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Perché il "bravo ragazzo" non attrae e fallisce

Molti uomini (e non poche donne) si sforzano di "comportarsi bene", di essere gentili e disponibili verso gli altri, sperando di risultare gradevoli ed apprezzati, ma spesso incontrano risultati deludenti: vengono ignorati o svalutati, non vengono desiderati ed altri vengono preferiti a loro, oppure si ritrovano usati e poi accantonati.
Questo lascia particolarmente perplessi - e frustrati - quegli uomini che seguono i consigli sentimentali delle donne, o del femminismo, che incoraggiano gli uomini a comportarsi in modo "sottomesso": gentile, paziente, remissivo, disponibile, altruista, mai sessualmente audace, ecc. Costoro sperano di suscitare in tal modo l'interesse ed il desiderio femminile, ma questo raramente accade. Anzi, molte donne sembrano interessarsi proprio agli uomini di tipo opposto, che si comportano da "bastardi" o "stronzi".
Sembra privo di senso, ma purtroppo è normale: spesso le donne dicono una cosa ma ne fanno un'altra. In particolare, la maggioranza delle donne è attratta dagli uomini di tipo Alfa, e non trova invece attraente quelli di tipo Beta (simili ai Bravi Ragazzi), che di solito vengono visti come "solo amico". In questo post spiego perché comportarsi da "bravo ragazzo" (o ragazza) non attrae e può essere controproducente.

Bravo ragazzo o brava persona?

N.B.: Quando parlo di "bravo ragazzo", intendo una cosa diversa da una "brava persona":
  • Quest'ultima è qualcuno che opera in modo corretto, etico e responsabile, ma rispettando se stesso e le proprie esigenze.
  • Il "bravo ragazzo", invece, è "bravo" solo in apparenza: in realtà tende a "recitare" la parte del buono per ottenere qualcosa (spesso senza rendersene conto). In genere è una persona insicura, fragile e sottomessa, che può risultare insincera e manipolativa.

La sindrome del "bravo ragazzo"

Uno dei meccanismi che maggiormente portano un uomo a risultare poco attraente e ad avere scarso (o nullo) successo col sesso opposto (e non solo), è proprio il comportamento da "bravo ragazzo". Questo fenomeno è talmente diffuso da essere stato descritto dallo psicologo americano Robert Glover nel libro "No More Mr. Nice Guy" ("Smetti di fare il Bravo Ragazzo"; info nella Bibliografia).

L'autore ha osservato una gran quantità di casi di "sindrome del bravo ragazzo" tra i suoi pazienti, nonché in lui stesso. Ritiene che questa sindrome si sia molto diffusa in Occidente negli ultimi 60 anni, e sia all'origine di molte frustrazioni degli uomini moderni (nell'approccio con le donne, nelle relazioni, sulla sessualità, sul lavoro, ecc).
Dall'introduzione:
I bravi ragazzi cercano di ricevere approvazione e fare ciò che è "giusto". Sono più felici quando stanno facendo felici gli altri. I bravi ragazzi evitano i conflitti come la peste e fanno di tutto per evitare di irritare chiunque. I bravi ragazzi sono particolarmente attenti a compiacere le donne e ad apparire diversi dagli altri uomini. In poche parole, i bravi ragazzi credono che se saranno buoni, generosi e attenti agli altri, in cambio saranno felici, amati ed appagati.
Le esperienze dell'infanzia del "bravo ragazzo" l'hanno convinto che, se farà di tutto per rendere felici gli altri (e specialmente le donne), trascurando se stesso, gli altri poi lo ameranno e gli daranno quello che desidera. Peccato che non funzioni, e specialmente con le donne non funzioni affatto. Similmente l'educazione che riceviamo spesso ci inganna, insegnandoci a sminuirci, a metterci da parte, a fare contenti tutti tranne noi stessi.
Queste convinzioni operano a livello inconscio, creano aspettative inespresse e comportamenti disfunzionali, e finiscono col generare relazioni fallimentari.

“I bravi ragazzi credono
che se saranno buoni,
in cambio saranno amati”

Il lato oscuro del "bravo ragazzo"

Inoltre, il "bravo ragazzo" non è mai autentico, sia per il bisogno di compiacere gli altri, che per la paura di conflitti e di perdere l'approvazione. In pratica, è disonesto, manipolativo, e cerca di controllare gli altri (seppure inconsciamente). Le persone lo percepiscono, e risulta quindi una persona che non ispira fiducia o apertura.
Poiché nasconde la sua vera personalità (per paura dei giudizi altrui o di perdere l'approvazione), risulta banale o insipido, mai interessante. Chi si mostra apertamente può piacere ad alcuni e dispiacere ad altri, ma chi cerca di piacere a tutti finisce col non piacere a nessuno. E' amorfo, senza carattere.

Infine, il "bravo ragazzo" tende ad essere passivo-aggressivo e pieno di rabbia. Dietro la "maschera" di affabilità, gentilezza e disponibilità, cova una grande frustrazione e risentimento, perché si fa in quattro per gli altri ma non ottiene comunque quello che voleva (in genere non ci relazioniamo per puro altruismo, ma per soddisfare i nostri bisogni).

Possiamo notare che, per molti versi, la figura del "bravo ragazzo" assomiglia al "maschio Beta" descritto nel post sui maschi Alfa e Beta. Non solo il "bravo ragazzo" manca di tutte le caratteristiche di un Alfa, ma ne è addirittura l'opposto: nella lista seguente, ogni tratto risulta l'antitesi del comportamento Alfa (che corrisponde ad una personalità più "vincente" ed attraente per le donne).

Caratteristiche dei "bravi ragazzi"

  • Cercano sempre l'approvazione altrui.
  • Cercano in ogni modo di evitare i conflitti.
  • Credono di dover nascondere i loro difetti ed errori.
  • Mettono i bisogni e desideri altrui prima dei loro.
  • Reprimono i loro veri sentimenti ed emozioni.
  • Sacrificano il loro potere personale e spesso adottano il ruolo di "vittima".
  • Tendono ad essere separati dagli altri uomini e dalla propria energia maschile.
  • Spesso cercano di essere diversi dai loro padri.
  • Creano relazioni insoddisfacenti.
  • Non riescono ad ottenere il sesso che vorrebbero.
  • Spesso non riescono ad esprimere appieno il loro potenziale.

“Chi cerca di piacere a tutti
finisce col
non piacere a nessuno”

Perché i "bravi ragazzi" non attraggono

A livello sentimentale, il limite principale dei "bravi ragazzi" è che, per via del loro sforzo di compiacere tutti e non dispiacere a nessuno, appaiono deboli, sottomessi e per nulla virili. Questo è del tutto anti-erotico per le donne, in quanto esse generalmente sono attratte da uomini forti, sicuri e dominanti (l'archetipo del "vero uomo"), nonché dall'energia mascolina (così come gli uomini sono attratti dalle donne femminili). Inoltre i "bravi ragazzi":
  • Solitamente sono dominati dalla paura (di non piacere, dei conflitti, dei giudizi, di essere respinti, di "non essere abbastanza", ecc). Le donne sono attratte dal coraggio e disprezzano un uomo pauroso (perché hanno sempre avuto bisogno di uomini forti che le proteggano).
  • La mancanza di autenticità li rende "insipidi" o anonimi agli occhi altrui. Invece le donne vogliono un uomo che si distingua, che abbia "qualcosa di speciale".
  • Tendono a negare o nascondere il proprio desiderio sessuale, o ad esprimerlo in modo timido ed esitante. Di nuovo, questo è anti-erotico: le donne possono giudicare un uomo disinvolto e spregiudicato, ma ne sono colpite. La passione altrui le accende, ed un uomo che esprime un erotismo "selvaggio" le eccita - anche se magari le spaventa.
Tra un uomo rispettoso e "tiepido", od uno passionale e audace, quasi tutte le donne proveranno più interesse per quest'ultimo (notare che questo è esattamente il contrario di ciò che viene insegnato agli uomini in epoca moderna: "Sii rispettoso e trattenuto, e le donne ti apprezzeranno").

La gentilezza è apprezzata ma non attrae

Anche se molti suggeriscono che le donne vogliano partner gentili, buoni e sensibili, quello che non viene detto è che le donne apprezzano quelle qualità, ma non le trovano attraenti di per sé. Cioè non suscitano in loro desiderio erotico né di relazione sentimentale (per quanto molti lo neghino, quasi tutte le relazioni partono dall'attrazione fisica).
  • Quindi un uomo con quelle qualità ma che non risulta attraente, non viene voluto.
  • Mentre un uomo attraente viene voluto anche senza quelle qualità, e se le possiede viene apprezzato ancor di più.
In sintesi, le qualità da "bravo ragazzo" vengono apprezzate come "aggiunta" ad altro, ma di per sé non suscitano interesse. Questo spiega perché ai "bravi ragazzi" solitamente le donne dicono "Ti vedo solo come amico".

