E' però vero anche il suo contrario, ma questo sfugge ai più: "Se ci credo, (sarà probabile che) lo vedo". Ovvero, quando crediamo a qualcosa (anche se non corrisponde alla realtà), tendiamo a vederla, e a farla avverare.
E' quel fenomeno che in inglese si chiama "self-fulfilling prophecy" ("profezia che si autoavvera" - vedi la voce su Wikipedia): questo perché la nostra mente non è oggettiva, ma interpreta la realtà in base alle sue convinzioni. E le azioni che ne conseguono, possono portare proprio alla realizzazione di quello che temiamo.
Esempi antichi e moderni
La definizione moderna è opera del sociologo Robert K. Merton, ma il concetto era noto già agli antichi.- Merton fa l'esempio di una banca solida e affidabile. Se un giorno si diffondesse la voce - falsa - che la banca stia fallendo, i clienti correrebbero a ritirare i loro risparmi; ma poiché buona parte dei fondi di una banca sono investiti e non disponibili, la banca si renderebbe insolvente e finirebbe col fallire.
La profezia, pur falsa, se creduta porterebbe alla sua realizzazione. - L'esempio antico più famoso è quello della tragedia greca di Edipo. Il padre Laio riceve la profezia che un giorno verrà ucciso da suo figlio; egli abbandona allora il bimbo alla morte, ma questi viene trovato e adottato da estranei (che non gli rivelano la sua origine). Diventato adulto, Edipo riceve la stessa profezia e, per evitare di uccidere quello che crede suo padre, abbandona la famiglia adottiva. Giunto nella sua città di nascita, ha uno scontro con uno sconosciuto e lo uccide, scoprendo poi che era sua padre.
Anche qui, è il credere alla profezia che porta al suo compimento. - Su un piano più banale e quotidiano, pensiamo a un coniuge molto geloso. Il suo comportamento ossessivo e soffocante, ha buone probabilità di esasperare il/la consorte (pur se fedele), al punto da indurlo effettivamente al tradimento o all'abbandono.
- Un altro esempio, molto concreto, è quello dell'effetto "placebo" in medicina: un falso medicinale (in realtà acqua colorata o pillole di zucchero), assunto da pazienti che lo credono vero, produce spesso un effetto simile al farmaco reale.
Convinzioni e influsso sulla realtà
Questa meccanismo ci mostra quanto le nostre convinzioni possano influire sulla situazione che viviamo (come spiegato anche nel post sul rapporto con la realtà).Rivela anche il motivo per cui sia gli ottimisti che i pessimisti tendono ad "avere ragione" entrambi: poiché quello che ti aspetti tende ad avvenire, e tu stesso tendi a crearlo, ecco che all'ottimista le cose andranno tendenzialmente bene (esistono ricerche che lo dimostrano), mentre al pessimista andranno probabilmente assai meno bene (il che gli permetterà di dire, con magra soddisfazione: "Vedi che avevo ragione?").
Quindi, ottimisti e pessimisti finiranno con l'essere entrambi buoni "profeti" (pur con risultati opposti); il che confermerà le loro convinzioni, il che produrrà ulteriori risultati in accordo con esse, in un circolo virtuoso (o vizioso). Fino a che agiscono inconsapevolmente, entrambi crederanno di comprendere la realtà meglio dell'altro ma, in effetti, quello che fanno è contribuire a creare la realtà stessa.
A questo punto diventa evidente come sia importante, per vivere bene, coltivare convinzioni costruttive, ed eliminare quelle distruttive. Credere che "Le donne sono tutte interessate ai soldi" o "Gli uomini sono tutti traditori", ad esempio, non sono solo ottusi preconcetti (che ci creano difficoltà di relazione), ma ci indurrano ad incontrare (o scegliere) proprio quel tipo di persone! :-(
Anche se ognuno è convinto che le proprie idee siano corrette e rispecchino la realtà, tutti crediamo in molte cose false (perché ce le hanno insegnate da bambini, o non le abbiamo mai messe in discussione). E' quindi necessario analizzare e dubitare delle proprie convinzioni, specialmente se sono limitanti.
