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Qualche segreto sulla sessualità femminile

Prendo spunto da due articoli (in inglese), per rivelare aspetti della sessualità femminile che non tutti conoscono, e smentire certi stereotipi purtroppo diffusi.
In effetti, la sessualità delle donne è un argomento che suscita forti opinioni (spesso infondate) e prese di posizione. Non è un caso - credo - che essa sia stata oggetto di controllo, svalutazione e repressione da millenni; una ragione sembra essere che i maschi ne sono spaventati. Forse perché è più "possente" della loro?

Alle donne il sesso piace

Quando ero giovane, credevo che le donne fossero poco interessate al sesso; mi ci sono voluti anni per scoprire quanto fosse falso! Tutt'oggi circola il luogo comune che vuole le donne relativamente indifferenti al piacere, o comunque alla sessualità fuori da una relazione sentimentale: non è proprio (o sempre) così.
Alle donne il sesso piace. Eccome! (però lo vivono diversamente dagli uomini). Il piacere femminile può essere più intenso, profondo e duraturo di quello maschile; le donne possono essere multi-orgasmiche. La sessualità femminile, quando vissuta pienamente, appare di un ordine di grandezza superiore a quella maschile.
Il problema è che, per una serie di ragioni, molte donne reprimono il proprio desiderio, o non vivono la propria sessualità con pienezza; e quelle che lo fanno, di solito non lo dicono in giro (vedi sotto).

“Il piacere femminile può essere
più intenso, profondo e duraturo
di quello maschile”

Più qualitativa, meno quantitativa

Una volta stabilito che la sessualità può essere appagante per le donne quanto (e più) che per gli uomini, va precisato che i due generi tendono ad approcciarla in modo diverso.
  • Le donne sono più selettive, mentre gli uomini sono più disponibili (a volte è vero che "Basta che respiri"...).
  • Le donne cercano una maggiore qualità, gli uomini preferiscono la quantità (una donna rinuncia facilmente a del sesso mediocre; per un uomo può essere comunque "meglio che niente").
  • Le donne si frenano di più, temono il giudizio, si preoccupano delle opinioni altrui (vedi sotto); alcune pensano ancora che godersi il sesso sia "da puttana".
  • Per molte donne la sessualità non può essere separata dalla dimensione affettiva, ma non è così universale come si crede (può dipendere dalla personalità, dall'età, dalla situazione, dall'educazione... e dal maschio che hanno davanti).

Le donne, che bugiarde

Nelle ricerche fin dal 1960, gli uomini hanno abitualmente dichiarato di aver avuto più partner sessuali di quanto dichiaravano le donne - il che è statisticamente impossibile.
In precedenza si supponeva che questa incoerenza fosse dovuta agli uomini che esageravano le loro conquiste. Uno studio rivela che, in queste ricerche, gli uomini sono piuttosto sinceri, mentre le donne tendono a mentire, specialmente se pensano di essere giudicate.
La psicologa Terri Fisher spiega che "Le donne sono più sensibili alle aspettative sociali riguardo il loro comportamento sessuale, e possono essere meno oneste" a riguardo; le donne - prosegue - sembrano sentirsi spinte a corrispondere alle aspettative che le vogliono più inclini alle relazioni e non promiscue.

La ricerca si è svolta su 200 studenti tra i 18 e i 25 anni, divisi in tre gruppi:
  1. il primo gruppo ha compilato i questionari sapendo che i ricercatori potevano controllare le risposte;
  2. il secondo gruppo ha risposto in modo anonimo;
  3. il terzo gruppo era collegato a un poligrafo (la "macchina della verità").
Questi sono stati i risultati:
  1. Le donne che pensavano di poter essere giudicate dai ricercatori dissero di aver avuto - in media - 2,6 partner sessuali;
  2. quelle che rispondevano in modo anonimo indicarono 3,4 partner;
  3. ma quelle che credevano di poter essere "scoperte" dal poligrafo (in realtà finto), dissero di aver avuto 4,4 partner.
In pratica, nella situazione in cui mentire sarebbe stato scoperto, le donne sono arrivate ad ammettere il 70% in più di partner di quelle che temevano il giudizio; questo spiega la differenza nelle risposte di uomini e donne, con queste ultime che temono di essere etichettate come "donne facili".
Per contro, le risposte degli uomini non sono variate sensibilmente: quelli collegati al poligrafo hanno dichiarato una media di 4,0 partner, mentre quelli del primo gruppo 3,7.

