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Uomini e donne si giudicano a vicenda

A tutti dà fastidio sentirsi giudicati, ma tutti tendiamo a giudicare. E' quindi utile capire l'origine ed il senso dei giudizi, specialmente in ambito relazionale e sentimentale. Nella prima parte esaminerò il giudicare in generale, mentre nella seconda - più approfondita - vedremo i giudizi nelle relazioni uomo-donna.

Giudicare è naturale

Anche se sarebbe bello vivere in un mondo senza giudizi, la tendenza a giudicare è del tutto naturale (per le ragioni che vedremo). Poi, a seconda del livello di maturità, solidità e forza interiore di ciascuno, alcuni giudicano meno ed altri sparano giudizi in continuazione (curiosamente, questi ultimi sono anche quelli che peggio reagiscono quando vengono a loro volta giudicati - atteggiamento tipico delle persone negative).
Perciò credere che "Non dovremmo mai giudicare" è un idealismo che si scontra con la realtà (e chi si scontra con la realtà perde inevitabilmente, e magari si fa pure male). Possiamo certamente imparare a limitare e stemperare i nostri giudizi, oppure ad esprimerli in modo più civile; ma volerli eliminare porta solo a reprimerli (il che crea tensioni e conflitti interni, può alimentare le nevrosi, e comunque le emozioni che "chiudiamo fuori dalla porta" poi rientrano dalla finestra).

Perché giudichiamo

In pratica, i giudizi sono una "valutazione" istintiva che la nostra mente fa della realtà, per aiutarci a distinguere tra elementi dannosi o benefici (i giudizi possono essere anche positivi). E' un meccanismo euristico (impreciso ma rapido*) che ha una funzione evoluzionistica (ci aiuta a sopravvivere e fare scelte).
* Vedi il concetto di "pensiero veloce" descritto da Daniel Kahneman nel libro "Pensieri lenti e veloci".

Quindi giudicare svolge diverse funzioni utili:
  • Protezione - Il giudizio ci suggerisce di evitare persone di cui non fidarsi, o situazioni pericolose: "Mhh, Tizio non mi ispira, meglio stare in guardia", "Questa zona sembra abitata da brutta gente, andiamocene".
  • Selezione - Anche in assenza di minacce eclatanti, il giudizio ci porta ad evitare persone non adatte a noi, o ad andare incontro a quelle compatibili: "Caio mi sta antipatico", "Sempronio è proprio una bella persona".
  • Difesa dell'ego - Quando qualcosa ci colpisce o ci addolora, giudicarlo negativamente ci aiuta a sentirci meno feriti: "Tizio mi ha rifiutato, ma tanto non è nemmeno intelligente" (è il meccanismo difensivo descritto nella fiaba "La volpe e l'uva"). Oppure, siamo tentati di sminuire chi vediamo come superiore a noi, per minimizzare la frustrazione del sentirci inferiori (specialmente se abbiamo un'autostima fragile).
  • Appartenenza ad un gruppo (od esclusione) - A volte estendiamo i giudizi ad un intero gruppo (per svalutarlo), oppure anche a quello di cui facciamo parte (per esaltarlo): "I meridionali sono pigri", "I genovesi sono tirchi", "Gli uomini / Le donne sono...". Oltre ad una funzione difensiva, il giudizio di gruppo può fornire un senso di appartenenza (quando l'Io è debole, spesso si appoggia ad un Noi più grande), alimentare una mentalità "tribale" (Noi contro di Loro), giustificare i propri pregiudizi, o nutrire il proprio ego ("Noi siamo quelli buoni / giusti").
Queste valutazioni istintive sono specialmente usate quando dobbiamo decidere in modo rapido, o manchiamo di informazioni più approfondite.

“I giudizi sono
una valutazione istintiva
della realtà”

Giudizi nelle relazioni uomo-donna

I giudizi assumono particolare rilevanza nelle relazioni fra i due sessi, per via dell'importanza che attribuiamo al sesso opposto (anche se oggi è quasi di moda negarlo, l'opinione degli individui di genere opposto è direttamente connessa al senso del proprio valore e di quanto ci sentiamo amati o degni d'amore).
E' per questa ragione che, di solito, siamo particolarmente suscettibili a questi giudizi, soprattutto quando espressi da persone che ci piacciono o troviamo attraenti: un giudizio negativo, un rifiuto esplicito o un gesto di disprezzo da questo tipo di persone tendiamo ad interpretarlo come "Vali ben poco; non sei all'altezza di essere mio/a partner; non verrai mai amato/a da una persona come me". Ciò può essere devastante, specialmente per chi ha già una bassa autostima.

Questo tipo di esperienze ci segnano, e possono portarci a credere che il sesso opposto sia particolarmente crudele od incline a giudicare ferocemente (perché, in quanto eterosessuali, non conosciamo l'esperienza di corteggiare il nostro genere, ma solo quello opposto; e perché è il loro giudizio che ci colpisce oltremodo). Ma, in realtà, sia uomini che donne si giudicano a vicenda, ed entrambi possono farlo in modo insensibile od impietoso. Come amo ripetere "Non c'è un genere buono ed uno cattivo; siamo tutti umani e, come tali, imperfetti".
(sottolineo questo per incoraggiare le persone a non cadere nel triste e deleterio fenomeno della "guerra tra i sessi")

Perché uomini e donne si giudicano a vicenda

Oltre alle motivazioni già viste, i giudizi fra uomini e donne ne hanno di proprie:
  • Bisogni ed esigenze - Similmente a quanto già visto, giudichiamo il sesso opposto anche per selezionare un partner adeguato ai nostri bisogni. Questo avviene perché le coppie nascono non solo dal piacere o dal sentimento, ma per un impulso evoluzionistico (ovvero volto ad ottimizzare la riproduzione): per fare coppia non ci basta provare attrazione, ricerchiamo una serie di requisiti (potremmo essere amici di tante persone, ma solo con poche staremmo in coppia).
    Questa è anche una ragione per cui, mediamente, le donne sono più selettive verso gli uomini: portando loro l'onere della gravidanza, eventuali "errori di scelta" diventano più gravosi.
  • Difesa - Poiché siamo suscettibili e bisognosi verso il sesso opposto, questo può ferirci in particolar modo. Usiamo quindi i giudizi sia in modo "preventivo", per minimizzare il rischio di subire danni; sia a posteriori, quando siamo stati feriti e cerchiamo di sminuire il dolore svalutando chi ci ha colpito.
    Casi frequenti sono quando giudichiamo severamente - e spesso in modo esagerato - chi non ricambia il nostro amore, oppure chi ci ha respinto o abbandonato, o ancora il partner che ci ha tradito.

“Giudichiamo il sesso opposto
anche per selezionare un partner
adeguato ai nostri bisogni”

Scale di valutazione

Uomini e donne sono diversi (parrebbe superfluo dirlo, ma alcuni ancora lo negano). Da ciò deriva non solo che spesso desiderano cose diverse (anche in amore), ma che si approcciano al sesso opposto in modi differenti. Questo porta spesso uomini e donne a non capirsi, ed è uno dei motivi per cui mi dilungo in spiegazioni.
Quindi uomini e donne si scrutano e si giudicano a vicenda (come visto sopra), ma spesso adottano strategie diverse. Come in altri ambiti, anche in queste valutazioni gli uomini tendono ad essere più analitici ed espliciti, mentre le donne restano più vaghe ed allusive: un esempio sono i modi in cui ciascuno valuta potenziali partner del sesso opposto.

Uomini: scale numeriche

Molti uomini usano a questo scopo una scala numerica da uno a dieci, spesso associata all'abbreviazione "HB" (per "Hot Babe" = fanciulla sexy, terminologia in uso nella comunità di "pick-up artist"). Quindi una donna di aspetto appena decente può essere valutata come HB5, mentre una super-modella verrà vista come una HB9 o 10.
Ovviamente questi valori lasciano il tempo che trovano, in quanto la bellezza è almeno in parte soggettiva e ciascuna valutazione dipende dall'individuo che la esprime (un uomo insicuro potrà dare facilmente voti alti, mentre uno ostile alle donne potrebbe essere molto più severo). Vengono comunque usati per dare un'idea essenziale del livello di attrattiva che un uomo ha sperimentato o desidera.

Quando le donne scoprono questi "voti" che gli uomini usano, spesso si scandalizzano e si sentono "oggettificate", come se quel numero le definisse in toto (senza rendersi conto che gli uomini li usano solo in modo indicativo e senza darvi troppa importanza). Inoltre molte si risentono all'idea che, attraverso questi numeri, alcune donne vengono celebrate mentre altre svalutate (anche se poche lo riconoscono, in genere le donne sono in competizione estetica con le altre donne).
Quello che costoro però non vedono - o non vogliono ammettere - è che anche le donne stesse esprimono valutazioni simili, seppure in modo più elusivo.