In amore conta l'attrazione, non le qualità interiori

Questa contrapposizione tra "bravi ragazzi" e uomini attraenti (o tra maschi Beta e Alfa), è ben rappresentata dalla seguente citazione:
"A volte incontri un uomo davvero buono e gentile, ma non importa quanto ci provi, non riesci a convincerti a desiderarlo. Ma non è così terribile come quando incontri l'uomo sbagliato, e non puoi fare a meno di desiderarlo."
(Lisa Kleypas, autrice di romanzi d'amore)

La Kleypas (che come autrice di storie romantiche conosce cosa muove le donne) osserva che per quanto una donna possa razionalmente apprezzare un uomo gentile (ma che non le suscita attrazione), non può forzarsi ad esserne attratta. Viceversa, quando incontra un uomo che l'attrae visceralmente non può fare a meno di desiderarlo, anche quando sia consapevole che quell'uomo è sbagliato per lei.
In poche parole sono l'attrazione ed il desiderio erotico istintivo che dominano le scelte sentimentali (*), e non le qualità interiori - e questo vale per entrambi i sessi. Quando ci raccontano che se ci comportiamo da "bravi ragazzi" verremo desiderati e amati, ci stanno ingannando (e molti passano buona parte della vita senza rendersene conto).
E' una delle tante "favole romantiche" irreali che vengono dette, non corrispondenti al vero. In realtà le donne vogliono molte cose diverse, anche in contraddizione, e spesso neanche loro sanno quali sono (per cui i loro consigli sentimentali vanno presi con le pinze).

(*) E' bene specificare che l'attrazione non nasce solo dalla bellezza, come molti invece credono. Anche altri fattori possono suscitarla - ma non le caratteristiche tipiche dei "bravi ragazzi", purtroppo.

I "bravi ragazzi" sono passati di moda

Infine, va osservato che la tipologia del "bravo ragazzo" poteva essere più apprezzata in epoche passate, quando le donne vivevano in una condizione più debole, subordinata e faticavano a mantenersi. Per cui un uomo buono, gentile e affidabile risultava assai più appetibile. In epoca moderna le donne, con la parità di diritti e l'indipendenza economica, in genere non hanno più bisogno di questi "bravi ragazzi", per cui raramente li scelgono.

“A volte incontri un uomo
davvero buono e gentile,
ma non riesci a desiderarlo”

Perché il "bravo ragazzo" risulta perdente

E' importante capire che non sono la bontà o la gentilezza, in sé, ad allontanare le donne. Ciò che spegne il loro interesse è che l'atteggiamento del "bravo ragazzo" lo fa apparire come un "perdente" (e nessuna donna desidera un perdente). Il "bravo ragazzo" resta in disparte invece di primeggiare, non sa difendersi (e quindi nemmeno difendere chi gli sta vicino), esita invece di osare, quindi nella competizione della vita tenderà a perdere.
Poiché egli è ansioso di compiacere e terrorizzato all'idea di fare brutte figure o di contrariare qualcuno, tenderà a bruciarsi ogni opportunità:
  • Se sul lavoro c'è da presentare un progetto o guidare un gruppo, lascerà che altri lo facciano o che se ne prendano il merito.
  • Non si proporrà per una promozione, non chiederà un aumento.
  • Non oserà invitare fuori la persona che gli piace, non esprimerà apertamente il suo interesse.
  • Se anche ci riesce, si comporterà in modo impacciato, timido, passivo, sessualmente inerte (e dopo una prima uscita del genere, difficilmente ce ne sarà una seconda).
All'opposto, una personalità vincente sarà invece audace: coglierà ogni occasione, chiederà ciò che gli spetta, si proporrà a potenziali amanti o clienti, esprimerà apertamente i suoi desideri e le sue capacità, lotterà per ottenere ciò che vuole, si farà rispettare. Tale persona potrebbe essere criticata da molti, ma raccoglierà molti più risultati di un "bravo ragazzo"; e la maggioranza delle donne lo ammirerà per i suoi successi.

Il "bravo ragazzo" fa lo "zerbino"

Quando il "bravo ragazzo" (o ragazza) viene trascurato, maltrattato o ci si approfitta di lui, tenderà ad assecondare quei comportamenti perché ha scarsa considerazione di sé, e spera in tal modo di farsi amare. Esempi classici:
  • Viene cercato solo quando qualcuno ha bisogno di un favore o di essere accompagnato da qualche parte, o per ascoltare l'altro/a che parla dei propri problemi.
  • Una donna cerca lui solo quando non ha di meglio da fare, o per parlare delle sue pene d'amore con altri uomini.
  • Un uomo cerca lei solo quando ha voglia di fare sesso, o per lamentarsi dell'eterna fidanzata (che però non lascia mai).
In questo modo lui è al servizio di tutti ma raramente ottiene ciò che vuole, poiché antepone sempre gli altri a se stesso. Invece di contestare simili trattamenti, tenderà a dire "Non c'è problema" o addirittura a scusarsi se chiede qualcosa, invece di rivendicare i suoi diritti.

Il "bravo ragazzo" nelle relazioni

Naturalmente è possibile che questi uomini abbiano relazioni di coppia (perché i tratti da "bravo ragazzo" non sono eccessivi, o perché presentano altre qualità significative). Quell'aspetto però porta problemi anche nella relazione, per cui facilmente:
  • Non comunicano apertamente o nascondono parti di sé, rendendo difficile l'intesa di coppia, la connessione emotiva e l'intimità.
  • Evitano discussioni e conflitti, per cui non risolvono i problemi di relazione (e accumulano risentimento).
  • Sono troppo accondiscendenti o sottomessi (il che può far comodo alla partner, ma le abbassa la stima verso il compagno).
  • Si sforzano di compiacere la partner nel tentativo di "comprare" il suo amore: ciò rende la relazione sbilanciata e li fa sentire stremati o sfruttati.
  • Trascurano i loro bisogni, ponendo la partner e/o i figli sempre al primo posto (*), per cui finiscono col sentirsi sempre più frustrati, alienati ed infelici.
  • Infine, questo sforzo di "fare i bravi" e la repressione che applicano a se stessi può portare a disfunzioni sessuali: calo del desiderio, problemi di erezione, fuga nella pornografia, ecc.
(*) Questa può sembrare una forma di amore ma è in realtà un comportamento squilibrato, in quanto manca del necessario amore per se stesso e risulta deleterio anche per gli altri: se mi trascuro e divento infelice o depresso, non sarò in grado di essere un buon partner, marito o padre; e darò un pessimo esempio ai miei figli.

Anche all'interno della coppia il comportamento da "bravo ragazzo" non porta i risultati sperati, ed anzi tende ad inquinare il rapporto - oltre a rendere infelice chi lo persegue. Perché una relazione prosperi è necessario che entrambi i partner si sentano liberi, rispettati ed appagati; ma fare il "bravo ragazzo" rende questo impossibile (se io non rispetto me stesso, nemmeno gli altri o faranno; se io non mi curo di me, chi lo farà al mio posto?).

“Se mi trascuro e divento infelice,
non sarò in grado di essere
un buon partner, marito o padre”

Dal "bravo ragazzo" al maschio integro

Uscire dalla "sindrome del bravo ragazzo" e diventare una persona integra, equilibrata, è un percorso complesso che non può essere sintetizzato qui. Consiglio, per chi sia interessato, la lettura del libro del dott. Glover.
Riporto dal libro una lista di tratti propri del maschio integro:
  • Ha un forte senso del Sé. Si piace così com'è.
  • Si assume la responsabilità di soddisfare i suoi bisogni.
  • E' a suo agio con la sua mascolinità e la sua sessualità.
  • Ha integrità. Fa quello che è giusto, non ciò che gli conviene.
  • E' un leader. E' disposto a proteggere e occuparsi di coloro a cui tiene.
  • E' chiaro, diretto, ed esprime i suoi sentimenti.
  • Sa come porre dei limiti e non ha paura di affrontare il conflitto.

E' anche utile considerare che molti "bravi ragazzi", o in genere chi ha una vita sentimentale infelice, spesso risente di esperienze negative dell'infanzia che li hanno segnati e li condizionano. In questi casi può essere difficile uscirne da soli: è quindi utile un percorso psico-terapeutico o comunque l'aiuto di un esperto, che li aiuti a comprendere l'origine delle proprie difficoltà e come superarle.

Esistono anche le "brave ragazze"

Nel libro citato all'inizio l'autore si è focalizzato sui maschi, ma ritengo che questa sindrome (e buona parte del libro) possa valere sia per uomini che per donne. In fondo, una gran parte di noi vengono educati a "fare i bravi" e imparano presto che, se non lo fanno, ne patiscono le conseguenze. Senza contare che, storicamente, le donne sono state addestrate per secoli a "fare le brave" (e guai altrimenti).
Quindi quando nel post parlo di situazioni al maschile, una donna può immaginare se una versione al femminile potrebbe corrispondere al suo caso. Nel libro citato, quando l'autore parla dei condizionamenti che gli uomini hanno subìto negli ultimi 50 anni, una lettrice può pensare ai condizionamenti che lei ha ricevuto dalla famiglia o dall'ambiente.

"Ho trascorso la maggior parte del mio tempo sforzandomi di essere un bravo ragazzo, in modo da piacere alla gente."
(Elia Kazan)

"Non vengono desiderate per una relazione le persone buone, o quelle amorevoli, o quelle virtuose; bensì le persone da cui gli altri vogliono qualcosa."
(Orion Taraban, psicologo)

"Quando faccio la brava, sto bene, ma quando faccio la cattiva, sto meglio."
(Mae West)


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Come non restare bloccati dall'ansia?

Come faccio ad agire nonostante la paura?

Non riesco a fare X, come supero ansia e nervosismo?