Attento a quello che credi
Questo concetto ricorderà ad alcuni quello del "pensiero positivo", ovvero che pensare positivamente conduce a risultati positivi (e viceversa). Ed effettivamente hanno una base simile.Ma è importante sottolineare che non è tanto quello che pensiamo che produce effetti, ma piuttosto quello in cui crediamo. E' facile pensare "Voglio essere ricco; voglio essere amato" ma, se nel profondo crediamo in modo opposto (perché ne abbiamo paura o crediamo di non meritarlo), i risultati non verranno. Se in fondo a me stesso sono convinto di non valere, per quanto posso desiderare il successo, tenderò ad auto-sabotarmi (cioè ad agire in accordo con la mia convinzione, e a produrre risultati corrispondenti).
La mente umana ha un "meccanismo di coerenza", per cui tende a restare allineata ai propri pensieri, anche se ci rendono infelici (perché lo scopo della mente non è quello di renderci felici, ma di farci sopravvivere).
Il potere dell'inconscio
Le nostre convinzioni ci influenzano specialmente quando sono inconsce, ovvero quando non ne siamo consapevoli: quindi non possiamo gestirle né metterle in discussione. Agiscono per così dire "nell'ombra", e per questo possono facilmente "manovrarci". Come fili invisibili, ci tirano e ci guidano, e noi ci ritroviamo ad agire senza capirne il motivo (esempi classici sono l'ansia, la gelosia, la timidezza...).E' quindi fondamentale fare chiarezza su quello a cui crediamo, per diventare consapevoli delle convinzioni che ci guidano e di come ci influenzano. Quando finalmente riconosciamo una convinzione negativa, acquisiamo la possibilità di metterla in discussione o di smontarla; non siamo più passivamente in suo potere.
Illuminare ciò che è oscuro
A questo punto, molti si chiederanno "Ma come posso conoscere le mie convinzioni inconsce?". Giustamente, l'inconscio è - per definizione - fuori dalla nostra coscienza. Anche se esistono tecniche psicologiche per "portarlo alla luce", spesso non è facile.Un metodo è quello di osservare i nostri comportamenti, o i risultati: poiché le convinzioni ci "manovrano" (specialmente quelle inconsce), comportamenti e risultati li rispecchieranno. Questo può essere difficile da "digerire" (è più comodo attribuire gli insuccessi alla "sfortuna" o a mancanze altrui), ma siamo sempre noi i primi creatori della nostra vita (anche quando non ce ne rendiamo conto).
Se osservo un mio comportamento (specie se ripetuto), posso desumere che ci sia dietro una certa convinzione:
- Per esempio, molti anni fa mi innamoravo quasi sempre di ragazze che mi rifiutavano; credevo che accadesse perché ero poco attraente, finché ho scoperto di avere la convinzione inconscia "Le donne non mi vogliono"! Con quella consapevolezza, ho iniziato a notare che ero proprio io ad attaccarmi a donne non interessate a me, e ad allontanare (o ignorare) quelle invece disponibili.
Ancora una volta, la "profezia" (inconscia) faceva in modo di autoavverarsi! - Se io desidero essere ricco, ma ho spesso difficoltà economiche, forse vuol dire che ho delle convinzioni contro il denaro (ad esempio, "I soldi sono sporchi", "I ricchi sono malvagi", "Meglio essere povero ma onesto"... sono convinzioni molto diffuse).
Chi crede che "Il denaro è la fonte di tutti i mali" (altro classico), opporrà grosse resistenze verso i soldi. - Chi rimane - o ricade - in situazioni negative o frustranti (partner inadeguati, lavori sgradevoli, maltrattamenti...) è possibile che abbia un livello scarso di autostima. Anche se trova giustificazioni, il permanere in tali situazioni spesso indica la convinzione di non meritare di meglio.
Ci vuole una certa attitudine da investigatore per scovare le nostre convinzioni profonde, ma se ci proviamo, scopriremo sicuramente qualche sorpresa. Tenete conto che siamo tutti alquanto ignoti a noi stessi, e che la conoscenza è sempre fonte di potere. :-)
"Che pensiate di riuscirci o di non riuscirci, avrete comunque ragione."
(Henry Ford)
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complimenti un blog davvero bello!!!! Grazie per il lavoro che stai facendo....Spero di prendere cose belle da questo blog
RispondiEliminaCiao Valter, in parte mi trovi d'accordo. Ciò che voglio è cambiare il mio inconscio, ma non so se sia possibile. Intanto sto cercando di seguire i tuoi precedenti consigli.
RispondiEliminaMassimiliano myhelp
E' sempre possibile (il cervello è plastico), però è un lavoro arduo e lungo.
EliminaMa tanto il tempo passerà lo stesso. Quindi perché non metterlo a frutto? :-)