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I figli potrebbero rendervi infelici

Uno degli elementi che più influenzano le nostre vite, e la nostra felicità, è il dare le cose per scontate, o credere a qualcosa perché "lo dicono tutti". Se accettiamo passivamente questi concetti, rischiamo di non ascoltare le nostre sensazioni, o la nostra verità interiore, quando contrastano col "buon senso comune" (che sovente così sensato non è). O di seguire modelli di vita che non sono adatti a noi e che - ovviamente - finiranno col renderci infelici.
Quindi, sarebbe saggio mettere in dubbio le convinzioni che ci circondano, e specialmente quelle che si scontrano con le nostre sensazioni o il nostro modo di essere. Restare fedeli a quello che sentiamo vero per noi, eventualmente anche andando controcorrente, produce più felicità (sulla lunga distanza) che "seguire il gregge" e fare come tutti.

Coppie "appesantite" dai figli

In ambito familiare, uno degli argomenti dati per scontati è quello per cui i figli arricchiscono la vita di coppia, e contribuiscono alla felicità dei genitori. E' una sorta di "mito" (e i miti vengono raramente messi in discussione).
Ma se guardiamo oltre il mito, le cose non stanno proprio così: dopo gli anni '80, decine di studi hanno mostrato come la qualità e la soddisfazione della relazione decada dopo essere diventati genitori. Il motivo principale sembra essere che avere dei figli porta una improvvisa e drastica pressione sul matrimonio. Non che sia una novità in sé, ma le conseguenze possono essere peggiori di quanto ci si attende.

In uno studio durato otto anni dell'Università di Denver (USA), sono state osservati questi risultati:
  • Per il 90% delle coppie, la felicità coniugale precipita entro un anno dalla nascita del primo figlio.
  • Le coppie che avevano un livello maggiore di romanticismo, sono quelle che subiscono il maggiore impatto dopo la nascita.
  • Anche le coppie che hanno avuto figli subito (entro un anno dal matrimonio), e quelle col reddito più basso, hanno avuto cali di felicità più significativi.
Quando si parla di figli si tende a pensare alle gioie e soddisfazioni che possono portare. Ma è probabile che la quantità di fatica, impegni, rinunce e sacrifici necessari (su cui si tende a sorvolare) rechi un prezzo elevato, sottraendo tempo ed energie alla relazione tra i coniugi. In pratica, si rischia di essere molto più "genitori" che "coppia".

Naturalmente, questo non implica che le coppie senza figli siano necessariamente più felici: anche loro sperimentano un calo della felicità, ma in modo più graduale. Un ricercatore osserva che "Il declino è in qualche modo normale nel matrimonio*; per le coppie con prole, il declino è più concentrato nel periodo in cui si hanno i figli".

* (vedi post: "Perché ci innamoriamo, perché finisce"; "Come mantenere il desiderio sempre vivo"; "Perché la monogamia non funziona")

“La felicità coniugale precipita
entro un anno dalla nascita
del primo figlio”

Genitori: gioia o fatica?

In questo articolo (in inglese), il dr. Powdthavee afferma che "Gli scienziati sociali non hanno trovato pressoché nessuna correlazione tra l'avere figli e la felicità. In uno studio recente, genitori e non riferivano il medesimo livello di soddisfazione. Altri studi in Europa e USA, riportano livelli di soddisfazioni significativamente inferiori nei genitori, rispetto alle coppie senza figli".
La convinzione diffusa che i figli rendano felici - ipotizza il dr. Powdthavee - può essere spiegata come una "illusione di focalizzazione". Ovvero, immaginando di diventare madre o padre, ci si concentra sui momenti più significativi e appaganti, credendo che questi ci porteranno una felicità duratura. In realtà questi eventi sono relativamente rari, mentre buona parte del tempo come genitori è assorbito da compiti e impegni quotidiani, molto più frequenti ed assai meno gratificanti; ed è questa miriade di esperienze minute e negative, che finisce con l'influire sui nostri livelli di felicità e soddisfazione.

