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L'ansia è parte della nostra vita

L'ansia tocca quasi tutti, in varia misura. E quasi tutti cerchiamo di eliminarla dalle nostre vite. Ci genera disagio e sofferenza, ad alcuni inquina l'esistenza. Ci sembra un'anomalia, qualcosa di ingiusto e sbagliato, un errore che si può - e si deve - correggere.
Il nostro desiderio istintivo, e le promesse della società, ci dicono che potremmo eliminarla del tutto, se solo avessimo abbastanza - abbastanza soldi, sicurezza, amore, successo, fortuna... Ma è davvero possibile liberarsene? Oppure è un'utopia, e inseguirla ci genera ulteriore ansia? In ultima analisi, l'ansia è un'intrusa nella nostra vita, o è parte stessa dell'esistenza?

L'origine dell'ansia

L'ansia sembra spesso riguardare qualcosa di specifico:
  • L'incontro con qualcuno che ci piace
  • La festa in cui non si conosce nessuno
  • La direzione della propria carriera
  • Il viaggio in un luogo sconosciuto
  • Una telefonata impegnativa
  • Un problema di salute...
Ma considerato da una prospettiva più ampia, il problema è più vasto, più radicale e molto più fondamentale. Al di là di qualsiasi problema specifico che ci desta preoccupazione, se guardiamo il quadro d'insieme una conclusione è inevitabile: noi esseri umani siamo intrinsecamente ansiosi, è nella natura stessa del nostro essere. Anche se in ogni dato momento possiamo concentrarci su questa o quella preoccupazione particolare, ciò che ci affligge realmente è l'ansia come caratteristica permanente della vita, qualcosa di inevitabile, esistenziale, ostinato - e che affligge una parte significativa del nostro breve tempo sulla Terra.

Fuga dall'ansia

Tormentati dall'ansia, naturalmente tendiamo ad evadere facendo fantasie su quello che potrebbe - finalmente - portarci serenità. In alcuni momenti, soprattutto in Occidente, le fantasie si rivolgono ai viaggi...
  • Qui, finalmente, troveremo pace: sotto il cielo azzurro, sull'isola all'altro capo del mondo, col sole caldo e l'acqua tiepida, in una villa confortevole e circondati dalla bellezza. Si tratta solo di resistere per qualche altro mese - e di tirare fuori una somma consistente.
  • O forse saremmo sereni se la nostra casa potesse essere proprio come vogliamo: con ogni cosa al suo posto, senza più disordine, una cabina armadio, pavimenti in quercia, il caminetto, e una serie di apparecchi elettronici all'avanguardia.
  • O, ancora, forse ci sentiremo a posto quando avremo raggiunto il posto giusto in azienda, o avremo venduto il nostro romanzo, o il nostro capitale avrà superato quella certa somma - allora dovunque andremo la gente ci ammirerà e ci sentiremo a nostro agio.
  • Oppure potremo sentirci felici quando avremo il partner giusto nella nostra vita, qualcuno che possa davvero capirci, una persona con cui relazionarci fosse facile; gentile e comprensiva, con uno sguardo dolce e compassionevole, tra le cui braccia potremmo sentirci in pace, appagati.

Viaggi, bellezza, status e amore: i quattro grandi ideali contemporanei attorno a cui girano le nostre fantasie di soddisfazione, e che nel loro insieme sono responsabili per una gran parte delle attività frenetiche dell'economia moderna. Gli aeroporti, gli aerei di linea e gli alberghi di lusso; i mercati immobiliari sempre in movimento, mobilifici ed imprese edili; riunioni e carriere, i mass-media coi loro personaggi famosi, la competizione commerciale; gli attori affascinanti, le canzoni d'amore seducenti, gli avvocati divorzisti.

Non è possibile fuggire

Eppure, nonostante le promesse e l'impegno speso nel perseguimento di questi obiettivi, niente di tutto ciò funzionerà veramente. L'ansia sarà ancora presente sulla spiaggia, nella casa confortevole, dopo la promozione, e tra le braccia di chiunque avremo conquistato, nonostante tutto il nostro impegno.
L'ansia è il nostro stato fondamentale per una serie di valide ragioni:
  • Perché siamo esseri fisici profondamente vulnerabili, una complessa rete di organi fragili con una "data di scadenza", che prima o poi smetteranno di funzionare quando meno ce lo aspettiamo, e noi potremo farci poco o nulla.
  • Perché non abbiamo mai abbastanza informazioni a proposito delle decisioni più importanti della nostra vita: spesso ci muoviamo alla cieca.
  • Perché siamo capaci di desiderare molto più di quanto realmente abbiamo, e viviamo in una società mediatica che ci trasmette continui stimoli ad avere di più, dove l'invidia e l'irrequietezza sono costanti.
  • Perché siamo i discendenti dei nostri antenati più inclini alla preoccupazione, e quindi più attenti alla sopravvivenza: gli altri sono stati travolti e divorati dagli animali selvaggi. E perché portiamo ancora con noi - anche nella calma del quartiere residenziale - il terrore tipico della giungla.
  • Poiché gli oggetti e i luoghi, gli arredi raffinati e le spiagge tropicali, possono solo rappresentare la calma ai nostri occhi, ma non immetterla nella nostra mente.
  • Perché le nostre conquiste lavorative ed economiche avvengono all'interno dei meccanismi casuali, spietati, competitivi e distruttivi di un motore capitalista irrefrenabile.
  • Perché la nostra autostima e il senso di sicurezza si basano sull'amore di persone che non possiamo controllare, e le cui esigenze e speranze non saranno mai del tutto in linea con la nostre.

Affrontare l'inevitabile

Tutto questo non esclude che ci siano modi migliori o peggiori per affrontare la nostra condizione.

L'attitudine più importante è l'accettazione. Non è il caso - in aggiunta a tutto il resto - di essere in ansia perché siamo ansiosi. Quello stato d'animo non indica che la nostra vita non funziona, ma solo che siamo vivi. Dobbiamo stare attenti quando inseguiamo cose che speriamo ci salvino dall'ansia: cerchiamo pure di acquisirle, ma non illudiamoci che ci porteranno la pace - e accostiamoci ad esse con meno ingordigia e un po' più di scetticismo.