Donne: valutazioni analogiche

Anche le donne, com'è naturale, "prendono le misure" agli uomini, li valutano in base alle proprie esigenze, e non mancano di condividere questi giudizi con le amiche fidate. Tendono però meno a dirlo in giro e, soprattutto, usano una "scala" differente: fedeli allo stereotipo per cui le donne non sono a loro agio con la matematica, invece di numeri usano aggettivi che esprimono un livello di apprezzamento maggiore o minore - e spesso allusivo o indiretto. Per dare un'idea, una scala di termini femminili (in ordine calante) potrebbe essere "Fighissimo", "Davvero bono", "Carino", "Non male", "E' una bella persona, ma...", "Scarso", "Orrendo", "Neanche morta" (anche se, ovviamente, ogni ambiente o regione potrà avere un suo gergo specifico).

Parliamoci chiaro: all'atto pratico non c'è differenza tra "HB5" e "E' una bella persona, ma". In entrambi i casi, significa che quella persona viene scartata (come partner) perché ritenuta non attraente, a prescindere dalle qualità personali. Lo stesso avviene quando una donna dice ad un uomo "Ti vedo solo come amico".
Se la modalità maschile appare più impersonale e meccanica, quella femminile è ambigua o fuorviante: non dichiara esplicitamente che il rifiuto è dovuto alla mancanza di attrazione, ma copre il vero significato con eufemismi.

Indipendenza dai giudizi

Naturalmente, il fatto che i giudizi siano onnipresenti non implica che dobbiamo subirli passivamente, o accettare di esserne influenzati. Anzi, diventare indipendenti dai giudizi altrui è necessario per vivere in modo positivo e produttivo: poiché siamo tutti diversi, le opinioni altrui possono essere irrilevanti o fuori luogo rispetto al mio modo di vivere; è utile considerarle, ma alla fine solo io posso sapere cosa è meglio per me.
Chi dà peso eccessivo ai giudizi, oppure è in ansia riguardo le opinioni altrui, vive in modo tormentato e non riesce mai a sentirsi libero od essere se stesso. Per una persona così, i giudizi altrui diventano una gabbia soffocante. La soluzione non è far smettere i giudizi (cosa impossibile), ma imparare a dargli meno peso.

"Sono poche le persone che pensano, però tutte vogliono giudicare."
(Federico II di Prussia)

"Su questa piccola terra le opinioni hanno causato più danni della peste o dei terremoti."
(Voltaire)

"Riflettere è considerevolmente laborioso; ecco perché molta gente preferisce giudicare."
(José Ortega y Gasset, filosofo)


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Il mondo va sempre meglio

Regolarmente qualcuno se ne esce lamentandosi per il preoccupante declino della specie umana, o con qualche bizzarra nostalgia per un passato ideale che non è mai esistito:
  1. "Non ci sono più i valori di una volta"
  2. "Viviamo in tempi terribili"
  3. "Oggi gli uomini guardano solo la bellezza"
  4. "Oggi le donne badano solo al portafoglio"
  5. "Le cose vanno sempre peggio..."

Ma queste opinioni sono fondamentalmente scollegate dalla realtà. Anzi, è piuttosto vero il contrario; generalmente parlando:
  1. I valori umani sono migliorati (cose come schiavismo, colonialismo o lapidazione sono fortunatamente "passati di moda").
  2. Sotto quasi ogni aspetto, viviamo meglio che in passato.
  3. Si è sempre data molta importanza alla bellezza; ma oggi le donne vengono apprezzare anche per altre qualità.
  4. Le donne sono sempre state sensibili alla ricchezza e/o al potere; ma oggi meno di un tempo (anche grazie alla raggiunta indipendenza economica).
  5. Le condizioni di vita sono migliorate quasi ovunque rispetto al passato (per esempio, la povertà nel mondo è in costante diminuzione)*.
* Naturalmente accadono crisi periodiche, come nel 2020, in cui la situazione tende a peggiorare; oppure passiamo attraverso dei cicli storici, per cui avviene una fase di declino prima di migliorare nuovamente. Ma sul lungo periodo, quasi tutti i fattori tendono al miglioramento.

Quindi, chi esprime queste lamentele è solitamente piuttosto ignorante (nel senso letterale di scarsa conoscenza), o abbastanza stupido (capisce ben poco di come funzionano le cose), oppure molto egocentrico (sta male o è infelice, e ritiene che sia colpa del mondo che è "sbagliato"; oppure crede che la sua esperienza negativa rifletta l'intera realtà).

“I valori umani sono migliorati
e viviamo meglio che in passato”

Un viaggio a ritroso nel tempo

Come sempre, non vi chiedo di credermi sulla parola. Invece, valutate i fatti e decidete voi cosa è vero. Facciamo insieme un piccolo esperimento: torniamo indietro nel tempo, e vediamo come andavano le cose in tempi passati...
  • 1960-70: anni di grandi cambiamenti sociali e politici, ma anche di forti conflitti e scontri per le strade (spesso repressi in modo violento). In Italia, in particolare, avvengono numerosi atti criminali e di terrorismo (verranno infatti chiamati "gli anni di piombo"). Gli USA portano avanti l'insensata e fallimentare guerra in Vietnam; il presidente Nixon è costretto a dimettersi in seguito allo scandalo Watergate.
  • 1945-1960: siamo nel dopoguerra, e c'è un grande sviluppo economico. Però sono anche gli anni della "guerra fredda", e si vive con l'incubo di essere annientati da un conflitto nucleare. Razzismo e discriminazioni sono pervasivi.
  • Passiamo alla prima metà del XX secolo: in pochi decenni scoppiano due guerre mondiali, nel 1918 si scatena una pandemia di "influenza spagnola" che uccide più persone della guerra appena finita (50 milioni), e nel 1929 avviene la Grande Depressione economica. In Italia la dittatura fascista domina il Paese dal 1925 al 1943.
  • XIX secolo: un periodo con decine di guerre, colonizzazioni brutali in Asia ed Africa, rivoluzioni sanguinarie. Per buona parte del secolo, le donne sono ancora considerate proprietà del marito, e soggette alla sua volontà.
  • XVIII secolo: qualche altra decina di guerre. Lo schiavismo si espande a livello globale. Con la Rivoluzione Industriale, le persone lavorano per 14-16 ore al giorno, bambini inclusi.
  • XVII secolo: ancora decine di guerre (tanto per cambiare). La colonizzazione delle Americhe porta al massacro delle popolazioni indigene.
  • Con l'Inquisizione cattolica (svoltasi in varie forme dal XII al XVII secolo), persone comuni ed innocenti potevano essere arrestate, torturate ed uccise (magari bruciate vive), solo perché vivevano in modo non convenzionale o avevano idee autonome, stavano antipatiche a qualcuno, o possedevano beni che facevano gola ad altri.
  • Medioevo: per tutto questo periodo (dal V al XV secolo circa) si vive nel costante timore di aggressioni e invasioni. Per questo motivo, ovunque sorgono castelli e città fortificate.
  • XIV secolo: una pandemia di peste nera arriva a sterminare circa metà della popolazione europea.
  • Per diversi secoli la Chiesa Cattolica, che dovrebbe essere la guida spirituale del mondo, è afflitta da corruzione morale e materiale a tutti i livelli, dal Papa in giù.
  • Nei primi secoli dopo Cristo, una serie di invasioni barbariche, operate da numerose tribù e popolazioni nomadi, attraversa buona parte dell'Europa con azioni di saccheggio e conquista.
  • Con l'Editto di Tessalonica (380 D.C.), il cristianesimo diventa religione ufficiale dell'impero romano, per poi generare proibizioni e persecuzioni (anche violente) contro ogni altra forma di culto.
  • L'Impero Romano, che molti italiani vedono con orgoglio come nostro progenitore, ha sempre attuato una politica di espansione bellicosa; le popolazioni invase potevano scegliere tra la sottomissione o l'annientamento. Questo espansionismo non appare molto diverso da quello della Germania nazista.
  • La cultura Greca, e la democrazia di Atene in particolare, sono ritenute la culla della civiltà occidentale. Tendiamo però a dimenticare che tale società era basata sullo schiavismo, il diritto di voto era riservato al 10-20% della popolazione, e le donne erano escluse dalla vita pubblica.

Aspetti positivi e negativi

Ovviamente questo lungo elenco di eventi deprimenti non esclude che siano avvenute anche cose positive. Onestamente, però, nessuno dei periodi sopra elencati mi fa venire voglia di viverci, o di ritenere le condizioni di vita migliori di quelle odierne.

Inoltre ogni medaglia ha sempre due facce: quindi per ogni aspetto positivo del passato (mancanza di inquinamento, vita più sana, ritmi più naturali), va ricordato anche l'aspetto negativo (scarsità di beni e di cibo, assenza di farmaci e cure efficaci, mancanza di ogni comfort).
Basti pensare che un impiegato moderno vive una vita più comoda e abbondante, per molti versi, di un sovrano di qualche secolo fa: quest'ultimo infatti pativa il freddo e il caldo, aveva una scelta limitata di cibi, spesso era afflitto da parassiti, in caso di malattia aveva poche chances di sopravvivere, viveva nel costante timore di intrighi di corte od attacchi di nemici, e non poteva nemmeno scegliere il coniuge che preferiva (i matrimoni erano quasi sempre organizzati in base ad interessi politici ed economici).

