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A volte nessuno ha torto o ragione

Quando viviamo situazioni problematiche, di conflitto o di sofferenza, il più delle volte tendiamo a cercare un "colpevole": ci chiediamo chi ha sbagliato, chi è in torto, chi deve cambiare. Questo accade specialmente nelle relazioni (in particolar modo quelle sentimentali), ma anche a livello politico, religioso o internazionale.
Ma il fatto è che, molto spesso, in queste situazioni nessuno ha realmente torto o ragione, nessuno ha sbagliato (almeno intenzionalmente): quello che succede è che ognuno è diverso, ha esigenze diverse, o vede le cose in modo diverso dall'altro. Il conflitto quindi nasce dalle differenze, non da un errore oggettivo o da un torto reale:
  • se io desidero passare le vacanze al mare e tu in montagna, nessuno è in torto;
  • se io ho sempre voglia di fare sesso e tu no, nessuno è colpevole;
  • se io intendo avere dei figli e tu no, nessuno è sbagliato.
Semplicemente, abbiamo bisogni diversi o diverse priorità.

L'errore di cercare sempre il bene e il male

Purtroppo la nostra cultura "occidentale" ci insegna a giudicare in modo dicotomico, ovvero a vedere due parti in opposizione di cui solo una può essere "giusta" (è il "bene", ha ragione, ecc.), mentre l'altra è per forza "sbagliata" (è il "male", ha torto, è in errore, ecc.). Questa visione ci impedisce di vedere che, in molti conflitti, ognuno ha le sue ragioni, ognuno agisce secondo quello che a lui sembra giusto, ognuno fa il meglio che può; in questi casi:
  • non ha senso cercare un colpevole, perché nessuno ha colpa (cioè, nessuno sta creando il conflitto intenzionalmente);
  • non serve a nulla decidere chi ha torto o ragione, perché ciascuno ha le sue ragioni per agire in quel modo;
  • è inutile individuare chi è sbagliato o deve cambiare, perché nessuno è giusto o sbagliato, e nessuno dovrebbe cambiare (se non per propria libera scelta).

Oppure, a volte semplicemente qualcosa va storto, senza che che le persone coinvolte abbiano alcuna colpa, perché la vita va così: un imprevisto, un incidente, un evento naturale avverso. La vita non è equa, e il mondo non è fatto per renderci felici (è uno dei motivi per cui, a volte, la sofferenza è inevitabile).

A volte c'è chi ha ragione; altre volte hanno tutti ragione

In altre parole, è vero che in alcune situazioni c'è chi è oggettivamente in torto (per esempio chi ha violato la legge) oppure ha veramente sbagliato (p.es. chi intenzionalmente fa del male o danneggia un altro); ma negli altri casi, ci sono semplicemente bisogni e opinioni diverse. In questi casi, cercare un colpevole (che non c'è) o giudicare chi ci sembra essere in errore, ci porta a condannare chi non ha colpe e ci impedisce di risolvere il conflitto. L'unica via per uscire da questi conflitti è riconoscere le esigenze di ogni parte, e cercare una soluzione che possa accontentare tutti, o un compromesso ragionevole. E se questo risulta impossibile, è meglio ammettere questo "blocco", invece di voler dichiarare per forza un vincitore e uno sconfitto.
Per esempio, se io voglio dei figli e la mia partner no, e non riusciamo a trovare un punto d'incontro, è meglio riconoscere questa fondamentale incompatibilità (ed eventualmente separarsi), piuttosto che forzare uno dei due a vivere in un modo che vìola la sua natura, e che lo renderebbe frustrato, infelice e risentito.

Le esigenze contrastanti

La maggior parte dei conflitti nasce da bisogni o esigenze contrastanti: siccome siamo tutti diversi, è del tutto normale volere cose diverse (anche nelle coppie più affiatate, o nelle comunità più strette). E siccome tutti tendiamo a credere di avere ragione (vedi paragrafo successivo), svalutiamo le esigenze altrui, o ci appaiono prive di senso.
Ma questo atteggiamento è simile a quello di un bambino che pesta i piedi, e pretende che il mondo giri a modo suo. Quando sono gli altri a farlo con noi, li troviamo irragionevoli e oltremodo irritanti; proviamo a ricordarlo, quando siamo noi a fare altrettanto e vogliamo "dettar legge" (come ci ricorda una canzone degli anni '80, "Tutti vogliono governare il mondo" - "Everybody wants to rule the world", Tears for Fears).

