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Perché credi che il mondo peggiori, ma ti sbagli

Mi trovo spesso a discutere con persone convinte che il mondo vada sempre peggio, o che sia diventato peggiore che in passato. Poiché sono convinto del contrario, ho persino scritto un post dove spiego come il mondo vada sempre meglio (anche se certo con alti e bassi), completo di una lunga carrellata storica che lo dimostra.
Ma in queste discussioni ho notato una cosa: anche quando messi di fronte a fatti e prove concrete, queste persone tendono a rimanere fisse sulle loro convinzioni negative - nonostante queste siano sgradevoli e deprimenti. Quindi mi sono chiesto: "Come mai certe persone si convincono che il mondo vada peggiorando (anche se ciò non è oggettivamente vero), e soprattutto perché restano aggrappate tenacemente a questa convinzione?".


Perché crediamo alle brutte notizie

Partiamo dalla prima parte della domanda: come mai molti tendono a credere alle brutte notizie più che a quelle buone? Ci sono diversi motivi.

1. Diamo più peso al negativo

La nostra mente dà molto più peso agli eventi o informazioni negativi, che a quelli positivi. E' lo stesso principio per cui perdere 1000 euro ci fa soffrire molto di più, di quanto ci faccia gioire vincere 1000 euro. Nel nostro cervello, dolore e piacere non hanno lo stesso peso: il primo ha decisamente la priorità.
Questo ha ragioni evoluzionistiche (cioè legate alla sopravvivenza): poiché dare importanza agli eventi dolorosi o rischiosi ci aiuta ad evitare i pericoli, questa tendenza è stata premiata dall'evoluzione. In altre parole, chi si preoccupava del peggio è sopravvissuto di più, quindi questo tratto si è diffuso.

Questo spiega anche perché tendiamo a dimenticare le cose buone nella nostra vita, ma abbiamo sempre presente quello che ci manca. Ciò porta ad una "mentalità di scarsità", per cui ci sentiamo più poveri e svantaggiati di quanto siamo realmente (se non so apprezzare quello che ho, è come se non lo avessi). Lo stesso si applica alla visione del mondo: i più dimenticano i benefici di cui godono, ma si concentrano sugli aspetti negativi.

2. Memoria selettiva

Per una serie di ragioni, di solito le persone hanno un ricordo "edulcorato" del loro passato, o dell'infanzia: ricordano cioè le cose meglio di come realmente fossero, o dimenticando gli elementi negativi. E' per questo che così tanti cadono nella trappola del "Stiamo perdendo i valori" oppure del "Ai miei tempi si stava meglio" : ciò non è quasi mai vero, ma la memoria selettiva lo fa apparire tale.
Per esempio il 50-60enne ricorda i giorni spensierati di quando era ragazzo o il calore familiare... ma dimentica magari le tante privazioni, le volte che i genitori dicevano "Questo non ce lo possiamo permettere", la severità delle punizioni, i bulli che lo angariavano a scuola o durante il militare, senza contare fenomeni di ampia scala come la Guerra Fredda o gli "anni di piombo".
Queste persone, spesso, più che dei tempi passati hanno nostalgia della loro stessa giovinezza ormai perduta.

3. Influsso dei media

Una vecchia regola del giornalismo è che "il sangue fa vendere i giornali" ("If it bleeds, it leads"). Infatti un giornale, o una trasmissione, che enunciasse "Oggi terribile disastro!" avrà certamente più pubblico di uno che dicesse "Oggi tutto bene" - per il motivo esposto al punto 1.
Quindi i media, che come tutte le aziende sono legate al profitto, sono spinti a dare risalto alle notizie negative molto più che a quelle positive. Ne consegue che basarsi sui report dei media ci offre una visione distorta della realtà: se 100 persone sono gentili ed uno solo è un criminale, si parlerà solo di quest'ultimo; facendoci pensare che le persone gentili siano poche o inesistenti.

Alcuni esempi concreti di aree in netto miglioramento, ma che i media invece drammatizzano o ignorano:
  • Omicidi: continuano a diminuire da secoli (qui i dati europei per nazione). In Italia erano 70 per 100.000 abitanti nel 1400, 8 nel 1800, 4 nel 1900, oggi sono meno di 0,5.
    Ma non è questa l'impressione che si riceve dai media.
  • "Femminicidi": sono in calo costante (dimezzati dal 1992 al 2022), e sono la minor causa di morte in Italia (meno di 100 l'anno, lo 0,0003% della popolazione femminile).
    Eppure i media ne parlano come se fossero un'emergenza in aumento.
  • Mortalità infantile: fino al 1900, mediamente nel mondo moriva un bambino su due: il 50% (in Italia nel 1700-1800 era superiore al 40%). Provate a immaginarvelo: mettete al mondo quattro figli e ne muoiono due.
    Al 2020, la mortalità infantile mondiale era scesa al 4,3%. Nei paesi più civilizzati è allo 0,3% (un progresso di oltre il 99,5%). In Italia è intorno all'1%. Ma è molto più frequente sentir parlare di "sanità allo sfascio".

Social media

Questo fenomeno è amplificato all'estremo nei social media: il loro uso degli algoritmi, infatti, permette una visualizzazione filtrata delle informazioni per ogni utente. Per cui ogni utilizzatore tenderà a vedere principalmente:
  • Ciò che più lo emoziona (eventi negativi), ed a cui reagisce maggiormente (punto 1).
  • Ciò che il social media stesso ritiene provochi una maggiore permanenza sulla sua piattaforma (quindi maggiori introiti pubblicitari); cioè eventi negativi o che comunque suscitano le sue reazioni emotive (indignazione, rabbia o paura).
Sono questi meccanismi che generano il fenomeno del doom-scrolling, ovvero del continuare a visualizzare "notizie negative su dispositivi digitali", cosa che può provocare "ansia, incertezza, preoccupazione, paura, angoscia, insonnia, disappetenza e anedonia".

Pubblicità

Questo vale anche per la pubblicità: infatti il marketing usa la paura per vendere di più o cose superflue. Una persona spaventata o preoccupata comprerà più medicine, più assicurazioni, più antifurti, porte più blindate, più armi, auto più grandi (SUV), ecc... tutto ciò che la rassicura (anche quando non ne ha realmente bisogno).
La stessa strategia (spaventare per manipolare) è usata da certi politici, specialmente i populisti e l'estrema destra.

Chi cade in questa sorta di circoli viziosi, si convince sempre di più di quanto il mondo vada a rotoli... perché è tutto ciò che assorbe dai media: non una visione completa e bilanciata della realtà, ma una in cui esistono solo drammi e tragedie.

“I media danno risalto
alle notizie negative
molto più che a quelle positive”

4. Siamo più informati

Un motivo per cui il presente sembra peggiore del passato, è che oggi siamo molto più informati: nel senso che solo alcuni decenni fa non si parlava quasi mai di certi argomenti (pedofilia, violenze domestiche...), e raramente venivamo a sapere di tragedie accadute in altre parti del globo. Per esempio nel 1950 la Cina invase il Tibet, ma non ricordo fosse un argomento diffuso quando ero ragazzo (anni '70); invece quando nel 2014 la Russia ha invaso la Crimea, tutti ne hanno parlato.
In quest'epoca ogni evento negativo viene riportato, analizzato ed amplificato (ma non la maggioranza di quelli positivi): la nostra mente è quindi "bombardata" da brutte notizie che arrivano da ogni parte del mondo, aumentando la sensazione che il mondo stesso stia andando a rotoli. In realtà certe eventi sono sempre accaduti (e ciononostante il mondo è andato avanti ed ha continuato a progredire), ma in passato venivano ignorati o sottaciuti.

5. Ignoranza della storia

Non solo tendiamo a dimenticare molte sofferenze del nostro passato personale (punto 2); ma tendiamo anche ad ignorare, o dimenticare, le tragedie del passato, anche quello relativamente recente. Siamo concentrati sulle "news", ma dimentichiamo la Storia: questo porta ovviamente ad una visione distorta dalle emozioni del momento.
Esempio: in questo periodo (agosto 2025) una notizia di grande risalto è la strage di civili nella striscia di Gaza operata dall'esercito israeliano (al momento oltre 60.000 vittime). Questo ha - giustamente - scioccato molti, e può apparire motivo di pessimismo o di perdita di fiducia nell'umanità. Ma solo se ci dimentichiamo di altre tragedie molto più vaste:
  • Durante la Prima Guerra Mondiale (06-11/1916), nella sola Battaglia della Somme vennero uccisi oltre un milione di soldati.
  • Negli anni 1932-1933 le politiche di Stalin portarono intenzionalmente ad una carestia in Ucraina, chiamata Holodomor ("sterminio per fame"), che produsse dai 3,5 ai 5 milioni di vittime.
  • Nei dieci anni della Rivoluzione Culturale cinese promossa da Mao Tse-Tung (1966-76), vennero uccise tra 1 e 20 milioni di persone, dai loro stessi connazionali.

Certamente lo sterminio a Gaza è gravissimo... ma non possiamo considerarlo peggio degli eventi citati. Per cui prenderlo come dimostrazione, come fanno molti, di "decadenza" o "perdita di valori umani", è frutto di pura ignoranza o "miopia storica".
Per chi ha una decente conoscenza della storia, in effetti, è difficile pensare in termini diversi da "in passato andava peggio, e più andiamo indietro nel tempo peggio andava" (come ho mostrato nel post "Il mondo va sempre meglio").

6. Ci aspettiamo un miglioramento continuo

Rispetto a tutti gli altri animali, gli esseri umani hanno la particolarità di volere sempre di più: è grazie a quell'impulso che siamo passati dalle caverne ai grattacieli, o dal carretto al Jumbo Jet in soli tre secoli. Questa mentalità però ci rende incontentabili, e produce almeno due aspettative irrealistiche.

