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Il lato tragico della vita

Riflettevo in questi giorni sul lato tragico della vita, una parte dell'esistenza che mi è diventata evidente in questi ultimi anni difficili.
Una parte che molte persone mi sembrano voler ignorare, dimenticare o rimuovere a tutti i costi: l'idea che si possa eliminare la sofferenza, l'ambizione di restare sempre giovani, la negazione e rimozione della morte, l'idea che il denaro possa comprare tutto (e quindi rendere "onnipotenti"), l'idea che siamo noi umani a causare le catastrofi naturali... mi sembrano tutti modi (a volte disperati) per sfuggire a questa parte intrinseca (e inevitabile) della vita.

Con "lato tragico", intendo quegli aspetti dell'esistenza negativi, angoscianti o drammatici, che si possono (a volte) limitare, ma mai eliminare.
  • L'inevitabilità della sofferenza (non sempre accade quel che vogliamo, spesso accade quel che non vogliamo)
  • L'inevitabilità della perdita (tutto cambia - e questa è una delle poche verità universali - quindi quello che ci è caro scomparirà prima o poi, noi stessi inclusi)
  • Il fatto che siamo limitati (non potremo mai fare / avere / essere / sapere tutto)
  • L'assenza di certezze e sicurezze
  • Il fatto che non possiamo mai fidarci completamente (tutti mentono, a se stessi in primo luogo, quindi chiunque potrebbe dirci falsità, a partire dalla mia stessa mente)
  • Il fatto che siamo in balìa di forze (naturali) più grandi di noi (che agiscono a prescindere da chi ci sta in mezzo)
  • Lo smarrimento esistenziale dovuto alla consapevolezza che siamo creature minuscole in un universo sconfinato, di cui non conosciamo le ragioni, in cui fatichiamo a trovare un senso, e che ci appare spesso indifferente o crudele
  • Il fatto che siamo qui per un breve periodo (un battito di ciglia per l'universo) e poi moriamo, senza lasciare tracce (e senza sapere se c'è qualcosa dopo).

Paradisi artificiali

Terrificante? In effetti...
Forse per questo, molti non sopportano questa tragicità, la respingono, e si rifugiano in illusioni consolatorie come religioni, ideologie, miti, consumismo...
Queste "vie di fuga", infatti, permettono di credere che, in qualche modo, si possa raggiungere un "mondo perfetto", una "età dell'oro", senza più dolore né paura (quando si realizzerà "il regno di dio"... o "il socialismo"... quando "guadagnerò abbastanza"...).

C'è anche il lato "luminoso"

Se questo elenco può apparire disperante, voglio però sottolineare che ho parlato di lato tragico. Questo infatti è solo una parte dell'esistenza...
Dall'altro lato, ci sono fattori come la bellezza, il piacere, l'amore, l'amicizia, la compassione, la solidarietà, la condivisione, la conoscenza, le arti...
Tutte cose che possono rendere la vita degna di essere vissuta, e sono "antidoto" alla sua inerente tragicità.

In altre parole, la vita è un miscuglio di "ombre " e "luce"; e sta a ciascuno affrontare (e limitare, per quanto possibile) le ombre, e alimentare la luce.
Se una certa parte di oscurità è inevitabile, lo splendore della luce è (almeno in parte) dovuto all'impegno dei singoli di farla brillare, nonostante tutto.

Guardare la paura negli occhi

Ma - si potrà obiettare - se questi aspetti dell'esistenza sono così terribili, perché porre l'attenzione su di essi? Perché non ignorarli o dimenticarli?
Ed è proprio quello che molti fanno.

Purtroppo, ignorare i problemi non li risolve, ed ignorare le paure non ci aiuta. Anzi:
  • Conoscere qualcosa è necessario per affrontarlo e migliorarlo (sapere è potere). Viceversa, ignorare qualcosa ci impedisce di intervenire, di scegliere, di capire; l'ignoranza ci rende impotenti.
  • Se soffriamo a causa di questi fattori (e chi non patisce almeno alcuni di essi?), riconoscerlo ci aiuta a gestire questa sofferenza, a mediarla, a farcene una ragione. Viceversa, se ne ignoriamo l'origine ci ritroviamo con un dolore misterioso, cieco, che ci strazia senza che sappiamo spiegarlo. L'ignoranza non attenua il dolore, anzi lo rende più spietato.
E' vero che molti di questi fattori vanno al di là del nostro controllo, ma guardarli in faccia ci permette comunque di scegliere il modo migliore di affrontarli.

Questa esposizione del lato tragico, quindi, non ha lo scopo di angosciare o preoccupare, bensì di rivelare qualcosa con cui tutti ci troviamo a fare i conti.
E poiché non possiamo eliminare questi fattori, la cosa migliore che possiamo fare è prenderne consapevolezza per poter migliorare ciò che possiamo cambiare, e fare pace con quel che non possiamo.


"Voler evitare ogni incontro col dolore significa rinunciare a una parte della propria vita umana."
(Konrad Lorenz)


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2 commenti:

  1. «L'antica leggenda narra che il re Mida inseguì a lungo nella foresta il saggio Sileno, seguace di Dioniso, senza prenderlo. Quando quello gli cadde infine tra le mani, il re domandò quale fosse la cosa migliore e più desiderabile per l'uomo. Rigido e immobile, il demone tace; finché, costretto dal re, esce da ultimo fra stridule risa in queste parole: 'Stirpe miserabile ed effimera, figlia del caso e della pena, perché mi costringi a dirti ciò che per te è vantaggiosissimo non sentire? Il meglio è per te assolutamente irraggiungibile: non essere nato, non essere, essere niente. Ma la cosa in secondo luogo migliore per te è morire presto.'»
    (Nietzsche, La nascita della tragedia)

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    Risposte
    1. Bella citazione. Magari un po' deprimente... ;-)

      Per quanto Nietzsche abbia colto bene il lato tragico, folle e assurdo dell'esistenza, è bene ricordare (anche per la nostra salute mentale) pure il "lato luminoso".
      Lo stesso Nietzsche ha esaltato l'aspetto dionisiaco della vita, quello dell'istinto, della forza vitale, del piacere e dell'estasi.
      La saggezza consiste nel vedere entrambi gli aspetti.

      Elimina

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