La Fisher conclude che "Viviamo in una cultura che si aspetta davvero un comportamento sessuale diverso" per le donne e per gli uomini. E' ancora molto diffuso (anche in chi si dichiara "moderno") un doppio standard, per cui un uomo che ha avuto molte partner è un "vero uomo", uno "stallone", mentre una donna che faccia lo stesso sia "immorale" o una "poco di buono".

“Quando si tratta di sesso,
le donne tendono a mentire”

Le donne mature vanno forte

In questo articolo, si parla di come le donne mature siano più sessualmente avventurose di quelle giovani, citando alcune ricerche. Una di queste (svolta su 1400 donne tra i 20 e i 50 anni), rivela come le donne tra i 30 e 50 anni siano più inclini a fare sesso al primo appuntamento (quasi il doppio: fino al 29%, contro il 17% delle 20-29enni).
La cosa può sorprendere, considerato il luogo comune sui giovani dai costumi più liberi e trasgressivi. Ma le donne tra i 20 e i 30 anni sono ancora condizionate dalle opinioni di amiche e familiari; inoltre, avendo minore esperienza sono insicure su quello che vogliono, e sul proprio aspetto. Il che suona ironico, visto che anche le donne mature sono insicure riguardo il loro corpo (e con maggior ragione); le giovani sono però più influenzate dai canoni sociali (specialmente sulla magrezza).
Altre ragioni per cui le donne tra i 30 e i 50 anni "pensano di più al sesso, lo fanno più spesso e sono più disponibili", possono essere:
  • Il declino dela fertilità (la spinta biologica a concepire si fa più forte)
  • Le donne più mature sono maggiormente a loro agio con la sessualità
  • Sanno meglio cosa vogliono e cosa no
  • Sanno godere meglio della loro sessualità (le donne tra i 40 e i 50 anni sono quelle che maggiormente raggiungono l'orgasmo - 86%)
  • Vogliono sesso di qualità (poiché ne hanno avuto abbastanza di quello scadente)
  • Hanno meno tempo (sia nelle loro giornate che nella vita), per cui non lo sprecano in situazioni inconcludenti o nell'attesa
  • Date le loro esperienze, alcune hanno minori aspettative, non sono interessate a una relazione, o temono di sentirsi legate
  • Sono più libere dalla preoccupazione di restare incinte
  • A volte vogliono solo divertirsi o assaporare il piacere.
Per contro, una giovane ha - in genere - dei "progetti" di vita (stabilità affettiva, matrimonio, figli...), che possono condizionarla e frenare i suoi desideri istintivi.

“Le donne tra i 30 e i 50
pensano di più al sesso,
lo fanno più spesso
e sono più disponibili”

Il fenomeno delle "pantere"

Parlando di sesso e donne "mature", va citata la diffusione (relativamente recente) delle donne che si accompagnano a uomini molto più giovani (definite in inglese "cougar", in italiano "pantera"). Può sembrare solo una questione di sesso fine a se stesso, la fantasia femminile di una "avventura" con uomini più "freschi" e attraenti... e a volte è così; ma non di rado anche i giovani uomini manifestano desiderio per queste donne, ed interesse a coltivare una relazione con loro.
D'altronde, gli uomini maturi lo hanno fatto da sempre; sembra quindi solo una naturale evoluzione della parità sessuale, che possa funzionare anche al contrario. E' vero che la preferenza maschile per donne più giovani ha una funzione "biologica" (una donna giovane è più fertile e ha più chances di procreare figli sani), ma una persona può scegliere di non sottostare alle pulsioni biologiche.
Per alcuni uomini la giovinezza è un fattore essenziale in una donna, ma questo non vale per tutti: uomini che preferiscono le "pantere" apprezzano la loro fiducia in se stesse, l'esperienza, l'assenza di drammaticità nella relazione.

Lo stereotipo che vede la donna matura come poco appetibile, ormai "fuori mercato", oppure destinata a rinunciare alla propria sessualità, è quindi in declino.