Rimpianti e risentimenti

Un altro articolo (in inglese) riporta le testimonianze di numerosi genitori che rimpiangono di aver avuto figli. Le ragioni variano dal senso di colpa perché non sentono di voler fare il genitore o lo fanno malvolentieri, alla mancanza di supporto da parte del partner, al risentimento verso i figli per via dell'impegno e delle rinunce che richiedono.
La maggior parte di questi racconti sono anonimi, perché esprimere questo rimpianto (o la posizione di non volere figli) riceve una pesante condanna sociale. Questo può spiegare perché, normalmente, quasi nessuno dichiara apertamente questo stato d'animo: molti dei genitori attorno a voi potrebbero nutrire un simile malcontento, ma difficilmente verrano a dirvelo.

Gioie e frustrazioni

Un libro sulle conseguenze dell'avere figli è "Tanta gioia nessun piacere" (in originale "All Joy and No Fun") della giornalista Jennifer Senior. L'autrice ha esaminato le vite dei genitori contemporanei, confermando la tesi di questo post: "Diamo per scontato che avere figli ci renderà più felici, ma è da alcuni anni che tutti gli studi dimostrano che è esattamente il contrario [...] Essere genitori non è mai stato facile, ma oggi sembra esserlo ancora meno: i cambiamenti degli ultimi decenni hanno infatti trasformato nel profondo un’esperienza che è diventata via via più frustrante e impegnativa".
Una lettura utile se siete in dubbio e volete valutare i pro e contro con lucidità.

Ragioni per convincersi

Immagino che queste affermazioni possano suscitare le reazioni contrarie - e veementi - di molti genitori. Non dubito della loro buona fede, però potrebbero stare ingannando se stessi. Come evidenzia questo articolo dello psicologo Daniel Gilbert "La paternità ti rende felice?", i genitori hanno diverse ragioni per autoconvincersi della felicità legata ai loro figli:
  • Quando qualcosa ci "costa" molto (anche in senso fisico o psicologico), tendiamo a convincerci che questo valga il "prezzo" pagato. La Natura ci ha "programmati" per prenderci cura in tutti i modi dei nostri figli, ed è comprensibile razionalizzare tutta quella fatica e concludere di essere ripagati con la felicità.
  • La memoria è dominata dai momenti più intensi, e non dai più frequenti. Quindi tendiamo a dimenticare gli innumerevoli momenti di tedio e fatica, e ci ricordiamo quelli di intensa commozione. I bambini possono non renderci felici di frequente ma, quando accade, ci fanno scordare tutto il resto.
  • Poiché i genitori si trovano spesso a rinunciare a molte attività piacevoli, rinunciano anche a molte fonti di soddisfazione. Quando i figli diventano la principale attività e fonte di soddisfazione, sembrano anche l'unica e la migliore.
Anche qui, l'autore osserva come la maggior parte dei matrimoni inizi felice e diventi progressivamente meno soddisfatta nel corso della vita, specialmente quando i figli sono nella prima infanzia e nell'adolescenza; e che queste coppie ritornino ai livelli di felicità iniziali dopo che i figli siano usciti di casa.
Gli psicologi hanno misurato come si sentono le persone durante varie attività, scoprendo che costoro sono meno felici quando interagiscono con i figli, di quando stiano mangiando, facendo acquisti o guardando la televisione. Occuparsi dei figli sembra dare una soddisfazione simile al fare le faccende di casa.

Altre ragioni "sbagliate" per avere figli

Salvare la relazione

Una possibile illusione dietro alla scelta di procreare, è quello delle coppie in difficoltà, che credono di poter sanare i problemi di relazione con l'arrivo di un figlio. E' più probabile che accada il contrario: le fatiche e le difficoltà di accudire i figli (oggettivamente e inevitabilmente presenti) facilmente possono portare i novelli genitori ad esasperare i problemi già esistenti in precedenza.
Certo alcune coppie potrebbero trovare nell'essere genitori nuovi stimoli e coinvolgimento, ma dare per scontato che "un figlio rende la coppia più unita" è solo un vecchio luogo comune.

