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Uomini e donne si giudicano a vicenda

A tutti dà fastidio sentirsi giudicati, ma tutti tendiamo a giudicare. E' quindi utile capire l'origine ed il senso dei giudizi, specialmente in ambito relazionale e sentimentale. Nella prima parte esaminerò il giudicare in generale, mentre nella seconda - più approfondita - vedremo i giudizi nelle relazioni uomo-donna.

Giudicare è naturale

Anche se sarebbe bello vivere in un mondo senza giudizi, la tendenza a giudicare è del tutto naturale (per le ragioni che vedremo). Poi, a seconda del livello di maturità, solidità e forza interiore di ciascuno, alcuni giudicano meno ed altri sparano giudizi in continuazione (curiosamente, questi ultimi sono anche quelli che peggio reagiscono quando vengono a loro volta giudicati - atteggiamento tipico delle persone negative).
Perciò credere che "Non dovremmo mai giudicare" è un idealismo che si scontra con la realtà (e chi si scontra con la realtà perde inevitabilmente, e magari si fa pure male). Possiamo certamente imparare a limitare e stemperare i nostri giudizi, oppure ad esprimerli in modo più civile; ma volerli eliminare porta solo a reprimerli (il che crea tensioni e conflitti interni, può alimentare le nevrosi, e comunque le emozioni che "chiudiamo fuori dalla porta" poi rientrano dalla finestra).

Perché giudichiamo

In pratica, i giudizi sono una "valutazione" istintiva che la nostra mente fa della realtà, per aiutarci a distinguere tra elementi dannosi o benefici (i giudizi possono essere anche positivi). E' un meccanismo euristico (impreciso ma rapido*) che ha una funzione evoluzionistica (ci aiuta a sopravvivere e fare scelte).
* Vedi il concetto di "pensiero veloce" descritto da Daniel Kahneman nel libro "Pensieri lenti e veloci".

Quindi giudicare svolge diverse funzioni utili:
  • Protezione - Il giudizio ci suggerisce di evitare persone di cui non fidarsi, o situazioni pericolose: "Mhh, Tizio non mi ispira, meglio stare in guardia", "Questa zona sembra abitata da brutta gente, andiamocene".
  • Selezione - Anche in assenza di minacce eclatanti, il giudizio ci porta ad evitare persone non adatte a noi, o ad andare incontro a quelle compatibili: "Caio mi sta antipatico", "Sempronio è proprio una bella persona".
  • Difesa dell'ego - Quando qualcosa ci colpisce o ci addolora, giudicarlo negativamente ci aiuta a sentirci meno feriti: "Tizio mi ha rifiutato, ma tanto non è nemmeno intelligente" (è il meccanismo difensivo descritto nella fiaba "La volpe e l'uva"). Oppure, siamo tentati di sminuire chi vediamo come superiore a noi, per minimizzare la frustrazione del sentirci inferiori (specialmente se abbiamo un'autostima fragile).
  • Appartenenza ad un gruppo (od esclusione) - A volte estendiamo i giudizi ad un intero gruppo (per svalutarlo), oppure anche a quello di cui facciamo parte (per esaltarlo): "I meridionali sono pigri", "I genovesi sono tirchi", "Gli uomini / Le donne sono...". Oltre ad una funzione difensiva, il giudizio di gruppo può fornire un senso di appartenenza (quando l'Io è debole, spesso si appoggia ad un Noi più grande), alimentare una mentalità "tribale" (Noi contro di Loro), giustificare i propri pregiudizi, o nutrire il proprio ego ("Noi siamo quelli buoni / giusti").
Queste valutazioni istintive sono specialmente usate quando dobbiamo decidere in modo rapido, o manchiamo di informazioni più approfondite.

“I giudizi sono
una valutazione istintiva
della realtà”

Giudizi nelle relazioni uomo-donna

I giudizi assumono particolare rilevanza nelle relazioni fra i due sessi, per via dell'importanza che attribuiamo al sesso opposto (anche se oggi è quasi di moda negarlo, l'opinione degli individui di genere opposto è direttamente connessa al senso del proprio valore e di quanto ci sentiamo amati o degni d'amore).
E' per questa ragione che, di solito, siamo particolarmente suscettibili a questi giudizi, soprattutto quando espressi da persone che ci piacciono o troviamo attraenti: un giudizio negativo, un rifiuto esplicito o un gesto di disprezzo da questo tipo di persone tendiamo ad interpretarlo come "Vali ben poco; non sei all'altezza di essere mio/a partner; non verrai mai amato/a da una persona come me". Ciò può essere devastante, specialmente per chi ha già una bassa autostima.

Questo tipo di esperienze ci segnano, e possono portarci a credere che il sesso opposto sia particolarmente crudele od incline a giudicare ferocemente (perché, in quanto eterosessuali, non conosciamo l'esperienza di corteggiare il nostro genere, ma solo quello opposto; e perché è il loro giudizio che ci colpisce oltremodo). Ma, in realtà, sia uomini che donne si giudicano a vicenda, ed entrambi possono farlo in modo insensibile od impietoso. Come amo ripetere "Non c'è un genere buono ed uno cattivo; siamo tutti umani e, come tali, imperfetti".
(sottolineo questo per incoraggiare le persone a non cadere nel triste e deleterio fenomeno della "guerra tra i sessi")

Perché uomini e donne si giudicano a vicenda

Oltre alle motivazioni già viste, i giudizi fra uomini e donne ne hanno di proprie:
  • Bisogni ed esigenze - Similmente a quanto già visto, giudichiamo il sesso opposto anche per selezionare un partner adeguato ai nostri bisogni. Questo avviene perché le coppie nascono non solo dal piacere o dal sentimento, ma per un impulso evoluzionistico (ovvero volto ad ottimizzare la riproduzione): per fare coppia non ci basta provare attrazione, ricerchiamo una serie di requisiti (potremmo essere amici di tante persone, ma solo con poche staremmo in coppia).
    Questa è anche una ragione per cui, mediamente, le donne sono più selettive verso gli uomini: portando loro l'onere della gravidanza, eventuali "errori di scelta" diventano più gravosi.
  • Difesa - Poiché siamo suscettibili e bisognosi verso il sesso opposto, questo può ferirci in particolar modo. Usiamo quindi i giudizi sia in modo "preventivo", per minimizzare il rischio di subire danni; sia a posteriori, quando siamo stati feriti e cerchiamo di sminuire il dolore svalutando chi ci ha colpito.
    Casi frequenti sono quando giudichiamo severamente - e spesso in modo esagerato - chi non ricambia il nostro amore, oppure chi ci ha respinto o abbandonato, o ancora il partner che ci ha tradito.

“Giudichiamo il sesso opposto
anche per selezionare un partner
adeguato ai nostri bisogni”

Scale di valutazione

Uomini e donne sono diversi (parrebbe superfluo dirlo, ma alcuni ancora lo negano). Da ciò deriva non solo che spesso desiderano cose diverse (anche in amore), ma che si approcciano al sesso opposto in modi differenti. Questo porta spesso uomini e donne a non capirsi, ed è uno dei motivi per cui mi dilungo in spiegazioni.
Quindi uomini e donne si scrutano e si giudicano a vicenda (come visto sopra), ma spesso adottano strategie diverse. Come in altri ambiti, anche in queste valutazioni gli uomini tendono ad essere più analitici ed espliciti, mentre le donne restano più vaghe ed allusive: un esempio sono i modi in cui ciascuno valuta potenziali partner del sesso opposto.

Uomini: scale numeriche

Molti uomini usano a questo scopo una scala numerica da uno a dieci, spesso associata all'abbreviazione "HB" (per "Hot Babe" = fanciulla sexy, terminologia in uso nella comunità di "pick-up artist"). Quindi una donna di aspetto appena decente può essere valutata come HB5, mentre una super-modella verrà vista come una HB9 o 10.
Ovviamente questi valori lasciano il tempo che trovano, in quanto la bellezza è almeno in parte soggettiva e ciascuna valutazione dipende dall'individuo che la esprime (un uomo insicuro potrà dare facilmente voti alti, mentre uno ostile alle donne potrebbe essere molto più severo). Vengono comunque usati per dare un'idea essenziale del livello di attrattiva che un uomo ha sperimentato o desidera.

Quando le donne scoprono questi "voti" che gli uomini usano, spesso si scandalizzano e si sentono "oggettificate", come se quel numero le definisse in toto (senza rendersi conto che gli uomini li usano solo in modo indicativo e senza darvi troppa importanza). Inoltre molte si risentono all'idea che, attraverso questi numeri, alcune donne vengono celebrate mentre altre svalutate (anche se poche lo riconoscono, in genere le donne sono in competizione estetica con le altre donne).
Quello che costoro però non vedono - o non vogliono ammettere - è che anche le donne stesse esprimono valutazioni simili, seppure in modo più elusivo.

Donne: valutazioni analogiche

Anche le donne, com'è naturale, "prendono le misure" agli uomini, li valutano in base alle proprie esigenze, e non mancano di condividere questi giudizi con le amiche fidate. Tendono però meno a dirlo in giro e, soprattutto, usano una "scala" differente: fedeli allo stereotipo per cui le donne non sono a loro agio con la matematica, invece di numeri usano aggettivi che esprimono un livello di apprezzamento maggiore o minore - e spesso allusivo o indiretto. Per dare un'idea, una scala di termini femminili (in ordine calante) potrebbe essere "Fighissimo", "Davvero bono", "Carino", "Non male", "E' una bella persona, ma...", "Scarso", "Orrendo", "Neanche morta" (anche se, ovviamente, ogni ambiente o regione potrà avere un suo gergo specifico).

Parliamoci chiaro: all'atto pratico non c'è differenza tra "HB5" e "E' una bella persona, ma". In entrambi i casi, significa che quella persona viene scartata (come partner) perché ritenuta non attraente, a prescindere dalle qualità personali. Lo stesso avviene quando una donna dice ad un uomo "Ti vedo solo come amico".
Se la modalità maschile appare più impersonale e meccanica, quella femminile è ambigua o fuorviante: non dichiara esplicitamente che il rifiuto è dovuto alla mancanza di attrazione, ma copre il vero significato con eufemismi.

