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Persone negative: come riconoscerle e gestirle

A volte ci troviamo ad avere a che fare con persone - o partner - impegnativi, con cui risulta difficile andare d'accordo o farli contenti, o con cui si entra facilmente in conflitto anche per inezie; al punto che magari dubitiamo di essere noi quelli "sbagliati", o la causa dei problemi. Certo a volte potrebbe essere vero, oppure dipendere da scarsa compatibilità (in fondo non possiamo piacere a tutti, e non possiamo andare d'accordo con tutti).

Ma esiste un'altra possibilità, che voglio esaminare qui: quella di avere a che fare con una "persona negativa", cioè qualcuno così ferito e problematico da:
  • lamentarsi e criticare spesso e volentieri (anche su inezie);
  • esagerare i problemi (o inventarseli);
  • che reagisce male anche quando non ce ne sarebbe ragione;
  • che spesso interpreta in modo negativo anche azioni positive (un complimento, un suggerimento, un abbraccio...);
  • e con cui è praticamente impossibile avere una relazione positiva e serena (tranne che in rari momenti).
A volte una relazione con questo tipo di persone inizia bene, o addirittura in modo entusiastico; spesso sanno essere coinvolgenti o seduttivi - almeno agli inizi. Ma entro breve tempo il vero carattere di queste persone emerge, e la frustrazione supera presto il piacere.
Un tipo particolare di persona negativa è il "vampiro emozionale", ovvero qualcuno che "succhia" l'energia altrui: ha continuo bisogno d'attenzione, parla quasi sempre di se stesso, tende al dramma e si lamenta che gli altri non lo capiscono, non lo considerano, o lo trattano male - ma tutto ciò che gli accade non è mai colpa sua.

Se ci capita di relazionarci con persone di questo tipo (sia a livello di amicizia che sentimentale), è bene saperle riconoscere in modo da capire la vera origine delle difficoltà, il perché si comportino in tale modo (anche quando appare immotivato), e magari provare a gestire la loro negatività.

“Un tipo di persona negativa
è il vampiro emozionale, ovvero
chi succhia l'energia altrui”

Chi è una persona negativa?

Queste persone non sono mai davvero contente, o lo sono solo per brevi rari momenti: il loro standard è sentirsi insofferenti e lamentarsi di qualcosa. Hanno un malessere interno (che si esprime in negatività) così preponderante da dominarle.
Questo malessere può venire negato attraverso il tenersi impegnati, oppure venire attribuito all'esterno: "Sto male a causa di Tizio/a", "... perché mi hanno fatto X e Y", "... perché il mondo fa schifo", ecc. Difficilmente queste persone ammettono che il loro malessere è interno: preferiscono dare le colpe agli altri, o all'ambiente, e negano la propria responsabilità.

Negative loro malgrado

Chiariamo subito che non sta parlando di persone cattive o malvage:
  • Queste ultime sono distruttive in modo intenzionale, e magari ne traggono anche piacere.
  • Mentre quelle che definisco "negative" lo sono senza intenzione consapevole, ne soffrono, e sono spesso le prime vittime del proprio comportamento. Anche quando tengano sinceramente a qualcuno, possono finire col rovinare la relazione coi loro atteggiamenti, e quindi ritrovarsi abbandonate e soffrirne loro malgrado.

Teniamo quindi presente che la vittima principale è la persona negativa stessa. Costei vive infatti prigioniera di una specie di "inferno mentale", di cui in genere non si rende conto e da cui non sa uscire. Lo scopo di questo post non è quindi condannare tali persone, quanto aiutare gli altri a capirle; nonché aiutare loro stesse a riconoscersi ed - eventualmente - cercare aiuto per uscire da questa condizione.


