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Vogliamo sempre di più: l'ambizione umana e le sue conseguenze

L'ambizione ci ha resi la specie dominante ma crea molti dei nostri problemi


Avendo studiato il comportamento umano per tutta la vita, ho sviluppato una serie di spiegazioni per i nostri comportamenti irrazionali o insensati.
Quella di cui voglio parlare oggi è la tendenza, tipicamente umana, di volere sempre di più e non essere mai del tutto contenti. Il che ci ha resi la specie dominante, ma genera anche buona parte dei problemi che affliggono l'umanità. Però di solito non siamo consapevoli di questa ambizione, proprio perché questa tendenza è talmente radicata in noi da risultarci "invisibile"; per noi è semplicemente la norma, come respirare.

Noi e gli animali

Invece questa tendenza diventa peculiare se osserviamo il comportamento degli altri animali (*). Certo anche fra gli animali esiste una certa "ambizione", ma quando i loro desideri elementari vengono soddisfatti sono contenti, e non cercano oltre:
  • Un cane che abbia il suo pasto quotidiano lo mangia sempre di gusto; non pretende varietà, ed una volta sazio non va a cercare altro cibo.
  • Un leone che ha il suo branco di femmine non va in giro a cercarne sempre di nuove.
  • Un predatore che ha il suo territorio non cerca di espandere continuamente il suo "impero" (purché vi trovi cibo a sufficienza).
  • Anche i primati, nostri simili, magari si ingegnano inventando nuovi metodi per trovare cibo; ma una volta che i loro bisogni alimentari, sessuali e di sicurezza sono soddisfatti, non cercano altro.
In poche parole, tutti gli animali (non umani) hanno esigenze elementari, ed una volta soddisfatte quelle vivono sereni.

(*) Rammento che gli umani sono animali, per la precisione primati; e con gli animali abbiamo molto in comune.

E gli umani invece?

Unica nel regno animale, la nostra specie ha sempre cercato di più:
  • Non ci è bastato il riparo naturale di una caverna: abbiamo costruito capanne di paglia, case di legno, e poi di pietra, e poi di cemento armato.
  • Non ci è bastato il cibo che trovavamo attorno a noi: abbiamo cercato cibi nuovi e particolari, sapori esotici e spezie, e finanche creato nuove specie tramite incroci.
  • Non ci è bastato il nostro territorio: abbiamo sempre cercato di espandere i nostri confini, con guerre ed invasioni, sottomettendo o sterminando animali ed altri umani, fino a creare imperi che coprivano interi continenti.
  • Non ci è bastato camminare: abbiamo addomesticato cavalli, e poi inventato biciclette, macchine a vapore, automobili, aerei e razzi spaziali.
  • La nostra ambizione non si è limitata alla materia: abbiamo voluto espandere i confini della nostra conoscenza, sviluppando matematica, fisica, filosofia, psicologia e astronomia.
  • E l'ambizione non ha avuto solo motivazioni egoistiche: abbiamo anche costantemente migliorato la società e le sue regole, sviluppando l'etica, diminuendo la povertà, estendendo i diritti, diminuendo le disparità.
Senza questa ambizione saremmo ancora nudi nella savana africana, cacciando gazzelle e raccogliendo tuberi.

Non è mai abbastanza

Ma qualunque siano le nostre conquiste, risultati ed invenzioni, non ci fermiamo mai e non ci accontentiamo mai. Non solo siamo sempre protesi verso nuovi traguardi, personali o collettivi... spesso non sembriamo capaci di godere di ciò che già abbiamo. I più si affannano verso il futuro e trascurano il presente.

Si potrebbe pensare che l'ambizione di cui parlo non è così dannosa. Ma secondo me molti dei "vizi" che condanniamo sono collegati ad essa:
  • l'egoismo nasce spesso dal volere di più, anche a discapito degli altri;
  • l'avidità non è che l'impulso ad accumulare sempre di più (l'avido non è mai sazio);
  • oppure l'opportunismo: quando sappiamo che fare X è la "cosa giusta", ma invece fare Y ci aiuta a realizzare la nostra ambizione, tendiamo a fare Y (magari giustificandoci tramite alibi).

Con questo non voglio demonizzare l'ambizione, ma solo evidenziare la sua pervasività, i suoi "lati oscuri" e le conseguenze che produce.

In alto come in basso

Quando si considera questa ambizione di solito si pensa ad esempi "in alto" (politici, industriali, dittatori; in passato re e conquistatori), perché sono più vistosi. Ma in realtà è onnipresente, solo che ciascuno la applica a seconda delle sue possibilità:
  • Un re vuole espandere il suo regno; un faraone vuole la piramide più grande; un partito vuole più voti e più potere; un dirigente vuole che la sua azienda conquisti altri mercati.
  • Ma in modo simile, seppure su scala più ridotta, anche la persona comune persegue una casa più grande o quella per le vacanze, l'auto più prestigiosa, l'accessorio firmato, la posizione direttiva, o un partner più avvenente e sexy.
A qualsiasi livello, il fattore comune a tutte queste ambizioni è "Ancora di più". Ed una volta raggiunte, comunque non basta e si inseguono nuovi obiettivi. Naturalmente la nostra ambizione personale ci appare del tutto naturale e giustificata... mentre quella altrui può apparirci esagerata, insensata o disprezzabile.

“Qualunque siano le nostre conquiste,
non ci fermiamo mai
e non ci accontentiamo mai”

L'ambizione che caratterizza gli umani

In pratica, è proprio questa ambizione insaziabile quella che più ci distingue dagli altri animali. Non l'uso di attrezzi (anche i primati li usano), non l'intelligenza (diverse specie manifestano una sorprendente intelligenza), non la razionalità (siamo spesso più dominati da istinti ed emozioni di quanto ci piaccia ammettere), non il linguaggio: molte specie condividono con noi queste capacità, anche se in forma meno sviluppata.
Invece il tratto che solo gli umani hanno - e nessun altro animale - è proprio questa illimitata ambizione, ovvero il volere sempre di più.

L'espressione di questa ambizione varia tra le varie culture: alcune la esaltano (tipico esempio gli USA), altre la moderano (il cattolicesimo, gli Amish). Ma è comunque onnipresente; per esempio nel nostro sud Italia è importante fare sempre bella figura davanti a parenti e concittadini, oppure in certi luoghi i matrimoni devono essere all'insegna dello sfarzo (come in India), che ce lo si possa permettere o meno.

Verso l'infinito e oltre

Pensiamo al mondo com'era un milione di anni fa: gli uomini vivevano in condizioni simili agli altri animali (a parte l'utilizzo di attrezzi rudimentali).
Oggi gli animali ancora presenti sono simili, e vivono in modo molto simile, a come facevano un milione di anni fa; con eventuali piccole differenze.

Invece noi umani siamo a malapena riconoscibili:
  • Non più ricoperti di peli, ma vestiti in modi sofisticati.
  • Non comunichiamo più gesticolando e con suoni gutturali: abbiamo una serie di linguaggi articolati, comunichiamo a distanza, abbiamo giornali e riviste, televisione, Internet e smartphone.
  • Siamo passati dalle caverne ai grattacieli.
  • Siamo passati dal cercare ogni giorno cibo (senza mai la certezza di trovarne) a supermercati, centri commerciali e consegne a domicilio.
  • Siamo passati dallo sciamano ai neurochirurghi, alle terapie geniche, ad una aspettativa di vita sempre più estesa.
  • Siamo passati dal terrore primordiale verso una natura incomprensibile, all'esplorazione di altri corpi celesti.
  • Siamo passati dagli scontri con bastoni e pietre, alla diplomazia internazionale, ai trattati di pace e commerciali, alle iniziative per lo sviluppo globale - se non sempre, in buona parte dei casi.

E nonostante questo vertiginoso sviluppo ed innumerevoli progressi, ancora non ci fermiamo. Anzi, ogni giorno lottiamo per guadagnare di più, avere più diritti, creare nuove tecnologie, diminuire ingiustizie e sofferenze.

Il lato oscuro dell'ambizione

Penso che siamo più o meno tutti d'accordo che queste trasformazioni abbiano nel complesso migliorato la nostra esistenza (fatto salvo alcuni inevitabili effetti collaterali, come l'inquinamento).

Ma questa ambizione, pur con tutti i vantaggi che ha prodotto, presenta anche una serie di aspetti inquietanti:
  • Ogni volta che un'altra specie, od una situazione naturale, ha ostacolato il nostro sviluppo, non abbiamo avuto remore a sterminarla o livellare l'ostacolo. Siamo diventati la specie dominante del pianeta non solo per le nostre abilità, ma anche per la nostra assenza di scrupoli.
  • Ovviamente questa attitudine non si rivolge solo verso la natura, ma anche verso gli altri esseri umani. Nel corso della storia, abbiamo sistematicamente sfruttato, schiavizzato ed ucciso altri popoli se ciò serviva a raggiungere i nostri obiettivi.
  • Siamo l'unica specie che fa guerre in modo sistematico (anche se non siamo gli unici animali che muovono guerre). E la guerra è sempre mossa dall'ambizione: la ricerca di più territori, più ricchezze, più risorse, più potere, più controllo; anche le guerre di religione sono un modo di espandere il proprio controllo ed influenza.
    Chi oggi si scandalizza di certo "imperialismo", sembra dimenticare che gli imperi esistono da migliaia di anni, ed hanno iniziato a "passare di moda" solo 70 anni fa; e probabilmente anche la propria nazione ha attraversato quella fase.
  • Su scala nazionale o globale, questa ambizione ci spinge a consumare sempre più risorse, più energia e più territorio; ad aumentare la deforestazione; e la popolazione continua a crescere (nonostante il calo della natalità, si prevede che raggiunga i 10 miliardi), incrementando questi consumi.
  • A livello individuale, fenomeni come furti e rapine, corruzione, evasione fiscale, stupri, omicidi, delinquenza organizzata, ecc. sono in buona parte riconducibili alla stessa ambizione: se ognuno vuole di più e non può ottenerlo, o non facilmente, ci sarà una tendenza ad arrivarci con metodi manipolativi, illegali o criminali.

Per tutti i fenomeni sopra elencati possiamo trovare varie spiegazioni di tipo emozionale, culturale o sociale. Ma ciò che accomuna tutti è la tendenza - tipicamente umana - al "Voglio di più" e "Non è mai abbastanza".
Anche per questo è miope, ed ipocrita, vedere certi comportamenti come "anormali"; essi sono piuttosto espressioni - a volte estreme - di un'attitudine che ci appartiene come specie.

