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Come nasce una coppia? Quanto conta l'attrazione

Molte persone - specialmente quelle "sfortunate in amore" - si chiedono quali fattori portino una coppia a formarsi:
  • Perché certe persone si desiderano, si scelgono, creano dei legami?
  • Come mai alcuni sembrano non avere difficoltà a trovare partner, ed altri invece ci riescono a fatica, o per nulla?

Ovviamente è un argomento di cui si parla spesso, ma purtroppo buona parte dei consigli sentimentali che ci vengono dati sono fuorvianti, disfunzionali o proprio errati. Anche se in buona fede, chi ne parla si basa spesso su ideali e non sulla realtà - cioè su ciò che "dovrebbe essere" invece che su ciò che accade veramente.
Si parla tanto di amore ma non si indaga come ci si arriva, da cosa nasce; oppure si dicono banalità inutili o controproducenti ("Prima o poi incontrerai la persona giusta", "L'amore arriva quando smetti di cercarlo", "Basta che sei te stesso", ecc.).
A questa confusione contribuiscono i media: i prodotti che parlano di relazioni (film, canzoni, romanzi) spesso dipingono una versione romanticizzata e utopica, offrono favole; buone per sognare ma non certo come guida. La vita non funziona come nei film di Hollywood.

In questo post cerco di spiegare cosa realmente porta le persone a scegliersi e stare insieme, basandomi su elementi di psicologia (specialmente quella evolutiva), sulla nostra componente "biologica", e sull'esperienza di moltissime persone che ho osservato negli anni.

Le relazioni nascono dall'attrazione

Per la maggior parte delle persone, il desiderio di relazionarsi con qualcuno (in senso sessuale e/o sentimentale) è generato prima di tutto dall'attrazione fisica (*). Non dall'amore, come ci viene raccontato: l'amore - semmai - arriva dopo che l'attrazione ha fatto il suo effetto.
Spesso si crede che il sentimento generi l'attrazione ("Ti amo quindi ti voglio"); ma è invece vero il contrario: l'attrazione genera il sentimento ("Mi attrai / Ti desidero / Ho bisogno di te, quindi provo emozioni intense - che chiamo 'amore'").

(*) Cos'è l'attrazione fisica

Ma cosa intendo con "attrazione"? Mi riferisco a quell'emozione spesso travolgente di intenso interesse verso qualcuno, una pulsione potente che ci spinge verso lui o lei, di solito unita ad un desiderio di possesso ("Voglio che tu sia mio/a"). Quell'emozione ci suscita un desiderio di unione erotica / emotiva / affettiva / spirituale (può esserci uno o più di questi aspetti) con quella persona, al punto da volere che diventi parte importante della nostra vita.
Si parla di "attrazione fisica" sia perché è spesso provocata dall'aspetto (ma non sempre), sia perché ci stimola a livello fisico (eccitazione, agitazione, sensazioni intense, desiderio erotico, ecc.) - oltre che emotivo.

Questa attrazione fisica (e/o erotica) ha una origine biologica ed evoluzionistica: è il meccanismo istintivo con cui la Natura ci induce a scegliere il partner più "adatto" (in senso darwiniano) con cui accoppiarci e riprodurci. Per quello di norma sentiamo tale impulso solo verso certe persone e non altre (non verso i familiari, né persone del nostro sesso o biologicamente inadatte).

“L'amore arriva
dopo che l'attrazione
ha fatto il suo effetto”

Le conferme della scienza

In questo articolo (in inglese), una psicologa analizza quanto l'attrazione fisica influenzi le nostre scelte relazionali (anche quando diciamo il contrario), citando numerose ricerche che lo confermano: "Scegliamo di coltivare relazioni con coloro che troviamo attraenti". Altre ricerche provano che:
  • Gli uomini riconoscono l'importanza dell'attrazione fisica più delle donne.
  • Ma le ricerche, e quel che avviene nel dating online, mostrano che l'attrazione fisica è importante per le donne quanto per gli uomini.
  • Inoltre, l'attrattività tende ad essere un fattore prioritario nelle scelte relazionali, rispetto a tratti come personalità, educazione e intelligenza.
  • L'attrazione è così importante anche perché la associamo ad altre qualità positive; ci aspettiamo che le persone attraenti siano più felici ed appagate.
  • Questa associazione tra attrattività e qualità positive avviene in varie culture; non è quindi un prodotto di particolari influssi culturali.

Anche questo studio mostra quanto l'attrazione sia primaria: "L'attrattiva convenzionale di una persona predice quanti messaggi riceverà, sia per gli uomini che per le donne". Lo stesso studio non ha però trovato alcun fattore che potesse predire il successo di una coppia; il che conferma come l'attrazione non sia garanzia di stare bene insieme, e che le nostre "scelte di pancia" non sono sempre le più sagge.