Dovremmo evitare la tentazione della solitudine e dell'isolamento: non siamo certo gli unici con questo problema. Tutti sono più ansiosi di quanto vogliano ammettere; anche il miliardario e la coppia innamorata ne soffrono. Viviamo in una bugia collettiva, in cui ci rifiutiamo di ammettere come stiamo veramente, e cerchiamo di mostrarci sempre sorridenti e risolti.

Dovremmo abbracciarci l'un l'altro; non con l'intimità forzata o la rigidità impacciata comuni negli abbracci moderni, ma nel modo in cui molti artisti hanno rappresentato l'abbraccio tra uomini e angeli, scesi a terra per offrire conforto agli esseri umani per la sofferenza dell'esistenza terrena.
A ognuno tocca risolvere le proprie sofferenze. Ma possiamo almeno tendere le braccia verso i nostri vicini, tormentati, confusi ed ansiosi in modo simile al nostro, come a dire, con gentile dolcezza: "So come ti senti...".

Pro e contro, rimedi e guarigione

Come credo appaia chiaro da quanto scritto sopra, provare ansia è del tutto normale, è parte dell'esperienza umana. Per cui non sentitevi inferiori, sbagliati o malati se soffrite di questo problema (questo non farebbe che aumentare la vostra ansia), e ricordatevi che siete "in buona compagnia".

Ricordate anche che l'ansia nasce con una funzione utile: è un meccanismo di sopravvivenza, che ci porta a notare eventuali pericoli e ci prepara ad affrontarli. Inoltre ci ispira ad evitare comportamenti rischiosi, ispirandoci un disagio che ci tenga lontani dalle tentazioni. Il problema nasce quando temiamo pericoli che in realtà non esistono, o il livello di disagio è tale da bloccare la nostra espressione.

Passato e futuro

L'ansia si concentra quasi sempre sul passato o sul futuro. Per questo, essere consapevoli nel momento presente (e goderne), porre la propria attenzione sul "qui e ora", è un buon modo di evitare l'ansia.

Inoltre, è utile rendersi conto della futilità di angosciarsi per il passato o il presente:
  • Nessuno può cambiare il passato. Quindi, a che scopo preoccuparsi di quel che è già accaduto? E' importante concentrarsi su quello che possiamo cambiare, e non su quello che è fuori dal nostro controllo.
  • Per quanto riguarda il futuro, quello di cui ci preoccupiamo nella maggior parte dei casi non accadrà. Se pensate alle vostre esperienze, vi renderete conto di quanto questo sia vero: di rado quello che ci angoscia poi avviene davvero.

Andare alla radice dell'ansia

Da evitare anche, per quanto possibile, l'uso di farmaci ansiolitici (o tranquillanti), che non curano mai l'ansia, ma ne attuano soltanto i sintomi per breve tempo (oltre a provocare dipendenza sul lungo periodo).
Piuttosto, è utile esplorare le proprie emozioni, andare alla radice della nostra ansia:
  • Per stabilire se le nostre paure sono reali o immaginarie
  • Per capire se la nostra reazione è adeguata o esagerata
  • Per individuare eventuali convinzioni inconsce che ci rendono insicuri e timorosi
  • Per attivare le risorse interiori che ci possono rendere più forti, resistenti e coraggiosi...
Sicuramente per fare questo può essere utile il supporto di un terapeuta (psicologo, counselor...), ma anche leggere fonti che ci aiutino a fare chiarezza dentro di noi (per esempio, sul sito di Riza Psicosomatica si trovano numerosi articoli sull'ansia). Conoscere e "fare amicizia" con questa emozione (invece di fuggirla o negarla), può aiutarci a trasformarla in un alleato.


(liberamente adattato da "On Anxiety", The School of Life)

"L'ansia non ci sottrae al dolore di domani, ma ci priva della felicità di oggi."
(Leo Buscaglia)

"Fai l'opposto di ciò che la tua ansia ti dice di fare. Se l'ansia ti dice che sei in pericolo, ricorda a te stesso che non lo sei. Se l'ansia ti dice di non passare del tempo con i tuoi amici, passa del tempo con i tuoi amici. Se l'ansia ti dice che non puoi cambiare abitudini obsolete, sappi che puoi farlo."
(Dr. Jonice Webb)


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Perché nessuno mi vuole?


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"Perché nessuno mi vuole?" è una domanda che sento spesso in giro, da persone che sembrano non trovare mai qualcuno che li ami, li apprezzi o li desideri. D'altronde, molti anni fa questo affliggeva anche me: desideravo sempre donne che mi rifiutavano, e sembrava che nessuna mi volesse; così, ovviamente, mi sentivo privo di valore e disperato.

La convinzione di non valere

Il problema principale di quando veniamo rifiutati, infatti, è proprio di vedere il rifiuto come segno di non valere nulla: "Se a questa persona non interesso affatto, evidentemente non valgo", è la conclusione che sorge spontanea. Ma questa convinzione è ingannevole, perché trascura la componente soggettiva personale: quando qualcuno ci rifiuta, questo non riguarda il nostro valore, riguarda i gusti dell'altra persona. Perché siamo tutti diversi e abbiamo gusti e bisogni diversi, quindi ogni persona ci vedrà - e valuterà - in modo differente.
Per esempio, nella mia vita ho incontrato persone che mi adorano, persone a cui non interesso per nulla, e persino alcuni a cui risulto insopportabile: eppure io sono sempre lo stesso! Cos'è che cambia? Cambiano le altre persone, e quello che piace o meno a loro. E' quindi ovvio che non posso basarmi sul giudizio altrui per conoscere il mio valore... perché ognuno mi darà un giudizio soggettivo e basato sulla propria visione.

Questo è un tema ricorrente negli scritti di Luigi Pirandello: abbiamo bisogno dello sguardo altrui per scoprire chi siamo ma, al tempo stesso, gli sguardi altrui non ci rimandano la nostra vera immagine, ma solo riflessi scollegati e confusi (come frammenti di uno specchio infranto). Una lettura intrigante e rivelatrice della dimensione umana, attuale ancor oggi.