“Questa ambizione
ci spinge a consumare
sempre più risorse, più energia e più territorio”

Effetti del volere sempre di più, nel quotidiano

Fin'ora ho esaminato più che altro gli effetti dell'ambizione insaziabile su vasta scala: guerre, invasioni, imperialismo, ecc. Problemi che attribuiamo a chi sta "in alto". Ma se guardiamo bene, vediamo che l'ambizione brucia dentro tutti quanti, seppure in varia misura, anche a livelli più ordinari e quotidiani.
  • Un effetto frequente è la tendenza a prevaricare gli altri, in modi sottili o gravosi: scavalcare un collega per la promozione, magari barando ("Voglio quel posto!"); saltare le code ("Ho fretta!"); minacciare qualcuno ("Dammi X, altrimenti..."); passare col rosso o superare i limiti di velocità ("Non ho tempo!"); fare il bullo od umiliare gli altri, per sentirsi superiore; ecc.
  • Mentire o truffare per ottenere qualcosa manipolando l'altro.
  • Evasione fiscale: "Voglio tenermi tutti i soldi che ho guadagnato, anche a svantaggio della comunità", "Non voglio fare rinunce per il bene altrui" (l'evasione danneggia l'intera nazione).
  • Corruzione per ottenere denaro, vantaggi od opportunità.
  • Rubare, che significa impossessarsi di qualcosa violando i diritti altrui. Dal furto di oggetti d'ufficio fino al crimine organizzato.
  • Disuguaglianze: volere ed ottenere più degli altri, invece di condividere (vedi più avanti).
  • Atteggiamenti "NIMBY", cioè "Voglio un vantaggio ma lo svantaggio deve subirlo qualcun altro" (es. volere la raccolta rifiuti ma respingere la costruzione di un inceneritore vicino), oppure "Io ho X, però mi oppongo al tuo avere X perché andrebbe a mio svantaggio" (es. costruzione case davanti alla propria).

Anche le brave persone lo fanno

Quelli elencati sopra sono comportamenti antisociali, quando non illegali, ma che comunque associamo a "brutte persone". Però anche le brave persone sono mosse da una continua ambizione - pur se di solito in modi più accettabili - e spesso ne patiscono le conseguenze.
  • La ricerca di uno stipendio più elevato.
  • Il desiderio di fare carriera.
  • L'acquisto di una casa più grande o elegante, od in una posizione migliore; e poi una per le vacanze, ed una come investimento...
  • La tendenza verso automobili sempre più potenti, ingombranti (es. SUV), accessoriate e lussuose.
  • L'acquisto di smartphone di alta gamma, con funzioni sempre più sofisticate.
  • Viaggiare più spesso possibile, o le vacanze in posti sempre più lontani ed esotici (rammento che viaggiare è sempre stata un'attività da ricchi; questo è cambiato solo da pochi decenni).
  • La ricerca di esperienze gastronomiche eccitanti o insolite, fino ad arrivare alle manie da "foodie".
  • L'acquisizione di "beni Veblen", il cui scopo primario non è il godimento del bene in sé, ma il dimostrare la propria superiorità sugli altri (status symbol).
  • "Keeping up with the Joneses", cioè il bisogno di restare al passo col livello sociale ed economico dei nostri vicini o conoscenti.
  • Per non parlare di quanti "competono" sui social media per fare più bella figura rispetto agli altri (spesso fingendo una felicità o un benessere che non possiedono realmente).
  • Conflitti: quando una parte vuole più X e l'altra più Y, poiché le risorse sono sempre limitate e non si può fare contenti tutti, e nessuno vuole rinunciare, avremo conflitti a livello interpersonale, di coppia, familiare, sociale, politico, internazionale.
    Lei vuole la cucina nuova, lui l'auto nuova; gli anziani vogliono l'aumento delle pensioni, i giovani dell'educazione; la sinistra vuole più sussidi, la destra più infrastrutture... Ed ovviamente ciascuno ha le sue ragioni.
  • Nel corteggiamento e relazioni, la tendenza ad avere standard elevati (es. il "Principe Azzurro", l'ipergamia), od interrompere una conoscenza alla prima delusione, oppure nel dating online la tendenza a scartare persone nella speranza che "il prossimo" sarà migliore ("Posso trovare di meglio").
    Col risultato che sempre più persone si ritrovano sole (una "epidemia di solitudine"), oppure rompono una relazione o matrimonio, perché convinti di "meritare di meglio". Non a caso, il numero di divorzi è cresciuto notevolmente negli ultimi decenni.
  • E l'ambizione non è solo materiale: un autore vuole scrivere un best-seller, un cantante scalare le classifiche, un atleta salire sul podio, uno scienziato inventare X prima degli altri (non solo per motivi pecuniari).

Questa continua corsa verso nuovi traguardi può apparire innocua, ma tende a produrre stati d'animo corrosivi come ansia, stress, senso di inadeguatezza e fallimento, competizione, invidia, insoddisfazione costante, se non addirittura disperazione o depressione. Non è solo il fatto che vogliamo sempre di più (con la pressione associata); è che non arrivarci, o vedere altri che ci riescono mentre noi no, può avvelenarci l'esistenza.

Inseguire un bersaglio mobile

Alcuni potrebbero protestare "Ma è giusto che voglio X. Me lo sono guadagnato!"; e non avrei nulla da obiettare. Però non è questione di giusto o sbagliato; non sto facendo un discorso morale. Noto solo che i nostri desideri non si fermano mai. Un impiegato di oggi gode di maggior comfort di un re medioevale; ma comunque è raramente soddisfatto. Quello che voglio sottolineare è proprio che non c'è mai un punto di arrivo: questa ambizione è un "bersaglio mobile" che sfugge sempre in avanti.

Problemi che ci creiamo da soli

Esaminando i vari effetti di questa ambizione insaziabile, si potrebbe dire che buona parte dei problemi che affliggono gli esseri umani, provengono dagli esseri umani stessi (e non da cause esterne), proprio perché vogliono sempre di più. Come cantava Luciano Ligabue nel 2003 "Tutti vogliono viaggiare in prima. Tutti con il posto finestrino". E nel tempo l'asticella si alza sempre.

"Le cose che una generazione considera un lusso, la generazione successiva le considera necessità."
(Anthony Crosland)

“Un impiegato di oggi
gode di maggior comfort
di un re medioevale;
ma non è comunque soddisfatto”

Ambizione e disuguaglianza

Tra i vari effetti di questa ambizione, c'è quello della disuguaglianza - che non potrà mai essere del tutto eliminata (al massimo moderata). Proprio perché ciascuno desidera di più per se stesso, l'impulso primario negli esseri umani è l'accrescimento personale, non l'equa redistribuzione delle risorse.
Anche coloro che protestano ed invocano eguaglianza, di solito lo fanno a proprio vantaggio (chi spera di guadagnare da una redistribuzione), e/o non intendono raggiungerla a proprie spese (chi invoca una redistribuzione a spese altrui). Praticamente nessuno - tranne San Francesco e pochi altri - decide di rinunciare a quello che ha per donarlo a chi sta peggio. Quindi la maggioranza di quelli che sostengono pubblicamente l'eguaglianza, è in realtà ipocrita; altrimenti rinuncerebbero al superfluo per sé, per trasformarlo in assistenza ai più bisognosi. Ma quanti ne avete visti fare così?
Naturalmente anche questo ha le sue eccezioni: molte persone sono generose, e non pochi donano in beneficenza. Ma comunque in misura limitata.

Gerarchia, non eguaglianza

La dimostrazione che l'eguaglianza è per molti versi "innaturale", ovvero va contro i nostri istinti profondi, è la "gerarchia di disponibilità" che guida i comportamenti di tutti. Ovvero, siamo generosi e disponibili a condividere i frutti della nostra ambizione con chi sta in alto nella gerarchia, e sempre meno scendendo:
  1. Al primo posto mettiamo i figli - e per alcuni il coniuge - che vengono prima di tutti e per cui daremmo tutto, persino la nostra vita.
  2. Dopo vengono i parenti stretti, come genitori, fratelli e sorelle.
  3. Poi la parentela più allargata per alcuni, oppure gli amici speciali per altri.
  4. Poi amici comuni, colleghi, compagni di attività o interessi.
  5. Poi i nostri concittadini, o coloro che fanno parte della nostra cerchia.
  6. Poi i nostri connazionali, o quelli che sentiamo simili a noi.
  7. Dopo di che arrivano tutti gli altri - a cui solitamente dedichiamo ben poco tempo, attenzione o risorse.
(ovviamente ci possono essere eccezioni: persone che detestano il coniuge, odiano i genitori o provano antipatia verso il proprio Paese; ma i più rientrano nello schema appena esposto)

Se quanto elencato è profondamente radicato in noi, come potrebbe realizzarsi una totale eguaglianza? Anche quelli che a parole la sostengono, anteporrebbero i figli a tutti gli altri, o un familiare a degli sconosciuti. Infatti esistono leggi contro il nepotismo proprio perché è un istinto universale (altrimenti a che scopo averle?).

L'eguaglianza forzata non funziona mai

Un'altra dimostrazione di quanto l'eguaglianza ci risulti "innaturale", sono le società dove è stata imposta dall'alto (tipicamente Paesi comunisti come Russia, Cina e Cuba). Tutti questi casi sono stati fallimentari, portando povertà diffusa (*), governi totalitari e forti disuguaglianze (oltre a milioni di morti per repressioni o carestie): il popolo è rimasto povero (nonché oppresso), mentre pochi "compagni" in alto hanno accentrato potere e ricchezze.
Paradossalmente, un sistema basato sull'idea di eguaglianza ha prodotto una disuguaglianza ben peggiore del sistema che voleva sostituire, cioè il capitalismo (nel quale la disuguaglianza è più distribuita).
(*) La crescita economica della Cina è avvenuta solo con le riforme promosse da Deng Xiaoping negli anni '80, che hanno permesso lo sviluppo di un'economia privata sostanzialmente capitalista. Il PIL della Russia è simile a quello dell'Italia, pur avendo oltre il doppio della popolazione, un territorio oltre 50 volte più grande, e vaste quantità di risorse naturali. L'89% delle famiglie Cubane vive in estrema povertà.

Sulle conseguenze di un sistema politico basato sull'eguaglianza, si veda il celebre romanzo "La fattoria degli animali" di George Orwell. Sugli effetti nefasti di un'eguaglianza forzata, si veda l'efficace racconto breve "Harrison Bergeron" di Kurt Vonnegut.

Equità fino a un certo punto

Naturalmente una certa equità è importante per una specie sociale come la nostra. Per questo cercheremo sempre di perseguirla. Ma per le ragioni che ho illustrato, una totale eguaglianza resterà un'utopia. Non per colpa di "cattivoni" o "poteri forti" - come molti amano credere - ma perché tutti vogliamo avere sempre di più per noi stessi, o per chi ci sta vicino.

Perché questa ambizione è così parte di noi

Se questa ambizione presenta aspetti negativi così evidenti, ci si potrebbe chiedere, come mai è rimasta così presente in noi? Credo che la spiegazione sia semplicemente perché fornisce un vantaggio evolutivo: le creature più ambiziose tendono a prevalere sulle altre, ad ottenere di più, a vincere i conflitti ed eliminare gli ostacoli... quindi sono quelle che maggiormente sopravvivono e si riproducono. Per cui questo tratto si è mantenuto ed è cresciuto nei millenni, in quanto "vincente".

Lo stesso vale per l'aggressività: nonostante i suoi lati negativi, le creature (o le specie) aggressive hanno prevalso su quelle più pacifiche. Per cui le prime hanno prosperato, mentre le seconde si sono assoggettate o estinte. E' il darwinismo in azione.

Limitare l'ambizione?

