quanti errori avremmo potuto evitare, se avessimo saputo certe cose da giovani!
In questo post ho raccolto 20 concetti importanti, che possono fare la differenza nella qualità della vita di ciascuno. Sia che li leggiate a 20, 30 o 40 anni, presumo ci sarà qualche punto che ancora non vi era noto o chiaro, e che magari potrà aiutarvi a fare scelte più proficue e trarre più soddisfazione dalla vostra vita.
Come si dice, "Sapere è potere". Mentre l'ignoranza ci porta facilmente a fare disastri. Quindi vi auguro più conoscenza, più potere e - di conseguenza - maggiore felicità.

I 20 concetti sono divisi in due post: il primo è di argomento generale (post precedente), mentre il secondo è dedicato a relazioni e sentimenti (questo post).

Cose che avrei voluto sapere sulla vita

  1. Amare e accettare se stessi è la cosa più importante
  2. Investi su te stesso
  3. Sei responsabile di (quasi) tutto quello che accade nella tua vita
  4. Non prendere decisioni importanti basandoti sulle emozioni
  5. Le persone ti giudicheranno qualunque cosa tu faccia
  6. Non puoi piacere a tutti
  7. Non puoi controllare gli altri
  8. Gli esseri umani sono seriamente limitati
  9. E' sempre un buon momento per investire
  10. La gratitudine è essenziale per essere felice
  11. Tutto nella vita è impermanente
  12. La vita non è equa

Cose che avrei voluto sapere su relazioni e sentimenti

  1. Falsità romantiche sulle relazioni
  2. Innamoramento e amore non sono la stessa cosa
  3. L'attrazione può ingannarci. Non c'è equità o giustizia in amore
  4. La scelta dei partner è basata su attrazione e bisogni
  5. Cosa cercano le donne in un partner
  6. Che tipo di uomo attrae le donne
  7. Alle donne il sesso piace, ma sono meno disponibili a farlo
  8. Vivere la sessualità in modo libero e positivo


Cose che avrei voluto sapere su relazioni e sentimenti

N.B.: Alcune delle cose che scrivo sulle relazioni possono apparire ciniche, oppure andare contro tutto quello che avete sentito finora. Io però non chiedo mai di credermi sulla parola: invece guardatevi intorno, osservate i fatti, e giudicate voi se quello che dico corrisponde alla realtà o meno.
Sono un po' come Galileo che dice "La Terra non è al centro dell'universo": anche se tutti dicono il contrario... magari invece è vero. Invece di seguire il gregge, badate ai fatti e pensate con la vostra testa.

13. Falsità romantiche sulle relazioni

Ci vengono raccontate un sacco di falsità sulle relazioni e sull'amore; per esempio che:
Queste bugie possono essere consolatorie, ma sono anche ingannevoli e fuorvianti. Chi le segue coltiva illusioni che poi vengono deluse, e non comprende il motivo dei suoi fallimenti. Anzi, continua a ripetere le stesse strategie errate.

---> Man mano che mi sono reso conto delle varie falsità sull'amore, ho smesso di attuare comportamenti disfunzionali ed ho imparato quello che realmente può favorire relazioni positive. Sognare è bello, ma ingannare se stessi porta a disastri; bisogna saper fare i conti con la realtà. Nei punti successivi espongo alcuni concetti base delle relazioni, di cui raramente si parla.

14. Innamoramento e amore non sono la stessa cosa

Il romanticismo nei media (film, canzoni, romanzi rosa...) equipara l'innamoramento all'amore, ma in realtà innamoramento e amore sono due cose diverse:
  • l'innamoramento è una fase iniziale estatica ma spesso illusoria;
  • mentre l'amore vero e proprio è un sentimento meno viscerale ma più profondo.
Inoltre l'innamoramento termina sempre, invece l'amore autentico può anche durare a lungo. L'amore vero e proprio è diverso dall'amore romantico che ci raccontano i media.

---> Se li confondiamo, rischiamo di impegnarci basandoci solo sull'innamoramento, salvo poi pentirci quando questo passa (pensiamo ad un matrimonio affrettato che si rivela infelice). Oppure di concludere che "l'amore è finito" quando l'innamoramento si sia spento, invece di vederlo come un cambiamento naturale.
Quando invece abbiamo chiara la differenza, possiamo goderci comunque l'entusiasmo dell'innamoramento, senza però farci troppo affidamento. Ed essere consapevoli che, una volta passato, dovremo verificare se alla base c'era un amore solido, oppure era solo un'infatuazione passeggera.
Inoltre non vedremo il naturale calo del desiderio reciproco come un segno che il partner "non mi ama più", ma come un cambiamento che non dipende dal grado di affezione. Saremo insomma più in grado di distinguere tra istinto e sentimento.

15. L'attrazione può ingannarci. Non c'è equità o giustizia in amore

Quando proviamo una forte attrazione per qualcuno, lo prendiamo come un segno: che quella persona è giusta per noi, che saremmo felici con lei, addirittura che sia destino stare insieme. Purtroppo invece l'attrazione non garantisce nulla: né che siamo compatibili, né il grado di intesa, né che il sesso sia appagante; e nemmeno di essere corrisposti. Per questo dico che può ingannarci: può farci credere cose che non esistono.
In questo è simile alla bellezza: anche la bellezza ci incanta e ci fa sognare, ci promette felicità, ma in realtà è una aspettativa illusoria. Avere vicino una persona bellissima che però ci maltratti, ci inganni o ci tradisca, può renderci la vita un inferno.

L'inaffidabilità dell'attrazione è uno dei motivi per cui è così comune amare senza essere ricambiati. In amore non esiste equità né giustizia: una persona può piacerci da impazzire, sembrare perfetta per noi, e possiamo anche amarla con tutto il cuore... ma questo non implica affatto che quella persona apprezzi o ci ricambi, né esclude che un giorno possa deluderci gravemente. Le emozioni ignorano la logica e la morale.
Inoltre, l'attrazione (e spesso anche i sentimenti) non seguono la morale: non vieni voluto perché sei una brava persona, ma solo se hai sufficienti qualità attrattive. Le relazioni si sviluppano in una sorta di "mercato relazionale", dove ciascuno ha più o meno successo in base a quello che può offrire.

---> Finché non ho compreso questa possibilità di essere accecato dall'attrazione che provavo, mi sono fatto spesso male correndo dietro a donne che non mi volevano; oppure sforzandomi di stare insieme a persone che mi attraevano ma con cui non ero compatibile a livello di personalità. Adesso apprezzo l'emozione dell'attrazione, ma non la seguo più ciecamente. E se una donna mi rifiuta, anche se mi piace molto, riconosco che è un segno che non siamo compatibili e vado oltre, senza più perdere tempo.

16. La scelta dei partner è basata su attrazione e bisogni

Scegliamo i partner principalmente in base all'attrazione fisica / erotica (una pulsione che ha una base evolutiva) e a quanto soddisfano i nostri bisogni, non per amore. L'amore semmai accade dopo, è una conseguenza a posteriori. Oppure chiamiamo "amore" le nostre varie emozioni (passione, bisogno, dipendenza...).

---> Averlo chiaro serve per non confondere le infatuazioni (frequenti specialmente in gioventù) con qualcosa di più profondo. E per non disperarsi dietro a persone che non sono poi così meravigliose o straordinarie (ma nelle emozioni del momento ci sembrano tali): passata la fase dell'innamoramento, spesso ci chiediamo cosa ci trovavamo di tanto speciale. Questo è particolarmente importante quando vogliamo qualcuno ma non siamo ricambiati.

17. Cosa cercano le donne in un partner

Capire cosa vogliono davvero le donne è difficile: un po' perché spesso non lo sanno nemmeno loro, un po' perché di rado lo dichiarano apertamente. Anzi, sovente dicono cose diverse da quelle che pensano, oppure danno consigli sentimentali slegati dalla realtà e controproducenti.
Cosa vogliono le donne da un uomo: in generale possiamo dire che per le donne l'aspetto è primario (similmente ai maschi), che sono molto più selettive degli uomini, e che vorrebbero un uomo con tutte le qualità e migliore di loro stesse (ipergamia).

18. Che tipo di uomo attrae le donne

Anche sapere cosa attrae ed eccita le donne non è facile, perché quasi mai te lo vengono a dire. Anzi a volte negano l'evidenza.
Generalmente le donne sono attratte dai "maschi Alfa" (forti, sicuri di sé, dominanti), mentre non provano attrazione verso i "bravi ragazzi" (sempre disponibili e accondiscendenti) o verso i "maschi Beta" (deboli, timorosi, sottomessi).
Questo contrasta con molto di quello che ci viene detto, specialmente che "più ami e più verrai amato": spesso, anzi, più si è devoti e amorevoli verso qualcuno, e meno quel qualcuno ci considera. Inoltre le donne sono meno interessate all'amore di quanto viene detto.

---> Questo punto - e il precedente - aiutano gli uomini ad avere una visione più pragmatica ed efficace nell'approcciarsi alle donne. Meno basate su favole romantiche idealizzate, e più sul comportamento reale femminile. Senza queste informazioni, molti uomini passano il periodo tra l'adolescenza e i 30 anni correndo dietro alle donne senza risultati, e senza capire dove sbaglino.

19. Alle donne il sesso piace, ma sono meno disponibili a farlo

Le donne godono della sessualità come gli uomini - ed anche di più (possono avere orgasmi multipli e di vario tipo). Però sono meno disponibili a fare sesso per una serie di motivi. Per cui a volte dicono "No" anche quando pensano "Forse", e dicono "Forse" quando intendono "Sì" (per esempio per paura di essere giudicate, o per "testare" le intenzioni dell'uomo).
Quindi non si può prendere alla lettera quello che una donna afferma, ma si devono cogliere i segnali e interpretarli. Le donne si aspettano che gli uomini capiscano le loro allusioni e i sottintesi, e che prendano l'iniziativa anche quando non è chiaro se lei è interessata. Se lui aspetta da lei un "Sì" chiaro e inequivocabile, rischia di aspettare tutta la vita.