Tutto deve sempre migliorare

Ci aspettiamo che tutto migliori, mentre è ovvio che ogni progresso comporta pro e contro. E siccome diamo più peso al negativo (punto 1), molti si lamentano dell'inquinamento ma "dimenticano" l'utilità del riscaldamento, delle auto o della produzione industriale (che in effetti inquinano, ma di cui non faremmo certo a meno). Magari rimpiangono l'aria pulita di 100 anni fa... ma "dimenticano" il freddo, la fatica e la fame che pativano le persone di quell'epoca. In pratica gli umani vorrebbero "l'uovo e la gallina", il progresso ma senza effetti collaterali.

Tutto deve migliorare in modo costante

Ci aspettiamo che il progresso sia continuo, ma ciò non è realistico. Non accettiamo che sia del tutto naturale fare due passi avanti ed uno indietro.
  • Per esempio le condizioni economiche delle famiglie occidentali hanno continuato a migliorare dopo il 1950, ma si sono per certi versi stabilizzate negli ultimi 10-20 anni. Ciò è normale: l'economia è ciclica, e nessun economista si aspetterebbe una crescita perenne. Però molte persone vivono una interruzione, od anche solo un rallentamento, come se fosse un peggioramento.
  • Oppure: nel campo farmaceutico si sono fatti enormi progressi, ma naturalmente non vengono inventate cure miracolose ogni anno. Quindi se per esempio certi tumori continuano a mietere vittime, molti lo vivono come un regresso: "Come mai la scienza non fa nulla?!?", ignorando che le cure sono assai migliori di 50 anni fa (ma comunque non infallibili).
  • O, ancora: quando avviene un effettivo peggioramento della situazione (una crisi economica, una nuova guerra, un governo fallimentare...), invece di vederla come un periodo transitorio, spesso lo interpretiamo come una prova di decadenza generale: "La crisi ci butterà tutti su lastrico!", "Arriva la terza guerra mondiale!", "Il Paese ormai è in rovina!", "Le persone sono impazzite"...
Di nuovo, ci si dimentica che l'umanità ha sempre vissuto tragedie e cataclismi, ha sempre attraversato alti e bassi, così come ha sempre superato, prima o poi, ogni crisi.

“Gli esseri umani
hanno la particolarità
di volere sempre di più”

Ragioni particolari o personali

L'elenco sopra - composto da motivi che valgono per ogni essere umano o per una maggioranza - rende più chiaro perché molti rimangano aggrappati ad una visione emotivamente pessimista, anche di fronte a prove contrarie. Ma ci sono categorie di persone ancora più risolute nel negare con forza qualsiasi interpretazione positiva della realtà, per possibili motivi personali che ora proverò ad esaminare.

Confrontare il presente con una utopia

Molti sostengono che "Il mondo fa schifo" perché lo confrontano, magari senza rendersene conto, con una loro visione idealizzata di come il mondo dovrebbe essere. Ovviamente il mondo reale, così come gli esseri umani reali, potranno solo fare una pessima figura rispetto al "mondo perfetto" o all'essere umano "come dovrebbe essere"!
Ogni confronto del genere sarà inevitabilmente fallimentare, perché il mondo non è fatto per renderci felici (e mai lo è stato), e gli esseri umani per loro natura sono imperfetti, fallibili e spesso egoisti o stupidi.
In questo caso l'errore non sta nell'ignoranza o disinformazione, quanto nel non saper distinguere tra utopia immaginaria (per quanto auspicabile) e mera realtà. Costoro sembrano attendere - o pretendere - un mondo in cui nessuno soffra più, nessun delitto e nessuna ingiustizia avvengano, e tutti vivano in fraterna armonia: un sogno fantastico quanto irrealizzabile.

Confrontare il presente con un passato ideale mai esistito

Similmente al caso precedente, alcuni confrontano il presente con un passato ideale od ottimale che non è mai realmente esistito, ma che loro immaginano comunque:
  • Ingenui idealisti, che credono possa esistere, o sia già esistita, una "Età d'Oro".
  • Persone religiose, che credono ad una possibile società ideale basata sulla loro fede, come per i cristiani il "Regno dei Cieli".
  • Femministe, che si convincono come secoli fa la Terra fosse dominata da un "matriarcato" benevolo (a dispetto dell'assenza di prove storiche fondate; "il matriarcato inteso come governo delle donne non è mai esistito").
  • Persino alcuni seguaci di certe aree politiche (specialmente di sinistra, ma non solo), hanno un ricordo alquanto distorto di certi periodi, che quindi rimpiangono con nostalgia: così abbiamo non pochi "sinistroidi" che ricordano l'URSS come un luogo in cui vigeva giustizia sociale e diritti umani (!), così come "destroidi" convinti che Mussolini abbia fatto del bene all'Italia (!!!).

Le ragioni per cui certi individui credono a simili idee in assenza di prove, o addirittura in contrasto con ogni fonte storica, sono da ricercare nella psiche di ciascuno. Certo è che con tali persone ogni ragionamento razionale è vano, in quanto le loro convinzioni sono basate su fantasie e non sulla realtà.

“Alcuni confrontano il presente
con un passato ideale
che non è mai esistito”

Confondere il personale col generale

Spesso prendiamo le difficoltà personali come se fossero prova di un problema generale:
  • Se mi ritrovo disoccupato allora "L'economia sta andando a rotoli"...
  • Se un uomo viene tradito allora "Le donne sono tutte baldracche"...
  • Se una donna non trova una relazione stabile allora "Oggi gli uomini non vogliono impegnarsi"...
  • Se mi rifilano una fregatura allora "Non ci si può più fidare di nessuno"...
  • Se un medico sbaglia una diagnosi allora "Oggi i dottori sono tutti incapaci"...
Immagino che le frasi di cui sopra le abbiate sentite tutti. Ma è davvero così? O, piuttosto, molto spesso il problema riguarda solo noi, od un gruppo ristretto di persone, o magari è stato un colpo di sfortuna...?

Sembra che certe persone trovino insopportabile ammettere che quanto gli accade magari dipende da loro errori (invece che da un problema comune) e quindi, di nuovo, preferiscono dare la colpa al mondo...
O gli piace pensare che tutti siano messi male come loro, perché l'idea che altri stiano molto meglio li fa rodere di invidia...
Oppure cadono in una sorta di "egocentrismo cognitivo", per cui non sanno più distinguere fra loro stessi ed il resto del mondo, o non concepiscono che altri possano vivere in situazioni ben diverse e - non sia mai! - ben migliori della loro...

Pessimismo come proiezione e negazione

Infine, per alcuni il motivo del loro pessimismo è una proiezione verso l'esterno del loro disagio interno. Queste persone soffrono di un profondo malessere interiore: sono depresse, disadattate, disperate, spesso isolate ed incapaci di affrontare efficacemente la realtà, o di trovare soddisfazione in essa. Poiché loro si sentono in modo orribile, ne deriva che il mondo debba essere un posto orribile; come potrebbe essere un bel posto, se loro stanno così male?
Inoltre coltivano una mentalità vittimistica e, proiettando la propria condizione negativa sul mondo, negano di averne responsabilità: invece di ammettere, realisticamente, "La mia vita fa schifo perché ho una serie di gravi problemi", si consolano convincendosi che "La mia vita fa schifo perché il mondo fa schifo: quindi è colpa sua e non mia".
Queste persone faticano ad ammettere che altri possano vivere felici; perché questo implica che il problema sia dentro di loro, non fuori.

Questo vale anche per coloro che insistono a dire che "là fuori" è pieno di persone malvagie od orribili. Di solito queste persone hanno subìto gravi traumi, ma invece di riconoscerli e prendersene cura li proiettano all'esterno. Così, invece di ammettere "Mi hanno fatto cose terribili (ed ora devo farci qualcosa)", si convincono che "Il mondo è pieno di persone terribili".

Non è una novità

L'illusione del "Un tempo si stava meglio", "Una volta c'erano più valori", "Prima le persone erano migliori" sembra essere una costante della nostra specie, non un fenomeno recente: infatti ne vediamo esempi in tutte le epoche, tramite gli aforismi. Un esempio celebre è Cicerone, che ancora prima di Cristo si lamentava della decadenza nella sua epoca dicendo "O tempora o mores!", ovvero "Che tempi, che costumi!".

Possiamo quindi concludere che è tipico dell'essere umano lamentarsi del presente, dimenticando i problemi del passato ed anzi idealizzando i tempi che furono (che di solito erano peggio di come li ricordiamo). In più, alcune persone particolarmente sofferenti o problematiche si attaccano a questo tipo di convinzioni, perché trovano in esse giustificazioni alla loro sofferenza e/o alibi per scaricarne all'esterno la responsabilità.
Quindi la prossima volta che sentirete qualcuno affermare che "Il mondo va sempre peggio...", potete ricordavi che quasi sicuramente non è vero, e quindi mantenere ottimismo e speranza nel futuro - che aiutano a vivere meglio.

"La mente è come Velcro per le esperienze negative, e Teflon per quelle positive."
(Rick Hanson, psicologo)

"La nostra paura del peggio è più forte del nostro desiderio del meglio."
(Elio Vittorini)

"La persona che non è in pace con se stessa, sarà in guerra con il mondo intero."
(Mohandas K. Gandhi)


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Uomini e donne sono diversi per natura

Nonostante le differenze tra i due sessi siano comprovate da numerose ricerche scientifiche, molti continuano a credere all'idea che uomini e donne siano sostanzialmente uguali, e che eventuali diversità siano dovute esclusivamente agli influssi culturali (e quindi modificabili). Questo è ampiamente errato e fuorviante, come mostrerò nel corso del post.
Non a caso, uno dei libri di maggior successo nell'ambito delle relazioni sentimentali è proprio "Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere" di John Gray (info nella Bibliografia). L'autore spiega che "uomini e donne hanno due diversi modi di pensare, di parlare, di amare", e come queste differenze rendano difficili il capirsi e lo stare bene insieme; ma, una volta comprese, aiutino invece a far sentire l'altro amato ed accolto. Il libro è molto apprezzato (4,6 stelle su Amazon) ed ha aiutato numerose coppie.