“Un impiegato moderno
vive una vita più comoda
di un sovrano del passato”

Perché non apprezziamo quello che abbiamo

Ma se la vita dell'uomo medio oggi è tanto migliore che in passato, come mai di solito non ce ne rendiamo conto, e non lo apprezziamo? Uno dei motivi è che non valutiamo la nostra vita in modo oggettivo, bensì comparativo: cioè ci paragoniamo con le persone che conosciamo, o che abbiamo intorno. Per cui se tante persone hanno la stessa abbondanza che abbiamo noi, la diamo per scontata e la apprezziamo poco; se invece fossimo gli unici ad averla, ci farebbe sentire speciali e privilegiati.
In altre parole, non è quello che abbiamo a farci sentire soddisfatti; ma è la sensazione di avere più degli altri, o che stiamo meglio della maggioranza. Uno dei motivi per la diffusa infelicità moderna, infatti, sono i social network che ci mostrano persone che sembrano più felici di noi - e con cui ci paragoniamo.

Valori immaginari

Al di là delle condizioni di vita scomode e sgradevoli del passato, non vedo traccia nemmeno dei valori morali che tanti gli attribuiscono. Dov'erano tutti questi "valori", queste presupposte virtù?
  • Nelle continue guerre?
  • Nel mandare al massacro migliaia di uomini senza alcun riguardo per le loro vite?
  • Nell'obbligare le donne ad un ruolo subordinato?
  • Negli abusi dell'aristocrazia e del clero?
  • Nella pratica frequente dello schiavismo?
  • Nel mantenere la stragrande maggioranza della popolazione in condizioni di povertà e sottomissione?
  • In sistemi di governo basati sulla legge del più forte, invece che sul dialogo e sul consenso?
  • Nell'oppressione e repressione di idee, preferenze personali e religioni?

A me pare che di qualsiasi problema ci si possa lamentare oggi (diseguaglianza, disparità di diritti, ingiustizia, povertà, violenza, corruzione...), in passato era più grave e più esteso.
Forse l'unico male odierno che era minore in passato, è la solitudine (semmai in passato esisteva il problema opposto: raramente potevi stare da solo, o godere di una privacy personale). I legami familiari e di comunità erano sicuramente più numerosi e più stretti. Il che, però, implicava anche una libertà individuale molto più ristretta e condizionata.

Luci ed ombre

Attenzione: non voglio dire che oggi vada tutto bene, o che tutto sia meglio che in passato. Come già detto, ogni situazione presenta pro e contro. Quindi oggi abbiamo problemi che un tempo non esistevano, ma in genere si accompagnano ad aspetti positivi importanti:
  • Il capitalismo ha permesso uno sviluppo economico senza precedenti, che ha ridotto la povertà globale in modo eclatante; ma ovviamente ha anche aspetti negativi. Nessun altro sistema alternativo ha però prodotto altrettanta abbondanza, benessere e libertà di scelta. Quindi è possibile - ed auspicabile - migliorarlo, ma non ha senso credere che con il comunismo o il feudalesimo le condizioni fossero migliori.
  • L'industrializzazione ha portato a fenomeni dannosi come inquinamento e riscaldamento globale, ma ben pochi vorrebbero tornare ad un'economia di sussistenza od al vivere solo con lo stretto indispensabile; alle capanne di tronchi ed ai campi arati con vomere e bue.
  • Anche a livello sociale e relazionale, possiamo lamentarci della fragilità del matrimonio, dell'infedeltà diffusa e dell'eccesso di individualismo - e con ragione. Ma quanti sceglierebbero di tornare a tempi in cui la libertà personale era cosa da ricchi, in cui si era legati ad un lavoro umile tutta la vita, con ruoli rigidi per uomini e donne (inclusi quelli sessuali), con la paura di esprimere le proprie idee, dove viaggi, cultura e musica erano per pochissimi?
  • Per quasi tutta la storia umana, il problema principale è stato procurarsi il cibo. Oggi invece abbiamo il problema opposto: mangiamo così tanto da diventare obesi. Il che può essere grave, ma è comunque preferibile al morire di fame.

Quindi - ripeto - non sto dicendo che il mondo oggi sia ottimale. Dico che, tutto sommato, è meglio che in passato sotto quasi ogni aspetto. E "migliore" non vuol dire "perfetto": ci saranno sempre problemi e sofferenza, perché l'esistenza non è fatta per renderci felici, e gli esseri umani sono limitati e imperfetti.

“Ben pochi vorrebbero tornare
alle capanne di tronchi
ed ai campi arati col bue”

La natura umana non cambia

Fondamentalmente, gli esseri umani hanno limiti e difetti che restano uguali nei secoli. E' consolatorio credere che una volta le persone fossero più buone, oneste o rispettose, ma è illusorio. La natura umana rimane essenzialmente la stessa: infatti le storie e i personaggi dei grandi autori (come Shakespeare, 4 secoli fa) risultano attuali ancora oggi.
Altrettanto costante è la tendenza a lamentarsi per il comportamento altrui, e per la "decadenza dei valori"; infatti più di 2000 anni fa Cicerone già esclamava "O tempora o mores!" ("Che tempi, che costumi!").

Violenze, omicidi, stupri, abusi, ingiustizie ed oppressioni sono sempre accaduti; anche più di adesso, anche in modo più feroce (barbarie, torture e punizioni che oggi ci appaiono inconcepibili, erano un tempo la norma). Però lo si sapeva meno, mentre oggi tutto è più visibile, al punto che un fenomeno può essere in diminuzione ma l'insistenza mediatica ce lo fa apparire in aumento!
Per esempio la criminalità è in declino da molto tempo; l'Italia è tra i Paesi europei con meno omicidi (anche di donne). Spesso gli eventi criminosi vengono amplificati per ideologia o demagogia, per influenzare l'opinione pubblica, per ottenere consenso o deviare l'attenzione da altri problemi. Perciò molte persone si sentono minacciate anche se siamo più sicuri che in passato.
Bisognerebbe guardare dati e statistiche, non fidarsi della propria percezione emotiva (che per sua natura è soggettiva, parziale ed influenzabile).

Ma cultura e costumi sì

Se la natura umana resta uguale (o cambia in milioni di anni), quella che evolve è però la cultura: cioè l'insieme delle idee, valori, morale e costumi che indicano cosa fare, cosa è giusto o sbagliato. Anche nella cultura vediamo un'evoluzione in meglio (per quanto lenta); nel corso dei secoli siamo passati:
  • Dallo schiavismo alla libertà per ogni individuo, e alla Dichiarazione universale dei diritti umani.
  • Dalle monarchie e aristocrazie alla democrazia (nella maggior parte dei Paesi).
  • Dalle guerre alla diplomazia (quanto meno in buona parte del mondo).
  • Dalle vendette e faide ("occhio per occhio") alla risoluzione dei conflitti per via giudiziaria.
  • Dall'imposizione della forza ("La legge del più forte", "Might makes right") all'uso della ragione e del consenso.

Ovviamente non sempre questi progressi vengono applicati (siamo sempre e comunque umani), e certamente c'è spazio per tanti ulteriori miglioramenti. Ma il passaggio dalle epoche dominate dalla spada, all'esortazione di fratellanza "Abbracciatevi, moltitudini!" dell' "Inno alla Gioia" di Beethoven (inno ufficiale dell'Unione Europea), è un balzo gigantesco.

“La natura umana resta uguale,
o cambia in milioni di anni”

Perché il mondo migliora, ma molti non lo vedono

Anche dopo questa carrellata, immagino che ad alcuni continuerà a sembrare che il mondo odierno sia pessimo, o peggiore del passato. Di solito questa convinzione nasce da uno dei seguenti atteggiamenti mentali.

1. Visione soggettiva ("Il mondo mi assomiglia")

Persone che stanno male, che soffrono, che sono infelici; che patiscono ingiustizie; la cui vita è molto problematica... e credono che la propria condizione personale rispecchi lo stato del mondo. Quindi anche di fronte ad argomenti validi, ribattono "Se il mondo è migliorato, o non è mai stato migliore, com'è possibile che io - o le persone a me vicine - soffriamo così tanto?".

Immersi nel loro malessere, non sanno vedere oltre. Ma quello che succede ad uno non riflette lo stato del mondo. Bisogna saper distinguere il personale dal collettivo, e l'eccezione dalla regola. Se io sono su un aereo che precipita, ma quello è stato l'unico incidente aereo degli ultimi dieci anni, vuol dire che volare è molto sicuro - anche se io ho avuto sfortuna.

2. Visione negativa ("Il mondo fa schifo")

Alcuni hanno la tendenza a concentrarsi sugli aspetti negativi, ed ignorano quelli positivi (per esempio pessimisti o disfattisti). Sono quelli che in un prato ricolmo di fiori vedono solo il cespuglio rinsecchito, o l'escremento di vacca; quelli che, di fronte ad una giornata splendida, ribattono "Tanto domani pioverà!".

Nella loro mente il male è sempre superiore al bene, e non riescono a riconoscere di potersi sbagliare, anche di fronte all'evidenza (il pessimista è sempre convinto di essere realista). E' come se indossassero degli "occhiali neri", per cui a loro tutto appare oscuro e minaccioso.