N.B.: Questa realtà si scontra con il principio femminista per cui "No significa No". Certamente quando una donna esprime un rifiuto chiaro e netto, va rispettata. Il problema è quando, come accade di frequente, i "No" e i "Forse" sono strategie seduttive che non corrispondono alle vere intenzioni: lì ci vorrebbe la telepatia, e si rischia sempre di fraintendere.

20. Vivere la sessualità in modo libero e positivo

Si sente spesso dire che viviamo in tempi sessualmente liberi ma, in realtà, la sessualità è soggetta ad attacchi, moralismi e giudizi negativi. Pur essendo io cresciuto negli anni '70 (un'epoca definita di "liberazione sessuale"), ricordo bene che anche allora giudizi ed inibizioni erano comuni.
Purtroppo questi moralismi portano molte persone a giudicarsi, reprimersi e soffrire inutilmente. Tutt'oggi sono frequenti atteggiamenti negativi come:
---> Naturalmente ci possono essere comportamenti sessuali esagerati o poco sani (come per qualsiasi attività), ma la soluzione non sta certo nel moralismo o nella repressione. Piuttosto, la soluzione è in una educazione sessuale integrale che aiuti le persone a comprendere, accettare e godere del sesso in modo sereno e positivo.

"E' strano quante cose bisogna sapere, prima di sapere quanto poco si sa."
(Winston Churchill)

"La tragedia della vita è che diventiamo vecchi troppo presto e saggi troppo tardi."
(Benjamin Franklin)

"C'è un solo bene, il sapere, e un solo male, l'ignoranza."
(Socrate)


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20 cose che avrei voluto sapere a 20 anni: sulla vita

L'età e le esperienze ci insegnano e ci inducono a crescere - o almeno si spera. Quante volte, però, ci troviamo a scoprire qualcosa di importante, e rimpiangere di non averlo saputo prima? Quante scelte migliori da fare, quanti errori avremmo potuto evitare, se avessimo saputo certe cose da giovani!
In questo post ho raccolto 20 concetti importanti, che possono fare la differenza nella qualità della vita di ciascuno. Sia che li leggiate a 20, 30 o 40 anni, presumo ci sarà qualche punto che ancora non vi era noto o chiaro, e che magari potrà aiutarvi a fare scelte più proficue e trarre più soddisfazione dalla vostra vita.
Come si dice, "Sapere è potere". Mentre l'ignoranza ci porta facilmente a fare disastri. Quindi vi auguro più conoscenza, più potere e - di conseguenza - maggiore felicità.

I 20 concetti sono divisi in due post: il primo è di argomento generale (questo post), mentre il secondo è dedicato a relazioni e sentimenti (post successivo).

Cose che avrei voluto sapere sulla vita

  1. Amare e accettare se stessi è la cosa più importante
  2. Investi su te stesso
  3. Sei responsabile di (quasi) tutto quello che accade nella tua vita
  4. Non prendere decisioni importanti basandoti sulle emozioni
  5. Le persone ti giudicheranno qualunque cosa tu faccia
  6. Non puoi piacere a tutti
  7. Non puoi controllare gli altri
  8. Gli esseri umani sono seriamente limitati
  9. E' sempre un buon momento per investire
  10. La gratitudine è essenziale per essere felice
  11. Tutto nella vita è impermanente
  12. La vita non è equa

Cose che avrei voluto sapere su relazioni e sentimenti

  1. Falsità romantiche sulle relazioni
  2. Innamoramento e amore non sono la stessa cosa
  3. L'attrazione può ingannarci. Non c'è equità o giustizia in amore
  4. La scelta dei partner è basata su attrazione e bisogni
  5. Cosa cercano le donne in un partner
  6. Che tipo di uomo attrae le donne
  7. Alle donne il sesso piace, ma sono meno disponibili a farlo
  8. Vivere la sessualità in modo libero e positivo


Cose che avrei voluto sapere sulla vita

1. Amare e accettare se stessi è la cosa più importante

Tutti insistono sull'amare gli altri (ed esserne da loro amati), ma quasi mai si parla dell'amore per se stessi. Invece è quello più importante perché, senza l'amore di sé, quello degli altri non ci basta mai, e si vive con un continuo senso di vuoto, sofferenza e mancanza.
Spesso l'amore per se stessi viene confuso con l'egoismo, ma c'è una grande differenza tra egoismo (negativo e solitamente distruttivo) e amor proprio (positivo e costruttivo).

"Senza l'amore di se stessi la vita non è possibile, neppure la più lieve decisione, soltanto immobilità e disperazione."
(Hugo Von Hofmannsthal)

2. Investi su te stesso

La maggior parte delle persone non è soddisfatta della propria vita. I più danno la colpa all'esterno (alla sfortuna, al mondo, ai genitori, a Dio, al destino...), ma in realtà la loro vita è la conseguenza delle loro scelte (vedi punto successivo). Di solito, queste persone non hanno "investito" sulla propria vita, e di conseguenza hanno raccolto risultati scadenti.

Se vuoi una vita appagante, è indispensabile investire su te stesso. Questo vuol dire dedicare tempo, energie ed impegno verso:
  • Il tuo benessere fisico e la tua salute.
  • Il tuo benessere psicologico ed emotivo.
  • La tua crescita personale: migliorare te stesso, comprendere chi sei e cosa vuoi, diventare la persona che vorresti essere.
  • L'apprendimento continuo, lo sviluppo di nuove conoscenze e capacità, la coltivazione dei tuoi talenti.
  • La realizzazione dei tuoi progetti - sia di breve che di lungo termine.
Inoltre è necessario eliminare o limitare certi elementi:
  • Allontanarti per quanto possibile da fonti di stress continuo e negatività (lavori che detesti, persone tossiche, ambienti o situazioni che ti buttano giù).
  • Limitare il tempo dedicato ad attività di intrattenimento piacevoli, ma infruttuose (TV, social network, seguire sport, videogiochi, ecc.).

In pratica, significa "coltivare" te stesso come faresti con un campo da cui vuoi raccogliere dei frutti: non puoi trascurarlo e poi aspettarti un raccolto rigoglioso, giusto? Sai che devi arare la terra, seminare, fertilizzare, togliere gli infestanti, tenere sotto controllo i parassiti, ecc.
  • Le persone di successo investono su se stesse. Sono pervase dalla passione, dall'entusiasmo, o dall'ambizione verso qualcosa di grande, quindi vi si dedicano anima e corpo, senza farsi frenare dalle paure e dai rischi.
  • Per contro, le persone "mediocri" sono tiepide, timorose e passive, quindi vivono "al minimo" e le loro potenzialità rimangono inespresse. Più che vivere, sopravvivono trascinandosi.

"Il miglior investimento possibile è quello su se stessi."
(Warren Buffet)

3. Sei responsabile di (quasi) tutto quello che accade nella tua vita

Molti rifiutano di prendersi la responsabilità delle proprie azioni: preferiscono vedersi come vittime innocenti, e dare la colpa agli altri, al mondo o al destino per tutti gli eventi spiacevoli che gli accadono. Ma questo è un prendersi in giro.
In realtà, nella maggior parte dei casi siamo responsabili (almeno in parte) di tutto quello che capita nelle nostre vite, sia in positivo che in negativo. La vita che abbiamo è, in massima parte, il risultato delle scelte che abbiamo fatto: le relazioni, il lavoro, il denaro, la salute, l'appagamento o l'insoddisfazione, la felicità o la frustrazione nella nostra vita, sono la conseguenza delle nostre scelte. Si raccoglie quello che si è seminato.
Certo, a volte ci sono eventi su cui non abbiamo alcun controllo, oppure cose che non possiamo cambiare; ma ce ne sono altre che possiamo cambiare se ci impegniamo. Ed in ogni caso, rimane una nostra responsabilità affrontarli e fare qualcosa a riguardo - invece di subirli passivamente.
Quindi per ogni cosa a cui tengo, o che vorrei eliminare dalla mia vita, sta a me impegnarmi in prima persona perché ciò accada. Se non lo faccio, se mi limito a lamentarmi ed a scaricare la colpa sugli altri, mi metto in una condizione di "impotenza" (se mi dico che non ci posso fare nulla, sto negando il mio potere), e rimango in balia di forze esterne a me.

---> Quando riconosco di essere responsabile della mia vita, riconosco anche di avere potere (responsabilità e potere sono legati a doppio filo): il potere di fare le scelte utili al mio benessere. Posso quindi agire concretamente per costruire la vita che voglio, invece di piangermi addosso, attaccarmi a delle scuse, o credere di essere una vittima di circostanze avverse.

4. Non prendere decisioni importanti basandoti sulle emozioni

Le emozioni arricchiscono la nostra esistenza e ci fanno sentire vivi, ma spesso ci confondono le idee. Sono eccitanti, ma non affidabili. Per questo è bene prendere ogni decisione importante soppesando bene i pro e contro, con calma, e non solo perché le emozioni (positive o negative) ci spingono in quella direzione. Questo per due ragioni fondamentali:
  • Le emozioni possono ingannarci. Quasi tutti hanno provato ad infatuarsi di qualcuno e trovarlo meraviglioso, oppure a fare un acquisto d'impulso presi dall'entusiasmo... salvo poi ritrovarsi perplessi, delusi o di tutt'altra opinione qualche tempo dopo.
  • Le emozioni cambiano continuamente - sono come onde mai ferme. Quando proviamo qualcosa di intenso ci sembra che quella sensazione sia destinata a durare, ma non è così: tra un giorno, un mese o un anno, sicuramente ci sentiremo in modo diverso.