Naturalmente le differenze non esistono solo tra i due generi, ma anche fra tutti gli individui: in fondo siamo tutti diversi. E' quindi sempre bene considerare la diversità altrui rispetto a se stessi.
Poiché però sono le differenze tra i sessi a generare molti dei problemi che incontriamo, in questo post mi concentrerò su di esse.

L'importanza di capire l'altro

Perché è importante riconoscere queste differenze? Perché altrimenti non ci si capisce, si entra in conflitto, e le relazioni stentano o falliscono. In effetti, gran parte dei problemi di relazione nascono proprio dal non comprendersi a vicenda - inclusi i molti modi in cui l'altro è diverso da me. Come puoi andare d'accordo con qualcuno che non comprendi?

Se non capisco che il sesso opposto può essere anche molto diverso da me, cadrò nel "solito errore" di pensare che gli altri mi assomigliano (un errore così comune che vi hanno dedicato un libro: "The usual error" - "Il solito errore"; recensioni in inglese): quindi mi aspetterò che gli altri siano come me, abbiano gli stessi gusti e gli stessi desideri, e vogliano le stesse cose che voglio io. Perciò succederanno disastri, tipo:
  • Un ragazzo metterà la mano sul sedere di una ragazza sconosciuta, perché per lui è un gesto simpatico, e a lui farebbe piacere.
  • Una ragazza farà la ritrosa verso un ragazzo, anche se le piace, perché a lei viene naturale o le hanno insegnato così; e non capirà perché lui - che lo vive come espressione di freddezza e indifferenza - si allontanerà.
  • Un uomo invierà ad una donna appena conosciuta online foto del suo pene (le temute "dick pics"), perché a lui piace vedere i genitali femminili, e sarebbe felice se lei facesse altrettanto.
  • Quando una donna ha bisogno di condividere un problema, si aspetterà che il partner la ascolti come farebbe una sua amica; lui invece cercherà di trovare soluzioni e proporre consigli.
    Quindi lei si sentirà non ascoltata e non compresa, e lui non capirà perché i suoi sforzi non vengono apprezzati.
Situazioni come queste accadono quando le persone non hanno idea che l'altro sesso sia profondamente diverso - e nessuno gliel'ha spiegato.
Non è questione di rispetto - come invece molti attivisti pensano - ma di ignoranza: se io non so come sei tu, proverò a rispettarti a modo mio, che magari non funziona per te. Per rispettarti a modo tuo, ho bisogno di capire come sei tu, incluso la tua unicità e diversità da me. Invece la propaganda del "Siamo tutti uguali" confonde solo le idee.

“Come puoi andare d'accordo
con qualcuno
che non comprendi?”


Differenze tra uomini e donne

Va premesso che le differenze esposte di seguito sono generalizzazioni, per cui sono vere nella maggior parte dei casi ma non sempre (stiamo parlando di esseri umani, in fondo, non di ingranaggi).

Sesso e personalità

Vale anche la pena ricordare che il sesso biologico (maschio oppure femmina) è altra cosa dalla personalità, che può avere tratti sia mascolini che femminili in entrambi i sessi. Esiste quindi una minoranza di uomini con personalità più femminile e donne con personalità più mascolina (in questi casi le differenze di cui parlo possono risultare invertite, ma costoro sono un'eccezione e non la regola).

  1. Differenze psicologiche e comportamentali
  2. Differenze nella comunicazione
  3. Differenze nella sessualità e nelle relazioni / sentimenti
  4. Differenze fisiche

1. Differenze psicologiche e comportamentali

  • Gli uomini sono più razionali e logici. Le donne sono più emotive.
    L'uomo spiega il suo punto di vista attraverso le idee e i fatti. La donna lo spiega attraverso le emozioni e ciò che sente (motivo per cui spesso i due sessi non si capiscono).
  • Il pensiero e i discorsi maschili si concentrano principalmente sull'azione e sugli oggetti ("Ho fatto, voglio fare, facciamo..."). Il pensiero e i discorsi femminili sulle emozioni e sui sentimenti ("Mi sento, mi ha fatto sentire, vorrei sentirmi...").
  • Non a caso, mediamente i maschi mostrano una maggiore tendenza attiva (entrano in azione, corrono rischi, cercano soluzioni), mentre le femmine una più passiva (esitano, riflettono e aspettano). Questa differenza attiva/passiva accade anche nella seduzione e ricerca di partner.
    Naturalmente questo poi dipende molto dalla personalità individuale.
  • Fin dall'infanzia, i maschi sono più interessati agli oggetti. Le femmine sono più interessate alle persone. Questa preferenza si estende alla vita professionale: questo studio conferma che "gli uomini preferiscono lavorare con le cose e le donne preferiscono lavorare con le persone". Anche nei test di intelligenza, emerge che i maschi hanno migliori capacità pratiche e le femmine migliori capacità sociali.
    Questa differenza si applica sia agli studi che al lavoro: la maggioranza dei maschi predilige materie tecniche o pratiche (p.es economia e commercio o ingegneria; tra l'altro, questo è uno dei motivi per cui gli uomini tendono a guadagnare di più: scelgono professioni più tecniche e meglio remunerate). La maggioranza delle femmine materie umanistiche o che includono il rapporto con le persone (p.es. insegnante o infermiera).
  • Il testosterone è un ormone che influenza il desiderio sessuale, regola la produzione di sperma, promuove la formazione di muscoli, aumenta l'energia. A livello psicologico influenza l'aggressività e la competitività.
    Esso è presente in entrambi i sessi, ma con livelli molto diversi: 265-920 nanogrammi/decilitro negli uomini, ma solo 15-70 ng/dL nelle donne. Questo spiega, tra le altre cose, perché gli uomini siano mediamente molto più interessati al sesso, più aggressivi e competitivi delle donne.
  • I maschi tendono ad essere più aggressivi e intraprendenti, più portati a correre rischi. Le femmine sono meno aggressive, prendono meno l'iniziativa e corrono meno rischi.
    Questa tendenza maschile produce sia comportamenti dannosi che utili: un maschio ha più probabilità di essere violento o commettere reati, ma anche di diventare imprenditore, esplorare nuove frontiere o creare nuove invenzioni (tutte attività che richiedono iniziativa, intraprendenza e scarsa avversione al rischio).

2. Differenze nella comunicazione

Uomini e donne non si capiscono anche perché spesso comunicano in modi diversi:
  • Gli uomini comunicano in modo diretto, logico e fattuale. Le donne in modo indiretto, analogico e allusivo; e non di rado dicendo cose diverse da ciò che pensano (aspettandosi che gli altri, o il partner, indovinino ciò che vogliono, senza dirlo apertamente).
    La frase "Gliel'ho fatto capire" è tipicamente femminile; in inglese le donne spesso si lamentano che "Gli uomini dovrebbero arrivarci da soli" ("Men should get it").
  • Gli uomini parlano principalmente di fatti o informazioni. Le donne parlano principalmente di emozioni e sentimenti.
  • In buona parte dei casi, gli uomini parlano per cercare soluzioni e risolvere problemi (il focus è sui fatti). Le donne invece parlano per condividere emozioni e sentirsi accolte (il focus è sul sentire).
  • Gli uomini faticano a capire quando una donna è interessata a loro, o meno; spesso scambiano la gentilezza per interesse. Le donne invece capiscono più facilmente quando un uomo è interessato (in parte anche perché gli uomini sono più diretti ed espliciti).

3. Differenze nella sessualità e nelle relazioni / sentimenti

Uomini e donne hanno differenti criteri di scelta dei partner; questa ricerca (condotta su 10.000 persone di 37 culture diverse) conferma quanto queste differenze siano innate:
  • Anche nei paesi che promuovono l'uguaglianza di genere, le preferenze di accoppiamento sono diverse. Ciò respinge l'idea comune che uomini e donne siano identici nella loro psicologia di base.
  • I due sessi differiscono in modo sorprendente nelle loro preferenze di partner - e questo vale sia in culture egalitarie (Svezia, Norvegia) che in culture tradizionali (Iran).
  • Quello che vogliamo in un compagno è legato più al nostro genere che alle nostre esperienze e preferenze individuali. I ricercatori hanno potuto dedurre il sesso di una persona con un'accuratezza del 92%, solo basandosi su ciò che cercava in un partner.
Uomini e donne hanno quindi strategie di accoppiamento diverse a livello istintivo, a causa del diverso apparato riproduttivo, ciascuna volta a massimizzare il proprio successo evolutivo (trasmettere i propri geni). In estrema sintesi:
  • I maschi tendono a una strategia "quantitativa": inseminare più femmine possibile (specialmente giovani e belle). Poiché un maschio può fecondare infinite femmine, la sua strategia punta ai "grandi numeri".
    Le scelte di accoppiamento sono basate principalmente sull'aspetto fisico ("Shopping for genes").
  • Le femmine tendono a una strategia "qualitativa": scegliere un solo partner dotato delle migliori qualità (sia come geni che come risorse). Poiché una femmina ha l'onere della gravidanza, la sua strategia si concentra sulla cura e sulle risorse per la prole.
    Le scelte di accoppiamento sono basate sia sull'aspetto fisico che sulle risorse offerte dal partner, o dal suo potenziale ("Shopping for genes and resources").
Naturalmente questi istinti vengono poi mediati dall'educazione ricevuta e dalla cultura in cui viviamo, nonché dalle inclinazioni personali. Ciononostante, queste strategie - plasmate dall'evoluzione - guidano i nostri comportamenti, anche quando non abbiamo alcuna intenzione di procreare; e spiegano anche buona parte dei comportamenti di seguito.

