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Persone negative: come riconoscerle e gestirle

A volte ci troviamo ad avere a che fare con persone - o partner - impegnativi, con cui risulta difficile andare d'accordo o farli contenti, o con cui si entra facilmente in conflitto anche per inezie; al punto che magari dubitiamo di essere noi quelli "sbagliati", o la causa dei problemi. Certo a volte potrebbe essere vero, oppure dipendere da scarsa compatibilità (in fondo non possiamo piacere a tutti, e non possiamo andare d'accordo con tutti).

Ma esiste un'altra possibilità, che voglio esaminare qui: quella di avere a che fare con una "persona negativa", cioè qualcuno così ferito e problematico da:
  • lamentarsi e criticare spesso e volentieri (anche su inezie);
  • esagerare i problemi (o inventarseli);
  • che reagisce male anche quando non ce ne sarebbe ragione;
  • che spesso interpreta in modo negativo anche azioni positive (un complimento, un suggerimento, un abbraccio...);
  • e con cui è praticamente impossibile avere una relazione positiva e serena (tranne che in rari momenti).
A volte una relazione con questo tipo di persone inizia bene, o addirittura in modo entusiastico; spesso sanno essere coinvolgenti o seduttivi - almeno agli inizi. Ma entro breve tempo il vero carattere di queste persone emerge, e la frustrazione supera presto il piacere.
Un tipo particolare di persona negativa è il "vampiro emozionale", ovvero qualcuno che "succhia" l'energia altrui: ha continuo bisogno d'attenzione, parla quasi sempre di se stesso, tende al dramma e si lamenta che gli altri non lo capiscono, non lo considerano, o lo trattano male - ma tutto ciò che gli accade non è mai colpa sua.

Se ci capita di relazionarci con persone di questo tipo (sia a livello di amicizia che sentimentale), è bene saperle riconoscere in modo da capire la vera origine delle difficoltà, il perché si comportino in tale modo (anche quando appare immotivato), e magari provare a gestire la loro negatività.

“Un tipo di persona negativa
è il vampiro emozionale, ovvero
chi succhia l'energia altrui”

Chi è una persona negativa?

Queste persone non sono mai davvero contente, o lo sono solo per brevi rari momenti: il loro standard è sentirsi insofferenti e lamentarsi di qualcosa. Hanno un malessere interno (che si esprime in negatività) così preponderante da dominarle.
Questo malessere può venire negato attraverso il tenersi impegnati, oppure venire attribuito all'esterno: "Sto male a causa di Tizio/a", "... perché mi hanno fatto X e Y", "... perché il mondo fa schifo", ecc. Difficilmente queste persone ammettono che il loro malessere è interno: preferiscono dare le colpe agli altri, o all'ambiente, e negano la propria responsabilità.

Negative loro malgrado

Chiariamo subito che non sta parlando di persone cattive o malvage:
  • Queste ultime sono distruttive in modo intenzionale, e magari ne traggono anche piacere.
  • Mentre quelle che definisco "negative" lo sono senza intenzione consapevole, ne soffrono, e sono spesso le prime vittime del proprio comportamento. Anche quando tengano sinceramente a qualcuno, possono finire col rovinare la relazione coi loro atteggiamenti, e quindi ritrovarsi abbandonate e soffrirne loro malgrado.

Teniamo quindi presente che la vittima principale è la persona negativa stessa. Costei vive infatti prigioniera di una specie di "inferno mentale", di cui in genere non si rende conto e da cui non sa uscire. Lo scopo di questo post non è quindi condannare tali persone, quanto aiutare gli altri a capirle; nonché aiutare loro stesse a riconoscersi ed - eventualmente - cercare aiuto per uscire da questa condizione.


Come riconoscere le persone negative

Naturalmente quasi mai una persona sarà negativa o positiva al 100%. Possiamo quindi considerare "negativo" chi presenta una maggioranza degli attributi descritti di seguito, o che li manifesta la maggior parte del tempo.
  1. Si lamentano di frequente
  2. Prendono le cose troppo sul serio, o in modo personale
  3. Fanno critiche ma non sanno riceverle
  4. Vogliono l’impossibile
  5. L'amore che ricevono non è mai abbastanza
  6. Si paragonano spesso agli altri
  7. Si arrendono davanti alle difficoltà
  8. Hanno una serie di problemi di salute

1. Si lamentano di frequente

Tutti ci lamentiamo qualche volta; è umano ed aiuta a scaricare la frustrazione. Lamentarsi diventa però un problema quando è uno stile di vita: si perde l'obiettività e quasi tutto viene percepito come negativo, sgradevole, inaccettabile. Non si vedono più sfumature e possibilità alternative. L’attenzione si concentra sulle frustrazioni (per quanto minime), sulla sofferenza e sui torti ricevuti (reali o immaginari). Gli eventi positivi vengono sminuiti o ignorati; chi ne gode viene tacciato di superficialità o infantilismo.

Non è più una naturale reazione ad uno stato di sofferenza oggettivo, ma una posizione esistenziale negativa nei confronti del mondo. Un "pessimismo cosmico" elevato a modello di vita. In genere è un modo di proiettare all'esterno il dolore interiore che attanaglia la persona negativa (incapace di riconoscere il male che ha dentro, lo vede fuori di sé e gli attribuisce l'origine della propria sofferenza).

Si concentrano sul negativo

Queste persone si concentrano sugli aspetti negativi in ogni situazione, oppure vedono solo quelli. Per esempio, in una splendida giornata soleggiata si lamenteranno del caldo; dopo un pasto delizioso si preoccuperanno di ingrassare; se attraversano un prato di campagna ricco di fiori, ma con anche degli escrementi di vacca, costoro noteranno solo gli escrementi (per loro "Il bicchiere è sempre mezzo vuoto").

2. Prendono le cose troppo sul serio, o in modo personale

Quando non si ha abbastanza amor proprio e maturità, l'ego risulta molto fragile. Queste persone non tollerano le brutte figure e cadono nel panico al pensiero di apparire ridicoli. Non riescono neppure ad accogliere le critiche, anche quando sono veritiere e potrebbero aiutare. Ogni espressione negativa altrui, anche scherzosa, suscita in loro indignazione, offesa o persino collera.
Certo tutti abbiamo qualche insicurezza e cerchiamo di fare bella figura, ma se abbiamo sufficiente equilibrio sappiamo anche gestire passi falsi o critiche con umiltà. Invece la persona negativa prende tutto molto seriamente, appare incapace di auto-ironia, e solleva un dramma ogni volta che il suo ego viene sminuito, anche in misura minima.

Prendono gli eventi sul personale

La persona negativa tende a prendere gli eventi sul personale, come se si mettesse sempre al centro del mondo, non riuscendo ad immaginare che gli altri possono pensare ad altro od essere immersi nei propri problemi:
  • Se il collega non li saluta pensano subito che sia perché ce l'ha con loro - non perché magari è distratto.
  • Se un automobilista gli taglia la strada lo vedono come un affronto personale, come se fosse stato fatto apposta - senza considerare che magari l'altro non li ha nemmeno visti.
Poiché tendono a prendere tutto sul personale, tendono anche a serbare rancore, a ricordarsi ogni sgarbo per anni, a coltivare pensieri di vendetta.

3. Fanno critiche ma non sanno riceverle

La persona negativa tende a criticare spesso e volentieri, ma è suscettibile e incapace di accogliere le critiche rivolte a lei, anche se sensate o poste in modo civile. Di solito tende a prendersela od offendersi, o cerca di scaricare la critica sull'interlocutore ("Non sono io che faccio X, sei tu che sei sempre Y"), oppure fa la vittima piangendosi addosso ("Ce l'hai con me", "Mi critichi sempre").

E' stupefacente notare l'atteggiamento diametralmente opposto:
  • Lei si sente in diritto di criticare tutto e tutti, senza ritegno.
  • Ma in genere reagisce con sdegno, o ferocia, alla minima critica ricevuta.

Parlano male degli ex

Un aspetto su cui le persone negative sono particolarmente critiche, di solito è quello degli ex partner. Spesso vengono tutti dipinti come individui pessimi, egoisti e manipolatori; e l'elenco di aneddoti riprovevoli fa apparire la persona negativa come una povera vittima dotata di tanta pazienza e amore. A sentire lei, tutti i problemi erano sempre e solo colpa dell'ex, e mai suoi.

Ma è verosimile? Possibile che sia stata così sfortunata? Se però abbiamo la possibilità di sentire "l'altra campana", o l'opinione di amici comuni, in genere scopriamo che le cose non stanno proprio così: che entrambi hanno avuto pregi e difetti (com'è naturale), che l'ex non era così terribile, e che la persona negativa ha avuto la sua buona dose di responsabilità nelle crisi e nella rottura della relazione.

4. Vogliono l’impossibile

Ci sono molte cose impossibili nella vita, o fuori dalla nostra portata, ma alcuni non sanno accettare questo limite naturale. Costoro non tollerano che la frustrazione fa parte dell’esistenza, o che non sempre otteniamo quello che vorremmo.

Alcuni avrebbero voluto nascere in una famiglia amorevole e accogliente, o in un ambiente benestante, o con un fisico scultoreo. Ma se non è andata così, non ci si può fare nulla. Chi coltiva il rimpianto per ciò che non è stato, sarà sempre amareggiato e non saprà apprezzare ciò che ha (in confronto ai sogni, non sembrerà mai abbastanza).

Lo stesso accade a chi persegue obiettivi impossibili. Per esempio inseguendo ideali di bellezza sovrumani, o cercando l'amore in chi non ci vuole, o sforzandosi di restare giovane a qualsiasi costo. Forse lo fanno perché, se riuscissero ad arrivarci, dimostrerebbero a se stessi di avere finalmente valore (cosa in cui non credono). Ma gli obiettivi impossibili portano solo al fallimento e, con esso, frustrazione, infelicità e svalutazione di se stessi (se credo a un obiettivo impossibile, e fallisco, penserò che è colpa mia).

5. L'amore che ricevono non è mai abbastanza

Spesso per la persona negativa l'amore non basta mai (perché ha dentro una "voragine affettiva"). Oppure lo respinge (perché non riesce a credere di poter venire amata) o, ancora, è così esigente o pesante che finisce con l'allontanare chi cerca di amarla.
All'inizio di una nuova relazione può apparire grata ed entusiasta; ma in breve tempo la sua negatività torna a mostrarsi, emergono una serie di fastidi e lamentele, e l'apprezzamento verso il partner diminuisce. Di fronte a questo cambiamento il partner può ritrovarsi spiazzato e credere che sia una fase temporanea; prima o poi però si rende conto che è invece lo stato abituale.

