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Sei vittima o creatore? Essere attore o spettatore della tua vita

Quando si parla di attrazione, relazioni e successo con l'altro sesso, noto spesso un atteggiamento da "vittima": persone che si lamentano senza mettersi in discussione, che accusano il sesso opposto, che si trincerano dietro luoghi comuni e pregiudizi, ecc. Queste persone soffrono, e mi dispiace per loro, ma al tempo stesso vedo che fanno poco o nulla per migliorare la loro situazione; a causa del loro atteggiamento, si mettono in una posizione da spettatore passivo della propria vita, invece che da attore o protagonista.

Ho quindi deciso di scrivere questo post per evidenziare la distruttività del vittimismo, per "smontare" certi pregiudizi sulle relazioni, e per incoraggiare chi ha poco successo nelle relazioni a cercare di vivere da "attore" e creatore, plasmando la sua vita invece di subirla passivamente. E' possibile per chiunque, anche se non è facile.
In questo post mi concentro in particolare sulle relazioni sentimentali, ma questi concetti si applicano ad ogni aspetto della vita.

Il vittimismo è comodo, ma ti rovina la vita

Essenzialmente, "fare la vittima" vuol dire:
  • Piangersi addosso, lamentarsi e compatirsi
  • Dare la colpa agli altri per la propria situazione, attribuire all'esterno le cause della propria infelicità
  • Non fare nulla per migliorare la propria situazione
Fare la vittima è un modo di scaricare le responsabilità sul mondo, e vedersi come vittima passiva delle situazioni. Chi lo fa si pone in una posizione "infantile" (il bambino non ha potere, e dipende in tutto dagli altri) e di impotenza (se il problema non dipende da me, non posso nemmeno risolverlo).

Vista la negatività di questo atteggiamento, viene da chiedersi perché lo si assuma: è semplice, fare la vittima fornisce un momentaneo sollievo dalla sofferenza (sfogo), e solleva chi lo fa dal peso di occuparsi dei propri problemi (siccome la causa è esterna, non tocca a me fare qualcosa).

“Una 'vittima' si piange addosso,
dà la colpa agli altri,
e non fa nulla per migliorare”

Sei sicuro di non farlo...?

Chi fa la vittima raramente ammette di farlo, perché ammetterlo vorrebbe già dire assumersi una responsabilità; costoro invece fanno di tutto per scaricare ogni responsabilità e colpa all'esterno, per non ammettere che sono loro stessi a contribuire al problema.
Come ci ricorda il detto "Se non sei parte della soluzione, sei parte del problema", se non contribuiamo in qualche modo a una soluzione, allora è molto probabile che stiamo contribuendo alla continuazione del problema (anche solo con la nostra passività e resistenza).

Se stai leggendo e ti viene da negare con vigore il tuo vittimismo (a tutti capita di cascarci ogni tanto), pensaci bene:
  • Passi più tempo a lamentarti che ad impegnarti verso un risultato?
  • Ti capita di dare la colpa agli altri?
  • Ti succede di avercela con intere categorie? (l'altro sesso, un ceto sociale, un gruppo etnico...)
  • Ti succede di dirti "Tanto non posso farci nulla"...?
Naturalmente nessuno ti obbliga a smettere di farlo... però renditi conto che, finché fai la vittima, non puoi creare la vita che vorresti. La vittima è impotente per definizione, mentre il creatore riconosce il proprio potere (e quindi la propria responsabilità).

Responsabilità, potere e impotenza

Potere e responsabilità sono strettamente legati: se non ho alcuna responsabilità riguardo una situazione, non ho nemmeno il potere di cambiarla. Purtroppo chi fa la vittima non si rende conto di questo legame; e nemmeno del fatto che rifiutando la responsabilità della propria condizione, si pone automaticamente in una posizione di impotenza ("E' colpa degli altri, non posso farci niente" equivale a "Sono impotente a riguardo").
Quindi, negare la propria responsabilità ci pone inevitabilmente in una posizione di passività impotente.