Tutti pensiamo di avere ragione - e quasi sempre ci sbagliamo

Uno dei maggiori ostacoli all'avere una prospettiva aperta alle esigenze altrui, è l'umana tendenza a credere che la nostra personale opinione sia la migliore possibile, e/o che sia oggettivamente giusta. In realtà:
  • I fatti possono essere oggettivamente giusti oppure sbagliati, le opinioni no: preferire il rosso al verde, le donne agli uomini, la sicurezza alla libertà, sono solo inclinazioni personali e soggettive.
    Sui fatti oggettivi e dimostrabili si può arrivare a una posizione unanime (per esempio nelle verità scientifiche), sulle opinioni ci sarà sempre diversità e discordia.
  • Quindi nessuna opinione è "giusta" o migliore in assoluto, ma è solo uno dei tanti possibili modi di vedere le cose; lo dimostra il fatto che quasi sempre esiste una pluralità di opinioni, e che queste cambiano nel tempo e nelle diverse culture.
  • Inoltre, la nostra opinione agisce da "filtro" che "colora" la realtà a seconda di quello che crediamo; pensiamo di vedere la realtà per come è, in modo oggettivo, ma invece la interpretiamo a seconda delle nostre convinzioni.
Questo accade anche perché tendiamo a fidarci delle nostre emozioni: quando sentiamo qualcosa di potente dentro di noi, crediamo che indichi qualcosa di reale; diciamo "Me lo sento!" come se fosse una prova concreta, invece di una pura sensazione. Come spiega anche lo psicologo Daniel Gilbert nel suo libro "Stumbling on happiness" ("Felici si diventa", info nella Bibliografia), le nostre emozioni spesso ci fuorviano: ci fanno credere cose improbabili o non vere, ci portano a fare scelte sbagliate, e/o rafforzano i nostri pregiudizi e convinzioni.
Gran parte delle convinzioni comuni - come "Le donne dovrebbero...", "Gli uomini sono...", "Il vero amore è...", così come quelle su etnie, religioni o sistemi politici - che molte persone vedono come verità indubitabili, sono in realtà opinioni soggettive e arbitrarie, tanto è vero che sono sempre mutevoli nel tempo e fra le varie nazioni.

Credere che la propria opinione sia la migliore, o addirittura l'unica accettabile, è il (tragico) errore alla base di molte violenze, atti di terrorismo e guerre. Si tende a dividere le persone in due campi opposti, quelli che sono "con me" e quelli che sono "contro di me", senza possibilità intermedie. Si aggredisce chi non la pensa come noi, perché non si riconosce che la sua opinione - ancorché diversa - può valere quanto la nostra, e lo si vede come una minaccia, un nemico della (nostra) verità.

Ricorda, nessuno è normale

Un'altra convinzione che contribuisce a questo problema, è credere che esista una normalità oggettiva, e chi non vi rientra sia in qualche modo sbagliato. In realtà quella che chiamiamo "normalità" è semplicemente il comportamento più comune, o quello più tradizionale; ma tutto questo cambia col tempo e nelle varie culture, quindi non vi è nulla di oggettivo. Quello che a noi può sembrare disgustoso (per esempio mangiare insetti) altrove risulta delizioso; quello che oggi vediamo come inaccettabile (p.es. la schiavitù o il genocidio) un tempo era considerato normale.
In altre parole, la normalità non esiste realmente, è solo un'idea arbitraria, e le persone che ci sembrano "normali" lo sono solo perché non le conosciamo a fondo (visto da vicino, ognuno è un microcosmo unico di complessità e contraddizioni).