Date le conseguenze, qualcuno potrebbe auspicare che la società limiti questa ambizione. Ma essendo un impulso naturale e innato, questo controllo verrebbe vissuto come una pesante limitazione della libertà personale. In effetti assomiglierebbe ad un "incubo socialista" (come menzionato prima) che finisce con lo schiacciare gli individui.

Ambiziosi, ma non troppo

Con tutto questo, non intendo dire che l'ambizione umana sia l'unica causa dei nostri problemi; il male e la sofferenza hanno spiegazioni molteplici. Però credo di aver dimostrato che buona parte dei nostri problemi vi sono collegati.
Trovo quindi auspicabile diventare consapevoli di questo impulso, e magari imparare ad arginarlo. Non solo per evitare di danneggiare gli altri, ma prima di tutto perché l'ambizione illimitata ci impedisce di godere di quello che abbiamo:
  • Se ho già un tesoro ma non me lo godo, è come se non l'avessi; è come se fossi povero.
  • Se non so assaporare il presente e inseguo sempre un futuro migliore, non proverò mai soddisfazione; correrò la corsa del topo.

La felicità esiste solo assaporando il momento presente, nel qui-ed-ora. Finché mi affanno ad inseguirla, resterà fuori dalla mia portata.
L'ambizione dovrebbe essere al nostro servizio; evitiamo di diventare suoi schiavi.

"L'ambizione, tra tutti i vizi umani, è quella che assomiglia maggiormente a una virtù."
(Sallustio)

"Senza ambizione non si inizia nulla. Senza impegno non si finisce nulla. Il premio non ti verrà regalato. Devi conquistarlo."
(Ralph Waldo Emerson)

"Niente risveglia l'ambizione quanto lo squillo di tromba della fama altrui."
(Baltasar Graciàn)


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Perché siamo spesso insoddisfatti o frustrati?

Perché è così raro sentirci felici o appagati?

Perché così tante persone si lamentano?


Secondo me, l'essere umano moderno (inteso quello occidentale, perché in altre parti del mondo può essere ben diverso) ha a disposizione una grande abbondanza, ma non se ne rende conto e quindi non sa apprezzarla. La maggior parte di noi ha a disposizione (a volte anche gratuitamente):
  • Acqua corrente potabile
  • Cibo a portata di mano (nei negozi e nella propria dispensa)
  • Riscaldamento quando fa freddo
  • Energia elettrica e illuminazione
  • Impianti sanitari e fognature
  • Mezzi di trasporto rapidi e comodi, individuali o pubblici
  • Ampia sicurezza (niente predatori, banditi o pirati)
  • Medicine e assistenza sanitaria
  • Possibilità di comunicare col mondo intero
  • Cultura e informazione su qualsiasi argomento
  • Musica di qualsiasi genere sempre disponibile
  • Intrattenimento a profusione

Stiamo meglio di un Re

In pratica, l'uomo medio moderno vive in modo più abbondante e confortevole di un monarca di qualche secolo fa - per non parlare dell'uomo comune di qualche secolo fa (o di tanti asiatici e africani odierni), che non aveva nulla di quanto elencato sopra. Siamo circondati da tanti piccoli piaceri e comfort, ma li diamo per scontati o non ci facciamo caso. Proviamo a pensare di vivere senza una sola delle risorse elencate sopra... e ci rendiamo subito conto di quanto la nostra vita diverrebbe più povera, scomoda o angosciante.
Quindi la maggior parte di noi occidentali vive immersa in un'abbondanza mai vista prima nella storia dell'umanità... eppure non ce ne accorgiamo e ci sentiamo spesso insoddisfatti e infelici. Io trovo questo un grandissimo spreco. Spesso siamo come una persona che ha a disposizione un enorme supermercato... ma si lamenta perché gli manca il caviale!

Dal negativo al positivo

L'errore che sovente compiamo è di concentrarci sul negativo, sulle mancanze o su quello che non funziona, invece di concentrarci sul positivo, notando l'abbondanza intorno a noi ed assaporandola appieno. Finché una persona si concentra sul negativo, si sentirà sempre frustrata, insoddisfatta e carente, a prescindere dalle condizioni oggettive (come nell'esempio del supermercato).

La gratitudine fa vivere meglio

Una delle chiavi più potenti e semplici per vivere meglio è la gratitudine: la capacità di riconoscere e apprezzare quanto abbiamo di positivo nella nostra vita, e di sentirci fortunati ad averlo, invece di darlo per scontato. Chi manca di gratitudine si sentirà sempre misero - in tutti i sensi.

Il vittimista si lamenta sempre

Un atteggiamento opposto alla gratitudine è quello di chi "fa la vittima". Ovvero chi si lamenta in continuazione, non si assume la responsabilità di sé e ha la pretesa che sia il mondo a renderlo felice:
Chi si comporta in tal modo dimostra una mentalità "infantile", ovvero da bambino incapace di occuparsi di sé, che si aspetta siano gli altri a risolvergli i problemi. Costui ha bisogno di diventare "genitore di se stesso": cioè imparare a prendersi cura di sé e dei propri bisogni - che è una capacità fondamentale dell'essere adulto.

La vita non è fatta per renderci felici

Infine, uno dei motivi fondamentali per cui soffriamo, è che questo è parte naturale e inevitabile dell'esistenza: il mondo non è creato per renderci felici - e il nostro errore è di aspettarci che lo faccia. Una volta che accettiamo la sofferenza come inevitabile (almeno a volte, come insegna il Buddismo), e non vediamo la felicità come un diritto, diventa più facile coltivare la gratitudine e godere delle opportunità positive che la vita ci offre.


Questo post fa parte di una serie di risposte brevi a domande frequenti sull'amore, le relazioni e la vita (clicca sul link per leggere l'elenco di tutte le domande e risposte).


"L'uomo è infelice perché incontentabile."
(Giacomo Leopardi)

"L'ottimista vede opportunità in ogni difficoltà, il pessimista vede difficoltà in ogni opportunità."
(Winston Churchill)

"La gratitudine è il paradiso."
(William Blake)


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Pensare in positivo ti migliora la vita

Uno dei fattori che più limitano la nostra felicità è il trascurare (o dare per scontati) tutti gli elementi positivi nella nostra vita: non ci facciamo caso o ce ne dimentichiamo, e così non li apprezziamo. Invece molto spesso ci concentriamo sugli eventi negativi oppure su quello che ci manca.
Se ascoltiamo le lamentele delle persone intorno a noi, possiamo notare come quasi sempre si focalizzino su quello che non funziona o che non c'è, ma raramente si rammentano di quello che hanno o che funziona (sia per quanto riguarda la loro vita personale, sia per quanto riguarda il mondo in generale). Infatti molti si lamentano che "Il mondo va sempre peggio", mentre in realtà il mondo continua a migliorare - ma essendo concentrati sugli aspetti negativi, loro non se ne rendono conto.

Gli effetti di pensare in negativo o in positivo

Per quanto pensare "in negativo" ci venga istintivo, è però controproducente per il nostro benessere. Infatti avere la mente occupata da pensieri negativi:
  • peggiora l'umore;
  • ci rende insoddisfatti, lamentosi e sfiduciati (quindi anche più sgradevoli alle altre persone);
  • aumenta il livello di ansia e tensione;
  • indebolisce il sistema immunitario, diminuisce l'energia fisica e psichica, ci predispone ad ammalarci;
  • ci rende pessimisti, e quindi meno inclini ad agire, osare, impegnarci e creare.

Al contrario, concentrarci sugli eventi positivi e su pensieri piacevoli porta diversi benefici:
  • migliora l'umore;
  • ci sentiamo più soddisfatti, sereni, in pace;
  • la salute e il livello di energia migliorano;
  • siamo più fiduciosi verso noi stessi e la vita, quindi tendiamo ad agire, prendere iniziative, buttarci e fare quello che desideriamo.

“Avere la mente occupata
da pensieri negativi
ci rende insoddisfatti, lamentosi e sfiduciati”

Ecologia della mente

Si può pensare a questo equilibrio tra pensieri negativi o positivi come ad una ecologia della mente: proprio come viviamo meglio se l'aria e l'acqua che assorbiamo sono privi di elementi tossici, così la nostra mente mantiene uno stato efficace e funziona meglio se il livello di pensieri negativi è basso.

E se nella mia vita manca il positivo?

Alcuni potrebbero pensare di avere nella propria vita pochi elementi positivi a cui porre attenzione... Ma io scommetto che la maggior parte di voi è invece più "fortunata" di quanto pensa, e che le loro vite sono piene di cose preziose e piacevoli - a cui però non fanno caso.
Per scoprire tutto quello che di buono ci circonda, è necessario smettere di dare tutto per scontato, e concentrare la nostra attenzione su ogni cosa utile, piacevole o positiva che abbiamo a disposizione. In breve tempo ci renderemo conto di avere un'infinità di motivi per essere grati.

La lista della gratitudine

Un modo semplice per apprezzare tutti questi elementi positivi nella propria vita, è compilare una lista con ogni cosa buona ed utile che abbiamo: a questo argomento ho dedicato il post "La tua vita è migliore di quanto credi - La lista della gratitudine".

Specialmente quando le cose mi vanno male o mi sento scoraggiato, notare tutti questi elementi utili, benefici e preziosi mi aiuta a riconoscere che la mia vita va meglio di come sembra. E' dimostrato che provare gratitudine migliora la qualità della vita: come scrivo nella serie di post dedicati a diventare più felici, la gratitudine è la scorciatoia per la felicità.

I pensieri sono molto concreti

I pensieri possono sembrare cose astratte, poca cosa rispetto ai fatti. Ma invece essi influenzano moltissimo come viviamo, anche più dei fatti stessi. Pensiamo per esempio a due diverse abitazioni:
  • Paolo possiede un appartamentino di 60 mq, che ha scelto e sistemato con cura, di cui apprezza ogni giorno il comfort e il calore.
  • Nicola invece ha una casa di 200 mq, lussuosa e arredata finemente, ma pensa continuamente che vorrebbe una villa a Montecarlo, come hanno alcuni suoi conoscenti.
A livello di fatti appare ovvio che Nicola sta meglio di Paolo. Ma il modo in cui pensano fa sì che Paolo sia soddisfatto e in pace, mentre Nicola sia frustrato e non si goda quello che ha. Quindi, la felicità di queste persone viene determinata molto più dai loro pensieri che dai fatti concreti.

“I pensieri influenzano
come viviamo
anche più dei fatti stessi”

Perché tendiamo a notare il negativo e ignorare il positivo

Ma se "pensare in positivo" è così benefico, come mai tendiamo a non farlo? Per diverse ragioni.

La mente privilegia il negativo

La prima ragione è che la mente umana tende istintivamente a dare più importanza agli eventi negativi che a quelli positivi:
  • Le notizie negative attirano maggiormente la nostra attenzione (ed è per quello che i media, per aumentare l'audience, puntano ad evidenziare gli eventi drammatici).
  • Non facciamo caso al semaforo verde o alla coda veloce, ma siamo subito infastiditi dal semaforo rosso o dalla coda lenta.
  • La perdita oppure la vincita di 100 euro non ci toccano allo stesso modo: perderli ci procura decisamente più sofferenza del piacere di riceverli.
Questa diversità di reazione ha una spiegazione evoluzionistica: reagire immediatamente ad ogni possibile pericolo è utile per sopravvivere (o almeno lo era quando vivevamo in uno stato selvaggio), mentre godere dei piaceri ha una minore priorità.