I tuoi limiti non decidono il tuo destino

Vedo molte persone che si sentono "destinate al fallimento" (specialmente nelle relazioni sentimentali), a causa di qualche loro limite. Costoro credono di non avere speranze perché...
Ma queste convinzioni sono ingannevoli. Se sei convinto che nessuno ti vorrà (o che nessuna persona di qualità potrebbe volerti) a causa di quei limiti, sei in errore perché:
  • Non tutti cerchiamo le stesse cose.
  • I fattori che contribuiscono all'attrazione sono molteplici, e se alcuni ti mancano, altri potresti averli, oppure svilupparli.
  • Inoltre, è possibile che alcuni limiti che sei convinto di avere, in realtà non esistano, oppure siano meno gravi di quanto pensi (accade a molte persone, che si vedono peggio di come sono realmente; vedi p.es. dismorfofobia).
Quello che importa è avere delle qualità da offrire: più qualità possiedi, più risultati otterrai. Quindi se vuoi risultati migliori, dedicati ad aumentare le tue qualità.

Certo a tutti piace la bellezza, il fascino e il carisma - ma questo non significa che solo chi li possiede possa piacere. Sarebbe come dire "Solo quelli che hanno un corpo perfetto possono fare sport", ma ciò è falso: i più dotati faranno meno fatica o vinceranno più facilmente, ma tutti possono fare sport (e meglio si allenano, migliori risultati ottengono).
La dimostrazione sono le numerose persone comuni, limitate e persino "difettose" (e in fondo non lo siamo un po' tutti?) che hanno creato relazioni più o meno appaganti.

“Quello che importa
è avere delle qualità da offrire:
più qualità possiedi, più risultati otterrai”

Ricorda: puoi sempre migliorare

Se sei abituato a "buttarti giù", se hai delle "voci interiori" che ti sminuiscono (magari in famiglia ti hanno trasmesso quella mentalità), tenderai ad essere rassegnato e sfiduciato. Vedrai la vita con pessimismo, e ti accosterai a possibili relazioni con paura, invece che con fiducia.
Soprattutto, tenderai a non mettere in discussione i tuoi limiti, a credere che essi ti definiscano, e che non puoi sfuggirgli: ma non è così. La vita è continuo cambiamento, e noi stessi cambiamo in continuazione: per cui il miglioramento è sempre possibile.
Ma attenzione: migliorare non vuol dire "diventare un altro", ma diventare una versione migliore di te stesso. In altre parole, migliorare significa diventare quello che sei destinato ad essere, esprimere tutto il tuo potenziale (la maggior parte delle persone vive solo una piccola parte del proprio potenziale, ed è anche per questo che - come disse Henry D. Thoreau - "vivono vite di rassegnata disperazione" ).

Anche quando fallisci, non vuol dire che sei sbagliato

Se hai provato tante volte ad andare incontro agli altri, o ad approcciare qualcuno che ti piace, e ti è sempre andata male, magari hai concluso che sei sbagliato e non hai speranze. Però è possibile che l'errore non sia in te, ma nel modo in cui ti approcci, nelle tue convinzioni, o in scelte disfunzionali:
  • Per esempio, per molti anni sono stato attratto solo da donne che non mi volevano (e ignoravo quelle interessate a me), quindi credevo di essere brutto e non desiderabile. Quando però mi sono reso conto che ero io a scegliere proprio quelle donne (seppur inconsciamente), ho iniziato a "smontare" quella tendenza.
  • Similmente, certe donne scelgono partner dominanti/"Alfa", da cui vengono spesso tradite o abbandonate (per cui ritengono che tutti gli uomini siano inaffidabili). Se realizzano che sono loro a scegliere sempre uomini di quel tipo, possono fare scelte diverse, basate meno sull'attrazione istintiva e più sulla compatibilità.
  • Oppure, certi uomini approcciano le donne con atteggiamenti che le fanno scappare (in modo invadente, ossessivo o "appiccicoso"). Quando imparano approcci più sani e costruttivi, iniziano ad avere risultati.