Meno etichette, più scelte personali

Alla fine, queste notizie sulla sessualità "matura" evidenziano due aspetti:
  • Quanto sia futile classificare le persone (preferenze ed esperienze individuali variano grandemente): c'è chi predilige stabilità e progettualità, chi sceglie di godere del momento, e questo vale per qualsiasi età.
  • Al giorno d'oggi siamo tutti più liberi di fare scelte diverse: non dover aderire forzosamente a un ruolo o ad un'etichetta, ma scegliere lo stile di vita che ognuno sente più adatto.

Personalmente, trovo che qualsiasi posizione sia degna di rispetto: dalla giovane che vuole rimanere vergine fino al matrimonio, alla donna matura - e persino anziana - che vuole godersi la sua sessualità buttando al vento le vecchie paure... purché sia liberamente scelta e non venga imposta come modello di riferimento.
Ritengo invece inaccettabile quando qualcuno cerca di condizionare il modo di vivere altrui e imporre quella che ritiene la "normalità", oppure giudica gli altri con un'attitudine "Il mio modo di vivere è giusto, il tuo è sbagliato".


"Ogni donna ha in sè una Maddalena e una Madonna,
ogni donna è un luogo di piacere e di convenzioni."

(Raffaele Morelli)


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Capire gli altri - 3) Contraddizioni

Quante volte gli altri ci appaiono come un mistero? Quante volte deludono le nostre aspettative, o si comportano in modi che ci sembrano privi di senso? Questo è particolarmente vero nei rapporti fra uomini e donne.
In questa serie di tre post, cercherò di spiegare alcuni dei motivi principali di queste incomprensioni. Conoscendoli, possiamo "leggere" meglio le altre persone, e comprendere le ragioni dei loro comportamenti.
  1. Nel primo post, parlo di quanto gli altri possano essere diversi da me.
  2. Nel secondo, spiego l'importanza delle sfumature (invece del vedere ogni cosa come bianca o nera).
  3. In questo, osservo quanto le persone possano essere contraddittorie (e quanto sia parte dell'essere umano).
(questa serie di post è anche disponibile come unico documento - in formato PDF, EPUB e MOBI - liberamente scaricabile nella pagina Download)

Un mosaico di contraddizioni

Alcuni aspetti della realtà obbediscono a regole semplici: nella meccanica, nella fisica newtoniana, un evento è in un certo modo, e non può essere il suo contrario. Nell'essere umano, invece, tutto è più complicato e imprevedibile.

Le varie "sfumature" di una personalità (di cui ho parlato nel secondo post) si combinano spesso in modi complessi: siamo tutti un misto di intelligenza e (almeno un po') di stupidità, di altruismo ed egoismo, ecc. Spesso caratteristiche opposte convivono nelle stessa persona, esprimendosi in contraddizioni che - da fuori - possono sembrare incomprensibili: "Ma come - diciamo - ieri era così simpatico/a (paziente, serio, appassionato, premuroso...) ed oggi invece sembra tutto il contrario...?!?".
Facile pensare che una di quelle due "facce" sia una finzione; ma spesso non è così (anche se può accadere). Semplicemente, di solito entrambe quelle "facce" (insieme a molte altre) fanno parte della stessa persona. Sono come "tessere di un mosaico" (di forme e colori anche molto diversi) che - insieme - compongono l'intera personalità.
Un po' come vari attori su un palcoscenico, a volte uno di essi è dominante, altre volte entra in scena qualcuno che non ci saremmo aspettati... ma sono tutti parte della vicenda. Lo psichiatra Roberto Assagioli introdusse il concetto di sub-personalità, ovvero svariate componenti della nostra psiche che "abitano" tutte insieme dentro di noi (all'opposto di un'idea di personalità univoca e "monolitica").
E' ovvio che tutti questi "frammenti" non possono essere sempre concordi e coerenti: da qui la molteplicità di una personalità, ed anche le sue contraddizioni.

