Parla con me

Se vuoi approfondire questi argomenti o esplorare i tuoi problemi, puoi chiedermi un colloquio.

Il mondo va sempre meglio

Regolarmente qualcuno se ne esce lamentandosi per il preoccupante declino della specie umana, o con qualche bizzarra nostalgia per un passato ideale che non è mai esistito:
  1. "Non ci sono più i valori di una volta"
  2. "Viviamo in tempi terribili"
  3. "Oggi gli uomini guardano solo la bellezza"
  4. "Oggi le donne badano solo al portafoglio"
  5. "Le cose vanno sempre peggio..."

Ma queste opinioni sono fondamentalmente scollegate dalla realtà. Anzi, è piuttosto vero il contrario; generalmente parlando:
  1. I valori umani sono migliorati (cose come schiavismo, colonialismo o lapidazione sono fortunatamente "passati di moda").
  2. Sotto quasi ogni aspetto, viviamo meglio che in passato.
  3. Si è sempre data molta importanza alla bellezza; ma oggi le donne vengono apprezzare anche per altre qualità.
  4. Le donne sono sempre state sensibili alla ricchezza e/o al potere; ma oggi meno di un tempo (anche grazie alla raggiunta indipendenza economica).
  5. Le condizioni di vita sono migliorate quasi ovunque rispetto al passato (per esempio, la povertà nel mondo è in costante diminuzione)*.
* Naturalmente accadono crisi periodiche, come nel 2020, in cui la situazione tende a peggiorare; oppure passiamo attraverso dei cicli storici, per cui avviene una fase di declino prima di migliorare nuovamente. Ma sul lungo periodo, quasi tutti i fattori tendono al miglioramento.

Quindi, chi esprime queste lamentele è solitamente piuttosto ignorante (nel senso letterale di scarsa conoscenza), o abbastanza stupido (capisce ben poco di come funzionano le cose), oppure molto egocentrico (sta male o è infelice, e ritiene che sia colpa del mondo che è "sbagliato"; oppure crede che la sua esperienza negativa rifletta l'intera realtà).

“I valori umani sono migliorati
e viviamo meglio che in passato”