Come riconoscere le persone negative

Naturalmente quasi mai una persona sarà negativa o positiva al 100%. Possiamo quindi considerare "negativo" chi presenta una maggioranza degli attributi descritti di seguito, o che li manifesta la maggior parte del tempo.
  1. Si lamentano di frequente
  2. Prendono le cose troppo sul serio, o in modo personale
  3. Fanno critiche ma non sanno riceverle
  4. Vogliono l’impossibile
  5. L'amore che ricevono non è mai abbastanza
  6. Si paragonano spesso agli altri
  7. Si arrendono davanti alle difficoltà
  8. Hanno una serie di problemi di salute

1. Si lamentano di frequente

Tutti ci lamentiamo qualche volta; è umano ed aiuta a scaricare la frustrazione. Lamentarsi diventa però un problema quando è uno stile di vita: si perde l'obiettività e quasi tutto viene percepito come negativo, sgradevole, inaccettabile. Non si vedono più sfumature e possibilità alternative. L’attenzione si concentra sulle frustrazioni (per quanto minime), sulla sofferenza e sui torti ricevuti (reali o immaginari). Gli eventi positivi vengono sminuiti o ignorati; chi ne gode viene tacciato di superficialità o infantilismo.

Non è più una naturale reazione ad uno stato di sofferenza oggettivo, ma una posizione esistenziale negativa nei confronti del mondo. Un "pessimismo cosmico" elevato a modello di vita. In genere è un modo di proiettare all'esterno il dolore interiore che attanaglia la persona negativa (incapace di riconoscere il male che ha dentro, lo vede fuori di sé e gli attribuisce l'origine della propria sofferenza).

Si concentrano sul negativo

Queste persone si concentrano sugli aspetti negativi in ogni situazione, oppure vedono solo quelli. Per esempio, in una splendida giornata soleggiata si lamenteranno del caldo; dopo un pasto delizioso si preoccuperanno di ingrassare; se attraversano un prato di campagna ricco di fiori, ma con anche degli escrementi di vacca, costoro noteranno solo gli escrementi (per loro "Il bicchiere è sempre mezzo vuoto").

2. Prendono le cose troppo sul serio, o in modo personale

Quando non si ha abbastanza amor proprio e maturità, l'ego risulta molto fragile. Queste persone non tollerano le brutte figure e cadono nel panico al pensiero di apparire ridicoli. Non riescono neppure ad accogliere le critiche, anche quando sono veritiere e potrebbero aiutare. Ogni espressione negativa altrui, anche scherzosa, suscita in loro indignazione, offesa o persino collera.
Certo tutti abbiamo qualche insicurezza e cerchiamo di fare bella figura, ma se abbiamo sufficiente equilibrio sappiamo anche gestire passi falsi o critiche con umiltà. Invece la persona negativa prende tutto molto seriamente, appare incapace di auto-ironia, e solleva un dramma ogni volta che il suo ego viene sminuito, anche in misura minima.

Prendono gli eventi sul personale

La persona negativa tende a prendere gli eventi sul personale, come se si mettesse sempre al centro del mondo, non riuscendo ad immaginare che gli altri possono pensare ad altro od essere immersi nei propri problemi:
  • Se il collega non li saluta pensano subito che sia perché ce l'ha con loro - non perché magari è distratto.
  • Se un automobilista gli taglia la strada lo vedono come un affronto personale, come se fosse stato fatto apposta - senza considerare che magari l'altro non li ha nemmeno visti.
Poiché tendono a prendere tutto sul personale, tendono anche a serbare rancore, a ricordarsi ogni sgarbo per anni, a coltivare pensieri di vendetta.

3. Fanno critiche ma non sanno riceverle

La persona negativa tende a criticare spesso e volentieri, ma è suscettibile e incapace di accogliere le critiche rivolte a lei, anche se sensate o poste in modo civile. Di solito tende a prendersela od offendersi, o cerca di scaricare la critica sull'interlocutore ("Non sono io che faccio X, sei tu che sei sempre Y"), oppure fa la vittima piangendosi addosso ("Ce l'hai con me", "Mi critichi sempre").

E' stupefacente notare l'atteggiamento diametralmente opposto:
  • Lei si sente in diritto di criticare tutto e tutti, senza ritegno.
  • Ma in genere reagisce con sdegno, o ferocia, alla minima critica ricevuta.