Comprendere l'altro, ma anche noi stessi

Tra l'altro, tenere presente questo "mosaico" ci aiuta anche a comprendere noi stessi. Spesso crediamo di dover essere sempre in un certo modo (perché ci hanno detto che è l'unico "giusto"), oppure che non possiamo cambiare idea o atteggiamento: questa è una forzatura che genera disagio e sofferenza, che ci blocca in una "camicia di forza" che non assomiglia al nostro vero Io.
Invece, riconoscere tutte le "voci" diverse che fanno parte di noi, ci permette di accettare (e coltivare) l'intera nostra personalità; comprese le sue contraddizioni (che, una volta accolte, diventa più facile armonizzare).

Siamo tutti Jekyll e Hyde

In fondo, chi è sempre e soltanto intelligente? O costantemente buono e amorevole? Una persona così sarebbe ben poco umana; ci potrebbe essere utile, forse, ma non la sentiremmo simile a noi.
La natura umana (così come - sovente - la Natura stessa) è molteplice e contraddittoria. Anche arte e letteratura ce l'hanno ricordato spesso. L'esempio più classico è quello della "coppia" Dottor Jekyll e Mister Hyde: che sono in realtà la stessa persona o - per meglio dire - due aspetti opposti che convivono nel medesimo individuo. Il fascino duraturo di questo racconto, non fa che testimoniare quanto faccia parte di tutti noi: ognuno ha dentro un potenziale "Mister Hyde".
Anche nel "mito" moderno di Star Wars, al di là della separazione tra "buoni" e "cattivi", il concetto di Forza ci ricorda che essa può essere sia "luminosa" che manifestarsi nel "lato oscuro" (dipende dalle scelte dell'individuo). Quindi, non si è mai "buoni" o "cattivi" per natura (in modo innato e inevitabile), ma in ogni momento si sceglie quale parte di sé esprimere.

Inoltre, non va dimenticato che molte delle nostre "sub-personalità" agiscono fuori dal nostro controllo cosciente (almeno in parte). Come nel caso di Jekyll e Hyde, la "parte oscura" può manifestarsi fuori dalla nostra volontà. Come Freud notava oltre un secolo fa, la parte inconscia della nostra mente è quella più grande, simile alla parte sommersa di un iceberg.
Per questo, quando qualcuno ci delude od offende con le sue azioni, è bene ricordare che - forse - non l'ha fatto con intenzione; magari è stata una sua parte inconscia a giocargli qualche tiro mancino. E' bene quindi spiegarsi e chiarirsi, invece di dare per scontata l'intenzione malevola.

Le motivazioni che ci muovono

Un altro motivo per cui ci comportiamo in modo contraddittorio, è che in noi agiscono motivazioni diverse (e, a volte, opposte):
  • A volte siamo guidati dall'amore, dalla creatività, dall'entusiasmo...
    a volte siamo preda della paura.
  • Vorremmo fare felici le persone a cui vogliamo bene...
    ma vogliamo anche essere felici noi.
  • Tutti abbiamo un impulso di fondamentale egoismo (necessario per sopravvivere)...
    ma a volte lo trascendiamo e anteponiamo il bene collettivo.
  • A volte tendiamo maggiormente a cercare il piacere, la gioia...
    a volte preferiamo evitare il dolore.
  • In certe situazioni preferiamo essere pratici e concreti...
    in altre ci lasciamo andare ai sogni e alle speranze.
Un certo comportamento, quindi, non esclude che il giorno dopo si agisca in base a una motivazione opposta. Dipende da molti fattori, da quello che ci accade intorno, dallo stato emozionale e biochimico dentro di noi (incluse, per le donne, le alterazioni dovute ai cicli ormonali).

Inoltre, nelle relazioni ci troviamo di fronte ad aspetti dell'altro che ci suscitano reazioni diverse: magari apprezziamo una certa parte di una persona (es. la fantasia, la forza), ma siamo infastiditi da un'altra parte (es. il disordine, la rigidità). Ricordiamoci che non esiste l'uomo perfetto, così come non esiste la donna ideale.
Non è quindi sorprendente, a volte, provare verso la stessa persona sentimenti opposti; quando una relazione è intensa e profonda, possiamo arrivare ad amare e odiare la stessa persona; oppure amarla e non sopportarla più. Se succede, è il caso di fare chiarezza su quel che ci ferisce nell'altro, e cercare di comunicare il nostro conflitto senza aggredire la persona.