Identità debole e ricerca di valore

La convinzione di non valere a seguito di un rifiuto, avviene in particolare nelle persone con un'identità debole (l'identità è la consapevolezza di "Chi sono io", "Quanto valgo", "Qual è il mio posto nel mondo"). Se non ho chiaro chi sono, ovviamente non so nemmeno il mio valore. Di conseguenza, costoro tendono a trovare fuori da sé, nelle opinioni e nei giudizi altrui, un senso di identità e valore; che però è fluttuante perché sempre soggetto al capriccio altrui. Queste persone sentono spesso il bisogno di sedurre, conquistare e/o ottenere l'approvazione altrui, proprio per sostenere la propria fragile identità.

Nessuno può piacere a tutti

E' importante ricordare che essere rifutati può capitare a chiunque: poiché non si può piacere a tutti, ci sarà sempre qualcuno che non è interessato a noi - e, di nuovo, questo non indica che non abbiamo valore, ma solo che ognuno ha gusti diversi. Per quanto essere rifiutati - magari proprio da qualcuno che ci piace molto - è ovviamente doloroso, ricordiamoci che è un evento normale, è parte della vita; quindi non diamogli troppa importanza, passiamo oltre e cerchiamo qualcuno che ci sappia apprezzare.
Ci può essere invece un problema reale quando subiamo una serie di rifiuti, o quando addirittura non incontriamo mai nessuno che ricambi il nostro interesse: in questo caso ci sono probabilmente delle cause sottostanti, che sarà bene identificare. Altrimenti c'è il rischio di ripetere all'infinito gli stessi errori senza uscirne.


Perché veniamo rifiutati

Stabilito che l'essere rifiutati, in generale, non è indice di mancanza di valore, ci possiamo chiedere come mai questo succede. Spesso il problema non risiede in noi, ma nei nostri comportamenti: nel tipo di partner che vogliamo, nel luogo in cui lo cerchiamo, e nel modo in cui ci poniamo.
Di seguito elenco alcune delle cause di rifiuto più comuni.

  1. Vogliamo qualcuno fuori dalla nostra portata
  2. Non sappiamo cosa vogliamo davvero
  3. Scegliamo persone che non ci apprezzano
  4. Cerchiamo tra persone diverse da noi, o cerchiamo nel luogo sbagliato
  5. Non ci esprimiamo, o ci manifestiamo in modo disarmonico
  6. Non stimiamo noi stessi
  7. Ignoranza e pregiudizi
  8. Comportamenti distruttivi o respingenti

1) Vogliamo qualcuno fuori dalla nostra portata

Un errore molto comune è quello di volere qualcuno che è fuori dalla nostra portata. Il problema, qui, è che non siamo tutti sullo stesso livello: ognuno ha un "valore di mercato" diverso, anche sul piano delle relazioni, e se puntiamo a qualcuno che ha un "valore" assai più elevato del nostro (perché è molto più bello, affascinante, talentuoso, colto o di classe), verremo ignorati perché quella persona sa di poter avere "di meglio".

Istintivamente tutti vorremmo "il meglio" dalla vita; questo vale anche nelle relazioni. Per questo le donne sognano il "principe azzurro" (l'uomo che ha tutto: bellezza, fascino, status e ricchezza), e gli uomini sono affascinati dalle modelle (che rappresentano un ideale di desiderabilità). E' quindi naturale essere attratti dalle persone più dotate, ma - ovviamente - anche costoro vogliono il meglio, e quindi le persone "normali" non hanno chance con loro. Può apparire ingiusto, ma la vita funziona in modo "darwiniano", competitivo, non è equa.

Se questo è il nostro errore, è necessario:
  1. saper valutare correttamente il proprio "valore relazionale" (la maggior parte delle persone non ne è consapevole);
  2. e rendersi conto che più "miriamo in alto", e meno avremo possibilità di successo.
Nulla ci vieta di tentare, certo, però dobbiamo essere consapevoli del rischio.

2) Non sappiamo cosa vogliamo davvero

Se alla domanda "Com'è il partner che desideri?" rispondete solo "Bello/a, simpatico/a, intelligente, buono/a (per le donne aggiungiamo 'Ricco')", non avete detto nulla di significativo, è un distillato di ovvietà:
  • Bello/a: che tutti desiderano la bellezza è scontato (vedi punto 1 precedente);
    (lo stesso vale per "Sexy, Attraente, Affascinante...").
  • Simpatico/a: certo, chi vorrebbe stare con qualcuno antipatico?
  • Intelligente: di nuovo, a chi piacerebbe stare con uno stupido?
  • Buono/a: ancora, solo uno squilibrato vorrebbe avere vicino un malvagio.
  • Ricco: come si dice, se è vero che i soldi non fanno la felicità, figuriamoci la miseria!
Quindi, se questa è la chiarezza che avete del vostro obiettivo sentimentale, significa che non sapete quello che davvero volete: a livello profondo, personale, come essere umano unico. E non è difficile capire che quando non sappiamo bene cosa cerchiamo, è alquanto difficile trovarlo. Inoltre, quando abbiamo le idee confuse in amore, tendiamo a seguire:
  • l'attrazione istintiva: gli impulsi ormonali, e la spinta evoluzionistica - che non sono guide affidabili;
  • oppure le opinioni altrui: quello che gli altri ritengono di valore, buono, giusto - che spesso non è la cosa migliore per noi.

Se non sappiamo bene cosa vogliamo, è bene fermarsi e indagare dentro di noi, alla ricerca dei nostri bisogni profondi. Altrimenti rischiamo di restare delle banderuole che si muovono alla cieca, cercando a caso (o seguendo priorità che non ci appartengono), navi alla deriva che non trovano il porto.