L'attrazione è la base necessaria

Certamente anche altre qualità contano, ma sono in genere secondarie: se una persona non sente sufficiente attrazione fisica, non vedrà l'altro come un possibile partner - anche se lo stima e lo apprezza per altri versi. Quello che viene detto di solito, in questi casi, è "Ti vedo solo come amico/a" (che in genere significa "Non sento attrazione per te").
Spesso non sappiamo definire chiaramente cosa manca all'altro per desiderarlo (oppure non vogliamo dirlo apertamente), e in questi casi si dicono cose nebulose tipo "Manca quel quid", "Non è scattata la scintilla", "Sei una bella persona ma..." - tutte espressioni che indicano l'assenza di attrazione.

Attrazione o amore?

Quando invece siamo travolti dall'attrazione, proviamo un misto di emozioni e pulsioni molto intense, che di solito tendiamo a chiamare "amore" (che a mio parere sarebbe più corretto chiamare "amore romantico").
Ma questo è confondere la causa con l'effetto: la causa prima dell'interesse per l'altro è l'attrazione, mentre "l'amore" è l'effetto che ne risulta in seguito (specialmente se ci sentiamo ricambiati). In assenza di attrazione per qualcuno possiamo provare affetto e stima, ma ben difficilmente quello che comunemente chiamiamo "amore".

L'amore vero e proprio (che è cosa diversa dall'amore romantico) significa avere a cuore la felicità e il benessere dell'altro. E questo amore possiamo provarlo verso molti individui (oltre al partner): i nostri genitori, fratelli e sorelle, i figli, gli amici più cari, persino gli animali domestici, ecc.
Ma verso costoro noi non proviamo il desiderio di essere in coppia, né il sentimento dell'amore romantico: proprio perché non sentiamo verso di loro l'attrazione fisica. E' quest'ultima che "fa la differenza" tra i diversi tipi di legame.

Però siccome ci mette a disagio dare una spiegazione "erotica" a questa differenza, ci raccontiamo che proviamo "amore" per il partner, e semplice "affetto" per tutti gli altri. Ma in realtà l'amore è uno, non c'è una versione di "serie A" o "serie B": è sempre amore quello che proviamo nei nostri affetti profondi (seppure in varie gradazioni), ma solo con certe persone si aggiunge l'emozione unica dell'attrazione fisica. Ed è questa il "quid", la condizione necessaria a generare il desiderio di coppia.

“L'amore è uno,
non c'è una versione
di serie A o serie B”

Vale anche per le donne

Dire che ci interessiamo a qualcuno spinti soprattutto dall'attrazione fisica può apparire scontato ad alcuni, specialmente se lo vediamo come un atteggiamento maschile (non è un mistero che gli uomini siano stimolati dall'eros in modo particolare).
Ma in realtà la predominanza dell'attrazione vale anche al femminile: anche per la maggioranza delle donne un uomo pieno di qualità, ma che non suscita in loro attrazione, non viene considerato come partner (fanno eccezione situazioni opportunistiche, dove un uomo viene scelto come partner perché porta dei vantaggi pratici od economici, ma non è la norma).

L'attrazione differisce tra i sessi

Una differenza importante fra i sessi è che vivono l'attrazione in modo diverso: Questo è uno dei motivi per cui uomini e donne non si capiscono, ed i loro comportamenti in materia di sentimenti appaiono reciprocamente misteriosi: perché sono spesso radicalmente diversi. L'uomo medio si accoppierebbe con la maggioranza delle donne; la donna media cerca invece un uomo speciale e fuori dal comune, il suo "Principe Azzurro".
Per entrambi i sessi l'attrazione è fondamentale, ma la vivono in modi differenti.

Per le donne l'attrazione conta, ma non lo dicono

L'importanza dell'attrazione per le donne appare meno scontata perché loro stesse la ammettono di rado, od a volte non ne sono proprio consapevoli.
Quando si chiede a una donna cosa cerca in un partner, di solito si ottiene una lista di qualità "interiori" o pratiche (affettuoso, gentile, sensibile, passionale, sicuro di sé, di successo...). Raramente lei ammette di volere qualcuno che la ecciti tutta, le faccia perdere la testa, le "smuova gli ormoni". Ma se le si chiede "E che sia fisicamente attraente non conta?", allora lei dirà che certamente sì, ne ha bisogno, ma non lo ha detto perché le appare scontato (e "scontato" può essere letto come "indispensabile", quindi ovvio anche quando non se ne parla).

Dire una cosa, farne un'altra

In una ricerca condotta su 64.000 donne di 180 paesi, è stato chiesto cosa cercano in un partner: la qualità più desiderata è stata "la gentilezza" (seguita da supportività ed intelligenza). Ma in pratica, la presenza di quelle qualità in un uomo che non suscita anche attrazione fisica, non è sufficiente a generare interesse sentimentale o a vederlo come partner.
Anche in queste ricerche, si ritrova la discordanza femminile tra quello che viene detto e quello che viene poi scelto in pratica (come quando una donna dice "Voglio un uomo che mi ami", e poi si lega ad uno che la tratta male).