Tutti i gusti sono gusti

Infine, ricordiamoci che già i Latini dicevano "De gustibus non est disputandum" ("I gusti non sono argomento su cui dibattere"). Nel senso che è inutile discutere (per far cambiare idea agli altri) su argomenti di preferenze personali od opinioni soggettive: ognuno vede le cose a modo suo, e opinioni diverse non cambieranno ciò. Nel caso migliore, si può confrontare le diverse opinioni per comprendere le altre ed allargare la propria visione; ma discutere per imporre la propria, sarà solo fonte di scontri ed incomprensioni.

Dal conflitto alla comprensione

Quindi, quando ci scontriamo con posizioni ed opinioni diverse dalla nostra, non facciamoci sedurre dalla convinzione di essere "nel giusto" e potere (o dovere) prevalere sull'altro. Piuttosto, ricordiamoci che l'altro ha sicuramente delle ragioni per sostenere la sua posizione (anche se magari non le ha chiare in mente), e cerchiamo di capirle; una volta compresa la sua posizione, potremo mediare le diverse esigenze e cercare una soluzione accettabile per tutti.
Nel caso peggiore potremmo arrivare a capire che non ci sono soluzioni possibili (almeno al momento); ma lo faremmo riconoscendo ad entrambi il diritto alla propria posizione, vedendo l'altro come nostro pari, invece di vederlo come un nemico da sottomettere o annientare.
E questa sarebbe già una grande vittoria. :-)


"Per ragionare deve esserci indifferente l'avere ragione."
(Maurizio Fogliato)

"Si può considerare 'l'aver ragione' la 'malattia terminale dell'Occidente'."
(Wayne W. Dyer)

"Un vero uomo di cultura non crede mai d'aver ragione fino in fondo."
(Giansiro Ferrata)


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Capire gli altri - 3) Contraddizioni

Quante volte gli altri ci appaiono come un mistero? Quante volte deludono le nostre aspettative, o si comportano in modi che ci sembrano privi di senso? Questo è particolarmente vero nei rapporti fra uomini e donne.
In questa serie di tre post, cercherò di spiegare alcuni dei motivi principali di queste incomprensioni. Conoscendoli, possiamo "leggere" meglio le altre persone, e comprendere le ragioni dei loro comportamenti.
  1. Nel primo post, parlo di quanto gli altri possano essere diversi da me.
  2. Nel secondo, spiego l'importanza delle sfumature (invece del vedere ogni cosa come bianca o nera).
  3. In questo, osservo quanto le persone possano essere contraddittorie (e quanto sia parte dell'essere umano).
(questa serie di post è anche disponibile come unico documento - in formato PDF, EPUB e MOBI - liberamente scaricabile nella pagina Download)

Un mosaico di contraddizioni

Alcuni aspetti della realtà obbediscono a regole semplici: nella meccanica, nella fisica newtoniana, un evento è in un certo modo, e non può essere il suo contrario. Nell'essere umano, invece, tutto è più complicato e imprevedibile.

Le varie "sfumature" di una personalità (di cui ho parlato nel secondo post) si combinano spesso in modi complessi: siamo tutti un misto di intelligenza e (almeno un po') di stupidità, di altruismo ed egoismo, ecc. Spesso caratteristiche opposte convivono nelle stessa persona, esprimendosi in contraddizioni che - da fuori - possono sembrare incomprensibili: "Ma come - diciamo - ieri era così simpatico/a (paziente, serio, appassionato, premuroso...) ed oggi invece sembra tutto il contrario...?!?".
Facile pensare che una di quelle due "facce" sia una finzione; ma spesso non è così (anche se può accadere). Semplicemente, di solito entrambe quelle "facce" (insieme a molte altre) fanno parte della stessa persona. Sono come "tessere di un mosaico" (di forme e colori anche molto diversi) che - insieme - compongono l'intera personalità.
Un po' come vari attori su un palcoscenico, a volte uno di essi è dominante, altre volte entra in scena qualcuno che non ci saremmo aspettati... ma sono tutti parte della vicenda. Lo psichiatra Roberto Assagioli introdusse il concetto di sub-personalità, ovvero svariate componenti della nostra psiche che "abitano" tutte insieme dentro di noi (all'opposto di un'idea di personalità univoca e "monolitica").
E' ovvio che tutti questi "frammenti" non possono essere sempre concordi e coerenti: da qui la molteplicità di una personalità, ed anche le sue contraddizioni.