Indipendenza dai giudizi

Naturalmente, il fatto che i giudizi siano onnipresenti non implica che dobbiamo subirli passivamente, o accettare di esserne influenzati. Anzi, diventare indipendenti dai giudizi altrui è necessario per vivere in modo positivo e produttivo: poiché siamo tutti diversi, le opinioni altrui possono essere irrilevanti o fuori luogo rispetto al mio modo di vivere; è utile considerarle, ma alla fine solo io posso sapere cosa è meglio per me.
Chi dà peso eccessivo ai giudizi, oppure è in ansia riguardo le opinioni altrui, vive in modo tormentato e non riesce mai a sentirsi libero od essere se stesso. Per una persona così, i giudizi altrui diventano una gabbia soffocante. La soluzione non è far smettere i giudizi (cosa impossibile), ma imparare a dargli meno peso.

"Sono poche le persone che pensano, però tutte vogliono giudicare."
(Federico II di Prussia)

"Su questa piccola terra le opinioni hanno causato più danni della peste o dei terremoti."
(Voltaire)

"Riflettere è considerevolmente laborioso; ecco perché molta gente preferisce giudicare."
(José Ortega y Gasset, filosofo)


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Come prendersela meno quando gli altri ci feriscono

Scrivo questo post in risposta ad un commento pubblicato di recente su "Il rapporto con la realtà plasma il tuo mondo". Il lettore osserva come i comportamenti altrui (specie se maleducati) influenzino negativamente i nostri stati d'animo; mi chiede se sia il caso di imparare a fregarsene, o forse di sviluppare una sorta di imperturbabilità in stile "saggio orientale".

Perché siamo influenzati dagli altri - ed è inevitabile

La domanda è ottima, perché riguarda praticamente chiunque: siamo tutti sensibili a come gli altri ci trattano. Uno sgarbo, una critica, una battuta tagliente, un insulto, od anche solo un'occhiata malevola, possono rovinarci l'umore o abbassarci l'autostima. Vediamo quindi di comprendere perché ci sentiamo così e come imparare a difenderci, o quantomeno a minimizzare gli effetti di questi eventi.

Spesso le persone o le situazioni ci toccano, anche quando non vorremmo. Questo accade principalmente perché siamo "animali sociali", cioè la nostra specie è abituata a vivere in comunità dove tutti siamo collegati e dipendiamo gli uni dagli altri. Anche se oggi è relativamente più facile vivere in modo isolato, per milioni di anni invece ogni essere umano ha dipeso dal suo gruppo per sopravvivere: isolato dalla sua tribù o respinto dal villaggio, un individuo da solo sarebbe quasi certamente morto. Questo stile di vita sociale ci ha resi molto attenti agli umori altrui, proprio perché inimicarsi le persone intorno poteva rivelarsi assai pericoloso.
Oltre a questo, alcune persone hanno ferite emotive o certe fragilità che le rendono particolarmente sensibili alle reazioni altrui (vedi Punto 5).

Prenderla con filosofia

Poiché il più delle volte non possiamo controllare le persone o le situazioni, è inevitabile essere toccati da essi. E' però possibile imparare, o "allenarsi", a non farcene turbare eccessivamente.
Come menzionato dal commento, diverse filosofie orientali hanno considerato questo problema e come affrontarlo (per esempio il buddismo e le sue "Quattro Nobili Verità", di cui la prima riconosce che "la vita comporta sofferenza"), ma non sono le sole. Un esempio occidentale è la filosofia Stoica nata nell'antica Grecia.

In pratica, potremmo così sintetizzare certi insegnamenti: "Poiché il mondo è imperfetto e certe sofferenze inevitabili, se io lo riconosco posso adattare le mie aspettative ed esserne così meno colpito, imparando ad accettare quello che non controllo". Ciò non cancella le cause, ma diminuisce la mia sofferenza o il mio stress a riguardo.
Anche la "Preghiera della Serenità" di Reinhold Niebuhr espone un concetto simile: "Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare quelle che posso, e la saggezza per comprendere la differenza."

In concreto, questo si traduce in un atteggiamento che io definisco "da adulto", ovvero di chi si assume la responsabilità della propria vita e del proprio benessere - invece di pretendere che il mondo sia "su misura" e pestare i piedi quando si rimane delusi (atteggiamento infantile).


Come prendersela meno

Ma come applicare tutto ciò in pratica? Di seguito elenco alcuni principi e strategie.
  1. Non prendere gli eventi sul personale
  2. Non metterti al centro del mondo
  3. Non fissarti sull'aver ragione
  4. Non aspettarti troppo dalle persone
  5. Riconosci le tue "ferite" e le tue reazioni personali

1. Non prendere gli eventi sul personale

Se un giorno il vicino è scorbutico, o una collega ti ignora, è facile che non abbia nulla a che fare con te; la spiegazione più probabile è che stiano attraversando una giornata storta o un periodo difficile, per cui sono assorbiti dal loro malumore e poco disponibili (ovviamente è diverso se fanno sempre in tal modo). Allo stesso modo, il guidatore che ti supera in modo avventato o l'autista dell'autobus che parte senza aspettarti è probabile che non ti abbiano nemmeno notato.
Invece noi tendiamo a pensare che le persone si comportino male in modo intenzionale, e/o che ce l'abbiano con noi. "Oggi il mondo sembra avercela con me!" è una frase che si ode spesso. Ma la realtà è che il mondo va per la sua strada, e così le altre persone. Il più delle volte, le persone sono concentrate su se stesse - o i loro pensieri - e a malapena ci notano (ricordarlo può aiutarci quando abbiamo paura che tutti siano intenti a giudicarci).

---> Come superarlo
Se credo che le persone ce l'abbiano con me, se penso che mi trattino male apposta, coltiverò sentimenti di angoscia, rabbia e magari vendetta. Mi sentirò vittima della cattiveria altrui e tenderò a vedere "nemici" anche dove non ci sono. Poiché inoltre tutti abbiamo bisogno di approvazione e sentirci benvoluti, queste convinzioni mi porranno in una condizione di malessere.
Se invece riconosco che ognuno va per la sua strada, e certe cose mi succedono solo perché "passavo di lì in quel momento" (cioè per caso), mi sarà più facile lasciar perdere, o dar poco peso ad eventi di importanza minima. Magari noterò che può capitare anche a me di comportarmi così, e sarò quindi più tollerante - e rilassato - verso i passi falsi altrui.

2. Non metterti al centro del mondo

Alcuni si aspettano che il mondo "giri intorno a loro": che persone ed eventi corrispondano ai loro desideri o aspettative, che nessuno li contraddica o li deluda, ecc. Questo accade specialmente a chi:
  • ha un Ego esagerato (vedi al fondo);
  • oppure è cresciuto in famiglie "figlio-centriche", dove i genitori sono al servizio dei figli e li assecondano sempre;
  • o magari è rimasto coinvolto nell'ondata di individualismo iniziata negli anni '90 (alimentata anche dal marketing: "Tu sei speciale", "Perché tu vali"; "Ti meriti il meglio"...);
  • oppure è una persona particolarmente fragile o insicura, che per compensare cerca di controllare tutto e tutti (è il caso di molti idealisti o attivisti ossessionati dalle loro cause).
Immagino che nessuno ammetta di essere in tal modo; ma se reagisci abitualmente agli eventi spiacevoli con furore, indignazione o senso di "lesà maestà" ("Come si permettono...!", "E' intollerabile!"...), è possibile che sia il tuo caso.
Il fatto è che tu sei uno su una popolazione di oltre otto miliardi di persone (> 8.000.000.000!), il che vuol dire che conti meno del due di coppe a briscola ;-) e così chiunque altro. Per cui aspettarsi che il mondo si adatti a te, o che ti riservi un trattamento di favore, è un'illusione che può solo portare a cocenti delusioni.

---> Come superarlo
E' più saggio adottare la mentalità esposta dal protagonista del film "Z la formica" (1998): "Quando sei il figlio di mezzo in una famiglia di cinque milioni, non ricevi nessuna attenzione". Cioè restare consapevole di essere creature piccole in un mondo sconfinato, e moderare le proprie aspettative.
Questo non vuol dire rassegnarsi o pensare di essere "nessuno". Certo va bene inseguire i propri sogni e cercare la felicità (proprio come fa la formica Z nonostante la sua condizione svantaggiata). Però è anche necessario rendersi conto che il mondo è tanto più immenso di noi, che il più delle volte siamo noi a doverci adattare ad esso, non viceversa.

3. Non fissarti sull'aver ragione

A volte hai tutte le ragioni del mondo... ma questo non cambia i fatti. La vita non è "giusta" o equa, e spesso accadono cose senza senso (bambini che muoiono, brave persone a cui capitano cose cattive, Paesi già poveri colpiti da catastrofi naturali...). Quindi se ti fissi sul fatto di aver ragione, o che ogni cosa dovrebbe accadere nel modo che ritieni "giusto", ti bloccherai in un ruolo di "vittima" sempre arrabbiata. Il che è un ben triste modo di vivere, sia che tu abbia ragione o meno.
Infatti in psicologia esiste questo concetto: "Preferisci aver ragione o essere felice?". Spesso questi due aspetti si contrappongono, ed è necessario fare una scelta. Per esempio se la mia partner mi ferisce ed io ritengo lei sia in torto, posso fare due cose:
  1. Incaponirmi sul fatto di aver ragione e pretendere che lei si scusi e faccia ammenda (ma lei potrebbe vederla diversamente).
  2. Oppure decido che l'aver ragione non ha molta importanza, archivio l'evento come "Tutti sbagliamo", e faccio pace con la mia partner senza insistere su chi ha sbagliato cosa.
E' ovvio che la prima opzione blocca la relazione in uno stallo di conflitto e infelicità, mentre la seconda aiuta a ritrovare l'armonia di coppia.