---> Certo a volte l'istinto di pancia è una buona guida - ma non sempre. Quindi va bene seguirlo su decisioni secondarie, ma non su quelle importanti. La scelta di quale laurea o carriera seguire, un acquisto impegnativo, il luogo dove vivere, od anche il matrimonio: se facciamo una scelta d'impulso o basata sulle emozioni del momento, abbiamo un forte rischio di ritrovarci insoddisfatti o pentiti in seguito (e, a quel punto, ormai sarà arduo o penalizzante tornare indietro).

5. Le persone ti giudicheranno qualunque cosa tu faccia

Troverai sempre qualcuno pronto a giudicarti, senza nemmeno conoscerti. Altre volte la gente non penserà a te, o non farà nemmeno caso a te. Quando vieni ignorato, non viverlo come una ferita del tuo ego: vedila come un'occasione di libertà. E quando ti senti giudicato, impara a non dare peso ai giudizi altrui. Se perdi troppo tempo a cercare la stima, il rispetto o l'approvazione degli altri, non avrai tempo di realizzare ciò che desideri.

Tutti hanno un'opinione, ma in realtà le opinioni degli altri su di te sono basate più sulle loro esperienze e percezioni che su quello che tu sei realmente. Tanti ti diranno "Credimi!" e "Dammi retta" (e di solito questi sono quelli meno affidabili); ma la verità è che, nella maggior parte dei casi, gli altri non ti capiranno, diranno di te cose false, ti proietteranno addosso le loro paure e i loro pregiudizi (inclusi, a volte, i tuoi genitori). Quindi l'opinione altrui conta ben poco, e non è da prendere come guida. Certo è il caso di considerarla (a volte potrebbero aver ragione), ma senza dargli mai troppo peso.
Alla fine, la tua vita è solo tua e sarai tu a dover convivere con le conseguenze delle tue azioni. Quindi cerca di comportarti in accordo con i tuoi valori, con quello che sei veramente, con quello che è il meglio per te. Poi lascia che gli altri dicano ciò che vogliono.

"Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa piacere cosi come sei. Quindi vivi, e fai quel che il tuo cuore ti suggerisce".
(Charlie Chaplin)

6. Non puoi piacere a tutti

Non potrai mai piacere a chiunque, e non tutti potranno piacere a te. Certo, sarebbe stupendo amare tutti, e venire amati da ognuno: ma questo è impossibile, è una favola o una cosa da santi. In realtà a tante persone non piacerai, oppure gli risulterai indifferente. Ed, allo stesso modo, ci saranno persone che ti stanno antipatiche (magari senza motivo), ed altre che non noterai nemmeno. Ed è normale.
Inoltre, più ti sforzerai di piacere a qualcuno e di assecondarlo, più apparirai artificioso e sospetto, suscitando l'effetto opposto. E' uno dei motivi per cui "bravi ragazzi" e "zerbini" hanno così poco successo nelle relazioni.

Similmente, non potrai mai fare contenti tutti. Perché siamo tutti diversi, con gusti differenti e vogliamo cose diverse: quindi quando farai contento Tizio, ci sarà Caio che rimarrà deluso. E non aspettarti ragionevolezza o coerenza su questo: ognuno vorrebbe essere assecondato, e se la prende quando non accade.

Perciò smettila di preoccuparti così tanto di quello che la gente pensa di te, e smetti di cercare di piacere a tutti. Sii semplicemente te stesso. A quelli con cui sei in sintonia piacerai, ed a quelli che non sono sulla tua "lunghezza d'onda" non piacerai. Amen: così è la vita.
Ma se proprio vuoi un "trucco" per piacere di più agli altri, prova ad accettare e amare te stesso. Sovente gli altri ci "rispecchiano" l'opinione che abbiamo di noi stessi; per cui se mi critico e mi disprezzo, tenderò a ricevere disprezzo e critiche.

7. Non puoi controllare gli altri

Non è possibile controllare - o cambiare - gli altri; puoi solo controllare il tuo comportamento o reazione a ciò che gli altri fanno.
Passiamo un sacco di tempo a rimuginare su quello che qualcuno ha detto o fatto, pensando a come cambiare la situazione in meglio. Studiamo modi per fargli fare quello che vogliamo, a volte cercando di manipolarli. Ma la verità è che questo approccio non funziona quasi mai.
Ognuno ha il suo modo di pensare e di fare le cose. Se non ti piace quel modo, puoi cambiare il tuo atteggiamento nei suoi confronti, oppure puoi uscire da una situazione che non ti va bene. Credere di poter convincere l'altra persona ad essere più premurosa, più gentile, più affettuosa, o meno prepotente, il più delle volte è una perdita di tempo. Le persone non cambiano per farti un favore: quando cambiano, in genere è perché ne traggono un qualche vantaggio.

Quindi smetti di perdere tempo nel cercare di cambiare o controllare gli altri. Quello che puoi fare, invece, è imparare a:
  • Capire il punto di vista dell'altro, e considerare le sue ragioni. Spesso non c'è uno che ha ragione e l'altro torto, ma ci sono ragioni differenti. Vedere le ragioni dell'altro, oltre alle proprie, è necessario per andare d'accordo.
  • Comunicare chiaramente quello che vuoi, in modo da rendere più facile creare accordi di reciproca soddisfazione con gli altri (ma non sempre sarà possibile).
  • Gestire le tue reazioni in modo costruttivo, quando le cose non vanno come vuoi. Arrabbiarti, aggredire o mettere il muso non aiuta quasi mai.
  • Decidere quando è il caso di rimanere in una situazione (lavorativa, sentimentale, familiare, ecc.), e quando è invece è meglio uscirne.
  • Conoscere i tuoi limiti. A volte le cose vanno male per causa tua, perché non sei (ancora) in grado di affrontare la situazione in modo adeguato. Ammetterlo è molto più maturo - e costruttivo - che dare la colpa agli altri.
  • Ricordare che puoi solo cambiare te stesso - quando lo ritieni utile. Ma non potrai mai cambiare gli altri; quello è compito loro.

8. Gli esseri umani sono seriamente limitati

Quando osserviamo il comportamento delle altre persone, lo troviamo spesso scorretto, disfunzionale o addirittura privo di senso. Ma se siamo onesti, anche a noi stessi capita di fare scelte sbagliate, senza magari capirne il motivo.
Attribuire le cause a stupidità, egoismo o cattiveria è comprensibile, ma io ho elaborato una spiegazione più sistematica. Dopo averci riflettuto a lungo, sono giunto alla conclusione che tutti gli esseri umani possiedono tre caratteristiche fondamentali, che spiegano buona parte dei loro comportamenti insensati:
  1. Sono ignoranti (nel senso letterale di "non sapere")
  2. Sono irrazionali (non del tutto, ma in buona parte)
  3. Sono in negazione (denial in inglese) (nel senso di rifiutare i fatti o le verità scomode e/o dolorose).

Queste tre caratteristiche sono vere per ogni essere umano. Semmai variano nella loro gradazione: certe persone si impegnano per apprendere (ed diventare così meno ignoranti), certe cercano di sviluppare raziocinio ed obiettività, certe imparano ad accogliere la verità anche quando è scomoda.
Anche una persona che si impegni al massimo, però, non potrà mai eliminare del tutto questi aspetti:
  1. Quello che non sappiamo resterà sempre più grande di quello che sappiamo.
  2. Buona parte del comportamento resterà guidato dalla nostra parte istintiva, emotiva, animale (la neo-corteccia razionale viene spesso soverchiata da altre parti del cervello).
  3. L'essere umano tende istintivamente alla negazione, perché lo protegge dalla paura, dal dolore e dall'incertezza.

E' questa base innata (e in parte inevitabile) che ci rende tutti così limitati e, più spesso di quanto vorremmo, ci fa comportare in modi discutibili. Non è una "deviazione" anomala, è parte della normale natura umana. Non è dovuta a "perdita di valori" (come dicono quelli che rimpiangono un mondo ideale mai esistito). Persino le menti migliori vi sono soggette: già Aristotele osservava "Vedo la strada migliore e l'approvo; ma poi scelgo la peggiore".

---> Rendersi conto di quanto siamo tutti limitati può essere di grande aiuto per vivere meglio:
  • Ci permette di essere meno severi e più tolleranti verso i nostri stessi errori, le mancanze ed i fallimenti.
  • Ci rende più facile convivere con le azioni altrui, che altrimenti troveremmo malvagie, folli o incomprensibili.
Invece di odiare o disprezzare gli altri e noi stessi per la nostra fallibilità, possiamo ricordare le parole di Seneca: "Perdoniamo gli uomini: sono tutti pazzi".

9. E' sempre un buon momento per investire

Quando ero giovane non ho mai pensato ad investire. Vivevo nel momento, e spendevo tutto quello che guadagnavo. In seguito ho capito che sarebbe stata una buona idea mettere da parte dei soldi e farli fruttare, ma non sapevo da dove iniziare. Queste perplessità sono comuni: molti credono che bisogna avere un sacco di soldi per investire, oppure che bisogna essere molto esperti, o che devi seguire costantemente la Borsa... per cui non iniziano mai.

In realtà oggi esistono diverse possibilità per investire facilmente. E soprattutto, prima si inizia meglio è: grazie alla "magia" dell'interesse composto, prima mettiamo da parte dei soldi, e più questi cresceranno nel tempo. Per questo è (quasi)* sempre un buon momento per investire.
Investire non vuol dire solo accantonare un gruzzolo per un futuro progetto impegnativo, o per eventuali momenti difficili (anche se queste sono ottime ragioni). Vuole anche dire "far lavorare i soldi al posto nostro": se investo 100 euro al mese per 10 anni, con un rendimento netto del 5% annuo (non difficile da ottenere), alla fine avrò versato 12.000 euro, ma il mio investimento sarà arrivato a 15.500 euro: in pratica avrò guadagnato 3500 euro senza lavorare (a parte studiare l'investimento iniziale).