Parlano male degli ex

Un aspetto su cui le persone negative sono particolarmente critiche, di solito è quello degli ex partner. Spesso vengono tutti dipinti come individui pessimi, egoisti e manipolatori; e l'elenco di aneddoti riprovevoli fa apparire la persona negativa come una povera vittima dotata di tanta pazienza e amore. A sentire lei, tutti i problemi erano sempre e solo colpa dell'ex, e mai suoi.

Ma è verosimile? Possibile che sia stata così sfortunata? Se però abbiamo la possibilità di sentire "l'altra campana", o l'opinione di amici comuni, in genere scopriamo che le cose non stanno proprio così: che entrambi hanno avuto pregi e difetti (com'è naturale), che l'ex non era così terribile, e che la persona negativa ha avuto la sua buona dose di responsabilità nelle crisi e nella rottura della relazione.

4. Vogliono l’impossibile

Ci sono molte cose impossibili nella vita, o fuori dalla nostra portata, ma alcuni non sanno accettare questo limite naturale. Costoro non tollerano che la frustrazione fa parte dell’esistenza, o che non sempre otteniamo quello che vorremmo.

Alcuni avrebbero voluto nascere in una famiglia amorevole e accogliente, o in un ambiente benestante, o con un fisico scultoreo. Ma se non è andata così, non ci si può fare nulla. Chi coltiva il rimpianto per ciò che non è stato, sarà sempre amareggiato e non saprà apprezzare ciò che ha (in confronto ai sogni, non sembrerà mai abbastanza).

Lo stesso accade a chi persegue obiettivi impossibili. Per esempio inseguendo ideali di bellezza sovrumani, o cercando l'amore in chi non ci vuole, o sforzandosi di restare giovane a qualsiasi costo. Forse lo fanno perché, se riuscissero ad arrivarci, dimostrerebbero a se stessi di avere finalmente valore (cosa in cui non credono). Ma gli obiettivi impossibili portano solo al fallimento e, con esso, frustrazione, infelicità e svalutazione di se stessi (se credo a un obiettivo impossibile, e fallisco, penserò che è colpa mia).

5. L'amore che ricevono non è mai abbastanza

Spesso per la persona negativa l'amore non basta mai (perché ha dentro una "voragine affettiva"). Oppure lo respinge (perché non riesce a credere di poter venire amata) o, ancora, è così esigente o pesante che finisce con l'allontanare chi cerca di amarla.
All'inizio di una nuova relazione può apparire grata ed entusiasta; ma in breve tempo la sua negatività torna a mostrarsi, emergono una serie di fastidi e lamentele, e l'apprezzamento verso il partner diminuisce. Di fronte a questo cambiamento il partner può ritrovarsi spiazzato e credere che sia una fase temporanea; prima o poi però si rende conto che è invece lo stato abituale.

Spesso questo tipo di persona dice di soffrire perché non si sente amata; ma quando poi viene amata, continua a stare male ugualmente (tranne magari un breve periodo gioioso) perché l'amore non riesce mai a sopraffare il malessere e la negatività che ha dentro. Oppure se riceve dal partner dieci atti piacevoli e due sgradevoli (cosa umana, in fondo, poiché nessuno è perfetto), tenderà ad ingigantire quelli sgradevoli e dimenticarsi di quelli positivi - rimanendo convinta che il partner non tiene davvero a lei.

Non apprezzano chi dà loro molto

Anche per questi motivi, di solito dare molto non funziona con queste persone. Se si cerca di riempirli di cure e attenzioni, nella speranza di farli stare meglio, dopo un po' è probabile che ciò che si dà non venga più apprezzato, si finisca col venire dati per scontati, o che se ne approfittino (si dà un dito e l'altro si prende un braccio).

Al contrario, darsi poco o concedersi solo ogni tanto viene solitamente più apprezzato (magari se ne lamenteranno, ma tanto lo fanno comunque). E' spesso il tipo di persona con cui è vero che "in amore vince chi fugge".