3. Visione idealistica ("Il mondo dovrebbe essere perfetto")

Un'altra obiezione frequente è "Se il mondo è migliorato così tanto, come mai ci sono ancora così tanti problemi e dolore?". Ho già risposto prima: problemi e dolore esisteranno sempre, perché è nella natura dell'esistenza e di noi esseri umani (come insegna il buddismo: "La vita è sofferenza").
La realtà è imperfetta, ci fa soffrire, e non va come vorremmo - così è sempre stato, così sempre sarà. Come abbiamo visto nel nostro "viaggio nel passato", non c'è mai stato un periodo ideale od un'epoca armoniosa in cui tutto andava bene.

Costoro si attaccano alla speranza utopica di un mondo perfetto da "regno dei cieli", invece che terreno ed umano. Con questa idea fissa, il mondo reale non gli andrà mai bene. Tenderanno ad una visione negativa (vedi sopra), perché per loro niente è mai abbastanza.

4. Aspettative personali esagerate

Alcuni hanno aspettative irrealistiche rispetto ai propri meriti, e si aspettano di ottenere di più di quanto valgano. Hanno quello che chiamo "il complesso del principino", o "della principessa": si illudono di essere "speciali", e che gli altri li tratteranno di conseguenza.
Credono di poter essere sempre felici, di avere una relazione ottimale senza sforzi, di essere amati e stimati solo perché esistono, di diventare ricchi o famosi. Inevitabilmente si ritrovano delusi, ma faticano a riconoscere di esserne la causa. Paradossalmente più una persona è limitata - come intelligenza, cultura, maturità - più fatica a valutarsi correttamente (non ha gli strumenti per un'analisi obiettiva; vedi l'effetto Dunning-Kruger). Quindi concluderà che i suoi insuccessi sono dovuti a cause esterne: al mondo che è fatto male, o che va peggiorando.
  • Per esempio una persona ambiziosa, ma senz'arte né parte, facilmente si convincerà che "In giro non c'è lavoro", o che "Si trova impiego solo nei call-center" - anche se non è affatto così (molte aziende cercano personale, però con determinate competenze).
  • Oppure una persona romantica, che crede al "grande amore" in modo favolistico, giustificherà i suoi fallimenti relazionali dando la colpa al sesso opposto, o alla perdita di valori.

Ma naturalmente la colpa non è del mondo. Essenzialmente, la realtà funziona in modo meritocratico e "darwiniano": prospera chi è più adatto, mentre i meno adatti stentano o periscono. Le aspettative scollegate dai propri meriti sono spesso create dai genitori che viziano i figli, ma anche alimentate dai media (le pubblicità ti dicono che "tu vali" e "meriti il meglio", in modo da sedurti e vendere) e dai social network (dove tutti appaiono più belli e felici di quanto siano realmente).

Saper vedere la realtà, saperla apprezzare

Quindi per apprezzare il progresso ed i benefici della propria epoca, è necessario sganciarsi da queste mentalità fuorvianti:
  1. Saper vedere oltre il proprio ristretto "orticello".
  2. Saper valutare tutti i pro e contro.
  3. Non pretendere la perfezione.
  4. Avere aspettative realistiche e saper riconoscere i propri limiti.
Ed inoltre, saper apprezzare tutti gli aspetti positivi, invece di darli per scontati. Facendo questo, diventa chiaro che - per molti versi - non siamo mai stati meglio!

Attenzione: quando faccio notare che il mondo non sarà mai perfetto, o che una certa sofferenza è inevitabile, non intendo incoraggiare la rassegnazione; è sempre possibile fare progressi. Suggerisco però di apprezzare tutto quello che c'è di buono, e di cercare di migliorare quello che non va. Ricordando che lamentarsi è soltanto uno spreco di energia che non produce cambiamenti.


"E' un dato di fatto che le persone amano lamentarsi, specialmente di quanto sia terribile il mondo moderno rispetto al passato.
Ma si sbagliano quasi sempre."

(Steven D. Levitt e Stephen J. Dubner, "SuperFreakonomics")

"E' meglio essere ottimisti ed avere torto piuttosto che pessimisti ed avere ragione."
(Albert Einstein)

"Invece di lamentarsi dell'oscurità è meglio accendere una piccola lampada."
(Lao Tzu)


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Cambiare convinzioni è difficile ma necessario

A volte incontriamo idee che smentiscono convinzioni per noi certe e scontate (perché le sentiamo dire da tutta una vita, perché tutti intorno a noi ci credono, perché ci appaiono ovvie). Quindi tendiamo a respingere queste nuove idee, magari senza nemmeno cercare di soppesarle o di indagare più a fondo.
Così facendo, però, rischiamo di rimanere ancorati a convinzioni errate, antiquate, e magari anche disfunzionali; che ci influenzano negativamente e ci portano a vivere male, o a danneggiare noi stessi e gli altri. Un'idea è immateriale ma è più potente di una bomba: pensiamo ad idee nefaste come lo schiavismo; o che certi popoli siano superiori agli altri, e ciò giustifichi guerre e colonizzazioni.

Se vogliamo vivere bene, essere felici e comportarci in modo costruttivo, è necessario saper rivalutare le proprie convinzioni, analizzarle in modo critico, e cercare la verità - invece di restare ancorati alle vecchie idee, solo perché "Si è sempre fatto così" oppure "Lo dicono tutti" o perché "Sento che è così".
Il problema è che, d'istinto, tendiamo a credere che siano sempre gli altri a cadere in errore, e che noi invece siamo nel giusto. Quindi per trovare la verità occorre coltivare un'abitudine a mettersi in discussione. Per dare un'idea di quanto sia facile - e comune - attaccarsi a convinzioni errate, immaginiamo uno scenario...

“Un'idea è immateriale
ma è più potente
di una bomba”

Il paese delle vecchie idee

Pensiamo a Mario (o Maria), che vive in una cittadina un po' isolata, in cui la maggior parte degli abitanti credono in idee come queste:
  1. La Terra è piatta.
  2. Il nostro pianeta è al centro dell'universo.
  3. Noi esseri umani siamo le creature predilette di Dio, che ci ama in modo speciale.
  4. Esiste una giustizia divina che premia i buoni e punisce i malvagi.
  5. La nostra Nazione è la migliore, col sistema di governo più efficiente e la popolazione più virtuosa (questa idea potrà suonare anomala in Italia oggi; ma è stata creduta in passato ed è tuttora comune altrove, specialmente in regimi autoritari).
  6. Gli uomini sono migliori delle donne. Oppure: le donne sono migliori degli uomini (dipende da luogo ed epoca).

Se queste idee vi sembrano assurde o poco credibili, rammento che alcune sono state credute per millenni; ed altre vengono credute anche oggi da molti.

Il paese delle nuove idee

Un bel giorno Mario si trasferisce lontano, in una grande città dove incontra nuove esperienze ed opinioni diverse, che vengono anche dibattute. Egli si trova così ad affrontare idee nuove, che smentiscono le sue convinzioni, a volte anche con dimostrazioni evidenti:
  1. La Terra è una sfera; gli vengono mostrate fotografie prese dallo spazio.
  2. Leggendo un libro di astronomia, vede che il nostro pianeta è solo un "frammento di roccia" in un angolo remoto di una galassia, spersa fra miliardi di altre galassie.
  3. Gli viene fatto notare che noi esseri umani condividiamo lo stesso destino di ogni altra creatura vivente: nasciamo con paura e dolore, viviamo in competizione per ottenere quel che vogliamo, ci ammaliamo, patiamo la decadenza, e infine moriamo; non siamo quindi "speciali" come ci piace pensare.
  4. Osservando gli avvenimenti, nota quanto spesso i buoni non vengano affatto premiati, né i malvagi puniti.
  5. Informandosi sugli altri Paesi, scopre che in alcuni si vive molto meglio che nel suo; che esistono varie forme di governo, ognuna con pregi e difetti; e che nessuna popolazione è veramente virtuosa (in fondo, siamo tutti umani e fallibili).
  6. Guardando il comportamento delle persone, vede che ogni persona può essere buona o cattiva, a prescindere dal suo genere; e che quel che conta è la qualità dell'individuo, non il suo sesso.

Chi lascia la via vecchia per la nuova...

Possiamo facilmente immaginare come Mario si senta frastornato e confuso di fronte alle idee nuove. E che gli venga istintivo rifiutarle, magari anche di fronte all'evidenza. E' comprensibile: egli è vissuto 30 anni (o 40 o 50) con quelle idee, circondato da persone che le ripetevano convinte. "Com'è possibile - si chiede - che tutti ci credano, eppure si sbaglino?".
E' difficile da mandar giù. E' difficile "buttar via" convinzioni che ci hanno accompagnato per decenni: ci viene da tenercele strette, perché ci rassicurano; ci sembra di non sapere più a cosa credere.

“Com'è possibile
che tutti ci credono,
eppure si sbagliano?”

Siamo tutti Mario

Quello che è successo al nostro Mario, succede praticamente ad ognuno di noi:
  • Tutti abbiamo ricevuto idee e convinzioni false o errate (a partire dai nostri genitori, che le dicevano magari in buona fede).
  • Tutti abbiamo avuto intorno persone che ce le ripetevano convinti.
  • Tutti riceviamo qualche specie di "lavaggio del cervello", in particolare su temi cari ad ideologie dominanti nel nostro ambiente - che siano politiche, sociali o religiose*.
  • Tutti abbiamo la tendenza a respingere le idee nuove, specialmente se scomode o inquietanti.
  • Tutti tendiamo a conservare lo status quo - anche quando non ci piace - e ad aggrapparci alle nostre certezze, perché quello che non ci è familiare ci inquieta, e l'incertezza ci genera ansia.