Ciò è dimostrato dalla frequenza con cui molti "maschi Beta" e "bravi ragazzi", che magari possiedono le qualità che tante donne dicono di preferire (gentilezza, intelligenza, bontà...), comunque vengono ignorati o scartati da quelle stesse donne - e si ritrovano quindi confusi: "Ma come, lei aveva detto che...?".
Il motivo è che questo tipo di uomini non risulta generalmente attraente per le donne; per cui le loro altre qualità, per quanto apprezzate, non sono sufficienti a suscitare interesse sentimentale.

“C'è una discordanza femminile
tra quello che dicono
e quello che poi fanno in pratica”

Siamo tutti creature visive

Siamo tutti affascinati dall'aspetto: di fronte ad un esemplare attraente del sesso opposto, sia uomini che donne reagiscono in modo positivo e interessato (ma le donne lo nascondono meglio). L'idea che "le donne sia meno visive degli uomini" (cioè meno sensibili all'aspetto), è una delle tante falsità romantiche che ci vengono dette.
In realtà l'attrazione ha una radice evolutiva che vale per entrambi i generi: veniamo tutti attratti da segnali di salute, buoni geni e/o fertilità (che interpretiamo come "bellezza" o fascino). La differenza principale è che, in genere, i maschi sono affascinati solo dall'aspetto, mentre le femmine cercano anche altro.

Cosa cerca la donna

Quando una donna dice "Voglio trovare l'amore", generalmente quello che vuole è incontrare un uomo molto attraente che le susciti emozioni intense (quello che poi chiama "amore"), e che le faccia vivere la favola romantica rappresentata dai media (l'amore assoluto e incondizionato, che dura in eterno).

L'attrazione, e le emozioni intense che genera, sono centrali in questa ricerca. Tanto che molte donne, se non trovano un uomo che le attragga a sufficienza, preferiscono rimanere da sole piuttosto di "accontentarsi" di un uomo che non le emoziona.

Senza attrazione niente coppia

La dimostrazione di quanto l'attrazione sia fondamentale per formare una coppia, viene dal fatto che la grande maggioranza delle persone non sarebbe interessata ad una relazione sentimentale con qualcuno per cui non provano alcuna attrazione. Una piccola indagine che ho svolto su un forum dove si parla di relazioni, ha dato questi risultati:
  • l'89% ha risposto che l'attrazione è indispensabile al desiderio di stare in coppia;
  • solo l'11% ha dichiarato di desiderare una relazione anche in assenza di attrazione (e siccome non poche persone mentono o si illudono in proposito, la percentuale reale è ancora inferiore).

Molto spesso, poco importano l'affetto che proviamo, le varie qualità che quella persona possa avere, o se per altri versi è quello che stavamo cercando: in assenza di attrazione, l'idea di coppia appare ai più priva di senso - o quantomeno ben poco coinvolgente. Senza attrazione possiamo provare un affetto magari caloroso, ma poco coinvolgente e non romantico.
Ciò è particolarmente vero da giovani, quando siamo dominati dagli ormoni e non abbiamo ancora chiari i nostri valori. Poi, con gli anni e l'esperienza, molti realizzano che certe qualità contano per loro più di un bel volto o di un corpo voluttuoso.

Salvo eccezioni

L'importanza dell'attrazione vale nella maggioranza dei casi, ma non sempre e comunque. Per alcuni l'attrazione fisica può essere meno importante, o addirittura secondaria ad altre qualità. Per esempio per persone con bassa libido, o con particolari esigenze emotive o intellettive (è il caso dei "sapiosessuali"), oppure in cui la "parte animale" è debole o assente. Ma direi che costoro sono una minoranza; l'eccezione che conferma la regola.

La maggior parte di chi nega l'importanza dell'attrazione o della sessualità nella propria vita di coppia, in genere mente oppure non è consapevole della propria componente "animale" e istintiva (che li condiziona senza che se ne rendano conto).