Spesso questo tipo di persona dice di soffrire perché non si sente amata; ma quando poi viene amata, continua a stare male ugualmente (tranne magari un breve periodo gioioso) perché l'amore non riesce mai a sopraffare il malessere e la negatività che ha dentro. Oppure se riceve dal partner dieci atti piacevoli e due sgradevoli (cosa umana, in fondo, poiché nessuno è perfetto), tenderà ad ingigantire quelli sgradevoli e dimenticarsi di quelli positivi - rimanendo convinta che il partner non tiene davvero a lei.

Non apprezzano chi dà loro molto

Anche per questi motivi, di solito dare molto non funziona con queste persone. Se si cerca di riempirli di cure e attenzioni, nella speranza di farli stare meglio, dopo un po' è probabile che ciò che si dà non venga più apprezzato, si finisca col venire dati per scontati, o che se ne approfittino (si dà un dito e l'altro si prende un braccio).

Al contrario, darsi poco o concedersi solo ogni tanto viene solitamente più apprezzato (magari se ne lamenteranno, ma tanto lo fanno comunque). E' spesso il tipo di persona con cui è vero che "in amore vince chi fugge".

6. Si paragonano spesso agli altri

Le persone negative sono particolarmente inclini a fare paragoni con gli altri, sia in senso positivo che negativo:
  • Alcuni si vantano e svalutano gli altri, evidenziando i difetti altrui per apparire migliori. Le frequenti critiche rivolta agli altri (vedi punto 1) possono servire a questo scopo. Spesso traggono soddisfazione dalle disgrazie o mancanze altrui perché le vedono come un segno dell'inferiorità altrui, ed una conferma della propria "superiorità".
  • Altri evidenziano quanto gli altri siano più fortunati o di successo, il che permette loro di assumere un atteggiamento da vittima, oppure di giustificare la propria infelicità o passività ("Non è colpa mia, non ho quello che hanno gli altri, mi mancano le capacità, non ci riuscirei comunque...").

In entrambi i casi, confrontarsi in continuazione con gli altri è un atteggiamento poco sano; implica una mancanza di autonomia e di una solida identità personale (quando ho una sana identità, so chi sono senza bisogno di usare gli altri per definirmi). Attraverso i paragoni, si valuta se stessi e si giudicano le proprie azioni in funzione di quello che fanno gli altri; ma poiché siamo tutti diversi ed ognuno ha la propria storia, è una modalità disfunzionale che porta all'antagonismo e all'insoddisfazione personale.

La loro sofferenza conta di più

Queste persone hanno spesso la convinzione di soffrire più degli altri, o di essere le uniche a stare male - arrivando a sminuire o negare la sofferenza altrui. Quando qualcuno parla dei propri problemi, tendono a riportare il discorso su se stessi ("Ti capisco, anche a me è successo che ecc. ecc."). Non di rado sono insofferenti quando l'attenzione è rivolta alle problematiche altrui invece che alle loro.

7. Si arrendono davanti alle difficoltà

Essendo psicologicamente deboli, le persone negative spesso si scoraggiano o si arrendono di fronte ad ostacoli e sfide. Magari dicono tanti "Vorrei", "Mi piacerebbe" o "Dovrei", ma il più delle volte non fanno seguire al pensiero l'azione. Spesso non provano nemmeno, oppure la fatica o la frustrazione li inducono a smettere ai primi tentativi.

Se ricevono suggerimenti o incoraggiamenti (magari in risposta alle loro lamentele) per migliorare se stessi o la loro situazione, assumono un atteggiamento rinunciatario: trovano scuse o scaricano la responsabilità all'esterno ("non possono" per via dei genitori, del capo, dei figli, della società, ecc.).

Naturalmente ogni obiettivo meritevole richiede sforzo e fatica, nonché la perseveranza necessaria per perseguirlo: è il "prezzo da pagare" per arrivarci. Allo stesso modo, entrare in azione - a dispetto di paure, timidezza o difficoltà - è un passo indispensabile per realizzare qualsiasi cosa (pensiamo all'invitare qualcuno che ci piace).
Quando riusciamo ad agire e affrontiamo la vita, diventiamo più forti e aumentiamo l'autostima. Chi invece tende sempre a rinunciare e arrendersi, alimenta una sensazione di debolezza e impotenza che finisce con l'incrementare il suo atteggiamento negativo verso l'esistenza.

8. Hanno una serie di problemi di salute

Una mentalità negativa non è solo deprimente per se stessi e fastidiosa per gli altri. A lungo andare, può portare anche al deterioramento della salute fisica (sia per uno stile di vita malsano, sia per effetti psico-somatici).

Spesso ho osservato nelle persone negative che, oltre ad avere una particolare suscettibilità emotiva, hanno anche una insolita reattività fisica: non di rado soffrono di intolleranze alimentari, allergie, disturbi psicosomatici, difficoltà digestive o stitichezza - in modo cronico o a livelli elevati per la loro età.

Occasionale o abituale?

Naturalmente comportamenti del genere possono capitare a chiunque. Ma per la persona negativa è uno stato costante; anche quando cerca di distrarsi, vi ricade facilmente (per esempio se va a fare una gita, magari all'inizio appare contenta, ma presto inizia a lamentarsi di questo e di quello, o mostrare insofferenza, ecc.)

Se scopri di essere negativo

Se ti ritrovi nei tratti sopra elencati, ricorda che puoi sempre cambiare. Questo atteggiamento infatti non è innato ma è qualcosa di appreso, che quindi può essere disimparato:
  • Per prima cosa, riconosci che tale atteggiamento non ti porta nulla di buono; invece ti rovina l'umore, inquina momenti che potrebbero essere lieti, e fa allontanare gli altri.
  • Poi puoi iniziare a coltivare un atteggiamento positivo, ed imparare ad apprezzare le cose buone che ti circondano.
  • Se fatichi in questo cambiamento, considera di farti aiutare da un esperto (terapeuta, counselor, coach, ecc.).

Negativo è diverso da problematico o sofferente

Voglio precisare che una condizione di sofferenza o problematica non implica necessariamente essere una persona negativa:
  • Le persone negative sono sempre sofferenti, ma non tutti quelli che soffrono diventano negativi. Una grande sofferenza può renderci persone peggiori, ma anche migliori: magari imparando dall'esperienza, o se essa ci ispira a migliorare il mondo, invece di criticarlo.
  • Similmente, anche se le persone negative sono sempre problematiche (cioè hanno una personalità disturbata da eventi che li hanno segnati), non è sempre vero il contrario: ci sono persone problematiche che però sviluppano un atteggiamento positivo o costruttivo.

Le persone realmente negative, invece, risultano così condizionate dalle loro esperienze infelici, da adottare una sorta di "occhiali scuri permanenti" per cui vedono l'intera esistenza, e il mondo, in modo oscuro, sfiduciato e pessimista. Non di rado possono persino sviluppare manie di persecuzione ("Il mondo ce l'ha con me", "Sono destinato ad essere infelice"...), o mentalità complottiste.

“Non tutti quelli che soffrono
diventano negativi”

Come gestire le persone negative

Partiamo subito col dire che non è possibile cambiare gli altri. Quindi non possiamo rendere queste persone meno negative, o più serene e felici. Anche se agiamo con le migliori intenzioni (perché le vediamo sofferenti e vorremmo vivessero in modo più positivo), ciò è quasi impossibile: è come se fossero "possedute" da una forza più grande di loro, ed anche se dicono di voler stare meglio, di solito si oppongono ai cambiamenti.
In pratica non è possibile "salvare" queste persone: quasi sempre sono troppo bloccate nei loro schemi mentali (che, ricordiamo, servono in qualche modo a proteggerle, e per questo l'inconscio vuole mantenerli).

E' difficile essere autentici con loro

Quando abbiamo a che fare con persone negative, essere sinceri diventa un problema, a causa della loro suscettibilità (se la prendono facilmente, vedi punti 2 e 3) e del negare la responsabilità (non è mai colpa loro). Quindi se ci viene da esprimere un'osservazione, od un'opinione non del tutto lusinghiera, o siamo in disaccordo con loro, spesso tendono a prendersela e reagire male. Col tempo ciò diventa così logorante da indurci a mentire, o a tenerci dentro quello che sentiamo.

In altre parole, con queste persone essere se stessi è faticoso; anzi tendiamo a "camminare sulle uova", nel timore delle loro reazioni. Ovviamente questo rende pressoché impossibile avere una relazione autentica e profonda con loro.

Porsi a distanza

Se il loro modo di essere alla lunga ci diventa pesante e logorante (com'è naturale che sia), ma non vogliamo - o possiamo - tagliare i rapporti, l'opzione migliore è solitamente creare una certa distanza: vederle meno, o per brevi periodi. Se questo ci è impossibile (perché è un collega o un familiare stretto), possiamo fare in modo che siano presenti altre persone (che possono distrarre o "fare da cuscinetto"), oppure spostare la conversazione su argomenti "neutri" che non sollevino polemiche.
Per quanto possibile, evitiamo discussioni o tentativi di convincerli o di far loro cambiare idea: di solito è solo tempo perso, e fonte di ulteriori malumori e conflittualità.

Trattarli male può funzionare

A volte "trattare male" (in senso relativo) queste persone funziona meglio che trattarle bene, perché corrisponde al loro modo di pensare. Se siete insofferenti a loro, potreste provare a dire cose tipo "Piantala di lamentarti o criticare", "Smetti di parlare sempre di te", "Datti una calmata", "Sei pesante, non ti sopporto più", ecc. Alcuni si renderanno conto di esagerare e cercheranno di arginare la loro tendenza negativa.
E' anche possibile che vi considerino con maggiore stima, perché non avete subito passivamente. Un po' come con i bulli, rispettano più chi li tratta con rigore che chi assume atteggiamenti bonari (di cui spesso si approfittano).

E' però anche possibile, specialmente se avete a che fare con individui assai egocentrici o narcisisti, che reagiscano in modo offeso, con aggressività o addirittura violenza. Quindi meglio inquadrare il tipo prima di adottare questo atteggiamento.