Questa maggiore importanza che diamo istintivamente al negativo ci porta a vedere la realtà (sia sul piano personale che collettivo) peggio di come realmente sia. Infatti a molti sembra che la povertà o i crimini aumentino, mentre in generale essi sono diminuiti negli ultimi decenni.
Anche il "peso" dei pensieri negativi nella nostra mente è maggiore: alcuni hanno calcolato che per controbilanciare l'effetto di un pensiero negativo, ne occorrono almeno tre positivi.

Essere negativi ci viene insegnato

Un altro motivo per cui ci concentriamo sul negativo è per via dell'educazione. A molti viene insegnato che bisogna essere seri, preoccupati, che è giusto star male per i problemi del mondo, altrimenti siamo persone superficiali.
Altre volte lo facciamo per imitazione, perché lo fanno le persone intorno a noi, e temiamo che fare diversamente ci attirerebbe sospetto e disapprovazione. Se qualcuno è sempre lieto e di buon umore, molti lo giudicano male: quante volte abbiamo sentito dire "Cosa c'è da ridere?!?" o "Il riso abbonda sulla bocca degli stolti".

La positività è una scelta cosciente

Quindi è necessario uno sforzo intenzionale, consapevole, per guidare la propria mente verso il positivo e distoglierla dal negativo - e così elevare il proprio stato d'animo e visione della vita. Nonché per apprezzare quello che siamo ed abbiamo.
Come una barca lasciata a se stessa va alla deriva, così la mente non disciplinata tende verso i pensieri negativi.

“La mente umana tende
a dare più importanza
agli eventi negativi”

Il negativo esiste, ma fissarlo non ci aiuta

Alcuni diranno "Ma gli eventi negativi esistono, il male esiste!". Certamente sì (anche se "bene" o "male" sono concetti relativi). Però concentrarsi su di essi non produce alcun beneficio, anzi: preoccuparsi non ha mai risolto nulla (semmai quel che serve è impegnarsi per migliorare, che è ben diverso dal pensare o lamentarsi). L'errore di molte persone è credere che il semplice preoccuparsi o lamentarsi produca risultati: purtroppo non è affatto così.

Concentrarsi sulle ingiustizie non serve

Si può pensare che sia legittimo lamentarsi per eventi ingiusti o che dovrebbero essere migliori. Forse, ma è comunque controproducente. Perché si rischia di cadere nella trappola del "Sarò felice quando...", rimandando lo stare bene e l'apprezzamento al futuro: e siccome è un futuro utopico (la perfezione non è di questo mondo, e la vita non è fatta per renderci felici), non ci si arriva mai.

Incolpare i genitori non serve

Molte persone si lamentano delle proprie esperienze infantili, e/o accusano i genitori perché non li hanno amati abbastanza o nel modo giusto, provocando loro tutta una serie di problemi. A questo proposito, qualcuno ha osservato che se i genitori si sono presi cura dei figli, li hanno nutriti e protetti - invece di "buttarli nel cassonetto" - gli è già andata bene; l'osservazione è chiaramente provocatoria, ma sottolinea come spesso ignoriamo quello che ci è andato bene, per concentrarci su quello che abbiamo vissuto come affronto o ingiustizia.

La vita è come un prato di campagna

Possiamo vedere la vita come fosse un prato di campagna: in esso ci sarà abbondanza sia di fiori che di sterco lasciato dagli animali che vi pascolano. Sta a ciascuno scegliere se concentrarsi sui fiori oppure sullo sterco. Allo stesso modo, la vita di ognuno presenta aspetti positivi e negativi, e il modo in cui ci sentiamo dipende in buona parte se poniamo la nostra attenzione sui "fiori" o sullo "sterco".
Concentrarsi sui fiori non vuol dire far finta che lo sterco non esista; sappiamo benissimo che c'è, ma scegliamo di non farci troppo caso (a meno che ci sia utile) e di godere invece di tutti quei fiori.

Essere positivi non significa ignorare il negativo

Sottolineo che "pensare in positivo" non significa negare la realtà (ignorando gli eventi negativi) o rinunciare a migliorarla. Significa invece dare ampio spazio agli eventi positivi, per apprezzarli e riconoscere quanto siamo "fortunati "; ma questo non esclude il considerare gli eventi negativi, quando sia necessario o utile, e cercare di migliorarli o eliminarli.

Il problema è che di solito ci concentriamo sul negativo solo per lamentarci o attribuire colpe, senza però produrre alcun risultato. Questo tipo di atteggiamento vittimistico può farci sentire temporaneamente meglio, ma in realtà non ci porta alcun vantaggio (se non un breve sollievo).

“Ci concentriamo sul negativo
solo per lamentarci o attribuire colpe,
non per cambiare”

Non c'è nessun "segreto"

Quando parlo di "pensare in positivo", non parlo dell'eliminare completamente i pensieri negativi dalla mente (oltre che impossibile, sarebbe pure pericoloso).
Né sostengo quella visione ingenua e un po' infantile (chiamata anche "legge di attrazione") per cui basterebbero i pensieri positivi per creare tutto quello che vogliamo (resa famosa da libri come "The Secret - Il Segreto", pagina Wikipedia, e da vari "guru" più o meno truffaldini).
Pensare in positivo (ed essere ottimisti) sicuramente aiuta nel realizzare i propri desideri, ma di certo non basta: per riuscire occorrono anche tempo, impegno, capacità, studio, perseveranza... ed anche un po' di fortuna. Niente si crea dal nulla.

Ignorare il negativo, apprezzare il positivo

Riassumendo, lamentarci del negativo ci viene naturale, apprezzare il positivo molto meno; però il primo atteggiamento peggiora la nostra vita, mentre il secondo la migliora. Vale quindi la pena impegnarsi per tenere i pensieri negativi ai margini della nostra mente (o farlo solo quando vogliamo e possiamo cambiare una situazione), e invece notare e apprezzare tutti i "doni" che arricchiscono la nostra vita.

"La gente si preoccupa troppo delle cose negative, di ciò che non va...
Perché non provare a vedere le cose positive e, con un semplice tocco, a farle fiorire?"

(Thich Nhat Hanh)

"Per attrarre ancora di più le benedizioni che la vita ha da offrire, devi sinceramente apprezzare quelle che già hai."
(Ralph Marston)

"Per quanto ci sia di cui lamentarsi, c'è assai di più di cui essere grati."
(Larry O'Connor)


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La tua vita è migliore di quanto credi [Lista della gratitudine]

Uno dei fattori che più limitano la nostra felicità è il trascurare (o dare per scontati) tutti gli elementi positivi nella nostra vita: non ci facciamo caso o ce ne dimentichiamo, e così non li apprezziamo. Invece molto spesso ci concentriamo sugli eventi negativi oppure su quello che ci manca.
Per quanto pensare "in negativo" ci venga istintivo, è però controproducente per il nostro benessere. Al contrario, concentrarci sugli eventi positivi e su pensieri piacevoli porta diversi benefici. Per approfondire gli effetti di queste due modalità, vedi il post "Pensare in positivo ti migliora la vita".

E se nella mia vita manca il positivo?

Alcuni potrebbero pensare di avere nella propria vita pochi elementi positivi a cui porre attenzione... Ma io scommetto che la maggior parte di voi è invece più "fortunata" di quanto pensa, e che le loro vite sono piene di cose preziose e piacevoli - a cui però non fanno caso.
Per scoprire tutto quello che di buono ci circonda, è necessario smettere di dare tutto per scontato, e concentrare la nostra attenzione su ogni cosa utile, piacevole o positiva che abbiamo a disposizione. In breve tempo ci renderemo conto di avere un'infinità di motivi per essere grati.

“La maggior parte di voi
è probabilmente più 'fortunata' di quanto pensa”


La lista della gratitudine

Un modo semplice per apprezzare tutti questi elementi positivi nella propria vita, è compilare quella che chiamo la "Lista della gratitudine" (in inglese il concetto viene chiamato "Count your blessings" - "Elenca le tue benedizioni").
Compilare questo lista può essere utile specialmente quando ci sentiamo abbattuti e sfiduciati, quando ci sembra che la vita ci tratti male, o che il mondo ce l'abbia con noi.

Prendiamoci un po' di tempo e scriviamo su un foglio tutto ciò che abbiamo nella nostra vita e contribuisce a farci stare bene, e che ci mancherebbe se non fosse presente. Poiché la tendenza a dare questi elementi per scontati è molto forte, qui sotto riporto un elenco di esempio:

Il fisico

  • Sono vivo.
  • Sono in salute (anche solo in parte).
  • Ho tutti e quattro gli arti funzionanti:
    braccia e mani per lavorare, abbracciare, creare e difendermi;
    gambe e piedi per camminare, saltare, correre e danzare.
  • I miei cinque sensi funzionano: posso vedere e scoprire, ascoltare parole e musica, assaporare cibi deliziosi, annusare i fiori, toccare le persone che amo.

La mente

  • Ho intelligenza: posso comprendere il mondo, elaborare idee e progetti, e imparare tutto quello che mi interessa.
  • Ho conoscenze utili: so leggere e scrivere, far di conto, so fare varie cose che io ed altri apprezzano.
  • So comunicare: posso capire gli altri e farmi capire, posso collaborare, e chiedere aiuto quando mi serve.

La casa

  • Ho una casa che mi ripara da freddo e caldo, pioggia e vento (anche se vivo in affitto).
  • Ho il riscaldamento, l'acqua corrente per bere e lavarmi, i servizi igienici, l'energia elettrica per la luce e numerosi apparecchi.
  • Ho un frigo e una dispensa con abbondante cibo.
  • Ho il telefono, computer e Internet per comunicare col resto del mondo.
  • Ho radio e TV che possono divertirmi e informarmi.
  • Ho abbondanza di abiti e calzature per tutte le stagioni.
  • Ho un letto comodo e accogliente.

Paese e ambiente

  • Vivo in un Paese senza guerre, circondato da altri Paesi che non muovono guerra al mio.
  • Vivo in una nazione democratica, senza dittatura, polizie segrete e torture.
  • Ho a disposizione una serie di servizi (gratuiti o a costi accessibili), come istruzione pubblica, assistenza sanitaria, trasporti pubblici, forze dell'ordine.

Varie

  • Ho a disposizione libertà, opportunità e scelte pressoché infinite (in misura che in passato sarebbe stata impensabile).
  • Ho a disposizione tutta la conoscenza e la cultura umana (in gran parte gratuitamente).
  • Posso ascoltare in ogni momento tutta la musica che mi piace.
  • Ho nella mia vita persone che mi vogliono bene (e probabilmente anche tu, in qualche modo: che siano partner, amici, genitori).
  • Ho un'automobile che può portarmi dove voglio, e una bicicletta per spostarmi a costo zero.


Sembra poco, ma se non ci fosse...