Comprendere l'altro, ma anche noi stessi

Tra l'altro, tenere presente questo "mosaico" ci aiuta anche a comprendere noi stessi. Spesso crediamo di dover essere sempre in un certo modo (perché ci hanno detto che è l'unico "giusto"), oppure che non possiamo cambiare idea o atteggiamento: questa è una forzatura che genera disagio e sofferenza, che ci blocca in una "camicia di forza" che non assomiglia al nostro vero Io.
Invece, riconoscere tutte le "voci" diverse che fanno parte di noi, ci permette di accettare (e coltivare) l'intera nostra personalità; comprese le sue contraddizioni (che, una volta accolte, diventa più facile armonizzare).

Siamo tutti Jekyll e Hyde

In fondo, chi è sempre e soltanto intelligente? O costantemente buono e amorevole? Una persona così sarebbe ben poco umana; ci potrebbe essere utile, forse, ma non la sentiremmo simile a noi.
La natura umana (così come - sovente - la Natura stessa) è molteplice e contraddittoria. Anche arte e letteratura ce l'hanno ricordato spesso. L'esempio più classico è quello della "coppia" Dottor Jekyll e Mister Hyde: che sono in realtà la stessa persona o - per meglio dire - due aspetti opposti che convivono nel medesimo individuo. Il fascino duraturo di questo racconto, non fa che testimoniare quanto faccia parte di tutti noi: ognuno ha dentro un potenziale "Mister Hyde".
Anche nel "mito" moderno di Star Wars, al di là della separazione tra "buoni" e "cattivi", il concetto di Forza ci ricorda che essa può essere sia "luminosa" che manifestarsi nel "lato oscuro" (dipende dalle scelte dell'individuo). Quindi, non si è mai "buoni" o "cattivi" per natura (in modo innato e inevitabile), ma in ogni momento si sceglie quale parte di sé esprimere.

Inoltre, non va dimenticato che molte delle nostre "sub-personalità" agiscono fuori dal nostro controllo cosciente (almeno in parte). Come nel caso di Jekyll e Hyde, la "parte oscura" può manifestarsi fuori dalla nostra volontà. Come Freud notava oltre un secolo fa, la parte inconscia della nostra mente è quella più grande, simile alla parte sommersa di un iceberg.
Per questo, quando qualcuno ci delude od offende con le sue azioni, è bene ricordare che - forse - non l'ha fatto con intenzione; magari è stata una sua parte inconscia a giocargli qualche tiro mancino. E' bene quindi spiegarsi e chiarirsi, invece di dare per scontata l'intenzione malevola.

Le motivazioni che ci muovono

Un altro motivo per cui ci comportiamo in modo contraddittorio, è che in noi agiscono motivazioni diverse (e, a volte, opposte):
  • A volte siamo guidati dall'amore, dalla creatività, dall'entusiasmo...
    a volte siamo preda della paura.
  • Vorremmo fare felici le persone a cui vogliamo bene...
    ma vogliamo anche essere felici noi.
  • Tutti abbiamo un impulso di fondamentale egoismo (necessario per sopravvivere)...
    ma a volte lo trascendiamo e anteponiamo il bene collettivo.
  • A volte tendiamo maggiormente a cercare il piacere, la gioia...
    a volte preferiamo evitare il dolore.
  • In certe situazioni preferiamo essere pratici e concreti...
    in altre ci lasciamo andare ai sogni e alle speranze.
Un certo comportamento, quindi, non esclude che il giorno dopo si agisca in base a una motivazione opposta. Dipende da molti fattori, da quello che ci accade intorno, dallo stato emozionale e biochimico dentro di noi (incluse, per le donne, le alterazioni dovute ai cicli ormonali).

Inoltre, nelle relazioni ci troviamo di fronte ad aspetti dell'altro che ci suscitano reazioni diverse: magari apprezziamo una certa parte di una persona (es. la fantasia, la forza), ma siamo infastiditi da un'altra parte (es. il disordine, la rigidità). Ricordiamoci che non esiste l'uomo perfetto, così come non esiste la donna ideale.
Non è quindi sorprendente, a volte, provare verso la stessa persona sentimenti opposti; quando una relazione è intensa e profonda, possiamo arrivare ad amare e odiare la stessa persona; oppure amarla e non sopportarla più. Se succede, è il caso di fare chiarezza su quel che ci ferisce nell'altro, e cercare di comunicare il nostro conflitto senza aggredire la persona.