---> Qui non posso approfondire, ma suggerisco alcune basi elementari:
  • Non fidarti dei consigli della tua banca (quasi sempre rivolti al proprio interesse).
  • Attenzione ai consulenti finanziari che guadagnano sulle commissioni (anche loro potrebbero suggerire prodotti ad alte commissioni per proprio interesse, e non del cliente).
  • Può essere più valido affidarsi a gestori che si basano su ETF (fondi passivi a basso costo), come gli italiani Euclidea o Moneyfarm (che guadagnano la loro tariffa a prescindere dai prodotti che propongono, quindi non hanno conflitti di interesse).
  • I "portafogli pigri" (lazy portfolios) sono un metodo di investimento semplice ed efficace (il libro "Stay Lazy and get rich!", scritto da un italiano per il mercato europeo, è un'introduzione rapida e accessibile sia ai "pigri" che a basi di finanza utili a chiunque).

* Il "(quasi)" vuol dire che ci sono alcuni momenti in cui può essere sconsigliabile investire. Tipicamente quando si è nel pieno di una "bolla" che può scoppiare da un momento all'altro (la crisi delle "dot.com" alla fine degli anni '90 è un buon esempio); oppure, quando tutti sembrano buttarsi su un certo investimento, spesso è indice che il momento migliore è già passato.

10. La gratitudine è essenziale per essere felice

Tendiamo a credere che la felicità provenga da quello che abbiamo (sia beni materiali che immateriali), ma in realtà la felicità dipende prima di tutto dalla propria gratitudine, ovvero dalla capacità di apprezzare quello che abbiamo. Paradossalmente, una persona che ha "100" ma non lo apprezza, sarà meno felice di qualcuno che ha solo "10" ma lo apprezza: se non sai apprezzare quello che hai, o se lo dai per scontato, è quasi come se non lo avessi.

Se vi guardate intorno, noterete molte persone le cui vite sono ricche di elementi positivi, ma che invece di goderseli sono sempre scontente perché si concentrano su quello che non hanno.
Quindi un metodo facile per aumentare la propria felicità, è fare esattamente il contrario: focalizzarsi su ogni cosa positiva che arricchisce la propria vita (magari facendone una lista), e riconoscere che si è fortunati ad averle: dalla famiglia agli amici, dall'acqua potabile alla dispensa piena, dall'istruzione all'assistenza sanitaria, dai cinque sensi a tutti gli arti funzionanti.
Ricordandosi che nulla è scontato: in fondo tutto è impermanente, e quello che oggi c'è domani potremmo perderlo.

11. Tutto nella vita è impermanente

Non vivrai per sempre, i tuoi genitori non vivranno per sempre, non manterrai quel lavoro per sempre, non resterai arrabbiato per sempre, non ti sentirai il cuore spezzato per sempre... e qualsiasi elemento nella tua vita è destinato a cambiare, prima o poi.
Come ci ricorda anche il Buddismo, tutto è impermanente: tutto cambia, si trasforma e termina. E' uno dei motivi per cui è impossibile eliminare del tutto la sofferenza.

Anche se da un certo punto di vista questo è inquietante, da un altro è consolatorio: anche questo dolore passerà, la tristezza di oggi potrebbe dissolversi domani, un problema potrebbe sparire.
Inoltre può essere visto come stimolo a celebrare e apprezzare tutte le cose belle e preziose che sono nella nostra vita ora - invece di darle per scontate, ignorarle o persino lamentarsene (come i genitori che a volte ci infastidiscono, o un lavoro che ci pesa ma che ci mantiene). Invece di solito tendiamo a fare l'opposto: ci concentriamo su quello che ci manca, e non facciamo caso a quello che abbiamo (finché lo perdiamo). In questo modo viviamo come poveri anche se la nostra vita è ricca (se ho qualcosa ma non me la godo, è come se non l'avessi).

12. La vita non è equa

La vita non è equa né morale: a volte i buoni non vengono premiati, né i cattivi puniti. Piuttosto, l'esistenza funziona in modo "darwiniano": i più adatti prosperano, i meno adatti stentano o periscono - buoni o cattivi che siano.

Attenzione: questo non è un invito a comportarsi male, o a fare gli stronzi. La vita può non essere morale, ma la società tende ad esserlo, ed a punire chi vìola le regole. Inoltre si tende a raccogliere ciò che si ha seminato. Quindi la "regola d'oro" "tratta gli altri come tu vorresti essere trattato" rimane valida.
Quello che voglio dire è che aspettarsi una "giustizia divina", o che l'esistenza segua i principi morali umani, è ingenuo. Perciò fai quello che ritieni giusto perché ci credi e ti fa sentire bene, non per essere "premiato".


L'elenco delle "20 cose che avrei voluto sapere a 20 anni" continua nel post successivo, nella parte dedicata a relazioni e sentimenti.

"E' strano quante cose bisogna sapere, prima di sapere quanto poco si sa."
(Winston Churchill)

"La tragedia della vita è che diventiamo vecchi troppo presto e saggi troppo tardi."
(Benjamin Franklin)

"C'è un solo bene, il sapere, e un solo male, l'ignoranza."
(Socrate)


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Perché esiste la sofferenza?

Perché soffriamo?

Qual è la causa della sofferenza umana?


Perché, come ha detto anche Buddha, la vita è sofferenza. O, per meglio dire, nella vita sono inevitabilmente inclusi sofferenza, impermanenza e cambiamento.
Quindi la sofferenza tocca tutte le creature viventi, e noi umani non siamo affatto speciali né diversi dal resto. Infatti nasciamo con paura e dolore, viviamo in competizione per ottenere quel che vogliamo, ci ammaliamo, patiamo la decadenza, e infine moriamo - esattamente come accade a qualsiasi animale.

Inoltre, la vita - e il mondo - non sono fatti per renderci felici; non sono stati creati da un dio benevolo per essere al nostro servizio (cosa che alcune religioni affermano, ma di cui non esiste alcuna prova). Quindi ne veniamo spesso delusi, specialmente se abbiamo l’aspettativa - come hanno i credenti - che il mondo sia fatto per venire incontro ai nostri bisogni.

Le ragioni per cui soffriamo

Perché soffrire - a volte - è inevitabile? Quanto meno per le seguenti ragioni:
  • A volte non accade quello che vogliamo.
  • A volte accade quello che non vogliamo.
  • Tutto è impermanente, tutto cambia; quindi, prima o poi perderemo quello a cui teniamo.
  • Un giorno tu morirai - e questo vale per chiunque.
  • Poiché siamo tutti diversi, e spesso vogliamo cose diverse, ci sarà sempre qualche disaccordo o conflitto con le altre persone.
Esamino queste ragioni più diffusamente nel post "Perché si soffre".

Vale per ogni creatura

In sintesi, la sofferenza è una normale parte dell'esistenza per ogni creatura vivente, non è un'anomalia né un'ingiustizia. E' come la pioggia imprevista in un giorno di festa: può disturbare, ma succede. Molti credono che gli esseri umani siano creature speciali e privilegiate, quindi esenti da questa "legge" naturale; ma ovviamente non è così.


Questo post fa parte di una serie di risposte brevi a domande frequenti sull'amore, le relazioni e la vita (clicca sul link per leggere l'elenco di tutte le domande e risposte).


"La vita è sofferenza."
(Buddha)

"Voler evitare ogni incontro col dolore significa rinunciare a una parte della propria vita umana."
(Konrad Lorenz)

"Non c'è modo di cancellare la sofferenza dalla faccia della terra, ma ci si può sempre concentrare sulla bellezza che rimane."
(P.M. Forni)


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Idee e convinzioni ci condizionano

Quando indaghiamo un problema, o cerchiamo soluzioni alle nostre difficoltà, tendiamo a concentrarci su fattori concreti, solidi, reali:
  • Se ho problemi nelle relazioni, mi interrogo sui miei comportamenti errati, o sulle qualità che mi mancano
  • Se sono spesso triste, mi chiedo cosa manchi nella mia vita, o quale problema mi affligga.
  • Se ho una malattia, presumo che sia dovuta a qualche organo malfunzionante, oppure a dei microorganismi.
Di rado consideriamo l'ipotesi che tutto quanto sopra possa derivare da qualcosa di molto più rarefatto e impalpabile: un pensiero, un'idea, una convinzione. Eppure, molto spesso i problemi che ci affliggono (o almeno una parte) derivano proprio da qualche idea - ingannevole e disfunzionale - che alberga nella nostra mente.

L'enorme potere di un'idea

E' facile credere che i fatti contino più delle idee: i fatti sono visibili e concreti, possiamo toccarli e soppesarli, e quando ci colpiscono ne sentiamo subito l'effetto. E a volte è effettivamente così: una bomba che esplode può farmi molto più male di un'idea negativa. Ma, più in generale, un'idea è molto più potente di una bomba:
  • Perché una bomba ha un limite spaziale (raggio d'azione) e temporale (una volta esplosa, il suo potere è terminato).
  • Mentre un'idea non ha limiti di spazio né di tempo: il suo influsso può estendersi a tutto il pianeta, e durare per millenni.

Idee che hanno segnato il mondo

Osserviamo l'estensione del potere devastante di certe idee:
  • L'idea della schiavitù (che un essere umano possa essere asservito ad altri come un oggetto) è durata per millenni, causando incalcolabili sofferenze.
    Oggi i più la trovano orribile e assurda, ma pensate se fosse ritenuta ancora valida.
  • L'idea della "razza ariana" come superiore e destinata a dominare il mondo, ha contribuito al Nazismo e alla seconda guerra mondiale.
  • L'idea di poter spezzare l'atomo ha portato al potere immenso della fissione nucleare.
    Certo quel potere non arriva direttamente dall'idea; ma senza l'idea, non avremmo né bombe atomiche né centrali nucleari.
  • Le idee razziste o di fanatismo religioso inducono certe persone a discriminare, aggredire e persino uccidere altri esseri umani senza alcun motivo reale, soltanto in base all'appartenenza a gruppi diversi.
    Queste persone agiscono come burattini, seguendo ciecamente le loro convinzioni, incapaci di mettere in discussione le idee che li guidano.