Dall'esclusione all'inclusione

Insomma, per capire il mondo e gli altri (ed anche noi stessi), è indispensabile riconoscere che siamo creature complesse e contraddittorie. Che dentro ciascuno c'è un mondo vasto e - per molti versi - misterioso, dove potrebbe accadere di tutto (e spesso accade!).
Per avere questa apertura mentale, è indispensabile abbandonare una mentalità schematica, esclusiva, cartesiana (per cui qualcosa è in un modo oppure nel suo opposto; per esempio "buono" oppure "cattivo") e adottare una mentalità elastica, inclusiva, olistica (dove qualcosa può essere in un modo ed anche in un modo diverso, od opposto). In poche parole, saper pensare in termini di "questo E quello", invece di "questo OPPURE quello".
Perché la realtà, molto spesso, include "questo E quello".

Fare pace col "diverso"

In conclusione, l'errore più grande che possiamo fare è pensare che "diverso da me" equivalga a "sbagliato". Anche se questa è una reazione istintiva (ciò che è diverso ci crea fatica e fastidio), ci impedisce di relazionarci in modo positivo. Per quanto sia umano desiderare che l'altro corrisponda ai nostri desideri e aspettative, dobbiamo capire che questo non può accadere sempre.
Solo riconoscendo che "diverso" non è né meglio né peggio... ma solo diverso, possiamo vivere in pace col resto del mondo.
E magari, a volte, riuscire a capirlo. :-)


"Faust si lamentava di avere due anime nel petto, io ne ho una folla litigiosa.
E' come essere in una repubblica."

(Otto von Bismarck)

"Mi contraddico?
Ma certo che mi contraddico, sono grande, contengo moltitudini."

(Walt Whitman)

"L'uomo, un microcosmo."
(Democrito)


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Capire gli altri - 1) Diversità

Quante volte gli altri ci appaiono come un mistero? Quante volte deludono le nostre aspettative, o si comportano in modi che ci sembrano privi di senso? Questo è particolarmente vero nei rapporti fra uomini e donne.
In questa serie di tre post, cercherò di spiegare alcuni dei motivi principali di queste incomprensioni. Conoscendoli, possiamo "leggere" meglio le altre persone, e comprendere le ragioni dei loro comportamenti.
  1. In questo post, parlo di quanto gli altri possano essere diversi da me.
  2. Nel secondo, spiego l'importanza delle sfumature (invece del vedere ogni cosa come bianca o nera).
  3. Nel terzo, osservo quanto le persone possano essere contraddittorie (e quanto sia parte dell'essere umano).
(questa serie di post è anche disponibile come unico documento - in formato PDF, EPUB e MOBI - liberamente scaricabile nella pagina Download)

L'altro è "altra cosa" da me

L'errore principale che compiamo, è presumere che gli altri siano come noi, pensino come noi, sappiano quello che sappiamo noi. E' un errore molto comune, tanto che è stato scritto un libro dedicato ad esso: "The usual error" - "Il solito errore", di Pace e Kyeli Smith (recensioni in inglese).