Dall'esclusione all'inclusione

Insomma, per capire il mondo e gli altri (ed anche noi stessi), è indispensabile riconoscere che siamo creature complesse e contraddittorie. Che dentro ciascuno c'è un mondo vasto e - per molti versi - misterioso, dove potrebbe accadere di tutto (e spesso accade!).
Per avere questa apertura mentale, è indispensabile abbandonare una mentalità schematica, esclusiva, cartesiana (per cui qualcosa è in un modo oppure nel suo opposto; per esempio "buono" oppure "cattivo") e adottare una mentalità elastica, inclusiva, olistica (dove qualcosa può essere in un modo ed anche in un modo diverso, od opposto). In poche parole, saper pensare in termini di "questo E quello", invece di "questo OPPURE quello".
Perché la realtà, molto spesso, include "questo E quello".

Fare pace col "diverso"

In conclusione, l'errore più grande che possiamo fare è pensare che "diverso da me" equivalga a "sbagliato". Anche se questa è una reazione istintiva (ciò che è diverso ci crea fatica e fastidio), ci impedisce di relazionarci in modo positivo. Per quanto sia umano desiderare che l'altro corrisponda ai nostri desideri e aspettative, dobbiamo capire che questo non può accadere sempre.
Solo riconoscendo che "diverso" non è né meglio né peggio... ma solo diverso, possiamo vivere in pace col resto del mondo.
E magari, a volte, riuscire a capirlo. :-)


"Faust si lamentava di avere due anime nel petto, io ne ho una folla litigiosa.
E' come essere in una repubblica."

(Otto von Bismarck)

"Mi contraddico?
Ma certo che mi contraddico, sono grande, contengo moltitudini."

(Walt Whitman)

"L'uomo, un microcosmo."
(Democrito)


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Capire gli altri - 2) Sfumature

Quante volte gli altri ci appaiono come un mistero? Quante volte deludono le nostre aspettative, o si comportano in modi che ci sembrano privi di senso? Questo è particolarmente vero nei rapporti fra uomini e donne.
In questa serie di tre post, cercherò di spiegare alcuni dei motivi principali di queste incomprensioni. Conoscendoli, possiamo "leggere" meglio le altre persone, e comprendere le ragioni dei loro comportamenti.
  1. Nel primo post, parlo di quanto gli altri possano essere diversi da me.
  2. In questo, spiego l'importanza delle sfumature (invece del vedere ogni cosa come bianca o nera).
  3. Nel terzo post, osservo quanto le persone possano essere contraddittorie (e quanto sia parte dell'essere umano).
(questa serie di post è anche disponibile come unico documento - in formato PDF, EPUB e MOBI - liberamente scaricabile nella pagina Download)

Una realtà a colori, non in bianco/nero

La realtà - e le persone - non sono mai "bianche" oppure "nere", ma sempre in qualche sfumatura di "colore". In altre parole, non esiste nulla (e nessuno) che corrisponda semplicemente ad un estremo (per esempio solo "buono" o "cattivo", "intelligente" o "stupido"...), ma ogni cosa/evento/persona si trova in qualche punto di un continuum, di un arco di possibilità tra due estremi.
Ad esempio, è poco efficace descrivere una persona solo come "razionale" oppure "emotiva"... perché nessuno è totalmente l'uno o l'altro. Piuttosto, ognuno ha in sé una parte razionale ed una emotiva; spesso una delle due parti è dominante, ma questo non esclude l'altra, né la possibilità che - in certi casi - le parti si invertano (per esempio, il tipo "razionale" che perde le staffe e dà i numeri).

