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Perché siamo sostituibili (anche se siamo unici)

C'è una contrapposizione che attraversa ogni tipo di relazione, ma in modo particolarmente drammatico le relazioni sentimentali: quella tra l'essere voluti per quello che si è ("Ti amo per come sei"), oppure per quello che si dà ("Ti amo per quello che fai per me").
La conseguenza più significativa di questa contrapposizione, è l'essere ritenuti (rispettivamente) unici oppure sostituibili dalle altre persone: poiché nessuno è uguale a me, se sono amato per quello che sono sarò insostituibile; se, invece, sono amato o voluto per quello che faccio, ovviamente qualcun altro potrebbe fare lo stesso e prendere il mio posto.

“Se sono amato per quello che faccio,
qualcun altro potrebbe prendere
il mio posto”

Il bisogno di sentirsi unico

Questa è, secondo me, la ragione base per cui tutti gli esseri umani provano il forte bisogno di essere ritenuti unici e/o indispensabili (nelle relazioni, o anche in situazioni lavorative). E, quando questo non accade, possono provare grande angoscia o persino reazioni violente.
Perché, se sono unico e insostituibile, sono (relativamente) al sicuro dall'essere abbandonato o tradito con altri; mentre se sono "uno qualunque", potrò essere sostituito da chiunque e in qualsiasi momento; e, perciò, perdere quello che mi è prezioso (l'affetto dei miei amici, l'amore del mio coniuge, il mio stipendio...).

Tornando alla contrapposizione iniziale (essere e/o dare), essa funziona allo stesso modo: più la mia relazione è basata su quello che do, più è possibile che io venga sostituito da qualcuno in grado di dare lo stesso; e addirittura diventa probabile che io venga sostituito da qualcuno che sia in grado di offrire più di quanto io dia.
Per contro, se la relazione è basata essenzialmente su quello che io sono, allora diventa improbabile che io venga sostituito: se vuoi me, allora è proprio me che vuoi (e non un altro).

Gelosia e insicurezze

Credo che questa dinamica sia anche una delle principali fonti della gelosia: la paura di perdere il bene amato, di essere "deposti" e abbandonati perché una persona equivalente (o persino migliore) entra in scena.
Una paura che, ovviamente, è tanto più forte quanto minore è l'autostima o maggiore l'insicurezza della persona. Da questo punto di vista, la gelosia dipende più dal mio timore di perdita che dal comportamento del partner (se io credo di valere poco o nulla, vedrò qualsiasi interazione del partner come minacciosa, perché temo che chiunque altro potrebbe valere più di me).

“Se credo di valere poco o nulla,
vedrò qualsiasi interazione del partner
come minacciosa”

Paure femminili, paure maschili

Questa paura di essere sostituibili (e, quindi, il conseguente bisogno di sentirsi unici - e di essere rassicurati dal partner a riguardo) sembra essere particolarmente vivida nelle donne. Il pensiero (o la frase) "Allora per te sono una qualsiasi!" sembra sorgere in loro con una certa frequenza.
Un motivo potrebbe essere che gli uomini sono, mediamente, più inclini alla promiscuità sessuale ed al desiderare una donna per pura attrazione fisica: quando questo accade, ovviamente la donna desiderata è (relativamente) sostituibile; una bella donna può equivalere a qualsiasi altra bella donna.

Con questo, non voglio dire che questa paura non sia presente negli uomini, anzi; forse, viene solo espressa più di rado.
Peraltro, direi che c'è un equivalente maschile della paura femminile espressa sopra: quella di essere voluti principalmente per fattori economici, in quanto portatori di reddito. Sapendo che, mediamente, molte donne sono sensibili al potere d'acquisto o allo status degli uomini, è naturale per loro chiedersi "Mi ameresti lo stesso se fossi povero?". Che è poi molto simile alla paura (più comunemente femminile) "Mi ameresti lo stesso se fossi brutta?".

Insomma, questo tipo di paure aleggiano nella psiche di ognuno, e permeano la maggior parte delle relazioni.