“L'arrivo di un figlio
non risolve i problemi
di relazione”

Riempire un vuoto, cercare una famiglia

In molte persone che desiderano fortemente avere dei figli (specialmente donne, ma anche uomini), questo desiderio sembra nascere dal bisogno di riempire un "vuoto" che avvertono in sé. Oppure dalla voglia di creare una famiglia "sostitutiva" di quella che sentono di non avere avuto, ai tempi della loro infanzia.
Benché ognuna di queste situazioni andrebbe vista come un caso a sé (difficile generalizzare), il rischio è che, partendo da queste basi, il rapporto genitore-figlio possa risultare squilibrato:
  • Da una parte, nessuno può realmente riempire il nostro vuoto interiore, né un amore né un figlio (possono contribuire, ma non risolverlo; è qualcosa di cui bisogna prendersi cura in prima persona).
  • Dall'altra, questi bisogni fanno sì che si "scarichi" sul figlio un "peso" che non gli compete, una responsabilità schiacciante: egli sentirà di "dover rendere felice il genitore" e, non riuscendoci (vedi punto precedente), patirà sensi di colpa e inadeguatezza.
Insomma, per quanto questi bisogni siano comprensibili, rendono difficile una relazione "sana" tra genitori e figli.

Condizionamenti esterni

Una delle ragioni peggiori per avere figli è la pressione sociale - cioè quando sono gli altri a spingerci verso la procreazione. Questa pressione in genere parte dai genitori, si estende alla propria cerchia sociale (amici, colleghi), e arriva spesso fino al governo (programmi per incoraggiare la maternità). Le coppie subiscono un condizionamento (pesante specialmente nei confronti della donna) che tende a farli sentire inadeguati o "sbagliati" se decidono di non avere figli.
Quello a cui non si pensa è che ognuna di queste pressioni nasconde un interesse egoistico:
  • I genitori hanno un "investimento genetico" nei propri figli (c'è la speranza inconscia che essi perpetuino i propri geni - vedi la tesi del "gene egoista" di Richard Dawkins), che va perduto se i figli non si riproducono.
  • Gli amici spesso proiettano sulla coppia i propri condizionamenti, aspirazioni o frustrazioni; cercano di influenzare gli altri in base a quello che vogliono - o temono - loro stessi.
  • In passato, i governi incoraggiavano la procreazione perché servivano sempre soldati da mandare a morire al fronte. Mussolini insistette sulla crescita demografica (disse "Il numero è la forza dei popoli"), cosa comune alle dittature in genere (rara eccezione la Cina sovrappopolata).
  • Ma anche in epoca moderna, i governi democratici incoraggiano la natalità perché il calo demografico comporta riduzione di produzione, consumi e gettito fiscale, quindi va a scapito del sistema economico e dei servizi sociali.
Insomma, per quanto bene intenzionate possano essere queste pressioni, non sono mai disinteressate e non mi sembra saggio ascoltarle: i figli sono una scelta di coppia, e ogni decisione a riguardo dovrebbe riguardare solo la coppia.

Chi è più egoista?

Un'accusa rivolta spesso a chi non vuole avere figli è quella di "egoismo". Ma le cose non stanno proprio così. A parte il fatto che i figli, in generale, si mettono al mondo per ragioni di soddisfazione personale (vedi paragrafo precedente), alcune ricerche mostrano come l'assenza di figli renda più generosi e altruisti:
  • Il 42% delle fondazioni filantropiche sono state create da persone senza figli.
  • Nel 2014, il 48% delle persone sposate senza figli ha inserito nel proprio testamento una donazione ad enti benefici. In confronto, solo il 12% dei genitori e l'8% dei nonni ha fatto lo stesso.
Questo è del tutto comprensibile, se consideriamo che il primo imperativo di un genitore è occuparsi del benessere della propria progenie. Ma al tempo stesso indica che, per certi versi, l'essere genitore renda più egoisti (in fondo i figli vengono visti come estensioni di sé, quindi fare qualcosa per loro è quasi come farlo per se stessi), a discapito della solidarietà verso la società nel suo insieme.

“Essere genitore
spesso rende più egoisti”

Una scelta molto personale

Riportando queste informazioni non intendo certo affermare che i figli rendano infelici. Ma voglio svelare le illusioni dietro il "mito", e suggerire ai potenziali genitori di considerare l'ipotesi con maggiore consapevolezza.
Invece di seguire la convinzione comune che avere figli sia la cosa giusta e migliore per tutte le coppie, magari alcuni potrebbero scoprire che non è un ruolo adatto a loro - o che non lo è ancora. Ricordiamoci sempre che la felicità è un percorso personale, per cui non esistono ricette universali.
In questo articolo (in inglese) una donna esamina le varie ragioni per volere dei figli, e i vari fattori negativi a riguardo. Fornisce numerosi spunti di riflessione per chi stia considerando questa scelta.