* Questo diventa evidente ovunque ci sia una polarizzazione, dove ogni parte fa discorsi del tipo "Noi siamo i buoni (abbiamo ragione), loro sono i cattivi (hanno torto)". Per esempi recenti (2020), oltre alla politica italiana, basti guardare alla Brexit nel Regno Unito, ed al conflitto tra Repubblicani e Democratici negli USA.

Oggi più che mai

La capacità di mettersi in discussione e considerare idee diverse è più che mai necessaria oggi: siamo circondati da fonti inaffidabili come social network e media non indipendenti, che producono una pioggia di informazioni sovente manipolate, distorte o del tutto false (pensiamo all'anti-vaccinismo). L'uso di "fake news", "alternative facts" e bugie clamorose è diventato frequente:
  • sia nella politica (specialmente da parte dei populisti);
  • sia nei movimenti sociali (per esempio femminismo ed ecologisti che mentono per sostenere una "giusta causa");
  • sia tra le persone comuni: ognuno tende ad aggrapparsi visceralmente alle proprie posizioni, negando o svalutando qualsiasi alternativa.
Per cui, anche quando ci sentiamo completamente convinti di qualcosa... è bene ricordare che in passato erano altrettanto convinti che la Terra fosse piatta!

“Siamo circondati
da fonti inaffidabili
come social network
e media non indipendenti”

Tutti possiamo sbagliare, tutti possiamo evolvere

Ecco perché, come dicevo all'inizio, è importante imparare a metterci in discussione, a ipotizzare che potremmo sbagliarci, ad affrontare le idee nuove con curiosità e spirito di indagine. Siamo tutti preda di qualche convinzione errata: e quelli che ritengono di non essere mai in errore, sono proprio quelli che si sbagliano più di frequente (rifiutando di mettersi in discussione, non sono in grado di evolvere).

Quindi, ogni volta che incontriamo un'idea nuova o che va contro quello che crediamo, possiamo soppesarla e confrontarla con i fatti (alla fine, sono i fatti che contano, più che le belle teorie). Cercando anche di considerare un panorama più vasto possibile, invece di limitarsi al proprio limitato "giardinetto privato" (problema di chi si confronta solo col proprio circolo ristretto, ed abita una cosiddetta "echo chamber").
Questo non vuol dire credere a tutti. Bisogna imparare a valutare criticamente le informazioni, magari indagando le fonti; senza però rifiutarle a priori, magari solo perché arrivano da una mentalità diversa dalla nostra.

"Riceviamo dalla nostra famiglia sia le idee di cui viviamo che la malattia di cui moriremo."
(Marcel Proust)

"Non sono gli avvenimenti della nostra vita che ci formano, ma le nostre convinzioni su cosa significano quegli eventi."
(Anthony Robbins)

"Per ogni idea della cui giustezza sei assolutamente convinto, ci sono milioni di persone che la ritengono sbagliata."
(Wayne W. Dyer)


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Idee e convinzioni ci condizionano

Quando indaghiamo un problema, o cerchiamo soluzioni alle nostre difficoltà, tendiamo a concentrarci su fattori concreti, solidi, reali:
  • Se ho problemi nelle relazioni, mi interrogo sui miei comportamenti errati, o sulle qualità che mi mancano
  • Se sono spesso triste, mi chiedo cosa manchi nella mia vita, o quale problema mi affligga.
  • Se ho una malattia, presumo che sia dovuta a qualche organo malfunzionante, oppure a dei microorganismi.
Di rado consideriamo l'ipotesi che tutto quanto sopra possa derivare da qualcosa di molto più rarefatto e impalpabile: un pensiero, un'idea, una convinzione. Eppure, molto spesso i problemi che ci affliggono (o almeno una parte) derivano proprio da qualche idea - ingannevole e disfunzionale - che alberga nella nostra mente.

L'enorme potere di un'idea

E' facile credere che i fatti contino più delle idee: i fatti sono visibili e concreti, possiamo toccarli e soppesarli, e quando ci colpiscono ne sentiamo subito l'effetto. E a volte è effettivamente così: una bomba che esplode può farmi molto più male di un'idea negativa. Ma, più in generale, un'idea è molto più potente di una bomba:
  • Perché una bomba ha un limite spaziale (raggio d'azione) e temporale (una volta esplosa, il suo potere è terminato).
  • Mentre un'idea non ha limiti di spazio né di tempo: il suo influsso può estendersi a tutto il pianeta, e durare per millenni.

Idee che hanno segnato il mondo

Osserviamo l'estensione del potere devastante di certe idee:
  • L'idea della schiavitù (che un essere umano possa essere asservito ad altri come un oggetto) è durata per millenni, causando incalcolabili sofferenze.
    Oggi i più la trovano orribile e assurda, ma pensate se fosse ritenuta ancora valida.
  • L'idea della "razza ariana" come superiore e destinata a dominare il mondo, ha contribuito al Nazismo e alla seconda guerra mondiale.
  • L'idea di poter spezzare l'atomo ha portato al potere immenso della fissione nucleare.
    Certo quel potere non arriva direttamente dall'idea; ma senza l'idea, non avremmo né bombe atomiche né centrali nucleari.
  • Le idee razziste o di fanatismo religioso inducono certe persone a discriminare, aggredire e persino uccidere altri esseri umani senza alcun motivo reale, soltanto in base all'appartenenza a gruppi diversi.
    Queste persone agiscono come burattini, seguendo ciecamente le loro convinzioni, incapaci di mettere in discussione le idee che li guidano.

Quando le idee ci manovrano

L'ultimo punto sopra (sottolineato) è molto importante: a volte siamo talmente condizionati da un'idea (o da una convinzione), che anche quando produce gravi danni o sofferenze non la mettiamo in dubbio. Ecco quindi che un'idea errata, un pensiero disfunzionale, o una convinzione ingannevole possono danneggiare gravemente l'esistenza di una persona, come pure quella di una comunità o nazione. Quello in cui crediamo ci condiziona; quello che sentiamo ci sembra reale, anche quando non lo è.

Gli esempi sono innumerevoli:
  • Molte idee romantiche sull'amore sono in realtà infondate: per esempio che il vero amore duri per sempre, o che esista un unico partner perfetto per me al mondo. Se crediamo a queste falsità, le nostre relazioni ne soffriranno.
  • Un coniuge convinto di essere tradito può divorziare, aggredire o persino uccidere il partner; per poi magari scoprire di essersi sbagliato.
  • L'idea della monogamia induce le persone a reprimere i propri istinti e a rimanere in relazioni anche quando sono conflittuali e frustranti.
  • Molti uomini (di aspetto normale) credono che le donne siano interessate solo ai maschi molto belli, e non si rendono conto che la bellezza è solo uno dei fattori che suscitano attrazione. Convinti di non avere chance, non provano nemmeno ad approcciare, o si arrendono ai primi insuccessi.
  • Molte donne sono condizionate dai modelli estetici proposti dai media, e credono che per essere volute e amate dovrebbero assomigliare a delle modelle. Passano quindi la vita in conflitto col proprio corpo o con le proprie imperfezioni.
  • Spesso veniamo condizionati in base al nostro genere: ai maschi viene detto che non dovrebbero piangere o mostrare emozioni; alle femmine che non dovrebbero essere aggressive o sessualmente intraprendenti. Finiamo così col vivere repressi e negando la nostra autentica natura.
  • Moltissime persone credono di dover piacere a tutti. Sperano che, riuscendoci, si sentiranno finalmente degni ed amabili. Purtroppo però piacere a tutti è impossibile, quindi provarci porta solo delusioni e frustrazione.
  • Tanti credono di dover essere "normali", senza comportamenti insoliti o desideri bizzarri: altrimenti - essi temono - verranno giudicati, respinti o puniti. Quindi vivono fingendo di essere chi non sono, portando delle maschere o nascondendo parti di sé. Eppure l'idea di normalità è illusoria, in quanto siamo tutti diversi.

L'antidoto è dubitare

Un rimedio alle convinzioni dannose è non dare mai nulla per scontato, e mettere in discussione tutte le nostre opinioni (specialmente quelle che ci attivano forti emozioni, poiché queste ci rendono ancora più influenzabili). Purtroppo ciò è difficile da mettere in pratica, perché noi umani tendiamo a cercare delle certezze, e ci attacchiamo ad esse. Dubitare è saggio, ma scomodo e faticoso: per questo molti si aggrappano a qualsiasi sicurezza.

"Il dubbio non è piacevole, ma la certezza è ridicola.
Solo gli imbecilli son sicuri di ciò che dicono."

(Voltaire)

Condizionamenti invisibili

Spesso siamo condizionati da pensieri e convinzioni che sono radicati nel nostro inconscio, quindi vi obbediamo senza nemmeno essere consapevoli di averli. Certe idee ci sono state trasmesse nell'infanzia, e a quell'epoca le abbiamo assorbite passivamente perché mancavamo di spirito critico, o perché ci fidavamo ciecamente dei nostri genitori. Poi rimangono in un angolo della mente e continuano ad operare, senza mai più essere valutate o respinte.