Genitore tossico

Un caso particolare è quando la persona negativa è un "genitore tossico", ovvero chi ha un comportamento talmente negativo da creare seri problemi psicologici ad un figlio/a, per esempio:
  • Sempre critico, aggressivo o svalutante.
  • Non offre mai apprezzamento ad un figlio, per quanto questo si sforzi.
  • Fa sentire spesso il figlio inadeguato, sbagliato, non all'altezza.
  • Sostiene ripetutamente che il figlio non potrà mai essere amato, o che nessuno lo vorrà, o che non verrà mai amato come quel genitore lo ama.

Genitori del genere possono rovinare la vita dei figli, e per questa ragione i figli dovrebbero allontanarsi il prima possibile, anche a costo di perdere il rapporto; ne va della loro salute. Come minimo, con un genitore del genere il figlio dovrebbe rassegnarsi al fatto che non riceverà mai l'amore e l'approvazione che ha sempre desiderato da lui; ogni tentativo in tal senso, infatti, non fa che riaprire la ferita di autostima che quel genitore ha creato.

“Un genitore tossico
è così negativo da creare
seri problemi psicologici ai figli”

Perché abbiamo scelto questa persona?

Se ci troviamo invischiati con una persona negativa che abbiamo scelto (come amico o partner), e magari ci è già successo in passato, potremmo chiederci come mai abbiamo scelto proprio loro. E' vero che spesso queste persone, all'inizio, sono abili a nascondere la loro negatività, ed anzi possono essere molto seduttive o affettuose (di solito hanno problemi di dipendenza affettiva e soffrono di un senso di vuoto); ma se restiamo comunque nella relazione, pur patendola, forse abbiamo delle motivazioni inconsce.

A volte ne siamo attratti perché ci ricordano un genitore altrettanto negativo, o infelice. E magari ci attacchiamo a loro nella speranza di "guarirli" e superare il senso di "scarso amore" che abbiamo vissuto nell'infanzia (per approfondire questo tipo di ferite emotive, vedere il libro "Running on Empty" di Jonice Webb, sulla negligenza emotiva durante l'infanzia (info nella Bibliografia).

Possibili cause

Come per tutti i problemi psicologici, le origini di questa personalità possono essere molteplici. Le cause più probabili mi sembrano le seguenti:
  • Genitori iper-critici o severi (per cui i figli non vanno mai abbastanza bene).
  • Genitori freddi o anaffettivi (che lasciano una dolorosa ferita di assenza d'amore, ed il relativo malessere).
  • Genitori a loro volta molto negativi (per cui i figli assorbono questa modalità).
  • Traumi o abusi.

Parlando di disturbi psicologici, l'essere abitualmente negativo può essere sintomo di un serio stato depressivo, o persino di un disturbo borderline di personalità.

Come aiutare queste persone

Chi soffre di questo stato avrebbe bisogno prima di tutto di riconoscerlo, e poi di farsi aiutare da un esperto per uscirne. L'ostacolo più grande è proprio che, di solito, queste persone negano i propri problemi e preferiscono attribuirli agli altri; per cui raramente sono disposti a cambiare.

Se di fronte all'argomento questa persona reagisce con decisa negazione ("Io non ho niente! Sono gli altri che...!") e magari rabbia, è meglio non insistere perché non porterebbe a nulla: in questi casi il "muro di resistenza" è insormontabile. Anche solo far notare quando la sua negatività non corrisponde alla realtà, di solito viene preso male e scatena risentimento ("Nessuno mi capisce", "Ce l'avete con me"...).
E' solo quando questa persona raggiunge un livello di sofferenza e/o disperazione tale da chiedere aiuto, che si apre la possibilità di parlarne ed indirizzarla verso chi può assisterla in un percorso di guarigione.


(parte di questo post è liberamente adattata da "Negative People: 5 Characteristic Features")

"Non c'è modo di cancellare la sofferenza dalla faccia della terra, ma ci si può sempre concentrare sulla bellezza che rimane. Per farlo, cominciamo a lasciar perdere le lagnanze improduttive."
(P.M. Forni)

"E' umano provare emozioni negative, ma non bisogna farle prevalere."
(Anthony del Mello)

"Niente abbellisce il carattere, l'aspetto fisico o il comportamento quanto il desiderio di diffondere gioia anziché sofferenza."
(Ralph Waldo Emerson)


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Pensare in positivo ti migliora la vita

Uno dei fattori che più limitano la nostra felicità è il trascurare (o dare per scontati) tutti gli elementi positivi nella nostra vita: non ci facciamo caso o ce ne dimentichiamo, e così non li apprezziamo. Invece molto spesso ci concentriamo sugli eventi negativi oppure su quello che ci manca.
Se ascoltiamo le lamentele delle persone intorno a noi, possiamo notare come quasi sempre si focalizzino su quello che non funziona o che non c'è, ma raramente si rammentano di quello che hanno o che funziona (sia per quanto riguarda la loro vita personale, sia per quanto riguarda il mondo in generale). Infatti molti si lamentano che "Il mondo va sempre peggio", mentre in realtà il mondo continua a migliorare - ma essendo concentrati sugli aspetti negativi, loro non se ne rendono conto.

Gli effetti di pensare in negativo o in positivo

Per quanto pensare "in negativo" ci venga istintivo, è però controproducente per il nostro benessere. Infatti avere la mente occupata da pensieri negativi:
  • peggiora l'umore;
  • ci rende insoddisfatti, lamentosi e sfiduciati (quindi anche più sgradevoli alle altre persone);
  • aumenta il livello di ansia e tensione;
  • indebolisce il sistema immunitario, diminuisce l'energia fisica e psichica, ci predispone ad ammalarci;
  • ci rende pessimisti, e quindi meno inclini ad agire, osare, impegnarci e creare.

Al contrario, concentrarci sugli eventi positivi e su pensieri piacevoli porta diversi benefici:
  • migliora l'umore;
  • ci sentiamo più soddisfatti, sereni, in pace;
  • la salute e il livello di energia migliorano;
  • siamo più fiduciosi verso noi stessi e la vita, quindi tendiamo ad agire, prendere iniziative, buttarci e fare quello che desideriamo.

“Avere la mente occupata
da pensieri negativi
ci rende insoddisfatti, lamentosi e sfiduciati”

Ecologia della mente

Si può pensare a questo equilibrio tra pensieri negativi o positivi come ad una ecologia della mente: proprio come viviamo meglio se l'aria e l'acqua che assorbiamo sono privi di elementi tossici, così la nostra mente mantiene uno stato efficace e funziona meglio se il livello di pensieri negativi è basso.

E se nella mia vita manca il positivo?

Alcuni potrebbero pensare di avere nella propria vita pochi elementi positivi a cui porre attenzione... Ma io scommetto che la maggior parte di voi è invece più "fortunata" di quanto pensa, e che le loro vite sono piene di cose preziose e piacevoli - a cui però non fanno caso.
Per scoprire tutto quello che di buono ci circonda, è necessario smettere di dare tutto per scontato, e concentrare la nostra attenzione su ogni cosa utile, piacevole o positiva che abbiamo a disposizione. In breve tempo ci renderemo conto di avere un'infinità di motivi per essere grati.

La lista della gratitudine

Un modo semplice per apprezzare tutti questi elementi positivi nella propria vita, è compilare una lista con ogni cosa buona ed utile che abbiamo: a questo argomento ho dedicato il post "La tua vita è migliore di quanto credi - La lista della gratitudine".

Specialmente quando le cose mi vanno male o mi sento scoraggiato, notare tutti questi elementi utili, benefici e preziosi mi aiuta a riconoscere che la mia vita va meglio di come sembra. E' dimostrato che provare gratitudine migliora la qualità della vita: come scrivo nella serie di post dedicati a diventare più felici, la gratitudine è la scorciatoia per la felicità.

I pensieri sono molto concreti

I pensieri possono sembrare cose astratte, poca cosa rispetto ai fatti. Ma invece essi influenzano moltissimo come viviamo, anche più dei fatti stessi. Pensiamo per esempio a due diverse abitazioni:
  • Paolo possiede un appartamentino di 60 mq, che ha scelto e sistemato con cura, di cui apprezza ogni giorno il comfort e il calore.
  • Nicola invece ha una casa di 200 mq, lussuosa e arredata finemente, ma pensa continuamente che vorrebbe una villa a Montecarlo, come hanno alcuni suoi conoscenti.
A livello di fatti appare ovvio che Nicola sta meglio di Paolo. Ma il modo in cui pensano fa sì che Paolo sia soddisfatto e in pace, mentre Nicola sia frustrato e non si goda quello che ha. Quindi, la felicità di queste persone viene determinata molto più dai loro pensieri che dai fatti concreti.

“I pensieri influenzano
come viviamo
anche più dei fatti stessi”

Perché tendiamo a notare il negativo e ignorare il positivo

Ma se "pensare in positivo" è così benefico, come mai tendiamo a non farlo? Per diverse ragioni.

La mente privilegia il negativo

La prima ragione è che la mente umana tende istintivamente a dare più importanza agli eventi negativi che a quelli positivi:
  • Le notizie negative attirano maggiormente la nostra attenzione (ed è per quello che i media, per aumentare l'audience, puntano ad evidenziare gli eventi drammatici).
  • Non facciamo caso al semaforo verde o alla coda veloce, ma siamo subito infastiditi dal semaforo rosso o dalla coda lenta.
  • La perdita oppure la vincita di 100 euro non ci toccano allo stesso modo: perderli ci procura decisamente più sofferenza del piacere di riceverli.
Questa diversità di reazione ha una spiegazione evoluzionistica: reagire immediatamente ad ogni possibile pericolo è utile per sopravvivere (o almeno lo era quando vivevamo in uno stato selvaggio), mentre godere dei piaceri ha una minore priorità.

Questa maggiore importanza che diamo istintivamente al negativo ci porta a vedere la realtà (sia sul piano personale che collettivo) peggio di come realmente sia. Infatti a molti sembra che la povertà o i crimini aumentino, mentre in generale essi sono diminuiti negli ultimi decenni.
Anche il "peso" dei pensieri negativi nella nostra mente è maggiore: alcuni hanno calcolato che per controbilanciare l'effetto di un pensiero negativo, ne occorrono almeno tre positivi.

Essere negativi ci viene insegnato

Un altro motivo per cui ci concentriamo sul negativo è per via dell'educazione. A molti viene insegnato che bisogna essere seri, preoccupati, che è giusto star male per i problemi del mondo, altrimenti siamo persone superficiali.
Altre volte lo facciamo per imitazione, perché lo fanno le persone intorno a noi, e temiamo che fare diversamente ci attirerebbe sospetto e disapprovazione. Se qualcuno è sempre lieto e di buon umore, molti lo giudicano male: quante volte abbiamo sentito dire "Cosa c'è da ridere?!?" o "Il riso abbonda sulla bocca degli stolti".