  • Gli uomini farebbero sesso con la maggior parte delle donne che incontrano (se ne avessero l'opportunità). Invece le donne sono molto più selettive, e sono interessate a fare sesso solo con una minoranza di uomini.
  • Gli uomini reagiscono alla nudità femminile con entusiasmo e in modo impersonale (non importa di chi sia, basta che sia un minimo piacente). Le donne reagiscono alla nudità maschile con fastidio o repulsione, a meno che le coinvolga personalmente (l'uomo amato o qualcuno da cui sono attratte).
  • Gli uomini sono generalmente affascinati dalla promiscuità (vedi p.es. nella pornografia, e nell'idea della poligamia o di un'orgia). Le donne sono generalmente disgustate dalla promiscuità.
  • E' noto che gli uomini sono assai sensibili all'aspetto femminile. Ma anche per le donne la bellezza maschile conta; la differenza è che, oltre alla bellezza, per le donne sono importanti anche altri fattori.
    Per gran parte degli uomini, intelligenza e personalità della donna sono secondari rispetto alla bellezza. Invece le donne vogliono un uomo che abbia tutto: bellezza, intelligenza, personalità, talenti, denaro o potere (poi magari si accontentano, ma il loro sogno è quello).
  • Nelle relazioni sentimentali, gli uomini danno importanza primaria al sesso. Le donne danno maggiore importanza all'essere amate e ricevere attenzione.
  • Il sogno della maggior parte degli uomini (specialmente giovani) è avere un "harem": tante donne diverse con cui fare sesso. Il sogno di quasi tutte le donne è un amore da favola ed eterno (il Principe Azzurro).
  • Certi uomini pagano per fare sesso. Certe donne si fanno pagare per fare sesso. L'inverso accade molto più di rado.

4. Differenze fisiche

Le differenze fisiche tra uomo e donna sono evidenti, ma non accade solo tra noi umani. Le diversità tra maschi e femmine sono presenti nella maggior parte delle specie, e così diffuse che esiste un termine scientifico per il fenomeno: dimorfismo sessuale.
Anche se alcune differenze possono apparire scontate, altre non lo sono, e possono essere più influenti di quanto crediamo.

  • Apparato riproduttivo - La differenza non sta solo nella capacità di procreare o meno. L'apparato riproduttivo femminile comporta anche fenomeni come il ciclo mestruale, nonché variazioni ormonali che influenzano fortemente la psiche e il comportamento. In alcuni casi queste variazioni possono indurre gravi malesseri e persino comportamenti criminali.
    Inoltre condiziona certe scelte personali: per esempio, le donne sono meno disponibili a fare sesso anche perché temono una gravidanza.
  • Sistema endocrino - E' noto che gli ormoni influenzano la percezione, l'umore e il comportamento, nonché molti processi fisiologici. Quindi anche le differenze nel sistema endocrino (ghiandole) maschile o femminile, produrranno differenze negli individui dei due generi.
  • Cervello - Anche se la questione è dibattuta (spesso per motivi ideologici piuttosto che scientifici), svariate ricerche rilevano differenze tra il cervello maschile e femminile (sia di umani che animali). Ci sono diverse differenze psicologiche e di abilità tra uomini e donne. E' quindi lecito concludere che ci siano differenze caratteriali e di comportamento innate.
  • Forza fisica - Che gli uomini siano mediamente più forti delle donne fisicamente è indubitabile. Quello che molti non sanno, però, è quanto grande sia questa differenza: le donne hanno una forza del 60-70% rispetto a quella maschile nelle gambe, ma solo del 50-60% nel torso. Quindi nelle attività che coinvolgono i muscoli superiori gli uomini hanno un vantaggio quasi doppio.
    Ecco perché negli sport esistono categorie maschili e femminili: se competessero insieme, le donne perderebbero quasi sempre. Anche quando una squadra di donne professioniste compete contro una di uomini adolescenti o dilettanti, quest'ultima di solito vince. La differenza di forza, potenza e velocità è schiacciante.
  • I due sessi accumulano grasso in modo diverso - Gli uomini soprattutto sulla pancia, mentre le donne specialmente su cosce e glutei. Inoltre, le donne accumulano più grasso corporeo e sono soggette alla cellulite (80-90%) molto più degli uomini (10%). Anche se queste differenze sono più che altro estetiche, sono un'ulteriore riprova di diversità tra i generi che non c'entra nulla con la cultura.
  • Salute e malattie - Anche per i motivi sopra elencati (ma non solo), esistono innumerevoli differenze in ambito sanitario tra i due generi: certe malattie colpiscono solo (o in proporzione maggiore) maschi oppure femmine; la reazione a certi farmaci è diversa; le donne vivono più a lungo; anche nella salute mentale vi sono problematiche differenti (p.es. gli uomini sviluppano più dipendenze, le donne più depressione).


La cultura è secondaria

Motivare queste differenze con la cultura è fallace, in quanto le differenze sopra riportate sono pressoché universalmente valide in tutta l'umanità e nelle varie culture (anche se alcune magari in gradi minori o maggiori, e su questo la cultura può avere un influsso).
Le differenze di comportamento sono motivate in primo luogo da impulsi innati e istintivi, in genere per ragioni evoluzionistiche. La loro natura innata e profonda li rende poco modificabili dalla cultura e dall'educazione. Cultura ed educazione hanno spesso un forte impatto sugli individui, ma resta il fatto che le differenze innate esistono e fanno parte della natura profonda delle persone; per cui non possono essere cancellate ma, al più, modificate.

Il dibattito sull'influsso innato oppure culturale nel comportamento ("Nature vs Nurture") è antico e mai sopito. Molti si convincono che tutto sia determinato da geni ed istinti; altri - al contrario - credono che ogni attitudine sia plasmata dalla cultura (tali posizioni sono forse dovute al fatto che una spiegazione semplice è più rassicurante di una complessa).
La posizione più ragionevole - a mio avviso - è quella che considera l'importanza di entrambi, e di come i fattori innati e culturali interagiscano fra di loro.

Spiegazione evoluzionistica

La spiegazione più probabile per queste differenze viene dall'evoluzione: nel corso di milioni di anni, maschi e femmine hanno sviluppato comportamenti diversi per ottimizzare i ruoli di ciascuno, e garantire così maggiori probabilità di sopravvivere e riprodursi:
  • Le femmine hanno dovuto occuparsi della prole, restando in gruppo nel villaggio: sviluppando così migliori capacità relazionali, comunicative e di intuizione (per capire le necessità dell'infante), minore attitudine al rischio (che avrebbe messo in pericolo anche i piccoli), maggiore tendenza stanziale.
  • I maschi hanno dovuto sia proteggere femmine e cuccioli, che procurare loro il cibo: quindi hanno sviluppato maggiore forza fisica (per caccia e difesa), più aggressività e più tendenza al rischio (per affrontare i pericoli), maggiore capacità di movimento e orientamento (dovendo spostarsi a lungo).
Anche oggi che questi ruoli sono molto meno necessari, le differenze permangono: sia a livello fisico (maggiore forza e dimensioni nei maschi) che caratteriale (per esempio: maggiore aggressività, intraprendenza ed orientamento spaziale nei maschi; migliore intelligenza emozionale e capacità di cura delle persone nelle femmine). La cultura è un fattore secondario (per quanto importante), perché queste differenze sono iscritte nel nostro DNA: per selezione naturale, chi non era all'altezza di quei ruoli non si sarebbe riprodotto.

“Nel corso di milioni di anni,
maschi e femmine hanno sviluppato
comportamenti diversi”

Questi sono i fatti, e sono tutto intorno a noi

Ma non sto parlando solo di teoria e ricerche: se ci guardiamo intorno e osserviamo il comportamento di uomini e donne reali (in un campione abbastanza ampio), nella maggioranza dei casi osserveremo proprio le differenze sopra elencate. Magari non tutti le ammetteranno apertamente, ma risulteranno dai loro comportamenti; poiché non sempre le persone sono sincere, infatti, non bisogna basarsi su ciò che dicono di sé, ma sulle loro azioni.
Basta banalmente osservare comportamenti onnipresenti (incluso nella maggior parte delle culture), come:
  • I maschi sono molto più interessati alla tecnologia (macchine, computer) o agli sport. Le donne sono molto più interessate ad abbigliamento ed accessori (scarpe, borse) o alla cosmesi.
  • Una giornata passata a fare shopping è per molti uomini una sofferenza o una perdita di tempo. Per le donne è una delizia.
  • Nella maggior parte dei casi, il tempo speso per vestirsi e prepararsi dagli uomini è nettamente inferiore al tempo speso dalle donne.
  • Di fronte alla prospettiva di sesso occasionale con uno sconosciuto, la maggior parte degli uomini è interessata od entusiasta. La totalità delle donne è indifferente o disgustata.
  • Per l'uomo medio il matrimonio può essere un evento importante, oppure qualcosa per cui non ha alcun interesse. Per la donna media il matrimonio ha spesso un'importanza esistenziale, o è addirittura qualcosa attorno a cui ruota la sua vita.
  • Se qualcuno entra in una stanza con un infante, gli uomini manifestano un interesse blando o assente. Le donne vanno in brodo di giuggiole.
Negare questi fatti è negare l'evidenza (anche se, di nuovo, possono esserci alcune eccezioni). Di solito chi respinge queste differenze di genere non si basa sull'osservazione delle persone reali, ma sulle sue teorie astratte e idealizzate; sul mondo "come dovrebbe essere", non com'è realmente.

Perché si negano queste differenze

Ci sono una serie di motivazioni che spiegano l'attaccamento spesso viscerale all'idea del "siamo tutti uguali" - al punto di negare persino l'evidenza. Una singola persona può ricadere in una o più di queste categorie.

Idealisti (*)

Costoro sono talmente aggrappati al loro ideale, da negare qualsiasi fatto loro presentato. L'ideale viene anteposto alla realtà, e diventa un "totem" impossibile da mettere in discussione (un po' come la fede per un credente).
(*) Questa categoria include buona parte degli attivisti per qualche causa, molte persone di sinistra, i cosiddetti "woke", i "Social Justice Warrior" (SJW), e molte femministe (vedi sotto).