L'etichetta è un preconcetto

La tendenza a vedere persone ed eventi in "bianco/nero", ci porta a considerare o giudicare basandoci su "etichette" riduttive: Bruno è "cattivo", Antonia è "una brava ragazza"... ma questi sono preconcetti limitati, che ci impediscono di cogliere la complessità, le possibilità, le contraddizioni.
E, nel momento in cui gli altri "fuoriescono" dall'etichetta che gli abbiamo assegnato, non riusciamo più a capirli: pensiamo che siano loro ad essere "strani", "illogici" o "sbagliati"; mentre - invece - sono semplicemente "usciti" dal nostro schema riduttivo.
Quando qualcuno ci appare incomprensibile o privo di senso, il più delle volte è semplicemente perché fuoriesce dai nostri schemi di giudizio (l'errore è quindi nel nostro metro limitato). Oppure, come ho scritto nel primo post della serie, è perché ci aspettiamo che sia come noi (e, ovviamente, non lo sarà).

Particolarmente quando abbiamo a che fare con persone "lontane" dal nostro modo di essere (sia per età, cultura, etnia, religione, o sesso), è importante ricordare come i nostri schemi di giudizio non si adattino a loro (o solo parzialmente). Per capirli, dobbiamo quindi "dimenticare" temporaneamente la nostra personale visione della realtà, e cercare di comprendere la loro.
Quando metto da parte quello che è importante, o vero, o "giusto" per me, e mi accorgo che le cose importanti, vere o giuste per l'altro possono essere diverse dalle mie, ecco che mi apro alla diversità dell'altro e posso iniziare a comprenderlo davvero.

Diverse modalità di azione

Inoltre, non esistono solo le "sfumature" di colore. Ci sono numerose modalità di comportamento, e ciascuna si estende su un continuum tra due opposti. Per esempio, si può tendere più all'analisi oppure alla sintesi; cercare il cambiamento oppure la stabilità; essere più riflessivi oppure più impulsivi.
Per ciascuna di queste modalità, ognuno si posiziona in un certo punto del continuum (la "sfumatura" tra gli estremi); un'altra persona che si posizioni in un punto distante, agirà in modo diverso, e i due faticheranno a capirsi. Se Marco è piuttosto riflessivo e Anna tendenzialmente impulsiva, la loro diversità tenderà a creare conflitti; a meno che entrambi riconoscano questa diversità, e accettino che l'altro ha un "ritmo" differente.
Ricordiamoci che - spesso - gli opposti si attraggono (magari perché si completano reciprocamente): ma se poi non si accoglie la "alterità" del partner, si finisce col combatterlo per renderlo - ironicamente - più simile a noi.

Infine, tutte queste "sfumature" si combinano in modi complessi. Spesso caratteristiche opposte convivono nelle stessa persona, esprimendosi in contraddizioni che - da fuori - possono sembrare incomprensibili; di questa natura contraddittoria dell'essere umano parlo nel terzo post di questa serie.


"La diversità di ognuno di noi non è un'arma per discriminare, etichettare, ma una ricchezza."
(Pier Paolo Pasolini)


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Integrazione e armonia tra luce e ombra: il Tao

Nell'intestazione di questo blog, l'immagine in alto a sinistra è quella del Tao. E' uno dei principali simboli nella filosofia orientale (vedi "Tao" in Wikipedia).
Esprime al tempo stesso l'unità e la dualità: il Tao è il "Tutto", ed è formato dall'unione inscindibile tra il principio maschile (Yang) e quello femminile (Yin). Le due "virgole" - bianca e nera - si "rincorrono" (come il giorno e la notte), e si abbracciano: l'una non può esistere senza l'altra. I due punti di colore opposto, ci ricordano che ogni cosa contiene anche il suo contrario:
  • Anche nell'uomo più buono vi è un potenziale malvagio; anche nella persona più abietta c'è un potenziale di bontà.
  • Nel colpo di fortuna possono nascondersi delle insidie; nella disgrazia possiamo trovare delle opportunità.
  • Ugualmente, ogni maschio ha anche un aspetto psichico femminile, e viceversa.