Un viaggio a ritroso nel tempo

Come sempre, non vi chiedo di credermi sulla parola. Invece, valutate i fatti e decidete voi cosa è vero. Facciamo insieme un piccolo esperimento: torniamo indietro nel tempo, e vediamo come andavano le cose in tempi passati...
  • 1960-70: anni di grandi cambiamenti sociali e politici, ma anche di forti conflitti e scontri per le strade (spesso repressi in modo violento). In Italia, in particolare, avvengono numerosi atti criminali e di terrorismo (verranno infatti chiamati "gli anni di piombo"). Gli USA portano avanti l'insensata e fallimentare guerra in Vietnam; il presidente Nixon è costretto a dimettersi in seguito allo scandalo Watergate.
  • 1945-1960: siamo nel dopoguerra, e c'è un grande sviluppo economico. Però sono anche gli anni della "guerra fredda", e si vive con l'incubo di essere annientati da un conflitto nucleare. Razzismo e discriminazioni sono pervasivi.
  • Passiamo alla prima metà del XX secolo: in pochi decenni scoppiano due guerre mondiali, nel 1918 si scatena una pandemia di "influenza spagnola" che uccide più persone della guerra appena finita (50 milioni), e nel 1929 avviene la Grande Depressione economica. In Italia la dittatura fascista domina il Paese dal 1925 al 1943.
  • XIX secolo: un periodo con decine di guerre, colonizzazioni brutali in Asia ed Africa, rivoluzioni sanguinarie. Per buona parte del secolo, le donne sono ancora considerate proprietà del marito, e soggette alla sua volontà.
  • XVIII secolo: qualche altra decina di guerre. Lo schiavismo si espande a livello globale. Con la Rivoluzione Industriale, le persone lavorano per 14-16 ore al giorno, bambini inclusi.
  • XVII secolo: ancora decine di guerre (tanto per cambiare). La colonizzazione delle Americhe porta al massacro delle popolazioni indigene.
  • Con l'Inquisizione cattolica (svoltasi in varie forme dal XII al XVII secolo), persone comuni ed innocenti potevano essere arrestate, torturate ed uccise (magari bruciate vive), solo perché vivevano in modo non convenzionale o avevano idee autonome, stavano antipatiche a qualcuno, o possedevano beni che facevano gola ad altri.
  • Medioevo: per tutto questo periodo (dal V al XV secolo circa) si vive nel costante timore di aggressioni e invasioni. Per questo motivo, ovunque sorgono castelli e città fortificate.
  • XIV secolo: una pandemia di peste nera arriva a sterminare circa metà della popolazione europea.
  • Per diversi secoli la Chiesa Cattolica, che dovrebbe essere la guida spirituale del mondo, è afflitta da corruzione morale e materiale a tutti i livelli, dal Papa in giù.
  • Nei primi secoli dopo Cristo, una serie di invasioni barbariche, operate da numerose tribù e popolazioni nomadi, attraversa buona parte dell'Europa con azioni di saccheggio e conquista.
  • Con l'Editto di Tessalonica (380 D.C.), il cristianesimo diventa religione ufficiale dell'impero romano, per poi generare proibizioni e persecuzioni (anche violente) contro ogni altra forma di culto.
  • L'Impero Romano, che molti italiani vedono con orgoglio come nostro progenitore, ha sempre attuato una politica di espansione bellicosa; le popolazioni invase potevano scegliere tra la sottomissione o l'annientamento. Questo espansionismo non appare molto diverso da quello della Germania nazista.
  • La cultura Greca, e la democrazia di Atene in particolare, sono ritenute la culla della civiltà occidentale. Tendiamo però a dimenticare che tale società era basata sullo schiavismo, il diritto di voto era riservato al 10-20% della popolazione, e le donne erano escluse dalla vita pubblica.

Aspetti positivi e negativi

Ovviamente questo lungo elenco di eventi deprimenti non esclude che siano avvenute anche cose positive. Onestamente, però, nessuno dei periodi sopra elencati mi fa venire voglia di viverci, o di ritenere le condizioni di vita migliori di quelle odierne.

Inoltre ogni medaglia ha sempre due facce: quindi per ogni aspetto positivo del passato (mancanza di inquinamento, vita più sana, ritmi più naturali), va ricordato anche l'aspetto negativo (scarsità di beni e di cibo, assenza di farmaci e cure efficaci, mancanza di ogni comfort).
Basti pensare che un impiegato moderno vive una vita più comoda e abbondante, per molti versi, di un sovrano di qualche secolo fa: quest'ultimo infatti pativa il freddo e il caldo, aveva una scelta limitata di cibi, spesso era afflitto da parassiti, in caso di malattia aveva poche chances di sopravvivere, viveva nel costante timore di intrighi di corte od attacchi di nemici, e non poteva nemmeno scegliere il coniuge che preferiva (i matrimoni erano quasi sempre organizzati in base ad interessi politici ed economici).

“Un impiegato moderno
vive una vita più comoda
di un sovrano del passato”

Perché non apprezziamo quello che abbiamo

Ma se la vita dell'uomo medio oggi è tanto migliore che in passato, come mai di solito non ce ne rendiamo conto, e non lo apprezziamo? Uno dei motivi è che non valutiamo la nostra vita in modo oggettivo, bensì comparativo: cioè ci paragoniamo con le persone che conosciamo, o che abbiamo intorno. Per cui se tante persone hanno la stessa abbondanza che abbiamo noi, la diamo per scontata e la apprezziamo poco; se invece fossimo gli unici ad averla, ci farebbe sentire speciali e privilegiati.
In altre parole, non è quello che abbiamo a farci sentire soddisfatti; ma è la sensazione di avere più degli altri, o che stiamo meglio della maggioranza. Uno dei motivi per la diffusa infelicità moderna, infatti, sono i social network che ci mostrano persone che sembrano più felici di noi - e con cui ci paragoniamo.