“In assenza di attrazione,
l'idea di coppia appare ai più
priva di senso”

Attrazione non equivale a bellezza

Attenzione però: quando parlo di attrazione, non mi riferisco soltanto all'effetto della bellezza esteriore. Ovviamente l'aspetto fisico ha un forte influsso, però l'attrazione può essere ispirata anche da altri fattori, per esempio:
  • Per gli uomini, una donna non particolarmente bella ma molto sensuale, o di classe, o formosa, o vestita in modo provocante (a seconda dei gusti), può risultare decisamente attraente. Lo stesso per una donna che dia la sensazione di essere "una bomba a letto".
  • Per le donne, l'attrazione può essere suscitata anche dalla personalità di un uomo (sicurezza di sé, atteggiamento dominante o aggressivo, disinibizione e sfrontatezza), dal suo status sociale (essere famoso o ammirato), dalla sua posizione economica o professionale.
  • Per entrambi i generi, la "chimica" fra le due persone, oppure l'emanare una sessualità "selvaggia" e animalesca, o ancora il tono di voce o l'intensità emotiva (provare emozioni intense intriganti ed esprimerle apertamente), sono altri fattori comuni di attrazione.
Va precisato che i fattori sopra elencati influenzano solo certe persone e non altre (a differenza della bellezza, che colpisce più o meno tutti). Quindi chi li possiede può trarne vantaggio frequentando persone che li possono apprezzare, ed evitando quelle per cui non hanno valore: per esempio, un uomo ricco avrà più successo fra donne materialiste; un intellettuale si troverà fuori posto in discoteca, ma potrebbe brillare in un dibattito (ricordiamo che è praticamente impossibile piacere a tutti).

L'attrazione è potente ma ingannevole

Capire quanto siamo influenzati dall'attrazione è utile anche perché l'attrazione spesso ci inganna, ci fa credere cose non vere: non è collegata alle virtù della persona, e ben poco alla sua personalità. Possiamo benissimo sentirci attratti da un serial killer o da una psicopatica e credere che siano persone fantastiche, perché siamo accecati dall'eccitazione.
In altre parole, l'attrazione genera la voglia di relazione ma non indica per forza compatibilità o intesa:
  • Se ci facciamo guidare solo dall'attrazione, rischiamo di trovarci in relazioni conflittuali, disfunzionali o infelici - oppure di non venire mai ricambiati.
  • O, ancora, passata l'eccitazione iniziale potreste scoprire che, a parte l'attrazione e il desiderio erotico, non c'è niente che vi lega al partner: nessun interesse in comune, niente da dirsi, personalità incompatibili.
"A letto eravamo perfetti. Però cominciavamo a litigare già mentre andavamo al bidet." (Ava Gardner)

Insomma, l'attrazione ci induce a credere che l'altro sia la "persona giusta", ma in realtà è solo (o principalmente) il modo in cui la Natura ci spinge a riprodurci (senza di essa saremmo molto meno inclini ad impegnarci per conquistare l'altro, a buttarci in una relazione, a legarci ad uno sconosciuto). E' lo stesso meccanismo che porta gli animali ad accoppiarsi.
E' per questo che non c'è giustizia, morale o equità in amore: il più delle volte siamo guidati dalla nostra parte istintiva (per motivazioni evolutive), non da quella razionale o etica.

L'attrazione non basta, e non dura per sempre

Infatti questo è un motivo per cui tante relazioni falliscono. Se sono basate principalmente sull'attrazione, questa dopo qualche tempo non basta più: emergono insoddisfazioni, scontri, incomprensioni. Quando poi l'attrazione e il desiderio reciproco calano (come sempre succede), il legame va in crisi; si pensa "Mi sembra di non amarlo/a più"... ma in realtà non è l'amore ad essere cambiato, è l'attrazione che è scemata (molti confondono l'eccitazione e la passione con l'amore).

Perché sottovalutiamo l'attrazione

Come già accennato, l'importanza dell'attrazione è scontata per alcuni, ma molti la sottovalutano o ritengono che altri fattori siano più importanti (anche quando non è così). Come mai questa differenza? Provo a citare alcuni motivi:
  • Ci piace credere di essere padroni delle nostre scelte, quindi fatichiamo ad ammettere di essere condizionati dai nostri istinti.
  • Le persone vogliono vedersi migliori di come sono, per cui preferiscono credere di essere mosse da desideri "nobili" ed elevati, piuttosto che dalla propria parte animale ed irrazionale.
  • Chi ha una visione fortemente romantica delle relazioni, idealizza i sentimenti e sottovaluta la potenza degli impulsi profondi.
  • Chi è molto "nella testa" ed è sconnesso dalla propria corporeità o emotività, non riesce a vedere quanto gli istinti lo manovrino.
  • Chi ha ricevuto una educazione fortemente religiosa o moralistica, tende a svalutare il corpo e l'eros, incluso l'effetto che hanno sulle nostre scelte.

La sessualità è "peccato"

Inoltre viviamo in una cultura sessuofobica, che in modo aperto o velato spesso svaluta la sessualità, la corporeità ed il piacere (questo è influenzato da secoli di cattolicesimo).
Per cui l'idea che le relazioni amorose siano generate dall'impulso dell'attrazione erotica, invece che dai sentimenti, appare ai più come qualcosa di sconveniente, da negare o dimenticare.