Se quanto elencato sopra ti sembra banale o poco significativo, prova a considerare ogni elemento e immagina come vivresti senza di esso:
  • Senza l'acqua corrente: fare chilometri per attingere l'acqua da un pozzo, lavarsi in una tinozza.
  • Senza servizi igienici: costretto a fare i propri bisogni in una latrina in cortile, magari con la pioggia o il gelo.
  • Senza energia elettrica: al buio, al freddo, senza elettrodomestici, TV, computer.
  • Senza la salute o l'assistenza sanitaria: dolorante, infermo, dipendente dagli altri, magari in fin di vita.

“Prova a considerare come vivresti
senza acqua corrente”

Per migliaia di anni, per buona parte della civiltà umana, ogni persona:
  • Poteva essere coinvolta in una guerra in qualsiasi momento
  • Era alla mercé di banditi e malfattori
  • Era soggetta a piaghe ricorrenti quali carestie ed epidemie
  • Se si ammalava poteva contare solo sui metodi rozzi di cerusici o stregoni
  • Doveva vivere secondo i dettami della Chiesa e dei nobili...
Il fatto che oggi tutto questo non sia più così (almeno per chi vive in un Paese occidentale come il nostro), mi sembra un balzo epocale e di cui essere grati ogni giorno. Il cittadino medio odierno ha più possibilità, ed uno stile di vita più ricco e confortevole, di un re del passato.

Alimentare la gratitudine

Specialmente quando le cose mi vanno male o mi sento scoraggiato, notare tutti questi elementi utili, benefici e preziosi mi aiuta a riconoscere che la mia vita va meglio di come sembra. Mi incoraggia, mi ridà fiducia, mi fa sentire più "fortunato" e privilegiato (in particolar modo rispetto ai miliardi di persone più svantaggiate di me).
E' dimostrato che provare gratitudine migliora la qualità della vita: come scrivo nella serie di post dedicati a diventare più felici, la gratitudine è la scorciatoia per la felicità.

I pensieri sono molto concreti

I pensieri possono sembrare cose astratte, poca cosa rispetto ai fatti. Ma invece essi influenzano moltissimo come viviamo, anche più dei fatti stessi. Pensiamo per esempio a due diverse abitazioni:
  • Paolo possiede un appartamentino di 60 mq, che ha scelto e sistemato con cura, di cui apprezza ogni giorno il comfort e il calore.
  • Nicola invece ha una casa di 200 mq, lussuosa e arredata finemente, ma pensa continuamente che vorrebbe una villa a Montecarlo, come hanno alcuni suoi conoscenti.
A livello di fatti appare ovvio che Nicola sta meglio di Paolo. Ma il modo in cui pensano fa sì che Paolo sia soddisfatto e in pace, mentre Nicola sia frustrato e non si goda quello che ha. Quindi, la felicità di queste persone viene determinata molto più dai loro pensieri che dai fatti concreti.

Notiamo il negativo e ignoriamo il positivo

Ma se "pensare in positivo" è così benefico, come mai tendiamo a non farlo? Alcune ragioni principali sono:
  • La mente umana tende istintivamente a dare più importanza agli eventi negativi che a quelli positivi.
  • Essere negativi ci viene insegnato.
  • A volte lo facciamo per imitazione.

Quindi è necessario uno sforzo intenzionale, consapevole, per guidare la propria mente verso il positivo e distoglierla dal negativo - e così elevare il proprio stato d'animo e visione della vita. Nonché per apprezzare quello che siamo ed abbiamo.

La lista della proprie qualità

In modo simile alla "Lista della gratitudine", si può anche fare una "Lista delle qualità" in cui elencare tutte le proprie qualità e capacità (anche quelle che ci sembrano ovvie, comuni o poco importanti). Invece di lamentarci, sentirci in colpa o "sbagliati" per quello che non sappiamo (ancora) fare o essere, possiamo portare l'attenzione su tutto quello che siamo o sappiamo fare. Questo ci aiuterà a sentirci meglio ed aumentare la considerazione di noi stessi.

Lamentarsi è facile, apprezzare no

Riassumendo, lamentarci per quello che ci manca o che va male ci viene naturale, apprezzare quello che abbiamo di positivo molto meno; però il primo atteggiamento peggiora la nostra vita, mentre il secondo la migliora. Vale quindi la pena impegnarsi per non dedicare attenzione agli elementi negativi (o farlo solo quando vogliamo e possiamo cambiare una situazione), e invece notare e apprezzare tutti i "doni" che arricchiscono la nostra vita.

Per approfondire gli effetti del pensare in negativo o in positivo, vedi il post "Pensare in positivo ti migliora la vita".


"Per quanto ci sia di cui lamentarsi, c'è assai di più di cui essere grati."
(Larry O'Connor)

"Il segreto della felicità consiste nel contare le tue benedizioni, mentre gli altri continuano a sommare problema su problema."
(William Penn)

"La gratitudine è il paradiso."
(William Blake)


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Nessuno può avere tutto, fare tutto, essere tutto (le rinunce sono parte della vita)

Il dolore della rinuncia

Rinunciare a un desiderio è per tutti fonte di sofferenza. Esiste in noi un meccanismo istintivo molto potente, che ci spinge a volere sempre di più, a soddisfare un desiderio anche quando si tratti di cose minime, od anche se provoca serie conseguenze negative:
  • pensiamo alla persona in sovrappeso che non rinuncia ai cibi calorici;
  • al diabetico che non rinuncia ai dolci;
  • al fumatore che non smette pur avendo problemi respiratori:
  • alla persona sposata che tradisce il coniuge, rischiando di distruggere il matrimonio...
In molti casi la difficoltà non nasce dall'importanza della cosa desiderata (che spesso è un'inezia), ma proprio dalla sofferenza provocata dal rinunciare: è per evitare quest'ultima che tendiamo ad assecondare il desiderio. Viviamo la rinuncia come una "perdita" dolorosa da evitare a tutti i costi, e non di rado proviamo un'avversione esagerata (e persino rancorosa) verso ciò che ci induce alla rinuncia:
  • La limitata disponibilità economica
  • La bilancia che ci indica la necessità di dimagrire
  • Un amico che ci sconsiglia un acquisto d'impulso
Il fatto che viviamo questi stimoli alla rinuncia come un affronto personale, o come una grave ingiustizia, dimostra come l'avversione alla rinuncia sia un meccanismo fortemente emotivo, e ben poco razionale: rinunciare alle patatine fritte o al centesimo paio di scarpe non ci cambia di sicuro la vita... eppure spesso reagiamo come se così facesse.

La paura di perdersi qualcosa (FOMO)

Un aspetto recente di questa avversione alla rinuncia, è il fenomeno chiamato "Fear of Missing Out" (FOMO), ovvero "Paura di perdersi qualcosa" (occasione, evento od opportunità). Fenomeno stimolato dalla diffusione pervasiva degli smartphone, che tramite i social network ci ricordano continuamente come altri godano di esperienze od oggetti fuori dalla nostra portata.
Una persona razionale riconosce come sia semplicemente impossibile avere tutto quello che altri hanno, o incontrare tutte le persone che altri frequentano, o visitare tutti i luoghi che altri vedono. Ma la continua esposizione, tramite Internet, a vite altrui che ci appaiono più ricche e appaganti della nostra, provoca negli individui più deboli, ansiosi o insicuri la costante angoscia di rinunciare a qualcosa che vorrebbero vivere.

“Rinunciare alle patatine
o al centesimo paio di scarpe
non ci cambia di sicuro la vita...
eppure spesso reagiamo come se così fosse”

Capire che la rinuncia è parte della vita

Anch'io, come tutti, pativo questa difficoltà a rinunciare, finché anni fa realizzai che non è mai possibile avere tutto quel che si vuole, per nessuno. Attraversavo un periodo di scarsità economica, quindi soffrivo per tutto ciò che non potevo comprare. Ma a un certo punto mi resi conto che, anche se avessi guadagnato dieci volte tanto, ci sarebbero sempre stati acquisti fuori portata. Mi guardai intorno, e mi accorsi che a tutti succede di rinunciare a qualcosa, per limiti personali o universali.

Se io fossi abbastanza...

Spesso ci culliamo nell'illusione che se fossimo "abbastanza qualcosa" (ricchi, belli, potenti...), allora potremmo avere tutto quel che desideriamo. Ma è ingannevole, perché anche in quei casi esistono sempre dei limiti:
  • Anche la persona più ricca al mondo vorrà qualcosa che il denaro non può comprare (essere amato, la saggezza, l'immortalità).
  • Anche la donna più affascinante verrà respinta da qualcuno che ha gusti differenti.
  • Anche l'uomo più potente avrà ambizioni oltre la sua portata, o semplicemente impossibili.

Siamo piccoli e limitati

Pensateci: se qualcuno volesse esplorare stelle lontane, portare la pace nel mondo, eliminare la sofferenza umana, o anche solo riportare in vita una persona cara defunta... non potrebbe farlo, anche se si impegnasse con tutte le forze, anche se fosse la persona migliore del mondo. Noi umani siamo piccoli e limitati, e questa è una delle cause per cui spesso le rinunce sono inevitabili: non c'è mai abbastanza tempo, soldi o potere per fare tutto quello che vorremmo.

Le conseguenze della scelta

A tutto questo si aggiunge l'inevitabilità della scelta: in ogni momento noi ci troviamo a compiere delle scelte, e per ogni opzione che scegliamo ne escludiamo altre. Per ogni carriera, partner, vacanza, casa, auto o direzione che scelgo, mi trovo necessariamente a rinunciare ad altre possibilità. E se sono fra quelle persone che cercano di fare più cose contemporaneamente, quasi sicuramente mi ritroverò a farle in modo mediocre. La ricerca dell'eccellenza in un campo, infatti, richiede di concentrare le proprie risorse su quell'area a discapito di altre (almeno per un certo periodo).

Scegliere: da vittima a protagonista

Alcuni patiscono la necessità di scegliere, perché non vorrebbero rinunciare alle alternative. Vedono la scelta come una rinuncia, e questo li porta a vivere in un continuo stato di conflitto, perché scegliere è inevitabile: anche non scegliere è una forma di scelta.
Una prospettiva più creativa è quella di vedere la rinuncia come una scelta: allora posso vedere ogni rinuncia non come una perdita, ma come una scelta (consapevole e ponderata) verso la soluzione che ritengo migliore in quel momento. Con questa prospettiva:
  • Non rinuncio a dormire e vado a lavorare ogni mattina perché sono obbligato, ma perché lo scelgo per i benefici che mi porta.
  • Non rinuncio ad un'avventura galante per vergogna o per paura di essere scoperto, ma perché scelgo di valorizzare la mia relazione.
  • Non rinuncio ad un piacere momentaneo perché non ho abbastanza denaro, ma perché scelgo di impiegare quei soldi verso un obiettivo più importante.
In tutti questi casi le condizioni possono essere viste come limitanti, ma se adotto la prospettiva di scelta consapevole, mi sento protagonista e timoniere della mia vita (invece che vittima impotente delle condizioni).

“Se adotto la scelta consapevole,
mi sento protagonista
e timoniere della mia vita”

Scegliere le priorità

L'inevitabilità della scelta comporta che, per ottimizzare la soddisfazione nella propria vita, è essenziale stabilire quali sono le nostre priorità: poiché non possiamo avere tutto, fare tutto, essere tutto (nessuno può), per raggiungere gli obiettivi che più ci stanno a cuore è necessario sceglierli consapevolmente, accantonare le alternative, e dedicarci ad essi con tutto il nostro impegno.