Personalità fragili e insicure

Per persone di questo tipo, la realtà è spesso troppo complessa e inquietante. Poiché non sono in grado di affrontarla, spesso si inventano delle spiegazioni o dei "fatti alternativi", più semplici e rassicuranti, che li confortano. Di fronte al caos delle relazioni uomo-donna, per costoro credere che "Siamo tutti uguali", "Abbiamo tutti lo stesso valore" o "Tutti meritiamo di essere amati" sono ideali rassicuranti - per quanto utopici.
  • Inoltre, credere che le differenze uomo-donna (e le conseguenti problematiche) siano interamente originate dalla cultura, fornisce l'illusione rassicurante che esse possano essere risolte (se cambiamo la cultura, il problema può sparire).
  • Invece ammettere che certe differenze siano innate significa accettare che certi problemi restano inevitabili (uomini e donne saranno sempre diversi, se è nella loro natura), cosa che per una personalità fragile può risultare così ansiogeno da essere inaccettabile (vedi le reazioni viscerali di certe persone su questo argomento).

Persone immature

Similmente, una persona che non è maturata a sufficienza non è in grado di comprendere le numerose complessità del mondo reale; la sua mente non è abbastanza sofisticata. Per cui si attaccherà a spiegazioni semplici, che è in grado di comprendere (anche se infondate).

Femministe (*)

Riconoscere le differenze di cui parlo vuol dire ammettere che ci sono comportamenti e preferenze maschili e femminili, quindi ogni genere ha le sue ragioni. Ma per il femminismo, che nella maggior parte dei casi opera ad esclusivo vantaggio delle donne (a dispetto di quanto afferma in teoria), questo non è accettabile. Invece, sostenendo la teoria del "Siamo tutti uguali", c'è un solo modello che deve valere per tutti, ed è quello femminile: i bisogni, i desideri ed i problemi delle donne. Per tali femministe, l'uomo dovrebbe essere come una donna.
Secondo questa visione "unificata", se un uomo non vi rientra, magari perché:
  1. dà più importanza al sesso che all'amore;
  2. fa uso di pornografia;
  3. o non ha interesse a sposarsi...
(cioè non corrisponde a preferenze e bisogni femminili), allora non è semplicemente la sua natura maschile, ma è sbagliato lui. Se "Uomini e donne sono uguali", non ci sono due possibili posizioni: ogni deviazione dal modello è un errore da condannare o una anomalia da correggere. Nei casi sopra citati, l'uomo verrà definito come: 1."sesso-dipendente", 2. depravato, 3. incapace di impegnarsi (invece di riconoscere semplicemente che gli uomini spesso "funzionano così").
(*) (non vale per tutte, ma direi per una buona parte).

Queste categorie possono sviluppare una mentalità di "pensiero unico" di stampo vagamente fascista, per cui ogni pensiero o comportamento diverso o divergente è inammissibile, e va censurato o stroncato (vedi le reazioni aggressive di attivisti o femministe quando le loro ideologie vengono messe in discussione).

Sapere è potere

Come detto all'inizio, ignorare queste differenze produce molte difficoltà sia alle persone che nelle relazioni. Sarebbe auspicabile che venissero insegnate e spiegate, magari all'interno di un valido programma di educazione sentimentale e sessuale; ma questo sembra una conquista sociale ancora lontana.

Nel frattempo, possiamo ricordare che "Sapere è potere": più comprendiamo gli altri ed il sesso opposto, più saremo in grado di relazionarci in modo positivo e costruttivo. Se le nostre relazioni non funzionano, dare la colpa all'esterno è inutile. E' molto più utile renderci conto di quali sono i nostri limiti (inclusa l'ignoranza), e provare a superarli.
Diffidando anche da quelli che cercano di semplificare tutto (specialmente materie complesse come l'animo umano), o che insistono su come la loro visione del mondo sia l'unica possibile o accettabile.

Maschile e femminile sono complementari - non nemici

Quando si parla di differenze di genere, emerge spesso una mentalità competitiva o antagonistica (specialmente se ci sono di mezzo ideologie, come quelle tradizionaliste o femministe):
  • "Gli uomini sono migliori, le donne sono inferiori."
  • "Le donne sono buone e amorevoli, gli uomini sono cattivi e violenti."
Trovo queste mentalità miopi e dannose. In realtà uomini e donne - e più ancora la psiche (*) maschile e femminile - sono complementari: esprimono il loro meglio quando collaborano in maniera sinergica e si completano a vicenda.
Questo post non vuole quindi stimolare dibattiti sterili su quale genere sia meglio, ma piuttosto evidenziare come queste differenze siano un arricchimento quando cooperano insieme - proprio come accade in un matrimonio armonioso.

(*) In greco antico "psyché" indica l'anima; qui intesa come energia psichica, archetipi maschile e femminile presenti in ognuno.

"Gli uomini si sono sempre occupati del potere sulle cose, le donne del potere sulle persone."
(Giorgio Gaber)

"Gli uomini fanno le leggi, le donne i costumi."
(J.A.H. de Guibert)

"Le donne hanno bisogno di una ragione per fare sesso. Gli uomini hanno bisogno solo di un posto."
(Billy Crystal)


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Se gli argomenti di questo post ti toccano da vicino e vorresti discuterne, approfondire, o rivolgermi delle domande; oppure se senti il bisogno di parlare dei tuoi problemi, puoi chiedermi un colloquio.

20 cose che avrei voluto sapere a 20 anni: relazioni

L'età e le esperienze ci insegnano e ci inducono a crescere - o almeno si spera. Quante volte, però, ci troviamo a scoprire qualcosa di importante, e rimpiangere di non averlo saputo prima? Quante scelte migliori da fare, quanti errori avremmo potuto evitare, se avessimo saputo certe cose da giovani!
In questo post ho raccolto 20 concetti importanti, che possono fare la differenza nella qualità della vita di ciascuno. Sia che li leggiate a 20, 30 o 40 anni, presumo ci sarà qualche punto che ancora non vi era noto o chiaro, e che magari potrà aiutarvi a fare scelte più proficue e trarre più soddisfazione dalla vostra vita.
Come si dice, "Sapere è potere". Mentre l'ignoranza ci porta facilmente a fare disastri. Quindi vi auguro più conoscenza, più potere e - di conseguenza - maggiore felicità.

I 20 concetti sono divisi in due post: il primo è di argomento generale (post precedente), mentre il secondo è dedicato a relazioni e sentimenti (questo post).

Cose che avrei voluto sapere sulla vita

  1. Amare e accettare se stessi è la cosa più importante
  2. Investi su te stesso
  3. Sei responsabile di (quasi) tutto quello che accade nella tua vita
  4. Non prendere decisioni importanti basandoti sulle emozioni
  5. Le persone ti giudicheranno qualunque cosa tu faccia
  6. Non puoi piacere a tutti
  7. Non puoi controllare gli altri
  8. Gli esseri umani sono seriamente limitati
  9. E' sempre un buon momento per investire
  10. La gratitudine è essenziale per essere felice
  11. Tutto nella vita è impermanente
  12. La vita non è equa

Cose che avrei voluto sapere su relazioni e sentimenti

  1. Falsità romantiche sulle relazioni
  2. Innamoramento e amore non sono la stessa cosa
  3. L'attrazione può ingannarci. Non c'è equità o giustizia in amore
  4. La scelta dei partner è basata su attrazione e bisogni
  5. Cosa cercano le donne in un partner
  6. Che tipo di uomo attrae le donne
  7. Alle donne il sesso piace, ma sono meno disponibili a farlo
  8. Vivere la sessualità in modo libero e positivo


Cose che avrei voluto sapere su relazioni e sentimenti

N.B.: Alcune delle cose che scrivo sulle relazioni possono apparire ciniche, oppure andare contro tutto quello che avete sentito finora. Io però non chiedo mai di credermi sulla parola: invece guardatevi intorno, osservate i fatti, e giudicate voi se quello che dico corrisponde alla realtà o meno.
Sono un po' come Galileo che dice "La Terra non è al centro dell'universo": anche se tutti dicono il contrario... magari invece è vero. Invece di seguire il gregge, badate ai fatti e pensate con la vostra testa.

13. Falsità romantiche sulle relazioni

Ci vengono raccontate un sacco di falsità sulle relazioni e sull'amore; per esempio che:
Queste bugie possono essere consolatorie, ma sono anche ingannevoli e fuorvianti. Chi le segue coltiva illusioni che poi vengono deluse, e non comprende il motivo dei suoi fallimenti. Anzi, continua a ripetere le stesse strategie errate.

---> Man mano che mi sono reso conto delle varie falsità sull'amore, ho smesso di attuare comportamenti disfunzionali ed ho imparato quello che realmente può favorire relazioni positive. Sognare è bello, ma ingannare se stessi porta a disastri; bisogna saper fare i conti con la realtà. Nei punti successivi espongo alcuni concetti base delle relazioni, di cui raramente si parla.

14. Innamoramento e amore non sono la stessa cosa

Il romanticismo nei media (film, canzoni, romanzi rosa...) equipara l'innamoramento all'amore, ma in realtà innamoramento e amore sono due cose diverse:
  • l'innamoramento è una fase iniziale estatica ma spesso illusoria;
  • mentre l'amore vero e proprio è un sentimento meno viscerale ma più profondo.
Inoltre l'innamoramento termina sempre, invece l'amore autentico può anche durare a lungo. L'amore vero e proprio è diverso dall'amore romantico che ci raccontano i media.

---> Se li confondiamo, rischiamo di impegnarci basandoci solo sull'innamoramento, salvo poi pentirci quando questo passa (pensiamo ad un matrimonio affrettato che si rivela infelice). Oppure di concludere che "l'amore è finito" quando l'innamoramento si sia spento, invece di vederlo come un cambiamento naturale.
Quando invece abbiamo chiara la differenza, possiamo goderci comunque l'entusiasmo dell'innamoramento, senza però farci troppo affidamento. Ed essere consapevoli che, una volta passato, dovremo verificare se alla base c'era un amore solido, oppure era solo un'infatuazione passeggera.
Inoltre non vedremo il naturale calo del desiderio reciproco come un segno che il partner "non mi ama più", ma come un cambiamento che non dipende dal grado di affezione. Saremo insomma più in grado di distinguere tra istinto e sentimento.