In quanto esseri umani abbiamo molte cose in comune, ma ognuno è unico: le sue esperienze, il suo ambiente, le sue conoscenze, faranno sì che veda e viva il mondo in un modo che è - almeno in parte - diverso da quello di chiunque altro. Persino due gemelli omozigoti (con lo stesso corredo genetico), si sviluppano come persone differenti!
La verità è che ognuno è diverso da noi: può suonare come banale e scontato, ma quante volte lo teniamo presente mentre comunichiamo? Se ce ne dimentichiamo, possiamo commettere errori come questi:
  • Se parlo trascurando informazioni che per me sono scontate (ma che all'altro potrebbero essere ignote), risulterò poco comprensibile.
    Quindi ---> Il mio linguaggio deve adattarsi alla comprensione altrui.
  • Se presumo che l'altro abbia i miei stessi desideri e obiettivi, senza discuterne, potremmo trovarci in conflitto o distanti.
    ---> E' sempre utile esprimere i propri desideri/obiettivi e confrontarli con quelli dell'altro (specialmente in relazioni importanti).
  • Se l'altro manifesta un certo stato d'animo, ma non lo esprime chiaramente, potrei interpretarlo in modo errato (basandomi sul mio modo di essere o esperienza) e trarre conclusioni infondate - magari credendo che l'altro sia arrabbiato quando non lo è.
    ---> E' sempre bene chiedere cosa sente l'altro, invece di tirare a indovinare o basarsi sui propri modelli (spesso potremmo scoprire che le cose stanno diversamente da come credevamo).
  • Una frase che ho udito spesso è "Gliel'ho fatto capire": significa che la comunicazione non è stata chiara e diretta, ma basata su allusioni e accenni. Molto spesso, l'altro fraintende o non ha idea di quello che si voleva comunicare!
    ---> Se davvero voglio essere capito, devo esprimere sempre chiaramente e direttamente i miei intenti, e MAI limitarmi ad accenni e sottintesi (gli altri NON sono telepatici ;-).
  • Se tratto l'altro nel modo in cui vorrei essere trattato io, potrei scoprire (magari in modo sgradevole) che l'altro ha gusti assai diversi dai miei.
    ---> Meglio verificare cosa realmente piace all'altro (questo è molto importante nella sessualità, dove quel che è gradito agli uomini spesso non piace alle donne, e viceversa).
La "regola d'oro" "Fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te" è - di base - un atteggiamento positivo, ma include lo stesso errore di fondo: presumere che quello che è buono per noi, sia buono anche per gli altri; non sempre è così.

C'è sempre una ragione

Quando qualcuno agisce in modi che a noi sembrano negativi o assurdi, è importante ricordare che avrà comunque una ragione per fare quello che fa. Può darsi che abbia motivi che non conosciamo, oppure che siano diversi dai nostri, o ancora che siano moralmente sbagliati (ma, anche qui, tutto è relativo: poiché siamo tutti diversi, a volte giusto o sbagliato dipendono da chi giudica).
Ad ogni modo, credere che un comportamento sia "privo di senso", vuol solo dire che non capiamo le ragioni che vi stanno dietro. Ma una ragione c'è sempre (magari inconsapevole) e, se indaghiamo e approfondiamo, potremmo scoprirla. Questo atteggiamento di apertura mentale:
  • A livello pubblico, ci permette di convivere più serenamente con i nostri simili. Ci "salva" anche dal risentimento che proviamo quando non comprendiamo la ragione degli eventi.
  • A livello personale, ci permette di capire meglio amici, parenti e partner; diminuisce giudizi e conflittualità; incoraggia la comprensione e la profondità di rapporto.

Uomini e donne: pianeti distanti

Nelle relazioni fra uomini e donne, le diversità sono particolarmente rilevanti.
Molti, conoscendo poco la natura del sesso opposto, si aspettano qualcuno simile a se stessi; che il/la partner si comporterà secondo il mio stesso modo di essere, o gradirà le stesse cose che piacciono a me. Il più delle volte questo non accade, proprio perché a livello psicologico uomini e donne presentano molte differenze (vedi il libro "Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere" di John Gray; info nella Bibliografia).

Se teniamo presente che "l'altro" significa "ciò che non sono io", daremo meno cose per scontate e saremo più attenti all'unicità delle persone che abbiamo di fronte.
Tra uomini e donne, se ricordiamo che l'altro/a è un "mondo misterioso", saremo più aperti, curiosi e disposti a scoprire chi e come sia realmente. Per quante volte ce lo troviamo davanti, non finiremo mai di scoprire qualcosa di ancora ignoto.

(la serie su "Capire gli altri" continua nel secondo post: l'importanza delle sfumature).


"Il dramma della vita è che tutti hanno le loro ragioni."
(Jean Renoir, nel film "La regola del gioco")


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Capire gli altri - 2) Sfumature

Quante volte gli altri ci appaiono come un mistero? Quante volte deludono le nostre aspettative, o si comportano in modi che ci sembrano privi di senso? Questo è particolarmente vero nei rapporti fra uomini e donne.
In questa serie di tre post, cercherò di spiegare alcuni dei motivi principali di queste incomprensioni. Conoscendoli, possiamo "leggere" meglio le altre persone, e comprendere le ragioni dei loro comportamenti.
  1. Nel primo post, parlo di quanto gli altri possano essere diversi da me.
  2. In questo, spiego l'importanza delle sfumature (invece del vedere ogni cosa come bianca o nera).
  3. Nel terzo post, osservo quanto le persone possano essere contraddittorie (e quanto sia parte dell'essere umano).
(questa serie di post è anche disponibile come unico documento - in formato PDF, EPUB e MOBI - liberamente scaricabile nella pagina Download)