Valori immaginari

Al di là delle condizioni di vita scomode e sgradevoli del passato, non vedo traccia nemmeno dei valori morali che tanti gli attribuiscono. Dov'erano tutti questi "valori", queste presupposte virtù?
  • Nelle continue guerre?
  • Nel mandare al massacro migliaia di uomini senza alcun riguardo per le loro vite?
  • Nell'obbligare le donne ad un ruolo subordinato?
  • Negli abusi dell'aristocrazia e del clero?
  • Nella pratica frequente dello schiavismo?
  • Nel mantenere la stragrande maggioranza della popolazione in condizioni di povertà e sottomissione?
  • In sistemi di governo basati sulla legge del più forte, invece che sul dialogo e sul consenso?
  • Nell'oppressione e repressione di idee, preferenze personali e religioni?

A me pare che di qualsiasi problema ci si possa lamentare oggi (diseguaglianza, disparità di diritti, ingiustizia, povertà, violenza, corruzione...), in passato era più grave e più esteso.
Forse l'unico male odierno che era minore in passato, è la solitudine (semmai in passato esisteva il problema opposto: raramente potevi stare da solo, o godere di una privacy personale). I legami familiari e di comunità erano sicuramente più numerosi e più stretti. Il che, però, implicava anche una libertà individuale molto più ristretta e condizionata.

Luci ed ombre

Attenzione: non voglio dire che oggi vada tutto bene, o che tutto sia meglio che in passato. Come già detto, ogni situazione presenta pro e contro. Quindi oggi abbiamo problemi che un tempo non esistevano, ma in genere si accompagnano ad aspetti positivi importanti:
  • Il capitalismo ha permesso uno sviluppo economico senza precedenti, che ha ridotto la povertà globale in modo eclatante; ma ovviamente ha anche aspetti negativi. Nessun altro sistema alternativo ha però prodotto altrettanta abbondanza, benessere e libertà di scelta. Quindi è possibile - ed auspicabile - migliorarlo, ma non ha senso credere che con il comunismo o il feudalesimo le condizioni fossero migliori.
  • L'industrializzazione ha portato a fenomeni dannosi come inquinamento e riscaldamento globale, ma ben pochi vorrebbero tornare ad un'economia di sussistenza od al vivere solo con lo stretto indispensabile; alle capanne di tronchi ed ai campi arati con vomere e bue.
  • Anche a livello sociale e relazionale, possiamo lamentarci della fragilità del matrimonio, dell'infedeltà diffusa e dell'eccesso di individualismo - e con ragione. Ma quanti sceglierebbero di tornare a tempi in cui la libertà personale era cosa da ricchi, in cui si era legati ad un lavoro umile tutta la vita, con ruoli rigidi per uomini e donne (inclusi quelli sessuali), con la paura di esprimere le proprie idee, dove viaggi, cultura e musica erano per pochissimi?
  • Per quasi tutta la storia umana, il problema principale è stato procurarsi il cibo. Oggi invece abbiamo il problema opposto: mangiamo così tanto da diventare obesi. Il che può essere grave, ma è comunque preferibile al morire di fame.

Quindi - ripeto - non sto dicendo che il mondo oggi sia ottimale. Dico che, tutto sommato, è meglio che in passato sotto quasi ogni aspetto. E "migliore" non vuol dire "perfetto": ci saranno sempre problemi e sofferenza, perché l'esistenza non è fatta per renderci felici, e gli esseri umani sono limitati e imperfetti.

“Ben pochi vorrebbero tornare
alle capanne di tronchi
ed ai campi arati col bue”

La natura umana non cambia

Fondamentalmente, gli esseri umani hanno limiti e difetti che restano uguali nei secoli. E' consolatorio credere che una volta le persone fossero più buone, oneste o rispettose, ma è illusorio. La natura umana rimane essenzialmente la stessa: infatti le storie e i personaggi dei grandi autori (come Shakespeare, 4 secoli fa) risultano attuali ancora oggi.
Altrettanto costante è la tendenza a lamentarsi per il comportamento altrui, e per la "decadenza dei valori"; infatti più di 2000 anni fa Cicerone già esclamava "O tempora o mores!" ("Che tempi, che costumi!").