E' più rassicurante dire "Sto insieme a lui (o lei) per amore", invece di ammettere che l'attrazione è il legante primario (o uno dei principali) della relazione. E che, quando l'attrazione venisse meno (come succede di solito col tempo), la relazione stessa potrebbe perdere di valore.

“Viviamo in una cultura sessuofobica,
che svaluta la sessualità,
la corporeità ed il piacere”

Non scoraggiarti

Qualcuno potrebbe sentirsi scoraggiato da questo post, e concludere che se non risulta attraente non ha nessuna chance sentimentale. Ovviamente non è questo il mio intento: lo scopo è aiutare le persone a capire l'attrazione, per poi usare queste informazioni a proprio vantaggio.

Capire è potere

E' importante chiarire l'importanza dell'attrazione; perché molte persone (specialmente se giovani, inesperte o con scarso successo amoroso) non ne sono consapevoli, quindi non riescono a capire i motivi delle loro difficoltà o fallimenti in ambito sentimentale. Finché costoro si basano sulle falsità, sulle banalità e sui luoghi comuni che vanno per la maggiore, continueranno a fallire senza capire il perché.
  • Vedi per esempio la sensazione "stracciabudella" di quando una persona ti piace tanto, ma per costei sembra che non esisti o ti considera a malapena. E tu ti chiedi cos'hai che non va, cosa puoi aver fatto di male, se non vali nulla... Ma, il più delle volte, la verità è semplicemente che lei non ti trova attraente - magari perché ha gusti a cui tu non corrispondi, non perché tu sia scadente.
  • Oppure quelli che, accecati dall'attrazione, inseguono solo le ragazze più belle o i maschi più affascinanti... prendendo dolorose porte in faccia, o finendo con l'essere usate.
  • O, ancora, quelli convinti che le sensazioni tipo "farfalle nello stomaco" (tipico sintomo di attrazione) siano segno che l'altro è "la persona giusta", per cui scartano tutti quelli che non suscitano in loro emozioni travolgenti... e si ritrovano con partner eccitanti ma incompatibili.
Per costoro, sapere che l'attrazione non definisce il tuo "valore come persona" (ma - semmai - i gusti dell'altro); o capire che l'attrazione è ingannevole ed è bene non farsene guidare ciecamente, può aiutarli a soffrire meno e fare scelte più costruttive.

Cosa fare se non risulti attraente

Se in genere le altre persone non ti trovano attraente, non vuol dire che resterai sempre solo. Magari invece hai bisogno di cambiare qualcosa in te stesso, nella tua vita o nelle scelte che fai:
  • Se manchi di qualità attrattive, ti stimi poco o ti senti inferiore agli altri, puoi impegnarti per migliorare te stesso (non per diventare un altro, ma per sviluppare i tuoi potenziali).
  • Se sai di avere belle qualità ma non incontri mai persone che ti apprezzano, magari avresti bisogno di cambiare ambiente. A volte restiamo sempre negli stessi giri di persone perché le conosciamo dall'infanzia, per abitudine o per pigrizia, ma magari sono troppo diverse da noi: in un gruppo di "festaioli", una ragazza sensibile e profonda potrebbe venire ignorata o derisa; idem per un uomo appassionato di scienze.
  • Se viene spesso rifiutato, o ti ritrovi in relazioni in cui non vieni apprezzato, forse è perché ti interessi a persone non in sintonia con te. Potresti provare a dar peso a qualità diverse, a cercare qualcuno con cui hai molto in comune, o a dare chance a persone interessanti ma che a prima vista non ti suscitano attrazione (conoscendole meglio, potresti avere piacevoli sorprese).
  • Se hai difficoltà nell'approcciare le persone, o nel parlare con loro, o temi di non piacere agli altri, potresti sviluppare le tue capacità di comunicazione e interazione sociale. A volte una persona ha molte qualità ma si isola, quindi gli altri non la notano o non scoprono quanto vale.

Come ho scritto sopra, l'attrazione non deriva solo dalla bellezza: ci sono diverse qualità che possono attrarre.
Quindi chi non ottiene molto successo con l'altro sesso potrebbe sviluppare le sue qualità attrattive: migliorando il suo modo di porsi, le capacità di approccio e comunicative, i suoi talenti e capacità, l'abbigliamento... insomma, più si hanno qualità da offrire, e più si risulta interessanti agli occhi altrui (specialmente di coloro che sono in sintonia col nostro modo di essere).

Seminare per raccogliere

L'errore che fanno alcuni è avere la pretesa di essere amati per quello che sono, senza fare alcuno sforzo per diventare "amabili". Ma non funziona così: sarebbe come avere la pretesa di essere assunti per una mansione, senza saper fare bene quel lavoro.
L'idea per cui "basta che sei te stesso e verrai amato" è una delle tante falsità romantiche che ci vengono raccontate. Ma in realtà, se desideriamo essere voluti e amati dagli altri, dobbiamo avere qualità che ci rendano attraenti ai loro occhi.