Molte persone si ritrovano frenate o bloccate da paure, ansia e nervosismo; il che impedisce loro di fare quello che vorrebbero (per esempio dichiarare quello che sentono per una certa persona), oppure li porta a gestire certe situazioni in modo poco efficace (un esame, un colloquio di lavoro, l'approccio verso qualcuno attraente...).
E' un problema che abbiamo tutti, è parte della natura umana e della vita stessa: la vita è difficile, incerta e rischiosa - e vale per chiunque. Per cui non esistono soluzioni facili. Se aspetti di essere sicuro prima di agire, aspetterai tutta la vita!

Accettare ed agire

Quindi, il primo consiglio per affrontare l'ansia e i fallimenti è... accettare l'ansia e i fallimenti! Dalli per scontati, accetta che ci saranno e (per ora) non puoi evitarli, e procedi ugualmente.
Sembra paradossale, ma pensaci: se un problema non puoi superarlo (al momento), che ti preoccupi a fare? Tanto preoccuparsi non ti aiuterà.
Come dice un detto: "Il coraggio non è non avere paura, ma andare avanti nonostante la paura".

Il secondo passo è quindi decidere cosa vorresti fare, cosa ti importa, quello a cui tieni... e poi agire per ottenerlo - o quantomeno andarci incontro.
La chiave è entrare in azione, non curandosi di come andrà a finire. I vincenti sono quelli che ci provano, che non si fanno scoraggiare, e prova e riprova alla fine qualcosa ottengono - mentre i perdenti restano paralizzati dalla paura, e quindi non combinano nulla.

Piano di azione

Per esempio:
  1. Mi piace una ragazza, voglio conoscerla, vorrei uscirci. Bene, l'obiettivo è chiaro!
  2. Mi chiedo: come potrei arrivare al mio obiettivo? Le vado incontro e attacco bottone, le scrivo, metto in mezzi amici comuni, ecc. Elaboro strategie possibili.
  3. Riconosco le mie paure, le ansie, le difficoltà, il timore del fallimento... e decido di agire lo stesso!
  4. Rammento a me stesso che preferisco vivere provando e fallendo, che vegetare immobile per paura.
Decido che per me è più importante provare a vivere come vorrei, delle conseguenze. Dando un peso secondario alle conseguenze, queste mi condizionano meno: "Non importa come va, per me è importante vivere come una tigre, buttandomi nella mischia!".

Diventare più forte attraverso le esperienze

Il vantaggio di provare e buttarsi è che, così facendo, non solo ho maggiori probabilità di combinare qualcosa... ma vivendo le esperienze divento anche più forte e più sicuro, quindi diminuisco l'ansia. E' attraverso il vivere esperienze che ci "forgiamo", rafforzando quindi la nostra personalità e l'autostima.

Un problema delle persone ansiose ed insicure è che evitano le esperienze per paura di fallire e soffrire ma, così facendo, rimangono "ferme al palo", sempre con gli stessi problemi; non riescono a crescere né evolvere. Accettando ansia e paure, invece, imparo pian piano a superarle: non cerco di evitarle o eliminarle (cosa impossibile), ma decido che non me ne faccio limitare, e in questo modo vado oltre ad esse. Se ho paura ma agisco comunque, la paura perde il suo potere su di me (non mi blocca più).

Superare sofferenza e giudizi

Certo per vivere così bisogna fare due cose:
L'alternativa è sopravvivere condizionato dalle paure, restando in un angolo tremante, frustrato e invidioso. Direi che non è proprio un bel modo di vivere...


Questo post fa parte di una serie di risposte brevi a domande frequenti sull'amore, le relazioni e la vita (clicca sul link per leggere l'elenco di tutte le domande e risposte).

"L'ansia non ci sottrae al dolore di domani, ma ci priva della felicità di oggi."
(Leo Buscaglia)

"Il coraggio non è assenza di paura, ma piuttosto la considerazione che ci sia qualcos'altro di più importante della paura."
(Ambrose Redmoon)

"Chi è attivo non piangerà quasi mai sulla propria sorte. Con l'azione scacciamo la noia e i demoni della solitudine. Agendo ci si ritaglia un posto tra i vivi."
(Marc Alain)


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La timidezza è un carattere o un difetto?

Essere timidi è un problema psicologico o una caratteristica della persona?

La timidezza è naturale o indice di disturbi?


La timidezza NON è un tipo di personalità. Questo dev'essere chiaro subito, perché molte persone credono che lo sia, e questo non le aiuta: se ritengo che la timidezza sia il mio carattere, penserò di non poter cambiare, oppure la userò come alibi.
Nessuno nasce timido: semmai si può avere natura riservata, o introversa, che sono cose assai diverse dalla timidezza.

La timidezza è una difesa

Fondamentalmente, possiamo dire che la timidezza è una forma di difesa, e nasce quindi da qualche paura profonda od esperienza negativa. La timidezza è uno "scudo" che dovrebbe proteggerci dai "pericoli sociali", come giudizi negativi, critiche, rifiuto, esclusione dai gruppi.
In pratica, il timido nasconde se stesso, o si mostra diversamente da come è, nella speranza di venire meglio accettato e apprezzato. Ha paura di essere "sbagliato", o che le persone lo giudichino negativamente, o che lo rifiutino. Alla base della timidezza c'è quindi la paura di non andare bene, o di non essere abbastanza valido.

Diversi livelli di timidezza

Sia chiaro che una moderata timidezza è comune e piuttosto umana, perché è normale avere un'autostima non solidissima, o non essere pienamente sicuri di sé, o temere di non piacere agli altri. Sono ben poche le persone che non hanno nessuna di queste difficoltà.

Se però siamo così timidi da:
  • Ritrovarci spesso ammutoliti, anche se avremmo cose da dire.
  • Sentirci seriamente limitati nella nostra vita sociale.
  • Provare frequente angoscia in mezzo agli altri.
  • Non riuscire mai ad essere noi stessi.
  • Ritrovarci paralizzati o bloccati ed incapaci di agire...
Allora non siamo soltanto un po' insicuri (come sono quasi tutti), ma probabilmente abbiamo un reale problema psicologico e sarebbe utile fare qualcosa per superare la nostra timidezza. Potremmo esplorare l'argomento, magari tramite libri o corsi, per capire meglio l'origine delle nostre difficoltà, e sperimentare dei metodi per superarle. Oppure chiedere l'aiuto di un bravo terapeuta o counselor.


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"La timidezza è composta dal desiderio di piacere e dalla paura di non riuscirci."
(Edme-Pierre Chauvot de Beauchene)

"Se dovessi ipotizzare quale sia la preoccupazione più endemica e più diffusa tra gli esseri umani, direi che niente è più comune della paura dei propri simili."
(R.D. Laing)

"La timidezza è un meccanismo di difesa contro il pericolo di venir respinti nell’incontro, di venir svalutati dal rifiuto."
(Francesco Alberoni)


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Ho XX anni e non ho mai avuto un partner. Ormai è tardi?

Ho XX anni e non ho mai trovato un ragazzo / una ragazza. Non ho più speranze?


Non è mai troppo tardi.
Finché sei vivo/a, hai delle possibilità. Sta a te giocartele!

Non abbiamo data di scadenza

Non c'è un tempo limite, una "data di scadenza", passata la quale siamo fuori dai giochi e senza più speranze.
Certo, mediamente è più difficile trovare un partner a 40 anni che a 20; ma, d'altra parte, a 30 o 40 anni possiamo sviluppare qualità che a 20 anni non avevamo (più saggezza, più conoscenza del mondo, più comprensione delle persone, più risorse economiche...). Quindi a volte l'età più avanzata può offrire dei vantaggi, se mettiamo a frutto il nostro tempo.

Riconoscere le proprie difficoltà

Naturalmente, se finora non hai combinato nulla, probabilmente hai delle problematiche caratteriali e/o psicologiche, da superare: ostacoli tipo bassa autostima, insicurezza, scarsa socialità, identità debole, personalità poco sviluppata, paure e blocchi vari, ecc.
Sono tutte difficoltà che è possibile migliorare con un lavoro di esplorazione e consapevolezza - magari aiutato da un terapeuta o counselor. Ma anche leggendo libri o articoli su quegli argomenti.

Perché ricorda: le cose non accadono per caso. Se vuoi risultati diversi, sta a te diventare diverso da come sei stato finora (nel senso di migliorare come persona e come capacità).
Se invece non cambi, è molto probabile che otterrai sempre gli stessi risultati.

A caccia del problema

Il primo passo potrebbe essere individuare uno dei problemi che ti influenzano:
  • Una paura che ti frena (per esempio "Ho il terrore di essere respinto quindi non oso fare approcci").
  • Una convinzione che ti ostacola ("Non sono abbastanza capace, quindi è inutile che ci provo").
  • Oppure una idea disfunzionale che ti impedisce di realizzare i tuoi desideri ("Bisogna agire in modo perfetto, quindi aspetto di essere completamente preparato" - il che ovviamente non accade mai).

Molte persone hanno in testa una serie di idee o convinzioni distruttive, di cui non si rendono conto perché le hanno assorbite da piccoli (dai genitori, dagli insegnanti o dalla società) e quindi le danno per scontate. Ma queste idee li influenzano e possono rovinare loro la vita.
  • Per esempio molti sono convinti che "L'opinione degli altri è fondamentale, e se mi rifiutano significa che non valgo nulla". Se credi in questo, sarai sempre condizionato dai giudizi altrui.
  • Oppure, c'è chi crede che il passato continuerà a ripetersi: quindi se hanno fallito in qualcosa in passato, credono che continueranno a fallire (perciò non ci provano nemmeno).