Violenze, omicidi, stupri, abusi, ingiustizie ed oppressioni sono sempre accaduti; anche più di adesso, anche in modo più feroce (barbarie, torture e punizioni che oggi ci appaiono inconcepibili, erano un tempo la norma). Però lo si sapeva meno, mentre oggi tutto è più visibile, al punto che un fenomeno può essere in diminuzione ma l'insistenza mediatica ce lo fa apparire in aumento!
Per esempio la criminalità è in declino da molto tempo; l'Italia è tra i Paesi europei con meno omicidi (anche di donne). Spesso gli eventi criminosi vengono amplificati per ideologia o demagogia, per influenzare l'opinione pubblica, per ottenere consenso o deviare l'attenzione da altri problemi. Perciò molte persone si sentono minacciate anche se siamo più sicuri che in passato.
Bisognerebbe guardare dati e statistiche, non fidarsi della propria percezione emotiva (che per sua natura è soggettiva, parziale ed influenzabile).

Ma cultura e costumi sì

Se la natura umana resta uguale (o cambia in milioni di anni), quella che evolve è però la cultura: cioè l'insieme delle idee, valori, morale e costumi che indicano cosa fare, cosa è giusto o sbagliato. Anche nella cultura vediamo un'evoluzione in meglio (per quanto lenta); nel corso dei secoli siamo passati:
  • Dallo schiavismo alla libertà per ogni individuo, e alla Dichiarazione universale dei diritti umani.
  • Dalle monarchie e aristocrazie alla democrazia (nella maggior parte dei Paesi).
  • Dalle guerre alla diplomazia (quanto meno in buona parte del mondo).
  • Dalle vendette e faide ("occhio per occhio") alla risoluzione dei conflitti per via giudiziaria.
  • Dall'imposizione della forza ("La legge del più forte", "Might makes right") all'uso della ragione e del consenso.

Ovviamente non sempre questi progressi vengono applicati (siamo sempre e comunque umani), e certamente c'è spazio per tanti ulteriori miglioramenti. Ma il passaggio dalle epoche dominate dalla spada, all'esortazione di fratellanza "Abbracciatevi, moltitudini!" dell' "Inno alla Gioia" di Beethoven (inno ufficiale dell'Unione Europea), è un balzo gigantesco.

“La natura umana resta uguale,
o cambia in milioni di anni”

Perché il mondo migliora, ma molti non lo vedono

Anche dopo questa carrellata, immagino che ad alcuni continuerà a sembrare che il mondo odierno sia pessimo, o peggiore del passato. Di solito questa convinzione nasce da uno dei seguenti atteggiamenti mentali.

1. Visione soggettiva ("Il mondo mi assomiglia")

Persone che stanno male, che soffrono, che sono infelici; che patiscono ingiustizie; la cui vita è molto problematica... e credono che la propria condizione personale rispecchi lo stato del mondo. Quindi anche di fronte ad argomenti validi, ribattono "Se il mondo è migliorato, o non è mai stato migliore, com'è possibile che io - o le persone a me vicine - soffriamo così tanto?".

Immersi nel loro malessere, non sanno vedere oltre. Ma quello che succede ad uno non riflette lo stato del mondo. Bisogna saper distinguere il personale dal collettivo, e l'eccezione dalla regola. Se io sono su un aereo che precipita, ma quello è stato l'unico incidente aereo degli ultimi dieci anni, vuol dire che volare è molto sicuro - anche se io ho avuto sfortuna.