Attento a chi ti soffoca la speranza

Oltre a coloro che si buttano giù da soli, o che vengono condizionati dalle "voci negative" nella loro mente, ci sono in giro parecchie persone che rifiutano ogni visione ottimista o possibilista, preferiscono crogiolarsi nel loro vittimismo, e cercano di convincerti che valga anche per te: "Dammi retta, non c'è speranza, se sei X o non sei Y tanto vale arrendersi".
Diffida di queste persone: intanto perché generalizzano, e poi perché di solito vogliono "farti affondare" con loro. In genere sono persone che si sentono fallite, e mal sopportano che altri possano fare meglio di loro, quindi tendono a scoraggiarli. Si riconoscono anche per le loro posizioni rigide, non sanno mettere in discussione le loro teorie, anzi ti attaccano se fai notare le loro incongruenze.

Attento alle generalizzazioni

Chi generalizza in modo rigido sulle persone, e specialmente sull'altro sesso ("Gli uomini sono tutti così", "Le donne fanno sempre cosà"...), compie un grave errore: certo ci sono comportamenti più diffusi, ma nella realtà non ci sono criteri assoluti che valgano per tutti. Ognuno è unico, e solo riconoscendo la sua unicità possiamo capirlo (e relazionarci efficacemente con lui o lei).

Non identificarti con i tuoi limiti

Non aggrapparti ai tuoi (presunti*) difetti - bruttezza, grassezza, mancanza di sicurezza, ecc. - pensando che ti precludono ogni possibilità. Se tu provassi a conoscere tante persone, scopriresti che hanno tanti bisogni diversi - e tra questi ce ne saranno sicuramente alcuni che puoi soddisfare. E se puoi soddisfare i bisogni di qualcuno, sarà interessato a te ed a quello che puoi offrirgli.

* Dico "presunti" perché spesso vediamo noi stessi peggio di come realmente siamo: crediamo di essere più brutti, più incapaci, più stupidi, meno interessanti e più insignificanti di quello che siamo. Il problema di sottovalutarsi, di credere di "non essere abbastanza", è forse il più diffuso tra gli esseri umani.

Non sei definito dai tuoi limiti...

Invece di commiserarti per quello che non sei o non hai, dedicati a sviluppare le tue qualità: quando Beethoven è diventato sordo, non si è arreso ma ha continuato a comporre, creando musiche tra le sue più belle (per esempio la celebre Nona Sinfonia).

... ma dalle tue qualità

L'esempio di Beethoven mostra chiaramente come siano le nostre qualità a definirci, non i nostri limiti. Dei grandi personaggi non ricordiamo le loro mancanze, ma il loro contributo all'umanità. Quando vai incontro a qualcuno brillando della tua luce, è questa che viene notata, non i tuoi difetti: un sorriso radioso fa passare inosservata una dentatura irregolare (se non per le persone più superficiali o critiche, e costoro è meglio perderli che trovarli).

L'errore che fanno in molti è di nascondere la loro vera natura quando vanno incontro agli altri:
  • restano chiusi in se stessi;
  • non si rivelano per paura di essere sbagliati o di venire criticati;
  • oppure recitano una parte, risultando falsi e artificiosi.
Vengono quindi percepiti come amorfi, spenti e insignificanti; ed è per questo che vengono ignorati, non per le loro mancanze.

Sei un perdente solo quando scegli di esserlo

I tuoi limiti non determinano se sei un perdente o uno "sfigato". Per me, sei sfigato o perdente solo quando rimani nel vittimismo, quando piagnucoli sui tuoi problemi e te ne freghi di quelli altrui (atteggiamento che induce gli altri ad allontanarsi).

A persone come Stephen Hawking (paralisi), Stevie Wonder (cecità), Alex Zanardi (perdita delle gambe), sono capitate gravi disgrazie: potevano amareggiarsi e piangersi addosso, invece hanno deciso di creare comunque vite produttive ed appaganti. Questi tre esempi (ma sono innumerevoli le persone che non si sono arrese ad eventi avversi) dimostrano chiaramente come i nostri limiti non definiscono la qualità delle nostre vite: sono le nostre scelte a farlo, ed a determinare se viviamo da sfigati o meno.
Di fronte a questi esempi, puoi veramente pensare di essere troppo limitato per avere una vita degna e interessante? Sono i tuoi difetti a bloccarti, o sono piuttosto le tue paure e le tue convinzioni negative?

