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Perché scelgo il partner sbagliato?

Perché trovo sempre uomini che mi tradiscono?

Perché scelgo sempre la donna sbagliata?

Perché vengo sempre rifiutato o abbandonato?

Perché un figlio non amato, poi da grande sceglie i partner sbagliati?


Scegliamo partner sbagliati quando abbiamo ferite emotive

Scegliere un partner "sbagliato" può capitare a chiunque, perché siamo creature fallibili e le relazioni non sono una scienza esatta. Ma quelli che tendono sempre a scegliere partner sbagliati, o sempre di un certo tipo, sono spesso persone con "ferite emotive" che condizionano le loro scelte sentimentali.
Perché accade questo? Le ragioni possono essere molteplici, ne spiego due tra le più importanti:
  1. Le "ferite emotive" importanti che subiamo nell'infanzia (essere amati poco o male, essere rifiutati, non sentirsi accettati, sentirsi traditi, venire giudicati pesantemente, venire repressi, non sentirsi mai all'altezza, ecc.) si incidono profondamente nel nostro inconscio.
    Una volta diventati adulti, l'inconscio tende a ricreare nuovamente situazioni simili (quindi anche scegliendo partner di un certo tipo), come se volesse "ricreare lo scenario"; forse con la speranza che stavolta le cose andranno bene ed usciremo dal vecchio schema doloroso. Ma invece il più delle volte lo schema si ripete uguale.
  2. I genitori rappresentano per i figli la prima esperienza di amore. Questa esperienza ci plasma; i genitori diventano dei modelli che tendiamo a seguire. E' quindi naturale che, una volta adulti, tenderemo a scegliere persone simili al genitore di sesso opposto (con cui per primi abbiamo vissuto un sentimento amoroso), seguendo un modello che ci è familiare.
    Se il modello genitoriale è stato "sano", sceglieremo dei partner sani con cui potremo essere felici; se invece abbiamo avuto un modello genitoriale "insano" (freddo, duro, respingente, critico, arido, indifferente...), saremo facilmente attratti da persone di quel tipo, in quanto replicano un modello a noi familiare.

Relazioni disfunzionali che noi stessi scegliamo

Alcuni esempi molto comuni di relazioni disfunzionali:
  • Una persona che si è sentita tradita (o ingannata) dai genitori, sceglierà partner che la tradiscono - e facilmente trarrà la conclusione che "Tutti gli uomini (o le donne) ti tradiscono!", invece di riconoscere che è proprio lei a sceglierli di quel tipo.
  • Una persona che non si è sentita amata, tenderà ad attaccarsi a persone che non ricambiano il suo amore - e non sarà attratta da persone che si interessano a lei.
  • Una persona che è stata maltrattata potrebbe attaccarsi a partner che la maltrattano, perché è il modello relazionale che le è familiare, e quindi lei lo trova "romantico" o crede che l'amore funzioni in quel modo.
  • Una donna che sia stata molto criticata o svalutata, o che abbia una bassa autostima, potrebbe attaccarsi ad uomini che la vogliono solo per fare sesso, perché fatica a credere di meritare l'amore.
  • Similmente, un uomo trattato male nell'infanzia, e che quindi ha sviluppato scarsa autostima e/o un'identità fragile, potrebbe non trovare mai una donna che lo desideri, perché è convinto di non valere abbastanza.
Se tendiamo a ricadere spesso in uno di questi schemi, è importante riconoscere che siamo noi stessi a creare il problema tramite le nostre scelte inconsapevoli; invece di pensare (come si fa di solito) che ci capita perché siamo "sfortunati in amore" o perché le persone del sesso opposto sono tutte di quel tipo.

Siamo condizionati dall'inconscio

Va sottolineato che questi comportamenti sono guidati da pulsioni inconsce, non da decisioni consapevoli. Razionalmente queste persone possono essere convinte di voler essere amate, o di volere un partner buono e affettuoso; ma solitamente è l'inconscio che vince e le spinge verso certi individui.
Uscire da questi schemi non è quindi una questione di volontà razionale, ma di meccanismi inconsci che vanno portati alla luce e "neutralizzati" (in genere con l'aiuto di persone competenti o di un bravo terapeuta). Un libro che spiega bene questo genere di problematiche è "Donne che amano troppo" di Robin Norwood (adatto anche agli uomini; info nella Bibliografia).


Questo post fa parte di una serie di risposte brevi a domande frequenti sull'amore, le relazioni e la vita (clicca sul link per leggere l'elenco di tutte le domande e risposte).

"Ti ho amato perché era più facile che amare me stessa."
(Nayyirah Waheed)

"L'inferno nelle relazioni deriva dal cercare di cambiare il comportamento di qualcun altro anziché il nostro."
(Buddismo)

"Siamo irresistibilmente attratti da chi ci creerà i problemi che ci servono per la nostra evoluzione personale."
(Alejandro Jodorowsky)


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Idee e convinzioni ci condizionano

Quando indaghiamo un problema, o cerchiamo soluzioni alle nostre difficoltà, tendiamo a concentrarci su fattori concreti, solidi, reali:
  • Se ho problemi nelle relazioni, mi interrogo sui miei comportamenti errati, o sulle qualità che mi mancano
  • Se sono spesso triste, mi chiedo cosa manchi nella mia vita, o quale problema mi affligga.
  • Se ho una malattia, presumo che sia dovuta a qualche organo malfunzionante, oppure a dei microorganismi.
Di rado consideriamo l'ipotesi che tutto quanto sopra possa derivare da qualcosa di molto più rarefatto e impalpabile: un pensiero, un'idea, una convinzione. Eppure, molto spesso i problemi che ci affliggono (o almeno una parte) derivano proprio da qualche idea - ingannevole e disfunzionale - che alberga nella nostra mente.

L'enorme potere di un'idea

E' facile credere che i fatti contino più delle idee: i fatti sono visibili e concreti, possiamo toccarli e soppesarli, e quando ci colpiscono ne sentiamo subito l'effetto. E a volte è effettivamente così: una bomba che esplode può farmi molto più male di un'idea negativa. Ma, più in generale, un'idea è molto più potente di una bomba:
  • Perché una bomba ha un limite spaziale (raggio d'azione) e temporale (una volta esplosa, il suo potere è terminato).
  • Mentre un'idea non ha limiti di spazio né di tempo: il suo influsso può estendersi a tutto il pianeta, e durare per millenni.

Idee che hanno segnato il mondo

Osserviamo l'estensione del potere devastante di certe idee:
  • L'idea della schiavitù (che un essere umano possa essere asservito ad altri come un oggetto) è durata per millenni, causando incalcolabili sofferenze.
    Oggi i più la trovano orribile e assurda, ma pensate se fosse ritenuta ancora valida.
  • L'idea della "razza ariana" come superiore e destinata a dominare il mondo, ha contribuito al Nazismo e alla seconda guerra mondiale.
  • L'idea di poter spezzare l'atomo ha portato al potere immenso della fissione nucleare.
    Certo quel potere non arriva direttamente dall'idea; ma senza l'idea, non avremmo né bombe atomiche né centrali nucleari.
  • Le idee razziste o di fanatismo religioso inducono certe persone a discriminare, aggredire e persino uccidere altri esseri umani senza alcun motivo reale, soltanto in base all'appartenenza a gruppi diversi.
    Queste persone agiscono come burattini, seguendo ciecamente le loro convinzioni, incapaci di mettere in discussione le idee che li guidano.

Quando le idee ci manovrano

L'ultimo punto sopra (sottolineato) è molto importante: a volte siamo talmente condizionati da un'idea (o da una convinzione), che anche quando produce gravi danni o sofferenze non la mettiamo in dubbio. Ecco quindi che un'idea errata, un pensiero disfunzionale, o una convinzione ingannevole possono danneggiare gravemente l'esistenza di una persona, come pure quella di una comunità o nazione. Quello in cui crediamo ci condiziona; quello che sentiamo ci sembra reale, anche quando non lo è.

Gli esempi sono innumerevoli:
  • Molte idee romantiche sull'amore sono in realtà infondate: per esempio che il vero amore duri per sempre, o che esista un unico partner perfetto per me al mondo. Se crediamo a queste falsità, le nostre relazioni ne soffriranno.
  • Un coniuge convinto di essere tradito può divorziare, aggredire o persino uccidere il partner; per poi magari scoprire di essersi sbagliato.
  • L'idea della monogamia induce le persone a reprimere i propri istinti e a rimanere in relazioni anche quando sono conflittuali e frustranti.
  • Molti uomini (di aspetto normale) credono che le donne siano interessate solo ai maschi molto belli, e non si rendono conto che la bellezza è solo uno dei fattori che suscitano attrazione. Convinti di non avere chance, non provano nemmeno ad approcciare, o si arrendono ai primi insuccessi.
  • Molte donne sono condizionate dai modelli estetici proposti dai media, e credono che per essere volute e amate dovrebbero assomigliare a delle modelle. Passano quindi la vita in conflitto col proprio corpo o con le proprie imperfezioni.
  • Spesso veniamo condizionati in base al nostro genere: ai maschi viene detto che non dovrebbero piangere o mostrare emozioni; alle femmine che non dovrebbero essere aggressive o sessualmente intraprendenti. Finiamo così col vivere repressi e negando la nostra autentica natura.
  • Moltissime persone credono di dover piacere a tutti. Sperano che, riuscendoci, si sentiranno finalmente degni ed amabili. Purtroppo però piacere a tutti è impossibile, quindi provarci porta solo delusioni e frustrazione.
  • Tanti credono di dover essere "normali", senza comportamenti insoliti o desideri bizzarri: altrimenti - essi temono - verranno giudicati, respinti o puniti. Quindi vivono fingendo di essere chi non sono, portando delle maschere o nascondendo parti di sé. Eppure l'idea di normalità è illusoria, in quanto siamo tutti diversi.

L'antidoto è dubitare

Un rimedio alle convinzioni dannose è non dare mai nulla per scontato, e mettere in discussione tutte le nostre opinioni (specialmente quelle che ci attivano forti emozioni, poiché queste ci rendono ancora più influenzabili). Purtroppo ciò è difficile da mettere in pratica, perché noi umani tendiamo a cercare delle certezze, e ci attacchiamo ad esse. Dubitare è saggio, ma scomodo e faticoso: per questo molti si aggrappano a qualsiasi sicurezza.