3) Scegliamo persone che non ci apprezzano

Com'è una persona "giusta" per noi? E' quella che, oltre a soddisfare i nostri bisogni:
  • Apprezza come siamo
  • Apprezza quello che possiamo offrirle
  • Apprezza la nostra unicità
  • Accetta i nostri difetti e mancanze
Costui è qualcuno che sta davvero bene con noi (e che ci ama per come siamo).
Chi invece non ci apprezza in modo simile, non sarà mai un partner con cui poter essere in armonia: ci sarà sempre motivo di insoddisfazione e conflitto. E qualunque nostro sforzo difficilmente cambierà l'atteggiamento di qualcuno a cui, in pratica, non piacciamo. Stare dietro a persone che non ci apprezzano è quasi sempre una totale perdita di tempo: si sprecano energia e risorse per qualcuno che quasi mai ci ricambierà.

Però a volte siamo così presi da quello che vogliamo noi, che dimentichiamo di prestare attenzione a questa importante compatibilità. Ma se l'oggetto del nostro desiderio non ci apprezza, non c'è da stupirsi che ci rifiuti: magari lui (o lei) ha tutto quello che noi vogliamo, ma noi non abbiamo quello che egli cerca, e quindi non potrà essere felice con noi.

Inoltre, se non consideriamo quello che possiamo offrire all'altro e se questo può renderlo felice o meno, è possibile che siamo troppo concentrati egoisticamente solo su ciò che vogliamo noi; trascuriamo di vedere l'altro come persona, vedendolo invece come "oggetto" al servizio dei nostri bisogni. Questo atteggiamento narcisistico provoca in genere un istintivo rifiuto - come è naturale (tutti vogliamo essere voluti come persone, non come oggetti).

Se questo è il nostro errore, quando andiamo verso una persona dovremmo considerare non solo quello che possiamo ricevere da lei, ma anche i suoi bisogni e se siamo in grado di soddisfarli.

4) Cerchiamo tra persone diverse da noi, o cerchiamo nel luogo sbagliato

A volte il problema è nel modo in cui cerchiamo:
  • magari cerchiamo tra le persone "sbagliate" (cioè non in sintonia con noi);
  • oppure cerchiamo nei posti sbagliati (dove le persone affini a noi non si trovano).
A volte non troviamo nessuno che ci vuole, perché cerchiamo fra persone non in sintonia con noi. Per esempio un ragazzo sensibile, intellettuale e introverso che cerchi in discoteca o in palestra, avrà poche chances di incontrare ragazze che lo apprezzino e lo capiscano; se invece frequentasse ambienti del tipo "club del libro", conferenze o corsi di lingue, le sue probabilità aumenterebbero.
Può essere che frequentiamo sempre gli stessi ambienti per abitudine, per pigrizia, o perché il luogo in cui viviamo non offre altro. Se però in questi ambienti non ci sono persone che hanno interessi e valori simili ai nostri, è facile che ci sentiamo sempre dei "pesci fuor d'acqua", o privi di attrattive. Ma, di nuovo, non siamo noi ad essere sbagliati, bensì è l'ambiente che non c'entra con noi.

Se ci sentiamo abitualmente "fuori posto", sarebbe bene provare a frequentare altri giri ed altre situazioni, facendo anche il punto sui nostri interessi, passioni ed obiettivi. Stare fra persone affini a noi aumenta di molto le possibilità di incontrare qualcuno che ci piaccia davvero, e che ci ricambi.

5) Non ci esprimiamo, o ci manifestiamo in modo disarmonico

Potremmo anche essere la persona migliore del mondo, ma se non esprimiamo quel che siamo (o lo facciamo in modo sgraziato), nessuno potrà accorgersene.
Molte persone, vuoi per timidezza, educazione o insicurezza, non esprimono le loro idee e personalità; si tengono tutto dentro, oppure si espongono poco per paura della disapprovazione, o - ancora - si conformano alle idee del gruppo, per non rischiare. In tutti questi casi, essi vengono percepiti come persone amorfe, banali e insignificanti.
Molti si fanno condizionare dal bisogno di piacere a tutti, o di non dispiacere a nessuno; ma non si rendono conto che piacere a tutti è impossibile, e che il risultato è - di nuovo - suscitare indifferenza. Certo, così facendo non dispiacerete a nessuno... ma nessuno vi troverà interessante.

Per risultare interessante, è necessario essere autentici, franchi ed esprimersi senza timore della reazione. Certo, in questo modo piaceremo ad alcuni e risulteremo antipatici ad altri; ma sarà comunque molto meglio che fare da "tappezzeria" e risultare invisibili. Inoltre, questo è un buon modo per stabilire con chi siamo in sintonia o meno.

Se siamo dominati dalle paure, oltre a tendere a non esprimerci, saremo anche preda di tensione e ansietà. Questo spesso provoca un senso di disagio in chi ci sta intorno, che tenderà a ritrarsi o escluderci. Se ci avviciniamo ad una persona che ci piace mentre siamo tesi e preoccupati per il risultato, difficilmente faremo una buona impressione. Può sembrare superficiale, ma il modo in cui ci poniamo ha un grande effetto sulle persone (sia nelle relazioni che altrove, per esempio sul lavoro).
Se soffriamo di forti paure o ansia grave, sarà bene affrontarle e cercare di superarle; magari facendoci aiutare da un terapeuta (psicologo, counselor...), oppure frequentando dei corsi, od anche leggendo libri su autostima e fiducia in se stessi.

6) Non stimiamo noi stessi

L'autostima è una specie di "pilastro" che sorregge l'intera personalità, e influenza grandemente tutto quello che riusciamo (o non riusciamo) a fare. E' un elemento fondamentale nelle relazioni, che non va assolutamente sottovalutato.
Se non mi stimo, se io - per primo - credo di avere poco valore, crederò che nessuno può volermi per come sono; quindi, al primo segnale negativo (o ambiguo), concluderò che non ho speranze, fuggirò o saboterò i miei stessi tentativi di approccio. Di converso, se incontro qualcuno che mi vuole, mi sembrerà impossibile, quindi tenderò a non notare questa persona o a non credere al suo interesse.