2. Visione negativa ("Il mondo fa schifo")

Alcuni hanno la tendenza a concentrarsi sugli aspetti negativi, ed ignorano quelli positivi (per esempio pessimisti o disfattisti). Sono quelli che in un prato ricolmo di fiori vedono solo il cespuglio rinsecchito, o l'escremento di vacca; quelli che, di fronte ad una giornata splendida, ribattono "Tanto domani pioverà!".

Nella loro mente il male è sempre superiore al bene, e non riescono a riconoscere di potersi sbagliare, anche di fronte all'evidenza (il pessimista è sempre convinto di essere realista). E' come se indossassero degli "occhiali neri", per cui a loro tutto appare oscuro e minaccioso.

3. Visione idealistica ("Il mondo dovrebbe essere perfetto")

Un'altra obiezione frequente è "Se il mondo è migliorato così tanto, come mai ci sono ancora così tanti problemi e dolore?". Ho già risposto prima: problemi e dolore esisteranno sempre, perché è nella natura dell'esistenza e di noi esseri umani (come insegna il buddismo: "La vita è sofferenza").
La realtà è imperfetta, ci fa soffrire, e non va come vorremmo - così è sempre stato, così sempre sarà. Come abbiamo visto nel nostro "viaggio nel passato", non c'è mai stato un periodo ideale od un'epoca armoniosa in cui tutto andava bene.

Costoro si attaccano alla speranza utopica di un mondo perfetto da "regno dei cieli", invece che terreno ed umano. Con questa idea fissa, il mondo reale non gli andrà mai bene. Tenderanno ad una visione negativa (vedi sopra), perché per loro niente è mai abbastanza.

4. Aspettative personali esagerate

Alcuni hanno aspettative irrealistiche rispetto ai propri meriti, e si aspettano di ottenere di più di quanto valgano. Hanno quello che chiamo "il complesso del principino", o "della principessa": si illudono di essere "speciali", e che gli altri li tratteranno di conseguenza.
Credono di poter essere sempre felici, di avere una relazione ottimale senza sforzi, di essere amati e stimati solo perché esistono, di diventare ricchi o famosi. Inevitabilmente si ritrovano delusi, ma faticano a riconoscere di esserne la causa. Paradossalmente più una persona è limitata - come intelligenza, cultura, maturità - più fatica a valutarsi correttamente (non ha gli strumenti per un'analisi obiettiva; vedi l'effetto Dunning-Kruger). Quindi concluderà che i suoi insuccessi sono dovuti a cause esterne: al mondo che è fatto male, o che va peggiorando.
  • Per esempio una persona ambiziosa, ma senz'arte né parte, facilmente si convincerà che "In giro non c'è lavoro", o che "Si trova impiego solo nei call-center" - anche se non è affatto così (molte aziende cercano personale, però con determinate competenze).
  • Oppure una persona romantica, che crede al "grande amore" in modo favolistico, giustificherà i suoi fallimenti relazionali dando la colpa al sesso opposto, o alla perdita di valori.

Ma naturalmente la colpa non è del mondo. Essenzialmente, la realtà funziona in modo meritocratico e "darwiniano": prospera chi è più adatto, mentre i meno adatti stentano o periscono. Le aspettative scollegate dai propri meriti sono spesso create dai genitori che viziano i figli, ma anche alimentate dai media (le pubblicità ti dicono che "tu vali" e "meriti il meglio", in modo da sedurti e vendere) e dai social network (dove tutti appaiono più belli e felici di quanto siano realmente).

Saper vedere la realtà, saperla apprezzare

Quindi per apprezzare il progresso ed i benefici della propria epoca, è necessario sganciarsi da queste mentalità fuorvianti:
  1. Saper vedere oltre il proprio ristretto "orticello".
  2. Saper valutare tutti i pro e contro.
  3. Non pretendere la perfezione.
  4. Avere aspettative realistiche e saper riconoscere i propri limiti.
Ed inoltre, saper apprezzare tutti gli aspetti positivi, invece di darli per scontati. Facendo questo, diventa chiaro che - per molti versi - non siamo mai stati meglio!