La positività è una scelta cosciente

Quindi è necessario uno sforzo intenzionale, consapevole, per guidare la propria mente verso il positivo e distoglierla dal negativo - e così elevare il proprio stato d'animo e visione della vita. Nonché per apprezzare quello che siamo ed abbiamo.
Come una barca lasciata a se stessa va alla deriva, così la mente non disciplinata tende verso i pensieri negativi.

“La mente umana tende
a dare più importanza
agli eventi negativi”

Il negativo esiste, ma fissarlo non ci aiuta

Alcuni diranno "Ma gli eventi negativi esistono, il male esiste!". Certamente sì (anche se "bene" o "male" sono concetti relativi). Però concentrarsi su di essi non produce alcun beneficio, anzi: preoccuparsi non ha mai risolto nulla (semmai quel che serve è impegnarsi per migliorare, che è ben diverso dal pensare o lamentarsi). L'errore di molte persone è credere che il semplice preoccuparsi o lamentarsi produca risultati: purtroppo non è affatto così.

Concentrarsi sulle ingiustizie non serve

Si può pensare che sia legittimo lamentarsi per eventi ingiusti o che dovrebbero essere migliori. Forse, ma è comunque controproducente. Perché si rischia di cadere nella trappola del "Sarò felice quando...", rimandando lo stare bene e l'apprezzamento al futuro: e siccome è un futuro utopico (la perfezione non è di questo mondo, e la vita non è fatta per renderci felici), non ci si arriva mai.

Incolpare i genitori non serve

Molte persone si lamentano delle proprie esperienze infantili, e/o accusano i genitori perché non li hanno amati abbastanza o nel modo giusto, provocando loro tutta una serie di problemi. A questo proposito, qualcuno ha osservato che se i genitori si sono presi cura dei figli, li hanno nutriti e protetti - invece di "buttarli nel cassonetto" - gli è già andata bene; l'osservazione è chiaramente provocatoria, ma sottolinea come spesso ignoriamo quello che ci è andato bene, per concentrarci su quello che abbiamo vissuto come affronto o ingiustizia.

La vita è come un prato di campagna

Possiamo vedere la vita come fosse un prato di campagna: in esso ci sarà abbondanza sia di fiori che di sterco lasciato dagli animali che vi pascolano. Sta a ciascuno scegliere se concentrarsi sui fiori oppure sullo sterco. Allo stesso modo, la vita di ognuno presenta aspetti positivi e negativi, e il modo in cui ci sentiamo dipende in buona parte se poniamo la nostra attenzione sui "fiori" o sullo "sterco".
Concentrarsi sui fiori non vuol dire far finta che lo sterco non esista; sappiamo benissimo che c'è, ma scegliamo di non farci troppo caso (a meno che ci sia utile) e di godere invece di tutti quei fiori.

Essere positivi non significa ignorare il negativo

Sottolineo che "pensare in positivo" non significa negare la realtà (ignorando gli eventi negativi) o rinunciare a migliorarla. Significa invece dare ampio spazio agli eventi positivi, per apprezzarli e riconoscere quanto siamo "fortunati "; ma questo non esclude il considerare gli eventi negativi, quando sia necessario o utile, e cercare di migliorarli o eliminarli.

Il problema è che di solito ci concentriamo sul negativo solo per lamentarci o attribuire colpe, senza però produrre alcun risultato. Questo tipo di atteggiamento vittimistico può farci sentire temporaneamente meglio, ma in realtà non ci porta alcun vantaggio (se non un breve sollievo).

“Ci concentriamo sul negativo
solo per lamentarci o attribuire colpe,
non per cambiare”

Non c'è nessun "segreto"

Quando parlo di "pensare in positivo", non parlo dell'eliminare completamente i pensieri negativi dalla mente (oltre che impossibile, sarebbe pure pericoloso).
Né sostengo quella visione ingenua e un po' infantile (chiamata anche "legge di attrazione") per cui basterebbero i pensieri positivi per creare tutto quello che vogliamo (resa famosa da libri come "The Secret - Il Segreto", pagina Wikipedia, e da vari "guru" più o meno truffaldini).
Pensare in positivo (ed essere ottimisti) sicuramente aiuta nel realizzare i propri desideri, ma di certo non basta: per riuscire occorrono anche tempo, impegno, capacità, studio, perseveranza... ed anche un po' di fortuna. Niente si crea dal nulla.

Ignorare il negativo, apprezzare il positivo

Riassumendo, lamentarci del negativo ci viene naturale, apprezzare il positivo molto meno; però il primo atteggiamento peggiora la nostra vita, mentre il secondo la migliora. Vale quindi la pena impegnarsi per tenere i pensieri negativi ai margini della nostra mente (o farlo solo quando vogliamo e possiamo cambiare una situazione), e invece notare e apprezzare tutti i "doni" che arricchiscono la nostra vita.

"La gente si preoccupa troppo delle cose negative, di ciò che non va...
Perché non provare a vedere le cose positive e, con un semplice tocco, a farle fiorire?"

(Thich Nhat Hanh)

"Per attrarre ancora di più le benedizioni che la vita ha da offrire, devi sinceramente apprezzare quelle che già hai."
(Ralph Marston)

"Per quanto ci sia di cui lamentarsi, c'è assai di più di cui essere grati."
(Larry O'Connor)


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La tua vita è migliore di quanto credi [Lista della gratitudine]

Uno dei fattori che più limitano la nostra felicità è il trascurare (o dare per scontati) tutti gli elementi positivi nella nostra vita: non ci facciamo caso o ce ne dimentichiamo, e così non li apprezziamo. Invece molto spesso ci concentriamo sugli eventi negativi oppure su quello che ci manca.
Per quanto pensare "in negativo" ci venga istintivo, è però controproducente per il nostro benessere. Al contrario, concentrarci sugli eventi positivi e su pensieri piacevoli porta diversi benefici. Per approfondire gli effetti di queste due modalità, vedi il post "Pensare in positivo ti migliora la vita".

E se nella mia vita manca il positivo?

Alcuni potrebbero pensare di avere nella propria vita pochi elementi positivi a cui porre attenzione... Ma io scommetto che la maggior parte di voi è invece più "fortunata" di quanto pensa, e che le loro vite sono piene di cose preziose e piacevoli - a cui però non fanno caso.
Per scoprire tutto quello che di buono ci circonda, è necessario smettere di dare tutto per scontato, e concentrare la nostra attenzione su ogni cosa utile, piacevole o positiva che abbiamo a disposizione. In breve tempo ci renderemo conto di avere un'infinità di motivi per essere grati.

“La maggior parte di voi
è probabilmente più 'fortunata' di quanto pensa”


La lista della gratitudine

Un modo semplice per apprezzare tutti questi elementi positivi nella propria vita, è compilare quella che chiamo la "Lista della gratitudine" (in inglese il concetto viene chiamato "Count your blessings" - "Elenca le tue benedizioni").
Compilare questo lista può essere utile specialmente quando ci sentiamo abbattuti e sfiduciati, quando ci sembra che la vita ci tratti male, o che il mondo ce l'abbia con noi.

Prendiamoci un po' di tempo e scriviamo su un foglio tutto ciò che abbiamo nella nostra vita e contribuisce a farci stare bene, e che ci mancherebbe se non fosse presente. Poiché la tendenza a dare questi elementi per scontati è molto forte, qui sotto riporto un elenco di esempio:

Il fisico

  • Sono vivo.
  • Sono in salute (anche solo in parte).
  • Ho tutti e quattro gli arti funzionanti:
    braccia e mani per lavorare, abbracciare, creare e difendermi;
    gambe e piedi per camminare, saltare, correre e danzare.
  • I miei cinque sensi funzionano: posso vedere e scoprire, ascoltare parole e musica, assaporare cibi deliziosi, annusare i fiori, toccare le persone che amo.

La mente

  • Ho intelligenza: posso comprendere il mondo, elaborare idee e progetti, e imparare tutto quello che mi interessa.
  • Ho conoscenze utili: so leggere e scrivere, far di conto, so fare varie cose che io ed altri apprezzano.
  • So comunicare: posso capire gli altri e farmi capire, posso collaborare, e chiedere aiuto quando mi serve.

La casa

  • Ho una casa che mi ripara da freddo e caldo, pioggia e vento (anche se vivo in affitto).
  • Ho il riscaldamento, l'acqua corrente per bere e lavarmi, i servizi igienici, l'energia elettrica per la luce e numerosi apparecchi.
  • Ho un frigo e una dispensa con abbondante cibo.
  • Ho il telefono, computer e Internet per comunicare col resto del mondo.
  • Ho radio e TV che possono divertirmi e informarmi.
  • Ho abbondanza di abiti e calzature per tutte le stagioni.
  • Ho un letto comodo e accogliente.

Paese e ambiente

  • Vivo in un Paese senza guerre, circondato da altri Paesi che non muovono guerra al mio.
  • Vivo in una nazione democratica, senza dittatura, polizie segrete e torture.
  • Ho a disposizione una serie di servizi (gratuiti o a costi accessibili), come istruzione pubblica, assistenza sanitaria, trasporti pubblici, forze dell'ordine.

Varie

  • Ho a disposizione libertà, opportunità e scelte pressoché infinite (in misura che in passato sarebbe stata impensabile).
  • Ho a disposizione tutta la conoscenza e la cultura umana (in gran parte gratuitamente).
  • Posso ascoltare in ogni momento tutta la musica che mi piace.
  • Ho nella mia vita persone che mi vogliono bene (e probabilmente anche tu, in qualche modo: che siano partner, amici, genitori).
  • Ho un'automobile che può portarmi dove voglio, e una bicicletta per spostarmi a costo zero.


Sembra poco, ma se non ci fosse...

Se quanto elencato sopra ti sembra banale o poco significativo, prova a considerare ogni elemento e immagina come vivresti senza di esso:
  • Senza l'acqua corrente: fare chilometri per attingere l'acqua da un pozzo, lavarsi in una tinozza.
  • Senza servizi igienici: costretto a fare i propri bisogni in una latrina in cortile, magari con la pioggia o il gelo.
  • Senza energia elettrica: al buio, al freddo, senza elettrodomestici, TV, computer.
  • Senza la salute o l'assistenza sanitaria: dolorante, infermo, dipendente dagli altri, magari in fin di vita.