"Non esiste salvaguardia contro il senso naturale dell'attrazione."
(Algernon Charles Swinburne)

"Poiché non aveva attratto sessualmente Mildred, nulla che lui avesse fatto aveva avuto alcun effetto su di lei."
(W. Somerset Maugham, "Schiavo d'amore")

"Amore e desiderio sono due cose distinte: non tutto ciò che si ama si desidera, né tutto ciò che si desidera si ama."
(Miguel de Cervantes)


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Perché gli uomini smettono presto di corteggiare?

Perché i ragazzi perdono interesse rapidamente nel corteggiamento?

Perché gli uomini si stancano di corteggiare una donna?


Sento con una certa frequenza donne lamentarsi che "Gli uomini non corteggiano più", "Si stancano presto", "Vogliono andare subito al sodo"... oppure, sui siti di incontri, vedo profili femminili vuoti o con scritto solo "Se vuoi conoscermi scrivimi" (*). Queste donne sembrano considerare il corteggiamento solo dal proprio punto di vista, e non comprendere affatto quello maschile. Cercherò quindi di spiegarlo.

(*) E perché mai un uomo dovrebbe farlo? Un profilo del genere risulta anonimo e, tra migliaia di profili, è ovvio che l'attenzione si rivolga invece verso profili più dettagliati e intriganti. Inoltre, un profilo vuoto o scarno sembra dire "Sono pigra e non mi impegno per far funzionare le relazioni; sono inerte, lascio che faccia tutto l'uomo; sono qui per prendere, non per dare".

Il corteggiamento ha uno scopo

Chi pone le domande di cui sopra, dovrebbe a sua volta farsi una domanda: perché qualcuno dovrebbe corteggiare? Chi lo fa, evidentemente è perché spera di arrivare a qualche risultato: l'uomo che corteggia una donna non lo fa per farle un favore, ma per ottenere qualcosa; proprio come lei spera di ottenere qualcosa da lui (altrimenti perché stare al gioco?).
Siamo onesti: il corteggiamento è un "investimento" volto ad un qualche fine. E questo vale per qualsiasi individuo, il genere non c'entra:
  • Un uomo corteggia una donna che gli piace e che desidera.
  • Una donna corteggia (quando lo fa) un uomo che le piace e che le interessa.
Quindi tutti iniziamo a corteggiare per uno scopo; e - in genere - smettiamo di farlo quando non riceviamo segnali di approvazione, di interesse reciproco. Perché in quel caso ci sembra di perdere tempo inutilmente, o ci sentiamo frustrati perché non veniamo ricambiati.

Chi pone queste domande, di solito, si preoccupa del proprio bisogno (essere corteggiata) ma ignora i bisogni dell'altra persona. Spesso sono donne che fanno le difficili, le preziose, che non si concedono, che "giocano" con i desideri dell'altro, o che non comunicano chiaramente quello che vogliono. Così l'uomo rimane nella "nebbia" dell'incertezza, e facilmente si stufa.
Oppure sono donne che vogliono ricevere attenzione, e tendono ad "usare" gli uomini per questo scopo. Senza però considerare cosa ricavi l'uomo da questa interazione, i suoi bisogni o la sua soddisfazione. Prendono senza preoccuparsi di cosa danno.

“Certe donne
vogliono ricevere attenzione,
ed usano gli uomini a questo scopo”

Il problema di investire a vuoto

Un problema maschile che molte donne non sembrano capire, è che per l'uomo l'insuccesso è la norma nel corteggiamento: quando va bene ottiene un successo su dieci tentativi, ma succede pure che ci provi 100 volte senza ottenere nulla. Questa sproporzione tra impegno investito e risultati è ancora maggiore nel dating online, ma è vera anche con gli approcci dal vivo.
Questo è il motivo principale per cui gli uomini corteggiano poco o smettono presto; essendo abituati ad "investire" senza ottenere nulla, cercano di ridurre questa perdita di tempo e fatica al minimo:
  • Non provandoci nemmeno se, da parte femminile, non arriva un minimo segno di interesse o apprezzamento (peggio ancora se lei si mostra negativa e respingente).
  • Smettendo dopo i primi approcci, se a questi non corrispondono segnali positivi o di reciproco interesse.

Gli uomini di valore spariscono prima

Questa scarsa disponibilità è particolarmente vera per gli uomini di "elevato valore": costoro sanno di avere altre chance, quindi non stanno a perdere tempo se il corteggiamento non va come vorrebbero. Se una donna fa la difficile e vede spesso i suoi corteggiatori svanire, magari punta sempre ad uomini di alto livello - i quali sono i meno disposti ad aspettare o sottostare a "giochetti" (trovando facilmente altre donne interessate).