L'importante è iniziare

Di seguito elenco alcune tematiche (con relativi link per approfondire), che potrebbero riguardare tue problematiche od offrire spunti per aumentare le tue possibilità relazionali. Puoi usare queste letture come punto di partenza per iniziare un percorso di evoluzione; come uno che va in palestra per sviluppare la sua muscolatura e sentirsi più in forma.


Se leggi quanto ho riportato sopra, sono certo che inizierai a capire qualcuno dei motivi per cui finora non hai ottenuto quello che volevi. E una volta che capisci dov'è un problema, diventa possibile risolverlo. L'importante è vederlo, decidere di affrontarlo, ed iniziare a lavorarci su. :-)


Questo post fa parte di una serie di risposte brevi a domande frequenti sull'amore, le relazioni e la vita (clicca sul link per leggere l'elenco di tutte le domande e risposte).

"Certo che sono single per scelta. Di un altro, però."
(Silvia Ziche)

"La più terribile povertà è la solitudine e la sensazione di non essere amati."
(Madre Teresa)

"Non appena starete bene con voi stessi anche gli altri staranno bene con voi."
(Valerio Albisetti)


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Ci sono persone destinate a restare sole?

Esistono persone destinate a non essere mai amate?

Ci sono persone che non possono mai avere un partner?


No. Il destino è qualcosa di stabilito a priori, e deciso da forze esterne a noi ("Sono destinato a..."). Personalmente non credo che esista un destino prefissato; credo invece che una parte della vita di ciascuno sia stabilita dal caso (quello che ci succede), ed il resto sia determinato dalle proprie scelte (quello che facciamo succedere).

Se siamo sempre da soli (o senza partner), non è perché qualcuno l'ha deciso per noi; non è perché siamo nati "sfortunati" (anche se alcuni sono più svantaggiati di altri). Piuttosto, è probabile che ci sia qualche motivo - in noi o nel nostro ambiente - che ci porta a quella situazione: una volta identificato l'ostacolo, possiamo fare qualcosa per superarlo e risolvere il problema.
Il primo passo è necessariamente capire da dove nasce il problema...

Quando il problema sei tu

Forse sei poco interessante come potenziale partner, troppo privo di qualità attrattive, oppure troppo problematico quindi gli altri si tengo alla larga. Forse hai difetti o mancanze che agli altri risultano sgradevoli; oppure sei troppo chiuso e scostante, quindi nessuno vede il tuo valore.

  • Se nessuno ti vuole, hai bisogno di capire cosa in te ha bisogno di essere migliorato, o corretto, o risolto.
  • Essere amati non è un diritto: sta a noi diventare persone amabili e desiderabili, per suscitare negli altri i sentimenti che vogliamo ricevere.
  • Nessuno ha il dovere di amarci: se vogliamo vicino una persona che ci ama, è necessario avere le qualità che ispirano tali sentimenti in lei o lui. Bisogna seminare per poi poter raccogliere.

Quando il problema è nella tua ricerca

A volte cerchiamo qualcosa che non esiste, o siamo troppo pretenziosi, oppure lo cerchiamo nel post sbagliato. O, ancora, corriamo dietro a persone che non vanno bene per noi.


Quando il problema è nel tuo ambiente

A volte viviamo in un ambiente che ci limita, ci offre poche possibilità o addirittura ci soffoca; per esempio:
  • Una famiglia opprimente o "tossica". Magari rigidamente tradizionalista o religiosa, oppure molto severa od esigente. O, ancora, che ti condiziona o ti fa sentire a disagio per come sei.
  • Una piccola cittadina dove tutti si conoscono, povera di stimoli ed opportunità, legata ai suoi riti e abitudini. Dove magari si tende a sopravvivere e conformarsi, piuttosto di evolvere ed inseguire i propri sogni.
  • Un ambiente sociale repressivo, legato alla "normalità" e sospettoso di ogni diversità e innovazione, in cui ti senti in trappola...
Se vivi in una situazione del genere, magari il problema è quello. Se ci sei abituato, se hai conosciuto solo quello, magari non te ne accorgi nemmeno: pensi che il mondo sia tutto così... eppure sai che altrove le persone riescono a vivere vite ben diverse.

In questi casi l'unica soluzione è andarsene. L'ambiente intorno a te non cambierà, quindi sta a te cambiare, se ci tieni. Se hai intorno persone che: allontanati da loro il prima possibile. Persone così sono possono rovinarti la vita. Nessuno merita di essere trattato in quel modo: allontanati e vai verso persone che ti apprezzano, o che almeno ti incoraggiano e sostengono nei tuoi tentativi di vivere meglio.
Anche allontanarsi dalla famiglia può essere necessario, a volte, per riuscire a vivere come vorresti. Non vuol dire necessariamente tagliare i contatti, ma forse anche solo uscire di casa, o prendere una certa distanza, può servire per sfuggire a certi influssi negativi.


Questo post fa parte di una serie di risposte brevi a domande frequenti sull'amore, le relazioni e la vita (clicca sul link per leggere l'elenco di tutte le domande e risposte).

"La più terribile povertà è la solitudine e la sensazione di non essere amati."
(Madre Teresa)

"Non c'è amore sufficientemente capace di colmare il vuoto di una persona che non ama se stessa."
(Irene Orce)

"Esiste un legame profondo tra solitudine e autostima. Più alta è la seconda meno forte è la prima."
(Valerio Albisetti)


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6 Consigli per accettare se stessi [Body Positivity]

Presentazione dell'autrice

Oggi pubblico un "articolo ospite" della blogger Ilaria, sull'argomento fondamentale dell'accettazione di sé.

Salve a tutti, lettori di Psico Felicità! Io sono Ilaria e scrivo solitamente sul mio blog Color Me Fall. Mi occupo di moda sostenibile, principalmente abbigliamento vintage, di seconda mano e brand etici, ma poiché da un po’ di tempo ho abbracciato la Body Positivity, sono qui a parlare con voi della mia esperienza, di come sono riuscita ad accettare i cambiamenti del mio corpo e per darvi qualche piccolo consiglio che spero possano essere utili.


Avere sicurezza e fiducia in se stessi

In questo post ti darò alcuni consigli per migliorare il tuo modo di vederti e di presentarti al mondo. Tutto ciò che troverai scritto nell’articolo è frutto della mia esperienza dopo il mio drastico aumento di peso, come mi sono sentita nel primo periodo di cambiamento e cosa ho fatto per risollevarmi. Accettare se stessi non è semplice, è un percorso che deve partire prima di tutto dalla tua volontà di cambiare assetto mentale, ma sono sicura che riuscirò a darti una mano per iniziare questo viaggio: immergiti nella riscoperta del tuo corpo!

Avere sicurezza e fiducia in se stessi è importante tanto quanto avere un bel vestito indosso, uno che ti valorizza al massimo; non è facile però avere sempre un approccio così positivo con la propria figura, ci sono giorni in cui è difficile accettare il proprio corpo. Succede anche a me, è parte della natura umana, e questo dipende da moltissimi fattori. Oggi vorrei raccontarti la mia storia e darti alcuni piccoli consigli, che spero possano aiutarti a migliorare la fiducia in te stessa e ad essere una body positive person

La mia storia

Ho preso e perso peso in maniera piuttosto ciclica, quindi per me non è mai stato un problema l’effetto "yo-yo". Tuttavia, dopo aver avuto dei problemi di salute e aver affrontato un intervento, ho iniziato a mettere su parecchi chili, nonostante avessi una dieta sana e facessi dell’esercizio fisico. C’erano (e ci sono tutt’ora) dei problemi di metabolismo su cui ancora adesso sto lavorando, ma all’inizio per me è stato un trauma. Sono passata da 45 kg a 75 kg nel giro di pochissimo tempo. Inutile dire che non vedevo via d’uscita, mi sentivo brutta, non riconoscevo più me stessa allo specchio.

Cosa è successo poi?

Il mio compagno, vedendomi in uno stato parecchio preoccupante, ha cercato di spronarmi in qualche modo: mi ha proposto di aprire un blog. Perché proprio un blog? Ha pensato che fare qualcosa che mi facesse uscire dalla mia zona di comfort, come vestirmi e prepararmi per fare delle foto da mostrare - praticamente - al mondo, potesse aiutarmi ed essere uno sprone per migliorare la mia condizione. Ero ovviamente riluttante, per me era impensabile farmi vedere in quelle condizioni e addirittura fare delle foto, non esiste!

Ma io sono una persona curiosa quindi, anche se non ero per niente attirata dalla sua idea, ho iniziato a cercare in rete vari blog che parlassero di personal style gestiti da blogger curvy e plus size. Ne ho trovato qualcuno e sono rimasta sbalordita da come quelle ragazze sembrassero così a loro agio nella loro pelle, mentre io avrei voluto soltanto strapparmela di dosso.