“I nostri limiti
non definiscono la qualità delle nostre vite:
sono le nostre scelte a farlo”

Non combattere chi desideri

Ci sono molte persone che vedono il sesso opposto come un "nemico", lo temono e lo disprezzano, anche se desiderano intensamente essere voluti e amati da loro. Ma ovviamente questo è fallimentare: la negatività provoca reazioni negative (e non pensate che le donne siano attratte dagli stronzi, ciò che le attrae è ben altro).
Parafrasando uno slogan del '68, "Se volete l'amore, non fate la guerra". Quindi se volete essere benvoluti, apprezzati e desiderati dall'altro sesso, è necessario andargli incontro in modo positivo. Disfatevi dei vostri pregiudizi e avversioni, rendetevi conto che hanno ben poco a che fare con la realtà (non esistono "gli uomini" o "le donne": esistono individui, ognuno unico e differente).

Nella vita incontrerete uomini stupendi ed altri detestabili, donne deliziose ed altre insopportabili; poiché non è possibile cambiare gli altri, l'unica via saggia è avvicinarsi a coloro che ci fanno stare bene ed allontanarsi da quelli che ci fanno stare male. Spetta a noi fare questa scelta, non a loro adattarsi a quello che noi vorremmo.

Riconoscere la propria responsabilità

Per poter cambiare, è indispensabile riconoscere la propria responsabilità:
  • Siamo almeno in parte responsabili di quello che ci accade.
    Se scelgo di agire - per esempio vado a una festa o dichiaro i miei sentimenti - mi espongo sia a rischi che opportunità; se scelgo di non agire, evito i rischi ma perdo anche le opportunità. Quindi le mie scelte contribuiscono alle conseguenze.
  • Siamo completamente responsabili per come reagiamo a quello che ci accade.
    Qualsiasi cosa mi succeda, sta a me decidere come reagire e affrontare l'evento. Sono io a decidere il significato che quell'evento ha per me (poiché tutto è relativo, uno stesso evento viene valutato in modo diverso da persone diverse), e cosa voglio trarne (uno stesso evento può essere visto come una sconfitta o un apprendimento).
Quando riconosciamo queste responsabilità, riconquistiamo il nostro potere, ovvero la possibilità di fare le scelte più utili per noi (potere = possibilità). Come detto prima, invece, negare la responsabilità ("Non dipende da me; non è colpa mia") ci priva del potere (se non dipende da me, allora non posso farci nulla).

Non dico queste cose per farti sentire in colpa se finora sei stato passivo o vittimista, ma per ricordarti che hai sempre delle possibilità di essere più felice, e per incoraggiarti a prenderti cura della tua vita (e peraltro, se non lo fai tu, chi lo farà la posto tuo?).

“Siamo completamente responsabili
per come reagiamo a quello che ci accade”

Scegli di agire da creatore

Una volta riconosciute le proprie responsabilità, e quindi ripreso in mano il proprio potere, si può iniziare a porsi delle "domande da creatore" (ovvero quelle che portano ad uscire da un ruolo passivo, e spingono a vivere da protagonista della propria vita):
  • "Cosa voglio ottenere nella mia vita? Quali sono gli obiettivi che più mi stanno a cuore?"
    (è importante focalizzarsi non su quello che si pensa di dover fare, o che gli altri dicono sia importante, ma su quello che davvero è importante per noi, che accende le nostre emozioni)
  • "Cosa sto facendo per realizzare concretamente quegli obiettivi?"
    (per molte persone la risposta sarà "Non molto" o "Nulla"; va bene lo stesso, l'importante è non abbattersi e cominciare ad agire)
  • "Cosa potrei fare per raggiungere quegli obiettivi?"
    (è utile pensare in termini di piccoli passi progressivi, non di grandi balzi)
Ovviamente questi sono solo alcuni esempi. Altre fonti di ispirazione (che ti spingono ad entrare in azione, a rischiare, a perseguire i tuoi desideri) possono essere: la vita di personaggi che ammiri, ricordarsi i sogni che avevi da giovane, provare a fare le cose che più ti fanno paura...