“Prova a considerare come vivresti
senza acqua corrente”

Per migliaia di anni, per buona parte della civiltà umana, ogni persona:
  • Poteva essere coinvolta in una guerra in qualsiasi momento
  • Era alla mercé di banditi e malfattori
  • Era soggetta a piaghe ricorrenti quali carestie ed epidemie
  • Se si ammalava poteva contare solo sui metodi rozzi di cerusici o stregoni
  • Doveva vivere secondo i dettami della Chiesa e dei nobili...
Il fatto che oggi tutto questo non sia più così (almeno per chi vive in un Paese occidentale come il nostro), mi sembra un balzo epocale e di cui essere grati ogni giorno. Il cittadino medio odierno ha più possibilità, ed uno stile di vita più ricco e confortevole, di un re del passato.

Alimentare la gratitudine

Specialmente quando le cose mi vanno male o mi sento scoraggiato, notare tutti questi elementi utili, benefici e preziosi mi aiuta a riconoscere che la mia vita va meglio di come sembra. Mi incoraggia, mi ridà fiducia, mi fa sentire più "fortunato" e privilegiato (in particolar modo rispetto ai miliardi di persone più svantaggiate di me).
E' dimostrato che provare gratitudine migliora la qualità della vita: come scrivo nella serie di post dedicati a diventare più felici, la gratitudine è la scorciatoia per la felicità.

I pensieri sono molto concreti

I pensieri possono sembrare cose astratte, poca cosa rispetto ai fatti. Ma invece essi influenzano moltissimo come viviamo, anche più dei fatti stessi. Pensiamo per esempio a due diverse abitazioni:
  • Paolo possiede un appartamentino di 60 mq, che ha scelto e sistemato con cura, di cui apprezza ogni giorno il comfort e il calore.
  • Nicola invece ha una casa di 200 mq, lussuosa e arredata finemente, ma pensa continuamente che vorrebbe una villa a Montecarlo, come hanno alcuni suoi conoscenti.
A livello di fatti appare ovvio che Nicola sta meglio di Paolo. Ma il modo in cui pensano fa sì che Paolo sia soddisfatto e in pace, mentre Nicola sia frustrato e non si goda quello che ha. Quindi, la felicità di queste persone viene determinata molto più dai loro pensieri che dai fatti concreti.

Notiamo il negativo e ignoriamo il positivo

Ma se "pensare in positivo" è così benefico, come mai tendiamo a non farlo? Alcune ragioni principali sono:
  • La mente umana tende istintivamente a dare più importanza agli eventi negativi che a quelli positivi.
  • Essere negativi ci viene insegnato.
  • A volte lo facciamo per imitazione.

Quindi è necessario uno sforzo intenzionale, consapevole, per guidare la propria mente verso il positivo e distoglierla dal negativo - e così elevare il proprio stato d'animo e visione della vita. Nonché per apprezzare quello che siamo ed abbiamo.

La lista della proprie qualità

In modo simile alla "Lista della gratitudine", si può anche fare una "Lista delle qualità" in cui elencare tutte le proprie qualità e capacità (anche quelle che ci sembrano ovvie, comuni o poco importanti). Invece di lamentarci, sentirci in colpa o "sbagliati" per quello che non sappiamo (ancora) fare o essere, possiamo portare l'attenzione su tutto quello che siamo o sappiamo fare. Questo ci aiuterà a sentirci meglio ed aumentare la considerazione di noi stessi.

Lamentarsi è facile, apprezzare no

Riassumendo, lamentarci per quello che ci manca o che va male ci viene naturale, apprezzare quello che abbiamo di positivo molto meno; però il primo atteggiamento peggiora la nostra vita, mentre il secondo la migliora. Vale quindi la pena impegnarsi per non dedicare attenzione agli elementi negativi (o farlo solo quando vogliamo e possiamo cambiare una situazione), e invece notare e apprezzare tutti i "doni" che arricchiscono la nostra vita.

Per approfondire gli effetti del pensare in negativo o in positivo, vedi il post "Pensare in positivo ti migliora la vita".


"Per quanto ci sia di cui lamentarsi, c'è assai di più di cui essere grati."
(Larry O'Connor)

"Il segreto della felicità consiste nel contare le tue benedizioni, mentre gli altri continuano a sommare problema su problema."
(William Penn)

"La gratitudine è il paradiso."
(William Blake)


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Come migliorare te stesso e la tua vita - 3. Aree

Spesso incontro persone, sia nel mondo reale che in Rete (inclusi i commenti su questo blog), che si lamentano della propria vita, in special modo nel campo delle relazioni. Poiché i problemi e le soluzioni sono quasi sempre gli stessi (tendiamo a credere che i nostri problemi siano speciali, ma soffriamo quasi tutti per gli stessi motivi), ho pensato di raccogliere qui una serie di suggerimenti e spunti di riflessione per provare a migliorare la propria vita.

Poiché è un tema molto vasto, l'ho suddiviso in tre argomenti principali, a cui ho dedicato un post ciascuno.
(questa serie di post è anche disponibile come unico documento - in formato PDF, EPUB e MOBI - liberamente scaricabile nella pagina Download)

Vediamo quindi cosa può aiutarci nel nostro percorso verso una vita migliore. Gli argomenti sono organizzati in tre post separati:
  1. Princìpi fondamentali - Concetti e atteggiamenti per essere efficaci
  2. Strumenti per migliorare - Strumenti per cambiare ed ottenere risultati
  3. Aree su cui lavorare - Aree dove i cambiamenti sono più necessari e/o fruttuosi

Naturalmente non è necessario padroneggiare tutti gli elementi sopra elencati: l'importante è partire, sceglierne uno (magari quello che per voi risulta più urgente o utile) e metterlo in pratica. In seguito potrete dedicarvi agli altri che suscitano il vostro interesse. Ricordate che non si può fare tutto, o tutto insieme: persino il buon Dio ci ha messo sei giorni per creare il mondo. Quindi prendetevi il vostro tempo, e dedicatevi ad un argomento per volta (voler fare tutto è un buon modo per non concludere nulla).


3. Aree su cui lavorare

Anche quando siamo convinti di voler cambiare, possiamo essere in dubbio su dove concentrarci. Ecco alcune aree fondamentali, della personalità o della vita, dove i cambiamenti sono più necessari e/o fruttuosi.

Autostima

L'autostima è uno dei "pilastri" fondanti della personalità e della vita: se abbiamo una buona autostima sapremo superare quasi ogni ostacolo, se invece ci manca, tutto ci sembrerà difficoltoso o spaventoso. Per questo l'area dell'autostima è una delle più importanti su cui lavorare.
Molti vorrebbero cambiare il proprio aspetto fisico, pensando che ne otterrebbero un aumento dell'autostima, ma è piuttosto vero il contrario: una volta che si abbia una buona autostima, il proprio aspetto diventa secondario, e le imperfezioni fisiche non rappresentano più un problema. Lo stesso dicasi per i soldi, o per altri fattori "esterni" a cui spesso attribuiamo il potere di farci sentire "ok": è molto più efficace lavorare "dall'interno", coltivando l'autostima, piuttosto che cambiare fattori esterni nella speranza di sentirci bene con noi stessi.
Purtroppo questo argomento è talmente vasto che qui non posso farne un sunto. Vi invito quindi a cercare risorse sull'argomento (articoli, conferenze, libri, corsi, terapie), selezionando i percorsi che sentite più adatti a voi. Segnalo un post in cui elenco 12 convinzioni che ci rendono infelici e minano la nostra autostima, perché tendiamo a crederci anche se sono false.

Aggiungo solo che l'autostima è collegata alla accettazione di sé: più mi accetto come sono, più mi sento in armonia e positivo verso me stesso. Purtroppo a molti viene insegnato proprio il contrario, a darsi addosso se non sono perfetti, ma questo porta all'effetto opposto:
  • Quando mi accetto, mi sento in pace e posso dare il meglio di me
  • Quando non mi accetto, niente - di quello che sono e quello che ho - mi sembrerà mai abbastanza

Abilità e talenti

Maggiori sono le nostre capacità, più ci sentiremo persone di valore e saremo capaci di agire efficacemente. Migliorare anche solo in parte una nostra abilità, può portare a significativi cambiamenti nella nostra esperienza di vita: pensiamo ai vantaggi di conoscere una lingua straniera, di padroneggiare una tecnologia, di comunicare con chiarezza i nostri pensieri. Oltre ai vantaggi pratici, questo comporta anche un aumento dell'autostima.
Spesso sprechiamo una parte del nostro tempo libero in attività che non ci portano alcuna crescita (come guardare la TV o navigare i social network). Otterremmo decisamente più benefici ad investire quel tempo coltivando le nostre capacità. Ecco alcune abilità che vale la pena incrementare:
  • Saper comunicare bene, esprimersi chiaramente
  • Coltivare i propri talenti, ed acquisirne di nuovi
  • Espandere la nostra cultura e le nostre conoscenze
  • Mantenersi in buona salute, fare esercizio fisico, alimentarsi in modo sano

Alcuni pensano che i talenti siano solo innati: capacità che si hanno dalla nascita, oppure non si avranno mai. Questa idea viene anche usata come alibi: "E' inutile che io ci provi, non ho quel tipo di talento". In realtà, un talento innato aiuta, ma non è indispensabile nè sufficiente: sono invece necessari l'impegno, la dedizione e l'esercizio - Edison disse che "Il genio è uno per cento ispirazione e novantanove per cento traspirazione". Come spiego nel paragrafo sul "prezzo" da pagare per ottenere risultati, l'esercizio e l'impegno sono necessari anche a quelli dotati di talento.