Dopo un po', ho deciso di fare anche io questo passo: è stato davvero difficile uscire da quella zona di comfort (figurati che le prime foto che ho scattato le ho fatte in casa, o al massimo davanti casa mia!), ma piano piano ci ho preso gusto, era divertente! Mi faceva piacere notare che le persone che leggevano i miei articoli si soffermassero sugli outfit, sull'abbigliamento, e non sulle mie misure. E allora, con costanza e pazienza, tra alti e bassi, ho studiato come migliorare il mio blog, le mie tecniche, e piano piano sono cresciuta. Sono passati più di due anni da quando ho iniziato a scrivere qui su Color Me Fall, e non smetterei per niente al mondo!

Ma come accettare il proprio corpo? Be', ho capito che ci sono dei metodi per sentirsi più positivi, per affrontare la giornata con più fiducia, e vorrei condividerli con te. Ma prima vorrei fare una riflessione insieme.

Cosa significa accettare se stessi?

Accettare il proprio corpo vuol dire prendere atto dei propri difetti, ma anche dei propri pregi; rendersi conto che tutte queste caratteristiche messe insieme creano una persona unica nel suo genere: TU! Per fare questo, per prendere atto delle mie peculiarità, ho fatto una cosa molto semplice, ovvero scrivere una lista. In realtà, fare questo tipo di elenco mi ha aiutato non solo in questa fase così delicata, ma anche durante le piccole sfide quotidiane della vita di tutti i giorni. Scrivere mi aiuta a visualizzare meglio su cosa lavorare, come evitare determinati errori e come migliorare ciò che deve essere migliorato. Ti consiglio di provare a farlo, se non lo hai mai fatto.

Inizia a piccoli passi, scrivendo una, due cose per volta, prenditi il tuo tempo. Una volta fatto ciò, prendi coscienza dei tuoi difetti, uno alla volta; parti dal primo e chiediti: "Posso cambiare questo aspetto? Come posso cambiarlo? E se non posso cambiarlo, come posso fare per accettarlo?" Non pensare però che la soluzione ti capiti fra le mani in un attimo, anche cercare di capire come risolvere un determinato problema può richiedere tempo; questo però non vuol dire che la soluzione non c'è. Vuol dire che ognuno ha i propri tempi, e vanno rispettati.

Come accettare se stessi?

Ci sono delle piccole cose che puoi fare quotidianamente per iniziare questo percorso di cambiamento; ricorda però che tutto deve partire dalla tua volontà di cambiare mentalità, trasformarti in una persona positiva, e ti garantisco che questo non influirà soltanto sull'accettazione di te stessa, ma anche sotto tutti gli aspetti della tua esistenza! Affrontare la vita con un atteggiamento negativo non aiuta a trovare la soluzione al tuo problema; pensare con positività al presente, giorno per giorno, invece sì!

1. Trova un hobby

Trova qualcosa che ti piace fare per riempire i vuoti. Ho notato che, nei miei momenti liberi, la mente girava sempre intorno agli stessi punti: "Non mi piaccio e non piaccio a nessuno", '"Non vedo vie di uscita", "Non riesco ad essere come vorrei". Riempiendo questi vuoti dedicandoti alle tue passioni, aiuterai la mente a distogliere il pensiero dalle cose negative, sostituendole con nuove idee, modi per migliorarti e creatività! Io ho trovato la mia "via di fuga"nel blogging, ma può essere qualsiasi cosa: leggere, disegnare, cantare, cucire, se hai il pollice verde puoi curare e crescere delle piante, quello che vuoi!

2. Via le persone negative!

E' una cosa che si dice sempre, io la ripeto spesso e non mi stancherò mai di ripeterlo! Via le persone portatrici di negatività dalla tua vita. Chiunque esse siano. Ne va della tua salute mentale e fisica. Durante l'ultimo anno ho fatto "pulizie" nel mio cerchio di conoscenze e non solo, anche sui social. Non puoi capire quanto la mia vita sia migliorata! Io voglio solo positività!

3. Focalizzati sui tuoi pregi

Quando sei davanti allo specchio, anche se so benissimo che l'occhio cade sempre sui difetti, sforzati di vedere i tuoi pregi! All'inizio è difficile, ti sembra di non averne, invece ci sono eccome! Prendi cinque minuti del tuo tempo ogni giorno, posizionati allo specchio, e guarda i tuoi pregi, elencali nella tua mente e cerca di capire come valorizzare quegli aspetti di te che ti piacciono tanto. Con il passare del tempo, diventerà sempre più facile. In questo, ti verrà sicuramente in aiuto anche la lista di cui ti ho parlato poco fa.

Se, per quanto ci provi, non riesci proprio a vedere i tuoi pregi e le tue qualità (anche se ti assicuro che sono lì, lo so :-P ), prova a chiedere alle persone che ami, agli amici (quelli veri), i tuoi affetti, di darti una mano con questo punto: chiedigli di elencarti alcune tue qualità. Non c’è nulla di male a chiedere aiuto.

4. Valorizzati

Anche per quanto riguarda l'abbigliamento, cerca di valorizzarti. Identifica la forma del tuo corpo e cerca di individuare quali stili e capi ti donano di più e ti aiutano a mettere in risalto i tuoi pregi. Liberati dagli abiti che non ti entrano più, di quelli che stai conservando da troppo tempo nella speranza di indossarli un giorno e scegli invece le taglie adatte a te. E liberati anche dalle convenzioni dettate dalla moda del momento. Pensa a come indossare i tuoi capi preferiti anche in altri modi, gioca con la fantasia. Non ti nego che ci saranno ancora i giorni "no", ma saranno pochi fra tanti giorni positivi, perciò non devi farti abbattere da questo.

5. La postura

E' importantissimo avere una postura corretta, e ne viene influenzato anche il tuo umore! Probabilmente questa è la parte più difficile da mantenere, io ho ancora qualche difficoltà a tenere la postura corretta: ho la tendenza a guardare a terra e camminare con il capo basso, e ho problemi con le spalle perché, complice lo stare sempre seduta per lavorare al pc, si incurvano in avanti. Tuttavia, giorno dopo giorno riesco a mantenere la postura sempre per più tempo. Busto eretto, spalle dritte e capo in alto quando si cammina, senza indugiare un passo dopo l'altro, e sembrerai una persona più sicura di sé. Quando sei seduta, invece, cerca di non incurvarti in avanti: mantieni la stessa postura di quando sei in piedi, magari aiutandoti con delle sedie dallo schienale adatto.

6. Migliorati

I consigli che ti ho dato fin'ora, non vogliono dire che devi smettere di migliorarti e lasciare andare le cose come stanno. Se non ti piaci c'è un motivo e bisogna fare qualcosa per migliorare la tua condizione. Però, piuttosto che impigrirti e piangerti addosso, prova a trovare una soluzione ai tuoi problemi. Adotta uno stato mentale più positivo, meno ansioso, e vedrai che piano piano, con i giusti tempi, arriverai ai risultati; tuttavia, lo farai con la mente chiara e organizzata, e con un aspetto più fresco e sicuro di te!

Provaci e vedrai che funziona

Questi consigli che ti ho dato sono pienamente frutto della mia esperienza, da persona che non voleva accettare il suo nuovo modo di essere e, vedi, adesso riesco addirittura a fare foto con i rotolini in bella vista e pubblicarle in un articolo! Ti garantisco che funzionano e se riuscirai ad applicarli con costanza al tuo quotidiano, ti aiuteranno a superare i momenti "no".

Ah, un ultimo consiglio: sorridi! Sorridi sempre! Non c'è niente di più bello che vedere una persona sorridere :-) Se sorriderai, anche le persone intorno a te ti sorrideranno.

Se vuoi approfondire l’articolo, puoi leggerlo per intero qui. Grazie mille ancora a Valter per l’ospitalità :-)


Per chi è interessato all'argomento dell'accettazione di sé, segnalo il post "Accetta quello che sei, ama te stesso".


"Essere belli significa essere se stessi. Non hai bisogno di essere accettato dagli altri. Hai bisogno di accettare te stesso."
(Thich Nhat Hanh)

"Esiste un curioso paradosso: quando mi accetto così come sono, allora posso cambiare."
(Carl Rogers)

"Far pace col proprio corpo, accettarlo così com'è, alimentarlo con le proprie cure, nutrirlo bene, mantenerlo in forma con l'esercizio, ammirarne gli aspetti più belli, onorarlo con vestiti comodi, trattarlo come se fosse un tempio, divertirsi in esso come se fosse una sala da ballo, essere in soggezione di fronte ad esso come se fosse un palazzo reale: tutte queste sono espressioni di gentilezza verso se stessi."
(Daphne Rose Kingma)


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Perché ho sempre paura di essere giudicato?

Perché temo il giudizio degli altri?

Mi preoccupo troppo di essere giudicato

Come fregarsene del giudizio altrui?


Il problema della paura del giudizio affligge una buona parte degli esseri umani. E' un fardello che angustia quasi tutti, e rovina la vita a un bel po' di persone. La buona notizia è che in parte è un problema immaginario, che la nostra mente ingigantisce; e che gli strumenti per superarlo sono dentro di noi.

Per essere meno influenzati dal giudizio altrui, è necessario tenere presenti due concetti:
  1. In buona parte è un problema immaginario: perché gli altri pensano a noi molto meno di quanto crediamo. La maggior parte del tempo, ognuno è molto più concentrato su se stesso che sugli altri. E' il nostro ego insicuro che crede che tutti stiamo sempre lì a prenderci le misure... in realtà le altre persone ci notano a malapena, o danno poco importanza a quello che facciamo o diciamo.
  2. Anche quando è un problema reale, è spesso ininfluente. Anche quando gli altri effettivamente ci giudicano, le conseguenze sono molto spesso irrilevanti o assenti.
    Se vado in giro vestito strano, se mi scaccolo, se canto per strada, se rutto, se sbaglio un congiuntivo... cosa succede? Nella maggior parte dei casi, niente di niente. Assolutamente NIENTE. Le persone intorno ci fanno a malapena caso, e poi pensano ad altro (agli affari loro, di solito).