Quando le idee ci manovrano

L'ultimo punto sopra (sottolineato) è molto importante: a volte siamo talmente condizionati da un'idea (o da una convinzione), che anche quando produce gravi danni o sofferenze non la mettiamo in dubbio. Ecco quindi che un'idea errata, un pensiero disfunzionale, o una convinzione ingannevole possono danneggiare gravemente l'esistenza di una persona, come pure quella di una comunità o nazione. Quello in cui crediamo ci condiziona; quello che sentiamo ci sembra reale, anche quando non lo è.

Gli esempi sono innumerevoli:
  • Molte idee romantiche sull'amore sono in realtà infondate: per esempio che il vero amore duri per sempre, o che esista un unico partner perfetto per me al mondo. Se crediamo a queste falsità, le nostre relazioni ne soffriranno.
  • Un coniuge convinto di essere tradito può divorziare, aggredire o persino uccidere il partner; per poi magari scoprire di essersi sbagliato.
  • L'idea della monogamia induce le persone a reprimere i propri istinti e a rimanere in relazioni anche quando sono conflittuali e frustranti.
  • Molti uomini (di aspetto normale) credono che le donne siano interessate solo ai maschi molto belli, e non si rendono conto che la bellezza è solo uno dei fattori che suscitano attrazione. Convinti di non avere chance, non provano nemmeno ad approcciare, o si arrendono ai primi insuccessi.
  • Molte donne sono condizionate dai modelli estetici proposti dai media, e credono che per essere volute e amate dovrebbero assomigliare a delle modelle. Passano quindi la vita in conflitto col proprio corpo o con le proprie imperfezioni.
  • Spesso veniamo condizionati in base al nostro genere: ai maschi viene detto che non dovrebbero piangere o mostrare emozioni; alle femmine che non dovrebbero essere aggressive o sessualmente intraprendenti. Finiamo così col vivere repressi e negando la nostra autentica natura.
  • Moltissime persone credono di dover piacere a tutti. Sperano che, riuscendoci, si sentiranno finalmente degni ed amabili. Purtroppo però piacere a tutti è impossibile, quindi provarci porta solo delusioni e frustrazione.
  • Tanti credono di dover essere "normali", senza comportamenti insoliti o desideri bizzarri: altrimenti - essi temono - verranno giudicati, respinti o puniti. Quindi vivono fingendo di essere chi non sono, portando delle maschere o nascondendo parti di sé. Eppure l'idea di normalità è illusoria, in quanto siamo tutti diversi.

L'antidoto è dubitare

Un rimedio alle convinzioni dannose è non dare mai nulla per scontato, e mettere in discussione tutte le nostre opinioni (specialmente quelle che ci attivano forti emozioni, poiché queste ci rendono ancora più influenzabili). Purtroppo ciò è difficile da mettere in pratica, perché noi umani tendiamo a cercare delle certezze, e ci attacchiamo ad esse. Dubitare è saggio, ma scomodo e faticoso: per questo molti si aggrappano a qualsiasi sicurezza.

"Il dubbio non è piacevole, ma la certezza è ridicola.
Solo gli imbecilli son sicuri di ciò che dicono."

(Voltaire)

Condizionamenti invisibili

Spesso siamo condizionati da pensieri e convinzioni che sono radicati nel nostro inconscio, quindi vi obbediamo senza nemmeno essere consapevoli di averli. Certe idee ci sono state trasmesse nell'infanzia, e a quell'epoca le abbiamo assorbite passivamente perché mancavamo di spirito critico, o perché ci fidavamo ciecamente dei nostri genitori. Poi rimangono in un angolo della mente e continuano ad operare, senza mai più essere valutate o respinte.

Alla ricerca delle idee nascoste

Liberarsi di queste idee è difficile, perché di solito non vediamo come operano dentro di noi: diamo per scontato che certe azioni siano "la cosa giusta da fare", o che "tutti sanno che è così", oppure "questo è quello che io sono". In questi casi, per individuare le idee che ci condizionano senza saperlo, dobbiamo mettere in discussione le motivazioni dei nostri comportamenti:
  • Se compiamo un'azione senza saperne il motivo, fermiamoci a riflettere su cosa ci spinge a farlo. Di sicuro qualche motivo c'è (altrimenti non agiremmo così).
  • Se ci comportiamo in un modo distruttivo per noi o per altri, indaghiamo sulle ragioni: sono sensate? Ci sono utili? Ci crediamo veramente? Oppure le seguiamo in modo acritico o automatico?
  • Se continuiamo a ripetere azioni o scelte che ci portano a soffrire, quasi sicuramente c'è sotto una convinzione negativa o ingannevole.
  • Se compiamo certe azioni che hanno sempre risultati fallimentari, magari non è per nostra incapacità, ma perché facciamo scelte per noi disfunzionali (per esempio studiare una materia che non ci interessa), oppure perché inconsapevolmente ci auto-sabotiamo (spinti dalla convinzione che "Tanto non ce la farò mai").

In sintesi, è bene essere sempre consapevoli di quanto idee o pensieri possano guidare la nostra vita. Se ci portano a stare male, a conflitti e sofferenza, allora è il caso di identificare le idee che ci dirigono, e mettere in dubbio che siano quelle giuste per noi.


"Le convinzioni, più delle menzogne, sono nemiche pericolose della verità."
(Friedrich Nietzsche)

"Coloro che riescono a farti credere delle assurdità, possono farti commettere delle atrocità."
(Voltaire)

"Il mondo che abbiamo creato è il prodotto del nostro pensiero. E dunque non può cambiare, se prima non modifichiamo il nostro modo di pensare."
(Albert Einstein)


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Nessuno può avere tutto, fare tutto, essere tutto (le rinunce sono parte della vita)

Il dolore della rinuncia

Rinunciare a un desiderio è per tutti fonte di sofferenza. Esiste in noi un meccanismo istintivo molto potente, che ci spinge a soddisfare un desiderio anche quando si tratti di cose minime, o anche se provoca serie conseguenze negative:
  • pensiamo alla persona in sovrappeso che non rinuncia ai cibi calorici;
  • al diabetico che non rinuncia ai dolci;
  • al fumatore che non smette pur avendo problemi respiratori...
In molti casi la difficoltà non nasce dall'importanza della cosa desiderata (che spesso è un'inezia), ma proprio dalla sofferenza provocata dal rinunciare: è per evitare quest'ultima che tendiamo ad assecondare il desiderio. Viviamo la rinuncia come una "perdita" dolorosa da evitare a tutti i costi, e non di rado proviamo un'avversione esagerata (e persino rancorosa) verso ciò che ci induce alla rinuncia:
  • La limitata disponibilità economica
  • La bilancia che ci indica la necessità di dimagrire
  • Un amico che ci sconsiglia un acquisto d'impulso
Il fatto che viviamo questi stimoli alla rinuncia come un affronto personale, o come una grave ingiustizia, dimostra come l'avversione alla rinuncia sia un meccanismo fortemente emotivo, e ben poco razionale: rinunciare alle patatine fritte o al centesimo paio di scarpe non ci cambia di sicuro la vita... eppure spesso reagiamo come se così facesse.

La paura di perdersi qualcosa (FOMO)

Un aspetto recente di questa avversione alla rinuncia, è il fenomeno chiamato "Fear of Missing Out" (FOMO), ovvero "Paura di perdersi qualcosa" (occasione, evento od opportunità). Fenomeno stimolato dalla diffusione pervasiva degli smartphone, che tramite i social network ci ricordano continuamente come altri godano di esperienze od oggetti fuori dalla nostra portata.
Una persona razionale riconosce come sia semplicemente impossibile avere tutto quello che altri hanno, o incontrare tutte le persone che altri frequentano, o visitare tutti i luoghi che altri vedono. Ma la continua esposizione, tramite Internet, a vite altrui che ci appaiono più ricche e appaganti della nostra, provoca negli individui più deboli, ansiosi o insicuri la costante angoscia di rinunciare a qualcosa che vorrebbero vivere.

“Rinunciare alle patatine
o al centesimo paio di scarpe
non ci cambia di sicuro la vita...
eppure spesso reagiamo come se così fosse”

Capire che la rinuncia è parte della vita

Anch'io, come tutti, pativo questa difficoltà a rinunciare, finché anni fa realizzai che non è mai possibile, per nessuno, avere tutto quel che si vuole. Attraversavo un periodo di scarsità economica, quindi soffrivo per tutto ciò che non potevo comprare. Ma a un certo punto mi resi conto che, anche se avessi guadagnato dieci volte tanto, ci sarebbero sempre stati acquisti fuori portata. Mi guardai intorno, e mi accorsi che a tutti succede di rinunciare a qualcosa, per limiti personali o universali.

Se io fossi abbastanza...

Spesso ci culliamo nell'illusione che se fossimo "abbastanza qualcosa" (ricchi, belli, potenti...), allora potremmo avere tutto quel che desideriamo. Ma è ingannevole, perché anche in quei casi esistono sempre dei limiti:
  • Anche la persona più ricca al mondo vorrà qualcosa che il denaro non può comprare (essere amato, la saggezza, l'immortalità).
  • Anche la donna più affascinante verrà respinta da qualcuno che ha gusti differenti.
  • Anche l'uomo più potente avrà ambizioni oltre la sua portata, o semplicemente impossibili.