---> Come superarlo
Viviamo in un modo imperfetto popolato da persone imperfette. Quindi è del tutto normale che accadano cose ingiuste, o che chi ha ragione possa perdere. L'unico modo di mantenere una certa serenità o pace interiore, è di accettare questo fatto e lasciar perdere l'orgoglio che ci dice "Ho ragione, quindi resterò furioso finché verrà fatta giustizia".
Certo va bene rivendicare le proprie ragioni e diritti, quando possibile. Ma nei casi in cui ci proviamo e realizziamo che non serve, l'ostinazione servirà solo ad alimentare il nostro malessere: il risentimento ci corroderà dentro, e non ne ricaveremo nulla.

Anche se sei convinto di aver ragione, potresti sbagliarti

  • Inoltre, a volte non c'è un torto o ragione: a volte le cose accadono e basta, per caso o fatalità. A che scopo cercare un colpevole?
  • Altre volte la situazione può essere considerata da diversi punti di vista: così magari Tizio la vede blu, Caio azzurra e Sempronio celeste. In questi casi nessuno ha torto, bensì ciascuno ha le proprie ragioni (ma di solito ognuno tende a vedere solo la sua). Pensiamo ai concorsi di bellezza, dove ognuno è convinto dell'esattezza del proprio giudizio, ma in realtà ogni giudizio è altamente soggettivo (altrimenti ci sarebbe l'unanimità).
  • Infine, delle volte ci ostiniamo su opinioni che sono semplicemente errate (ma per ignoranza, cocciutaggine od orgoglio non vogliamo riconoscerlo). Ammettere almeno in teoria che potrei essere in errore non è debolezza, bensì richiede forza di carattere e coraggio.

Se ho abbastanza apertura mentale da considerare le ragioni altrui (anche se non le condivido), posso passare da uno stato d'animo di opposizione e conflitto ad uno di educato disaccordo, in cui opinioni diverse possono convivere civilmente. Potrei persino empatizzare con l'altro, ovvero comprendere quello che sente e che lo porta a quella posizione, anche se diversa dalla mia.

"La tragedia di questo mondo è che ognuno ha le sue ragioni."
(Jean Renoir, nel film "La regola del gioco")

4. Non aspettarti troppo dalle persone

Molti hanno aspettative idealistiche verso gli esseri umani: ritengono che tutti dovrebbero essere sempre onesti, gentili, corretti e rispettosi (forse perché loro stessi si sforzano di esserlo, quindi si aspettano altrettanto). Certo sarebbe molto bello... ma purtroppo la vita non funziona così. Le persone tendono ad essere opportuniste, ovvero spesso fanno quello che gli conviene invece di quello che sarebbe giusto (da notare che questo vale per entrambi i generi allo stesso modo, a dispetto della propaganda femminista e delle sue pretese di una "superiorità morale" femminile).
La verità è che siamo tutti imperfetti e spesso irrazionali, per cui a volte capita di sbagliare, di mentire, di approfittarci delle situazioni, di essere egoisti, cocciuti o menefreghisti; e magari ce ne rendiamo conto solo dopo (o mai). Non vuol dire che siamo malvagi, ma solo che quella è la natura umana. Se non sei d'accordo con me, ti invito a considerare la storia umana con tutte le sue meschinità, follie e tragedie: mi sembra che comprovi quanto ho detto.

---> Come superarlo
Perciò avere aspettative elevate verso le persone non potrà che portare a frequenti delusioni e malumori. Invece, mantenere aspettative moderate ci aiuterà a non prendercela troppo, e persino a piacevoli sorprese quando capita che gli altri si dimostrino migliori di quanto ci aspettiamo.
Un trucco che uso quando qualcuno mi delude con un'azione criticabile (per esempio una manovra azzardata in auto, una risposta poco garbata, una battuta infelice), è di chiedermi: "Succede anche a me di fare così?". Se sono onesto, la risposta è quasi sempre "Beh sì, a volte mi è capitato". Così facendo mi rendo conto che, appunto, tutti possiamo sbagliare e agire male; e che non è il caso di prendersela per questo (ovviamente non parlo di azioni davvero gravi o pericolose).

Uniti nell'imperfezione

Questo può anche diventare un esercizio di empatia: se invece di aspettarmi la perfezione vedo gli altri come essere fallibili (proprio come me, in fondo), quando le cose vanno storte mi sarà più facile perdonarli e sentirmi connesso con loro. Passando quindi da una mentalità di conflitto ad una di "fratellanza" (siamo tutti accomunati dalle nostre imperfezioni e debolezze).

5. Riconosci le tue "ferite" e le tue reazioni viscerali

A volte quello che ci fa stare male non è tanto l'evento in sé, bensì il fatto che esso va a sollecitare qualche "ferita emotiva" del passato che non abbiamo mai superato, oppure qualche convinzione negativa che giace nel nostro inconscio. Possiamo riconoscere questi casi dal fatto che la nostra reazione è esagerata rispetto alla causa, o particolarmente viscerale:
  1. Qualcuno fa una battuta od un'osservazione neutra (senza intenzione di offendere), ma tu ti senti aspramente criticato e parti al contrattacco (in casi del genere è bene ricordare che la nostra percezione dei fatti può essere errata).
  2. Un'auto ti sorpassa con una manovra imprevista, e ti ritrovi ad urlare "Ti ammazzo bastardo! Se ti prendo ti faccio a pezzi...!!!".
  3. Ad una festa vedi un amico e gli vai incontro per salutarlo, preparandoti ad abbracciarlo; ma lui sta corteggiando qualcuno, per cui ti saluta distrattamente e subito si gira verso la nuova fiamma. Ti viene una vampata alle guance, ti senti mancare, e ti riprometti di non guardarlo mai più in faccia.
  4. Tuo figlio gioca entusiasta con un giocattolo, che gli sfugge di mano e candendo va in frantumi, e tu sbotti "Ma sei deficiente? Non hai nessun rispetto per le cose! Non ti compro più niente!".
Chi ci sta intorno rimane stupito e persino sconvolto da queste reazioni, che ai loro occhi appaiono inspiegabili. E in effetti la vera spiegazione è nascosta nella psiche, e la persone stessa spesso ne è ignara: interrogata a riguardo sa solo balbettare delle vaghe giustificazioni.

Ma cos'è successo davvero? Naturalmente ci possono essere molteplici spiegazioni, ma ne ipotizzo una per ciascuno dei casi sopra esposti:
  1. Se siamo cresciuti in mezzo a persone critiche, esigenti o severe, potremmo esserci abituati a prendere ogni osservazione come rimprovero. Ovviamente da piccoli un ambiente del genere ci ha provocato grave sofferenza, che torna a galla ogni volta che incontriamo qualsiasi cosa che ci sembra una critica.
  2. Se un bambino non è stato rispettato o è stato punito senza motivo, magari da genitori nervosi o litigiosi, questo può creargli una "ferita del rispetto" o una "ferita di ingiustizia". Per cui ogni volta che qualcuno si comporta scorrettamente nei suoi confronti, questo sollecita la ferita ancora aperta e scatena una rabbia esagerata.
  3. Un bambino può essere stato ignorato o trascurato, magari da genitori freddi o troppo indaffarati. Questo ha creato nella sua mente una convinzione del tipo "Tu non conti ed a nessuno importa di te"; poiché questo è un pensiero molto doloroso, è stato nascosto nell'inconscio e lui non ne è consapevole. Ma quando qualcuno a cui lui vuole bene sembra ignorarlo o metterlo da parte, quel dolore viene riattivato e si manifesta con una lacerante tristezza ed una chiusura difensiva.
  4. Se uno è cresciuto in una famiglia severa e dalle scarse risorse, può avere assorbito la convinzione che ogni piccolo spreco è inaccettabile, e chi lo compie va inevitabilmente punito. Così quando suo figlio rovina senza volerlo un gioco da pochi euro, sorge in lui una severità fuori luogo ed un impulso a punirlo (perché è così che lui è stato trattato da piccolo).

---> Come superarlo
Quando ci rendiamo conto (o ci viene fatto notare) che abbiamo reazioni eccessive rispetto alle cause, possiamo guardarci dentro e cercare se abbiamo una ferita che ha guidato la nostra reazione. Magari c'è una parte del nostro passato che teniamo nascosta anche a noi stessi, o con cui non abbiamo ancora fatto i conti. Forse c'è in noi una parte dolente che ha bisogno di attenzione e comprensione.
Riconoscendo e accettando che abbiamo una ferita emotiva, possiamo imparare a prendercene cura e col tempo sanarla (o almeno attenuare la sua intensità). Questo ci aiuta a non prendercela con gli altri quando non c'è un reale motivo, e quindi anche a vivere più sereni ed in pace. Può anche essere utile imparare a non dare peso ai giudizi altrui.

Negazioni categoriche

Certe persone negano vigorosamente la possibilità di queste spiegazioni inconsce, o le ridicolizzano, o affermano con decisione che non può essere il loro caso. In genere questo tipo di negazioni categoriche è un segno del contrario: che la persona ha realmente una qualche ferita emotiva, ma ne è così spaventata da respingerla. Di nuovo, una reazione viscerale indica che c'è sotto qualcosa che ci è ignoto, o che non vogliamo vedere.

Piccoli conflitti o gravi scontri?

Quanto esposto finora riguarda i piccoli conflitti quotidiani: screzi, giudizi, incomprensioni, atti sgarbati, battute fuori luogo, ecc. Eventi su cui spesso è meglio non prendersela troppo, oppure lasciarseli scivolare addosso.