Inoltre, secondo il principio psicologico per cui tendiamo a far avverare quello in cui crediamo (in inglese, "Self-fulfilling prophecy"), se credo di non valere nulla o di non essere desiderabile (o degno d'amore), tenderò a interessarmi a persone che non mi vogliono: in questo modo, confermerò la mia convinzione profonda. Questo comportamento può sembrare assurdo e illogico, ma molti dei nostri comportamenti (specialmente nelle aree emozionali, come le relazioni) sono guidati dall'inconscio, non dal pensiero razionale. Queste convinzioni negative tendono a rimanere a livello subconscio, perché sono assai dolorose; e più sono inconsce, più influenzano le nostre azioni.

Quindi, la mancanza di autostima può essere la fonte primaria dei nostri fallimenti relazionali.
  • Se sentiamo di non credere in noi stessi,
  • se tendiamo a scoraggiarci facilmente,
  • ed anche se tendiamo a dare agli altri la colpa dei nostri insuccessi (questa è sovente una "strategia" per non ammettere la mancanza di autostima)
è importante essere onesti con se stessi ed ammettere questa fragilità (mentire a se stessi peggiora solo il problema). Anche in questo caso, l'aiuto di un terapeuta, corsi e libri di crescita personale, possono aiutarci a migliorare.

7) Ignoranza e pregiudizi

Tutti noi siamo "portatori" di ignoranza (nessuno può mai sapere tutto) e pregiudizi (idee false che ci sono state inculcate, magari nell'infanzia); e questi due limiti sono particolarmente forti nei confronti del sesso opposto - che spesso ci appare "alieno" e incomprensibile. Così, è facile cadere nelle trappole di luoghi comuni o stereotipi, che deformano il nostro giudizio e ci portano ad azioni inefficaci.
Se rimaniamo nell'ignoranza, tratteremo l'altro sesso come a noi piace essere trattati, dimenticando che uomini e donne sono (spesso) diversi (quindi i risultati saranno ben diversi da quel che ci aspettiamo). Se obbediamo ai pregiudizi, invece di cercare di conoscere davvero la persona che abbiamo davanti, gli applicheremo delle etichette (magari quelle più comode o rassicuranti): in questo modo non potremo mai stabilire con quella persona una comunicazione autentica (men che meno una relazione costruttiva).
  • Ignoranza: i maschi che non capiscono le donne, che non conoscono le loro preferenze o il loro modo di pensare, le approcciano in modi che le fanno allontanare, spesso inorridite; non hanno idea di come compiacerle, sedurle, farle star bene.
    Le femmine che non conoscono la mentalità dei maschi, fraintendono i loro segnali, non sanno cosa piace loro e rimangono confuse e frustrate quando le cose non funzionano.
  • Pregiudizi: se credo a idee tipo "Tutti gli uomini sono bugiardi" oppure "Le donne guardano solo i soldi", è ovvio che mi avvicinerò a potenziali partner con diffidenza e aspettative distorte, falsando ogni approccio.

Per ogni uomo e donna è fondamentale capire meglio "l'altra metà del cielo": altrimenti, come potremo mai creare una relazione significativa con loro? Ci sono molti libri su questo argomento che spiegano le differenze di genere; uno di quelli che ho trovato più utile e piacevole, è "Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere" di John Gray (vedi nella Bibliografia).

8) Comportamenti distruttivi o respingenti

In alcuni casi, il problema siamo proprio noi stessi: magari abbiamo qualche tratto caratteriale o comportamento che i più trovano sgradevole o insopportabile, e che fa fuggire persone a cui, altrimenti, potremmo anche piacere. I seguenti comportamenti possono, con buona ragione, spingere lontano qualcuno, o far sì che non ci prenda nemmeno in considerazione:
  • Rabbia e aggressività (eccessive o ingiustificate).
  • Negatività: essere pesanti, sempre pessimisti e lamentarsi di continuo...
  • Stare male con se stessi: non piacersi, detestarsi, provare disagio quando si è soli.
    Chi sta male con se stesso tende a "buttarsi" sugli altri per fuggire al proprio disagio, riversando su di essi ansie o bisogni eccessivi che li fanno sentire soffocati od oppressi, quindi fuggono. Si tende ad essere dipendenti dagli altri, a "divorare" l'altro, a prendere più di quanto si sappia dare: ovvio che questo provochi reazioni di chiusura. In questa pagina una psicologa ne parla.
  • Egoismo esagerato: forte egocentrismo, narcisismo, usare gli altri...
    (N.B.: un certo livello di egoismo costruttivo - nel senso di amare se stessi ed avere cura di sé - è da considerarsi sano e auspicabile. Diffidate da chi vi accusa di egoismo perché non fate a modo suo)
  • Sessualità scadente: trascurare il piacere del partner, forzare pratiche che l'altro non vuole, eccessivo pudore o inibizione.
  • Scarsa igiene personale: essere sporchi o maleodoranti...
Se avete qualcuno dei tratti sopra elencati, il mio consiglio e di ammetterli con umiltà e onestà (in fondo nessuno è perfetto, ma tutti potremmo migliorare), e chiedere aiuto per superarlo.
Pretendere che il mondo ci accetti per come siamo, o che gli altri ci amino "a prescindere", è una pretesa infantile e fallimentare. Come noi non siamo tenuti a farci piacere chiunque, o ad amare qualcuno che ci sta antipatico, allo stesso modo gli altri non sono tenuti a darci ciò che noi vorremo ricevere: se ci teniamo a riceverlo, sta a noi sapercelo guadagnare.

Se sospettate di avere alcuni di questi comportamenti, o anche solo per una verifica, potete chiedere quali siano i vostri difetti o problemi agli amici, e/o alle persone che vi piacciono ma non vi ricambiano: non tutti saranno sinceri (a nessuno piace essere portatore di cattive notizie), ma alcuni sì. Se chiederete con onestà, ammettendo "So di non essere perfetto, ma voglio migliorare", la vostra sincerità potrà portarvi delle utili scoperte.


Partner che ci usano o ci lasciano presto

Oltre all'essere rifiutati o non voluti, un problema simile è quello di sentirsi usati dai partner, o di essere lasciati dopo poco tempo e senza preavviso. Il sentirsi usati si esplica spesso in modi diversi per i due sessi:
In entrambi i casi ci si sente usati come "oggetti", e non valutati come persone. Quindi non voluti davvero per quello che si è, e per questo si può vivere lo stesso tipo di ferita dell'essere rifiutati, inclusi i motivi per cui questo ci capita (elencati nei punti sopra riportati).