"Il dubbio non è piacevole, ma la certezza è ridicola.
Solo gli imbecilli son sicuri di ciò che dicono."

(Voltaire)

Condizionamenti invisibili

Spesso siamo condizionati da pensieri e convinzioni che sono radicati nel nostro inconscio, quindi vi obbediamo senza nemmeno essere consapevoli di averli. Certe idee ci sono state trasmesse nell'infanzia, e a quell'epoca le abbiamo assorbite passivamente perché mancavamo di spirito critico, o perché ci fidavamo ciecamente dei nostri genitori. Poi rimangono in un angolo della mente e continuano ad operare, senza mai più essere valutate o respinte.

Alla ricerca delle idee nascoste

Liberarsi di queste idee è difficile, perché di solito non vediamo come operano dentro di noi: diamo per scontato che certe azioni siano "la cosa giusta da fare", o che "tutti sanno che è così", oppure "questo è quello che io sono". In questi casi, per individuare le idee che ci condizionano senza saperlo, dobbiamo mettere in discussione le motivazioni dei nostri comportamenti:
  • Se compiamo un'azione senza saperne il motivo, fermiamoci a riflettere su cosa ci spinge a farlo. Di sicuro qualche motivo c'è (altrimenti non agiremmo così).
  • Se ci comportiamo in un modo distruttivo per noi o per altri, indaghiamo sulle ragioni: sono sensate? Ci sono utili? Ci crediamo veramente? Oppure le seguiamo in modo acritico o automatico?
  • Se continuiamo a ripetere azioni o scelte che ci portano a soffrire, quasi sicuramente c'è sotto una convinzione negativa o ingannevole.
  • Se compiamo certe azioni che hanno sempre risultati fallimentari, magari non è per nostra incapacità, ma perché facciamo scelte per noi disfunzionali (per esempio studiare una materia che non ci interessa), oppure perché inconsapevolmente ci auto-sabotiamo (spinti dalla convinzione che "Tanto non ce la farò mai").

In sintesi, è bene essere sempre consapevoli di quanto idee o pensieri possano guidare la nostra vita. Se ci portano a stare male, a conflitti e sofferenza, allora è il caso di identificare le idee che ci dirigono, e mettere in dubbio che siano quelle giuste per noi.


"Le convinzioni, più delle menzogne, sono nemiche pericolose della verità."
(Friedrich Nietzsche)

"Coloro che riescono a farti credere delle assurdità, possono farti commettere delle atrocità."
(Voltaire)

"Il mondo che abbiamo creato è il prodotto del nostro pensiero. E dunque non può cambiare, se prima non modifichiamo il nostro modo di pensare."
(Albert Einstein)


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Liberarsi dai giudizi altrui

Per la maggior parte di noi, essere giudicati è un'esperienza tra le più sgradevoli e limitanti. Non pochi ne sono seriamente condizionati, fino al punto da sentirsi paralizzati quando si sentono sotto osservazione.

Da dove nasce la paura del giudizio

La paura del giudizio proviene principalmente dalla nostra natura di "animali sociali": non solo abbiamo bisogno di sentirci approvati ed amati, ma senza l'appoggio degli altri ci diventa difficile affrontare la vita (questo è meno vero in epoca moderna, ma per milioni di anni essere allontanato dal gruppo voleva dire morte quasi certa). Per quello sentirsi giudicati ci provoca una reazione così viscerale: abbiamo paura di venire respinti e abbandonati.

Schiavi dell'approvazione

La soluzione apparente a questo bisogno è quella di piacere a tutti, di diventare una persona che tutti approvano. Molti spendono una gran quantità di tempo ed energie a questo scopo, per esempio:
  • Chi cura ossessivamente il proprio aspetto (sia a livello fisico che di abbigliamento)
  • Chi dedica tutta la sua vita a diventare ricco e/o famoso
  • I cosiddetti "bravi ragazzi" che cercano di fare contenti tutti

Purtroppo questi sforzi sono inevitabilmente fallimentari. Liberarsi completamente dai giudizi altrui è impossibile, perché siamo tutti diversi ed ognuno vede le cose a modo suo: quindi non sarà mai possibile piacere a tutti.
Quello che possiamo fare è imparare a ignorare i giudizi (specialmente delle persone senza importanza), a non dargli peso, o a capire perché certe persone ci giudicano: se capisco che lo fanno per un problema loro, mi sarà più facile non farmi carico di quel che dicono.

Quando la paura dei giudizi è paralizzante

Anche se tutti temiamo il giudizio, per alcuni questa paura raggiunge livelli angoscianti e ossessivi, a volte fino a bloccare ogni iniziativa della persona. Questo livello di preoccupazione può nascere da un'esperienza familiare con genitori molto critici, severi od esigenti: se il bambino si sentiva continuamente sotto osservazione, se niente di quello che faceva era considerato sufficiente, e magari veniva punito ad ogni mancanza, può sviluppare un trauma tale da seguirlo anche in età adulta.
Chi ha subìto tale tipo di trauma spesso interiorizza quel modello comportamentale, e lo prosegue anche se i genitori sono ormai lontani o persino defunti. In pratica, le voci critiche dei genitori continuano a vivere nella sua testa sotto forma di giudizi continui. Molte persone insicure o ansiose hanno questo tipo di ferita.
Queste persone hanno bisogno di realizzare che il loro problema non è nel mondo reale, ma nella loro mente ancora condizionata. Per liberarsi devono imparare ad ignorare o disattivare queste voci critiche (anche se, nei casi gravi, per riuscirci potrebbe essere necessario l'aiuto di un terapeuta).

“Quando la paura dei giudizi ti paralizza,
può derivare da genitori critici, severi od esigenti ”

Sei meno giudicato di quanto pensi

Prima di tutto, occorre capire che spesso temiamo di essere giudicati anche quando non avviene realmente. Molte persone (specialmente quelle più insicure) vanno in giro con la paura che tutti siano intenti a guardarli e giudicarli, ma il più delle volte questo non è vero.
Molti anni fa sentii raccontare questo aneddoto, che tutt'ora trovo molto realistico:
"A 20 anni me ne fregavo di cosa la gente pensasse di me.
A 30 anni ero ossessionato da cosa la gente pensasse di me.
A 40 anni ho capito che la gente mi bada a malapena".

Questo accade a molti: solo in tarda età ci rendiamo conto che tutti sono così presi da se stessi, che la maggior parte dei nostri comportamenti od errori passa inosservata. Quindi, quando temi i giudizi ricordati che le persone intorno a te probabilmente ti stanno dedicando meno attenzione di quanto pensi. Pensare che tutti siano pronti a giudicarti è una sorta di "ossessione egocentrica": in realtà il mondo ha di meglio da fare che badare a te.
Ovviamente questo non vale in ambienti o situazioni particolari (per esempio in un ambiente familiare rigido, o durante un lavoro importante).

Anche se sbagli non succede nulla

Dietro la paura del giudizio c'è la paura delle conseguenze: temiamo che se facciamo o diciamo qualcosa di sbagliato, ci succederà qualcosa di spiacevole (venire respinti, disprezzati, ridicolizzati, abbandonati, ecc.).

Ma in realtà, il più delle volte le conseguenze dei giudizi sono irrilevanti o quasi. Se vado in giro vestito male o in modo bizzarro, se mi metto le dita nel naso, se canto per strada, se rutto, se sbaglio un congiuntivo... cosa succede? Nella maggior parte dei casi, niente di niente. Assolutamente niente. Le persone intorno ci fanno a malapena caso, e poi pensano ad altro (di solito ai cavoli loro).
Invece spesso viviamo con il terrore che ogni nostro passo falso porterà gravi conseguenze, perché ci portiamo dietro quella paura dai tempi in cui eravamo bambini (e scontentare i nostri genitori poteva portarci effetti gravi e dolorosi). Ma come adulti non è più un problema: il mondo è grande e, se a qualcuno non piace come siamo, ci sono altri otto miliardi di esseri umani verso cui andare.

Ovviamente questo non vale in certe situazioni, come sul lavoro o di fronte a qualcuno a cui teniamo: in questi casi il giudizio conta, ed è importante comportarsi in modo efficace. Ma nella maggior parte del tempo, possiamo tranquillamente rilassarci, comportarci come ci viene (nei limiti del rispetto e dell'educazione comune), e non ci succederà nulla di male.

“Le conseguenze dei giudizi
sono molto spesso irrilevanti”

Non puoi piacere a tutti

Una delle più grandi illusioni che esistano, è pensare che se ci sforziamo abbastanza riusciremo a piacere a tutti, ad essere amati da chiunque. Purtroppo non succede mai, perché siamo tutti diversi e vogliamo cose diverse: per cui, in qualunque maniera tu sia, ci sarà sempre qualcuno a cui non vai bene.

Persino gli individui migliori e più brillanti hanno i loro detrattori e critici. Charlie Chaplin (il mitico Charlot), attore celebrato come uno dei più grandi geni comici di sempre, ha scritto:
"Ti criticheranno sempre, parleranno male di te, e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa piacere cosi come sei, quindi vivi, e fai quel che il tuo cuore ti suggerisce..."

("They'll always criticize you, speak badly of you, it'll be hard to meet someone who will like you as you are, so live, do what your heart tells you to do...")

Quindi voler piacere a tutti, o pensare di raggiungere una "perfezione" per cui tutti ti ammirano, è una pura utopia.

Segui la tua "bussola"

Il fatto che siamo tutti diversi comporta pure che una cosa sbagliata per altri, può essere giusta per te. Per questo bisogna imparare a pensare con la propria testa e saper decidere cosa è meglio per se stessi - accettando il rischio di commettere errori. Se non si sviluppa questa capacità decisionale autonoma, questa "bussola" interna, si rimane delle banderuole spinte di qua e di là dall'influenza di opinioni e giudizi altrui.