15. L'attrazione può ingannarci. Non c'è equità o giustizia in amore

Quando proviamo una forte attrazione per qualcuno, lo prendiamo come un segno: che quella persona è giusta per noi, che saremmo felici con lei, addirittura che sia destino stare insieme. Purtroppo invece l'attrazione non garantisce nulla: né che siamo compatibili, né il grado di intesa, né che il sesso sia appagante; e nemmeno di essere corrisposti. Per questo dico che può ingannarci: può farci credere cose che non esistono.
In questo è simile alla bellezza: anche la bellezza ci incanta e ci fa sognare, ci promette felicità, ma in realtà è una aspettativa illusoria. Avere vicino una persona bellissima che però ci maltratti, ci inganni o ci tradisca, può renderci la vita un inferno.

L'inaffidabilità dell'attrazione è uno dei motivi per cui è così comune amare senza essere ricambiati. In amore non esiste equità né giustizia: una persona può piacerci da impazzire, sembrare perfetta per noi, e possiamo anche amarla con tutto il cuore... ma questo non implica affatto che quella persona apprezzi o ci ricambi, né esclude che un giorno possa deluderci gravemente. Le emozioni ignorano la logica e la morale.
Inoltre, l'attrazione (e spesso anche i sentimenti) non seguono la morale: non vieni voluto perché sei una brava persona, ma solo se hai sufficienti qualità attrattive. Le relazioni si sviluppano in una sorta di "mercato relazionale", dove ciascuno ha più o meno successo in base a quello che può offrire.

---> Finché non ho compreso questa possibilità di essere accecato dall'attrazione che provavo, mi sono fatto spesso male correndo dietro a donne che non mi volevano; oppure sforzandomi di stare insieme a persone che mi attraevano ma con cui non ero compatibile a livello di personalità. Adesso apprezzo l'emozione dell'attrazione, ma non la seguo più ciecamente. E se una donna mi rifiuta, anche se mi piace molto, riconosco che è un segno che non siamo compatibili e vado oltre, senza più perdere tempo.

16. La scelta dei partner è basata su attrazione e bisogni

Scegliamo i partner principalmente in base all'attrazione fisica / erotica (una pulsione che ha una base evolutiva) e a quanto soddisfano i nostri bisogni, non per amore. L'amore semmai accade dopo, è una conseguenza a posteriori. Oppure chiamiamo "amore" le nostre varie emozioni (passione, bisogno, dipendenza...).

---> Averlo chiaro serve per non confondere le infatuazioni (frequenti specialmente in gioventù) con qualcosa di più profondo. E per non disperarsi dietro a persone che non sono poi così meravigliose o straordinarie (ma nelle emozioni del momento ci sembrano tali): passata la fase dell'innamoramento, spesso ci chiediamo cosa ci trovavamo di tanto speciale. Questo è particolarmente importante quando vogliamo qualcuno ma non siamo ricambiati.

17. Cosa cercano le donne in un partner

Capire cosa vogliono davvero le donne è difficile: un po' perché spesso non lo sanno nemmeno loro, un po' perché di rado lo dichiarano apertamente. Anzi, sovente dicono cose diverse da quelle che pensano, oppure danno consigli sentimentali slegati dalla realtà e controproducenti.
Cosa vogliono le donne da un uomo: in generale possiamo dire che per le donne l'aspetto è primario (similmente ai maschi), che sono molto più selettive degli uomini, e che vorrebbero un uomo con tutte le qualità e migliore di loro stesse (ipergamia).

18. Che tipo di uomo attrae le donne

Anche sapere cosa attrae ed eccita le donne non è facile, perché quasi mai te lo vengono a dire. Anzi a volte negano l'evidenza.
Generalmente le donne sono attratte dai "maschi Alfa" (forti, sicuri di sé, dominanti), mentre non provano attrazione verso i "bravi ragazzi" (sempre disponibili e accondiscendenti) o verso i "maschi Beta" (deboli, timorosi, sottomessi).
Questo contrasta con molto di quello che ci viene detto, specialmente che "più ami e più verrai amato": spesso, anzi, più si è devoti e amorevoli verso qualcuno, e meno quel qualcuno ci considera. Inoltre le donne sono meno interessate all'amore di quanto viene detto.

---> Questo punto - e il precedente - aiutano gli uomini ad avere una visione più pragmatica ed efficace nell'approcciarsi alle donne. Meno basate su favole romantiche idealizzate, e più sul comportamento reale femminile. Senza queste informazioni, molti uomini passano il periodo tra l'adolescenza e i 30 anni correndo dietro alle donne senza risultati, e senza capire dove sbaglino.

19. Alle donne il sesso piace, ma sono meno disponibili a farlo

Le donne godono della sessualità come gli uomini - ed anche di più (possono avere orgasmi multipli e di vario tipo). Però sono meno disponibili a fare sesso per una serie di motivi. Per cui a volte dicono "No" anche quando pensano "Forse", e dicono "Forse" quando intendono "Sì" (per esempio per paura di essere giudicate, o per "testare" le intenzioni dell'uomo).
Quindi non si può prendere alla lettera quello che una donna afferma, ma si devono cogliere i segnali e interpretarli. Le donne si aspettano che gli uomini capiscano le loro allusioni e i sottintesi, e che prendano l'iniziativa anche quando non è chiaro se lei è interessata. Se lui aspetta da lei un "Sì" chiaro e inequivocabile, rischia di aspettare tutta la vita.

N.B.: Questa realtà si scontra con il principio femminista per cui "No significa No". Certamente quando una donna esprime un rifiuto chiaro e netto, va rispettata. Il problema è quando, come accade di frequente, i "No" e i "Forse" sono strategie seduttive che non corrispondono alle vere intenzioni: lì ci vorrebbe la telepatia, e si rischia sempre di fraintendere.

20. Vivere la sessualità in modo libero e positivo

Si sente spesso dire che viviamo in tempi sessualmente liberi ma, in realtà, la sessualità è soggetta ad attacchi, moralismi e giudizi negativi. Pur essendo io cresciuto negli anni '70 (un'epoca definita di "liberazione sessuale"), ricordo bene che anche allora giudizi ed inibizioni erano comuni.
Purtroppo questi moralismi portano molte persone a giudicarsi, reprimersi e soffrire inutilmente. Tutt'oggi sono frequenti atteggiamenti negativi come:
---> Naturalmente ci possono essere comportamenti sessuali esagerati o poco sani (come per qualsiasi attività), ma la soluzione non sta certo nel moralismo o nella repressione. Piuttosto, la soluzione è in una educazione sessuale integrale che aiuti le persone a comprendere, accettare e godere del sesso in modo sereno e positivo.

"E' strano quante cose bisogna sapere, prima di sapere quanto poco si sa."
(Winston Churchill)

"La tragedia della vita è che diventiamo vecchi troppo presto e saggi troppo tardi."
(Benjamin Franklin)

"C'è un solo bene, il sapere, e un solo male, l'ignoranza."
(Socrate)


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L'età e le esperienze ci insegnano e ci inducono a crescere - o almeno si spera. Quante volte, però, ci troviamo a scoprire qualcosa di importante, e rimpiangere di non averlo saputo prima? Quante scelte migliori da fare, quanti errori avremmo potuto evitare, se avessimo saputo certe cose da giovani!
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Come si dice, "Sapere è potere". Mentre l'ignoranza ci porta facilmente a fare disastri. Quindi vi auguro più conoscenza, più potere e - di conseguenza - maggiore felicità.

I 20 concetti sono divisi in due post: il primo è di argomento generale (questo post), mentre il secondo è dedicato a relazioni e sentimenti (post successivo).

Cose che avrei voluto sapere sulla vita

  1. Amare e accettare se stessi è la cosa più importante
  2. Investi su te stesso
  3. Sei responsabile di (quasi) tutto quello che accade nella tua vita
  4. Non prendere decisioni importanti basandoti sulle emozioni
  5. Le persone ti giudicheranno qualunque cosa tu faccia
  6. Non puoi piacere a tutti
  7. Non puoi controllare gli altri
  8. Gli esseri umani sono seriamente limitati
  9. E' sempre un buon momento per investire
  10. La gratitudine è essenziale per essere felice
  11. Tutto nella vita è impermanente
  12. La vita non è equa

Cose che avrei voluto sapere su relazioni e sentimenti

  1. Falsità romantiche sulle relazioni
  2. Innamoramento e amore non sono la stessa cosa
  3. L'attrazione può ingannarci. Non c'è equità o giustizia in amore
  4. La scelta dei partner è basata su attrazione e bisogni
  5. Cosa cercano le donne in un partner
  6. Che tipo di uomo attrae le donne
  7. Alle donne il sesso piace, ma sono meno disponibili a farlo
  8. Vivere la sessualità in modo libero e positivo


Cose che avrei voluto sapere sulla vita

1. Amare e accettare se stessi è la cosa più importante

Tutti insistono sull'amare gli altri (ed esserne da loro amati), ma quasi mai si parla dell'amore per se stessi. Invece è quello più importante perché, senza l'amore di sé, quello degli altri non ci basta mai, e si vive con un continuo senso di vuoto, sofferenza e mancanza.
Spesso l'amore per se stessi viene confuso con l'egoismo, ma c'è una grande differenza tra egoismo (negativo e solitamente distruttivo) e amor proprio (positivo e costruttivo).

"Senza l'amore di se stessi la vita non è possibile, neppure la più lieve decisione, soltanto immobilità e disperazione."
(Hugo Von Hofmannsthal)

2. Investi su te stesso

La maggior parte delle persone non è soddisfatta della propria vita. I più danno la colpa all'esterno (alla sfortuna, al mondo, ai genitori, a Dio, al destino...), ma in realtà la loro vita è la conseguenza delle loro scelte (vedi punto successivo). Di solito, queste persone non hanno "investito" sulla propria vita, e di conseguenza hanno raccolto risultati scadenti.