Paura di ogni passo falso

Invece la maggior parte di noi vive con la paura che ogni passo falso porterebbe gravi conseguenze, perché ci portiamo dietro quella paura dai tempi in cui eravamo bambini (e scontentare i nostri genitori poteva portarci conseguenze gravi e dolorose). Ma come adulti, questo diventa molto più improbabile: i genitori sono solo due, ma gli altri esseri umani sono 8.000.000.000, quindi se ne scontentiamo qualcuno sai che perdita...!

Naturalmente questo non vale in certe situazioni, come sul lavoro o di fronte a qualcuno che vogliamo sedurre: in quel caso il giudizio conta, ed è importante comportarsi in modo efficace. Ma in oltre il 90% delle situazioni, possiamo tranquillamente rilassarci, comportarci come ci viene (nei limiti del rispetto e dell'educazione comune), e non ci succederà nulla di male.

Accettazione e autostima

Ovviamente il livello di autostima e fiducia in se stessi gioca un ruolo primario: se tu stesso ti giudichi e ti ritieni scadente, tenderai a credere che anche gli altri lo pensino. Viceversa, se tu sai di essere in gamba e avere valore, che altri la pensino diversamente non ti influenzerà più di tanto.

"Chi rispetta se stesso è al sicuro da tutti: indossa una cotta di maglia che nessuno potrà mai penetrare."
(Henry W. Longfellow)

Ne consegue che il modo migliore di sganciarsi dal giudizio altrui, è sia coltivare l'accettazione di se stessi ("Sono come sono e va bene così") che incrementare la propria autostima (per esempio migliorando le proprie capacità).

Dipendere dall'approvazione

Chi invece crede che per superare questa paura debba sempre piacere agli altri, si condanna ad una vita di ansia: perché piacere a tutti è impossibile, e perché in questo modo sarà sempre dipendente da qualcosa di esterno, che non può controllare. Sarà sempre a caccia di approvazione, ed ogni volta che non la riceve andrà in crisi.
Come per molte cose nella vita, la soluzione non va cercata fuori, bensì dentro di sé.

Approfondimenti

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Questo post fa parte di una serie di risposte brevi a domande frequenti sull'amore, le relazioni e la vita (clicca sul link per leggere l'elenco di tutte le domande e risposte).


"E quello che gli altri pensano di te, è problema loro."
(Charlie Chaplin)

"Pensare è molto difficile - per questo la maggior parte della gente giudica."
(C. Gustav Jung)

"Per evitare le critiche, non fare niente, non dire niente, non essere niente."
(Aristotele)


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La gelosia nasce dalla paura

La gelosia è un problema per molti, e una tragedia per alcuni. Da una parte è una debolezza del tutto umana, ma dall'altra ci è difficile affrontarla, soprattutto perché viene spesso fraintesa e mitizzata (l'illusione romantica ci fa credere che "la gelosia è segno d'amore").
In realtà la gelosia non nasce dall'amore, ma piuttosto dalla paura, dal bisogno e dall'insicurezza. Tutti aspetti molto umani, ma che però non giustificano lo scaricarla sull'altro; dovrebbero invece suggerirci che è necessario prenderci cura delle nostre paure per superarle.

Preciso che in questo post parlo principalmente della gelosia immotivata, senza cause reali, che nasce solo da nostre insicurezze e "fantasmi". Se invece siamo gelosi perché il partner ce ne dà validi motivi, il problema è diverso e ne parlo in un paragrafo dedicato.

Le radici della gelosia

Ecco una lista delle cause più comuni di gelosia:
  1. Bassa autostima
  2. Forme di nevrosi
  3. Sensazione di insicurezza e possessività
  4. Dipendenza dal partner
  5. Sensazione di inadeguatezza nella relazione
  6. Stile di attaccamento ansioso
(elenco tratto da un articolo di Psychology Today, in inglese, basato su numerose ricerche).

Fondamentalmente, la gelosia è la paura che qualcuno ci porti via quello che ci è prezioso. La gelosia è scatenata da qualunque minaccia (reale o apparente) che possa sottrarci quello a cui teniamo e a cui siamo legati emotivamente (spesso un partner, ma può essere anche un'amicizia, un lavoro o uno status sociale).

Questa paura è probabilmente radicata in esperienze infantili, alla paura che un genitore non ci amasse abbastanza o non più, o di essere trascurati e abbandonati. Per un bambino queste paure sono terrificanti, perché inconsapevolmente sa che se i genitori lo lasciassero, lui morirebbe.

Siamo gelosi di un "avversario"

Ma attenzione, non è semplicemente paura della perdita: la gelosia è legata alla paura della sottrazione da parte di qualcuno (o qualcosa). Se una malattia minaccia il nostro partner, siamo sì spaventati ma non gelosi; idem se perdiamo il lavoro per via di una crisi economica. In questi casi la minaccia è impersonale e, per quanto grave, non ne siamo gelosi.
Invece, siamo gelosi di qualcuno che minaccia di portarci via il partner o il lavoro perché lo vediamo come un nostro "avversario", e viviamo la perdita come un'affronto personale. In altre parole, la gelosia può anche essere vista come la paura dell'ego di essere ferito e sminuito. Non solo non vogliamo perdere il bene amato, ma non sopportiamo che qualcuno ce lo porti via perché dimostrerebbe di valere più di noi. Questo vale anche se la minaccia non è una persona: il lavoro, un hobby, un interesse del partner, che ci toglie attenzione e sembra essere più importante di noi.

Anche questo aspetto della gelosia è probabilmente legato ad esperienze infantili, in cui l'amore e l'attenzione di un genitore (che volevamo tutto per noi), ci è stato sottratto da qualcuno o qualcosa (l'altro genitore, un fratello o sorella, impegni), o ci è sembrato che quel qualcuno venisse preferito a noi.

Gelosia in difesa dell'identità

Similmente, la gelosia è collegata alla nostra identità (il senso di chi sono e cosa valgo): se qualcuno mi porta via la persona amata non soffro solo perché mi manca, ma perché sento venire meno il mio valore, mi sento sminuito e umiliato come persona. Se la mia partner preferisce altri a me (anche solo temporaneamente), lo interpreto come segno che non valgo abbastanza (anche per via dell'illusione romantica per cui la persona "giusta" dovrebbe rendere il partner completamente felice - mentre invece nessun partner può mai darci tutto quello di cui abbiamo bisogno).
Possiamo vederne un esempio nel caso del "delitto d'onore", che giustifica l'omicidio in quanto considera il tradimento un affronto gravissimo verso il valore (onore) e l'immagine pubblica della persona tradita.

Ovviamente questo è tanto più grave quanto più il senso di identità è fragile: se sono ben certo di chi sono e quanto valgo, gli eventi esterni (incluso un tradimento o un abbandono) potranno forse incrinare questa certezza, ma non distruggerla. Se invece ho un'identità debole, ogni evento negativo che mi riguarda tenderà a frantumare la scarsa considerazione che ho di me stesso.

Gelosia come altro nome per l'invidia

Per estensione, può essere chiamata gelosia anche quando altri hanno qualcosa che noi vorremmo ma non possiamo avere (un partner, un oggetto, una capacità), e la nostra frustrazione si esprime come avversione verso chi invece quel qualcosa lo possiede: "Sono geloso di Roberto, vorrei avere io i suoi soldi / la sua casa / sua moglie...".
In questo caso sarebbe forse più corretto parlare di invidia (il dolore che deriva dal volere qualcosa che altri hanno e noi no; il desiderio bruciante di essere al posto di qualcun altro). Anche questo sentimento è radicato nell'insicurezza, nella convinzione di non essere abbastanza, e che altri siano meglio di noi.

La gelosia nasce da paura e insicurezza

In sintesi, la gelosia ha sempre radici nella paura, nell'insicurezza, nella fragilità.
  • Più sono sicuro di me, del mio valore come persona, meno avrò paura di essere tradito o abbandonato (certo è possibile, ma lo vedrò come possibilità remota e improbabile).
    Più sono consapevole delle mie qualità come partner, delle mie capacità di soddisfare l'altro (o gli altri), meno avrò da temere una immaginaria "concorrenza" (in amore o in altre situazioni).
  • Viceversa, più credo di non valere, più ho paura di non avere alcuna qualità, e più avrò costantemente paura di essere "sostituito" da qualcuno migliore di me; vedrò tutti come potenziali avversari, perché vedrò in ognuno qualità che a me mancano.
    Meno credo in me stesso, più vivrò nella paura di perdere quello che ho. Anzi, finirò col sabotarmi inconsciamente, perché sarò convinto di non meritarlo, quindi tenderò ad allontanare anche chi mi vuole.

Ne consegue che la "cura" alla gelosia non sta nel controllare o cambiare l'altro, ma nel rafforzare se stessi.
Se penso di essere una persona scadente, se mi sento un mediocre, se credo che il partner mi preferirà altri perché migliori di me, allora la reazione più fruttuosa è diventare una persona migliore: man mano che aumento le mie qualità, acquisisco quella forza e quella sicurezza che sono il miglior antidoto alla gelosia.