“Una cosa sbagliata per altri,
può essere giusta per te”

Impara a distinguere le fonti

La paura dei giudizi ci porta a dare importanza a tutte le critiche che riceviamo, ma questo è un grosso errore. Molti giudizi sono senza valore, o decisamente stupidi, o del tutto falsi, oppure arrivano da persone insignificanti: perché mai dovremmo dar retta a tutte queste scempiaggini?
E' quindi importante saper riconoscere le "fonti" degne di nota (sensate, ragionevoli, utili), e trascurare le altre. In particolare, le persone da ascoltare sono quelle che tengono davvero a noi, che anche quando ci criticano lo fanno con affetto e buone intenzioni. Invece, chi giudica per partito preso, per interesse personale o senza riguardo, è bene lasciarlo perdere.

Il dottor Seuss (autore molto amato in America), ha scritto:
"Sii ciò che sei
e dì quel che senti,
perchè quelli che hanno da ridire non contano
e quelli che contano non hanno da ridire."


("Be who you are
and say what you feel,
because those who mind don't matter
and those who matter don't mind."
)

Quando ti senti giudicato, disprezzato e umiliato, ricordati questo:
  • Le persone che contano davvero nella tua vita, sono quelle che ti vogliono bene e ti accettano per come sei. Che ti incoraggiano ad essere autentico, a dire ciò che pensi. Se costoro ti criticano, lo fanno per aiutarti, con rispetto, e per valide ragioni. Non giudicano le tue stranezze, le piccole imperfezioni o gli errori che a tutti capita di commettere.
  • Invece, le persone che ti criticano pesantemente, che ti fanno sentire inferiore o sbagliato, che insistono su ogni tua piccola mancanza o imperfezione, che non si curano se ti fanno stare male, queste sono le persone che non contano; che faresti bene ad ignorare, e magari anche da tenere a distanza.
    Questo vale anche se sono tuoi familiari, o persone che dicono di volerti bene ma non lo dimostrano nei fatti.

Se un giudizio ti colpisce, è perché ci credi

Non tutti i giudizi ci colpiscono allo stesso modo: in genere, quelli che più ci turbano e ci fanno soffrire sono quelli che confermano le convinzioni negative che già abbiamo su noi stessi.
  • In altre parole, se credo di avere un difetto e qualcuno mi giudica per quello, mi sentirò ferito per la conferma di quello che già penso.
  • Invece, se non credo che quella critica sia reale, resterò indiffente o avrò una reazione lieve.
Facciamo un esempio: se qualcuno mi disprezza perché ho i capelli verdi, non mi sentirò ferito; riderò dell'accusa, o penserò che quella persona ha le idee confuse. Perché dovrei risentirmi, se so benissimo di non avere i capelli verdi?

"Nessuno può farvi sentire inferiore senza il vostro consenso."
(Eleanor Roosevelt)

Questo vale anche quando non riconosciamo razionalmente quel nostro difetto, ma lo crediamo a livello inconscio. Anzi, un giudizio che conferma una convinzione negativa inconscia ci fa ancora più male: è come se svelassero un nostro "segreto" che vorremmo nascondere a tutti, persino a noi stessi.

Una reazione forte rivela qualcosa di te

Quindi, provare una reazione molto forte ad un giudizio altrui, potrebbe rivelare una convinzione negativa su noi stessi che non vogliamo ammettere. In poche parole: se un giudizio mi fa davvero molto male, è perché io stesso ci credo - anche se dico il contrario.
Riconoscere questa convinzione inconscia mi permette di portarla alla luce, quindi di lavorarci su per liberarmene. Finché invece rimane nascosta nell'inconscio, continuerà a condizionarmi ed io non potrò farci nulla - perché mi rimane invisibile.

L'autostima ci protegge dai giudizi

Lo sviluppo di una sana autostima è quindi una delle "protezioni" migliori contro i giudizi altrui. Se sono convinto di essere una bella persona, non darò molta importanza a chi dice il contrario: penserò che si sbaglia, che è male informato, o che è un suo problema.

"Chi rispetta se stesso è al sicuro da tutti: indossa una cotta di maglia che nessuno potrà mai penetrare."
(Henry Wadsworth Longfellow)

Se i giudizi altrui sono per voi un serio problema, non concentratevi sugli altri nella speranza di fargli cambiare idea. Piuttosto, concentratevi su voi stessi, sulle vostre ferite e limitazioni, e impegnatevi per migliorare: più aumenti le tue qualità, meglio starai con te stesso e meno sarai influenzato dai giudizi.
Ma poiché nessuno è perfetto, e avremo sempre tutti qualche mancanza, oltre a migliorarsi è indispensabile anche coltivare l'accettazione di se stessi e della propria (inevitabile) imperfezione.

L'accettazione neutralizza i giudizi

  • Fin dalla nascita, a quasi tutti viene insegnato che non vanno bene come sono, che devono nascondere alcune parti di sé, che devono adattarsi alle regole altrui. Questo produce una vita tormentata: non possiamo sentirci felici vivendo in conflitto con la nostra natura.
  • Inoltre, quasi tutti abbiamo paura di non essere "abbastanza qualcosa": non abbastanza bravo, bello, intelligente, attraente, ricco, ecc. Questa paura provoca un senso di inadeguatezza logorante: qualunque cosa siamo o facciamo, ci sembra non sia mai sufficiente.
I giudizi altrui non fanno che alimentare e confermare queste paure.

Questi due elementi (il conflitto con la propria natura, e il senso di inadeguatezza) sono alla radice di buona parte della sofferenza umana. Molti fanno di tutto per sfuggirvi, di solito sforzandosi per sembrare meglio di quel che sono, o per assomigliare a qualcun'altro. Ma poiché è una lotta contro se stessi, non può essere vinta.
Invece, una soluzione efficace per uscire da conflitto e tensione continui, è fare proprio il contrario: accettare quello che sei, inclusi i limiti e le imperfezioni. Suona paradossale, ma accettando se stessi diventa anche più facile dare il meglio di sé, e migliorare in modo sereno.

Quando riesci a dire a te stesso "Sono come sono, e va bene così", non solo ritrovi pace e ottimismo, ma i giudizi altrui diventano secondari. Una volta che sei in pace con te stesso, quello che pensano gli altri smette di avere potere su di te: hai ottenuto l'approvazione della persona più importante della tua vita (l'unica che sarà sempre con te), ed è quello che più conta.

"Quello che sono sarebbe sufficiente, se solo lo fossi a viso aperto."
(Carl Rogers)

Difendersi dai giudizi altrui

A volte la reazione migliore ai giudizi è ignorarli, non dargli importanza, oppure evitare le persone giudicanti. Altre volte, però, è il caso di difendersi:
  • se veniamo giudicati ingiustamente, o con eccessiva severità;
  • se ci sentiamo feriti e umiliati;
  • se non veniamo rispettati...
è bene farci sentire, arginare le critiche e domandare rispetto. A volte gli altri non si rendono conto di ferirci, oppure credono di aiutarci; o, ancora, c'è chi se ne frega di noi, e va ridimensionato. In tutti questi casi, è bene esprimere apertamente la propria frustrazione, e chiedere con decisione che l'altro la smetta: alcuni saranno stupiti, altri frustrati, ma voi rimanete fermi e continuate ad esigere rispetto.

Ricordate che, il più delle volte, gli altri ci trattano come noi permettiamo loro di trattarci: il rispetto deve quindi partire da dentro. Se rispetto me stesso, anche gli altri saranno indotti a rispettarmi.

“Gli altri ci trattano
come noi permettiamo loro di trattarci”

Perché gli altri ci giudicano

Ci sono vari motivi per cui tendiamo a giudicare: in genere è una forma di difesa, contro ciò che non capiamo, che ci crea disagio o ci spaventa. Capire le origini del giudizio può aiutarci ad ignorarlo, o a non farsene influenzare.
Di seguito alcuni dei motivi più comuni.

Paura del diverso

Specialmente le persone "piccole" e limitate (fragili, insicure, ignoranti, di vedute ristrette), sono spaventate da ciò che non è loro familiare. Quindi tendono a giudicare tutto ciò che appare diverso e fuori dai loro - ristretti - schemi. Tra costoro troviamo spesso tradizionalisti, bigotti e fanatici religiosi.
Queste persone tendono a ragionare in modo schematico, binario ("bianco o nero", "buono o cattivo"):

Proiezioni

Quando qualcuno è in conflitto con se stesso, oppure ha degli squilibri emotivi, spesso "proietta" i propri problemi sugli altri (la "proiezione" è una delle difese inconsce identificate da Sigmund Freud). In pratica, queste persone vedono nell'altro problemi che l'altro non ha, o ne esagerano la presenza; l'altro diventa uno "schermo" su cui "proiettano" il proprio disagio interno:
  • Il moralista che non ammette i propri impulsi erotici, e si convince della propria "purezza", tende a vedere gli altri come peccatori e promiscui (attribuendo loro comportamenti che lui, in realtà, vorrebbe vivere).
  • La persona egocentrica sempre alla ricerca di attenzione, pronta ad accusare gli altri di egoismo appena vengono meno alle sue richieste.
  • La tipica persona sempre negativa e infelice, che invece di riconoscerlo (e magari fare qualcosa per migliorare la propria condizione), passa il suo tempo a criticare tutto e tutti, incapace di vedere alcun aspetto positivo, perché dominata dalla sua stessa negatività.

Come capire quando qualcuno proietta

Quando vieni accusato di qualcosa che ti sembra non aver nulla a che fare con te, è possibile che l'accusatore stia proiettando su di te qualcosa che è solo suo (attenzione però: questo è vero se la critica ti lascia più perplesso che ferito; se invece hai una forte reazione emotiva, è probabile che la critica ti riguardi in qualche modo, anche se non lo riconosci).
Quando qualcuno giudica con molta enfasi, in modo viscerale, è molto probabile che stia proiettando: una critica sensata viene solitamente espressa in modo ragionevole, mentre quando proiettiamo siamo quasi sempre preda di forti emozioni.