Simbolo di armonia

Amo questo simbolo. Non solo perché ho trovato nelle filosofie orientali molto di quello che, nella cultura occidentale razionale e materialistica, abbiamo perduto; ma soprattutto perché esprime in modo perfetto il concetto di integrazione, l'unione armoniosa delle parti, l'incontro complementare di quello che - solo in apparenza - sembra opposto.
Nella nostra cultura, siamo abituati a pensare in termini di opposizione e conflitto:
  • bene contro male
  • vita contro morte
  • maschile contro femminile
  • razionalità contro istinti
  • luce contro oscurità...
Non ci rendiamo conto che, in effetti, ognuno di questi termini esiste solo grazie al suo opposto: senza la notte non concepiremmo il giorno; senza il freddo o la pioggia, non apprezzeremmo una bella giornata; senza la morte, la vita perderebbe di significato (finirebbe col diventare una noiosa ripetizione). Senza gli opposti, tutto resterebbe uguale a se stesso e mortalmente monotono.

“Siamo abituati a pensare in termini
di opposizione e conflitto”

Limiti del pensiero lineare

Il pensiero lineare occidentale ci induce a una visione unidimensionale della realtà, per cui solo una posizione è giusta, e il suo opposto inevitabilmente sbagliato. Ma così si diventa ciechi alla molteplicità dell'esistenza, alle sue innumerevoli sfumature!
Inoltre, finché rimaniamo in questa visione univoca, viviamo in uno stato di conflitto con la realtà: siamo convinti che "il bianco deve sempre vincere" (il bene, la vita, la ragione...), ma poiché la realtà è intrinsecamente duale (include entrambi gli opposti) ne restiamo frustrati e delusi. Ci angosciamo pensando che sia il mondo ad essere fatto male, perché non corrisponde alle nostre aspettative... mentre siamo noi che ne abbiamo una visione distorta e ingannevole.

Ed è questo inganno che ci fa vivere male, che causa tanta sofferenza: ogni volta che ci opponiamo alla realtà, alla natura delle cose, creiamo la nostra stessa sofferenza. Diventiamo come un nuotatore che si ostina a nuotare contro una corrente poderosa: si affanna e si esaurisce, senza arrivare da nessuna parte; mentre, se fluisse con la corrente, si godrebbe una bella nuotata. Invece di fluire con l'esistenza (di cui siamo una parte), vogliamo controllarla: siamo come pesci che vorrebbero dominare il mare... :-o

“Quando ci opponiamo alla realtà,
creiamo la nostra stessa sofferenza”

Dalla lotta alla pace

La continua lotta con l'esistenza ci fa sentire separati da essa. Questo ci fa vivere nella paura e nell'angoscia; ci sentiamo soli, isolati, sperduti. Come un pesce fuori dal mare, ci sentiamo soffocare e cerchiamo disperatamente l'acqua. Cerchiamo la serenità ovunque, senza accorgerci che la serenità viene dall'accettazione di "ciò che è" (e che non possiamo cambiare, quantomeno nel momento). Questo vale anche verso se stessi: solo quando accetto me stesso per come sono, posso sentirmi in pace e sereno.
Ma per tornare al "mare", per sentirci pienamente immersi nell'esistenza, è necessario smettere di combatterla. Uscire dai pensieri di separazione, di opposizione, di conflitto; abbracciare l'esistenza nella sua interezza, imparare a fluire con essa. Ritrovare l'integrazione, l'unione col Tutto; smettere di muovergli guerra, e riconoscere che ne facciamo parte.

Ritrovarsi nel Tutto

Il simbolo del Tao ci ricorda la vera natura dell'esistenza: bianco e nero non sono "nemici", sono le due facce del Tutto, che si abbracciano come amanti inseparabili. Poiché il Tutto è omnicomprensivo, include necessariamente ogni possibilità (altrimenti non sarebbe il Tutto, ma solo una parte). La natura stessa della Realtà è inclusiva e omnicomprensiva.
E' la nostra mente limitata che vede separazione e opposizione dove non esistono. Esiste il Tutto, che comprende infinite manifestazioni e infinite possibilità; inclusi noi umani. :-)

"Il maestro Tung Kwo chiese a Chuang: 'Mostrami dove trovare il Tao'.
Chuang Tzu rispose: 'Non c'è alcun luogo in cui non si possa trovare'."

("La via di Chuang Tzu")

"Il dissidio fra giusto ed ingiusto
E' la malattia della mente."

(Poesia Zen)


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