“Più sono sicuro di me e del mio valore,
meno avrò paura di essere tradito o abbandonato”

La gelosia è - per certi versi - naturale

Mostrando la gelosia come radicata in emozioni negative, non voglio certo dire che appartenga solo alle persone più deboli e limitate. Tutt'altro: essa è un'emozione alquanto naturale e comune praticamente a tutti.
In un certo senso è parte della vita, perché non possiamo mai essere sicuri di nulla al 100%: l'esistenza non offre sicurezze, tutto scorre, c'è sempre qualcuno più bravo o migliore di noi in qualcosa; senza contare l'impermanenza (tutto cambia o finisce prima o poi), di cui il Buddhismo ha parlato ampiamente.
Quindi, la paura di perdere ciò che ci è caro, o che qualcuno ce lo sottragga, è parte della precarietà della vita stessa.

Inoltre, quasi tutti veniamo cresciuti da genitori umanamente imperfetti che ci amano in modo imperfetto, lasciando in noi il timore di non essere abbastanza amabili o di essere in qualche modo "sbagliati". Da qui la paura di non meritare pienamente l'amore altrui, e che in qualsiasi momento possa arrivare qualcuno a portarcelo via.

Naturalmente è anche un questione di livello:
  • provare un po' d'ansia se il nostro partner ha un collega attraente, o se incontra l'ex, è comprensibile;
  • ma sottoporre l'altro a interrogatorio, spiargli di nascosto il telefono o l'e-mail, voler decidere cosa può indossare o chi può frequentare... sono comportamenti che mancano di rispetto, minano la relazione e rivelano una personalità non equilibrata.

... Ma questo non è una giustificazione

Il fatto che la gelosia sia - per certi versi - un'emozione naturale, non giustifica però concedergli eccessivo spazio, farsene condizionare, o scaricarla sugli altri e pretendere di controllarli.
Questo tipo di insicurezze vanno riconosciute e affrontate, altrimenti si passa tutta la vita dominati dalla paura, e si rimane incapaci di vivere serenamente le relazioni (che restano inquinate da dubbi, sospetti e conflitti, anche dove non ve ne sia ragione).

Relazionarsi da adulti

Farsi dominare dalla gelosia e cercare di condizionare l'altro può essere comprensibile durante l'adolescenza, mentre stiamo ancora scoprendo chi siamo, e siamo pieni di dubbi e confusione su noi stessi e gli altri. Diventa però meno accettabile da adulti, quando è parte dei nostri compiti quello di diventare (ragionevolmente) padroni di noi stessi, e in grado di relazionarci con gli altri in modo costruttivo, senza pretese infantili e senza rovesciare su di loro le nostre problematiche.
Questo non vuol dire fingere una forza che non abbiamo, nascondere le nostre emozioni o doversene vergognare: ognuno fa quello che può, e ci sono emozioni che sono più forti della nostra volontà. Vuol dire però prendersi la responsabilità delle proprie emozioni e, nel caso della gelosia, riconoscere che è un proprio problema di cui occuparsi, non dell'altro che dovrebbe fare i salti mortali per attenuare le nostre insicurezze.

Proprio come, da adulti, impariamo a gestire la nostra rabbia e aggressività (non andiamo in giro a picchiare le persone che ci stanno antipatiche, per quanto potremmo averne voglia), così possiamo imparare a gestire la nostra gelosia.
  • In primo luogo riconoscendo che è una debolezza del nostro carattere, che non giustifica azioni lesive dei diritti altrui (dire "Sono una persona gelosa" non giustifica nulla, proprio come dire "Sono una persona nervosa" non giustifica comportamenti aggressivi: è un tuo problema, occupatene).
  • In secondo luogo cercando di chiarire le radici della propria gelosia (quali paure, quali insicurezze o fragilità ne sono alla base), e provando a sanarle. Se ho il terrore di essere abbandonato, o non riesco a fidarmi degli altri, sono ferite psicologiche che possono trarre giovamento da una terapia, o anche solo dal leggere libri sull'argomento.
  • Inoltre, è importante comunicare al partner le nostre emozioni in modo aperto e sincero, senza però fargli pressioni o manipolarlo. E' giusto che il partner sappia cosa proviamo, ma dobbiamo dirlo come condivisione, non per farlo sentire in colpa; con un'intento del tipo "Ho queste difficoltà con la mia gelosia, ti prego sii paziente con me, rassicurami se puoi e aiutami ad affrontarla".
  • Infine, è necessario essere onesti e non nascondersi dietro alibi o scusanti: quando feriamo l'altro o vogliamo limitarlo, dire "Sono geloso perché ti amo", "Siamo tutti gelosi, è normale", "Sei tu che non dovresti fare...", "Se tu mi amassi allora non faresti...", ecc., sono modi infantili per scaricare all'esterno la responsabilità o la colpa.

La gelosia non è amore

La gelosia non è mai espressione d'amore:
  • L'amore autentico desidera il bene dell'altro, la sua felicità - è un sentimento altruistico, in cui l'altro è al centro.
  • Invece la gelosia è un sentimento egoistico, che mira esclusivamente al proprio benessere e alla soddisfazione dei propri bisogni. Non si è mai gelosi per il bene altrui, ma solo e soltanto per il proprio.
  • Tanto è vero che l'atto estremo di gelosia, l'uccisione della persona "amata", non ha ovviamente alcunché di amorevole. E' piuttosto l'espressione di una personalità infantile e capricciosa, un "bambino" che distrugge il proprio "giocattolo" piuttosto che cederlo ad altri.

L'amore autentico, sano, adulto, si preoccupa della felicità dell'altro (oltre che della propria). Se il partner manifesta interesse per altre persone, una persona che ama in modo maturo può sentirsi addolorata o preoccupata (teme di perdere il bene amato) ma, al tempo stesso, considera i bisogni e la felicità del partner (oltre ai propri). Può arrivare a dire (per quanto a fatica) "Se l'altro ti rende più felice, va bene se scegli lui" (oppure "se scegli anche lui", nel caso di relazioni non-monogamiche).
L'espressione di amore più generoso può essere un "Ti amo a tal punto da lasciarti andare verso ciò che desideri - anche se questo vuol dire perderti".

“Non si è mai gelosi per il bene altrui,
ma solo e soltanto per il proprio”

Perché confondiamo gelosia e amore

Confondiamo la gelosia con l'amore perché, quando siamo legati a qualcuno da un forte sentimento, quella persona diventa per noi preziosa, necessaria, indispensabile. Di conseguenza il nostro benessere, la nostra felicità, persino la nostra stessa vita (apparentemente) dipendono da essa. L'idea che qualcuno ci porti via tutto questo ci appare insopportabile, perché senza la nostra vita diventerebbe assai più povera.

E' pero evidente che questa paura non nasce dall'amore per quella persona, bensì dal bisogno che abbiamo di lei, dal bisogno che ci renda felici. In realtà non siamo davvero gelosi della persona, ma di tutto quello che ne riceviamo.
Se immaginiamo qualcuno che amiamo ma che non può più darci nulla, che non può più nutrire i nostri bisogni (per esempio una persona cara caduta in coma irreversibile), vediamo che la gelosia non ha più ragion d'essere: non siamo gelosi del dottore che la cura, non entriamo in competizione con l'infermiera che se ne occupa. Questo perché non temiamo che ci possano togliere qualcosa di prezioso: la persona che amiamo c'è ancora, ma siccome quello che ci dava non c'è più, non temiamo che possa esserci sottratto.

Vogliamo essere unici

Tra i bisogni dell'essere umano c'è quello di sentirsi unico e insostituibile. Sentirsi "uno qualunque", oppure a rischio di essere sostituito da altri (che sia in amore o sul lavoro) è fonte di forte disagio e inquietudine. Quindi è del tutto umano desiderare di essere l'unico destinatario dell'amore del partner, dei suoi pensieri e dei suoi desideri sessuali; oppure volersi sentir dire che non amerà mai nessuno come ama noi. Sono piccole vanità innocue. :-)

Purtroppo però la vita non funziona in questo modo. Nonostante illusioni romantiche quali: "Quando ami qualcuno, non desideri nessun altro", oppure "Si può amare una sola persona per volta", i sentimenti reali sono spesso più molteplici e mutevoli di quanto vogliamo ammettere. Basti pensare ai genitori che amano tutti i loro figli (magari ognuno in modo diverso), o i diversi amici a cui siamo più legati; per non parlare di tutti quelli che hanno legami importanti, ma che vivono anche relazioni clandestine.
La verità dei sentimenti umani è che possono essere (e spesso sono) vissuti con diverse persone (con ciascuno in modo diverso), anche in sovrapposizione. Ciascuno è - a suo modo - unico, certo; ma nessuno è "padrone" esclusivo delle nostre emozioni (se non, per certi versi, quando ci innamoriamo - ma è comunque uno stato temporaneo).

Per non parlare della sostituibilità: per quanto possiamo essere unici e speciali, se usciamo dalla vita di qualcuno (per qualsiasi motivo), entro un certo tempo questi troverà altre persone che riempiranno il ruolo una volta nostro. Ogni volta che amiamo qualcuno questi potrà sembrarci unico e insostituibile, ma se la relazione finisce, prima o poi ci ritroveremo ad amare qualcun altro - e questo, probabilmente, accadrà più volte nella nostra vita.
Perché le relazioni sono guidate in primo luogo dai bisogni, e dalle necessità che essi vengano soddisfatti.