Per manipolarci

A volte i giudizi vengono usati per manipolarci e farci comportare in un certo modo, inducendo sensi di colpa e di inadeguatezza. Per esempio:
  • A livello pubblico, la società usa i giudizi per condizionare gli individui, specialmente di certe categorie (per reprimere la sessualità femminile; per indurre i maschi ad azioni pericolose, tacciandoli di codardia o disonore se si rifiutano).
  • Anche le religioni usano spesso questo metodo per influenzare i fedeli.
  • A livello privato, le madri sono particolarmente inclini a condizionare i figli in questo modo. Molte madri sono autentiche maestre dei sensi di colpa.
Quando ci rendiamo conto che qualcuno usa i giudizi per manipolarci, diventa più facile ignorarlo o screditarne le ragioni. Perché dovrei dare retta a una persona subdola che mi vuole usare per i suoi scopi?

Attenzione anche ai giudizi positivi

Poiché i giudizi negativi ci fanno così male, potrebbe sembrare che i giudizi positivi siano invece del tutto benefici - ma anch'essi presentano degli aspetti dannosi.
  • Prima di tutto, un giudizio è sempre una valutazione, quindi anche quando ne riceviamo di positivi ci sentiamo scrutati, misurati e quindi non pienamente accettati. Potremmo avere il timore che ora veniamo approvati, ma se cambiassimo o rivelassimo altre parti di noi, magari le reazioni positive finirebbero.
  • Tutti abbiamo bisogno di approvazione, è naturale. Ma se questo bisogno prende il sopravvento e ci condiziona, rischiamo di dedicare molti sforzi ed energie pur di riceverne in continuazione. In questo modo i giudizi positivi diventano una specie di "droga" da cui dipendiamo, perdendo quindi la nostra libertà e autenticità.

Questo non vuol dire rifiutare complimenti e apprezzamenti: ci fanno bene ed è giusto esserne grati. Però è utile tenere conto anche del "lato oscuro" dei giudizi positivi.

Giudicare è naturale

Per quanto sentirsi giudicati sia sgradevole, va anche detto che giudicare è un atto istintivo e naturale. In generale, giudicare è una forma di difesa, sia pratica (ci aiuta a identificare rischi e minacce) che emozionale (giudicare gli altri è una forma di sfogo, oppure ci fa sentire migliori di loro).
Anche per queste ragioni, l'idea di eliminare il giudizio dalla vita è del tutto irreale. Vediamolo piuttosto come un "brutto vizio" che è meglio limitare in noi stessi, ed ignorare (od arginare quando necessario) negli altri.

Convivere con i giudizi

Infine, non possiamo pretendere da noi stessi di diventare immuni ai giudizi. Così come giudicare ci viene naturale, allo stesso modo il bisogno di approvazione è innato. Quindi ci sarà sempre una parte di noi che ci rimane male quando siamo giudicati: non disprezziamoci per questa fragilità (così facendo, aggiungeremmo giudizio al giudizio!), piuttosto sorridiamo della nostra umanità.
L'importante è che la parte di noi che teme i giudizi non ci condizioni eccessivamente, e non diventi il criterio primario che guida le nostre azioni.


"E quello che gli altri pensano di te, è problema loro."
(Charlie Chaplin)

"Per liberarti dalla prigione delle opinioni altrui, devi sviluppare la capacità di non piacere agli altri."
(Mark Manson)

"Per evitare le critiche, non fare niente, non dire niente, non essere niente."
(Aristotele)


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Perché facciamo scelte sbagliate: siamo tutti condizionati

Quante volte ci ritroviamo infelici senza capirne il motivo? Quante volte ci rendiamo conto di avere compiuto scelte sbagliate, nonostante le nostre migliori intenzioni? Quante volte ci stupiamo delle nostre azioni, che sembrano andare in direzioni opposte a quello che vogliamo?
Sembra quasi che, dentro di noi, sia in azione uno "spiritello maligno" che opera a nostro sfavore. E, per certi versi, potrebbe essere proprio così.

Quando non siamo padroni delle nostre scelte

Il problema è che, più spesso di quanto crediamo, non siamo padroni delle nostre opinioni né delle nostre scelte. Ogni scelta ed azione è influenzata da idee, valori e convinzioni, ma buona parte di questi possono essere sia inconsci che opposti a quello che siamo e vogliamo. Per esempio:
  • Voglio approcciare una persona che mi piace, che mi ha dato segnali positivi: ma una voce interiore mi scoraggia, dicendomi "Figurati se le interessi, non provarci nemmeno".
  • Ad un esame o colloquio di lavoro, per cui sono qualificato, una tensione nervosa mi porta ad arrivare in ritardo, o a presentarmi male, o ad esprimermi in modo goffo, per cui rendo molto meno di quanto potrei.
  • Compio scelte importanti nella vita (carriera, relazioni, luogo dove vivere...) che a prima vista mi sembrano ottimali, ma che sulla distanza mi procurano più frustrazione e infelicità che altro. Mi ritrovo a dirmi "Cosa ci faccio qui?" o mi sembra di vivere una vita senza senso.
Alla base di queste difficoltà o fallimenti, molto spesso ci sono pulsioni o convinzioni interne che influenzano le nostre azioni e ci sabotano. Ma il più delle volte non sappiamo nemmeno di averle, quindi ci è impossibile opporci od arginarle.
Per esempio, potrei credere in certi pregiudizi (sul sesso opposto; su certe professioni, etnie o partiti), che non corrispondono alla realtà; ma che mi sembrano così scontati da non poterli mettere in discussione. Oppure potrei avere convinzioni negative su me stesso ("Non valgo abbastanza. Sono sbagliato. Non merito amore."), che mi portano a non mettermi in gioco, a chiudermi, alla paralisi; ma che essendo inconsci non posso contrastare.

“Spesso non siamo padroni delle nostre opinioni
né delle nostre scelte”

Non sappiamo cosa è vero

Il problema è che noi crediamo istintivamente che le nostre convinzioni corrispondano al vero, e siano una nostra scelta autonoma. Purtroppo, invece, ci capita sovente di credere a cosa che non sono vere affatto, o lo sono solo parzialmente. E soprattutto molte delle "nostre" convinzioni le abbiamo passivamente ricevute da altri: sono in realtà condizionamenti, a volte quasi un "lavaggio del cervello".

Che cosa mi influenza?

Se ci rendessimo conto di quanti influssi ci condizionano in ogni istante della vita, potremmo almeno cercare di arginarli o controllarli. Purtroppo invece ci piace pensare di essere liberi, autonomi, indipendenti, padroni della nostra mente - anche quando non è affatto vero.
Potremmo invece partire dal chiederci: "Cosa mi influenza?". Di seguito una breve lista di fattori che toccano chiunque.

Biochimica

Nel nostro corpo circolano una quantità di sostanze (principalmente neurotrasmettitori ed ormoni) che influenzano sia l'umore che il comportamento.
---> Un esempio classico è quando ci innamoriamo, o quando siamo preda di forti passioni: per molti versi non è la nostra coscienza che sceglie o decide, è la biochimica che ci spinge.

Pulsioni evoluzionistiche

Nel nostro cervello sono "programmate" una serie di reazioni che puntano alla sopravvivenza e alla riproduzione ottimale. In molti casi non siamo noi a scegliere, ma sono queste reazioni che lo fanno al di là della volontà.
---> Esempi in cui questo accade sono i vari motivi per cui proviamo attrazione, o le reazioni di lotta o fuga (in inglese "fight or flight") di fronte a situazioni minacciose.

Estetica

Anche la reazione alla bellezza ha una valenza evoluzionistica, ma la cito a parte per la sua particolare rilevanza emotiva. Quando noi reagiamo all'aspetto estetico (sia di cose che di persone, sia in modo positivo che negativo), crediamo di scegliere cosa ci piace, ma fondamentalmente quelle scelte sono decise da criteri innati su cui non abbiamo potere.
---> Infatti, non di rado quelle scelte risultano ingannevoli e non ci portano i risultati positivi che ci aspettavamo (la persona attraente che si rivela egocentrica o insopportabile, l'auto fascinosa che si scopre troppo costosa o poco pratica...).

Un altro aspetto per cui l'estetica ci condiziona, è quando ci lasciamo convincere dai modelli di bellezza promossi dalla società o dai media: finiamo così col criticare o rifiutare il nostro aspetto naturale, ed inseguire invece un ideale di bellezza artificioso o impossibile.

Condizionamenti dall'infanzia

Fin dalla nascita, riceviamo una serie di giudizi e idee su cui abbiamo poca o nessuna influenza. Assorbiamo tutte queste informazioni praticamente senza spirito critico, ed esse diventano le "fondamenta" della nostra personalità e delle nostre convinzioni.
---> Col risultato, a volte, di portarci a vivere in un modo che ha ben poco a che fare con la nostra reale natura: e, di conseguenza, a vivere una vita che percepiamo come vuota e insignificante, o che ci rende costantemente infelici.
I primi vent'anni della nostra vita sono così fondamentali che vi dedico un approfondimento più sotto.

Falsità e pregiudizi

Anche dopo che abbiamo raggiunto un'autonomia di pensiero, siamo costantemente esposti ad informazioni errate o ingannevoli a cui spesso crediamo ugualmente: perché abbiamo bisogno di credere a qualcosa, perché non abbiamo modo di verificarle, o perché corrispondono a nostri pregiudizi (tendiamo a credere a quello che conferma ciò in cui già crediamo).
---> Il risultato è che operiamo nella nostra vita basandoci su idee falsate, compiendo scelte erronee - o persino disastrose - a livello personale, sentimentale, sociale, finanziario e politico.

Chi mi influenza?

Quelli elencati sopra sono fattori di influsso (il "cosa" mi influenza), ma un altro modo di considerare i condizionamenti sono le fonti da cui arrivano (il "chi"): la prima e più ovvia è la famiglia, a cui seguono la scuola, le amicizie, i partner, i colleghi, la religione (anche per i non credenti, se è diffusa nel proprio ambiente), e più in generale la società e la cultura in cui viviamo (inclusi i vari media).
Più persone esprimono un'idea o un giudizio, o più autorevoli riteniamo le fonti da cui questi provengono, e più tenderemo a crederci.