Diverso è il discorso per comportamenti ben più seri, come aggressioni, violenze (fisiche o psicologiche), bullismo, mobbing, gravi mancanze di rispetto o persone che cercano di "calpestarci". In questi casi la pazienza, l'accettazione o la comprensione possono non essere la risposta più adeguata, anzi possono incoraggiare l'aggressore o legittimarlo nel suo atteggiamento inaccettabile.
Qui non posso approfondire, ma direi che è bene opporsi a questi comportamenti con fermezza, respingendoli con decisione e dichiarando apertamente che non siamo disposti a tollerarli (quando gli altri ci maltrattano, spesso è perché siamo noi a permettere loro di farlo). In certi casi è utile chiedere il supporto di amici e familiari, oppure di figure di autorità (insegnanti, superiori) e forze dell'ordine.

E' forse il tuo Ego che se la prende?

Dedico infine una sezione all'Ego (*), che spesso ci rende vulnerabili: quando ce la prendiamo molto, è possibile che sia proprio perché il nostro Ego si è sentito attaccato (è un problema simile a quello del Punto 2, ma qui è più radicale). La missione dell'Ego è farci sentire "grandi", speciali, cioè di valore. Per cui ogni volta che ci sentiamo sminuiti o invalidati da qualcuno o qualcosa, esso reagisce vigorosamente, di solito con un senso di irata indignazione o di "lesa maestà": "Come si permettono... Io sono importante... Tutti dovrebbero fare X... Nessuno dovrebbe mai fare Y...".

Più o meno tutti abbiamo un certo Ego, ma in misura ragionevole non crea particolari problemi. Qui però mi riferisco ad Ego "esagerati", che tendono a dominare la personalità. Chi ha un Ego "ingombrante" si atteggia come se fosse il "padrone del mondo", ma in realtà ha toni e atteggiamenti simili a quelli di un bambino tirannico e capriccioso. Costoro si riconoscono da frequenti atteggiamenti del tipo:
  • E' convinto di avere sempre ragione. Non considera mai l'idea di essere in errore: solo gli altri sbagliano.
  • Cerca sempre occasioni di mettersi in mostra o primeggiare, o di apparire migliore degli altri.
  • Quando le cose gli vanno male, non se ne assume la responsabilità ma tende a fare la vittima d'abitudine, fino al punto di assumere una mentalità paranoide: "Ce l'hanno tutti con me. Non ci si può fidare di nessuno. Sono tutti stronzi. Tutti gli uomini / donne sono...", ecc.

---> Come superarlo
Chi ha un Ego del genere non può semplicemente liberarsene, ma può però prenderne consapevolezza e quindi "tenerlo a bada": imparare a riconoscere le "sparate" del proprio Ego e dargli poco peso, o vederne la scarsa fondatezza. Se una persona si riconosce in questa tipologia (e non è facile), potrebbe riuscire a rendersi conto che, il più delle volte, non è il mondo ad essere sbagliato, ma piuttosto che spesso è lui ad essere troppo suscettibile o con pretese troppo elevate.
Magari potrebbe anche indagare cosa nasconde il suo Ego: le ferite che ha ricevuto nell'infanzia (è stato ignorato, trascurato, deriso, disprezzato...?), il fatto che non si accetta per come è, il suo disperato bisogno di attenzione e approvazione, ecc.

(*) Cos'è l'Ego

"Ego" è un termine che può indicare diverse parti della psiche. Qui lo intendo come una parte "fasulla" della nostra personalità, che serve a coprire insicurezze e fragilità. In pratica, l'Ego cerca di farci sentire "grandi" anche se in realtà ci sentiamo "piccoli". Ma poiché è solo una "facciata", una recita (ovvero non corrisponde ad un valore reale), non fornisce mai una reale sicurezza di sé, ma è sempre alla ricerca di conferme.

"Non sono i fatti a turbare gli uomini, ma le opinioni intorno ai fatti."
(Epitteto)

"Tutto ciò che ci irrita negli altri può portarci a capire noi stessi."
(Carl G. Jung)

"Per raggiungere la pace mentale, smetti di voler fare il direttore generale dell'universo."
(Larry Eisenberg)


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Persone negative: come riconoscerle e gestirle

A volte ci troviamo ad avere a che fare con persone - o partner - impegnativi, con cui risulta difficile andare d'accordo o farli contenti, o con cui si entra facilmente in conflitto anche per inezie; al punto che magari dubitiamo di essere noi quelli "sbagliati", o la causa dei problemi. Certo a volte potrebbe essere vero, oppure dipendere da scarsa compatibilità (in fondo non possiamo piacere a tutti, e non possiamo andare d'accordo con tutti).

Ma esiste un'altra possibilità, che voglio esaminare qui: quella di avere a che fare con una "persona negativa", cioè qualcuno così ferito e problematico da:
  • lamentarsi e criticare spesso e volentieri (anche su inezie);
  • esagerare i problemi (o inventarseli);
  • che reagisce male anche quando non ce ne sarebbe ragione;
  • che spesso interpreta in modo negativo anche azioni positive (un complimento, un suggerimento, un abbraccio...);
  • e con cui è praticamente impossibile avere una relazione positiva e serena (tranne che in rari momenti).
A volte una relazione con questo tipo di persone inizia bene, o addirittura in modo entusiastico; spesso sanno essere coinvolgenti o seduttivi - almeno agli inizi. Ma entro breve tempo il vero carattere di queste persone emerge, e la frustrazione supera presto il piacere.
Un tipo particolare di persona negativa è il "vampiro emozionale", ovvero qualcuno che "succhia" l'energia altrui: ha continuo bisogno d'attenzione, parla quasi sempre di se stesso, tende al dramma e si lamenta che gli altri non lo capiscono, non lo considerano, o lo trattano male - ma tutto ciò che gli accade non è mai colpa sua.

Se ci capita di relazionarci con persone di questo tipo (sia a livello di amicizia che sentimentale), è bene saperle riconoscere in modo da capire la vera origine delle difficoltà, il perché si comportino in tale modo (anche quando appare immotivato), e magari provare a gestire la loro negatività.

“Un tipo di persona negativa
è il vampiro emozionale, ovvero
chi succhia l'energia altrui”

Chi è una persona negativa?

Queste persone non sono mai davvero contente, o lo sono solo per brevi rari momenti: il loro standard è sentirsi insofferenti e lamentarsi di qualcosa. Hanno un malessere interno (che si esprime in negatività) così preponderante da dominarle.
Questo malessere può venire negato attraverso il tenersi impegnati, oppure venire attribuito all'esterno: "Sto male a causa di Tizio/a", "... perché mi hanno fatto X e Y", "... perché il mondo fa schifo", ecc. Difficilmente queste persone ammettono che il loro malessere è interno: preferiscono dare le colpe agli altri, o all'ambiente, e negano la propria responsabilità.

Negative loro malgrado

Chiariamo subito che non sta parlando di persone cattive o malvage:
  • Queste ultime sono distruttive in modo intenzionale, e magari ne traggono anche piacere.
  • Mentre quelle che definisco "negative" lo sono senza intenzione consapevole, ne soffrono, e sono spesso le prime vittime del proprio comportamento. Anche quando tengano sinceramente a qualcuno, possono finire col rovinare la relazione coi loro atteggiamenti, e quindi ritrovarsi abbandonate e soffrirne loro malgrado.

Teniamo quindi presente che la vittima principale è la persona negativa stessa. Costei vive infatti prigioniera di una specie di "inferno mentale", di cui in genere non si rende conto e da cui non sa uscire. Lo scopo di questo post non è quindi condannare tali persone, quanto aiutare gli altri a capirle; nonché aiutare loro stesse a riconoscersi ed - eventualmente - cercare aiuto per uscire da questa condizione.


Come riconoscere le persone negative

Naturalmente quasi mai una persona sarà negativa o positiva al 100%. Possiamo quindi considerare "negativo" chi presenta una maggioranza degli attributi descritti di seguito, o che li manifesta la maggior parte del tempo.
  1. Si lamentano di frequente
  2. Prendono le cose troppo sul serio, o in modo personale
  3. Fanno critiche ma non sanno riceverle
  4. Vogliono l’impossibile
  5. L'amore che ricevono non è mai abbastanza
  6. Si paragonano spesso agli altri
  7. Si arrendono davanti alle difficoltà
  8. Hanno una serie di problemi di salute

1. Si lamentano di frequente

Tutti ci lamentiamo qualche volta; è umano ed aiuta a scaricare la frustrazione. Lamentarsi diventa però un problema quando è uno stile di vita: si perde l'obiettività e quasi tutto viene percepito come negativo, sgradevole, inaccettabile. Non si vedono più sfumature e possibilità alternative. L’attenzione si concentra sulle frustrazioni (per quanto minime), sulla sofferenza e sui torti ricevuti (reali o immaginari). Gli eventi positivi vengono sminuiti o ignorati; chi ne gode viene tacciato di superficialità o infantilismo.

Non è più una naturale reazione ad uno stato di sofferenza oggettivo, ma una posizione esistenziale negativa nei confronti del mondo. Un "pessimismo cosmico" elevato a modello di vita. In genere è un modo di proiettare all'esterno il dolore interiore che attanaglia la persona negativa (incapace di riconoscere il male che ha dentro, lo vede fuori di sé e gli attribuisce l'origine della propria sofferenza).

Si concentrano sul negativo

Queste persone si concentrano sugli aspetti negativi in ogni situazione, oppure vedono solo quelli. Per esempio, in una splendida giornata soleggiata si lamenteranno del caldo; dopo un pasto delizioso si preoccuperanno di ingrassare; se attraversano un prato di campagna ricco di fiori, ma con anche degli escrementi di vacca, costoro noteranno solo gli escrementi (per loro "Il bicchiere è sempre mezzo vuoto").

2. Prendono le cose troppo sul serio, o in modo personale

Quando non si ha abbastanza amor proprio e maturità, l'ego risulta molto fragile. Queste persone non tollerano le brutte figure e cadono nel panico al pensiero di apparire ridicoli. Non riescono neppure ad accogliere le critiche, anche quando sono veritiere e potrebbero aiutare. Ogni espressione negativa altrui, anche scherzosa, suscita in loro indignazione, offesa o persino collera.
Certo tutti abbiamo qualche insicurezza e cerchiamo di fare bella figura, ma se abbiamo sufficiente equilibrio sappiamo anche gestire passi falsi o critiche con umiltà. Invece la persona negativa prende tutto molto seriamente, appare incapace di auto-ironia, e solleva un dramma ogni volta che il suo ego viene sminuito, anche in misura minima.