Siamo degni d'amore, ma l'amore non è un diritto

Essere rifiutati è un'esperienza che ferisce (per gli uomini, vedi il post sul desiderio maschile rifiutato), ma non dobbiamo prenderla come un fallimento; piuttosto, come un segno che c'è qualcosa che non funziona e ha bisogno di essere cambiato. Siamo tutti degni d'amore, ma l'amore che vogliamo non è scontato o nostro per diritto: bisogna in qualche modo "esserne all'altezza". Bisogna andare verso gli altri in modo adeguato, chiedere nel modo giusto, e saper dare in proporzione a quanto chiediamo.

Inoltre, se voglio essere amato, è importante iniziare ad amare me stesso. Se non mi amo nemmeno un po', difficilmente verrò amato; se non sento amore dentro di me, sarò sempre alla disperata ricerca di amore fuori da me. Il primo passo verso l'amore per me stesso, è imparare ad accettarmi per come sono.

I problemi elencati nei vari punti indicano che compiamo degli errori: se vogliamo risultati diversi, è una nostra responsabilità personale quella di cambiare e migliorare.
Accusare il fato, piangersi addosso o lamentarsi che il mondo è crudele perché non funziona a modo nostro, può offrire una consolazione momentanea, ma non cambia un bel nulla. Se vogliamo essere più felici, l'unica via è quella di agire per creare quello che desideriamo.


Se ti serve aiuto

Se non riesci a capire perché non vieni voluto, o hai riconosciuto in questo post alcuni tuoi limiti ma non sai come superarli, oppure non sai come migliorare i tuoi approcci col sesso opposto, forse posso aiutarti attraverso dei colloqui. Utilizzo metodi di counseling e coaching per facilitare le persone ad evolvere e risolvere i loro problemi. Se vuoi saperne di più, visita la pagina "Parla con me".

"L'amore è il desiderio irresistibile di essere irresistibilmente desiderati."
(Mark Twain)


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Dichiarare i propri sentimenti

"Mi sono innamorata di un ragazzo timido.
Il problema è che anche io lo sono, quindi non riesco a dirgli quello che provo"
.

Quante volte ho udito o letto questo tipo di dichiarazione. Quante persone mi hanno confidato questa difficoltà, questa resistenza ad esprimere i propri sentimenti.
In fondo, è una paura che proviamo tutti, nessuno escluso: uomini e donne, giovani e no, timidi e spavaldi. Ma è anche uno dei maggiori limiti a vivere (ed amare) pienamente.
Oggi voglio riportare qui una risposta che ho scritto tempo fa ad un'amica...

Cara Valeria, non so bene cosa dirti.
O meglio, avrei un sacco di cose da dire, ma quel che dirò serve solo fino ad un certo punto. Perché è facile dare consigli, ma poi sei solo tu che puoi decidere ed agire.

Pensa che proprio stasera ho "dichiarato" ad una ragazza che mi incanta quello che provo per lei...
Ed è stato molto bello. Perché l'ho fatto "gratis", ovvero senza aver bisogno che mi ricambiasse.
L'ho fatto perché volevo esprimere i miei sentimenti, e perché non volevo perdere la possibilità che nascesse qualcosa.

Però so che non è facile arrivare a questa capacità di esprimere senza riserve. Io ci sono arrivato dopo i 30 anni, ed è stata una grande liberazione.
Da allora, la paura del "No" non mi ha più fermato. Ho preso ancora parecchie "porte in faccia", ma sempre meglio di consumarsi nel dubbio o tormentarsi per il timore del rifiuto.

Tu parli di timidezza. Ma la timidezza è la paura del giudizio (negativo) altrui, e tutti più o meno ce l'abbiamo (anche gli spavaldi).
Quindi la timidezza è un po' un alibi.
Tutti abbiamo paura: o la affrontiamo, e viviamo, o lasciamo che vinca lei, e non viviamo più.

Prova a chiederti cosa ti blocca.
Dai un nome a questa paura, dagli un volto. Immaginati la situazione, e ascolta cosa senti, cosa ti angoscia, cosa ti paralizza...
Certo, hai paura del "No", ma cosa ti succederebbe in quel caso? Come ti sentiresti? Quale sarebbe l'effetto, le conseguenze?
Spesso, quando identifichiamo le nostre paure, queste si indeboliscono.

Abbiamo tutti paura del rifiuto; eppure, quando accade, poi lo superiamo.
Sopravviviamo. Andiamo avanti. Spesso ci ritroviamo più forti.

Io ho ricevuto centinaia di "No", ma anche decine di "Sì".
Per me, ne valeva la pena. Anche se mi va bene una volta su dieci, ne vale la pena.
Perché se evitassi i "No" per non soffrire, perderei anche la felicità che creo quando incontro qualcuno che mi vuole.

La vita è rischio, incertezza, opportunità. Non si può vivere senza rischiare.
La scelta è tra decidere di evitare il dolore, e non vivere, oppure affrontare il rischio, e vivere.
Ed è una scelta che puoi fare solo tu.

Un'ultima cosa.
Ora sei giovane, e paura e dolore ti spaventano, ti bloccano facilmente. Ma ti rammento che, quando arriverai vicino alla fine dei tuoi giorni, il ricordo del dolore sarà sbiadito e lontano, ma il ricordo degli amori vissuti sarà la cosa più preziosa che avrai. :-)

A questa risposta voglio aggiungere tre elementi importanti, che mi aiutano molto quando voglio esprimere i miei sentimenti, e che potrebbero aiutare anche voi.

Mi concentro su quello che provo io, non sulla reazione altrui

Di solito ci preoccupiamo di quello che dirà o farà l'altra persona, come reagirà, se verremo ricambiati o respinti. Ci viene naturale, ma farlo ci rende ansiosi e indebolisce quello che sentiamo (più siamo concentrati sull'altro, più siamo lontani dal nostro sentire).
E' importante che l'altra persona senta la forza dei nostri sentimenti (se li esprimiamo tiepidamente, l'altro resterà indifferente), la loro profondità e intensità, e che li esprimiamo con autenticità e chiarezza. Focalizzarmi su quello che sento ("stare nel mio centro", per usare un linguaggio "new age"), aiuta a farlo con efficacia.