Vent'anni di condizionamenti... e oltre

Siamo esposti a influssi e condizionamenti per tutta la vita, ma nessun periodo è così fondamentale per il nostro sviluppo (come persone e come idee) quanto quello dell'infanzia - e, per molti versi, anche dell'adolescenza. Questo principalmente perché, durante quel periodo:
  • Si formano la nostra mente, la nostra personalità e la nostra visione del mondo
  • Siamo altamente influenzabili e privi di capacità critiche
  • Dipendiamo in tutto e per tutto dalle persone intorno a noi (almeno fino ad una certa età)

Dalla nascita all'adolescenza

Dalla nascita fino all'adolescenza, sviluppare un'opinione autonoma è praticamente impossibile: non solo non sappiamo nulla o quasi della vita, ma siamo circondati da persone più sagge e più forti di noi, di cui ci viene istintivo fidarci: genitori, parenti, insegnanti. Anche se ci sorgono timide obiezioni a quel che ci viene detto, esse sono facilmente sgretolate dall'autorità e dal potere degli adulti.
Senza contare che noi dipendiamo da loro in tutto e per tutto: la nostra stessa sopravvivenza è nelle loro mani, per cui impariamo presto che non ci conviene opporci o contrariarli.

In questo contesto, se ci viene detto tutti i giorni che una cosa è vera, che è giusta, che è quello che vogliamo o dobbiamo fare, sarà quasi impossibile non crederci: se tutte queste persone così grandi e capaci ripetono quella cosa, come posso io, piccolo debole e ignorante, saperne più di loro? Il loro pensiero diventa il nostro pensiero.

L'origine dell'identità

Lo stesso vale per la nostra identità: ovvero il senso di chi siamo, di quanto valiamo, l'autostima, l'opinione che abbiamo di noi stessi e delle nostre capacità. L'identità si forma dai "messaggi" che riceviamo e dalle nostre esperienze: se questi sono positivi sviluppiamo un'immagine positiva di noi stessi, e viceversa. Per esempio:
  • Se il bambino viene spesso criticato, svilupperà una tendenza insicura, ansiosa, inibita. Anche da adulto, esiterà ad esprimere il suo vero sé per paura di ricevere giudizi e conseguenze negative.
  • Se i genitori sono rigidi e giudicanti, il bambino potrebbe sviluppare una personalità da "bravo ragazzo", che però non è autentica ma solo una maschera con cui cerca approvazione (senza però trovarla).
  • Se una parte della sua personalità viene criticata fortemente, egli la "rimuoverà" dalla sua coscienza, relegandola nella "parte ombra". Un classico caso di "ombra" è la figura di Hyde nel romanzo "Dr. Jekyll e Mr. Hyde".
  • Spesso, i maschi vengono spinti a reprimere le emozioni e nascondere la fragilità; alle femmine viene insegnato a reprimere l'aggressività. Da adulti, è probabile che costoro diventino uomini duri e insensibili, o donne insicure e deboli: ma queste non sono attitudini innate (come molti credono), bensì ruoli sociali indotti.
  • Se un bambino (o ancor più una bambina) riceve frequenti messaggi negativi sulla corporeità o sulla sessualità, potrebbe sviluppare conflitti verso il proprio corpo (fino ad arrivare a disturbi come anoressia o bulimia), e/o disturbi sessuali (come incapacità di lasciarsi andare e godersi il sesso, anorgasmia, frigidità o problemi collegati).
Questo genere di influssi porta le persone a credere di essere in un certo modo (timide, riservate, remissive, caste, ecc.) anche se quella non è affatto la loro natura, ma solo il risultato di condizionamenti. In pratica, dimentichiamo chi siamo davvero, e crediamo di essere come ci hanno detto che dovremmo essere.

“Dimentichiamo chi siamo davvero”

Durante l'adolescenza

Entrando nell'adolescenza, cominciamo a sviluppare autonomia, capacità critiche e una visione individuale: ci viene naturale dubitare degli adulti ed opporci alle loro opinioni (siamo però ancora dipendenti da essi, per cui in una posizione di debolezza psicologica oltre che fisica).
In questa fase ci confrontiamo con i nostri pari, con gli amici: ma anch'essi sono stati condizionati nell'infanzia, e magari anche loro ci ripeteranno che una certa cosa è giusta o sbagliata. E siccome dipendiamo affettivamente da loro, e abbiamo un fortissimo bisogno della loro approvazione, se tutti gli amici o le amiche sostengono una certa posizione, anche qui ci sarà molto difficile opporci e sostenere un'opinione autonoma. Tenderemo a "seguire il gregge" (vedi "Groupthink" in inglese).

Diventati adulti

Una volta adulti, cominciamo ad affrontare la vita in modo autonomo. Ma lo facciamo carichi di un bagaglio di idee e convinzioni che non sono veramente "nostre", che comunque ci guidano e condizionano le nostre scelte:
  • Scuola
  • Partner
  • Lavoro
  • Persone da frequentare o evitare
  • Persone da temere o da odiare
  • Orientamento politico
Ogni scelta che compiano in tutti questi settori potrebbe essere "sbagliata per noi" (magari non errata in sé, ma inadatta a noi, ai nostri potenziali e aspirazioni, alla nostra felicità), ma rischiamo di sceglierla ugualmente perché ci hanno convinto che è invece quella "giusta".

Solo pochi si ribellano

Solo pochi individui, dotati di spiccata tendenza all'indipendenza e alla ribellione, sviluppano una capacità di pensiero e di opinione autonome già in giovane età. Anch'essi, comunque, rischiano di assorbire alcuni condizionamenti, perché la natura sociale dell'essere umano fa sì che non possiamo mai essere del tutto indipendenti dall'ambiente in cui viviamo.

Anche da adulti l'influsso continua

Anche nella vita adulta i condizionamenti continuano a influenzarci: da una parte quelli che abbiamo assorbito mentre crescevamo e ora sono incorporati dentro di noi; dall'altra quelli che provengono dalle persone intorno a noi, specialmente quelle che ci stanno a cuore o che ammiriamo.
Questo vale in particolare per i genitori: in generale, ci sentiamo spinti a non deluderli, a farli contenti, e lo facciamo anche a costo di ignorare quello che davvero sentiamo o vorremmo fare. Spesso però non vogliamo riconoscere questo conflitto di interessi: perché vorrebbe dire scontrarsi con loro, o perché non assecondarli ci sembra un atto di slealtà o tradimento nei loro confronti.

Convinzioni portate all'estremo

All'estremo, questi condizionamenti possono portare anche a gesti folli o assurdi; che però diventano più comprensibili se li vediamo come il risultato di convinzioni devianti credute ciecamente:
  • Una persona che uccide il coniuge perché è stato tradito, o è stato "offeso nell'onore".
  • Un estremista religioso disposto ad azioni criminali in nome della sua fede.
  • Un kamikaze giapponese durante la seconda guerra mondiale.
Credenze come il razzismo, il sessismo o l'anti-semitismo (e molti "ismi"), non hanno alcuna base razionale o concreta: sono solo idee false che vengono tramandate. Eppure hanno a volte diffusione di massa, e possono portare a tragedie come lo schiavismo o l'Olocausto.

Il risultato è una vita infelice

Molto spesso, il risultato di tutti questi condizionamenti è quello di indurci a vivere vite inadatte a noi, e che quindi producono continuo stress, insoddisfazione e infelicità:
  • Un percorso di studi verso cui non ho reale interesse, affinità o talento...
    Ma che è stato scelto su pressione dei genitori, o in base alle loro ambizioni.
  • Una carriera, o un ambiente di lavoro, con cui non sono in sintonia, che non utilizza le mie capacità o che va contro i miei valori...
    Ma che è stato scelto perché nella mia famiglia o gruppo sociale quello che conta è un certo prestigio, una certa qualifica, un certo reddito.
  • Una certa attività o professione scelta oppure, al contrario, scartata...
    Perché mi è stato insegnato cosa un "vero uomo" - o una "vera donna" - dovrebbe o non dovrebbe fare.
  • Una relazione sentimentale con una persona inadatta a me (per personalità, obiettivi, aspetto fisico, preferenze sessuali o persino genere), con cui c'è scarsa intesa o continui conflitti...
    Perché ho seguito i canoni familiari, o le regole tradizionali, invece di ascoltare quello che davvero mi piace e che mi fa stare bene.
  • Avere dei figli che ostacolano i mie obiettivi, o che influenzano negativamente il mio matrimonio, che ho avuto senza volerli veramente, o prima che fossi pronto...
    Perché mia madre o i miei conoscenti ritengono inaccettabile non averne.

Spesso non è questione di scelte errate in sé, ma di situazioni errate per noi stessi, in disarmonia con la nostra vera natura: come un vestito elegante ma tagliato per un fisico assai diverso dal mio, esso non è sbagliato in sé, ma io non mi sentirò mai comodo o a mio agio indossandolo. Allo stesso modo, una vita lontana dalla mia natura autentica verrà sempre vissuta come disagevole, deludente o soffocante.

“I condizionamenti ci inducono a vivere
vite piene di stress, insoddisfazione e infelicità”

Come liberarsi dai condizionamenti

Una volta compresa l'estensione e la profondità dei condizionamenti che abitano in noi, diventa naturale chiedersi come uscirne:
  • Come liberarci dalle idee errate, o che ci spingono a fare scelte disfunzionali?
  • Come capire quello che è davvero "giusto" ed efficace per noi stessi?
  • Come scoprire le scelte in sintonia col nostro essere, che ci portano verso il benessere e la gioia?
Non è un percorso semplice, perché si tratta di un lavoro di "scavo" alla ricerca della nostra verità, di "ripulitura" dalle bugie che ci hanno raccontato, e di riscoperta della nostra natura autentica. Ma può fare la differenza tra una vita grigia e triste, ed una luminosa e appagante. Di seguito alcuni suggerimenti.

Conosci i tuoi condizionamenti

Prendi consapevolezza dei tuoi condizionamenti e convinzioni. Finché rimangono inconsci, nell'ombra, ti manovrano come fili invisibili. Quando invece inizi a scoprirli, a vedere come agiscono e come ti influenzano, il loro potere su di te diminuisce.

Osserva le parole che usi

Fai caso alle parole che usi: spesso non vengono per caso, e possono indicare influssi di cui non sei consapevole.
  • Verbi come "Devo" o "Dovrei" indicano resistenza, magari verso attività che non fanno per te o di cui non ti importa davvero.
  • Affermazioni come "Non posso" o "Non ce la farò" indicano limiti che credi di avere: chiediti se è davvero così, e come fai a saperlo con certezza.
  • Espressioni come "Vorrei", "Mi piacerebbe", "Che bello se" indicano attività verso cui senti inclinazione, che potrebbero arricchire la tua vita, ma che magari trascuri perché altri le ritengono inutili.