Se vuoi una vita appagante, è indispensabile investire su te stesso. Questo vuol dire dedicare tempo, energie ed impegno verso:
  • Il tuo benessere fisico e la tua salute.
  • Il tuo benessere psicologico ed emotivo.
  • La tua crescita personale: migliorare te stesso, comprendere chi sei e cosa vuoi, diventare la persona che vorresti essere.
  • L'apprendimento continuo, lo sviluppo di nuove conoscenze e capacità, la coltivazione dei tuoi talenti.
  • La realizzazione dei tuoi progetti - sia di breve che di lungo termine.
Inoltre è necessario eliminare o limitare certi elementi:
  • Allontanarti per quanto possibile da fonti di stress continuo e negatività (lavori che detesti, persone tossiche, ambienti o situazioni che ti buttano giù).
  • Limitare il tempo dedicato ad attività di intrattenimento piacevoli, ma infruttuose (TV, social network, seguire sport, videogiochi, ecc.).

In pratica, significa "coltivare" te stesso come faresti con un campo da cui vuoi raccogliere dei frutti: non puoi trascurarlo e poi aspettarti un raccolto rigoglioso, giusto? Sai che devi arare la terra, seminare, fertilizzare, togliere gli infestanti, tenere sotto controllo i parassiti, ecc.
  • Le persone di successo investono su se stesse. Sono pervase dalla passione, dall'entusiasmo, o dall'ambizione verso qualcosa di grande, quindi vi si dedicano anima e corpo, senza farsi frenare dalle paure e dai rischi.
  • Per contro, le persone "mediocri" sono tiepide, timorose e passive, quindi vivono "al minimo" e le loro potenzialità rimangono inespresse. Più che vivere, sopravvivono trascinandosi.

"Il miglior investimento possibile è quello su se stessi."
(Warren Buffet)

3. Sei responsabile di (quasi) tutto quello che accade nella tua vita

Molti rifiutano di prendersi la responsabilità delle proprie azioni: preferiscono vedersi come vittime innocenti, e dare la colpa agli altri, al mondo o al destino per tutti gli eventi spiacevoli che gli accadono. Ma questo è un prendersi in giro.
In realtà, nella maggior parte dei casi siamo responsabili (almeno in parte) di tutto quello che capita nelle nostre vite, sia in positivo che in negativo. La vita che abbiamo è, in massima parte, il risultato delle scelte che abbiamo fatto: le relazioni, il lavoro, il denaro, la salute, l'appagamento o l'insoddisfazione, la felicità o la frustrazione nella nostra vita, sono la conseguenza delle nostre scelte. Si raccoglie quello che si è seminato.
Certo, a volte ci sono eventi su cui non abbiamo alcun controllo, oppure cose che non possiamo cambiare; ma ce ne sono altre che possiamo cambiare se ci impegniamo. Ed in ogni caso, rimane una nostra responsabilità affrontarli e fare qualcosa a riguardo - invece di subirli passivamente.
Quindi per ogni cosa a cui tengo, o che vorrei eliminare dalla mia vita, sta a me impegnarmi in prima persona perché ciò accada. Se non lo faccio, se mi limito a lamentarmi ed a scaricare la colpa sugli altri, mi metto in una condizione di "impotenza" (se mi dico che non ci posso fare nulla, sto negando il mio potere), e rimango in balia di forze esterne a me.

---> Quando riconosco di essere responsabile della mia vita, riconosco anche di avere potere (responsabilità e potere sono legati a doppio filo): il potere di fare le scelte utili al mio benessere. Posso quindi agire concretamente per costruire la vita che voglio, invece di piangermi addosso, attaccarmi a delle scuse, o credere di essere una vittima di circostanze avverse.

4. Non prendere decisioni importanti basandoti sulle emozioni

Le emozioni arricchiscono la nostra esistenza e ci fanno sentire vivi, ma spesso ci confondono le idee. Sono eccitanti, ma non affidabili. Per questo è bene prendere ogni decisione importante soppesando bene i pro e contro, con calma, e non solo perché le emozioni (positive o negative) ci spingono in quella direzione. Questo per due ragioni fondamentali:
  • Le emozioni possono ingannarci. Quasi tutti hanno provato ad infatuarsi di qualcuno e trovarlo meraviglioso, oppure a fare un acquisto d'impulso presi dall'entusiasmo... salvo poi ritrovarsi perplessi, delusi o di tutt'altra opinione qualche tempo dopo.
  • Le emozioni cambiano continuamente - sono come onde mai ferme. Quando proviamo qualcosa di intenso ci sembra che quella sensazione sia destinata a durare, ma non è così: tra un giorno, un mese o un anno, sicuramente ci sentiremo in modo diverso.

---> Certo a volte l'istinto di pancia è una buona guida - ma non sempre. Quindi va bene seguirlo su decisioni secondarie, ma non su quelle importanti. La scelta di quale laurea o carriera seguire, un acquisto impegnativo, il luogo dove vivere, od anche il matrimonio: se facciamo una scelta d'impulso o basata sulle emozioni del momento, abbiamo un forte rischio di ritrovarci insoddisfatti o pentiti in seguito (e, a quel punto, ormai sarà arduo o penalizzante tornare indietro).

5. Le persone ti giudicheranno qualunque cosa tu faccia

Troverai sempre qualcuno pronto a giudicarti, senza nemmeno conoscerti. Altre volte la gente non penserà a te, o non farà nemmeno caso a te. Quando vieni ignorato, non viverlo come una ferita del tuo ego: vedila come un'occasione di libertà. E quando ti senti giudicato, impara a non dare peso ai giudizi altrui. Se perdi troppo tempo a cercare la stima, il rispetto o l'approvazione degli altri, non avrai tempo di realizzare ciò che desideri.

Tutti hanno un'opinione, ma in realtà le opinioni degli altri su di te sono basate più sulle loro esperienze e percezioni che su quello che tu sei realmente. Tanti ti diranno "Credimi!" e "Dammi retta" (e di solito questi sono quelli meno affidabili); ma la verità è che, nella maggior parte dei casi, gli altri non ti capiranno, diranno di te cose false, ti proietteranno addosso le loro paure e i loro pregiudizi (inclusi, a volte, i tuoi genitori). Quindi l'opinione altrui conta ben poco, e non è da prendere come guida. Certo è il caso di considerarla (a volte potrebbero aver ragione), ma senza dargli mai troppo peso.
Alla fine, la tua vita è solo tua e sarai tu a dover convivere con le conseguenze delle tue azioni. Quindi cerca di comportarti in accordo con i tuoi valori, con quello che sei veramente, con quello che è il meglio per te. Poi lascia che gli altri dicano ciò che vogliono.

"Ti criticheranno sempre, parleranno male di te e sarà difficile che incontri qualcuno al quale tu possa piacere cosi come sei. Quindi vivi, e fai quel che il tuo cuore ti suggerisce".
(Charlie Chaplin)

6. Non puoi piacere a tutti

Non potrai mai piacere a chiunque, e non tutti potranno piacere a te. Certo, sarebbe stupendo amare tutti, e venire amati da ognuno: ma questo è impossibile, è una favola o una cosa da santi. In realtà a tante persone non piacerai, oppure gli risulterai indifferente. Ed, allo stesso modo, ci saranno persone che ti stanno antipatiche (magari senza motivo), ed altre che non noterai nemmeno. Ed è normale.
Inoltre, più ti sforzerai di piacere a qualcuno e di assecondarlo, più apparirai artificioso e sospetto, suscitando l'effetto opposto. E' uno dei motivi per cui "bravi ragazzi" e "zerbini" hanno così poco successo nelle relazioni.

Similmente, non potrai mai fare contenti tutti. Perché siamo tutti diversi, con gusti differenti e vogliamo cose diverse: quindi quando farai contento Tizio, ci sarà Caio che rimarrà deluso. E non aspettarti ragionevolezza o coerenza su questo: ognuno vorrebbe essere assecondato, e se la prende quando non accade.

Perciò smettila di preoccuparti così tanto di quello che la gente pensa di te, e smetti di cercare di piacere a tutti. Sii semplicemente te stesso. A quelli con cui sei in sintonia piacerai, ed a quelli che non sono sulla tua "lunghezza d'onda" non piacerai. Amen: così è la vita.
Ma se proprio vuoi un "trucco" per piacere di più agli altri, prova ad accettare e amare te stesso. Sovente gli altri ci "rispecchiano" l'opinione che abbiamo di noi stessi; per cui se mi critico e mi disprezzo, tenderò a ricevere disprezzo e critiche.

7. Non puoi controllare gli altri

Non è possibile controllare - o cambiare - gli altri; puoi solo controllare il tuo comportamento o reazione a ciò che gli altri fanno.
Passiamo un sacco di tempo a rimuginare su quello che qualcuno ha detto o fatto, pensando a come cambiare la situazione in meglio. Studiamo modi per fargli fare quello che vogliamo, a volte cercando di manipolarli. Ma la verità è che questo approccio non funziona quasi mai.
Ognuno ha il suo modo di pensare e di fare le cose. Se non ti piace quel modo, puoi cambiare il tuo atteggiamento nei suoi confronti, oppure puoi uscire da una situazione che non ti va bene. Credere di poter convincere l'altra persona ad essere più premurosa, più gentile, più affettuosa, o meno prepotente, il più delle volte è una perdita di tempo. Le persone non cambiano per farti un favore: quando cambiano, in genere è perché ne traggono un qualche vantaggio.