6. Si paragonano spesso agli altri

Le persone negative sono particolarmente inclini a fare paragoni con gli altri, sia in senso positivo che negativo:
  • Alcuni si vantano e svalutano gli altri, evidenziando i difetti altrui per apparire migliori. Le frequenti critiche rivolta agli altri (vedi punto 1) possono servire a questo scopo. Spesso traggono soddisfazione dalle disgrazie o mancanze altrui perché le vedono come un segno dell'inferiorità altrui, ed una conferma della propria "superiorità".
  • Altri evidenziano quanto gli altri siano più fortunati o di successo, il che permette loro di assumere un atteggiamento da vittima, oppure di giustificare la propria infelicità o passività ("Non è colpa mia, non ho quello che hanno gli altri, mi mancano le capacità, non ci riuscirei comunque...").

In entrambi i casi, confrontarsi in continuazione con gli altri è un atteggiamento poco sano; implica una mancanza di autonomia e di una solida identità personale (quando ho una sana identità, so chi sono senza bisogno di usare gli altri per definirmi). Attraverso i paragoni, si valuta se stessi e si giudicano le proprie azioni in funzione di quello che fanno gli altri; ma poiché siamo tutti diversi ed ognuno ha la propria storia, è una modalità disfunzionale che porta all'antagonismo e all'insoddisfazione personale.

La loro sofferenza conta di più

Queste persone hanno spesso la convinzione di soffrire più degli altri, o di essere le uniche a stare male - arrivando a sminuire o negare la sofferenza altrui. Quando qualcuno parla dei propri problemi, tendono a riportare il discorso su se stessi ("Ti capisco, anche a me è successo che ecc. ecc."). Non di rado sono insofferenti quando l'attenzione è rivolta alle problematiche altrui invece che alle loro.

7. Si arrendono davanti alle difficoltà

Essendo psicologicamente deboli, le persone negative spesso si scoraggiano o si arrendono di fronte ad ostacoli e sfide. Magari dicono tanti "Vorrei", "Mi piacerebbe" o "Dovrei", ma il più delle volte non fanno seguire al pensiero l'azione. Spesso non provano nemmeno, oppure la fatica o la frustrazione li inducono a smettere ai primi tentativi.

Se ricevono suggerimenti o incoraggiamenti (magari in risposta alle loro lamentele) per migliorare se stessi o la loro situazione, assumono un atteggiamento rinunciatario: trovano scuse o scaricano la responsabilità all'esterno ("non possono" per via dei genitori, del capo, dei figli, della società, ecc.).

Naturalmente ogni obiettivo meritevole richiede sforzo e fatica, nonché la perseveranza necessaria per perseguirlo: è il "prezzo da pagare" per arrivarci. Allo stesso modo, entrare in azione - a dispetto di paure, timidezza o difficoltà - è un passo indispensabile per realizzare qualsiasi cosa (pensiamo all'invitare qualcuno che ci piace).
Quando riusciamo ad agire e affrontiamo la vita, diventiamo più forti e aumentiamo l'autostima. Chi invece tende sempre a rinunciare e arrendersi, alimenta una sensazione di debolezza e impotenza che finisce con l'incrementare il suo atteggiamento negativo verso l'esistenza.

8. Hanno una serie di problemi di salute

Una mentalità negativa non è solo deprimente per se stessi e fastidiosa per gli altri. A lungo andare, può portare anche al deterioramento della salute fisica (sia per uno stile di vita malsano, sia per effetti psico-somatici).

Spesso ho osservato nelle persone negative che, oltre ad avere una particolare suscettibilità emotiva, hanno anche una insolita reattività fisica: non di rado soffrono di intolleranze alimentari, allergie, disturbi psicosomatici, difficoltà digestive o stitichezza - in modo cronico o a livelli elevati per la loro età.

Occasionale o abituale?

Naturalmente comportamenti del genere possono capitare a chiunque. Ma per la persona negativa è uno stato costante; anche quando cerca di distrarsi, vi ricade facilmente (per esempio se va a fare una gita, magari all'inizio appare contenta, ma presto inizia a lamentarsi di questo e di quello, o mostrare insofferenza, ecc.)