Ascoltati e riconosci le "voci"

Ascoltati, senti la differenza tra una "voce" che arriva dal tuo essere profondo, ed una che invece proviene dall'esterno. Fai attenzione alle sensazioni che ognuna di queste voci ti suscita (ti fa sentire bene, positivo; oppure appesantito, angosciato...).

Osserva i fatti

Osserva i fatti: se una scelta o una situazione ti crea forte disagio, ti fa stare male o ti rende infelice, è molto probabile che non sia adatta a te; anche se presenta evidenti vantaggi o tutti la trovano invidiabile.

Osserva le tue scelte

Per scoprire le convinzioni inconsce su te stesso, osserva le tue scelte: se rimani in una relazione frustrante o un lavoro che non ti piace, è possibile che tu non creda di meritare di meglio; se sei spesso attratto da persone che ti rifiutano o ti svalutano, forse non credi di essere degno d'amore, ecc.
In altre parole, al di là di quello che pensi razionalmente, le tue azioni reali indicano quello in cui credi nel tuo profondo.

La "cosa giusta" non esiste

Infine, ricordati che non esiste la "cosa giusta da fare" in assoluto, perché:

Le "cose giuste" cambiano nel corso del tempo, delle culture e dei luoghi. Quindi, solo tu puoi decidere qual è la "cosa giusta" per la tua vita. Gli altri possono a volte darti utili opinioni, ma alla fine la decisione è solo tua.


"Per ogni idea della cui giustezza sei assolutamente convinto, ci sono milioni di persone che la ritengono sbagliata."
(Wayne W. Dyer)

"Il vero signore è simile a un arciere: se sbaglia il bersaglio, cerca la causa di questo in se stesso."
(Confucio)

"Molto del dolore che provate è da voi stessi scelto."
(Kahlil Gibran)


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Citazioni 4
Psicologia, Esseri umani

Ho sempre amato citazioni e aforismi: il loro potere di condensare la saggezza in poche parole, di illuminare la verità, di incoraggiare il cambiamento... per questo li raccolgo da molti anni. Non di rado ho tratto supporto e ispirazione da essi.
Come ha scritto Isaac Newton, "Se ho visto oltre è perché sono salito sulle spalle di giganti". L'intelligenza e l'acume (a volte anche in una singola frase) di chi è più "grande" di me, mi ha aiutato ad aprire la mente e diventare quello che sono. Abbiamo tutti da imparare.

Ho quindi pensato di raccogliere le citazioni più significative in alcuni post, suddivisi per argomenti:
  1. Amore e relazioni
  2. Matrimonio - Amicizia - Sessualità - Amore per se stessi, Autostima
  3. Felicità e infelicità - Dolore e sofferenza
  4. Psicologia, Esseri umani
  5. Vita, Esistenza, Morte
  6. Filosofia, Etica, Idee
  7. Politica - Educazione - Denaro e lavoro - Animali


Psicologia, Esseri umani


Potrete ingannare tutti per un po’. Potrete ingannare alcuni per sempre. Ma non potrete ingannare tutti per sempre.
(Abramo Lincoln)

I sogni sono desideri che l'uomo tiene nascosti anche a se stesso.
(Akira Kurosawa)

Persino su un banco d'accusato, è sempre interessante sentir parlare di sé.
(Albert Camus)

Quanti delitti commessi semplicemente perché i loro autori non potevano sopportare di aver torto.
(Albert Camus)

E' più difficile spezzare un pregiudizio che un atomo.
(Albert Einstein)

Non ardo dal desiderio di diventare uomo finché posso essere anche donna bambino animale o cosa.
(Alessandro Bergonzoni)

Le parole fanno un effetto in bocca e un altro negli orecchi.
(Alessandro Manzoni)

Ci sono caratteri che per star bene devono far star male gli altri.
(Alessandro Morandotti)

Tutti gli uomini sono pazzi, e chi non vuole vedere dei pazzi deve restare in camera sua e rompere lo specchio.
(Alphonse De Sade)

Tutti i grandi sono stati bambini un giorno. Ma pochi di essi se ne ricordano.
(Antoine De Saint-Exupery, da “Il Piccolo Principe”)

Non esiste genio senza una dose di follia.
(Aristotele)

Chi scrive in modo trascurato confessa così, anzitutto, che lui per primo non attribuisce un gran valore ai suoi pensieri.
(Arthur Schopenhauer)

La cosa seccante di questo mondo è che gli imbecilli sono sicuri di sé, mentre le persone intelligenti sono piene di dubbi.
(Bertrand Russell)

Se pensi di essere troppo piccolo per avere effetto, non sei mai stato nel letto con una zanzara.
(Betty Reese)

L'astinente fugge da ciò che desidera, ma porta il suo desiderio con sé.
(Bhagavad Gita)

Pensare è molto difficile - per questo la maggior parte della gente giudica. La riflessione richiede tempo, perciò chi riflette già per questo non ha modo di esprimere continuamente giudizi.
(Carl Gustav Jung)

Tutto ciò che ci irrita negli altri può portarci a capire noi stessi.
(Carl Gustav Jung)

Conoscere le nostre paure è il miglior metodo per occuparsi delle paure degli altri.
(Carl Gustav Jung)

Quello che sono sarebbe sufficiente, se solo lo fossi a viso aperto.
(Carl Rogers)

Tutto il problema della vita è dunque questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con gli altri.
(Cesare Pavese)

L'ignoranza genera fiducia più spesso della conoscenza.
(Charles Darwin)

Il silenzio è il sovrano del disprezzo.
(Charles-Augustine de Sainte-Beuve)

Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa piacere cosi come sei, quindi vivi, e fai quel che il tuo cuore ti suggerisce.
(Charlie Chaplin)

Alla gioventù si rimprovera spesso di credere sempre che il mondo cominci solo con essa. Ma la vecchiaia crede ancor più spesso che il mondo cessi con lei.
(Christian Friedrich Hebbel)

L'uomo è il peggior nemico di sé stesso.
(Cicerone)

Penso che la vita sia un continuo processo di apprendimento e che più invecchi più hai storie da raccontare perché hai imparato di più sulla gente. E anche su te stesso.
(Clint Eastwood)

Se incontrerai qualcuno persuaso di sapere tutto, o di essere capace di fare tutto, non potrai sbagliare: costui è un imbecille.
(Confucio)

Tutti gli uomini sarebbero tiranni se potessero.
(Daniel Defoe)

Molto prima che esistesse un cervello razionale, esisteva già quello emozionale.
(Daniel Goleman, “Intelligenza emotiva”)

La satira non offende le persone, ma solo i loro pregiudizi.
(Daniele Luttazzi)

Una persona che è gentile con te ma scortese con il cameriere, non è una persona gentile.
(Dave Barry)

La diplomazia è l'arte di permettere ad un altro di fare a modo tuo.
(David Frost)

Desiderare ardentemente qualcosa, significa diventare ciechi a tutto il resto.
(Democrito)

La risata è qualcosa di molto potente e solo le persone civili, le persone libere ed emancipate, sanno ridere di loro stesse.
(Doris Lessing)

Di solito l'istinto ti dice quel che devi fare molto prima di quanto occorra alla tua mente per capirlo.
(Edmund Burke)

E' proibito dare consigli quando la gente non li chiede.
(Eduardo De Filippo)

Nessuno può farvi sentire inferiore senza il vostro consenso.
(Eleanor Roosevelt)

Per chi è sveglio esiste un solo mondo comune a tutti; ma quando si dorme ciascuno entra nel suo proprio mondo privato.
(Eraclito)

La villania è l'imitazione della forza da parte di chi forte non è.
(Eric Hoffer)

Un egoista è un uomo che non pensa a me.
(Eugene Labiche)

La parola comunica il pensiero, il tono le emozioni.
(Ezra Pound)

Gli infelici valutano costantemente gli altri, criticano continuamente il loro comportamento e spesso su di loro sfogano il proprio personale malessere o fallimento.
(Fabio Volo)

La menzogna è il rifugio dei fanciulli, degli sciocchi e dei malvagi.
(Francis Bacon)

Il modo sicuro di restare ingannati è credersi più furbi degli altri.
(François de la Rochefocauld)

I deboli non possono essere sinceri.
(Francois de La Rochefoucauld)

Chi immagina di poter fare a meno del mondo s'inganna parecchio; ma chi immagina che il mondo non può fare a meno di lui s'inganna ancora di più.
(François de La Rochefoucauld)

Se non avessimo difetti, non ci farebbe tanto piacere trovarne negli altri.
(François de La Rochefoucauld)

Per chi è molto solo, il rumore è già una consolazione.
(Friederich Nietzsche)

Contro la stupidità gli stessi déi lottano invano.
(Friedrich von Schiller)

Chi non ride mai non è una persona seria.
(Fryderyk Chopin)

Coloro a cui sfugge completamente l'idea che è possibile aver torto non possono imparare nulla, se non la tecnica.
(G. Bateson)

L'uomo veramente grande è colui che fa sentire grande ogni altro uomo.
(G. K. Chesterton)

Il maggior problema della comunicazione è l’illusione che sia avvenuta.
(George Bernard Shaw)

Chi cerca la verità dell'uomo deve farsi padrone del suo dolore.
(Georges Bernanos)

Rispetto è comportarsi con gli altri in modo tale che non debbano sforzarsi di capirti o di interpretarti.
(Gerry Scotti)

Che le cose siano così, non vuol dire che debbano andare così. Solo che, quando si tratta di rimboccarsi le maniche e incominciare a cambiare, vi è un prezzo da pagare, ed è allora che la stragrande maggioranza preferisce lamentarsi piuttosto che fare.
(Giovanni Falcone)

Gli uomini credono volentieri a ciò che desiderano sia vero.
(Giulio Cesare)

Abbiamo creato un tipo umano che non solo consuma per esistere, ma esiste per consumare.
(Giulio Tremonti)

Non potrei mai far parte di un club che accettasse tra i suoi membri uno come me.
(Groucho Marx)