Inoltre, bisogna considerare anche elementi positivi che possono sfuggire alle ricerche, quali la soddisfazione di crescere una famiglia, una sensazione di scopo e di maggiore significato, l'esperienza di un tipo speciale di amore.
Un blogger fa una metafora mirabile dell'esperienza genitoriale, con i suoi estremi positivi e negativi, scrivendo che essere genitori è come il rapporto con l'eroina: "Quando è positivo, è un'assoluta beatitudine. La miglior droga mai esistita. Quando è negativo, è miserevole - non pensi che sia possibile sentirsi più miserabili di così, e ti chiedi perché mai tu abbia iniziato".
Insomma, è una scelta davvero personale, che può includere un'ampia gamma di esperienze, dal meraviglioso all'orribile. Una scelta che andrebbe fatta senza farsi influenzare da pressioni esterne o luoghi comuni.

Infine, si potrebbe concludere che i figli andrebbero voluti "per loro stessi", non per i presunti benefici che si crede ci potrebbero recare. Poiché in molti casi - come abbiamo visto - l'esperienza di essere genitori si rivela diversa da quello che ci si aspettava.

"Con i figli non si è mai più felici come lo si era senza."
(William Faulkner)


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9 commenti:

  1. salve, è esattamente quello che penso io.

    Già mi sono sentita dire le solite frasi-fatte:

    - "sei una donna, sei nata per avere figli..."
    - "come puoi non volerne? I bambini sono così carini...." (come se restano bimbi per sempre)

    - "volete rimanere soli?"
    - "poi in coppia ci si annoia....senza figli.."
    - "il figlio lega la coppia"
    - "i figli si fanno da goivani"
    - "poi la coppia si lascia...."

    -"sei egoista" (come se per essere generoso hai come unica possibilità fare un fgilio; se non lo fai, indipendentemente da chi sei e cosa fai nella tua vita, sei un egoista)
    - in realtà li vuoi, ma hai paura...
    - hai qualche trauma...

    ecc.

    Credo anche io siano tutti luoghi comuni.
    E credo anche che tanta gente faccia figli proprio seguendo queste frasi-fatte, infatti poi li vedi privi di entusiasmo e di voglia di stare coi figli, tanto che osservandoli ti vien da dire "scusa ma perchè li hai fatti? poverini, si vede che non sono voluti".

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    1. Ciao Laura, sono d'accordo con le tue osservazioni.
      Fermo restando che la maternità/paternità può essere un'esperienza meravigliosa ("può", non necessariamente "è"), essa non può essere nè un destino nè un obbligo; se i figli diventano un "dovere", è anche difficile amarli come meritano.

      Le persone di cui parli, che si riempiono la bocca di luoghi comuni (e li riversano sugli altri), sono in genere persone che vivono "in automatico" (seguendo quello che fanno tutti gli altri), e/o persone insicure (che si sentono minacciate da chi vive diversamente dalle loro "regole").
      Acuta e pertinenente la tua ultima osservazione: quelli che procreano "perché si fa così", poi difficilmente diventano genitori sereni e amorevoli. Se i figli non sono una vera scelta, poi facilmente si patiscono (anche se è difficile ammetterlo).

      Molti dei commenti che tu riporti, inoltre, sembrano nascere da una essenziale insoddisfazione o sfiducia nella relazione di coppia (la paura di restare soli in due, di annoiarsi, di perdersi, di lasciarsi...). In casi come questi, i figli diventano un'ipotetica "ancora di salvezza" a cui ci si aggrappa.

      Infine, l'accusa di egoismo è la più ridicola: chi ci accusa di egoismo, per lo più, si lamenta perché non viviamo come dice lui. Il che è una forma notevole di egoismo ("Vivi come dico io, così mi fai contento").
      Senza contare che, su un pianeta affollato da 7 miliardi di individui, non farne altri mi sembra molto più benefico per tutti, del contrario.