Resistenze inconsce

Più spesso di quanto non si pensi, quello che ci ostacola o ci blocca non sono tanto le circostanze esterne, quanto noi stessi; quando siamo infelici, spesso è perché siamo i peggiori nemici di noi stessi. Per esempio quando:
  • Ci critichiamo in continuazione
  • Ci impediamo di tentare per paura del fallimento
  • Dimentichiamo ogni nostro successo, ma sottolineiamo ferocemente ogni nostra minuta mancanza
  • Ci ripetiamo continuamente che non siamo abbastanza, e che non riusciremo mai a farcela
Ma spesso non ci rendiamo conto di "sabotarci", perché la maggior pare di questi atteggiamenti distruttivi sono inconsci. Ci vengono istintivi, o automatici, oppure ci sembrano la cosa giusta da fare; per esempio, crediamo di doverci criticare per spingerci a migliorare, e non ci accorgiamo che la critica ci scoraggia invece di motivarci (è una "motivazione negativa"). Un caso in cui le resistenze inconsce sono quasi sicuramente presenti, è quando tendiamo a trovarci ripetutamente negli stessi problemi (p.es. scegliamo sempre un certo tipo di partner, che poi ci delude o con cui non andiamo d'accordo).
Per superare queste resistenze inconsce, il primo passo è di riconoscerle (poiché non possiamo risolvere un problema che non vediamo). Quindi dobbiamo prestare attenzione alle situazioni problematiche, e osservare se siamo noi stessi - o i nostri pensieri - a contribuirvi, e come. Per fare questo è indispensabile essere onesti con se stessi, ammettendo anche quel che ci è scomodo o non vorremmo vedere - e resistendo alla tentazione di scaricare sempre la colpa sugli altri. Man mano che ci rendiamo conto di come certi problemi nascano da nostri pensieri e azioni, questi influssi negativi si attenueranno.
Un secondo passo può essere andare in direzione opposta, facendo il contrario di quello ci veniva istintivo:
  • Invece di criticarmi, mi incoraggio e apprezzo ogni aspetto positivo di me
  • Invece di scoraggiarmi, mi esorto a tentare quello che desidero; e se non funziona mi dico "Non importa, andrà meglio la prossima volta"
  • Mi perdono per ogni errore o mancanza, e celebro anche ogni piccolo risultato
  • Invece di essere pessimista ed aspettarmi il peggio, coltivo la speranza e mi ripeto che se faccio del mio meglio, prima o poi realizzerò i miei sogni
Ricordiamoci che le abitudini si formano con la pratica. Più spesso pratichiamo un certo comportamento o pensiero (sia negativo che positivo), e più tenderà a diventare parte delle nostre abitudini.

Lasciar andare le zavorre

Migliorare significa diventare una nuova versione di sé. Ma per andare verso il nuovo, spesso è necessario lasciar andare ciò che è vecchio: vecchie idee, vecchie abitudini, vecchi comportamenti; oggetti (o persone) inutili, ingombranti o dannose.

Liberarsi di vecchie idee

Magari ce le hanno insegnate mamma e papà; magari ci sono servite molto tempo fa; e per questo ci è difficile abbandonarle. Ma spesso ci portiamo dietro idee che non vanno (più) bene per noi, anzi ci confondono o ci ostacolano:
  • Il giovane che vorrebbe sviluppare un'idea imprenditoriale, ma a cui i genitori hanno insegnato a cercare "il posto fisso"
  • La donna che desidera esplorare la sua sessualità, ma pensa che "le brave ragazze non fanno certe cose"
  • Il vedovo che vorrebbe ancora vivere una relazione affettiva, ma non osa perché "non ha più l'età"...
Sono tutti esempi di idee limitanti e che impoveriscono l'esistenza: se non le mettiamo in discussione, continueremo a vivere una vita secondo regole altrui. Quello in cui crediamo influenza come viviamo, e se non cambiamo le nostre convinzioni tenderemo sempre a ripetere gli stessi errori, o ritrovarci nelle medesime situazioni. Come ha detto Einstein, "Nessun problema può essere risolto con lo stesso livello di consapevolezza che l'ha creato".

Uscire dall'abitudine

A volte facciamo qualcosa non perché lo vogliamo davvero, o perché ci fa stare bene, ma solo per abitudine: la solita compagnia, le solite uscite, la solita TV, l'amico che frequentiamo ma con cui non abbiamo più nulla in comune...
Cambiare le abitudini richiede uno sforzo iniziale, perché occorre vincere l'inerzia e il timore del cambiamento; ma poi ci ritroveremo più vitali, appassionati e soddisfatti. Per ogni attività, potremmo chiederci "Rende davvero la mia vita migliore? Oppure è solo routine?".

Lasciar andare il rancore

Una delle "zavorre" più pesanti che ci portiamo dietro sono i vecchi rancori. Anche se è normale provare rabbia quando ci hanno feriti, continuare a coltivare quel risentimento non serve a nulla - anzi, nuoce alla salute. Il passato è passato e non si può cambiare, meglio guardare avanti e concentrarsi su quello che ci fa stare bene (a meno che preferiamo vivere tormentati e astiosi).
Anche se può sembrarci ingiusto o un atto di debolezza, perdonare gli altri può aiutarci a vivere con molta più leggerezza e serenità. Senza dimenticare di perdonare se stessi: molte persone sono eccessivamente severe con se stesse, e pretendono da sé la perfezione o quasi. Ma in realtà siamo tutti limitati e fallibili: che senso ha condannarsi perché siamo semplicemente umani?
In poche parole, perdonare è indispensabile per sentirsi in pace con se stessi e col mondo.

Imparare a relazionarsi

Una delle capacità più importanti nella vita, è quella di sapersi relazionare in modo positivo e costruttivo con gli altri (sia a livello sociale che sentimentale). Purtroppo la diamo per scontata, come se ci venisse naturale, e nessuno ce la insegna; questa capacità va invece sempre appresa e affinata, proprio come un'arte. Abbiamo tutti bisogno di imparare a:
  • Comunicare bene, che è molto più di parlare: comunicare efficacemente necessita di pensieri chiari, onestà, ascolto, empatia, e usare un linguaggio adatto all'interlocutore.
  • Ascoltare, che non è solo stare zitti, ma dare all'altro tutta la nostra attenzione.
  • Capire come sono gli altri (e ricordarci che sono spesso diversi da noi).
  • Capire i motivi che stanno alla base di conflitti e litigi, e come superarli.
  • Dare e ricevere un adeguato feedback, ovvero uno scambio reciproco di informazioni, che ci aiuti a verificare e migliorare la qualità della relazione.
  • Riconoscere che se non chiediamo quel che vogliamo, non possiamo aspettarci di ottenerlo.
Infine, è bene ricordare che le relazioni accadono per scelta, non per obbligo. Se un amico o un partner vuole andarsene, ne ha il pieno diritto. Il miglior modo di far sì che le persone vogliano starci vicino, è di essere una persona fantastica.

Eccessiva dipendenza dagli altri

Tutti abbiamo bisogno degli altri, è normale: però a volte diventiamo bisognosi in modo eccessivo e "disperato", verso una persona in particolare o una categoria di persone, e questo spesso porta gli altri ad allontanarsi. Quando ci mostriamo come estremamente bisognosi o dipendenti verso qualcuno, di solito costui tende a chiudersi o fuggire. E' quello che succede, per esempio, ai "maschi beta", che sovente fanno allontanare le donne con il loro atteggiamento di dipendenza.
In generale, chi soffre di questo bisogno eccessivo è una persona che non riesce ad accettarsi, che non sa volere bene a se stessa.

Considerazioni finali

Resistenza al cambiamento

Ricordate che è normale opporsi al cambiamento, anche quando il bisogno di cambiare è forte; temiamo il cambiamento perché...
  • cambiare è faticoso e/o doloroso;
  • cambiare implica incognite e incertezze, ci porta verso un futuro sconosciuto;
  • restare dove siamo (anche se non ci piace), è rassicurante;
  • potremmo avere motivi inconsci per rimanere come siamo (p.es. la paura che, se cambiamo, perderemo le persone che amiamo).
Inoltre, molto spesso cambiare è un processo lento, richiede pazienza, soprattutto quando si tratta di problemi consistenti; non si può pensare di cambiare dall'oggi al domani. Come una grande nave cambia rotta lentamente, a volte in modo quasi impercettibile, così una vita può cambiare direzione pian piano, e solo applicando un impegno costante. Quando ci sembra che non cambi nulla nonostante i nostri sforzi, non scoraggiamoci: i risultati arriveranno. Se investiamo su noi stessi, sicuramente ci ritroveremo migliori di quando siamo partiti - anche se potrebbe volerci più tempo di quanto vorremmo.

Necessità del cambiamento

Nella nostra epoca, evolversi (crescere come persone, imparare continuamente, aggiornarsi, superare i propri limiti...) non è un'opzione, è una necessità. In tempi passati, prima della Rivoluzione industriale, poteva essere sufficiente imparare poche abilità essenziali, come cacciare o coltivare la terra, ed essere a posto per il resto della vita. Ma da tempo non è più così: il mondo moderno - in continua evoluzione - ci offre infinite opportunità, ma ci richiede anche continui adattamenti. Vale anche qui il principio darwiniano per cui chi si adatta:
  • Alle nuove richieste del mercato del lavoro
  • Alle nuove esigenze del partner (che cambia anch'esso)
  • Ai nuovi strumenti e tecnologie emergenti
  • A nuove scoperte, nuove idee, nuovi orizzonti culturali...
procede e prospera - e chi non si adatta rischia di rimanere indietro o venire superato (preciso che "adattarsi" non vuol dire subire passivamente, ma evolversi - migliorarsi attivamente - e cavalcare l'onda del cambiamento). In quest'ottica rientra anche le necessità di continuare sempre a imparare.

E se non vuoi cambiare?

Però attenzione: se non vuoi cambiare, va bene lo stesso. Migliorare non va vissuto come obbligo, ma come scelta. L'obbiettivo è stare bene nella propria vita, vivere bene con se stessi - non assomigliare a uno standard di normalità che qualcun altro decide.
Quindi se non hai voglia di cambiare, accetta come sei e vivi sereno. Ma se invece non riesci ad accettarti, e magari detesti te stesso e la tua vita, allora migliorare sarà il prezzo necessario per superare la tua sofferenza; se non cambi tu, non puoi pretendere che la tua vita cambi.

Siamo il risultato delle nostre scelte

Alla fine dei propri giorni, nessuno desidera aver fatto meno cose, rischiato di meno, amato di meno. Piuttosto, tutti vorrebbero avere osato di più, amato di più, avere seguito i propri talenti e passioni. Ma a quel punto è tardi.
Le persone che diventiamo, e la vita che costruiamo, sono principalmente il risultato delle nostre scelte. Per ogni scelta che facciamo, o evitiamo, ricordiamoci che il risultato ci accompagnerà. Per questo è saggio dedicarsi a migliorare, e ad investire su voi stessi: ogni scelta ed azione sarà un "mattone" che va a comporre l'edificio della vostra vita.
Investendo su di voi, potrete diventare persone stupende, con una vita ricca e senza rimpianti. :-)


Può esservi utile anche un altro post dove elenco una serie di strumenti per aumentare la propria felicità: molti di quegli strumenti aiutano a migliorare se stessi e le proprie capacità.