Prendono gli eventi sul personale

La persona negativa tende a prendere gli eventi sul personale, come se si mettesse sempre al centro del mondo, non riuscendo ad immaginare che gli altri possono pensare ad altro od essere immersi nei propri problemi:
  • Se il collega non li saluta pensano subito che sia perché ce l'ha con loro - non perché magari è distratto.
  • Se un automobilista gli taglia la strada lo vedono come un affronto personale, come se fosse stato fatto apposta - senza considerare che magari l'altro non li ha nemmeno visti.
Poiché tendono a prendere tutto sul personale, tendono anche a serbare rancore, a ricordarsi ogni sgarbo per anni, a coltivare pensieri di vendetta.

3. Fanno critiche ma non sanno riceverle

La persona negativa tende a criticare spesso e volentieri, ma è suscettibile e incapace di accogliere le critiche rivolte a lei, anche se sensate o poste in modo civile. Di solito tende a prendersela od offendersi, o cerca di scaricare la critica sull'interlocutore ("Non sono io che faccio X, sei tu che sei sempre Y"), oppure fa la vittima piangendosi addosso ("Ce l'hai con me", "Mi critichi sempre").

E' stupefacente notare l'atteggiamento diametralmente opposto:
  • Lei si sente in diritto di criticare tutto e tutti, senza ritegno.
  • Ma in genere reagisce con sdegno, o ferocia, alla minima critica ricevuta.

Parlano male degli ex

Un aspetto su cui le persone negative sono particolarmente critiche, di solito è quello degli ex partner. Spesso vengono tutti dipinti come individui pessimi, egoisti e manipolatori; e l'elenco di aneddoti riprovevoli fa apparire la persona negativa come una povera vittima dotata di tanta pazienza e amore. A sentire lei, tutti i problemi erano sempre e solo colpa dell'ex, e mai suoi.

Ma è verosimile? Possibile che sia stata così sfortunata? Se però abbiamo la possibilità di sentire "l'altra campana", o l'opinione di amici comuni, in genere scopriamo che le cose non stanno proprio così: che entrambi hanno avuto pregi e difetti (com'è naturale), che l'ex non era così terribile, e che la persona negativa ha avuto la sua buona dose di responsabilità nelle crisi e nella rottura della relazione.

4. Vogliono l’impossibile

Ci sono molte cose impossibili nella vita, o fuori dalla nostra portata, ma alcuni non sanno accettare questo limite naturale. Costoro non tollerano che la frustrazione fa parte dell’esistenza, o che non sempre otteniamo quello che vorremmo.

Alcuni avrebbero voluto nascere in una famiglia amorevole e accogliente, o in un ambiente benestante, o con un fisico scultoreo. Ma se non è andata così, non ci si può fare nulla. Chi coltiva il rimpianto per ciò che non è stato, sarà sempre amareggiato e non saprà apprezzare ciò che ha (in confronto ai sogni, non sembrerà mai abbastanza).

Lo stesso accade a chi persegue obiettivi impossibili. Per esempio inseguendo ideali di bellezza sovrumani, o cercando l'amore in chi non ci vuole, o sforzandosi di restare giovane a qualsiasi costo. Forse lo fanno perché, se riuscissero ad arrivarci, dimostrerebbero a se stessi di avere finalmente valore (cosa in cui non credono). Ma gli obiettivi impossibili portano solo al fallimento e, con esso, frustrazione, infelicità e svalutazione di se stessi (se credo a un obiettivo impossibile, e fallisco, penserò che è colpa mia).

5. L'amore che ricevono non è mai abbastanza

Spesso per la persona negativa l'amore non basta mai (perché ha dentro una "voragine affettiva"). Oppure lo respinge (perché non riesce a credere di poter venire amata) o, ancora, è così esigente o pesante che finisce con l'allontanare chi cerca di amarla.
All'inizio di una nuova relazione può apparire grata ed entusiasta; ma in breve tempo la sua negatività torna a mostrarsi, emergono una serie di fastidi e lamentele, e l'apprezzamento verso il partner diminuisce. Di fronte a questo cambiamento il partner può ritrovarsi spiazzato e credere che sia una fase temporanea; prima o poi però si rende conto che è invece lo stato abituale.

Spesso questo tipo di persona dice di soffrire perché non si sente amata; ma quando poi viene amata, continua a stare male ugualmente (tranne magari un breve periodo gioioso) perché l'amore non riesce mai a sopraffare il malessere e la negatività che ha dentro. Oppure se riceve dal partner dieci atti piacevoli e due sgradevoli (cosa umana, in fondo, poiché nessuno è perfetto), tenderà ad ingigantire quelli sgradevoli e dimenticarsi di quelli positivi - rimanendo convinta che il partner non tiene davvero a lei.

Non apprezzano chi dà loro molto

Anche per questi motivi, di solito dare molto non funziona con queste persone. Se si cerca di riempirli di cure e attenzioni, nella speranza di farli stare meglio, dopo un po' è probabile che ciò che si dà non venga più apprezzato, si finisca col venire dati per scontati, o che se ne approfittino (si dà un dito e l'altro si prende un braccio).

Al contrario, darsi poco o concedersi solo ogni tanto viene solitamente più apprezzato (magari se ne lamenteranno, ma tanto lo fanno comunque). E' spesso il tipo di persona con cui è vero che "in amore vince chi fugge".

6. Si paragonano spesso agli altri

Le persone negative sono particolarmente inclini a fare paragoni con gli altri, sia in senso positivo che negativo:
  • Alcuni si vantano e svalutano gli altri, evidenziando i difetti altrui per apparire migliori. Le frequenti critiche rivolta agli altri (vedi punto 1) possono servire a questo scopo. Spesso traggono soddisfazione dalle disgrazie o mancanze altrui perché le vedono come un segno dell'inferiorità altrui, ed una conferma della propria "superiorità".
  • Altri evidenziano quanto gli altri siano più fortunati o di successo, il che permette loro di assumere un atteggiamento da vittima, oppure di giustificare la propria infelicità o passività ("Non è colpa mia, non ho quello che hanno gli altri, mi mancano le capacità, non ci riuscirei comunque...").

In entrambi i casi, confrontarsi in continuazione con gli altri è un atteggiamento poco sano; implica una mancanza di autonomia e di una solida identità personale (quando ho una sana identità, so chi sono senza bisogno di usare gli altri per definirmi). Attraverso i paragoni, si valuta se stessi e si giudicano le proprie azioni in funzione di quello che fanno gli altri; ma poiché siamo tutti diversi ed ognuno ha la propria storia, è una modalità disfunzionale che porta all'antagonismo e all'insoddisfazione personale.

La loro sofferenza conta di più

Queste persone hanno spesso la convinzione di soffrire più degli altri, o di essere le uniche a stare male - arrivando a sminuire o negare la sofferenza altrui. Quando qualcuno parla dei propri problemi, tendono a riportare il discorso su se stessi ("Ti capisco, anche a me è successo che ecc. ecc."). Non di rado sono insofferenti quando l'attenzione è rivolta alle problematiche altrui invece che alle loro.

7. Si arrendono davanti alle difficoltà

Essendo psicologicamente deboli, le persone negative spesso si scoraggiano o si arrendono di fronte ad ostacoli e sfide. Magari dicono tanti "Vorrei", "Mi piacerebbe" o "Dovrei", ma il più delle volte non fanno seguire al pensiero l'azione. Spesso non provano nemmeno, oppure la fatica o la frustrazione li inducono a smettere ai primi tentativi.

Se ricevono suggerimenti o incoraggiamenti (magari in risposta alle loro lamentele) per migliorare se stessi o la loro situazione, assumono un atteggiamento rinunciatario: trovano scuse o scaricano la responsabilità all'esterno ("non possono" per via dei genitori, del capo, dei figli, della società, ecc.).

Naturalmente ogni obiettivo meritevole richiede sforzo e fatica, nonché la perseveranza necessaria per perseguirlo: è il "prezzo da pagare" per arrivarci. Allo stesso modo, entrare in azione - a dispetto di paure, timidezza o difficoltà - è un passo indispensabile per realizzare qualsiasi cosa (pensiamo all'invitare qualcuno che ci piace).
Quando riusciamo ad agire e affrontiamo la vita, diventiamo più forti e aumentiamo l'autostima. Chi invece tende sempre a rinunciare e arrendersi, alimenta una sensazione di debolezza e impotenza che finisce con l'incrementare il suo atteggiamento negativo verso l'esistenza.

8. Hanno una serie di problemi di salute

Una mentalità negativa non è solo deprimente per se stessi e fastidiosa per gli altri. A lungo andare, può portare anche al deterioramento della salute fisica (sia per uno stile di vita malsano, sia per effetti psico-somatici).

Spesso ho osservato nelle persone negative che, oltre ad avere una particolare suscettibilità emotiva, hanno anche una insolita reattività fisica: non di rado soffrono di intolleranze alimentari, allergie, disturbi psicosomatici, difficoltà digestive o stitichezza - in modo cronico o a livelli elevati per la loro età.

Occasionale o abituale?

Naturalmente comportamenti del genere possono capitare a chiunque. Ma per la persona negativa è uno stato costante; anche quando cerca di distrarsi, vi ricade facilmente (per esempio se va a fare una gita, magari all'inizio appare contenta, ma presto inizia a lamentarsi di questo e di quello, o mostrare insofferenza, ecc.)