Unico o sostituibile?

Una volta stabilito che a tutti può accadere di provare questi dubbi, viene spontaneo chiedersi: ma in realtà, veniamo amati per quello che siamo o per quello che diamo?
Io direi che, come quasi sempre succede nella vita, la verità sta nel mezzo: ovvero, siamo amati per entrambe le ragioni. Certo, alla base di un innamoramento o di una lunga relazione, in genere c'è una scelta o una preferenza per quel mix di caratteristiche che rende ciascuno unico. Per cui, diventa davvero difficile immaginare che qualcun altro possa prendere il suo posto.

Però, è anche vero che ci leghiamo sempre a qualcuno che soddisfa i nostri bisogni (almeno in parte, o persino solo a livello di immaginazione). Se una persona non ci dà letteralmente nulla, come potremmo trovarla interessante? Nel migliore dei casi potremo provare una certa stima o un vago affetto nei suoi confronti, ma nulla più.
Viceversa, è quando qualcuno ci rende felici, o ci riempie la vita e il cuore (o, quantomeno, a noi sembra così), che tendiamo a legarci fortemente ad esso. Quindi, è inevitabile che il legame tra due persone sia basato, almeno in parte, su quello che reciprocamente si danno, sui bisogni che vengono soddisfatti; su un piano, per così dire, "funzionale".

“Ci leghiamo sempre a qualcuno
che soddisfa i nostri bisogni”

Unico E sostituibile

Insomma, unico e sostituibile in qualche modo convivono. Certo in proporzione variabile, a seconda della qualità e dell'evoluzione della relazione; ma ci saranno sempre entrambi.
Se l'idea di essere assolutamente unici per qualcuno vi appare irrinunciabile, o se tendete a pretendere di essere amati per il solo fatto di esistere (senza dover dare alcunché), considerate che solo i genitori amano in quel modo; solo i figli vengono amati da essi per il semplice fatto di esistere. Per il resto del mondo, ogni relazione comporta anche uno scambio reciproco (e mi sembra pure giusto).

Peraltro, anche quando siamo fortemente legati all'unicità di una persona, quando siamo innamorati di lui e di lui soltanto, quando sembra che mai nessuno potrà prendere il suo posto... può succedere che, tempo dopo, troviamo comunque un "sostituto".
Quando si perde una persona (perché ci si lascia o perché muore), anche qualcuno che abbiamo amato perdutamente, nella maggior parte dei casi troviamo (prima o poi) qualcun altro da amare. Perché le relazioni sono un bisogno fondamentale, forte e difficilmente rinunciabile (e perché nessuno è completamente indispensabile: il mondo andrà avanti anche senza di noi).
Questo accade non perché la persona perduta era per noi poco importante o perché siamo volubili (come alcuni ex sono propensi a credere). Ma perché la vita continua, e vivere solo di ricordi o di rimpianti non è un bel vivere.

Quanto detto ci porta quindi ad alcune considerazioni:
  • Per quanto desideriamo sentirci unici, dobbiamo accettare che potremmo (almeno in teoria) venire sostituiti.
    Questo ci aiuta anche a non "dormire sugli allori", e non dare mai l'altro per scontato (entrambi fattori tossici per una relazione).
  • Se la nostra relazione è principalmente "funzionale" (basata su quello che diamo, che facciamo per l'altro), questo è un probabile segno di squilibrio:
    • potrebbe voler dire che non ci stimiamo abbastanza (pensiamo di dover "comprare" l'amore);
    • se è funzionale solo in un senso (l'uno fa molto, l'altro fa poco), potrebbe indicare che l'altro ci sta usando;
    • in ogni caso, c'è il rischio di venire "sostituiti" da qualcuno che possa dare di più. Non necessariamente un evento tragico, certo, ma è meglio tenerlo presente.


"Quando in un'azienda una persona è indispensabile, vuol dire che l'azienda è organizzata male."
(Robert Niederer)


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