Rammento che questa serie su "Come migliorare te stesso e la tua vita" è articolata in tre post separati:
  1. Princìpi fondamentali - Concetti e atteggiamenti per essere efficaci
  2. Strumenti per migliorare - Strumenti per cambiare ed ottenere risultati
  3. >> Aree su cui lavorare - Aree dove i cambiamenti sono più necessari e/o fruttuosi
    (questo post)


"Credo che non si possa vivere meglio se non cercando di migliorare, né più piacevolmente se non avendo piena coscienza del proprio miglioramento."
(Socrate)

"Usa i talenti che possiedi. Il bosco sarebbe molto silenzioso, se cantassero solo gli uccelli che cantano meglio."
(Henry Van Dyke)

"Cercate di lasciare questo mondo un po' migliore di quanto non l’avete trovato e, quando suonerà la vostra ora di morire, potrete morire felici nella coscienza di non aver sprecato il vostro tempo, ma di avere fatto del vostro meglio."
(Lord Baden Powell)


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Come migliorare te stesso e la tua vita - 2. Strumenti

Spesso incontro persone, sia nel mondo reale che in Rete (inclusi i commenti su questo blog), che si lamentano della propria vita, in special modo nel campo delle relazioni. Poiché i problemi e le soluzioni sono quasi sempre gli stessi (tendiamo a credere che i nostri problemi siano speciali, ma soffriamo quasi tutti per gli stessi motivi), ho pensato di raccogliere qui una serie di suggerimenti e spunti di riflessione per provare a migliorare la propria vita.

Poiché è un tema molto vasto, l'ho suddiviso in tre argomenti principali, a cui ho dedicato un post ciascuno.
(questa serie di post è anche disponibile come unico documento - in formato PDF, EPUB e MOBI - liberamente scaricabile nella pagina Download)

Vediamo quindi cosa può aiutarci nel nostro percorso verso una vita migliore. Gli argomenti sono organizzati in tre post separati:
  1. Princìpi fondamentali - Concetti e atteggiamenti per essere efficaci
  2. Strumenti per migliorare - Strumenti per cambiare ed ottenere risultati
  3. Aree su cui lavorare - Aree dove i cambiamenti sono più necessari e/o fruttuosi

Naturalmente non è necessario padroneggiare tutti gli elementi sopra elencati: l'importante è partire, sceglierne uno (magari quello che per voi risulta più urgente o utile) e metterlo in pratica. In seguito potrete dedicarvi agli altri che suscitano il vostro interesse. Ricordate che non si può fare tutto, o tutto insieme: persino il buon Dio ci ha messo sei giorni per creare il mondo. Quindi prendetevi il vostro tempo, e dedicatevi ad un argomento per volta (voler fare tutto è un buon modo per non concludere nulla).


2. Strumenti per migliorare

Dopo i princìpi che regolano l'esistenza e che permettono di agire con efficacia, ecco una serie di strumenti che ci aiutano a cambiare in meglio, e ad ottenere maggiori risultati.

Impara ogni giorno

Una delle azioni più utili per migliorare, è imparare qualcosa di nuovo ogni giorno. Sapere è potere: nuove informazioni ci portano nuove capacità, migliore comprensione, orizzonti più vasti, più opportunità, oltre al piacere della conoscenza e all'ammirazione altrui. Se oggi leggo un libro o un articolo e imparo anche solo una cosa utile, quella cosa mi sarà utile per il resto della vita. Anche se oggi quell'informazione può non servirmi, potrebbe essermi utile anni dopo. Inoltre, il valore delle informazioni si cumula: più conosco, e più posso combinare quelle conoscenze in modi nuovi e utili.
Imparare può avere ricadute enormi e inaspettate sulla tua vita. Per esempio una migliore comprensione delle relazioni o una conoscenza approfondita della sessualità (specialmente di quella dell'altro sesso), possono contribuire grandemente a una vita di coppia appagante, ed evitare situazioni dolorose come:
  • Non trovare mai un partner compatibile
  • Frequenti discussioni e litigi nella coppia
  • Insoddisfazione, risentimenti e possibili tradimenti
  • Prestazioni sessuali scarse, calo del desiderio, orgasmi assenti

Credere che lo studio debba limitarsi alla giovinezza è un concetto superato: bisogna adottare una prospettiva di apprendimento a vita (Lifelong learning), ovvero non smettere mai di imparare; proprio come mangiamo ogni giorno per nutrire e sviluppare il nostro corpo, allo stesso modo imparare rafforza e sviluppa la nostra intelligenza. Non è mai troppo tardi per imparare, si possono scoprire nuovi interessi o sviluppare nuove passioni ad ogni età (ci sono persone che hanno pubblicato il loro primo libro a 80 anni).

Se imparare non ti dà piacere, o trovi che leggere sia noioso, forse accade perché ti dedichi a ciò che pensi dovresti imparare, invece che a ciò che davvero hai voglia di imparare. Per molti l'avversione all'apprendimento inizia a scuola, dove veniamo obbligati a studiare nozioni che non ci suscitano alcun interesse; è un peccato, perché leggere e imparare può essere una gioia. In generale, impariamo molto meglio quando proviamo desiderio e piacere verso l'argomento.

Se ti è venuta voglia di leggere, da questa pagina di bibliografia potrai esplorare una serie di libri interessanti, suddivisi per categorie.

Accetta quello che sei

Fin dalla nascita, a quasi tutti viene insegnato che non vanno bene come sono, che devono nascondere alcune parti di sé, che non possono essere autentici, ma devono adattarsi alle regole altrui. Per molti il risultato finale è il vivere in conflitto con se stessi:
  • sentendosi sbagliati;
  • giudicandosi in continuazione;
  • reprimendosi anche dove non necessario;
  • disprezzando le proprie imperfezioni;
  • sentendosi spesso inadeguati.
Questa è una ricetta sicura per una vita tormentata: non possiamo sentirci felici vivendo in conflitto con la nostra natura. Per questo, la via verso la felicità necessita che ci accettiamo per come siamo, inclusi difetti, mancanze e imperfezioni (sia morali che fisiche). L'idea distruttiva che ci mettono in testa è che "Saremo ok (o degni d'amore) solo quando non avremo difetti", ma questo è impossibile per qualsiasi essere umano. Quindi, finché crediamo a quell'idea, ci sentiremo sempre sbagliati - e/o non degni di essere amati.
Se persone intorno a voi alimentano l'idea distruttiva con critiche e giudizi continui, considerate la possibilità di allontanarle: è difficile guarire da questa attitudine, se l'ambiente intorno a voi la rinforza continuamente.

Vai bene come sei

Per uscire da quella trappola distruttiva, bisogna coltivare l'idea risanatrice per cui "Sono come sono, e va bene così" (o un concetto equivalente che funziona per voi).
  • Questo non vuol dire negare i miei difetti, né giustificare i miei errori, ma convivere serenamente con la mia imperfetta umanità.
  • Non vuol dire nemmeno rinunciare a migliorare; posso sempre scegliere di migliorare, ma perché lo desidero, non perché mi sento sbagliato (e questo approccio è sicuramente più efficace).

Basta che fai del tuo meglio

Un altro modo per coltivare l'accettazione è decidere che, per essere delle persone valide, è sufficiente la buona volontà. Non è necessario fare tutto, non sbagliare mai, o essere impeccabili: basta provare a fare del vostro meglio.

Puoi esserti amico

Poiché l'idea di accettarsi ed amarsi per come si è, risulta abbastanza estranea alla nostra cultura, spesso fatichiamo a immaginare cosa voglia dire volere bene a se stessi. Un modello utile è quello di trattare me stesso come se fossi il mio migliore amico.

Ho scritto in modo più esteso sull'accettare se stessi, ampliando i temi qui riportati e diversi altri, nel post "Accetta quello che sei".

Sii fedele a te stesso

Vuol dire rimanere coerenti con la propria verità, vivere in modo autentico, e non tradire se stessi pur di ottenere qualcosa dagli altri. Chi non lo fa, si comporta come uno "zerbino" o un burattino, tirato di qua e di là dai fili altrui - comportamenti che non suscitano alcuna stima o desiderio.
E' facile farsi prendere dal bisogno di approvazione, e pensare che se assecondiamo sempre gli altri, essi ci ameranno e ricambieranno. Ma questa è la classica mentalità del "bravo ragazzo" che, tipicamente, non ottiene quasi mai quello che vuole (e viene relegato al ruolo di "solo amico").
Rimanere fedeli a se stessi aumenta l'autostima, e proietta un senso di integrità che suscita l'ammirazione altrui.

Attenzione però: essere fedeli a se stessi non significa essere prepotenti, arroganti o pretenziosi. Il rispetto di se stessi va accompagnato con il rispetto degli altri - altrimenti non è autenticità, ma solo boria.

Attento alle opinioni altrui

Le opinioni delle altre persone possono influenzare pesantemente la nostra crescita, e per questo è necessario saper valutare l'effetto che hanno su di noi. L'influsso negativo deriva principalmente da due tipi di opinioni:
  • Quando vogliamo fare qualcosa, e ci viene detto che questa è sbagliata.
    Per esempio, vorrei praticare uno sport o un hobby, e mi scoraggiano dicendo che è pericoloso, o un'inutile perdita di tempo. Oppure voglio andare all'estero in cerca di lavoro, ma mi vien detto che non troverò nulla di buono.
  • Quando ci viene detto che è bene fare qualcosa, ma in realtà quella cosa non è adatta a noi.
    Per esempio, che un certo percorso di studi o carriera è un'ottima scelta, ma invece non corrisponde per nulla alle mie aspirazioni o talenti. Oppure che un certo partner è giusto per me, ma in realtà non c'è fra noi due alcuna affinità o interesse.
Molto spesso queste opinioni sono espresse in buona fede; quelle persone pensano davvero che i loro consigli siano corretti. Purtroppo molti dimenticano che siamo tutti diversi, e pensano che quel che è buono per loro, deve andar bene anche per gli altri. Oppure proiettano i loro sogni sugli altri, e li spingono a fare quello che in realtà vorrebbero fare (o aver fatto) loro; esempi tipici sono il padre che spinge il figlio a diventare un campione sportivo, o la madre che iscrive la figlia al corso di violino (anche quando i figli non hanno alcuna inclinazione per lo sport o la musica).
Per queste ragioni quando consideriamo un cambiamento (o, al contrario, lo escludiamo), dobbiamo chiederci se siamo influenzati da opinioni altrui che ci fanno perdere di vista quello che davvero vogliamo, o che è benefico per noi. Anche se si tratta di persone a cui vogliamo bene, alla fine la nostra vita è solo nostra, e saremo solo noi a convivere con le conseguenze delle nostre scelte, inclusi rimorsi e rimpianti. Per cui può essere utile considerare le opinioni altrui, ma le decisioni finali devono essere solo e soltanto nostre.