Se scopri di essere negativo

Se ti ritrovi nei tratti sopra elencati, ricorda che puoi sempre cambiare. Questo atteggiamento infatti non è innato ma è qualcosa di appreso, che quindi può essere disimparato:
  • Per prima cosa, riconosci che tale atteggiamento non ti porta nulla di buono; invece ti rovina l'umore, inquina momenti che potrebbero essere lieti, e fa allontanare gli altri.
  • Poi puoi iniziare a coltivare un atteggiamento positivo, ed imparare ad apprezzare le cose buone che ti circondano.
  • Se fatichi in questo cambiamento, considera di farti aiutare da un esperto (terapeuta, counselor, coach, ecc.).

Negativo è diverso da problematico o sofferente

Voglio precisare che una condizione di sofferenza o problematica non implica necessariamente essere una persona negativa:
  • Le persone negative sono sempre sofferenti, ma non tutti quelli che soffrono diventano negativi. Una grande sofferenza può renderci persone peggiori, ma anche migliori: magari imparando dall'esperienza, o se essa ci ispira a migliorare il mondo, invece di criticarlo.
  • Similmente, anche se le persone negative sono sempre problematiche (cioè hanno una personalità disturbata da eventi che li hanno segnati), non è sempre vero il contrario: ci sono persone problematiche che però sviluppano un atteggiamento positivo o costruttivo.

Le persone realmente negative, invece, risultano così condizionate dalle loro esperienze infelici, da adottare una sorta di "occhiali scuri permanenti" per cui vedono l'intera esistenza, e il mondo, in modo oscuro, sfiduciato e pessimista. Non di rado possono persino sviluppare manie di persecuzione ("Il mondo ce l'ha con me", "Sono destinato ad essere infelice"...), o mentalità complottiste.

“Non tutti quelli che soffrono
diventano negativi”

Come gestire le persone negative

Partiamo subito col dire che non è possibile cambiare gli altri. Quindi non possiamo rendere queste persone meno negative, o più serene e felici. Anche se agiamo con le migliori intenzioni (perché le vediamo sofferenti e vorremmo vivessero in modo più positivo), ciò è quasi impossibile: è come se fossero "possedute" da una forza più grande di loro, ed anche se dicono di voler stare meglio, di solito si oppongono ai cambiamenti.
In pratica non è possibile "salvare" queste persone: quasi sempre sono troppo bloccate nei loro schemi mentali (che, ricordiamo, servono in qualche modo a proteggerle, e per questo l'inconscio vuole mantenerli).

E' difficile essere autentici con loro

Quando abbiamo a che fare con persone negative, essere sinceri diventa un problema, a causa della loro suscettibilità (se la prendono facilmente, vedi punti 2 e 3) e del negare la responsabilità (non è mai colpa loro). Quindi se ci viene da esprimere un'osservazione, od un'opinione non del tutto lusinghiera, o siamo in disaccordo con loro, spesso tendono a prendersela e reagire male. Col tempo ciò diventa così logorante da indurci a mentire, o a tenerci dentro quello che sentiamo.

In altre parole, con queste persone essere se stessi è faticoso; anzi tendiamo a "camminare sulle uova", nel timore delle loro reazioni. Ovviamente questo rende pressoché impossibile avere una relazione autentica e profonda con loro.

Porsi a distanza

Se il loro modo di essere alla lunga ci diventa pesante e logorante (com'è naturale che sia), ma non vogliamo - o possiamo - tagliare i rapporti, l'opzione migliore è solitamente creare una certa distanza: vederle meno, o per brevi periodi. Se questo ci è impossibile (perché è un collega o un familiare stretto), possiamo fare in modo che siano presenti altre persone (che possono distrarre o "fare da cuscinetto"), oppure spostare la conversazione su argomenti "neutri" che non sollevino polemiche.
Per quanto possibile, evitiamo discussioni o tentativi di convincerli o di far loro cambiare idea: di solito è solo tempo perso, e fonte di ulteriori malumori e conflittualità.

Trattarli male può funzionare

A volte "trattare male" (in senso relativo) queste persone funziona meglio che trattarle bene, perché corrisponde al loro modo di pensare. Se siete insofferenti a loro, potreste provare a dire cose tipo "Piantala di lamentarti o criticare", "Smetti di parlare sempre di te", "Datti una calmata", "Sei pesante, non ti sopporto più", ecc. Alcuni si renderanno conto di esagerare e cercheranno di arginare la loro tendenza negativa.
E' anche possibile che vi considerino con maggiore stima, perché non avete subito passivamente. Un po' come con i bulli, rispettano più chi li tratta con rigore che chi assume atteggiamenti bonari (di cui spesso si approfittano).

E' però anche possibile, specialmente se avete a che fare con individui assai egocentrici o narcisisti, che reagiscano in modo offeso, con aggressività o addirittura violenza. Quindi meglio inquadrare il tipo prima di adottare questo atteggiamento.

Genitore tossico

Un caso particolare è quando la persona negativa è un "genitore tossico", ovvero chi ha un comportamento talmente negativo da creare seri problemi psicologici ad un figlio/a, per esempio:
  • Sempre critico, aggressivo o svalutante.
  • Non offre mai apprezzamento ad un figlio, per quanto questo si sforzi.
  • Fa sentire spesso il figlio inadeguato, sbagliato, non all'altezza.
  • Sostiene ripetutamente che il figlio non potrà mai essere amato, o che nessuno lo vorrà, o che non verrà mai amato come quel genitore lo ama.

Genitori del genere possono rovinare la vita dei figli, e per questa ragione i figli dovrebbero allontanarsi il prima possibile, anche a costo di perdere il rapporto; ne va della loro salute. Come minimo, con un genitore del genere il figlio dovrebbe rassegnarsi al fatto che non riceverà mai l'amore e l'approvazione che ha sempre desiderato da lui; ogni tentativo in tal senso, infatti, non fa che riaprire la ferita di autostima che quel genitore ha creato.

“Un genitore tossico
è così negativo da creare
seri problemi psicologici ai figli”

Perché abbiamo scelto questa persona?

Se ci troviamo invischiati con una persona negativa che abbiamo scelto (come amico o partner), e magari ci è già successo in passato, potremmo chiederci come mai abbiamo scelto proprio loro. E' vero che spesso queste persone, all'inizio, sono abili a nascondere la loro negatività, ed anzi possono essere molto seduttive o affettuose (di solito hanno problemi di dipendenza affettiva e soffrono di un senso di vuoto); ma se restiamo comunque nella relazione, pur patendola, forse abbiamo delle motivazioni inconsce.

A volte ne siamo attratti perché ci ricordano un genitore altrettanto negativo, o infelice. E magari ci attacchiamo a loro nella speranza di "guarirli" e superare il senso di "scarso amore" che abbiamo vissuto nell'infanzia (per approfondire questo tipo di ferite emotive, vedere il libro "Running on Empty" di Jonice Webb, sulla negligenza emotiva durante l'infanzia (info nella Bibliografia).

Possibili cause

Come per tutti i problemi psicologici, le origini di questa personalità possono essere molteplici. Le cause più probabili mi sembrano le seguenti:
  • Genitori iper-critici o severi (per cui i figli non vanno mai abbastanza bene).
  • Genitori freddi o anaffettivi (che lasciano una dolorosa ferita di assenza d'amore, ed il relativo malessere).
  • Genitori a loro volta molto negativi (per cui i figli assorbono questa modalità).
  • Traumi o abusi.

Parlando di disturbi psicologici, l'essere abitualmente negativo può essere sintomo di un serio stato depressivo, o persino di un disturbo borderline di personalità.

Come aiutare queste persone

Chi soffre di questo stato avrebbe bisogno prima di tutto di riconoscerlo, e poi di farsi aiutare da un esperto per uscirne. L'ostacolo più grande è proprio che, di solito, queste persone negano i propri problemi e preferiscono attribuirli agli altri; per cui raramente sono disposti a cambiare.

Se di fronte all'argomento questa persona reagisce con decisa negazione ("Io non ho niente! Sono gli altri che...!") e magari rabbia, è meglio non insistere perché non porterebbe a nulla: in questi casi il "muro di resistenza" è insormontabile. Anche solo far notare quando la sua negatività non corrisponde alla realtà, di solito viene preso male e scatena risentimento ("Nessuno mi capisce", "Ce l'avete con me"...).
E' solo quando questa persona raggiunge un livello di sofferenza e/o disperazione tale da chiedere aiuto, che si apre la possibilità di parlarne ed indirizzarla verso chi può assisterla in un percorso di guarigione.


(parte di questo post è liberamente adattata da "Negative People: 5 Characteristic Features")

"Non c'è modo di cancellare la sofferenza dalla faccia della terra, ma ci si può sempre concentrare sulla bellezza che rimane. Per farlo, cominciamo a lasciar perdere le lagnanze improduttive."
(P.M. Forni)

"E' umano provare emozioni negative, ma non bisogna farle prevalere."
(Anthony del Mello)

"Niente abbellisce il carattere, l'aspetto fisico o il comportamento quanto il desiderio di diffondere gioia anziché sofferenza."
(Ralph Waldo Emerson)


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Perché sei sfortunato in amore

Alcune donne sembrano davvero "sfortunate" in amore, poiché incontrano sempre (o sovente):
  • Uomini che le seducono ma poi le trascurano o le abbandonano.
  • Uomini che le usano solo per fare sesso
  • Uomini che sembrano meravigliosi all'inizio, ma poi si rivelano del tutto diversi da come si erano presentati.
  • Uomini con manie di controllo, oppressivi o violenti.
Ma si tratta di sfortuna... oppure ci sono altri motivi? In fondo il mondo è vario, e siamo tutti differenti. Quindi può capitare a tutti di fare un brutto incontro, o di essere ingannati da un manipolatore. Se però incontriamo sempre persone di un certo tipo, è probabile che la causa sia in noi.