Molte vite vengono sprecate dedicandosi agli obiettivi più facili o immediati, trascurando o ignorando quelli davvero importanti, con la convinzione che ci sarà tempo più avanti. Ma il tempo scorre inesorabile, per tutti, e prima o poi arriva il giorno in cui ci si rende conto che si è vissuto in modo futile e superficiale - ma ormai è troppo tardi, e si rimane con il rimpianto per le occasioni perdute.
L'unico modo di evitare quel rimpianto, l'unico modo di costruire una vita appagante, è quello di scegliere le nostre priorità e dedicarsi ad esse. La scusa banale di chi disperde la propria vita è che "Non c'è abbastanza tempo", ma come disse il filosofo romano Seneca:
"Non è vero che abbiamo poco tempo: la verità è che ne sprechiamo molto."

“Nessuno può avere tutto,
fare tutto, essere tutto”

Mal comune...

Riassumendo, è importante rendersi conto di quanto le rinunce siano parte della vita stessa, non conseguenze della nostra debolezza o di un destino avverso: tutti ne sono soggetti, nessuno escluso. E se le rinunce sono in buona parte inevitabili, allora possiamo accettarle con maggiore serenità, come accettiamo il calare della notte o una giornata di pioggia; non sempre è quello che vorremmo, ma sapendo che tanto non possiamo evitarle, e che toccano tutti, non diamo loro più di tanto peso.

A questo proposito, è utile ricordare la Preghiera della serenità: essa ci ricorda che ci sono eventi che possiamo cambiare (e verso cui serve allora impegnarsi), ed eventi fuori dal nostro controllo (contro i quali è quindi vano lottare). Saper distinguere tra i due è prezioso per evitare di farci il sangue amaro inutilmente.

L'importanza della gratitudine

Infine, un buon metodo per diminuire la frustrazione causata dalle rinunce è quello di coltivare la gratitudine: ovvero porre la propria attenzione su quello che abbiamo e che di positivo esiste nella nostra vita (ed apprezzarlo appieno), piuttosto che sul quel che ci manca o che vorremmo. In questo modo si alimenta il senso di soddisfazione e abbondanza, invece che il senso di mancanza o di scarsità.

Spesso tendiamo a dare per scontato tutto quello che già abbiamo, e per questo la nostra vita ci appare "povera". Se è anche il vostro caso, provate a fare una lista (per iscritto) di tutti gli elementi positivi che avete a disposizione (materiali e immateriali); anche le cose "banali" come l'acqua corrente, il riscaldamento, la corrente elettrica, il letto, cibo nel frigo, per non parlare del vivere in un Paese democratico o dell'assistenza sanitaria.
Se provate a immaginare di vivere senza tutte quelle cose, credo vi renderete rapidamente conto cosa vuol dire davvero vivere una vita povera e piena di rinunce.


"La mancanza di qualcosa che si desidera è una parte indispensabile della felicità."
(Bertrand Russell)

"Se incontrerai qualcuno persuaso di sapere tutto, o di essere capace di fare tutto, non potrai sbagliare: costui è un imbecille."
(Confucio)


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Citazioni 7
Politica - Educazione - Denaro e lavoro - Animali

Ho sempre amato citazioni e aforismi: il loro potere di condensare la saggezza in poche parole, di illuminare la verità, di incoraggiare il cambiamento... per questo li raccolgo da molti anni. Non di rado ho tratto supporto e ispirazione da essi.
Come ha scritto Isaac Newton, "Se ho visto oltre è perché sono salito sulle spalle di giganti". L'intelligenza e l'acume (a volte anche in una singola frase) di chi è più "grande" di me, mi ha aiutato ad aprire la mente e diventare quello che sono. Abbiamo tutti da imparare.

Ho quindi pensato di raccogliere le citazioni più significative in alcuni post, suddivisi per argomenti:
  1. Amore e relazioni
  2. Matrimonio - Amicizia - Sessualità - Amore per se stessi, Autostima
  3. Felicità e infelicità - Dolore e sofferenza
  4. Psicologia, Esseri umani
  5. Vita, Esistenza, Morte
  6. Filosofia, Etica, Idee
  7. Politica - Educazione - Denaro e lavoro - Animali

Sezioni in questo post:

Politica e società


L'unica razza che conosco è quella umana.
(Albert Einstein)

Non si può prevenire e preparare una guerra allo stesso tempo.
(Albert Einstein)

Non vi è nulla di più distruttivo per il rispetto del governo e delle leggi che l'emanar leggi che non è possibile far rispettare.
(Albert Einstein)

Uno stomaco vuoto non è un buon consigliere politico.
(Albert Einstein)

Il fatto che gli uomini non imparino molto dalla storia è la lezione più importante che la storia ci insegna.
(Aldous Huxley)

Per un paese, avere grandi scrittori è come avere un altro governo. Questo è il motivo per il quale nessun governo ha mai amato i grandi scrittori, ma solo quelli minori.
(Aleksandr Solgenitsyn)

Confine: s.m. In geografia politica, linea immaginaria fra due nazioni, che separa i diritti immaginari dell'una dai diritti immaginari dell'altra.
(Ambrose Bierce)

Nessuno può provocare più dolore di un potente che pensa di aver avuto il potere direttamente da Dio.
(Bill Wilson)

Per questo ogni guerra è una guerra civile: ogni caduto somiglia a chi resta, e gliene chiede ragione.
(Cesare Pavese)

Le leggi inutili indeboliscono quelle necessarie.
(Charles Louis de Secondat)

O siamo capaci di sconfiggere le idee contrarie con la discussione, o dobbiamo lasciarle esprimere. Non è possibile sconfiggere le idee con la forza, perché questo blocca il libero sviluppo dell'intelligenza.
(Che Guevara)

La democrazia è il peggior sistema possibile, escluso tutti gli altri.
(Winston Churchill)

Si può indurre il popolo a seguire una causa, ma non a far sì che la capisca.
(Confucio)

Mai pensare che la guerra, anche se giustificata, non sia un crimine.
(Ernest Hemingway)

La vera libertà individuale non può esistere senza sicurezza economica ed indipendenza. La gente affamata e senza lavoro è la pasta di cui sono fatte le dittature.
(Franklin Delano Roosevelt)

Il segreto di un candidato politico è di sembrare stupido come chi lo ascolta, così che gli ascoltatori si sentano intelligenti come lui.
(Fred Barnes)

Quando lo stato ti insegna ad uccidere si fa chiamare patria.
(Friedrich Dürrenmatt)

La voce della maggioranza non è garanzia di giustizia.
(Friedrich W. Von Shelling)

Che cos'è mai il patriottismo, se non la vostra convinzione che questo Paese è superiore a tutti gli altri per il semplice fatto che ci siete nato voi?
(George Bernard Shaw)

Nessuno è patriottico quando si tratta di pagare le tasse.
(George Orwell)

La guerra è una cosa troppo grave per essere affidata ai militari.
(Georges Clemenceau)

Democrazia significa governo degli incolti, mentre aristocrazia significa governo dei maleducati.
(Gilbert Keith Chesterton)

Dovunque si bruciano i libri, si finisce per bruciare anche gli uomini.
(Heinrich Heine)

Un politico pensa alle prossime elezioni, un uomo di stato alle prossime generazioni.
(John Clarke)

Non chiedete cosa il vostro Paese possa fare per voi; chiedete cosa potete fare voi per il vostro Paese.
(John F. Kennedy)

La lotta alla miseria deve essere condotta dal Governo, mentre la ricerca della felicità deve essere lasciata all'iniziativa privata. In altre parole bisogna essere socialisti al vertice e liberi imprenditori alla base.
(Karl Popper)

La sicurezza del potere si fonda sull'insicurezza dei cittadini.
(Leonardo Sciascia)

Non c'è legge che torni comoda a tutti.
(Livio)

Il potere corrompe e il potere assoluto corrompe in modo assoluto.
(Lord Acton, 1887)

In Italia negli ultimi anni è legittimamente cresciuta la cultura dei diritti, ma non ha trovato altrettanto spazio una nuova cultura dei doveri.
(Luca Ricolfi)

Che cosa penso della civiltà occidentale? Ritengo che sarebbe un'ottima idea.
(Mohandas K. Gandhi)

Al processo della gallina, la volpe non dovrebbe far parte della giuria.
(Thomas Fuller)

I manager fanno le cose nel modo giusto. I leader fanno la cosa giusta.
(Warren Bennis)

Alcune persone vedono un'impresa privata come una tigre feroce da uccidere subito, altri come una mucca da mungere, pochissimi la vedono com'è in realtà: un robusto cavallo che traina un carro molto pesante.
(Winston Churchill)

Nella guerra, determinazione; nella sconfitta, resistenza; nella vittoria, magnanimità; nella pace, benevolenza.
(Winston Churchill)


Educazione e figli


La scuola deve far sì che un giovane ne esca con una personalità armoniosa e non ridotto a uno specialista.
(Albert Einstein)

Quando i genitori fanno troppo per i loro figli, i figli non faranno abbastanza per se stessi.
(Elbert Hubbard)

Il rapporto fra madre e figlio è paradossale e per un senso tragico. Richiede il più intenso amore da parte della madre, e tuttavia questo stesso amore deve aiutare il figlio a staccarsi dalla madre e a diventare indipendente.
(Erich Fromm)

O si impara l'educazione in casa propria, o il mondo la insegna con la frusta, e ci si può far male.
(Francis Scott Fitzgerald)

La cosa più bella nei bambini è il ricordo della notte in cui li abbiamo fatti.
(Johann W. Goethe)

I tuoi figli non sono tuoi figli. Sono i figli e le figlie della fame che la Vita ha di sé stessa.
(Kahlil Gibran)

I bambini danno molta più importanza a ciò che i genitori fanno, che a ciò che essi dicono.
(Marie von Ebner-Eschenbach)

Non ho mai permesso che l'istruzione interferisse con la mia educazione.
(Mark Twain)

Nulla è più dolce a udirsi delle parole d'un padre che loda suo figlio.
(Menandro)

E' pericoloso dare gratis ai giovani molte cose che costarono carissime ai più anziani.
(Mino Maccari)

Penso che i figli dovrebbero allontanarsi presto dai genitori e poi vederli il meno possibile, come tutto il regno animale insegna magistralmente.
(Raffaele Morelli)

Il ruolo di un genitore è alimentare nei figli la gioia di vivere e stimolarli a inseguire i loro sogni.
(Randy Pausch)

Imparare significa scoprire quello che già sai. Fare significa dimostrare che lo sai. Insegnare è ricordare agli altri che sanno bene quanto te. Siamo tutti allievi, praticanti, maestri.
(Richard Bach)

Non è difficile diventar padre; essere un padre, questo è difficile.
(Wilhelm Busch)

E' davvero un buon padre quello che conosce suo figlio.
(William Shakespeare)


Denaro, prosperità, lavoro


Le cose che una generazione considera un lusso, la generazione successiva le considera necessità.
(Anthony Crosland)