Se scopri di essere negativo

Se ti ritrovi nei tratti sopra elencati, ricorda che puoi sempre cambiare. Questo atteggiamento infatti non è innato ma è qualcosa di appreso, che quindi può essere disimparato:
  • Per prima cosa, riconosci che tale atteggiamento non ti porta nulla di buono; invece ti rovina l'umore, inquina momenti che potrebbero essere lieti, e fa allontanare gli altri.
  • Poi puoi iniziare a coltivare un atteggiamento positivo, ed imparare ad apprezzare le cose buone che ti circondano.
  • Se fatichi in questo cambiamento, considera di farti aiutare da un esperto (terapeuta, counselor, coach, ecc.).

Negativo è diverso da problematico o sofferente

Voglio precisare che una condizione di sofferenza o problematica non implica necessariamente essere una persona negativa:
  • Le persone negative sono sempre sofferenti, ma non tutti quelli che soffrono diventano negativi. Una grande sofferenza può renderci persone peggiori, ma anche migliori: magari imparando dall'esperienza, o se essa ci ispira a migliorare il mondo, invece di criticarlo.
  • Similmente, anche se le persone negative sono sempre problematiche (cioè hanno una personalità disturbata da eventi che li hanno segnati), non è sempre vero il contrario: ci sono persone problematiche che però sviluppano un atteggiamento positivo o costruttivo.

Le persone realmente negative, invece, risultano così condizionate dalle loro esperienze infelici, da adottare una sorta di "occhiali scuri permanenti" per cui vedono l'intera esistenza, e il mondo, in modo oscuro, sfiduciato e pessimista. Non di rado possono persino sviluppare manie di persecuzione ("Il mondo ce l'ha con me", "Sono destinato ad essere infelice"...), o mentalità complottiste.

“Non tutti quelli che soffrono
diventano negativi”

Come gestire le persone negative

Partiamo subito col dire che non è possibile cambiare gli altri. Quindi non possiamo rendere queste persone meno negative, o più serene e felici. Anche se agiamo con le migliori intenzioni (perché le vediamo sofferenti e vorremmo vivessero in modo più positivo), ciò è quasi impossibile: è come se fossero "possedute" da una forza più grande di loro, ed anche se dicono di voler stare meglio, di solito si oppongono ai cambiamenti.
In pratica non è possibile "salvare" queste persone: quasi sempre sono troppo bloccate nei loro schemi mentali (che, ricordiamo, servono in qualche modo a proteggerle, e per questo l'inconscio vuole mantenerli).

E' difficile essere autentici con loro

Quando abbiamo a che fare con persone negative, essere sinceri diventa un problema, a causa della loro suscettibilità (se la prendono facilmente, vedi punti 2 e 3) e del negare la responsabilità (non è mai colpa loro). Quindi se ci viene da esprimere un'osservazione, od un'opinione non del tutto lusinghiera, o siamo in disaccordo con loro, spesso tendono a prendersela e reagire male. Col tempo ciò diventa così logorante da indurci a mentire, o a tenerci dentro quello che sentiamo.

In altre parole, con queste persone essere se stessi è faticoso; anzi tendiamo a "camminare sulle uova", nel timore delle loro reazioni. Ovviamente questo rende pressoché impossibile avere una relazione autentica e profonda con loro.

Porsi a distanza

Se il loro modo di essere alla lunga ci diventa pesante e logorante (com'è naturale che sia), ma non vogliamo - o possiamo - tagliare i rapporti, l'opzione migliore è solitamente creare una certa distanza: vederle meno, o per brevi periodi. Se questo ci è impossibile (perché è un collega o un familiare stretto), possiamo fare in modo che siano presenti altre persone (che possono distrarre o "fare da cuscinetto"), oppure spostare la conversazione su argomenti "neutri" che non sollevino polemiche.
Per quanto possibile, evitiamo discussioni o tentativi di convincerli o di far loro cambiare idea: di solito è solo tempo perso, e fonte di ulteriori malumori e conflittualità.