Ricordo che i miei sentimenti hanno valore

Siamo abituati a pensare che i nostri sentimenti hanno valore solo se vengono apprezzati o ricambiati. Invece, è importante credere che il mio sentimento ha valore a prescindere dalla reazione altrui: se amo quella persona, se la sua felicità mi sta a cuore, se lei scatena in me una serie di emozioni meravigliose, tutto ciò ha valore, che lei lo apprezzi o no.

“Il mio sentimento ha valore
a prescindere dalla reazione altrui”

Se lei non lo apprezza, vuol dire che i miei "doni" non corrispondono ai suoi gusti, non che essi sono senza valore. Quando veniamo rifiutati, questo ha a che fare con i gusti dell'altra persona, molto più che con noi: se io preparo una torta al cioccolato deliziosa, ma qualcuno la rifiuta perché non ama il cioccolato, la mia torta rimane deliziosa. Il problema non è la mia torta, ma la differenza di gusti fra me e l'altro; di solito vuol dire che siamo poco compatibili (e che dovrei offrire i miei doni a persone più compatibili con me).

Se credo che il mio amore vale poco o niente, è ovvio che esiterò ad offrirlo all'altro (che interesse potrei suscitare con qualcosa di nessun valore?), o che sarò poco coinvolgente. Se credo questo, è necessario "lavorare" sulla fiducia in se stessi e/o sul proprio valore (prendendone coscienza o aumentandolo crescendo come persona).

Qualunque cosa succeda, io sopravviverò

Di fronte alla persona che ci piace, spesso abbiamo una reazione di panico, e ci chiudiamo (o fuggiamo) come se corressimo un pericolo mortale. E' vero che una reazione negativa, di rifiuto o disprezzo, può essere assai dolorosa; ma è anche vero che una brutta figura non ha mai ucciso nessuno. Comunque vada, sopravvivremo e andremo avanti. Potremmo anche trarne qualche utile insegnamento, che ci aiuterà a fare meglio la volta successiva.
Voler fuggire il dolore è naturale, ma continuando a fuggire rimaniamo immaturi e deboli: affrontare le sofferenze è indispensabile per crescere come persone (e quindi anche come partner).

“Una reazione negativa può essere assai dolorosa
ma una brutta figura non ha mai ucciso nessuno”

Quindi, se vogliamo avere una vita relazionale fruttuosa, dobbiamo metterci in gioco e affrontare i rischi; solo seminando, potremo poi raccogliere. Ricordandosi che un insuccesso non ci ucciderà, e che più ci mettiamo in gioco, maggiori probabilità di successo avremo.


"E' preferibile l'aver amato e aver perso l'amore, al non aver amato affatto."
(Alfred Tennyson)


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Come capire se piaci a qualcuno

Quando incontriamo qualcuno che ci piace, uno dei dubbi che più ci angustia è: "Costui ricambia il mio interesse?". Sarebbe facile se tutti dicessimo quello che sentiamo, o potessimo leggere i pensieri altrui, ma così non è: gli altri sono spesso un mistero, e nessuno è telepatico (anche se l'intuito può aiutare).
In questo post cercherò quindi di esporre una serie di elementi che possono aiutarci a capire se una persona è interessata a noi, oppure no. Ho preso ispirazione dal libro "La verità è che non gli piaci abbastanza" (titolo originale "He's just not that into you"; recensioni in inglese; ne hanno anche tratto un film), un elenco ironico di tutti i "segnali" che indicano quando un uomo non è davvero interessato a una donna.

Cacciatori e prede?

Prima di tutto, vorrei sfatare un mito: gli uomini non sono cacciatori, e le donne non sono prede (o almeno non sempre). Ogni persona è diversa, quindi usare un metro di giudizio unico per tutti crea solo confusione. Ci sono uomini che sono eccitati dalla sfida della conquista, ma anche uomini riservati, insicuri o non competitivi. Così come ci sono donne passive e che aspettano l'iniziativa maschile, ma anche donne assertive, intraprendenti, audaci o che non temono di fare la prima mossa. Insomma, non sono più gli anni '50, aggiornatevi.
Per questo i "segnali" più comuni sono equivocabili: uno che non ti invita fuori potrebbe essere poco interessato, oppure timido; bisogna interpretare. Anche se i segnali negativi "estremi" (freddezza, continua indifferenza, maltrattamenti, ecc.) in genere parlano chiaro.

“Gli uomini non sono cacciatori,
e le donne non sono prede”

Per donne e per uomini

Anche se il mio discorso si rivolge in primo luogo alle donne (così come il libro che ho citato), in generale questi elementi valgono anche per gli uomini. Alcune dinamiche possono essere differenti (ci si aspetta che siano gli uomini a prendere l'iniziativa o a fare certe mosse), ma in pratica quando una persona è realmente interessata lo dimostra in vari modi; se non lo fa, di solito indica disinteresse o indifferenza. E questo vale a prescindere dal genere.

Non c'è un "codice" per capire i segnali

La lista sottostante è rivolta a chi sta già frequentando qualcuno, perché si concentra su comportamenti concreti.

Per quanto riguarda i "piccoli segnali" (sguardi, sorrisi, parole, contatto fisico, messaggi...), invece, è impossibile stabilirne con chiarezza il significato, perché sono troppo soggettivi e ambigui: potrebbero dire mille cose diverse. Ancor più quando si è nelle prime fasi di approccio ed "esplorazione", e non si conosce l'altro. Non esiste un "codice" per interpretare i segnali altrui ("Lei ha detto... Lui ha fatto... Cosa vuol dire?"), e non è nemmeno possibile generalizzare su uomini e donne ("Cosa vogliono le donne?", "Cosa piace agli uomini?").
L'unico modo per sapere davvero cosa pensa qualcuno, è di chiederlo a quella persona.


Non gli interessi abbastanza se...