In sintesi

Le relazioni sono probabilmente la parte più significativa dell'esistenza; sono quello che più dà senso alla vita. Sarebbe un peccato perdersi questa esperienza preziosa perché ci facciamo bloccare dalle nostre paure.
Finché si fa la vittima nulla cambia, niente si risolve. Se invece ci si impegna per capire i propri problemi, per risolverli, per evolversi, la propria vita migliora di conseguenza. Chi semina raccoglie (o meglio, chi semina in modo costruttivo prima o poi raccoglie).
Quelli che vi dicono il contrario, i pessimisti radicali, i disfattisti ostinati, che vogliono convincervi che "Tanto non cambierà nulla", lo fanno per difendere il proprio status quo, la propria vita misera. Non vogliono vedervi felici, perché se ciò accadesse metterebbe in discussione le loro convinzioni fallaci. Hanno troppa paura della vita per vivere davvero, e così sopravvivono; non fate lo stesso errore. :-)


"Dare la colpa non risolve nulla; dare la colpa equivale a rassegnarsi."
(Eldon Taylor)

"Invece di lamentarsi dell'oscurità è meglio accendere una piccola lampada."
(Lao Tzu)

"Un uomo può fallire molte volte, ma diventa un fallito solo nel momento in cui inizia a incolpare qualcun altro."
(John Burroughs)


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4 commenti:

  1. Non si tratta di voler fare la vittima però il mondo oltre a danneggiarmi si fa anche beffe di me. Mi sono impegnato per quello che ho potuto, ma i risultati sono davvero deludenti... I miei 30 anni non mi hanno regalato un briciolo di felicità... A completare il quadro della situazione sta il fatto che tutti mi danno più anni di quelli che ho nonostante ho provato a cambiare look

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    Risposte
    1. > "Non si tratta di voler fare la vittima"
      Ma è proprio quello che stai facendo, nei diversi commenti che hai scritto su vari post: ti stai piangendo addosso.
      (commenti che non ho pubblicato perché sono lamentele fine a se stesse, ripetitive, e spesso non in tema col post)

      > "I miei 30 anni non mi hanno regalato un briciolo di felicità"
      Nessuno regala niente; le cose di valore vanno conquistate.
      Se ci hai provato e non ci sei riuscito, vuol dire che ti mancano delle capacità adeguate. Rivolgiti a qualche terapeuta che possa aiutarti.

      Questo postare ripetutamente lamentele simili, anche fuori luogo, è indice di incapacità di relazionarsi in modo costruttivo, e che fa allontanare le persone.

      Non è che il mondo ce l'ha con te: è che tu - a quanto pare - hai qualche problema serio, e finché non lo affronti non ne esci. Anche se provi e riprovi, finché non riconosci e affronti il tuo problema (che non so qual è, ma è evidente che c'è) alla radice, i tuoi tentativi saranno infruttuosi.
      E' come uno che spinge un'auto col freno a mano tirato: non è che deve spingere ancora, o più forte. Deve capire che il freno è tirato, e sbloccarlo.

      Mi dispiace suonare così duro (ho esitato a lungo prima di scrivere questa risposta), però la vedo così: mi sembra che sei preda di un circolo vizioso, e finché ti muovi in circolo non arrivi da nessuna parte.
      Hai bisogno di andare alla radice del tuo malessere.

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  2. Mi scusi se oso ancora rispondere ma le voglio dire che se lei pensa che io non abbia fatto nulla, si sta sbagliando di grosso, perché sono già st in psicoterapia e non ho ricevuto alcun beneficio... Ed ho speso pure una bella cifra perché è durata un bel po'. Viva il mondo e le persone, infami come sono, che prima mi hanno danneggiato e poi si stufano a sentire lamentele...

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    Risposte
    1. Forse non ha letto la mia risposta, o non l'ha capita: mi è chiaro che lei si è dato da fare; anche molto.
      Però, se non ha ottenuto risultati, evidentemente i suoi sforzi non sono stati utili (vedi l'esempio dello spingere l'auto col freno tirato).
      Per quali ragioni non posso saperlo; dico solo che continuare nella stessa direzione, non porterà nuovi risultati. Serve cambiare metodo, e/o scavare più a fondo nella propria psiche.

      Quello che so, è che l'atteggiamento vittimista è comune nelle persone che non vogliono realmente cambiare: rifiutano di essere responsabili della propria vita, ed invece preferiscono prendersela col mondo.
      E ovviamente non fanno alcun progresso.

      Elimina

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