Quindi, senza voler negare il nostro umanissimo desidero di unicità, bisogna però anche accettare la realtà per cui siamo tutti sostituibili (anche se siamo unici come individui).
La soluzione al timore di essere sostituiti non sta, nuovamente, nel controllare l'altro o privarlo di ogni tentazione; ma nel diventare un partner così capace ed appagante, che l'altro non abbia alcun motivo di andarsi a cercare un'alternativa!

“Le relazioni sono guidate
in primo luogo dai bisogni”

Gli inganni della gelosia

Non solo la gelosia tende ad inquinare le relazioni, a minare la fiducia e - col tempo - a logorare i sentimenti; ha anche l'effetto preoccupante di accecarci e farci vedere cose che non esistono. Essere preda di forte gelosia è un po' come essere ubriachi ed avere allucinazioni.

Il geloso vede fantasmi dappertutto

Chi soffre di gelosia intensa diventa preda delle proprie paure, e tende a credere a loro più che ai fatti. Anche in assenza di prove, anche di fronte alle rassicurazioni accorate del partner, o alle testimonianze convinte degli amici, egli tenderà a credere invece alle proprie paranoie, e trasformerà ogni piccolo evento in un indizio accusatorio. Arrivando magari ad azioni gravi anche in assenza di alcuna ragione reale.
Contrastare questo tipo di gelosia non solo vuol dire rispettare il partner e curarsi della propria relazione; vuol dire anche mantenere la propria sanità mentale.

Il geloso crea la propria disfatta

Inoltre, la persona ossessivamente gelosa finisce spesso col creare proprio ciò che teme: il partner, esasperato dalla mania di controllo e dalla sfiducia, non di rado abbandona la coppia o finisce tra le braccia di qualcuno più positivo e comprensivo.

In pratica, alimentare la propria gelosia spesso la trasforma in una "profezia" che si auto-avvera: quello in cui credi, benché prima falso, finisce col diventare reale. Il paradosso della gelosia patologica è che, invece di difendere dal rischio di abbandono o tradimento, lo incrementa: e quando le cose precipitano il geloso usa l'evento per giustificare le proprie paranoie ("Vedi? L'avevo sempre saputo...!"), invece di riconoscere di avervi contribuito.

Quando la gelosia è motivata

Come ho scritto all'inizio, qui ho parlato principalmente della gelosia immotivata, senza cause reali. Che quindi, come tale, non va scaricata sul partner (che non ha colpe), ma gestita da persona mature - per quanto possibile.

Se invece siamo gelosi per via di comportamenti reali del partner (comprovati, non solo presunti), il nostro problema non è più la gelosia (che ha ragion d'essere), ma la relazione stessa; e in particolare gli "accordi" su cui si basa. Questi accordi sono le regole condivise che valgono nella relazione (che però non sempre sono esplicitate o discusse): per esempio l'accordo di non mostrare interesse verso altre persone, o di fare sesso solo col partner.
Dovremmo quindi confrontarci col partner su questi accordi, per chiarire quali sono le regole e i limiti reciproci; potremmo scoprire che:
  • Non era mai stato esplicitato un accordo in merito (la regola veniva data per scontata, ma ciascuno la pensava diversamente a riguardo).
  • Non ci si era chiariti con precisione sull'accordo (magari uno pensava che flirtare per gioco fosse ammesso, ma l'altro no).
  • Oppure l'accordo era esplicito, ma uno dei due non l'ha rispettato.
Nei primi due casi c'è stata una comunicazione insufficiente, che va rimediata (mai dare nulla per scontato; tenere presente che uomini e donne spesso faticano a capirsi).

Nel terzo caso invece bisogna affrontare la violazione dell'accordo: parlatene con la maggior calma possibile (mai discutere di cose importanti se si è in preda a forti emozioni), e decidete se questo è accettabile o meno. Non date per scontato che questo significhi la fine della relazione:
  • Potrebbe essere stato un passo falso momentaneo (dopo tutto errare è umano).
  • Potrebbero esserci state delle corresponsabilità (magari chi ha tradito era stato ferito o trascurato).
  • Potreste decidere che per voi mantenere la relazione è più importante dell'offesa.
  • Oppure potreste scoprire che la fedeltà e l'esclusività sessuale non funzionano per voi, e magari volete provare strade diverse (vedi paragrafo successivo).

Oltre la gelosia: poliamore e compersione

Prima ho menzionato le relazioni non-monogamiche. Nella nostra cultura diamo per scontata l'esclusività sessuale in amore, la gelosia e il desiderio di possesso del partner. Ma è il caso di notare che in realtà queste inclinazioni non sono inevitabili né universali: il matrimonio basato sull'amore e sulla fedeltà è una "invenzione" relativamente recente, sviluppatasi a partire dalla fine del XVIII secolo e giunta a diventare lo standard in Occidente solo nella metà del XX secolo. Per approfondire vedi "Marriage, a History" - "Storia del matrimonio".

Quindi non solo è possibile fare liberamente sesso con più partner (come avviene tra scambisti e nelle "coppie aperte"), o amare più persone contemporaneamente (come accade a milioni di persone poliamorose), gestendo e in qualche modo superando la gelosia. Ma è persino possibile vivere un sentimento opposto alla gelosia: la compersione, ovvero "uno stato di gioia empatica che si prova quando una persona che amiamo è felice con un suo altro partner" (da "I dodici pilastri del poliamore"). Una forma di amore così aperta e generosa da gioire della felicità altrui vissuta altrove, invece di volerla tutta per sé.

Con questo non voglio dire che sia facile o che tutti dovremmo arrivarci (dico sempre che in amore - e nella vita - non esistono ricette universali, ed ognuno deve scoprire cosa funziona per lui o lei). Però ho voluto menzionare la possibilità di sentimenti che vadano oltre la gelosia, invece di darla per scontata com'è d'uso.

“Il matrimonio basato su amore e fedeltà
è una invenzione recente”

Come superare la gelosia

In questo post ho voluto concentrarmi soprattutto sulla comprensione dei meccanismi che muovono la gelosia, nonché sull'importanza di diventarne consapevoli e assumersene la responsabilità: qualunque "guarigione" parte necessariamente da questi elementi. Dopodiché, vi invito a cercare in Rete (per esempio "come superare la gelosia"), e troverete numerosi suggerimenti in proposito - su cui non voglio dilungarmi anche perché ognuno vive le emozioni a modo proprio, e deve quindi trovare le parole che meglio risuonano nel suo caso.

Come NON superare la gelosia

Voglio però menzionare alcune strategie che sicuramente non vi porteranno da nessuna parte, se non a ritrovarvi cornificati, abbandonati, insultati, disprezzati, e magari con una denuncia (nei casi peggiori):
  • Non alimentare le tue paure con pensieri ossessivi: la mente è uno strano animale, se la nutri di "pensieri-spazzatura" entra in un circolo vizioso che la porta ad immaginare il peggio - e a crederci.
  • Non ascoltare le malelingue: gli amici veri esitano a dirti cose negative sul partner. Chi lo fa volentieri e con piacere, il più delle volte agisce per suo tornaconto, non di rado mentendo.
  • Non controllare il partner (né il suo comportamento, né i suoi oggetti personali): una relazione sana si basa sulla fiducia, senza fiducia sicuramente naufragherà.
  • Non voler limitare la sua vita: hai mai notato che più ti proibiscono qualcosa, più ti viene voglia di farla? Per l'altro è lo stesso, se gli proibisci un'azione, lo indurrai solo in tentazione.
  • Non credere di poter possedere il partner: non si possono possedere gli esseri viventi (persino il tuo cane è "tuo" solo fino a che lo vuole anche lui), solo gli oggetti.
  • Non scaricare sull'altro le tue ossessioni (con interrogatori, discussioni estenuanti o stalking): l'ossessione non nasce dall'amore e non genera mai amore, ma solo fastidio, poi irritazione, esasperazione e infine fuga liberatoria.
  • Non credere di poter tenere a distanza tutte le minacce o tutti gli "avversari": ci sarà sempre qualcuno o qualcosa che sfugge al tuo controllo (l'illusione del controllo è - appunto - un'illusione).
  • Non pensare che siano gli altri a "rubarti" il partner: se ti tradisce o ti lascia è perché ha deciso di farlo, non perché qualcuno l'ha "ipnotizzato" con i suoi magici poteri.
  • Non usare mai la violenza: anche se ti ha tradito, se alzi le mani passi dalla parte del torto (oltre a rischiare azioni penali). Se ti ha deluso a tal punto, l'azione migliore è liberartene; pensa che ti meriti di meglio.


Infine, riporto il link ad un articolo della nota dott.ssa Alessandra Graziottin: "La gelosia non è amore, è paura", per citare una fonte ben più competente di me.


"Come geloso, io soffro quattro volte: perché sono geloso, perché mi rimprovero di esserlo, perché temo che la mia gelosia finisca col ferire l’altro, perché mi lascio soggiogare da una banalità: soffro di essere escluso, di essere aggressivo, di essere pazzo e di essere come tutti gli altri."
(Roland Barthes)


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