Quindi smetti di perdere tempo nel cercare di cambiare o controllare gli altri. Quello che puoi fare, invece, è imparare a:
  • Capire il punto di vista dell'altro, e considerare le sue ragioni. Spesso non c'è uno che ha ragione e l'altro torto, ma ci sono ragioni differenti. Vedere le ragioni dell'altro, oltre alle proprie, è necessario per andare d'accordo.
  • Comunicare chiaramente quello che vuoi, in modo da rendere più facile creare accordi di reciproca soddisfazione con gli altri (ma non sempre sarà possibile).
  • Gestire le tue reazioni in modo costruttivo, quando le cose non vanno come vuoi. Arrabbiarti, aggredire o mettere il muso non aiuta quasi mai.
  • Decidere quando è il caso di rimanere in una situazione (lavorativa, sentimentale, familiare, ecc.), e quando è invece è meglio uscirne.
  • Conoscere i tuoi limiti. A volte le cose vanno male per causa tua, perché non sei (ancora) in grado di affrontare la situazione in modo adeguato. Ammetterlo è molto più maturo - e costruttivo - che dare la colpa agli altri.
  • Ricordare che puoi solo cambiare te stesso - quando lo ritieni utile. Ma non potrai mai cambiare gli altri; quello è compito loro.

8. Gli esseri umani sono seriamente limitati

Quando osserviamo il comportamento delle altre persone, lo troviamo spesso scorretto, disfunzionale o addirittura privo di senso. Ma se siamo onesti, anche a noi stessi capita di fare scelte sbagliate, senza magari capirne il motivo.
Attribuire le cause a stupidità, egoismo o cattiveria è comprensibile, ma io ho elaborato una spiegazione più sistematica. Dopo averci riflettuto a lungo, sono giunto alla conclusione che tutti gli esseri umani possiedono tre caratteristiche fondamentali, che spiegano buona parte dei loro comportamenti insensati:
  1. Sono ignoranti (nel senso letterale di "non sapere")
  2. Sono irrazionali (non del tutto, ma in buona parte)
  3. Sono in negazione (denial in inglese) (nel senso di rifiutare i fatti o le verità scomode e/o dolorose).

Queste tre caratteristiche sono vere per ogni essere umano. Semmai variano nella loro gradazione: certe persone si impegnano per apprendere (ed diventare così meno ignoranti), certe cercano di sviluppare raziocinio ed obiettività, certe imparano ad accogliere la verità anche quando è scomoda.
Anche una persona che si impegni al massimo, però, non potrà mai eliminare del tutto questi aspetti:
  1. Quello che non sappiamo resterà sempre più grande di quello che sappiamo.
  2. Buona parte del comportamento resterà guidato dalla nostra parte istintiva, emotiva, animale (la neo-corteccia razionale viene spesso soverchiata da altre parti del cervello).
  3. L'essere umano tende istintivamente alla negazione, perché lo protegge dalla paura, dal dolore e dall'incertezza.

E' questa base innata (e in parte inevitabile) che ci rende tutti così limitati e, più spesso di quanto vorremmo, ci fa comportare in modi discutibili. Non è una "deviazione" anomala, è parte della normale natura umana. Non è dovuta a "perdita di valori" (come dicono quelli che rimpiangono un mondo ideale mai esistito). Persino le menti migliori vi sono soggette: già Aristotele osservava "Vedo la strada migliore e l'approvo; ma poi scelgo la peggiore".

---> Rendersi conto di quanto siamo tutti limitati può essere di grande aiuto per vivere meglio:
  • Ci permette di essere meno severi e più tolleranti verso i nostri stessi errori, le mancanze ed i fallimenti.
  • Ci rende più facile convivere con le azioni altrui, che altrimenti troveremmo malvagie, folli o incomprensibili.
Invece di odiare o disprezzare gli altri e noi stessi per la nostra fallibilità, possiamo ricordare le parole di Seneca: "Perdoniamo gli uomini: sono tutti pazzi".

9. E' sempre un buon momento per investire

Quando ero giovane non ho mai pensato ad investire. Vivevo nel momento, e spendevo tutto quello che guadagnavo. In seguito ho capito che sarebbe stata una buona idea mettere da parte dei soldi e farli fruttare, ma non sapevo da dove iniziare. Queste perplessità sono comuni: molti credono che bisogna avere un sacco di soldi per investire, oppure che bisogna essere molto esperti, o che devi seguire costantemente la Borsa... per cui non iniziano mai.

In realtà oggi esistono diverse possibilità per investire facilmente. E soprattutto, prima si inizia meglio è: grazie alla "magia" dell'interesse composto, prima mettiamo da parte dei soldi, e più questi cresceranno nel tempo. Per questo è (quasi)* sempre un buon momento per investire.
Investire non vuol dire solo accantonare un gruzzolo per un futuro progetto impegnativo, o per eventuali momenti difficili (anche se queste sono ottime ragioni). Vuole anche dire "far lavorare i soldi al posto nostro": se investo 100 euro al mese per 10 anni, con un rendimento netto del 5% annuo (non difficile da ottenere), alla fine avrò versato 12.000 euro, ma il mio investimento sarà arrivato a 15.500 euro: in pratica avrò guadagnato 3500 euro senza lavorare (a parte studiare l'investimento iniziale).

---> Qui non posso approfondire, ma suggerisco alcune basi elementari:
  • Non fidarti dei consigli della tua banca (quasi sempre rivolti al proprio interesse).
  • Attenzione ai consulenti finanziari che guadagnano sulle commissioni (anche loro potrebbero suggerire prodotti ad alte commissioni per proprio interesse, e non del cliente).
  • Può essere più valido affidarsi a gestori che si basano su ETF (fondi passivi a basso costo), come gli italiani Euclidea o Moneyfarm (che guadagnano la loro tariffa a prescindere dai prodotti che propongono, quindi non hanno conflitti di interesse).
  • I "portafogli pigri" (lazy portfolios) sono un metodo di investimento semplice ed efficace (il libro "Stay Lazy and get rich!", scritto da un italiano per il mercato europeo, è un'introduzione rapida e accessibile sia ai "pigri" che a basi di finanza utili a chiunque).

* Il "(quasi)" vuol dire che ci sono alcuni momenti in cui può essere sconsigliabile investire. Tipicamente quando si è nel pieno di una "bolla" che può scoppiare da un momento all'altro (la crisi delle "dot.com" alla fine degli anni '90 è un buon esempio); oppure, quando tutti sembrano buttarsi su un certo investimento, spesso è indice che il momento migliore è già passato.

10. La gratitudine è essenziale per essere felice

Tendiamo a credere che la felicità provenga da quello che abbiamo (sia beni materiali che immateriali), ma in realtà la felicità dipende prima di tutto dalla propria gratitudine, ovvero dalla capacità di apprezzare quello che abbiamo. Paradossalmente, una persona che ha "100" ma non lo apprezza, sarà meno felice di qualcuno che ha solo "10" ma lo apprezza: se non sai apprezzare quello che hai, o se lo dai per scontato, è quasi come se non lo avessi.

Se vi guardate intorno, noterete molte persone le cui vite sono ricche di elementi positivi, ma che invece di goderseli sono sempre scontente perché si concentrano su quello che non hanno.
Quindi un metodo facile per aumentare la propria felicità, è fare esattamente il contrario: focalizzarsi su ogni cosa positiva che arricchisce la propria vita (magari facendone una lista), e riconoscere che si è fortunati ad averle: dalla famiglia agli amici, dall'acqua potabile alla dispensa piena, dall'istruzione all'assistenza sanitaria, dai cinque sensi a tutti gli arti funzionanti.
Ricordandosi che nulla è scontato: in fondo tutto è impermanente, e quello che oggi c'è domani potremmo perderlo.

11. Tutto nella vita è impermanente

Non vivrai per sempre, i tuoi genitori non vivranno per sempre, non manterrai quel lavoro per sempre, non resterai arrabbiato per sempre, non ti sentirai il cuore spezzato per sempre... e qualsiasi elemento nella tua vita è destinato a cambiare, prima o poi.
Come ci ricorda anche il Buddismo, tutto è impermanente: tutto cambia, si trasforma e termina. E' uno dei motivi per cui è impossibile eliminare del tutto la sofferenza.

Anche se da un certo punto di vista questo è inquietante, da un altro è consolatorio: anche questo dolore passerà, la tristezza di oggi potrebbe dissolversi domani, un problema potrebbe sparire.
Inoltre può essere visto come stimolo a celebrare e apprezzare tutte le cose belle e preziose che sono nella nostra vita ora - invece di darle per scontate, ignorarle o persino lamentarsene (come i genitori che a volte ci infastidiscono, o un lavoro che ci pesa ma che ci mantiene). Invece di solito tendiamo a fare l'opposto: ci concentriamo su quello che ci manca, e non facciamo caso a quello che abbiamo (finché lo perdiamo). In questo modo viviamo come poveri anche se la nostra vita è ricca (se ho qualcosa ma non me la godo, è come se non l'avessi).

12. La vita non è equa

La vita non è equa né morale: a volte i buoni non vengono premiati, né i cattivi puniti. Piuttosto, l'esistenza funziona in modo "darwiniano": i più adatti prosperano, i meno adatti stentano o periscono - buoni o cattivi che siano.

Attenzione: questo non è un invito a comportarsi male, o a fare gli stronzi. La vita può non essere morale, ma la società tende ad esserlo, ed a punire chi vìola le regole. Inoltre si tende a raccogliere ciò che si ha seminato. Quindi la "regola d'oro" "tratta gli altri come tu vorresti essere trattato" rimane valida.
Quello che voglio dire è che aspettarsi una "giustizia divina", o che l'esistenza segua i principi morali umani, è ingenuo. Perciò fai quello che ritieni giusto perché ci credi e ti fa sentire bene, non per essere "premiato".


L'elenco delle "20 cose che avrei voluto sapere a 20 anni" continua nel post successivo, nella parte dedicata a relazioni e sentimenti.

"E' strano quante cose bisogna sapere, prima di sapere quanto poco si sa."
(Winston Churchill)

"La tragedia della vita è che diventiamo vecchi troppo presto e saggi troppo tardi."
(Benjamin Franklin)

"C'è un solo bene, il sapere, e un solo male, l'ignoranza."
(Socrate)


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