Siamo piccoli e limitati

Pensateci: se qualcuno volesse esplorare stelle lontane, portare la pace nel mondo, eliminare la sofferenza umana, o anche solo riportare in vita una persona cara defunta... non potrebbe farlo, anche se si impegnasse con tutte le forze, anche se fosse la persona migliore del mondo. Noi umani siamo piccoli e limitati, e questa è una delle cause per cui spesso le rinunce sono inevitabili: non c'è mai abbastanza tempo, soldi o potere per fare tutto quello che vorremmo.

Le conseguenze della scelta

A tutto questo si aggiunge l'inevitabilità della scelta: in ogni momento noi ci troviamo a compiere delle scelte, e per ogni opzione che scegliamo ne escludiamo altre. Per ogni carriera, partner, vacanza, casa, auto o direzione che scelgo, mi trovo necessariamente a rinunciare ad altre possibilità. E se sono fra quelle persone che cercano di fare più cose contemporaneamente, quasi sicuramente mi ritroverò a farle in modo mediocre. La ricerca dell'eccellenza in un campo, infatti, richiede di concentrare le proprie risorse su quell'area a discapito di altre (almeno per un certo periodo).

Scegliere: da vittima a protagonista

Alcuni patiscono la necessità di scegliere, perché non vorrebbero rinunciare alle alternative. Vedono la scelta come una rinuncia, e questo li porta a vivere in un continuo stato di conflitto, perché scegliere è inevitabile: anche non scegliere è una forma di scelta.
Una prospettiva più creativa è quella di vedere la rinuncia come una scelta: allora posso vedere ogni rinuncia non come una perdita, ma come una scelta (consapevole e ponderata) verso la soluzione che ritengo migliore in quel momento. Con questa prospettiva:
  • Non rinuncio a dormire e vado a lavorare ogni mattina perché sono obbligato, ma perché lo scelgo per i benefici che mi porta.
  • Non rinuncio ad un'avventura galante per vergogna o per paura di essere scoperto, ma perché scelgo di valorizzare la mia relazione.
  • Non rinuncio ad un piacere momentaneo perché non ho abbastanza denaro, ma perché scelgo di impiegare quei soldi verso un obiettivo più importante.
In tutti questi casi le condizioni possono essere viste come limitanti, ma se adotto la prospettiva di scelta consapevole, mi sento protagonista e timoniere della mia vita (invece che vittima impotente delle condizioni).

“Se adotto la prospettiva di scelta consapevole,
mi sento protagonista e timoniere della mia vita”

Scegliere le priorità

L'inevitabilità della scelta comporta che, per ottimizzare la soddisfazione nella propria vita, è essenziale stabilire quali sono le nostre priorità: poiché non possiamo avere tutto, fare tutto, essere tutto (nessuno può), per raggiungere gli obiettivi che più ci stanno a cuore è necessario sceglierli consapevolmente, accantonare le alternative, e dedicarci ad essi con tutto il nostro impegno.

Molte vite vengono sprecate dedicandosi agli obiettivi più facili o immediati, trascurando o ignorando quelli davvero importanti, con la convinzione che ci sarà tempo più avanti. Ma il tempo scorre inesorabile, per tutti, e prima o poi arriva il giorno in cui ci si rende conto che si è vissuto in modo futile e superficiale - ma ormai è troppo tardi, e si rimane con il rimpianto per le occasioni perdute.
L'unico modo di evitare quel rimpianto, l'unico modo di costruire una vita appagante, è quello di scegliere le nostre priorità e dedicarsi ad esse. La scusa banale di chi disperde la propria vita è che "Non c'è abbastanza tempo", ma come disse il filosofo romano Seneca:
"Non è vero che abbiamo poco tempo: la verità è che ne sprechiamo molto."

“Nessuno può avere tutto,
fare tutto, essere tutto”

Mal comune...

Riassumendo, è importante rendersi conto di quanto le rinunce siano parte della vita stessa, non conseguenze della nostra debolezza o di un destino avverso: tutti ne sono soggetti, nessuno escluso. E se le rinunce sono in buona parte inevitabili, allora possiamo accettarle con maggiore serenità, come accettiamo il calare della notte o una giornata di pioggia; non sempre è quello che vorremmo, ma sapendo che tanto non possiamo evitarle, e che toccano tutti, non diamo loro più di tanto peso.

A questo proposito, è utile ricordare la Preghiera della serenità: essa ci ricorda che ci sono eventi che possiamo cambiare (e verso cui serve allora impegnarsi), ed eventi fuori dal nostro controllo (contro i quali è quindi vano lottare). Saper distinguere tra i due è prezioso per evitare di farci il sangue amaro inutilmente.

L'importanza della gratitudine

Infine, un buon metodo per diminuire la frustrazione causata dalle rinunce è quello di coltivare la gratitudine: ovvero porre la propria attenzione su quello che abbiamo e che di positivo esiste nella nostra vita (ed apprezzarlo appieno), piuttosto che sul quel che ci manca o che vorremmo. In questo modo si alimenta il senso di soddisfazione e abbondanza, invece che il senso di mancanza o di scarsità.

Spesso tendiamo a dare per scontato tutto quello che già abbiamo, e per questo la nostra vita ci appare "povera". Se è anche il vostro caso, provate a fare una lista (per iscritto) di tutti gli elementi positivi che avete a disposizione (materiali e immateriali); anche le cose "banali" come l'acqua corrente, il riscaldamento, la corrente elettrica, il letto, cibo nel frigo, per non parlare del vivere in un Paese democratico o dell'assistenza sanitaria.
Se provate a immaginare di vivere senza tutte quelle cose, credo vi renderete rapidamente conto cosa vuol dire davvero vivere una vita povera e piena di rinunce.


"La mancanza di qualcosa che si desidera è una parte indispensabile della felicità."
(Bertrand Russell)

"Se incontrerai qualcuno persuaso di sapere tutto, o di essere capace di fare tutto, non potrai sbagliare: costui è un imbecille."
(Confucio)


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Alla ricerca di certezze nella vita

Spesso ci facciamo domande a cui è difficile dare una risposta:
  1. (quando abbiamo dei dubbi su una relazione) E' la persona adatta a me? E' meglio lasciarci o stare insieme? E' amicizia o amore?
  2. Il mio partner mi ama veramente?
  3. Ho sposato la persona giusta?
  4. Qual è il lavoro che fa per me?
  5. Come posso evitare di sbagliare in una data situazione?
  6. Che senso ha la mia vita? L'esistenza - in generale - ha un senso?
  7. La vita è meravigliosa o terribile? Benevola o indifferente?
  8. Dio esiste?
  9. Abbiamo un'anima, oppure siamo solo materia?

Cerchiamo l'assoluto...

Queste domande ci risultano così importanti e urgenti perché gli esseri umani tendono a cercare quelli che chiamo "assoluti": situazioni che offrono certezze, sicurezza e stabilità, senza alcun dubbio, incertezza, ambivalenza o possibilità d'errore:
  1. La relazione idilliaca: senza conflitti, incomprensioni e frustrazioni
  2. Il "vero amore"
  3. La coppia che dura per sempre
  4. Il lavoro che ci fa sentire realizzati
  5. La scelta migliore e senza rischi
  6. Un senso definito alla nostra esistenza
  7. Vedere la vita come positiva e affidabile, che si prende cura dei nostri bisogni
  8. L'unico vero Dio
  9. La certezza di non essere solo "polvere", e che la morte del corpo non sia la fine di tutto

Troviamo il relativo

Purtroppo queste domande non trovano quasi mai risposte sicure (a meno di voler credere alle bugie che tendiamo a raccontarci). A volte è difficile rispondere perché certe questioni sono metafisiche o trascendenti (come quelle su Dio o sull'anima), per cui non esiste una risposta razionale e oggettiva. Molto spesso, però, non riusciamo ad arrivare a una risposta chiara e netta semplicemente perché la risposta è ambigua, incerta, molteplice.
In altre parole, molti aspetti della realtà non offrono certezze o "assoluti", bensì situazioni relative - ambivalenti, complesse o contraddittorie:
  1. In qualsiasi relazione ci saranno sempre dubbi e difficoltà:
    • nessuna relazione è ideale o perfetta (se non quelle descritte da film e canzoni romantiche), nessuna relazione è mai assoluta ma sempre relativa (con pregi e difetti, limiti e mancanze) - vedi "Relazioni relative" sotto;
    • l'idea di "anima gemella" (il partner su misura a me destinato) è un mito ingannevole;
    • amicizia e amore non sono opposti, ma possono sovrapporsi e coesistere.
  2. Anche se il nostro partner ci ama, ci saranno sempre alcune differenze e incomprensioni; per cui l'amore non sarà mai "totale" e assoluto.
  3. Allo stesso modo, il nostro coniuge avrà sempre delle mancanze e delle incompatibilità, perché non esiste l'uomo perfetto e neppure la donna ideale.
  4. Qualunque lavoro avrà sempre degli aspetti noiosi, frustranti o che richiedono compromessi.
  5. Qualsiasi scelta comporterà aspetti positivi e negativi, e presenterà un certo livello di rischio o di imprevisti.
  6. A meno di credere in un "piano divino" (di cui non si può avere certezza, vedi sotto il paragrafo su Dio), l'esistenza non sembra avere alcun senso preordinato. Rimane quindi ad ogni individuo cercare scopi e obiettivi che diano significato alla sua vita (sempre col dubbio di non trovarli o di sbagliarsi).
  7. La vita è un'esperienza complessa e molteplice: a volte è stupenda, a volte terrificante, inclusa ogni sfumatura intermedia. A volte ci offre supporto ed opportunità, ma spesso ci troviamo a competere in modo "darwiniano" per affermarci o sopravvivere.
  8. L'esistenza di Dio non può essere provata, ma nemmeno la sua assenza: infiniti dibattiti non sono mai giunti ad una conclusione. Rimane quindi una questione di fede, senza risposte certe.
  9. Ci sono molti "indizi" che fanno pensare a una dimensione spirituale, al di là del piano materiale, ma non esistono prove sicure.
In sintesi, ogni situazione ed ogni decisione presenterà sempre dei pro e contro, oppure degli aspetti incerti, ambigui o imprevedibili.
A causa di ciò, il nostro bisogno di certezze e "assoluti" rimane frustrato e inappagato; e ostinarsi a cercarli o pretenderli (criticando gli altri, lamentandoci delle situazioni, lottando contro l'esistenza) aumenta solo la nostra frustrazione.