Alla ricerca delle idee nascoste

Liberarsi di queste idee è difficile, perché di solito non vediamo come operano dentro di noi: diamo per scontato che certe azioni siano "la cosa giusta da fare", o che "tutti sanno che è così", oppure "questo è quello che io sono". In questi casi, per individuare le idee che ci condizionano senza saperlo, dobbiamo mettere in discussione le motivazioni dei nostri comportamenti:
  • Se compiamo un'azione senza saperne il motivo, fermiamoci a riflettere su cosa ci spinge a farlo. Di sicuro qualche motivo c'è (altrimenti non agiremmo così).
  • Se ci comportiamo in un modo distruttivo per noi o per altri, indaghiamo sulle ragioni: sono sensate? Ci sono utili? Ci crediamo veramente? Oppure le seguiamo in modo acritico o automatico?
  • Se continuiamo a ripetere azioni o scelte che ci portano a soffrire, quasi sicuramente c'è sotto una convinzione negativa o ingannevole.
  • Se compiamo certe azioni che hanno sempre risultati fallimentari, magari non è per nostra incapacità, ma perché facciamo scelte per noi disfunzionali (per esempio studiare una materia che non ci interessa), oppure perché inconsapevolmente ci auto-sabotiamo (spinti dalla convinzione che "Tanto non ce la farò mai").

In sintesi, è bene essere sempre consapevoli di quanto idee o pensieri possano guidare la nostra vita. Se ci portano a stare male, a conflitti e sofferenza, allora è il caso di identificare le idee che ci dirigono, e mettere in dubbio che siano quelle giuste per noi.


"Le convinzioni, più delle menzogne, sono nemiche pericolose della verità."
(Friedrich Nietzsche)

"Coloro che riescono a farti credere delle assurdità, possono farti commettere delle atrocità."
(Voltaire)

"Il mondo che abbiamo creato è il prodotto del nostro pensiero. E dunque non può cambiare, se prima non modifichiamo il nostro modo di pensare."
(Albert Einstein)


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Quanto conta la bellezza nell'attrazione?

"Quanto conta la bellezza nell'attrazione tra uomini e donne?"; oppure "L'attrazione nasce solo dalla bellezza?"; o ancora "Per piacere ed essere desiderati, conta solo essere belli?" (preciso che parlo di attrazione fra i sessi, in ambito sentimentale e/o sessuale).
Questi sono dubbi che molti si pongono, e generano accese discussioni in cui quasi mai si arriva ad una conclusione comune: c'è chi sostiene che la bellezza è tutto, e chi afferma che la bellezza è solo uno dei fattori di attrazione (a volte nemmeno il maggiore). Il motivo di questo disaccordo è che, solitamente, ognuno vede le cose in base alla sua preferenza o alle sue esperienze, e non riesce ad andare oltre: quindi uno dice Verde, l'altro Rosso e il terzo Giallo.
Per rispondere in modo realistico ed esaustivo a questo dubbio, è necessario mettere da parte la visione personale (perché siamo tutti diversi, con gusti ed esperienze differenti), e adottare una visione più ampia e inclusiva possibile: bisogna saper guardare l'intera foresta, non solo il proprio albero.

L'attrazione nasce da molti fattori

Partiamo col dire che, in generale, l'attrazione è generata da diversi fattori, quasi mai uno solo. L'animo umano è troppo complesso e variegato per essere guidato da un'unica voce. I fattori primari che analizzo nel post linkato qui sopra sono:
  1. Le motivazioni evoluzionistiche
    (la spinta biologica innata che ci induce a scegliere i partner migliori per la riproduzione)
  2. Gli influssi culturali
    (le regole e le mode proprie della cultura in cui viviamo)
  3. Gusti ed esperienze personali
    (inclinazioni ed esperienze specifiche per ogni individuo)
Ma spesso questi sono fattori di cui siamo inconsapevoli, quindi riconosciamo solo le cause di attrazione più appariscenti (come l'aspetto o la ricchezza).

Ma ogni individuo ha i suoi preferiti

Questo in generale. Però ogni individuo può essere influenzato più o meno fortemente da certi fattori specifici (che possono anche cambiare nel corso del tempo), per esempio:
  • Spesso siamo attratti dalle persone che hanno sviluppato capacità che a noi mancano (fiducia in se stessi, coraggio, entusiasmo, autonomia, espansività, talenti pratici...), che ovviamente variano da persona a persona.
  • Possiamo attraversare un periodo fragile o di forte bisogno affettivo, per cui un'attitudine calorosa o che ci fa sentire amati oscura ogni altro fattore.
  • Certe persone sono particolarmente insicure o ansiose, e per loro la capacità altrui di offrire sicurezza diventa un fattore dominante.
  • Alcuni sono particolarmente affascinati da qualità interiori, come l'intelligenza, la cultura, la bontà d'animo o l'integrità morale, che per loro diventano essenziali (è vero che tutti tendiamo ad apprezzarle, ma pochi scelgono un partner più per la sua cultura che per l'aspetto).
  • E, ovviamente, ci sono anche individui per cui la bellezza è davvero l'unica cosa che conta (ma è importante ricordare che questo non vale per tutti).
  • Restando sull'aspetto fisico, anche qui valgono preferenze individuali: per qualcuno è il viso la parte più importante, per altri il corpo o certe sue parti (seno, sedere, altezza, muscoli...). Quindi alcuni preferiranno un partner con un bel viso anche se ha un corpo solo discreto, altri invece viceversa, ecc.

Insomma, le possibilità sono infinite. Anche se esistono fattori generali validi per tutti, poi le differenze individuali contano moltissimo. Tra l'altro, questo offre una risposta a perplessità tipo "Non capisco cosa ci trova Anna in Roberto", o "Come fa Mario a stare con Elisa? Potrebbe avere di meglio", ecc. E' evidente che Anna o Mario hanno trovato nei loro partner qualità per loro essenziali, che per gli altri possono risultare invisibili o insignificanti (e che spesso non c'entrano con l'aspetto).

“Le possibilità sono infinite
perché le differenze individuali
contano moltissimo”

La bellezza conta

Sia chiaro: non voglio negare che la bellezza conti! La bellezza in ambito sentimentale e sessuale conta molto, certo: è comunque un fattore evoluzionistico potente, che tocca tutti. Però non è sempre il fattore di scelta primario, e non vale per tutti allo stesso modo.

Il discorso è per certi versi simile a quello della scelta di un'automobile: ovviamente l'estetica ha il suo peso, che però sarà fondamentale per alcuni, e secondario per altri (la differenza è che, in genere, siamo consapevoli dei criteri con cui scegliamo un'auto, mentre quelli che ci guidano verso un partner sono più istintivi o inconsci - ma sono entrambe scelte influenzate dalle qualità che riteniamo essenziali).
In altre parole, le nostre priorità ed esigenze determineranno il tipo di auto (o partner) che scegliamo: per alcuni l'estetica sarà l'unico parametro importante, ma per molti altri sarà solo una delle qualità considerate. Possiamo anche presumere che i primi saranno più facilmente persone giovani e inesperte, mentre i secondi persone più mature e meno superficiali: persone diverse, preferenze diverse.

Ma non sempre e non per tutti allo stesso modo

Chi è convinto che solo la bellezza sia determinante nelle scelte sentimentali, ha scarsa conoscenza degli esseri umani e delle forze che li influenzano. Costoro sono probabilmente ingenui, disinformati, oppure sono loro stessi persone per cui la bellezza è tutto; quindi credono che tutti funzionino come loro, e non riescono ad immaginare altre possibilità.
Persi nel "bianco e nero" della loro visione univoca, non sono in grado di vedere i "colori" (le infinite possibilità di chi ha preferenze più ampie).

Chi interpreta i comportamenti umani con spiegazioni rigide e assolute ("E' così per tutti", "Funziona solo in quel modo"...) è in genere una persona che conosce ben poco l'argomento, spesso ancorata a pregiudizi o alla propria limitata esperienza. Diffidate di chi vuole convincervi che l'intero mondo giri a modo suo!
Come dice un vecchio detto: "Il mondo è bello perché è vario".

La bellezza non è binaria

Chi promuove il punto di vista per cui "solo la bellezza conta", promuove una mentalità insensata (e deleteria) di tipo binario, con due sole possibilità:
  • Se sei bello (o bella), avrai facile successo nelle relazioni - magari senza nemmeno impegnarti.
  • Se non sei bello, non potrai combinare nulla - o al massimo raccoglierai qualche scarto (il che facilmente diventa un alibi per i non-belli, che quindi non provano nemmeno a mettersi in gioco).
Ma la realtà è che la maggior parte delle persone non sono particolarmente né belli né brutti, bensì sono nel mezzo, hanno un aspetto "medio" (la bellezza, come gran parte dei fenomeni naturali, segue una curva "a campana", in cui la maggior parte dei valori sono situati intorno al centro e solo una minoranza agli estremi). I "belli" e i "brutti" di cui parla quella mentalità sono una ristretta minoranza: la maggioranza è composta dalle persone "normali" (diciamo con valore tra 4 e 6 su una scala 1-10). E queste persone "normali", medie, sono poi quelle che creano relazioni, si sposano, fanno figli, ecc. Se fossero solo i belli ad accoppiarsi (come certi sostengono), la specie umana si sarebbe già estinta.