Il nostro carattere è quello che noi facciamo quando pensiamo che nessuno ci stia guardando.
(H. Jackson Brown)

Non è la nostra intransigenza a scaldarci la notte, bensì la nostra tenerezza, che induce gli altri a desiderare di tenerci caldi.
(Harold Lyon)

Strappa all'uomo comune le illusioni e con lo stesso colpo gli strappi anche la felicità.
(Henrik Ibsen)

Ogni generazione ride delle vecchie mode, ma segue religiosamente le nuove.
(Henry David Thoreau)

Molte persone usano più energie per parlare dei problemi di quante non ne utilizzino per risolverli.
(Henry Ford)

Se potessimo leggere la storia segreta dei nostri nemici, troveremmo, nella vita di ognuno di loro, abbastanza dolore e sofferenza da disarmare ogni ostilità.
(Henry Wadsworth Longfellow)

Il mondo è una commedia per quelli che pensano, una tragedia per quelli che sentono.
(Horace Walpole)

Gli uomini costruiscono troppi muri e mai abbastanza ponti.
(Isaac Newton)

La conoscenza del prossimo ha questo di speciale: passa necessariamente attraverso la conoscenza di se stesso.
(Italo Calvino)

E' vero che non sei responsabile di quello che sei, ma sei responsabile di quello che fai di ciò che sei.
(Jean-Paul Sartre)

E' inutile parlare molto per rifiutare, l'altro sente sempre solo il 'No'.
(Johann W. Goethe)

Il codardo minaccia quando è al sicuro.
(Johann W. Goethe)

Un uomo diventa vecchio quando i suoi rimpianti prendono il posto dei suoi sogni.
(John Barrymore)

Nessun uomo è un'isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente; una parte del tutto.
(John Donne)

Le menti più pure e più pensose sono quelle che più amano i colori.
(John Ruskin)

E' insito nell'uomo, a mano a mano che invecchia, inveire contro i mutamenti, e a maggior motivo quando si tratti di mutare in meglio.
(John Steinbeck)

Metti a nudo il tuo cuore, e la gente starà ad ascoltarti per quello - e solo quello è interessante.
(Joseph Conrad)

Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità.
(Joseph Goebbels)

Non puoi giudicare nessuno al di là di quanto conosci di lui; ed è ben poco quel che tu ne conosci.
(Kahalil Gibran)

Se tutti noi ci confessassimo a vicenda i nostri peccati, rideremmo sicuramente per la nostra totale mancanza di originalità.
(Kahlil Gibran)

I vecchi danno buoni consigli per consolarsi di non poter più dare cattivi esempi.
(La Rochefoucauld)

La gentilezza nelle parole crea fiducia; la gentilezza nel pensiero crea profondità; la gentilezza nel sentimento crea amore.
(Lao Tzu)

Il carattere delle persone non si rivela mai così chiaramente come nel gioco.
(Lev Tolstoj)

Tutti pensano a cambiare l'umanità, ma nessuno pensa a cambiare se stesso.
(Lev Tolstoj)

Abbiamo sempre bisogno di qualcuno responsabile delle nostre preoccupazioni e della nostra infelicità.
(Luigi Pirandello)

Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti.
(Luigi Pirandello)

L'uomo attinge in se stesso i suoi materiali e si costruisce, come una casa.
(Luigi Pirandello)

Di solito si detesta chi ci assomiglia, e i nostri stessi difetti visti dal di fuori ci esasperano.
(Marcel Proust)

La costanza di un'abitudine è di solito proporzionale alla sua assurdità.
(Marcel Proust)

Quanto tempo risparmia chi non sta a guardare quello che dice o fa o pensa il suo vicino.
(Marco Aurelio)

L'uomo è l'unico animale che arrossisce, ma è l'unico ad averne bisogno.
(Mark Twain)

Dobbiamo imparare a vivere insieme come fratelli o periremo insieme come stolti.
(Martin Luther King)

Per farsi dei nemici non è necessario dichiarare guerra, basta dire quello che si pensa.
(Martin Luther King)

Quando cerchiamo il bene negli altri, scopriamo il meglio in noi stessi.
(Martin Walsh)

A volte dovete conoscere qualcuno davvero bene, prima di capire che non vi conoscete affatto.
(Mary Tyler Moore)

Un uomo che ha piegato se stesso non è mai riuscito a fare diritti gli altri.
(Mencio)

Gran parte della conflittualità che c'è nella nostra vita può essere spiegata da un semplice ma triste dato di fatto: non ci ascoltiamo mai per davvero.
(Michael P. Nichols)

Quando permettiamo che sia rivelata la verità su noi stessi, sperimentiamo la liberazione.
(Michael Zimmerman)

C'è bisogno di orecchi molto resistenti per sentirsi giudicare con sincerità.
(Michel de Montaigne)

Le nature sanguinarie nei riguardi degli animali rivelano una naturale inclinazione alla crudeltà.
(Michel de Montaigne)

Due volte sciocco colui, che svelando un segreto ad un altro, gli chiede caldamente di non svelarlo a nessuno.
(Miguel de Cervantes)

C'è un mercato che crea desideri, i desideri diventano bisogni, i bisogni diritti che vogliono sempre essere riconosciuti.
(Monica Toraldo di Francia)

La mente è un ottimo servitore, ma un pessimo padrone.
(Nisargadatta Maharaj)

Caccerai l'indole naturale con il forcone, tornerà egualmente.
(Orazio)

Per evitare un difetto, gli stolti cadono nel difetto contrario.
(Orazio)

Il dovere è quello che ci aspettiamo dagli altri.
(Oscar Wilde)

Nessuno può essere libero se costretto ad essere simile agli altri.
(Oscar Wilde)

Quasi tutte le persone sono altre persone. I loro pensieri sono le opinioni di qualcun altro, le loro esistenze una parodia, le loro passioni una citazione.
(Oscar Wilde)

Visto da vicino, nessuno è normale.
(Oscar Wilde)

Faust si lamentava di avere due anime nel petto, io ne ho una folla litigiosa. E' come essere in una repubblica.
(Otto von Bismarck)

Si può essere arrabbiati e dare a vedere la propria collera continuando a essere persone civili.
(P.M. Forni)

Il vero Io è quello che tu sei, non quello che hanno fatto di te.
(Paulo Coelho)

Mi sono resa conto che non si sfiorano mai le persone in modo tanto leggero da non lasciare traccia. Ciò che noi siamo incide su quanti ci stanno intorno.
(Peggy Tabor Millin)

I consigli sono raramente graditi. E quelli che ne hanno più bisogno sono anche sempre quelli a cui piacciono meno.
(Philip Dormer Chesterfield)

La diversità di ognuno di noi non è un'arma per discriminare, etichettare, ma una ricchezza.
(Pier Paolo Pasolini)

Se vuoi conoscere la vera natura di un uomo, devi dargli un grande potere.
(Pittaco)

Non conosco una via infallibile per il successo, ma soltanto una per l'insuccesso: voler accontentare tutti.
(Platone)

I sogni non vogliono farvi dormire, al contrario, vogliono svegliare.
(R. Magritte)

Se dovessi ipotizzare quale sia la preoccupazione più endemica e più diffusa tra gli esseri umani, direi che niente è più comune della paura dei propri simili.
(R.D. Laing)

Quando compite degli atti di gentilezza, provate dentro di voi una sensazione meravigliosa. E' come se qualcosa dentro il vostro corpo rispondesse e dicesse: 'Sì, è proprio così che dovrei sentirmi'.
(rabbino Harold Kushner)

Ciò che più di tutto ci impedisce di stare bene è la repressione che costantemente operiamo nei confronti di noi stessi.
(Raffaele Morelli)

La maggioranza dei nostri malesseri nasce dall'atteggiamento mentale che abbiamo verso noi stessi. Questo è uno dei concetti dominanti che accomuna il pensiero di tutti i Grandi Saggi.
(Raffaele Morelli)

Quello che sei parla così forte che non riesco a sentire cosa dici.
(Ralph W. Emerson)

Fa' quel che ti spaventa e la fine della paura è assicurata.
(Ralph Waldo Emerson)

Un popolo senza visioni è destinato a perire.
(Ralph Waldo Emerson)

Una delle più belle soddisfazioni di questa vita è rappresentata dal fatto che nessun uomo può cercare sinceramente di aiutare qualcun altro senza aiutare se stesso.
(Ralph Waldo Emerson)

Abbiate sempre qualcosa da offrire, perché questo vi darà maggiori possibilità di successo.
(Randy Pausch)

E' emozionante realizzare i sogni della propria infanzia ma, invecchiando, è possibile scoprire che aiutare i sogni altrui è ancora più bello.
(Randy Pausch)

L'unica giustificazione per il fatto di guardare qualcuno dall'alto in basso, è perché si vuole aiutarlo ad alzarsi.
(rev. Jesse Jackson)

Devi imparare a sopravvivere alle sconfitte. E' in quei momenti che si forma il carattere.
(Richard Nixon)

La ricompensa al conformismo diffuso era essere apprezzati da tutti, fuorché da se stessi.
(Rita Mae Brown, “Venus Envy”)

Chi non è padrone di sé finisce servo degli altri.
(Roberto Gervaso)

Il comando più difficile è comandare a sé stessi.
(Seneca)

Solo i rimproveri in cui c'è qualcosa di vero feriscono; solo quelli ci turbano.
(Sigmund Freud)

Imparare qualcosa, non c'è nessuno che lo voglia; essere lusingato, ci sono migliaia e migliaia che lo vogliono.
(Soren Kierkegaard)

La vera patria è quella in cui incontriamo più persone che ci somigliano.
(Stendhal)

Chiunque salva una vita, salva il mondo intero.
(Talmud)

Nessuno che una volta abbia riso veramente di cuore può essere irrimediabilmente cattivo.
(Thomas Carlyle)

Lo stupido non perdona né dimentica; l'ingenuo perdona e dimentica; il saggio perdona, ma non dimentica.
(Thomas Szasz)

La vita è talmente sorprendente che ci sarà sempre chi è disposto a ricorrere alla violenza per ricondurla all'ordine.
(Tim Parks)

Un adulto creativo è un bambino sopravvissuto.
(Ursula K. Le Guin)

Mi contraddico? Ma certo che mi contraddico, sono grande, contengo moltitudini.
(Walt Whitman)

Non ho alcun dubbio che ho meritato i miei nemici, ma non sono sicuro di aver meritato i miei amici.
(Walt Whitman)

Hai raggiunto 'l'illuminazione' quando smetti di incolpare gli altri e ti assumi la piena responsabilità di tutti gli aspetti della tua vita.
(Wayne W. Dyer)

Quando la gentilezza abbandona le persone, anche soltanto per qualche istante, abbiamo paura di loro perché anche la ragione li ha abbandonati.
(Willa Cather)

Quelli che fanno del proprio abito una parte principale del loro essere, non acquisiranno, in generale, più valore del proprio abito.
(William Hazlitt)

La caratteristica più radicata nell'umana natura è il bisogno di essere apprezzati.
(William James)

I vigliacchi muoiono molte volte prima della loro morte. L'uomo coraggioso sperimenta la morte una volta sola.
(William Shakespeare)

L'ottimista vede opportunità in ogni difficoltà, il pessimista vede difficoltà in ogni opportunità.
(Winston Churchill)


E se per caso siete curiosi di conoscere le mie "perle di saggezza" (con cui non penso certo di competere con i "grandi"), ho raccolto in un post i miei pensieri.