Si dice che col denaro si compri tutto. No, non è vero. Potete comprarvi il cibo ma non l'appetito, la medicina ma non la salute, un letto soffice ma non il sonno, il sapere ma non il senno, l'immagine ma non il benessere, il divertimento ma non la gioia, i conoscenti ma non gli amici, i servitori ma non la fedeltà, i capelli grigi ma non la reputazione, giorni tranquilli ma non la serenità. Il denaro può comprare la buccia di tutte le cose. Ma non il seme. Quello non si può avere col denaro.
(Arne Garborg)

Più poveri siamo interiormente, più cerchiamo di arricchirci esteriormente.
(Bruce Lee)

La felicità è più difficile a ottenersi del denaro. Chi pensa che i soldi rendano felici, è senza soldi.
(David Griffen)

Una macchina è in grado di lavorare come cinquanta uomini comuni, ma nessuna macchina può svolgere il lavoro di un uomo straordinario.
(Elbert Hubbard)

Gli italiani guadagnano netto, ma vivono lordo.
(Giuseppe Saragat)

Lavora per te stesso, non diventerai mai ricco se lavori per i sogni degli altri.
(J. Paul Getty)

Le persone che non rispettano il danaro, non ne hanno.
(Paul Getty)

Quando in un'azienda una persona è indispensabile, vuol dire che l'azienda è organizzata male.
(Robert Niederer)

Che cos'è l'avarizia? E' un continuo vivere in miseria per paura della miseria.
(San Bernardo)

Mi piace andare al mercato, a scoprire come sono perfettamente felice senza tante cose.
(Socrate)


Animali


Chi non ha mai posseduto un cane, non può sapere che cosa significhi essere amato.
(Arthur Schopenhauer)

Gli animali non solo provano affetto, ma desiderano essere amati.
(C.H. Darwin)

L'empatia per il più piccolo degli animali è una delle più nobili virtù che un uomo può ricevere in dono.
(Charles Darwin)

L'uomo è un animale addomesticato che per secoli ha comandato sugli altri animali con la frode, la violenza e la crudeltà.
(Charlie Chaplin)

Ho guardato molte volte negli occhi di un maiale e mi sono convinto che dentro quel cervello c'è un essere senziente che mi sta guardando mentre lo osservo e cerco di capire a che cosa stia pensando.
(Dick King-Smith)

E a forza di sterminare animali, s'era capito che anche sopprimere l'uomo non richiedeva un grande sforzo.
(Erasmo da Rotterdam)

Gli animali sono miei amici... ed io non mangio i miei amici.
(George Bernard Shaw)

Gli animali sono amici così simpatici: non fanno domande, non muovono critiche.
(George Eliot)

Un animale può essere feroce e anche astuto, ma per mentire bene non c'è che l'uomo.
(Herbert George Wells)

Bellezza senza vanità, forza senza insolenza: nel mio cane, tutte le virtù di un uomo senza vizi.
(Lord Byron)

Di tutti i crimini neri che l'uomo commette contro Dio ed il Creato, la vivisezione è il più nero.
(Mohandas K. Gandhi)

Grandezza e progresso morale di una nazione si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali.
(Mohandas K. Gandhi)

Se sei convinto di essere naturalmente predisposto a mangiar carne, prova anzitutto a uccidere tu stesso l'animale che vuoi mangiare.
(Plutarco)

Non ci sono dubbi scientifici sul fatto che un’alimentazione povera di carne e ricca di vegetali è la più adatta a proteggerci dalle malattie più gravi e mantenerci in buona forma.
(Umberto Veronesi)

La caccia al cervo sarebbe un autentico sport, se solo il cervo avesse il fucile.
(William Gilbert)

Vuoi essere simile alla natura degli dei? Sii misericordioso con gli animali: la dolce misericordia è il vero segno della nobiltà.
(William Shakespeare)


E se per caso siete curiosi di conoscere le mie "perle di saggezza" (con cui non penso certo di competere con i "grandi"), ho raccolto in un post i miei pensieri.


"Le idee migliori sono proprietà di tutti."
(Seneca)


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Il prezzo della felicità è agire

Frequentando ambienti in cui si parla di relazioni e sentimenti, uno dei lamenti più diffusi che osservo è quello relativo a situazioni di incertezza: nel 90% dei casi, l'uomo o la donna si strugge chiedendosi (e tempestando gli altri utenti di domande su) cosa pensa la persona desiderata, se li ricambia, come indovinare le sue intenzioni, perché si comporta così, ecc. Spesso queste situazioni di dubbi assillanti e tormenti emotivi, si trascinano per mesi: e se un simile comportamento in ragazzini di 14 anni può fare tenerezza, in adulti di 40 mi sembra un po' patetico.
Anche perché, alla fin fine, non ci sono ricette magiche o alchimie segrete: se una persona ti interessa ma non si fa avanti, o in qualsiasi altra situazione in cui quel che desideriamo non accade spontaneamente, l'unica via è agire per realizzare il nostro desiderio.

Sono talmente esasperato da questi lamenti, che ho deciso di scrivere questo post per dare loro una risposta una volta per tutte (il che, tra l'altro, è una buona dimostrazione di come la sofferenza possa portare a risultati positivi ;-).
Questo post è dedicato specialmente alle situazioni relazionali, ma il contenuto è valido per ogni situazione in cui rimaniamo bloccati da incertezza e dubbi, e invece di fare qualcosa speriamo che la soluzione arrivi dall'esterno.

La formula NON magica

Quindi, qual è il prezzo da pagare per raggiungere quel che desideriamo?
Il prezzo della felicità è agire per ottenerla: è riconoscere i propri desideri, e agire per realizzarli. Non ci sono segreti, trucchi o scorciatoie.
Agire non ci offre garanzie di successo, ma non agire - in genere - ci garantisce il fallimento. Un po' come accade nei giochi: se giochiamo potremmo perdere, ma finché evitiamo di giocare, di sicuro non vinceremo mai.

Certo, tutti vorremmo trovare qualche sistema per essere felici senza sforzi, ma che io sappia non ce n'è: la vecchia legge di causa ed effetto vige ancora. I media possono stupirci con la storia del genio comparso all'improvviso o di chi è diventato ricco con una brillante idea... ma se scaviamo, scopriremo che dietro ogni successo c'è sempre molto impegno e determinazione: l'atleta si allena costantemente, il musicista (per quanto dotato) si esercita per migliaia di ore, l'imprenditore lavora 7 giorni su 7 per sviluppare la sua idea...

Anche risultati più "modesti", come uscire con la persona che ci piace, richiedono un nostro personale impegno (poi, certo, alcune volte le cose funzionano da sole o abbiamo un colpo di fortuna; ma, come per le lotterie, la fortuna non è cosa su cui fare affidamento).
Ogni cosa di valore ha un prezzo, richiede uno sforzo, un investimento. Ogni risultato significativo nell'esistenza umana, è dovuto a impegno, azione e dedizione. Pensiamo all'arte o alle scienze: non si creano opere d'arte, invenzioni e tecnologie, senza dedicarvi tempo ed energie.
Lo stesso vale nelle relazioni: sia nell'iniziarle, sia nel mantenerle.

Molti passi verso il successo

E' anche importante non scoraggiarsi di fronte a difficoltà e ostacoli. Questi sono quasi sempre inevitabili, e specialmente quando si perseguono obiettivi ambiziosi: l'investimento è spesso proporzionale al risultato desiderato. Non si può pensare di trovare un "grande amore" senza muovere un dito, o trovare il lavoro perfetto al primo colpo: accade solo nelle favole e nei film hollywoodiani.

Quanto più elevato è il nostro obiettivo, tanto più dobbiamo aspettarci di investire energia e superare insuccessi. Anche in campo sentimentale, secondo una mia stima molto approssimativa, una persona normale (mediamente attraente) deve passare tra 10 e 100 tentativi deludenti o fallimentari, prima di arrivare a una relazione appagante (questa prospettiva può apparire scoraggiante, ma l'alternativa - rinunciare alle relazioni o aspettare un "miracolo" - mi sembra anche peggio).

E' ovvio che scoraggiarsi presto fa sì che non si arrivi mai a risultati concreti. Bisogna invece perseverare e vedere i "fallimenti" come passi necessari sul cammino per arrivare al successo (e questo è specialmente vero se impariamo dai nostri errori). Questo principio è valido in amore, come nel lavoro o in qualsiasi interesse (imparare una lingua, danzare, suonare uno strumento...): la "scala" che conduce al "successo" (obiettivo desiderato), è fatta di molti "gradini" che vanno percorsi tutti.

Aspettare la "manna dal cielo"

L'aspettativa che le cose "cadano dal cielo", che gli eventi positivi accadano da soli, o che spetti ad altri crearli, è un atteggiamento infantile, non da adulti: il bambino è per definizione impotente, quindi spetta ad altri soddisfare i suoi bisogni; l'adulto, per contro, è in grado di occuparsi di sé e dei propri bisogni.
Questa differenza tra comportamento "bambino" o "adulto" è ben illustrata nel libro "Alla ricerca delle coccole perdute" di Giulio C. Giacobbe (info nella Bibliografia). Quindi, ogni volta che assumiamo una posizione passiva, di attesa, o che scarichiamo su altri la responsabilità di renderci felici, ci stiamo comportando in modo infantile.

La tua felicità è una tua responsabilità: se tieni a qualcosa, sta a te (e solo a te) agire per ottenerla. Nessun altro lo farà al posto tuo. Gli altri non hanno alcun obbligo di renderti felice (e lo stesso vale per te verso gli altri).
Oppure puoi scegliere di stare seduto sulle tue natiche ad aspettare, lamentarti e piangerti addosso. E' una libera scelta, e quel che ottieni (o non ottieni) nella vita, dipenderà in buona parte dalle scelte che avrai fatto.
Se aspetti invece di agire, metti la tua felicità nelle mani degli altri, o del caso. E in quel modo non sei più tu a guidare la tua vita: sei in balìa del fato.

E' necessario rendersi conto che la vita non è fatta per renderci felici: l'esistenza, il mondo, l'universo, non hanno alcun "meccanismo" incorporato che si occupi di soddisfare i nostri desideri. Quindi, la felicità non è un diritto, qualcosa che possiamo pretendere. La felicità è una possibilità, che possiamo cercare di realizzare agendo e impegnandoci al nostro meglio.
Questa posizione può sembrare pessimista o demoralizzante, ma è invece fortemente creativa: se crediamo che la felicità ci spetti di diritto, resteremo passivi e in attesa, e questo ci porterà ben pochi risultati (più probabilmente nessuno). Quando invece smettiamo di aspettare che arrivi un qualche "babbo natale" a portarci i doni, riconosciamo la responsabilità verso noi stessi, entriamo in azione ed iniziamo a creare risultati.

Il fattore che influenza maggiormente la nostra felicità, sono le nostre aspettative: sono esse a determinare le nostre scelte, le azioni, e il gradimento che consegue ai nostri risultati. Il rapporto che abbiamo con la realtà condiziona il tipo di vita che creiamo.