Corteggiare è una fatica, non un piacere

Va anche precisato che per le donne il corteggiamento in sé può essere un piacere, ma non è così per buona parte degli uomini. Per l'uomo solitamente corteggiare è un "lavoro" faticoso (*) per arrivare ad un obiettivo, per suscitare nella donna un interesse sentimentale e/o sessuale.
Per ottenere ciò l'uomo che corteggia deve fare una "performance": mostrarsi all'altezza, indovinare preferenze, seguire rituali, superare test e difese. Spesso basta un passo falso, un gesto sbagliato, una parola fuori posto, perché la donna perda interesse. Bisogna "stare sul pezzo", non ci si può lasciar andare. Il consiglio ingenuo "Basta che sei te stesso" porta sovente a fallimenti. Corteggiare assomiglia più ad un colloquio di lavoro che ad una scampagnata.

Quindi trascinare il corteggiamento per le lunghe può essere per la donna gratificante o un modo di mettere alla prova l'uomo; ma per l'uomo diventa una perdita di tempo frustrante, da evitare per quanto possibile.
Capita così che, quando l'approccio si trascina e la donna magari dice alle amiche "Le cose stanno procedendo bene" (dal suo punto di vista), l'uomo si è già scoraggiato e sta guardando altrove (magari verso una donna più accogliente o meno pretenziosa).

(*) Un'eccezione a questa regola è il seduttore: chi vive il corteggiamento come una sfida eccitante in cui riversa grandi energie, il cui obiettivo non è tanto la donna o una relazione quanto il brivido della conquista. Un po' come nello sport, dove conta la vittoria e non la fatica. Ma non credo che molte donne siano interessate a tale tipo di uomo.

Se ti piace, fallo tu

Se una donna ama il corteggiamento e vorrebbe che accadesse più spesso, non ha che da assumere un ruolo attivo e prendere l'iniziativa. Moltissimi uomini sono ben lusingati e felici se una donna si interessa a loro ed apre la comunicazione (anche se ciò accade così di rado, che all'inizio potrebbero essere increduli).
Se qualcosa ti piace così tanto, perché non la fai tu per prima? :-)

Non ha senso corteggiare chi non mostra interesse

Perché mai uno dovrebbe corteggiarti? Solo per fare un piacere a te? Pensi forse che gli uomini debbano essere al servizio delle donne? O che esistano per farle felici? (come accade nei film romantici). In realtà, tutti ci relazioniamo per soddisfare i nostri bisogni, per ottenere una qualche soddisfazione, non per semplice passatempo o spirito altruistico (tranne rare eccezioni).
Quindi, se io corteggio una donna che non mostra alcun segnale d'interesse verso di me, o che si nega, o che mi respinge:
  1. Ne deduco che a lei non interesso, quindi sto solo perdendo tempo (e magari le dò pure fastidio).
  2. Rispetto il "messaggio non verbale" di disinteresse (perché non mi piace essere invadente), e tolgo il disturbo.

“Tutti ci relazioniamo
per soddisfare i nostri bisogni”

Femminismo e rispetto

Inoltre, il femminismo ha - giustamente - insegnato agli uomini che non va bene essere insistenti ed ossessivi nel corteggiamento; è una mancanza di rispetto ed una invasione dello spazio personale. Per cui la maggioranza degli uomini, se non riceve segnali positivi o se addirittura lei mostra segni di insofferenza, si allontana per rispetto e per evitare problemi (insulti, accuse, denunce, ecc.).

Dopo decenni in cui è stato ribadito che "No significa no", ora le donne non possono pretendere di essere rispettate e lasciate tranquille quando va bene a loro, ed al tempo stesso di essere corteggiate assiduamente quando ne hanno voglia (magari senza nemmeno comunicarlo chiaramente all'altro). E' un comportamento contraddittorio e dissociato.
Non ha senso volere la parità in ogni campo, ed anche la cavalleria di un tempo: è una contraddizione in termini (la "cavalleria" esisteva quando la donna era posta in un ruolo subordinato e passivo, come conseguenza e compensazione: poiché la donna era considerata debole e impotente, l'uomo la proteggeva e si prendeva cura di lei).

Le relazioni sono come una danza

Perché una danza avvenga, entrambi i ballerini devono venirsi incontro, muoversi in armonia con l'altro, calibrare i proprio gesti su quelli del partner, momento per momento. Se uno solo dei due si muove, non abbiamo una danza a due: abbiamo un ballerino ed un "manichino"; e poiché tale danza è poco appagante, è probabile che il ballerino si stanchi e se ne vada (magari verso una ballerina più disponibile).