Di seguito descrivo tre ragioni principali (più altre secondarie) per cui certe persone scelgono sempre - o tendenzialmente - un tipo di partner che si rivela problematico:
  1. Ferite emotive (o traumi del passato)
  2. Puntare a persone con "elevato valore" (maggiore del proprio)
  3. Volere un partner perfetto
  4. Altre cause possibili
N.B.: Queste ragioni possono valere sia per donne che uomini, ma specialmente la seconda e terza mi sembrano più frequenti nelle donne.


1. Ferite emotive

Molti hanno vissuto esperienze dolorose (specialmente nell'infanzia) che hanno lasciato un'impronta nella loro psiche. Spesso questi eventi vengono dimenticati a livello cosciente (rimozione), ma rimangono incisi nel nostro inconscio, e possono condizionare le nostre scelte.
Alcune ferite piuttosto comuni:
  • Se nella mia psiche c'è una "ferita dell'abbandono" (per esempio mi è capitato più volte di credere che i miei genitori mi abbandonassero, e sono rimasto spaventato), tenderò a scegliere persone che spariscono.
  • Se ho una "ferita del rifiuto", sarò attratto proprio dalle persone che non mi considerano, da quelle impegnate (e quindi non disponibili), o da quelle che tendono a respingere gli altri. Viceversa, troverò quelle che si interessano a me noiose o poco attraenti.
  • Se ho una "ferita del tradimento", troverò partner inclini a tradire.
  • Se ho una "ferita dell'autostima", oppure del "Non sono abbastanza", sceglierò partner che mi criticano, mi disprezzano, mi considerano poco o mi fanno sentire inferiore.

“Se ho una ferita del tradimento,
troverò partner
che mi tradiscono”

Chi si ritrova in queste situazioni tende a credere che il problema sia "esterno" a sé, e magari se la prende col sesso opposto: "Tutti gli uomini sono traditori / bugiardi", "Le donne sono sempre stronze / superficiali", ecc. Ovviamente ciò è falso perché esistono persone di ogni tipo. Ma per chi incontra sempre lo stesso tipo di persona, sembra che esistano solo quelle; non si rendono conto di essere loro a sceglierle! (seppure in modo inconsapevole).

L'inconscio ci guida verso certe persone

Può sembrare assurdo che andiamo a sceglierci proprio le situazioni che ci fanno soffrire. Oppure che sappiamo identificare un certo tipo di persona prima ancora di conoscerla. Eppure l'inconscio ha questa tendenza a "replicare" le ferite del passato, e possiede una specie di "radar" molto efficace.
Infatti situazioni di questo genere sono relativamente comuni: chi è influenzato da queste ferite si ritrova a scegliere spesso un certo tipo di partner (con i problemi che ne derivano), mentre potenziali partner più "sani" ed equilibrati vengono ignorati o scartati con motivazioni tipo "E' una bella persona ma gli manca qualcosa...", "Non è scattata la scintilla...", "Gli manca quel non-so-che...". In termini psicologici, l'attrazione istintiva si accende solo con persone che rientrano in un "modello" collegato con la nostra ferita, oppure che presentano uno schema comportamentale a noi familiare.
Per approfondire questa tematica, sono utili i libri citati nella bibliografia al fondo.

Tra le tre ragioni di cui parlo, questa funziona ugualmente sia negli uomini che nelle donne.

2. Puntare a persone con "elevato valore"

Se ti ritrovi sempre (o quasi sempre) attratto da persone che:
  • Si fanno desiderare.
  • Si dimostrano poco interessate a te.
  • Sembrano molto interessate ma poi perdono interesse o spariscono.
  • Dopo alcuni incontri passionali si intiepidiscono o si concedono poco.
  • Sembrano più interessate a fare altro che a stare insieme a te...
Forse è perché stai selezionando (magari senza renderti conto) solo persone con alto "valore di mercato" - o con "valore" maggiore del tuo.

Mercato relazionale

Parlare di
"valore di mercato" in ambito relazionale suona cinico e anti-romantico. Ma questo "mercato relazionale" esiste perché c'è una domanda ed offerta (tra le persone in cerca di partner), che sono governate dal "valore attrattivo" di ciascuno (quanto viene desiderato dagli altri).
E se ci pensiamo, appare ovvio che non siamo tutti sullo stesso piano: chi mai penserebbe che Danny DeVito o Lino Banfi attraggano in egual modo di George Clooney o Raoul Bova? Ovviamente alcune persone risultano molto più belle, attraenti o affascinanti di altre - quindi più appetibili e con maggior "valore" agli occhi del sesso opposto (sia chiaro che qui non parlo del "valore come persona", ma di quanto risultiamo attraenti agli occhi altrui).

Puntare in alto - o troppo in alto

D'altronde, è evidente che alcuni uomini non piacciono a nessuna donna o quasi, mentre altri uomini piacciono alla maggior parte. Quest'ultimo tipo di uomini (i più affascinanti), in genere, ha una serie di caratteristiche:
  • Essendo decisamente attraenti, hanno facilità a trovare donne interessate a loro, anche senza fare sforzi.
  • Di solito hanno già a disposizione una o più donne con cui si frequentano (cioè, è improbabile che tu sia l'unica).
  • Per via di questa "abbondanza", tendono facilmente a passare da una relazione ad un'altra.
  • Se una donna fa la difficile o esita a concedersi, difficilmente perdono tempo con lei: ne hanno altre intorno più disponibili.
La donna che si approccia a questo tipo di uomo ne è affascinata e lo vorrebbe tutto per sé... ma, date queste premesse, è alquanto difficile che ciò accada - specialmente se lei è una donna "media", non straordinaria.

Sia chiaro che desiderare il meglio è del tutto naturale; però bisogna anche essere realistici:
  • Se mi interesso soltanto agli uomini più attraenti (di maggior valore), è logico che li troverò meno disponibili, meno interessati e meno coinvolti (nonché meno fedeli). Sono quelli con più opportunità ed abbondanza, consapevoli del proprio valore (e - di solito - anche egocentrici).
  • Se mi interesso a persone con "valore di mercato" superiore al mio, è ovvio che riscuoterò poco o nessun interesse. Anche loro desiderano il meglio (come tutti), e sanno di potere avere qualcuno più vicino al loro valore.

“Gli uomini più attraenti
sono meno disponibili,
meno coinvolti e meno fedeli”

Quello che offro determina cosa posso ottenere

Riconoscere di essere parte di un "mercato", e di avere un "valore" determinato da esso, è scomodo; infatti ben pochi lo ammettono. Si preferisce pensare che "Abbiamo tutti lo stesso valore", o che si possa trovare un buon partner a prescindere da quello che possiamo offrire. Ma non funziona così: le cose non capitano per caso (incluso in amore), e quello che possiamo offrire determina l'interesse che riceviamo.
Molte persone - specialmente donne - sembrano rifiutare questo elementare concetto, e si attaccano all'idea di poter conquistare un partner eccezionale (cioè con valore molto superiore alla media) pur essendo persone normali o carenti. Sognano un "Principe Azzurro", anche se sono tutt'altro che principesse.
Ma è un po' come credere di poter ottenere un impiego prestigioso, pur non avendo le competenze necessarie: non è questione di fortuna... è questione di merito.

Non trovo mai nessuno

A volte queste persone si lamentano di non trovare mai nessuno, ma di solito trascurano di menzionare le varie persone che si sono interessate a loro (o addirittura innamorate), ma che per loro risultano "non abbastanza".
Certo alcuni davvero non trovano mai nessuno che li voglia. Ma altri rimangono soli perché vorrebbero più di ciò che è alla loro portata. Naturalmente non ha senso stare con qualcuno che non ci piace ma, al tempo stesso, bisogna fare i conti con la realtà: se voglio un'auto che costa 30.000 euro ma ne possiedo solo 10.000, ho due sole possibilità: restare a piedi oppure accontentarmi.

Vale anche per certi uomini

Quanto descritto è più frequentemente un problema femminile, perché mediamente sono le donne ad essere più selettive e ad accontentarsi di meno.
Ma questo accade anche a certi uomini: quelli che corrono sempre dietro alle donne più affascinanti, o molto più belle di loro, vanno ovviamente incontro ad una serie di fallimenti (rari colpi di fortuna a parte). Oppure rischiano di incontrare donne opportuniste o manipolatrici (se non addirittura truffatrici), che li illudono per ottenere dei vantaggi o sfruttarli, salvo poi scaricarli quando non servono più.

A ben guardare, questi risultati sono simili a quelli che capitano alle donne che inseguono gli uomini più attraenti: vengono ignorate o respinte, vengono ingannate, vengono usate e poi scaricate. Solo che quando ciò capita ad un uomo tendiamo a pensare che "Se l'è andata a cercare", mentre quando accade ad una donna si tende a compatirla per la sua "sfortuna". Ma se parliamo di adulti, ognuno è responsabile delle proprie scelte e delle conseguenze.

3. Volere un partner perfetto

Questo problema è, per certi versi, simile al punto precedente, ma portato all'estremo.
Un detto famoso dice "Nessuno è perfetto". Tutti lo sappiamo, eppure certe donne vorrebbero trovare un "partner perfetto", un uomo ideale, al punto da scartare tutti gli uomini che non corrispondono ai loro desideri (questo può capitare anche ad alcuni uomini, ovviamente, ma sembra molto più comune fra le donne). Probabilmente inseguono un ideale romantico favolistico, oppure sono influenzate da certi messaggi mediatici (pensiamo alle commedie romantiche hollywoodiane, dove donne ordinarie vivono amori straordinari; oppure a certi messaggi di "onnipotenza" del femminismo: "Una donna può fare tutto quello che vuole").

Cosa succede a queste donne?

Come detto, tenderanno prima o poi a scartare tutti gli uomini reali: ci sarà sempre qualche difetto, qualche mancanza, qualcosa di reprensibile (proprio perché... "nessuno è perfetto"!). Sono quelle donne che, all'amica che chiede "Come va con Mario?", rispondono con un sospiro dicendo "Sembrava andare tutto bene, ma poi...". C'è sempre un "ma".