Quindi, se incontri quella mentalità binaria e sai di non essere fra i "belli", non pensare che questo ti ponga tra i "brutti". E' quella mentalità ad essere distorta e irreale. Con tutta probabilità sei anche tu parte delle persone nella media, che è poi la "maggioranza estetica" delle persone di aspetto normale (chi un po' più carino, chi un po' meno, ma comunque nella norma).

Le imperfezioni sono normali

Un elemento che porta molta persone a considerarsi esteticamente "sbagliate", o a temere di essere respinte, sono le proprie imperfezioni fisiche. Questo è anche dovuto ai media che ci presentano in continuazione immagini di perfezione estetica che, però, nella maggior parte dei casi è ritoccata e artefatta - quindi irreale. Nella realtà, tutti hanno delle imperfezioni (e specialmente le persone "normali", nella media, come spiegavo prima). Quindi pensare che averne ci renda brutti o indegni è privo di senso: se sei sbagliato perché imperfetto, beh, allora anche le persone intorno a te lo sono! (anche se magari non lo vedi).

Imperfezione o pregio?

Inoltre, poiché siamo tutti diversi con gusti diversi, quello che per alcuni è un difetto può essere un pregio per altri. Anche se può sembrarci strano, molte persone trovano attraenti aspetti che la nostra cultura ci dice siano negativi, come: l'essere "in carne", seni piccoli, sedere grosso, calvizie, cellulite o smagliature, naso "importante", cicatrici, denti imperfetti, ecc. (vedi per esempio qui e qui).
Se il tuo aspetto non piace a nessuno che incontri, è possibile che tu stia frequentando persone non in sintonia con quello che sei; prova a cambiare ambiente.

Chi rifiuta le imperfezioni?

A molti sarà capitato di essere giudicati o rifiutati per qualche imperfezione. Bisogna però chiedersi: che tipo di persona è quella che ricerca la perfezione estetica e rifiuta ogni difetto? Ha senso dare peso e importanza alle opinioni di queste persone? Eccone alcuni esempi:
  • Superficiali: danno estrema importanza all'esterno e poca o nessuna all'interiorità.
  • Insicuri: usano la bellezza del partner come "stampella" per puntellare la propria mancanza di autostima.
  • Immaturi: vogliono la perfezione nell'altro, anche se loro sono ben lontani dal poter offrire altrettanto.
  • Perfezionisti: sono generalmente tipi nevrotici, ossessivi e controllanti, a disagio con ogni cosa che esca dai loro schemi rigidi.
  • Bellissimi: consapevoli della propria bellezza fuori dal comune, esigono partner altrettanto avvenenti.
Tranne l'ultimo caso (che si può considerare equo), gli altri sono persone la cui compagnia non è molto consigliabile, e le cui opinioni non sono certo autorevoli. Quindi se vi capita di subire i loro giudizi, ricordatevi che sono loro ad essere "anomali", non voi.

Viceversa, una persona intelligente e matura ha compreso che la perfezione non esiste; ha imparato ad apprezzare la bellezza reale (fatta di pelle e carne, non di pixel), e a goderne appieno invece di inseguire un ideale illusorio. Una persona così sa apprezzare la bellezza umana e imperfetta che ha davanti (se corrisponde ai suoi gusti, ovvio, perché nessuno può piacere a tutti), e non fa caso a difetti e irregolarità (che lui stesso è ben consapevole di avere).

La bellezza è soggettiva

Va anche ricordato che la bellezza non è oggettiva (come molti pretendono), ma soggettiva (almeno in parte).

La dimostrazione è semplice: se la bellezza fosse oggettiva, tutti concorderemmo su di essa (come accade per le cose realmente oggettive, a cui possiamo applicare il metodo scientifico, come fisica e chimica): la "più bella del mondo" sarebbe la più bella per tutti. Invece, la bellezza viene dibattuta all'infinito in concorsi, convegni e discussioni, in cui non ci troviamo mai tutti d'accordo - proprio perché ognuno la vive in modo personale e soggettivo, in base alle proprie preferenze.
Ecco perché quello che appare meraviglioso ad alcuni è solo grazioso per altri, e colui che noi scartiamo può invece venire preferito da altri. Ognuno vede il mondo con occhi diversi: come ha spiegato il filosofo Kant già secoli fa, noi non conosciamo direttamente la realtà, ma la interpretiamo attraverso i sensi (soggettivi per definizione).

“Se la bellezza fosse oggettiva,
tutti concorderemmo su di essa”

Ma non tutti lo vedono

Chi si ostina a dire che la bellezza è oggettiva, sta in realtà dicendo "Il mio punto di vista è oggettivo - quindi vero - e tutti gli altri si sbagliano". Confonde presuntuosamente la propria percezione soggettiva per una realtà di fatto. Un po' come fanno tutte le religioni, che insistono sull'esistenza di un solo vero Dio e che (ovviamente!) sia il proprio - affermando quindi che ogni altra religione sia in errore.
La fallacia della loro posizione è rivelata facilmente dal fatto che molti altri vedono la bellezza (o Dio) diversamente da loro (se invece fosse oggettiva, ci sarebbe accordo). Però costoro sono talmente attaccati alla loro idea (forse per bisogno di avere qualche certezza a cui attaccarsi), che non vogliono vedere le contraddizioni che li circondano.

L'importanza dell'età

Per concludere, va detto che la bellezza è specialmente importante in giovane età (diciamo tra l'adolescenza e i 25-30 anni). Questo perché da giovanissimi siamo governati essenzialmente dagli ormoni e dagli istinti, e non sappiamo veramente chi siamo o cosa è meglio per noi. Per questo il fattore evoluzionistico (per cui la bellezza è primaria) la fa da padrone, e quasi tutti ci perdiamo dietro alla più bella della scuola, o al tipo duro e tenebroso.
Crediamo che la bellezza ci renderà felici, o che l'attrazione significhi che quella persona è giusta per noi. E nella maggior parte dei casi, ci rendiamo conto solo in seguito che quelle erano illusioni.

Gli istinti ci ingannano

Bisogna tenere conto che l'attrazione istintiva, o le pulsioni evoluzionistiche, non hanno lo scopo di renderci felici, ma quello di propagare i propri geni o di perpetuare la specie. Per inciso, questa è spesso la spiegazione ai frequenti dubbi del tipo:
  • "Perché continuo a scegliere persone che mi fanno stare male?"
  • "Perché resto attaccata a qualcuno che mi rende infelice?"
  • "Perché desidero sempre persone fuori dalla mia portata?"
Molte sofferenze in amore sono causate principalmente da quello: ci facciamo guidare dalle emozioni perché crediamo ci conducano all'appagamento, ma invece spesso ci portano fuori strada.
Questo può accaderci sempre, ma da giovani è ancora più facile.

“Da giovanissimi
siamo governati essenzialmente
da ormoni e istinti”

Poi cresciamo

Poi, con gli anni e le esperienze, in genere cresciamo e impariamo meglio chi siamo, cosa vogliamo davvero, cosa ci fa stare bene. Con questa maggiore "saggezza" e consapevolezza, l'importanza dell'aspetto viene ridimensionata, ed emergono altri fattori di scelta del partner più profondi e individuali (diversi per ciascuno).

Quando abbiamo raggiunto questa maturazione, non è raro guardarsi indietro ed ammettere che, 10 o 20 anni prima, ci siamo innamorati perdutamente di persone a cui oggi daremmo ben poca importanza. Ripensandoci, ci troviamo ad esclamare:
  • "Certo che era proprio oca!"
  • "Ma era talmente un cretino!"
  • "Non era poi un granché..."
E - magari - ci stupiamo di noi stessi: "Non capisco come faceva a piacermi". Non sentitevi in imbarazzo: erano gli ormoni a "ragionare" per voi. :-)

Ma non tutti maturano

Infine, non tutti maturano con l'età. Non bastano gli anni per maturare, infatti: sono necessarie le esperienze e la capacità di mettersi in discussione. Alcuni superano i 30 anni (ed anche i 40) rimanendo ancora come ragazzini, rapiti dalla bellezza e incapaci di vedere oltre.
Per loro l'aspetto fisico rimane "l'unica cosa che conta", e restano convinti che per tutto il mondo sia così.


"Non si troverà una sola donna della cui bellezza o bruttezza tutti gli uomini convengano."
(Giacomo Leopardi)

"La bellezza non è una qualità delle cose stesse: essa esiste soltanto nella mente che le contempla ed ogni mente percepisce una diversa bellezza."
(David Hume)

"C'è bellezza ovunque, ma non tutti riescono a vederla."
(Confucio)


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Anche se te lo senti, magari ti sbagli

Siamo abituati a fidarci di quello che sentiamo dentro di noi, dalle percezioni istintive ("Me lo sento!") alle opinioni che ci appaiono consolidate ("Lo sanno tutti che..."). Purtroppo queste convinzioni possono essere spesso ingannevoli; e il fatto che dentro di noi le sentiamo completamente vere, non è affatto una garanzia (anzi, ci porta a ignorare o svalutare ogni informazione contraria).
Questo diventa un serio problema quando le convinzioni ingannevoli condizionano la nostra vita, o contribuiscono alla nostra infelicità.