Di seguito una lista dei più comuni segnali negativi, che rivelano (in vari gradi) che quella persona non è interessata a noi, o lo è ben poco.


Non ti chiama

Chi ti ignora, non ti cerca o non ha voglia di conoscerti, probabilmente non prova interesse per te.

Non ti invita a uscire

Quando qualcuno è davvero interessato a te, entra in azione e manifesta il suo desiderio. Se non agisce, l'interesse è scarso o assente (oppure è molto timido o insicuro, e ha bisogno di essere incoraggiato).

Non vuole fare sesso con te

Quando piaci ad un uomo, egli avrà voglia di fare sesso con te; se non ne ha voglia, vuol dire che non gli piaci granché (o per nulla).

Questo vale anche per le donne, anche se queste sono - in genere - più restìe ad esprimere il proprio desiderio. Ma una donna che continua a dirti di no, con tutta probabilità non è interessata.
Quando una donna incontra un uomo che le piace davvero, di solito non vede l'ora di saltargli addosso. Se una donna manda ripetuti segnali "freddi" su quel livello (rimanda, si scosta, si irrita alle avance...), significa che non le piaci (ma forse non osa dirtelo), oppure ti tiene vicino perché le fai comodo, ma senza reale interesse.

Fa sesso con altre persone

Nella nostra cultura le relazioni sono solitamente monogamiche: si fa sesso solo con il proprio partner. Se invece ti relazioni con qualcuno che fa sesso anche con altri, in genere è un segno di scarso interesse.

Questo non è vero per chi vive una sessualità promiscua o è poliamoroso (ovvero vive più relazioni sentimentali in contemporanea): per costoro fare sesso con più persone è normale. Ma dev'essere chiarito fin dall'inizio, essere reciproco (una libertà che vale per entrambi), e non una scusa di comodo.

E' emotivamente non disponibile

Quando qualcuno non si scopre, non si rivela, rimane freddo o distante, anche nel lungo periodo, probabilmente non è coinvolto (oppure ha qualche problema psicologico - e ricordiamoci che non è possibile cambiare gli altri).

Non è interessato a una relazione con te

Chi manifesta un interesse saltuario, o superficiale, o solo per fare sesso, è evidente che è poco interessato. Se piaci davvero a qualcuno, egli avrà voglia di creare una relazione significativa con te.

Vuole vederti solo quando è ubriaco (o solo, o disperato)

Vedi punto precedente. Le "briciole" di interesse equivalgono a non interesse.

Non vuole sposarti

Ci sono persone che sono contrarie al matrimonio per ragioni di principio. Altrimenti, se siete insieme da lungo tempo e lui (o lei) si oppone sempre all'idea di rendere definitiva la vostra relazione, è probabile che non sia abbastanza convinto o coinvolto.

Ti lascia

In tutte le relazioni capitano momenti difficili o di crisi, ma se il tuo partner ti lascia, è quasi sicuro che sia poco coinvolto (anche se poi ritorna).

Sparisce

Chi si allontana, o chiude la comunicazione, o sparisce senza adeguate spiegazioni, è molto probabile che sia poco interessato - o che non lo sia più (se mai lo è stato).

E' sposato (o indisponibile in altri modi)

Quando qualcuno continua a non voler approfondire il rapporto (perché è sposato, o si dichiara troppo impegnato, o accampa scuse), mostra di non essere abbastanza interessato.

E' egocentrico, manipolativo o violento

Le persone troppo prese da se stesse (o che ignorano il benessere del partner), narcisiste, che manipolano o forzano il partner per ottenere quello che vogliono, o che addirittura ricorrono alla violenza (fisica o psicologica), sono ovviamente non solo disinteressate - ma anche "tossiche" da avere vicino.

Il concetto di base è: "Chi è davvero interessato a te, si impegna per stare con te e si cura della tua felicità"; chi non fa questo, manda un segnale negativo piuttosto chiaro.


Perché non capiamo i segnali

A prima vista i segnali sopra elencati possono apparire ovvii, ma la persona coinvolta spesso non li sa leggere; il problema è che quando qualcuno ci piace, quasi sempre:
  • perdiamo lucidità, e ci facciamo confondere dalle nostre emozioni;
  • non vogliamo vedere i segnali negativi, perché il disinteresse ci ferisce;
  • crediamo alle nostre illusioni, e ci attacchiamo ad esse.
E' quindi necessario saper vedere le cose come stanno davvero, e non come vorremmo che fossero; su questo gli amici possono aiutarci a valutare i segnali con maggiore onestà. Ovviamente può essere difficile e doloroso... ma restare nel dubbio o illudersi, finisce spesso con l'essere ancora più doloroso.

“E' necessario vedere le cose
come stanno davvero,
e non come vorremmo che fossero”

Crediamo di essere speciali

Una delle bugie che ci raccontiamo più spesso, in queste situazioni, è quella di essere "speciali". Amiamo credere che:
  • A noi non capiterà quello che capita agli altri ("Il nostro amore durerà per sempre!").
  • La nostra situazione è unica ("Non capisci, il mio problema (o lui) non è come gli altri").
  • O che i segnali negativi non valgano per noi ("Sento che questa volta è diverso!").
Invece è utile ricordare che, nella maggioranza dei casi, rientriamo nella media e quello che vale per gli altri, vale anche per noi.

Chi non è interessato raramente lo dice

Infine, dobbiamo tenere conto che una persona non interessata a noi, quasi mai ce lo dirà apertamente: tutti temiamo di ferire gli altri; ci giudichiamo quando lo facciamo; non vogliamo apparire crudeli. Quindi tendiamo a non dire in faccia le "brutte notizie": preferiamo tacere, illudere o sparire (anche perché, quando proviamo ad essere franchi, il più delle volte le reazioni disperate o aggressive ce ne fanno passare la voglia).

Per questo tocca alla persona interessata interpretare i segnali negativi - invece di aspettarsi una sincerità che di rado accade, perché ben pochi ne sono capaci.


"L'amore è questa cosa qui: azione.
Tutti siamo capaci di dire che amiamo, di fare dichiarazioni, ma la differenza la fa chi è capace di agire, anche contro se stesso."

(Paul Haggis)


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