Passare all'azione

Tornando al tema iniziale di incertezze sentimentali e incontri che non sbocciano, se l'altro vi piace ma non si smuove, sta a voi decidere: o lasciate perdere, o entrate in azione. Fare le "belle statuine", come avete già verificato, spesso non porta da nessuna parte.
Ovviamente prendere l'iniziativa, esporsi, dichiarare il proprio interesse, ci rende vulnerabili e temiamo di venire feriti. Tutti lo temiamo, ed è per questo che tutti tendiamo ad evitarlo. Però, qualcuno deve pur iniziare! :-D
(a quelli che si nascondono dietro luoghi comuni stantii come "l'uomo è cacciatore", rimando al paragrafo finale "Gli alibi dei codardi").

Agli insicuri e pessimisti, magari paralizzati dalla convinzione di venire respinti, voglio ricordare che non possiamo essere certi di quel che pensa l'altro, fino a che non glielo chiediamo apertamente. A volte le nostre paure ci ingannano, prevedendo disastri poco probabili.
Mi piace ricordare le parole del Vangelo di Luca: "Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto". Ovviamente non sempre funziona, ma chiedere a cuore aperto porta risultati più spesso di quanto pensiamo. E tentare porta sempre più risultati che starsene immobili.

Scopritevi - magari con prudenza

Ovviamente non vi sto suggerendo di saltare addosso alla persona che vi piace. A qualcuno potrebbe piacere ;-) ma gli altri si spaventerebbero.
Provate invece a dichiarare apertamente che vorreste conoscere meglio quella persona, anche se magari in modi non troppo impegnativi: l'invito a prendere un caffè (o un gelato) insieme, una passeggiata, la proposta di una mostra, conferenza o altra attività di interesse comune. Se vi sentite audaci, potete esprimere direttamente cosa vi piace o attrae di quella persona: a tutti piace sentirsi apprezzati.
Cercate di evitare i sottintesi, le allusioni, gli accenni velati, insomma ogni forma di comunicazione ambigua: nella maggior parte dei casi l'altro non capirà cosa volete dire (ancor più se è un uomo), o rimarrà nel dubbio. L'unica comunicazione efficace è una comunicazione chiara, diretta e inequivocabile: dite quello che sentite o volete, non girateci intorno.

Tenete presente che, il più delle volte, essere autentici è la miglior forma di seduzione. Se provate sentimenti positivi per l'altra persona, gli state offrendo qualcosa di bello e prezioso: non vergognatevene, anzi, siatene orgogliosi e fieri. Non è da tutti.
Riconoscete il valore del vostro sentimento. Se l'altro non lo apprezza, vorrà dire che non è adatto a voi (non siete compatibili), non che mancate di valore. Ricordate che non si può piacere a chiunque: bisogna andare verso le persone capaci di apprezzarci.

Quando è il caso di lasciar perdere

Naturalmente bisogna considerare la possibilità che se l'altra persona non vi viene incontro, forse è perché non è (abbastanza) interessata a voi (o non più). Come evidenziato nel libro "La verità è che non gli piaci abbastanza" (titolo originale "He's just not that into you"; scritto da due autori della serie "Sex and the City"), in buona parte dei casi in cui qualcuno non mostra abbastanza interesse per voi, il motivo è che davvero ha poco interesse per voi.
A volte l'interesse decade (o sparisce) col tempo, anche se all'inizio era travolgente; e questo accade spesso in modo unilaterale, ovvero uno dei due rimane legato e l'altro si stacca. Purtroppo queste "asimmetrie del desiderio" sono normali: le dinamiche dell'attrazione e della passione sono per loro natura mutevoli. Non pensate che, solo perché un incontro è meraviglioso, questo ne garantisca la durata; tutto scorre.

Sta a voi decidere se vale la pena rischiare, se davvero l'altro vi interessa a tal punto, oppure è meglio lasciar perdere e cercare qualcuno più in sintonia con voi. Se tutti i segnali sono negativi (e magari anche gli amici vi dicono che non c'è nulla da fare), è probabile che sia così, e forse insistere vi porterà solo a farvi male. Ricordiamoci che agire aumenta le chance di successo, ma non fa magie.
Tenete però presente che, se lasciate perdere prima di essere del tutto certi, rimarrete sempre col dubbio di aver perso un'occasione... forse l'altro prova sentimenti simili ai vostri, ma è bloccato dalle medesime paure; forse ci sono di mezzo problemi che sono rimasti inespressi. Anche per questo, il mio consiglio è quello di mettervi in gioco e dichiarare il vostro interesse: anche nel caso peggiore in cui non ci sia nulla da fare, almeno avrete fatto chiarezza e non vi trascinerete rimpianti.

La fine dei dubbi

Qualunque sia la situazione, uno degli effetti più benefici di entrare in azione è quello di uscire dal vortice di dubbi tormentosi, che affliggono coloro che rimangono in stati di attesa. Finché aspettiamo che siano gli altri ad agire o prendere l'iniziativa, non sappiamo mai cosa pensano, se ci vogliono, cosa succederà, se e quando: viviamo in uno stato di costante e sofferta incertezza, che produce uno stress alla lunga devastante.
Nel momento in cui agiamo, comunichiamo le nostre intenzioni e perseguiamo i nostri desideri, usciamo da quel vortice e qualcosa succede: a volte otteniamo quello che vogliamo, a volte no o solo in parte, ma quantomeno non siamo più bloccati in uno stato di impotenza. Ed anche quando non otteniamo il risultato desiderato, smetteremo di tormentarci coi dubbi e di perdere tempo - e questo è già di per sé un successo!

Perché agire è così difficile

Uno dei motivi per cui tendiamo a rimanere passivi, invece di agire, sono le nostre insicurezze, in primo luogo la scarsa stima di sé. Se mi stimo poco:
  • Avrò paura di mettermi in gioco, di provare;
  • riterrò probabile fallire (e quindi a che serve provare?);
  • e avrò paura che, fallendo, la mia autostima crolli ulteriormente.
Molte delle scuse e degli alibi che usiamo per giustificare la nostra passività, nascondono questo tipo di paure. Ma questo non cambia il problema: meno agiamo, meno risultati otterremo, e quindi la nostra autostima tenderà comunque a diminuire (magari anche perché vedremo altri che invece ottengono risultati).
In altre parole, la passività non protegge l'autostima; sulla lunga distanza, invece, la aumenta (nessuno può sentirsi in gamba finché rimane passivo e paralizzato).

Molti persone in questi frangenti, giustificano la propria passività dicendo che sono timidi. Ma la timidezza non è una forma di personalità, in genere è la paura del giudizio altrui: temiamo così tanto di essere giudicati, criticati o rifiutati, che non osiamo esporci. Quindi essere timidi non è un handicap con cui siete nati, ma una fragilità che è parte del nostro essere umani. Tutti abbiamo paura di qualcosa, ma più lasciamo che le nostre paure ci blocchino, meno ci sentiamo vivi e felici.
Una via concreta per superare la timidezza e aumentare l'autostima, è affrontare le proprie paure, sperimentare e migliorare attraverso le esperienze. Anche per questo io consiglio di esporsi e approcciare chi ci piace: le prime volte può essere terrificante, ma ogni volta che superiamo l'esperienza questa ci rafforza, e la volta dopo ci sarà più facile.

Per gli uomini è più grave

Anche se non amo focalizzarmi su un genere specifico, in questo caso devo aggiungere che il problema del non agire è ancora più grave per i maschi. Non solo per il ruolo tradizionale che esige dagli uomini decisione, risoluzione ed azione, ma anche - a livello più profondo - perché l'azione costruttiva è propria dell'archetipo maschile luminoso: una delle caratteristiche che definiscono l'energia maschile (che vale anche per la parte maschile nelle donne), è la capacità di auto-affermazione e di fare le cose che vanno fatte.
Finché restate passivi e non agite, state bloccando la vostra energia maschile, e per un uomo questo comporta lo sminuire la propria mascolinità. Ciò ispira una reazione negativa nelle donne (che non sono attratte dagli uomini passivi) ma, cosa più importante, questo blocco vi impedirà di sentirvi bene con voi stessi.

Il pensiero non basta

Parlando di questo tema sono partito dall'area delle relazioni, ma un'altra area in cui agire è determinante, è quella della prosperità. Possiamo sognare ricchezze e progettare grandi imprese, ma finché non entriamo in azione resteranno solo bei sogni.
Sembrerebbe ovvio ed inutile dirlo, ma negli ultimi decenni certi tipi di pensiero positivo hanno seminato l'idea che basti pensare o desiderare certi risultati, perché questi si manifestino spontaneamente (pensiamo al successo del libro "The Secret - Il Segreto"; pagina Wikipedia). Come molte fonti autorevoli hanno in seguito puntualizzato (ad esempio Steve Pavlina), quel tipo di pensiero è sicuramente favorevole (è dimostrato che l'ottimismo favorisce il successo), ma da solo non basta a manifestare risultati: per ottenerli, è anche necessario avere capacità adeguate, produrre valore ed agire costruttivamente.
Questo principio è valido in qualsiasi area: ricchezza, lavoro, relazioni, realizzazione personale, ecc.

Gli alibi dei codardi

Per concludere, voglio menzionare gli alibi puerili che alcuni usano per non assumersi la responsabilità della propria felicità: quando qualcosa ci preme ma non abbiamo il coraggio o la forza di agire, spesso diamo la colpa all'esterno.
Uno dei modi in cui lo facciamo è attraverso stereotipi, ruoli o proiezioni, che usiamo come alibi per scaricare quella responsabilità addosso agli altri: tocca agli uomini; è una cosa da donne; non è roba per la mia età; non spetta a me; è compito di... Sono tutte fesserie, sono soltanto scuse dovute all'ignoranza o alla paura.
Se una cosa vuoi davvero farla, se ci tieni al risultato, la fai, a prescindere che tu sia uomo o donna, giovane o vecchio, ricco o povero. O almeno ci provi. Il resto sono solo alibi, giustificazioni, vigliaccheria o pigrizia.

Uno stereotipo che vedo spesso usato dalle donne negli approcci è che "L'uomo è cacciatore", quindi tocca a lui esporsi, agire e rischiare il rifiuto. Ma è un po' come se un uomo si lamentasse "Ho fame, ma non muovo un dito perché cucinare è da femmine". Entrambi gli atteggiamenti sono privi di senso, sono relitti di altre epoche: sono solo alibi per scaricare su qualcun altro il proprio bisogno, senza doversi esporre o impegnare in prima persona (perché, ovviamente, è molto più comodo e facile quando sono gli altri a faticare o a rischiare).
Questo tipo di scuse sono semplice ipocrisia: invece di ammettere onestamente "Ho paura; non voglio rischiare il rifiuto; non voglio essere ferita", ci si ripara dietro stereotipi. Come se un secolo di lotte per la parità fosse passato invano.

La vera parità è che ciascuno, a prescindere dal suo sesso, età o censo, sia libero di agire per realizzare i suoi obiettivi. Una libertà che include quella di non agire, se così preferiamo - ma poi non lamentiamoci se nulla succede.

"La fortuna aiuta gli audaci."
(Proverbio)

"Chi è attivo non piangerà quasi mai sulla propria sorte. Con l'azione scacciamo la noia e i demoni della solitudine. Agendo ci si ritaglia un posto tra i vivi."
(Marc Alain)


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