Attenzione: quando faccio notare che il mondo non sarà mai perfetto, o che una certa sofferenza è inevitabile, non intendo incoraggiare la rassegnazione; è sempre possibile fare progressi. Suggerisco però di apprezzare tutto quello che c'è di buono, e di cercare di migliorare quello che non va. Ricordando che lamentarsi è soltanto uno spreco di energia che non produce cambiamenti.


"E' un dato di fatto che le persone amano lamentarsi, specialmente di quanto sia terribile il mondo moderno rispetto al passato.
Ma si sbagliano quasi sempre."

(Steven D. Levitt e Stephen J. Dubner, "SuperFreakonomics")

"E' meglio essere ottimisti ed avere torto piuttosto che pessimisti ed avere ragione."
(Albert Einstein)

"Invece di lamentarsi dell'oscurità è meglio accendere una piccola lampada."
(Lao Tzu)


Articoli correlati

Altri post con argomenti collegati (descrizione: fermate il puntatore sul link)

Parla con me

Se gli argomenti di questo post ti toccano da vicino e vorresti discuterne, approfondire, o rivolgermi delle domande; oppure se senti il bisogno di parlare dei tuoi problemi, puoi chiedermi un colloquio.

2 commenti:

  1. Massimiliano Myhelp09 giugno, 2022

    La mia domanda è: come mai molta gente si sente potente e felice all'idea di poter avere più degli altri, dando invece per scontato ciò che ha senza nemmeno pensarci? Se una buona fetta della popolazione mondiale si comporta (secondo me sbagliando) in questo modo, una spiegazione razionale deve pur esserci. Quale è secondo te?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La spiegazione c'è, ma non può essere compresa se si pretende solo un discorso razionale: perché gli esseri umani sono molto più influenzati da emozioni e istinti che dalla ragione.
      Io dividerei la tua domanda in due parti, perché riguardano due aspetti diversi:

      - Avere più degli altri ci gratifica perché è un indicatore di vantaggio evoluzionistico, ovvero a favore della sopravvivenza e/o riproduzione. Per questo il nostro cervello ci spinge a farlo, e ci premia (con sensazioni piacevoli) quando ci riusciamo.
      La vita è competizione e lo è sempre stata (per il cibo, il territorio, l'accoppiamento...), per cui "avere di più" comporta un vantaggio competitivo, ed è segno (pur superficiale) che nella corsa della vita "ce l'abbiamo fatta", abbiamo "vinto", non siamo rimasti fra i "perdenti" che annaspano nelle retrovie.

      - Dare per scontato ciò che si ha è il "lato oscuro" dell'ambizione tipica degli esseri umani: quella che ci ha portato dalle caverne ai grattacieli.
      L'uomo è l'unico animale mai contento, che desidera sempre di più (se così non fosse, vivremmo ancora nelle caverne). Questa continua spinta a guardare avanti ci induce a trascurare ciò che sta intorno a noi, quindi spesso non lo apprezziamo.
      Questo impulso istintivo è però anche influenzato dalla cultura: in Occidente spesso si alimenta l'ambizione, mentre in Oriente si insegna (o si insegnava) a godersi il momento (Zen) e ad apprezzare tutte le cose (Tao, Tantra).
      Il disagio esistenziale di cui molti soffrono è spesso collegato al continuo preoccuparsi del passato o del futuro, per cui non sanno godersi il presente.

      Giudicare in termini di giusto o sbagliato ha poco senso (chi lo decide? La morale è artificiale e soggettiva). Piuttosto sarebbe utile chiedersi "Mi è utile? Mi rende appagato? Cosa mi porterà? Tra 5 o 10 anni, sarò soddisfatto di aver vissuto così?".

      Elimina

Domande, osservazioni e commenti sono benvenuti! Se hai suggerimenti o informazioni da aggiungere, scrivi pure. Cerco di rispondere a tutti.
(se hai dubbi su cosa scrivere o come, vedi le linee guida per i commenti)



Licenza Creative Commons
© 2024 Valter Viglietti. Psicofelicità è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.