"Le idee migliori sono proprietà di tutti."
(Seneca)


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Se gli argomenti di questo post ti toccano da vicino e vorresti discuterne, approfondire, o rivolgermi delle domande; oppure se senti il bisogno di parlare dei tuoi problemi, puoi chiedermi un colloquio.

Se ci credi, diventerà vero (per te)

Nella nostra cultura c'è un concetto basato sul buon senso: "Se lo vedo, ci credo": è ragionevole e tutti tendiamo a crederlo.
E' però vero anche il suo contrario, ma questo sfugge ai più: "Se ci credo, (sarà probabile che) lo vedo". Ovvero, quando crediamo a qualcosa (anche se non corrisponde alla realtà), tendiamo a vederla, e a farla avverare.
E' quel fenomeno che in inglese si chiama "self-fulfilling prophecy" ("profezia che si autoavvera" - vedi la voce su Wikipedia): questo perché la nostra mente non è oggettiva, ma interpreta la realtà in base alle sue convinzioni. E le azioni che ne conseguono, possono portare proprio alla realizzazione di quello che temiamo.

Esempi antichi e moderni

La definizione moderna è opera del sociologo Robert K. Merton, ma il concetto era noto già agli antichi.
  • Merton fa l'esempio di una banca solida e affidabile. Se un giorno si diffondesse la voce - falsa - che la banca stia fallendo, i clienti correrebbero a ritirare i loro risparmi; ma poiché buona parte dei fondi di una banca sono investiti e non disponibili, la banca si renderebbe insolvente e finirebbe col fallire.
    La profezia, pur falsa, se creduta porterebbe alla sua realizzazione.
  • L'esempio antico più famoso è quello della tragedia greca di Edipo. Il padre Laio riceve la profezia che un giorno verrà ucciso da suo figlio; egli abbandona allora il bimbo alla morte, ma questi viene trovato e adottato da estranei (che non gli rivelano la sua origine). Diventato adulto, Edipo riceve la stessa profezia e, per evitare di uccidere quello che crede suo padre, abbandona la famiglia adottiva. Giunto nella sua città di nascita, ha uno scontro con uno sconosciuto e lo uccide, scoprendo poi che era sua padre.
    Anche qui, è il credere alla profezia che porta al suo compimento.
  • Su un piano più banale e quotidiano, pensiamo a un coniuge molto geloso. Il suo comportamento ossessivo e soffocante, ha buone probabilità di esasperare il/la consorte (pur se fedele), al punto da indurlo effettivamente al tradimento o all'abbandono.
  • Un altro esempio, molto concreto, è quello dell'effetto "placebo" in medicina: un falso medicinale (in realtà acqua colorata o pillole di zucchero), assunto da pazienti che lo credono vero, produce spesso un effetto simile al farmaco reale.

Convinzioni e influsso sulla realtà

Questa meccanismo ci mostra quanto le nostre convinzioni possano influire sulla situazione che viviamo (come spiegato anche nel post sul rapporto con la realtà).
Rivela anche il motivo per cui sia gli ottimisti che i pessimisti tendono ad "avere ragione" entrambi: poiché quello che ti aspetti tende ad avvenire, e tu stesso tendi a crearlo, ecco che all'ottimista le cose andranno tendenzialmente bene (esistono ricerche che lo dimostrano), mentre al pessimista andranno probabilmente assai meno bene (il che gli permetterà di dire, con magra soddisfazione: "Vedi che avevo ragione?").
Quindi, ottimisti e pessimisti finiranno con l'essere entrambi buoni "profeti" (pur con risultati opposti); il che confermerà le loro convinzioni, il che produrrà ulteriori risultati in accordo con esse, in un circolo virtuoso (o vizioso). Fino a che agiscono inconsapevolmente, entrambi crederanno di comprendere la realtà meglio dell'altro ma, in effetti, quello che fanno è contribuire a creare la realtà stessa.
A questo punto diventa evidente come sia importante, per vivere bene, coltivare convinzioni costruttive, ed eliminare quelle distruttive. Credere che "Le donne sono tutte interessate ai soldi" o "Gli uomini sono tutti traditori", ad esempio, non sono solo ottusi preconcetti (che ci creano difficoltà di relazione), ma ci indurrano ad incontrare (o scegliere) proprio quel tipo di persone! :-(
Anche se ognuno è convinto che le proprie idee siano corrette e rispecchino la realtà, tutti crediamo in molte cose false (perché ce le hanno insegnate da bambini, o non le abbiamo mai messe in discussione). E' quindi necessario analizzare e dubitare delle proprie convinzioni, specialmente se sono limitanti.

Attento a quello che credi

Questo concetto ricorderà ad alcuni quello del "pensiero positivo", ovvero che pensare positivamente conduce a risultati positivi (e viceversa). Ed effettivamente hanno una base simile.
Ma è importante sottolineare che non è tanto quello che pensiamo che produce effetti, ma piuttosto quello in cui crediamo. E' facile pensare "Voglio essere ricco; voglio essere amato" ma, se nel profondo crediamo in modo opposto (perché ne abbiamo paura o crediamo di non meritarlo), i risultati non verranno. Se in fondo a me stesso sono convinto di non valere, per quanto posso desiderare il successo, tenderò ad auto-sabotarmi (cioè ad agire in accordo con la mia convinzione, e a produrre risultati corrispondenti).
La mente umana ha un "meccanismo di coerenza", per cui tende a restare allineata ai propri pensieri, anche se ci rendono infelici (perché lo scopo della mente non è quello di renderci felici, ma di farci sopravvivere).

Il potere dell'inconscio

Le nostre convinzioni ci influenzano specialmente quando sono inconsce, ovvero quando non ne siamo consapevoli: quindi non possiamo gestirle né metterle in discussione. Agiscono per così dire "nell'ombra", e per questo possono facilmente "manovrarci". Come fili invisibili, ci tirano e ci guidano, e noi ci ritroviamo ad agire senza capirne il motivo (esempi classici sono l'ansia, la gelosia, la timidezza...).
E' quindi fondamentale fare chiarezza su quello a cui crediamo, per diventare consapevoli delle convinzioni che ci guidano e di come ci influenzano. Quando finalmente riconosciamo una convinzione negativa, acquisiamo la possibilità di metterla in discussione o di smontarla; non siamo più passivamente in suo potere.

Illuminare ciò che è oscuro

A questo punto, molti si chiederanno "Ma come posso conoscere le mie convinzioni inconsce?". Giustamente, l'inconscio è - per definizione - fuori dalla nostra coscienza. Anche se esistono tecniche psicologiche per "portarlo alla luce", spesso non è facile.
Un metodo è quello di osservare i nostri comportamenti, o i risultati: poiché le convinzioni ci "manovrano" (specialmente quelle inconsce), comportamenti e risultati li rispecchieranno. Questo può essere difficile da "digerire" (è più comodo attribuire gli insuccessi alla "sfortuna" o a mancanze altrui), ma siamo sempre noi i primi creatori della nostra vita (anche quando non ce ne rendiamo conto).
Se osservo un mio comportamento (specie se ripetuto), posso desumere che ci sia dietro una certa convinzione:
  • Per esempio, molti anni fa mi innamoravo quasi sempre di ragazze che mi rifiutavano; credevo che accadesse perché ero poco attraente, finché ho scoperto di avere la convinzione inconscia "Le donne non mi vogliono"! Con quella consapevolezza, ho iniziato a notare che ero proprio io ad attaccarmi a donne non interessate a me, e ad allontanare (o ignorare) quelle invece disponibili.
    Ancora una volta, la "profezia" (inconscia) faceva in modo di autoavverarsi!
  • Se io desidero essere ricco, ma ho spesso difficoltà economiche, forse vuol dire che ho delle convinzioni contro il denaro (ad esempio, "I soldi sono sporchi", "I ricchi sono malvagi", "Meglio essere povero ma onesto"... sono convinzioni molto diffuse).
    Chi crede che "Il denaro è la fonte di tutti i mali" (altro classico), opporrà grosse resistenze verso i soldi.
  • Chi rimane - o ricade - in situazioni negative o frustranti (partner inadeguati, lavori sgradevoli, maltrattamenti...) è possibile che abbia un livello scarso di autostima. Anche se trova giustificazioni, il permanere in tali situazioni spesso indica la convinzione di non meritare di meglio.
Ovviamente ci possono essere molteplici motivi dietro alle nostre azioni o agli avvenimenti, ma le convinzioni giocano spesso un ruolo primario, da non sottovalutare.

Ci vuole una certa attitudine da investigatore per scovare le nostre convinzioni profonde, ma se ci proviamo, scopriremo sicuramente qualche sorpresa. Tenete conto che siamo tutti alquanto ignoti a noi stessi, e che la conoscenza è sempre fonte di potere. :-)


"Che pensiate di riuscirci o di non riuscirci, avrete comunque ragione."
(Henry Ford)


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