Se vuoi essere corteggiata, succederà più facilmente se tu "alimenti" il corteggiamento:
  • Mostrati disponibile e interessata verso chi ti piace
  • Trasmetti chiari segnali di approvazione e incoraggiamento (non basta che lo pensi, o che lo accenni in modo vago)
  • Considera cosa desidera l'altro e - almeno in parte - offriglielo (in modo che sia motivato a continuare)
  • Condividi eventuali spese
  • Fai la tua parte perché il corteggiamento sia un'esperienza piacevole per entrambi, non solo per te.
Insomma, fai in modo che il corteggiamento non sia una situazione "unilaterale" (dove uno dà e l'altro riceve), ma sia un "gioco a due" appagante per entrambi - come una danza, insomma.

Tempi moderni, tempi passati

Restare inerte come una patata lessa e lasciare che sia l'uomo a fare tutto, ripetutamente, è qualcosa che poteva funzionare nel XIX secolo, quando le regole sociali imponevano alle donne un ruolo passivo. Ma ormai siamo ben lontani da ciò.

Inoltre farsi corteggiare in modo ambiguo (senza dare segnali chiari), aspettarsi che l'uomo insista anche se non riceve incoraggiamento o soddisfazione, vuol dire incoraggiare la mentalità del "Lei dice no ma forse vuol dire sì", vuol dire tornare indietro ai ruoli rigidi del passato - con tutto l'inevitabile contorno di equivoci, insistenze sgradite e molestie (vanificando decenni di lotte femministe per il superamento dei ruoli di genere).

“Restare inerte
come una patata lessa
poteva funzionare nel XIX secolo”

Egocentrismo nel corteggiamento

Dietro a domande come quelle poste all'inizio sembra esserci l'aspettativa di un corteggiamento "unilaterale", dove una parte investe tempo ed energia (e spesso denaro), e l'altra parte poco o nulla. Magari queste donne (o le donne in generale?) desiderano un corteggiamento "fine a se stesso", forse perché hanno bisogno di ricevere attenzione, o se ne sentono lusingate. Non sembrano avere considerazione per chi sta dall'altra parte, per i suoi desideri e bisogni.
Oppure alcune amano essere corteggiate indefinitamente, ricevere senza dare, come una principessa assisa sul suo trono che riceve gli omaggi dei sudditi. A queste donne devo dare una brutta notizia: tu non sei una principessa. Oppure se ti piace vederti come una principessa, va bene, ma allora anche l'uomo è un principe (altrimenti dov'è la parità che rivendicate da oltre un secolo?). Ma allora perché un principe dovrebbe perdere il suo tempo con te? (perché un interesse non ricambiato è una perdita di tempo).

Domande come quelle sembrano sottintendere una personalità fortemente egocentrica (se non addirittura narcisista), la mentalità di qualcuna che sta lì senza fare niente, e si aspetta che il mondo le offra ammirazione e devozione incondizionate: "Perché non continua a corteggiarmi? (anche se io non gli sto offrendo nulla in cambio)". Direi che è un atteggiamento infantile, immaturo e pretenzioso.

Incapacità di relazionarsi

Chi si ritrova spesso a porsi domande del genere, non dovrebbe stupirsi se non riesce ad ottenere relazioni funzionanti e felici. Una relazione sana e appagante si basa su uno scambio ed attenzione reciproci, su un prendersi cura e nutrirsi a vicenda, su una base di parità, rispetto e considerazione l'uno per l'altra. Tutte cose che una "principessa sul pisello" ovviamente non è in grado di offrire.

Invece di chiedersi "Perché lui non mi continua a dare quello che voglio? Perché non fa le cose che fanno piacere a me?", una persona di questo tipo farebbe meglio a chiedersi "Cosa sto dando io all'altro? Cosa gli offro in cambio del suo corteggiamento? Che cosa posso dare in una relazione?".
Se le risposte che vengono fuori si limitano a "Me stessa" o "Il mio amore", forse si tratta di una persona immatura che non ha ancora imparato a relazionarsi in modo adulto, o rimasta ancorata a schemi romantici ingenui.

Vale per entrambi i sessi

Quanto scritto qui vale anche nel caso di un uomo che esprima simili lamentele, che si chieda perché le donne perdono interesse in lui quando lui non si cura dei loro bisogni, o quando non offre loro quello che vogliono. Egocentrismo e personalità narcisista non sono certo esclusive di un genere o dell'altro.

"La donna si è sempre riservata la parte accattivante della seduzione (la seduttrice), lui si è sempre ritrovato con la parte ridicola (il seduttore)."
(Jean Baudrillard)

"Le donne che pretendono una lunga corte, o sono frigide o vogliono sembrare virtuose. In entrambi i casi, è meglio lasciarle perdere."
(Roberto Gervaso)

"Il corteggiamento è una forma di accattonaggio. Non a caso la dichiarazione una volta si faceva in ginocchio."
(Gianni Monduzzi)


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