Relazioni relative, mai assolute

Spiego estesamente questo concetto nel post Relatività Relazionale. Ma in sintesi, quando dico che ogni relazione è "relativa", intendo dire che ci sarà sempre un certo grado di incompletezza e ambivalenza; in altre parole, non esiste una relazione che ha tutto quello che desideriamo, e che è sempre positiva (tranne forse nel periodo iniziale dell'innamoramento, che però finisce al massimo entro 1-2 anni). In particolare, l'ambivalenza implica elementi come:
  • certi aspetti del partner ci piacciono ed altri no;
  • lo amiamo ma può capitarci di detestarlo (o di provare odio e amore allo stesso tempo);
  • in certi momenti ci sentiamo benissimo insieme, in altri fatichiamo a sopportarlo.
Provare queste contraddizioni non significa che l'amore è finito o la coppia non funziona: capitano a chiunque. Quando insoddisfazioni e frustrazione diventano elevate, quindi, piuttosto che mollare tutto e cercare la "persona giusta" (su misura) o la "relazione perfetta" (che non esiste), serve valutare i pro e contro della situazione che stiamo vivendo, e chiedersi se tutto sommato è comunque valida per noi - o se, invece, tendiamo a restarci per pigrizia o paura.

Quando ci confrontiamo con i nostri desideri e con il tipo di relazione che vorremmo, inoltre, può anche essere il caso di chiedersi se quello che sogniamo è "alla nostra portata": poiché ognuno ha una sorta di "valore di mercato relazionale" (che determina quanto interessiamo ad altri e cosa possiamo raggiungere), può accadere di volere risultati oltre le nostre possibilità; questo errore è molto probabile quando non troviamo mai partner che ci vadano bene.

Accettare la relatività dell'esistenza

Cosa fare quindi?
Credo che faccia parte della maturazione di un individuo accettare gli aspetti ambigui e imprevedibili della vita. Così come ad una certa età smettiamo di credere a Babbo Natale, e finiamo con l'accettare che le persone amate prima o poi moriranno, così la maturazione richiede di saper convivere con l'incertezza e la relatività dell'esistenza.

Una persona saggia prima o poi impara a "fare i conti con la realtà":
Allo stesso modo, la persona saggia (o semplicemente matura) arriva ad accettare che gli assoluti, per quanto seducenti, appartengono più al regno dei sogni e delle utopie che alla vita reale. E impara ad apprezzare tutto quello che arricchisce la sua vita, per quanto modesto o "imperfetto", invece di inseguire vanamente l'assoluto e la perfezione.

L'importanza delle piccole cose

A questo proposito, un atteggiamento che può aiutarci a livello pratico è imparare a riconoscere l'importanza degli elementi relativi, ambivalenti o semplici - ma comunque positivi - della vita. Esploro questa capacità nel post "La grande importanza delle piccole cose".


"Ciò che gli uomini vogliono realmente non è la conoscenza, ma la certezza."
(Bertrand Russell)

"Il dramma dell'uomo è di aver rinunciato alla felicità in cambio della sicurezza."
(Sigmund Freud)


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Come affrontare la sofferenza

Come ho scritto nel post "Perché si soffre" (e come filosofi e saggi hanno spesso confermato), la sofferenza è naturale e parte della vita stessa. Per questo l'atteggiamento più saggio sarebbe quello di accettare questo aspetto inevitabile della condizione umana, senza farsene abbattere o travolgere; purtroppo non è affatto facile.

Fuga dalla sofferenza

L'impatto che la paura, il dolore, l'incertezza e gli imprevisti dell'esistenza hanno su di noi, è tale da indurci spesso a sentirci soverchiati: non riusciamo a sopportarli. E' per questo che ci capita di cadere in due atteggiamenti errati e dannosi, opposti ma entrambi gravi:
  1. L'ottimismo ingenuo di chi vuole credere che tutto andrà (o deve andare) bene.
  2. Il pessimismo cinico di chi rinuncia alla speranza, e si aspetta che tutto andrà male.
  • I primi vivranno nella negazione e nell'illusione, si ritroveranno spesso delusi, smarriti e impreparati ad affrontare le complessità dell'esistenza.
    Avendo delle aspettative troppo elevate, tenderanno al perfezionismo, avranno difficoltà ad adattarsi, difficilmente apprezzeranno i piccoli piaceri o le conquiste modeste; non di rado saranno pretenziosi o critici (tutto dovrebbe essere molto meglio, non ci si può certo accontentare).
  • I secondi vivranno nell'angoscia, incapaci di andare incontro alla vita con fiducia e intraprendenza.
    Aspettandosi il peggio diffideranno di tutti, eviteranno di cogliere le opportunità, vivranno intrisi di amarezza ed invidia per chi sa essere più lieto e appagato. Le persone tenderanno ad evitarli e, invece di riconoscere di essere loro stessi la causa, attribuiranno la colpa agli altri.
Non di rado chi coltiva la prima mentalità, dopo una serie di delusioni finisce con l'abbracciare la visione opposta: dopo troppa sofferenza e disappunto, si rifugia nella rassicurazione del pessimismo a priori, in modo da non coltivare più speranze che possano essere infrante.

Una mancanza di equilibrio

Il problema di fondo di questi due atteggiamenti è la mancanza di equilibrio, e di realismo: in realtà l'esistenza è sempre un misto di luce ed ombra, positivo e negativo, successi e fallimenti. Solo mantenendo una posizione equilibrata, di "saggezza ragionevole" che prevede e considera tutte le possibilità, spera nella riuscita ma si prepara all'eventuale insuccesso, è possibile vivere in modo costruttivo e proficuo.

Gli elementi della saggezza

Naturalmente la vera saggezza non si raggiunge in fretta né si può insegnare, ma esistono alcuni "ingredienti" che possiamo coltivare per accrescere la nostra "ragionevole saggezza", e così saper affrontare meglio la sofferenza.

Visione realistica

Le persone sagge hanno, prima di tutto, una visione "realistica" su quanto impegnative siano molte cose. Non sono privi di speranza (il che sarebbe una follia), ma sono consapevoli delle complessità che ogni progetto comporta: ad esempio crescere un figlio, avviare un'impresa, trascorrere un fine settimana piacevole con la famiglia, cambiare la società, innamorarsi...
Sapere di starsi imbarcando in qualcosa di difficile non toglie al "saggio" l'ambizione, ma lo rende più saldo, più calmo e meno incline al panico riguardo i problemi che invariabilmente incontrerà sul percorso.

Saper apprezzare

Ben consapevole che molte cose potrebbero andare storte, il saggio è insolitamente sensibile a momenti di calma e bellezza; anche a quelli di natura modesta, che vengono ignorati da chi è impegnato in progetti più grandiosi. Proprio perché ha ben presente i pericoli e le tragedie dell'esistenza, è capace di apprezzare il piacere di una giornata soleggiata e tranquilla, l'incanto di un bambino che gioca, o una serata di chiacchiere tra amici.
Non è perché sia ingenuo o sentimentale, ma perché conosce quanto la vita possa diventare difficile; e, quindi, sa apprezzare il valore dei momenti dolci e sereni - in qualsiasi momento si presentino.

Riconoscere la follia diffusa

Il saggio sa che tutti gli esseri umani, lui compreso, sono irrimediabilmente radicati nella follia: hanno desideri irrazionali e obiettivi contraddittori, sono inconsapevoli la maggior parte del tempo, sono inclini a sbalzi d'umore, sono preda di ogni tipo di fantasie e illusioni; e sono sempre in balìa delle bizzarre pulsioni della loro sessualità.
Il saggio non rimane sorpreso dalla compresenza di immaturità e perversione al fianco di qualità mature come intelligenza ed etica. Si rende conto che siamo, in fondo, delle scimmie a malapena evolute. Consapevole che almeno metà della vita è irrazionale, cerca - per quanto possibile - di prevedere la pazzia, ed argina il panico quando - prevedibilmente - essa fa la sua comparsa.

Educazione e cortesia

La persona saggia ha una visione realistica anche delle relazioni sociali; specialmente su quanto sia difficile far cambiare idea alle persone e influenzare le loro vite.
Per questo è alquanto restìa nel dire francamente quello che pensa degli altri. Si rende conto di quanto sia raramente produttivo mostrarsi critici. Cerca soprattutto di creare situazioni piacevoli tra le persone, anche se questo significa non essere del tutto autentici. A questo scopo, nel parlare con qualcuno di fede politica o religiosa diversa dalla propria, non cercherà di convertirli; si tratterrà dall'obiettare a chi espone idee discutibili sul riformare il paese, sull'educare i figli o sull'organizzazione della propria vita.
La persona saggia sarà consapevole di quanto ciascuno possa vedere le cose in modo diverso, e cercherà di concentrarsi più su quello che le persone hanno in comune piuttosto che su quello che le separa.

Accettare se stessi

Il saggio ha fatto pace con il divario tra come avrebbe voluto essere idealmente, e ciò che in realtà è diventato. E' venuto a patti con la propria stupidità, i difetti, la sgradevolezza, i limiti e le mancanze; ha imparato a trattarsi con gentilezza e compassione anche con le sue imperfezioni. Non si vergogna di se stesso - e quindi non ha bisogno di mentire o dissimulare di fronte agli altri. Senza egocentrismo o vanità, può mostrare alle persone vicine una mappa abbastanza precisa dei propri difetti e nevrosi, e delle ragioni per le quali può essere difficile vivergli accanto (il che facilita non poco stare in sua compagnia).