Un altro caso in cui le opinioni altrui ci influenzano negativamente, è la cosiddetta timidezza: questa non è un tipo di carattere (come molti pensano), ma è - essenzialmente - paura, e specialmente paura degli altri (del loro giudizio, di venire rifiutati). Queste paure non sono un aspetto della personalità, bensì una reazione ad insicurezze, sono delle difese che possono essere trasformate.
In altre parole, la timidezza non è un limite insormontabile, ma una difficoltà che può essere superata.

Hai sempre il potere della scelta

In ogni situazione, è importante ricordare che abbiamo sempre il potere di scegliere. Molti amano dirsi "Non avevo scelta", ma il più delle volte è solo un alibi o una scusa per non considerare opzioni scomode. Come ho scritto nel paragrafo sull'onestà con se stessi, mentire a noi stessi per non affrontare scelte difficili o rischiose ci rende impotenti, e ci porta a restare bloccati in una vita piatta, ripetitiva e frustrante.
Quando diciamo a noi stessi "Non c'è alternativa!", in realtà quasi sempre ne esistono diverse, però le ignoriamo perché:
  • non le consideriamo accettabili;
  • o abbiamo troppa paura di cosa penserebbero gli altri;
  • oppure crediamo che le conseguenze sarebbero troppo gravose.
Per esempio, se vengo minacciato con un'arma da fuoco, l'unica opzione sembra obbedire; ma in realtà potrei anche cercare di disarmare l'assalitore, oppure sfidarlo a premere il grilletto - non dico che siano opzioni consigliabili, però esistono.
Ogni volta che ci troviamo in una situazione insoddisfacente, ricordiamoci che abbiamo il potere di scegliere: consideriamo tutte le possibilità, anche quelle che non riteniamo accettabili, o che potrebbero andarci bene solo in un futuro lontano. Nessuno ci obbliga a fare scelte che non vogliamo, ma se sappiamo di avere alternative possibili, affrontiamo ogni situazione con maggiore fiducia e ottimismo - invece di sentirci intrappolati e senza vie d'uscita.

Scegli bene dove impegnarti

E' vero che abbiamo sempre il potere di scegliere come reagire, ma non sempre possiamo scegliere cosa cambiare. Ci sono situazioni su cui abbiamo poco o nessun controllo, o che vanno ben al di là del nostro potere: per esempio una crisi economica, una guerra, un uragano. Per questo è importante distinguere tra le cose che possiamo cambiare (su cui ha quindi senso impegnarsi), e quelle che non possiamo cambiare (contro cui lottare sarebbe futile), come ben illustrato nella Preghiera della Serenità.

Questo comporta pure che non ha senso sentirsi in colpa per eventi su cui non avevamo alcun controllo: per esempio se la nostra casa viene distrutta da un terremoto, o se una persona cara muore in un incidente. Possiamo vederlo come destino, o puro caso, ma non certo come nostra responsabilità.

Siamo tutti diversi

Un errore fondamentale è pensare che gli altri mi assomiglino, e pensino come me: questa è l'origine della maggior parte di incomprensioni e litigi. In particolare uomini e donne presentano molte diversità, e non comprendere - né rispettare - le reciproche differenze è quello che alla lunga distrugge molte coppie.
E' quindi importante cercare di capire gli altri, e tenere sempre presente la loro diversità: per quanto i loro comportamenti possano sembrarmi errati o senza senso, hanno sicuramente le loro ragioni per agire in tal modo. Anche per quanto riguarda gusti, preferenze e valori, è disfunzionale pensare che i miei siano "giusti" e gli altri "sbagliati": poiché tutto è relativo, non esistono opinioni giuste in assoluto - e ritenere tali le proprie porta solo a conflitti.
Qualsiasi tipo di relazione (sentimentale, di amicizia, di lavoro) funziona solo quando riconosco che l'altro è altro da me, e rispetto le sue esigenze e unicità. Di contro, pretendere che gli altri pensino e agiscano a modo mio, è uno dei modi migliori di inquinare una relazione.

Per quanto riguarda le relazioni di coppia, ricordiamoci che l'uomo perfetto e la donna ideale non esistono; il partner "giusto" non è quello "su misura", ma quello con cui meglio riusciamo a venirci incontro, comprendendo le reciproche differenze e accettando le difficoltà di convivere con qualcuno che, per molti versi, resterà sempre un "estraneo".
Inoltre, uomini e donne spesso vogliono cose diverse ed hanno diverse priorità, in parte per ragioni evoluzionistiche.

Il mondo ti fa da specchio

Il mondo (persone ed eventi) tende a rifletterci l'immagine che abbiamo di noi stessi, o le nostre convinzioni:
  • Se penso di non valere nulla, difficilmente sarò apprezzato o voluto (sia nelle relazioni che nel lavoro)
  • Se non mi rispetto, anche gli altri tenderanno a non rispettarmi
  • Se non mi piaccio, raramente piacerò agli altri
  • Se credo che tutte le donne siano superficiali, o tutti gli uomini siano traditori, tenderò ad incontrare donne e uomini di quel tipo (è quella che viene chiamata "la profezia che si auto-avvera", o "self-fulfilling prophecy" in inglese)
Quindi possiamo usare il modo in cui veniamo trattati (quantomeno quello che ci accade sovente), come un'indicazione di quello che davvero crediamo (al di là di quello che ci piace pensare). E invece di prendercela o di fare le vittime, possiamo scegliere di migliorare quell'aspetto di noi; questo provocherà dei cambiamenti nel modo in cui ci tratta il mondo.

Studia elementi di psicologia

Anche se la psicologia non è una scienza esatta (peraltro nessuna scienza umana lo è) e ha vari limiti, può essere preziosa per capire se stessi e gli altri. Comportamenti che spesso ci appaiono misteriosi o incomprensibili, sono in buona parte spiegati dalla psicologia. Questa conoscenza ci aiuta quindi a migliorare i nostri difetti ed aumentare le nostre capacità, e ci permette di essere più efficaci nelle relazioni.

Se ci troviamo a chiederci cose come...
  • Perché compio certe azioni?
  • Perché le persone si comportano in modi assurdi?
  • Perché piaccio a certe persone, e per nulla ad altre?
  • Perché mi piace sempre un certo tipo di uomo o donna?
  • Come posso cambiare una parte della mia personalità?
... la psicologia (e scienze affini come la sociologia, l'antropologia e l'economia comportamentale) possono offrirci risposte utili e scoperte illuminanti.

Scegli bene le persone che hai intorno

Spesso siamo pigri o scarsamente selettivi riguardo le persone del nostro ambiente: frequentiamo la stessa compagnia, o i familiari, o i colleghi di lavoro, anche se non ci troviamo particolarmente bene con loro. Questo è un grosso errore, non solo perché l'ambiente ci influenza (quindi è importante frequentare persone che ci fanno stare bene), ma perché tendiamo ad assomigliare alle persone che frequentiamo di più.
Jim Rohn ha affermato che "Sei la media delle cinque persone con cui spendi più tempo" (vedi articoli in italiano e inglese). Quindi è assai importante avere intorno persone che ci sostengono, incoraggiano e ci ispirano verso il meglio che possiamo essere; così come è bene evitare - per quanto possibile - persone negative, distruttive e ipercritiche.
Se frequenti abitualmente persone che ti criticano, ti svalutano, ti disprezzano, non ti rispettano, o ti fanno sentire sbagliato, col tempo tenderai a credere loro, e ad assomigliare alle loro opinioni - anche se del tutto errate. Anche se vuoi bene a quelle persone, se tieni alla tua felicità e al tuo benessere è importante allontanarti dal loro influsso; questo rimane vero anche se si tratta di familiari.

Anche i piccoli cambiamenti hanno valore

Molti credono che solo le grandi conquiste contano, che andiamo bene solo quando siamo sempre al massimo o se non sbagliamo mai; ma questi sono trucchi della mente reattiva, che invece di aiutarci ci ostacolano. Quindi è bene apprezzare ogni piccolo passo che compiamo, ogni evoluzione per quanto minima; fare a noi stessi i complimenti per ogni progresso, ci fa sentire bene, ci aumenta l'autostima, e ci incoraggia a proseguire. Se invece apprezziamo solo i risultati eclatanti, oppure ci diciamo che i nostri sforzi non sono abbastanza, ci scoraggiamo presto e smettiamo di tentare.
L'autore James Altucher suggerisce di migliorare ogni giorno anche solo dell'1% - sì, l'uno per cento. Può sembrare quasi nulla, ma i miglioramenti (come gli interessi composti) si sommano: se abbiamo qualcosa che vale 1 (uno), e la aumentiamo dell'1% ogni giorno, il valore sarà raddoppiato dopo 72 giorni, e dopo un anno il valore sarà di quasi 38!
Quindi mai sottovalutare il valore di ogni cambiamento: per quanto piccolo, contribuisce a quello che sono. Se oggi imparo anche solo una cosa nuova, mi servirà per tutta la vita.


Rammento che questa serie su "Come migliorare te stesso e la tua vita" è articolata in tre post separati:
  1. Princìpi fondamentali - Concetti e atteggiamenti per essere efficaci
  2. >> Strumenti per migliorare - Strumenti per cambiare ed ottenere risultati
    (questo post)
  3. Aree su cui lavorare - Aree dove i cambiamenti sono più necessari e/o fruttuosi


"Credo che non si possa vivere meglio se non cercando di migliorare, né più piacevolmente se non avendo piena coscienza del proprio miglioramento."
(Socrate)

"Usa i talenti che possiedi. Il bosco sarebbe molto silenzioso, se cantassero solo gli uccelli che cantano meglio."
(Henry Van Dyke)

"Cercate di lasciare questo mondo un po' migliore di quanto non l’avete trovato e, quando suonerà la vostra ora di morire, potrete morire felici nella coscienza di non aver sprecato il vostro tempo, ma di avere fatto del vostro meglio."
(Lord Baden Powell)


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