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Quando problemi e sofferenze si ripetono

A volte ci ritroviamo nelle stesse situazioni dolorose, a fronteggiare lo stesso problema ripetutamente, e ci sembra impossibile uscirne.
La reazione più comune è quella di voler cambiare la situazione, o le altre persone coinvolte; ma non sempre è possibile. E' facile allora cadere nelle recriminazioni o nel vittimismo; ma, finché ci lamentiamo e accusiamo le circostanze esterne, continuiamo a girare in tondo: c'è fatica e "rumore", ma tutto rimane com'è.

Quando ripetere non giova

A volte, la situazione si ripete perché noi ripetiamo il medesimo comportamento, e contribuiamo a ricrearla. Ma riconoscere di far questo è difficile, perché vuol dire riconoscere la propria responsabiità a riguardo. E' sempre più facile accusare forze esterne: altre persone, la sfortuna, il governo, Dio...
Ma questa "scappatoia" ci lascia impotenti e passivi: siamo sempre lì, e nulla si risolve. E' solo quando riconosciamo di essere parte del problema, e siamo disposti a cambiare le nostre azioni, che riusciamo ad uscire dal blocco.

Uno splendido esempio di questo concetto, è espresso nel breve racconto che riporto di seguito.

Autobiografia in cinque brevi capitoli

di Portia Nelson

I
Sto camminando per strada.
Nel marciapiede c’è una profonda buca.
Ci cado dentro.
Mi sento perduto... impotente.
Non è colpa mia.
Per trovare il modo di uscire mi ci vuole tantissimo tempo.

II
Sto camminando per la medesima strada.
Nel marciapiede c’è una profonda buca.
Faccio finta di non vederla.
Ci cado dentro di nuovo.
Non posso credere di trovarmi ancora nella medesima situazione.
Ma non è colpa mia.
Per trovare il modo di uscire mi ci vuole ancora molto tempo.

III
Sto camminando per la medesima strada.
Nel marciapiede c’è una profonda buca.
Mi accorgo che c’è.
Ci cado dentro... è un’abitudine.
Ma ora ho gli occhi aperti.
So dove sono.
E’ colpa mia.
Esco subito.

IV
Sto camminando per la medesima strada.
Nel marciapiede c’è una profonda buca.
Ci giro intorno.

V
Scelgo un’altra strada.

Sentirsi in trappola

Quanti di noi si ritrovano nella protagonista? Penso che ci siamo "caduti" tutti, prima o poi.
Quando ci ritroviamo in quel tipo di "buca", siamo sommersi da rabbia, frustrazione, ansia e accuse. Ci sentiamo intrappolati, disperati, perseguitati da un destino avverso, o dalla cattiveria altrui. Offuscati da queste emozioni, ci riesce difficile trovare soluzioni ed uscirne - se mai ci riusciamo.

La vita è una conseguenza delle scelte

Quello che a volte ci dimentichiamo, è che la vita che abbiamo è - in buona parte - il prodotto delle scelte che abbiamo fatto. Poiché siamo sempre liberi di fare scelte diverse, abbiamo anche la possibilità di cambiare direzione.
E' vero che alcuni avvenimenti sono fuori dal nostro controllo, e/o sono inevitabili. Però possiamo sempre scegliere come reagire ad essi. Non posso impedire che piova... ma posso procurarmi un ombrello.

Attenzione: finché siamo convinti di non avere scelta (il che può accadere perché ci crediamo, o perché questo ci ripara dalla responsabilità del cambiamento), stiamo anche rinunciando al potere sulla nostra vita: potere e responsabilità sono strettamente intrecciati.
La responsabilità può spaventarci; per questo, molte persone vivono passivamente, lasciandosi trasportare dagli eventi, o lasciando decidere ad altri. Purtroppo, questo porta - inevitabilmente - a ritrovarsi in una vita che è distante da come la vorremmo.

Vivere ad occhi aperti

E' una questione di aprire gli occhi, di onestà con se stessi... di consapevolezza. Quando smettiamo di raccontarci bugie (o rassicuranti illusioni), la visione si schiarisce e sappiamo cosa fare. Vediamo la strada, vediamo il buco, ed usciamo dal circolo vizioso.

Poiché le traduzioni perdono sempre qualcosa, per chi conosce l'inglese qui è presente la versione originale del racconto che ho riportato sopra.


"La definizione di follia è fare la stessa cosa ripetutamente, e aspettarsi risultati diversi."
(Albert Einstein)


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