Saper perdonare

Il saggio sa essere realistico anche con gli altri. Sa che tutti siamo sottoposti a grande pressione nel perseguire le proprie ambizioni, difendere i propri interessi e nella ricerca della gratificazione. Questo può far sembrare gli altri "cattivi" e insensibili, ma il saggio riconosce che la maggior parte del "male" non è intenzionale: è un sottoprodotto del costante scontro tra ego in competizione per trovare un "posto al sole" in un mondo di risorse limitate.

Il saggio è quindi cauto nel giudicare. Esita a trarre conclusioni affrettate sulle motivazioni dietro alle azioni altrui. E' più disponibile a perdonare perché sa quanto la vita di ciascuno sia difficile, piena di aspirazioni frustrate e desideri inappagati: è naturale che ogni tanto ci sia qualcuno che urla, che è scortese, che spinge per passare avanti...
Il saggio comprende le ragioni per cui le persone possono essere sgradevoli. Si sente meno ferito dall'aggressività e meschinità altrui, perché è consapevole dell'origine di certi comportamenti: nascono dal dolore e dalla confusione che tutti provano.

Perdonare se stessi

Un elemento necessario per diminuire la sofferenza, è la capacità di perdonarsi. Quasi tutti conviviamo con sensi di colpa per qualche mancanza o errore compiuto. Ma commettere errori (anche gravi) è umano: anche quando sbagli, non vuol dire che sei una cattiva persona, ma solo che sei umano e imperfetto - come tutti.

Successo, fortuna ed invidia

Il saggio non si fa ingannare dall'invidia: si rende conto che ci sono dei validi motivi per cui non ha molte delle cose che vorrebbe. Se guarda a personaggi ricchi o famosi, riconosce le ragioni per cui è ben lontano dal raggiungere simili vette di successo. Può sembrare che la vita gli sia andata così per caso, o per sfortuna, o a causa di ingiustizie, ma in realtà ci sono stati dei motivi del tutto razionali:
  • non si è impegnato abbastanza,
  • non ha voluto rischiare,
  • non ha coltivati i talenti necessari,
  • mancava di alcune capacità...

Allo stesso tempo, il saggio riconosce che alcuni destini sono davvero plasmati dal caso: alcune persone hanno genitori migliori, altri capitano nel posto giusto al momento giusto. Non sempre i vincitori lo sono per proprio merito. Il saggio apprezza l'importanza della fortuna, e non se la prende con se stesso per non averla avuta quando gli avrebbe fatto comodo.

Errori e rimpianti

In quest'epoca pervasa di ambizione, è comune coltivare il sogno di poter realizzare una vita piena e appagante; essere convinti di poter prendere le decisioni migliori in ogni aspetto primario della vita: l'amore, il lavoro, i figli... Ma il saggio si rende conto che è impossibile non commettere mai errori; ciascuno farà sbagli anche clamorosi, imprevedibili e con serie conseguenze, in ogni settore della vita. A volte:
  • Sposiamo qualcuno che poi diventa un estraneo, o un nemico
  • Scegliamo una carriera che poi ci svuota l'anima
  • I figli crescono distanti, incomprensibili e sofferenti
E questo accade nonostante il nostro impegno e la convinzione di fare la scelta giusta. Il perfezionismo è un'illusione ingannevole: ritrovarsi con dei rimpianti è inevitabile. Per questo è fondamentale perdonarsi quando - fatalmente - compiamo degli errori (il che non esclude la responsabilità per le nostre azioni).

Il rimpianto si ridimensiona se osserviamo che fare errori è comune a tutta la nostra specie. Se osserviamo la vita di chiunque troviamo errori devastanti che l'hanno segnata. Sbagliare non è riservato alle persone meno capaci o meno attente: è intrinseco all'esistenza stessa. Sbagliamo perché non abbiamo mai tutte le informazioni necessarie per fare scelte corrette, e perché ci è impossibile prevedere dove quelle scelte ci porteranno. Per molti versi, navighiamo nella vita in modo approssimativo, a volte quasi alla cieca.

Accogliere il dolore

Infine, spesso il modo migliore per diminuire la sofferenza è non combatterla, ma accoglierla e sentirla - che è esattamente il contrario di quel che ci viene da fare. Quando proviamo del dolore, la nostra reazione istintiva è di opporci: vogliamo allontanarlo o annullarlo, facciamo di tutto per non sentirlo. Ma questo non lo elimina: tutto quel che otteniamo è distrarci temporaneamente, oppure nascondiamo quel dolore in qualche angolo del nostro inconscio - dove continua a influenzarci.
E' per questo che i traumi dell'infanzia, le ferite che nascondiamo, la rabbia non espressa, continuano a covare in noi e ci provocano malesseri (a volte emotivi, a volte fisici): le emozioni represse non spariscono, vengono "congelate" dentro di noi. Salvo poi esplodere - spesso in modo esagerato e incomprensibile - quando siamo stanchi o stressati, o se qualcuno va a toccare un nostro punto debole.
Per non sentire le emozioni negative o spiacevoli, usiamo varie strategie difensive (alcune identificate da Freud sono la negazione, la dissociazione, la rimozione), oppure scivoliamo in qualche dipendenza (cibo, alcol, sesso, lavoro, shopping... i comportamenti compulsivi ci distraggono e ci "anestetizzano").
Molti concentrano la propria vita sull'allontanare o eliminare la sofferenza, nella convinzione che ciò li farà stare bene o li renderà felici: ma questa è un'illusione che non funziona, anzi finiamo con lo stare peggio.

Le emozioni sono come onde

L'emozione è energia, e si muove come un'onda: se la accogliamo e lasciamo che passi, l'emozione raggiungerà un picco e poi diminuirà, fino a scomparire. Se invece ci opponiamo, continuerà a premere sulla nostra psiche (come la massa d'acqua arginata da una diga), generando disagio. Paradossalmente, molte persone continuano a soffrire tutta la vita per evitare il dolore: lo tengono a distanza invece di affrontarlo, e in questo modo non se ne liberano mai. Invece, se accogliamo le nostre emozioni (per quanto spiacevoli), le abbracciamo e ci permettiamo di ascoltarle, pian piano l'emozione si attenuerà fino a passare, lasciandoci liberi (nel caso di problemi complessi o dolori radicati nel passato, però, liberarsene può essere più difficoltoso). E' come quando abbiamo voglia di piangere: se ci permettiamo di scoppiare in un pianto dirotto, poi ci sentiamo un po' meglio.

Cambiare il mondo, cambiare se stessi

Alla fine di questo elenco, qualcuno potrebbe obiettare che parla solo di come cambiare se stessi; magari sperava di trovare suggerimenti per attenuare la sofferenza cambiando le altre persone, o le situazioni. Ma il problema è che non possiamo mai cambiare gli altri, e spesso non possiamo nemmeno cambiare le situazioni, o il mondo: per quello è importante capire quando è possibile cambiare una situazione, e quando invece è il caso di accettarla.
Per tutti gli eventi che ci recano sofferenza, ma in cui non è possibile cambiare le altre persone o la situazione, coltivare gli atteggiamenti elencati sopra può aiutarci a vivere meglio.

Essere spontanei od ottenere dei risultati

Si potrebbe osservare che tutti questi suggerimenti vanno contro la spontaneità; qualcuno potrebbe lamentarsi "Perché dovrei essere così saggio? Io voglio solo essere me stesso". Naturalmente siamo tutti liberi di comportarci come meglio preferiamo; non siamo però liberi di scegliere le conseguenze.
Lo scopo di questo post non è di insegnare ad essere delle "brave persone", ma di suggerire degli strumenti che permettono di vivere con maggior serenità e piacere, anche quando ci troviamo ad affrontare la sofferenza che la vita - inevitabilmente - porta sul nostro cammino. Lo scopo è "egoistico": è per stare meglio noi, non per far stare meglio gli altri (quello, semmai, è solo una conseguenza)
Se qualcuno vuole comportarsi come gli viene, è liberissimo: ma se questo lo porta ad arrabbiarsi, entrare in conflitto, e non ottenere i risultati voluti, pare evidente che non è un comportamento funzionale. Poiché si raccoglie ciò che si semina, se vogliamo certi risultati ne consegue che dobbiamo "seminare" in modo adeguato. Dipende da dove vogliamo dirigere la nostra vita.

L'importanza della pratica e della ripetizione

Conoscere atteggiamenti saggi non garantisce, ovviamente, che riusciremo a metterli in pratica. La conoscenza è semplicemente un punto di partenza: sarà il praticarli, e il riconoscere quando invece cadiamo in comportamenti meno fruttuosi, che ci porterà pian piano a incorporare atteggiamenti saggi nel nostro modo di vivere. E' la ripetizione che trasforma un'azione in un'abitudine.


(parte di questo post è liberamente adattata da "Cheerful despair", The School of Life)


"Se potessimo leggere la storia segreta dei nostri nemici, troveremmo, nella vita di ognuno di loro, abbastanza dolore e sofferenza da disarmare ogni ostilità."
(Henry Wadsworth Longfellow)

"Niente abbellisce il carattere, l'aspetto fisico o il comportamento quanto il desiderio di diffondere gioia anziché sofferenza."
(Ralph Waldo Emerson)

"Chi conosce così poco il valore umano da cercare la felicità cambiando qualcosa che non sia il proprio atteggiamento personale, sprecherà la vita in sforzi infruttuosi e moltiplicherà la sofferenza che vorrebbe eliminare."
(Samuel Johnson)


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