Trattarli male può funzionare

A volte "trattare male" (in senso relativo) queste persone funziona meglio che trattarle bene, perché corrisponde al loro modo di pensare. Se siete insofferenti a loro, potreste provare a dire cose tipo "Piantala di lamentarti o criticare", "Smetti di parlare sempre di te", "Datti una calmata", "Sei pesante, non ti sopporto più", ecc. Alcuni si renderanno conto di esagerare e cercheranno di arginare la loro tendenza negativa.
E' anche possibile che vi considerino con maggiore stima, perché non avete subito passivamente. Un po' come con i bulli, rispettano più chi li tratta con rigore che chi assume atteggiamenti bonari (di cui spesso si approfittano).

E' però anche possibile, specialmente se avete a che fare con individui assai egocentrici o narcisisti, che reagiscano in modo offeso, con aggressività o addirittura violenza. Quindi meglio inquadrare il tipo prima di adottare questo atteggiamento.

Genitore tossico

Un caso particolare è quando la persona negativa è un "genitore tossico", ovvero chi ha un comportamento talmente negativo da creare seri problemi psicologici ad un figlio/a, per esempio:
  • Sempre critico, aggressivo o svalutante.
  • Non offre mai apprezzamento ad un figlio, per quanto questo si sforzi.
  • Fa sentire spesso il figlio inadeguato, sbagliato, non all'altezza.
  • Sostiene ripetutamente che il figlio non potrà mai essere amato, o che nessuno lo vorrà, o che non verrà mai amato come quel genitore lo ama.

Genitori del genere possono rovinare la vita dei figli, e per questa ragione i figli dovrebbero allontanarsi il prima possibile, anche a costo di perdere il rapporto; ne va della loro salute. Come minimo, con un genitore del genere il figlio dovrebbe rassegnarsi al fatto che non riceverà mai l'amore e l'approvazione che ha sempre desiderato da lui; ogni tentativo in tal senso, infatti, non fa che riaprire la ferita di autostima che quel genitore ha creato.

“Un genitore tossico
è così negativo da creare
seri problemi psicologici ai figli”

Perché abbiamo scelto questa persona?

Se ci troviamo invischiati con una persona negativa che abbiamo scelto (come amico o partner), e magari ci è già successo in passato, potremmo chiederci come mai abbiamo scelto proprio loro. E' vero che spesso queste persone, all'inizio, sono abili a nascondere la loro negatività, ed anzi possono essere molto seduttive o affettuose (di solito hanno problemi di dipendenza affettiva e soffrono di un senso di vuoto); ma se restiamo comunque nella relazione, pur patendola, forse abbiamo delle motivazioni inconsce.

A volte ne siamo attratti perché ci ricordano un genitore altrettanto negativo, o infelice. E magari ci attacchiamo a loro nella speranza di "guarirli" e superare il senso di "scarso amore" che abbiamo vissuto nell'infanzia (per approfondire questo tipo di ferite emotive, vedere il libro "Running on Empty" di Jonice Webb, sulla negligenza emotiva durante l'infanzia (info nella Bibliografia).

Possibili cause

Come per tutti i problemi psicologici, le origini di questa personalità possono essere molteplici. Le cause più probabili mi sembrano le seguenti:
  • Genitori iper-critici o severi (per cui i figli non vanno mai abbastanza bene).
  • Genitori freddi o anaffettivi (che lasciano una dolorosa ferita di assenza d'amore, ed il relativo malessere).
  • Genitori a loro volta molto negativi (per cui i figli assorbono questa modalità).
  • Traumi o abusi.

Parlando di disturbi psicologici, l'essere abitualmente negativo può essere sintomo di un serio stato depressivo, o persino di un disturbo borderline di personalità.

Come aiutare queste persone

Chi soffre di questo stato avrebbe bisogno prima di tutto di riconoscerlo, e poi di farsi aiutare da un esperto per uscirne. L'ostacolo più grande è proprio che, di solito, queste persone negano i propri problemi e preferiscono attribuirli agli altri; per cui raramente sono disposti a cambiare.