O non proprio sempre. A volte incontrano quello che sembra loro "l'uomo perfetto": fascinoso, elegante, benestante, dai modi raffinati, galante, che sa sempre come corteggiarla, come prenderla, cosa dire... sembra proprio un film! Ovviamente lei è entusiasta e perde la testa per lui. E se qualcosa non quadra, se le amiche notano che a volte lui ha comportamenti anomali, lei entra in negazione e si attacca alla sua favola romantica.
Fino a che... dopo una settimana, un mese o una stagione... succede qualcosa:
  • Dopo alcuni incontri passionali, l'interesse di lui si dirada.
  • Improvvisamente è presissimo dal suo lavoro, o il suo telefono ha problemi, o parte per l'estero.
  • A volte sparisce per giorni e diventa irreperibile - poi ricompare come se niente fosse.
  • Salta fuori che ha un giro esteso di donne con cui si frequenta.
  • Diventa controllante, ossessivo, manipolatorio.
  • Si rivela gelosissimo e la accusa di tradirlo senza motivi.
  • Comincia ad essere suscettibile, aggressivo e persino violento.
  • Si scopre che è già sposato.

“Quando incontri l'uomo perfetto,
prima o poi scoprirai
che era una finzione”

Narcisisti, machiavellici, psicopatici

Cosa è accaduto? Che l'uomo perfetto - com'è ovvio - non esiste; ma esistono persone narcisiste, machiavelliche, psicopatiche* (la cosiddetta
"triade oscura"), che sono molto brave a recitare quella parte. In pratica sanno incarnare "l'uomo dei tuoi sogni". Peccato che sia solo una recita, una maschera che prima o poi cade; e dietro si scopre una persona falsa, manipolativa, disturbata ed a volte persino pericolosa.

* Con "psicopatico" qui non intendo il significato popolare tipo criminale da serie TV, bensì in senso psicologico: cioè di persona con Ego grandioso, incapace di empatia e sensi di colpa, bugiarda e manipolativa, che usa gli altri per i propri scopi.

Questi individui sono particolarmente bravi ad essere affascinanti e seduttivi. E' facile cascare nella loro trappola - almeno all'inizio. Ma dopo l'esperienza si impara ad evitarli: riconosciamo certi segnali; diamo ascolto agli amici quando ci fanno notare comportamenti anomali; capiamo che quando qualcosa "sembra troppo bello per essere vero", di solito non è vero.
Però le persone ingenue e immature, quelle eccessivamente romantiche, e quelle che inseguono il partner perfetto, invece, tendono a cascarci ancora e ancora. O perché mancano della intelligenza emotiva necessaria; o perché sono talmente dipendenti dal loro sogno (un amore straordinario che le "salvi" da un'esistenza grigia), da non voler vedere la realtà.

Se inseguo l'impossibile, incontro un truffatore

In sintesi, se cerco un partner perfetto senza adattarmi alla realtà (che non è mai perfetta), prima o poi rischio di cadere nella trappola di una persona manipolativa che mi fa credere di essere ciò che desidero. Perché è l'unico che incarna il mio sogno, che mi appare perfetto per me (anche se è solo una recita).
E' un po' quello che succede a chi vorrebbe arricchirsi velocemente e senza fatica (altro sogno impossibile): prima o poi vengono truffati da qualcuno che gli prospetta la realizzazione del loro sogno, e loro ci cascheranno. Come Pinocchio, quando incontrano il Gatto e la Volpe crederanno che "l'Albero degli Zecchini d'oro", o il "Paese dei Balocchi", siano reali.

4. Altre cause possibili

Le tre ragioni esposte finora sono tra le più frequenti, ma naturalmente possono esserci altri motivi per cui la vita sentimentale risulta fallimentare. Da notare che, nella maggioranza dei casi, non siamo consapevoli di comportarci in tali modi, quindi non comprendiamo la ragione dei nostri insuccessi (per cui tendiamo a dare la colpa agli altri).

Idee errate e convinzioni illusorie

Le nostre idee ci condizionano: spesso riceviamo dall'ambiente (genitori, amici, società...) idee o pregiudizi che non corrispondono alla realtà, per cui se ci basiamo su di essi avremo risultati scarsi o assenti. Per esempio se ci hanno convinto che:
  • gli uomini cercano solo sesso, o sono tutti traditori;
  • le donne sono interessate solo al denaro, o sono tutte "zoccole" (vedi il complesso "madonna-puttana")...
sarà difficile rapportarsi col sesso opposto in modo positivo e fruttuoso. Continueremo a fare passi falsi e allontanare gli altri, convinti di comportarci nel modo giusto.

Lo stesso accade se crediamo alle molte falsità sull'amore che ci vengono raccontate, per esempio: Queste idee romantiche sono ingannevoli e, se ci basiamo su di esse, delusioni, incomprensioni e conflitti saranno inevitabili.

Scegliere un partner per fare contenti altri

A volte veniamo condizionati non solo dai pensieri altrui, ma anche dai loro desideri. Spesso i genitori ci dicono come dovremmo essere, e persino come dovremmo vivere ed amare. Non è raro ricevere messaggi tipo "Dovresti sposare una brava ragazza", "Quand'è che trovi uno serio con una buona posizione?", "Non vorrai mica stare con un operaio / commessa / negro / straniera...".
Se siamo molto legati ai genitori, o abbiamo una personalità fragile, potremmo sentirci in dovere di farli felici, e quindi seguire i loro dettami. Così come alcuni seguono corsi di laurea per cui non hanno alcun interesse (ma i genitori vogliono un figlio avvocato o dottore), altri scelgono partner non in base ai loro gusti o esigenze personali, ma in accordo alle direttive altrui; oppure lasciano partner con cui stanno bene, ma che suscitano la disapprovazione esterna.

Questi influssi provengono solitamente dai genitori, ma possono anche venire dagli amici o dalla società (quello che è "di moda" o che viene pubblicamente approvato, come la magrezza femminile negli ultimi 60 anni). Naturalmente le relazioni basate su queste scelte tendono a naufragare, oppure si trascinano infelici, perché vanno contro la nostra reale natura.

Restare chiusi, passivi e in difesa

Certe persone, per loro natura o perché hanno subìto esperienze negative (vedi punto 1), mantengono un atteggiamento chiuso, sulla difensiva, passivo, evitante. Non si fidano degli altri, non si fanno conoscere. Comunicano poco o solo in modo superficiale. Sono più concentrati sull'evitare i rischi piuttosto che cogliere le opportunità.
Ovviamente tutto ciò limita gravemente la loro vita relazionale. Non solo così facendo perdono la maggior parte delle occasioni, ma allontanano anche gli altri perché vengono percepiti come freddi, aridi, scostanti o "insipidi".

Ambiente sbagliato

A volte non riusciamo ad avere una relazione funzionale perché viviamo in un ambiente troppo diverso da noi, quindi non incontriamo persone compatibili col nostro modo di essere. Pensiamo ad una donna libera e indipendente, che viva in un paese molto tradizionalista.
In questi casi l'unica soluzione è trasferirsi in un luogo diverso e più affine alla nostra natura.

Prendere senza dare

Tutti abbiamo bisogno degli altri, e tutti cerchiamo qualcosa da loro - è del tutto naturale. Il problema di certe persone è che prendono ma non sanno dare; vogliono essere amate ma non riescono - o non sono interessate - ad amare gli altri. Per esempio persone:
  • egocentriche, tutte concentrate su se stesse;
  • fortemente pretenziose, per cui ogni loro desiderio va soddisfatto (ma quelli altrui sono trascurabili);
  • oppure immature, rimaste con una personalità "infantile" (il bambino non è in grado di dare, può solo ricevere).
Naturalmente gli altri, presto o tardi, si allontanano da loro, perché si stancano di dare senza ricevere; si sentono trascurati, usati o "succhiati" come da un vampiro.


Non è la sfortuna: sono le tue scelte

Riassumendo, le persone "sfortunate in amore" sono in realtà persone che compiono certi errori (anche se in modo inconsapevole). Un evento sfortunato può accadere a tutti, ma se lo cosa si ripete più volte, non è più sfortuna ma una conseguenza delle nostre azioni.

Dare la colpa agli altri

Quando ci capitano problemi relazionali, è facile dare la colpa al sesso opposto. In questi casi, pensare che "Gli uomini sono sbagliati", "Sono tutti narcisisti", "Dovrebbero essere diversi", ecc. (lo stesso potrebbero dire alcuni uomini delle donne) aiuta a credere che è sempre colpa degli altri e noi siamo "vittime innocenti".
Ma questo non risolve nulla, e non è nemmeno realistico: esistono persone di ogni tipo, quindi non tutti gli uomini sono narcisisti, o traditori, o inaffidabili (proprio come non tutte le donne sono false, o materialiste, od opportuniste...). Il mondo è pieno di coppie che lo dimostrano (pur con i loro problemi). Quindi il problema raramente è nel mondo, ma molto spesso è dentro di noi.

Quando viviamo problemi come quelli esposti, quindi, per uscirne è necessario:
  1. Riconoscere la propria responsabilità
  2. Osservare come le nostre scelte hanno contribuito alla situazione
  3. Imparare a fare scelte diverse.


Bibliografia minima

Di seguito tre libri che trattano alcune delle problematiche citate, che possono aiutare chi è "sfortunato" in amore a capirne i motivi e trovare delle soluzioni:

"Nessuno può amarci abbastanza da renderci felici se non amiamo davvero noi stessi, perché quando nel nostro vuoto andiamo cercando l'amore, possiamo trovare solo altro vuoto."
(Robin Norwood, "Donne che amano troppo")

"Dopo aver sviluppato una concezione dell'amore sufficientemente ideale, sufficientemente nobile e perfetta, siete fregati. Ormai niente vi potrà più bastare."
(Michel Houellebecq, "Rester vivant")

"In amore, ognuno di noi è responsabile di quello che prova e non può incolpare l'altro per questo. Nessuno perde nessuno, perché nessuno possiede nessuno."
(Paulo Coelho)


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