      "L'egoismo non consiste nel vivere secondo i propri desideri, ma nel pretendere che gli altri vivano a quel modo che noi vogliamo."
      (Oscar Wilde)

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  2. credo che nel desiderio di avere figli c'è spesso, in molte persone che per le ragioni più disparate si sentono incomplete, la speranza di qualche potere magico che le cambi e le faccia diventare le persone che vorrebbero diventare.
    Questo non è limitato ai figli, credo sia un antico sogno duro a morire nella testa di molte persone : la speranza che un semplice evento, avere figli, perdere peso, andare a vivere in Australia, ti risolva la vita e che da quel momento in poi sarai una persona diversa.
    Solo che se ti rendi conto che anche in Australia sei sempre la stessa persona di prima, le conseguenze del tuo errore di valutazione riguardano solo te, se metti al mondo un figlio la cosa è un po più complicata.

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    1. Concordo con te: è quella che chiamo la sindrome del "Sarò felice quando...", che affligge chi non sa stare bene nel qui ed ora, e spera sempre in qualcosa che lo renderà felice (o gli risolverà la sofferenza) in futuro.
      E, come dici tu, anche fare figli a volte ricade in questa sindrome.

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  3. Un figlio è la materializzazione dell'amore tra due persone. Un figlio è un desiderio naturale e forte di diventare ''una sola carne,'' è la prova tangibile di un sentimento meraviglioso. Sicuramente i figli comportano sacrifici , rinunce , talvolta frustrazioni ma quello che si riceve in cambio, compensa anzi eccede di gran lunga tutto ciò che è stato dato. Solo chi ha figli può comprendere la felicità che si prova, per il resto si possono elaborare tutte le teorie che si vuole! Non esiste realizzazione più grande di avere un figlio, soprattutto per due persone che si amano alla follia. Sono molto realista quando asserisco ciò, poiché ho due figli di 13 e 9 anni e se potessi , data anche la giovane età, in nome dell'amore che provo per mio marito ne farei un altro.

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    1. Mi fa piacere che i tuoi figli ti diano tanta gioia. Certamente questo è vero per molti genitori.
      Ma quello che è vero per qualcuno, può non essere vero per altri; altrimenti, tutti avremmo gli stessi gusti e faremmo le stesse scelte.
      Oltre che per amore i figli si fanno per tanti motivi: per noia, per senso di vuoto, per sentirsi amati da loro, perché la relazione è in crisi, per pressioni esterne, o per banali "incidenti di percorso".
      Poiché siamo tutti diversi e la vita ha tante sfumature, anche l'esperienza dei figli è variegata (come qualsiasi altra esperienza): non sempre rendono felici, e non sempre migliorano la vita.
      Mai, MAI pensare che quello che funziona per te, deve funzionare per chiunque.
      Non esiste una via per la felicità che funziona per tutti: ognuno deve trovare la propria.

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    2. Non credo che quello che funziona per me debba funzionare per tutti, ma per fortuna non è qualcuno ma la maggior parte dei comuni mortali che intende l'esperienza della genitorialita' come la intendo io, o meglio le conferisce lo stesso valore . E per fortuna altrimenti l'umanità si estinguerebbe. Potrei attingere alla psicanalisi per cercare di spiegare posizioni come la sua , che onestamente mi incutono un profondo senso di tristezza e solitudine . Sia chiaro ,nutro un profondo rispetto per le opinioni degli altri e ne prendo atto ,ma per favore, non fate passare l'eccezione come la regola. Saluti.

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    3. appunto quello che funziona per altri non funziona per me..ed infatti sono sempre stata convinta di non volere figli ma purtroppo mi sono lasciata convincere da mio marito a fare questo passo, sono passati 4anni da quando è nato nostro figlio bello,sano e intelligente ma per me non è cambiato niente riguardo i miei sentimenti, gli voglio bene ma non come mio figlio ma come un'altra persona distaccata da me..estranea a me.

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    4. Sai, credo che i genitori in situazioni simili alla tua siano più di quanto si pensi... ma di rado lo ammettono, magari neanche a se stessi. Purtroppo la "mitizzazione" dei figli lo rende un argomento che pochi sanno affrontare in modo lucido e razionale. E questo può anche portare gravi sensi di colpa in chi si scopre privo di quell'istinto materno (o paterno) che la nostra cultura dà per scontato - quindi quasi un obbligo.
      La realtà è che non tutti siamo nati per fare i genitori (a dispetto della capacità biologica di procreare, che è cosa diversa). Come scrivo spesso siamo tutti diversi, quindi non esistono cose che siano giuste per tutti, o che siano positive per chiunque - e questo include anche i figli.

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