Una realtà a colori, non in bianco/nero

La realtà - e le persone - non sono mai "bianche" oppure "nere", ma sempre in qualche sfumatura di "colore". In altre parole, non esiste nulla (e nessuno) che corrisponda semplicemente ad un estremo (per esempio solo "buono" o "cattivo", "intelligente" o "stupido"...), ma ogni cosa/evento/persona si trova in qualche punto di un continuum, di un arco di possibilità tra due estremi.
Ad esempio, è poco efficace descrivere una persona solo come "razionale" oppure "emotiva"... perché nessuno è totalmente l'uno o l'altro. Piuttosto, ognuno ha in sé una parte razionale ed una emotiva; spesso una delle due parti è dominante, ma questo non esclude l'altra, né la possibilità che - in certi casi - le parti si invertano (per esempio, il tipo "razionale" che perde le staffe e dà i numeri).

L'etichetta è un preconcetto

La tendenza a vedere persone ed eventi in "bianco/nero", ci porta a considerare o giudicare basandoci su "etichette" riduttive: Bruno è "cattivo", Antonia è "una brava ragazza"... ma questi sono preconcetti limitati, che ci impediscono di cogliere la complessità, le possibilità, le contraddizioni.
E, nel momento in cui gli altri "fuoriescono" dall'etichetta che gli abbiamo assegnato, non riusciamo più a capirli: pensiamo che siano loro ad essere "strani", "illogici" o "sbagliati"; mentre - invece - sono semplicemente "usciti" dal nostro schema riduttivo.
Quando qualcuno ci appare incomprensibile o privo di senso, il più delle volte è semplicemente perché fuoriesce dai nostri schemi di giudizio (l'errore è quindi nel nostro metro limitato). Oppure, come ho scritto nel primo post della serie, è perché ci aspettiamo che sia come noi (e, ovviamente, non lo sarà).

Particolarmente quando abbiamo a che fare con persone "lontane" dal nostro modo di essere (sia per età, cultura, etnia, religione, o sesso), è importante ricordare come i nostri schemi di giudizio non si adattino a loro (o solo parzialmente). Per capirli, dobbiamo quindi "dimenticare" temporaneamente la nostra personale visione della realtà, e cercare di comprendere la loro.
Quando metto da parte quello che è importante, o vero, o "giusto" per me, e mi accorgo che le cose importanti, vere o giuste per l'altro possono essere diverse dalle mie, ecco che mi apro alla diversità dell'altro e posso iniziare a comprenderlo davvero.

Diverse modalità di azione

Inoltre, non esistono solo le "sfumature" di colore. Ci sono numerose modalità di comportamento, e ciascuna si estende su un continuum tra due opposti. Per esempio, si può tendere più all'analisi oppure alla sintesi; cercare il cambiamento oppure la stabilità; essere più riflessivi oppure più impulsivi.
Per ciascuna di queste modalità, ognuno si posiziona in un certo punto del continuum (la "sfumatura" tra gli estremi); un'altra persona che si posizioni in un punto distante, agirà in modo diverso, e i due faticheranno a capirsi. Se Marco è piuttosto riflessivo e Anna tendenzialmente impulsiva, la loro diversità tenderà a creare conflitti; a meno che entrambi riconoscano questa diversità, e accettino che l'altro ha un "ritmo" differente.
Ricordiamoci che - spesso - gli opposti si attraggono (magari perché si completano reciprocamente): ma se poi non si accoglie la "alterità" del partner, si finisce col combatterlo per renderlo - ironicamente - più simile a noi.

Infine, tutte queste "sfumature" si combinano in modi complessi. Spesso caratteristiche opposte convivono nelle stessa persona, esprimendosi in contraddizioni che - da fuori - possono sembrare incomprensibili; di questa natura contraddittoria dell'essere umano parlo nel terzo post di questa serie.


"La diversità di ognuno di noi non è un'arma per discriminare, etichettare, ma una ricchezza."
(Pier Paolo Pasolini)


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