Alcune convinzioni ingannevoli credute da molti


Lei (o lui) è l'unica persona giusta per me

Sei innamorato di una persona che non ti vuole più (o non ti ha mai voluto), e dentro di te senti che lei è la persona giusta per te, l'unica al mondo, anche se non potrai mai averla: ovviamente questa convinzione ti porta angoscia e disperazione, distrugge le speranze di felicità futura, e potrebbe anche indurti a comportamenti pericolosi (stalking, aggressione).
Nonostante la forza di quello che senti, la realtà è ben diversa:
  • Non esiste un partner perfetto, quindi anche lui o lei avrà difetti e mancanze.
  • Tra gli oltre sette miliardi di persone al mondo, ce ne sono sicuramente molte con cui potresti essere felice.
  • Se ti sembra di morire quando vieni respinto, anche questo è illusorio: non si muore per amore (a meno che si abbiano già seri problemi di salute, o si facciano gesti inconsulti).

Gli uomini (o le donne) sono...

Se hai avuto una serie di esperienze negative con una categoria di persone (partner maschili o femminili, certe nazionalità o etnie, certe professioni, ecc.), potresti convincerti che "Gli uomini (o le donne, gli emigrati, la polizia...) sono persone malvagie che ti fregano sempre". Non pochi vivono convinti che "Tutti gli uomini sono traditori", o "Tutte le donne vogliono solo usarti": è ovvio che la vita relazionale di costoro è fortemente condizionata e solitamente fallimentare.
Se la nostra esperienza è sempre di un certo tipo, sembra normale pensare che tutto il mondo sia in quel modo; ma ci si dimentica che:
  • L'esperienza personale è quantitativamente limitata (se anche sono stato insieme a 35 donne, sono comunque meno dello 0,000001% delle donne al mondo), quindi è statisticamente irrilevante. Anche se ci irrita sentircelo dire, presa da sola la nostra esperienza non fa testo.
  • Magari sei tu che scegli sempre un certo tipo di persone (forse proprio in base alle tue convinzioni), quindi sei tu stesso a generare il tuo problema (la psicologia spiega chiaramente come, quando abbiamo una ferita emotiva, spesso tendiamo inconsciamente a ricrearla).
  • Intorno a noi esistono molti esempi di esperienze ben diverse dalla propria (per questo esempio: coppie felici, partner fedeli, persone che si amano sinceramente, ecc.), che quindi smentiscono le convinzioni basate sul nostro sentire. Ma quando siamo concentrati su noi stessi e il nostro dolore, non vediamo (o non vogliamo vedere) chi sta molto meglio di noi - magari perché smentisce quello che sentiamo, o perché non vogliamo vederci come quelli messi peggio.

Non c'è più lavoro

Non riesci a trovare un impiego, fai molti colloqui ma senza alcun risultato, e ti convinci che non c'è più lavoro disponibile: anche questa convinzione porta a sconforto e disperazione, e magari a rassegnarti invece di cercare soluzioni alternative.
Di nuovo, la realtà non è come ti appare:
  • Il lavoro non si è "estinto": ci sono milioni di persone che lavorano (basta guardare i flussi di persone nelle ore di punta).
  • Le occasioni di lavoro esistono: in molti settori le aziende cercano continuamente nuovi candidati (ma magari sono settori per cui non hai qualifiche).

Sarò felice quando...

Se hai desideri o sogni che tu sei convinto ti renderanno felice, magari ti inganni (specialmente se sono sogni molto comuni: più tutti ci dicono che una cosa è vera, più tendiamo a crederci). Alcuni obiettivi diffusi che si rivelano spesso deludenti sono:
Naturalmente questo non vuol dire che sia anche il tuo caso. Però gli esempi sopra riportati dimostrano quante persone inseguano dei traguardi con grande convinzione, che però si rivelano poi ingannevoli.

Non sappiamo cosa ci renderà felici

Il problema principale, a questo riguardo, è che gli esseri umani sono scarsamente capaci di prevedere cosa li renderà felici. Come spiega Daniel Gilbert (professore di psicologia ad Harvard) nel suo libro "Stumbling on happiness" ("Felici si diventa", info nella Bibliografia):
  • siamo scarsamente capaci di prevedere le nostre emozioni future, e l'effetto che avranno certe situazioni su di noi;
  • inoltre, le nostre emozioni spesso ci fuorviano: ci fanno credere cose improbabili o non vere, ci portano a fare scelte sbagliate, e/o rafforzano i nostri pregiudizi e convinzioni.

Il crimine è in aumento

Se hai appena subito un furto o una rapina, può sembrarti che i delinquenti siano ovunque, e che il crimine sia in aumento. Poiché sei scioccato dall'esperienza è comprensibile che le tue emozioni ti portino a crederlo, anche quando la realtà è ben diversa:
  • In tutti i Paesi occidentali, i crimini sono mediamente in discesa da molti anni.
  • Se consideriamo la storia dell'umanità, viviamo nel periodo meno violento che sia mai avvenuto (quantomeno in Occidente).


Non siamo mai obiettivi

Quando viviamo situazioni come quelle sopra, ci sembra che la nostra personale esperienza rappresenti la realtà globale: non ci viene da pensare che magari siamo noi l'eccezione. Crediamo di poter essere obiettivi, ma in generale (e specialmente quando siamo preda di forti emozioni) vediamo le cose in modo altamente soggettivo.
Inoltre, tendiamo ad attaccarci fortemente alle nostre opinioni, e resistiamo ad metterle in discussione - specialmente quelle radicate nelle emozioni. Facciamo questo sia per evitare l'ansia dell'incertezza (se tutto è relativo e soggettivo, non è possibile avere certezze), che per evitare la sofferenza (se qualcosa o qualcuno ci ha fatto soffrire in passato, sviluppiamo un'istintiva avversione per evitare che accada di nuovo).

La prima impressione è molto spesso sbagliata

Inoltre, tendiamo a farci un'opinione semplicemente basandoci sulle prime impressioni. Per esempio Alexander Todorov, professore di psicologia a Princeton, ha dimostrato che le persone sviluppano giudizi sulla simpatia, l'affidabilità e la competenza di qualcuno dopo aver visto il loro volto per un decimo di secondo.
Come mostra nel suo libro "Face value: the irresistible influence of first impressions" ("A prima vista: l'influenza irresistibile delle prime impressioni"; recensioni in inglese), anche se a volte cogliamo nel segno molto spesso le nostre impressioni iniziali sono invece ingannevoli: in questa intervista, Todorov spiega come la prima impressione delle persone è quasi sempre sbagliata, e quindi fidarsi dell'istinto non è sempre una buona idea.

Distinguere tra convinzioni utili o distruttive

Poiché le convinzioni ci influenzano, è importante non credere ciecamente a quello che sentiamo. Specialmente se quel sentire ci porta verso comportamenti potenzialmente dannosi per noi o per gli altri. E' bene quindi prendere le nostre "sensazioni di pancia" con un certo scetticismo.

E' intuizione oppure paura?

Bisogna però dire che molte volte quello che sentiamo è corretto; o, addirittura, ci rivela una verità anche se la ragione ci dice il contrario. E' il caso, per esempio, di quando abbiamo delle autentiche intuizioni: conoscenze che non sappiamo spiegare, ma che ci portano verso soluzioni, progressi, migliori risultati. Alcuni credono che le intuizioni provengano dalla nostra "parte spirituale".

Purtroppo è difficile distinguere tra l'intuizione e un sentire ingannevole, poiché entrambi non hanno una base conscia o razionale. Forse l'aspetto più importante per distinguerli è la qualità positiva o negativa di quello che sentiamo:
  • L'intuizione ha una qualità emozionale leggera, ispirante, ci infonde fiducia e ottimismo; si rivolge al presente, o all'immediato futuro; tende ad essere positiva e costruttiva; porta verso apertura ed espansione.
    Appare basata su opportunità e soluzioni.
  • La convinzione ingannevole ha una qualità emozionale pesante, viscerale, ansiosa, persino violenta; è spesso focalizzata sul passato o sul futuro; tende ad essere negativa, aggressiva o distruttiva; porta verso chiusura, difesa o rigidità.
    Appare basata su paure e sofferenza.
Per esempio, un fondamentalista religioso può credere che Dio gli ordina di mettere delle bombe, oppure un partner tradito sente di avere il diritto di punire chi lo ha ferito così profondamente. In entrambi i casi, queste persone hanno una forte convinzione di essere nel giusto; ma possiamo anche notare che le loro convinzioni sono basate su emozioni negative: paura, dolore, odio, vendetta, ecc.

E' questa "base negativa" di certe convinzioni che indica come siano probabilmente errate, ingannevoli, distruttive e - soprattutto - non provengano dalla nostra parte spirituale, luminosa, o saggia.


"L'opinione è determinata in ultima analisi dai sentimenti e non dall'intelletto."
(Herbert Spencer)

"Non sono gli avvenimenti della nostra vita che ci formano, ma le nostre convinzioni su cosa significano quegli eventi."
(Anthony Robbins)

"Per ogni idea della cui giustezza sei assolutamente convinto, ci sono milioni di persone che la ritengono sbagliata."
(Wayne W. Dyer)


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