Se di fronte all'argomento questa persona reagisce con decisa negazione ("Io non ho niente! Sono gli altri che...!") e magari rabbia, è meglio non insistere perché non porterebbe a nulla: in questi casi il "muro di resistenza" è insormontabile. Anche solo far notare quando la sua negatività non corrisponde alla realtà, di solito viene preso male e scatena risentimento ("Nessuno mi capisce", "Ce l'avete con me"...).
E' solo quando questa persona raggiunge un livello di sofferenza e/o disperazione tale da chiedere aiuto, che si apre la possibilità di parlarne ed indirizzarla verso chi può assisterla in un percorso di guarigione.


(parte di questo post è liberamente adattata da "Negative People: 5 Characteristic Features")

"Non c'è modo di cancellare la sofferenza dalla faccia della terra, ma ci si può sempre concentrare sulla bellezza che rimane. Per farlo, cominciamo a lasciar perdere le lagnanze improduttive."
(P.M. Forni)

"E' umano provare emozioni negative, ma non bisogna farle prevalere."
(Anthony del Mello)

"Niente abbellisce il carattere, l'aspetto fisico o il comportamento quanto il desiderio di diffondere gioia anziché sofferenza."
(Ralph Waldo Emerson)


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Uomini e donne sono opportunisti in egual misura

Nelle relazioni uomo-donna, sessuali e/o sentimentali, solitamente si crede che gli uomini siano più subdoli e ingannevoli, mentre le donne più oneste e "virtuose". Ma questa è un'illusione: in realtà entrambi i sessi agiscono per lo più in modo opportunistico, ovvero volto a perseguire il proprio interesse, anche a discapito dell'altro.
Però questo opportunismo viene generalmente ignorato o negato nella donna; oppure viene giustificato, perché gli obiettivi femminili vengono considerati più "nobili" e ammissibili. Esiste quindi un "doppio standard" a riguardo (due pesi e due misure).

Uomini e donne sono diversi

Chiariamo subito che uomini e donne sono diversi per molti aspetti. Questo è un fatto evidente (basta guardare i rispettivi comportamenti: chi segue ossessivamente gli sport? Chi impazzisce per scarpe, borse e accessori? Ecc...), che è stato riconosciuto nei secoli. Solo di recente è sorta questa tendenza a vedere i due sessi come uguali, basata su ideologie invece dei fatti.
Questa diversità è uno dei motivi primari per cui i due sessi faticano a capirsi: avendo spesso obiettivi, mentalità e stili di comunicazione differenti, è un po' come se parlassero lingue diverse, e avessero bisogno di un "traduttore". Infatti uno dei libri di maggior successo sulle relazioni è "Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere" di John Gray (info nella Bibliografia), basato proprio su questo principio.

Ovviamente uomini e donne hanno anche punti in comune: entrambi desiderano essere amati, apprezzano il sesso, vogliono sentirsi ascoltati, accolti e apprezzati, ecc. Ma anche quando vogliono le stesse cose, possono avere priorità diverse: per esempio per gli uomini fare sesso è il bisogno primario, mentre per le donne è ricevere attenzione.

Bisogni diversi, uguale opportunismo

Questa diversità di obiettivi è parte del motivo per cui le donne possono apparire più "morali":
  • una donna che dice di "cercare l'amore" ci appare spinta da un motivo "elevato";
  • mentre un uomo che dica "voglio fare sesso" viene solitamente giudicato o sminuito.
In realtà entrambi stanno cercando una soddisfazione dei propri bisogni; e, come affermavo all'inizio, entrambi agiranno in modo opportunistico, a prescindere dall'obiettivo. Per esempio nascondono il loro vero scopo, quando sia conveniente:
  • Un uomo non dirà apertamente "Ho voglia di scoparti", perché sa che questo farebbe fuggire una possibile partner.
  • Ma anche una donna che cerchi una relazione importante, o che voglia il matrimonio, o che desideri ardentemente dei figli, non rivelerà subito i suoi obiettivi (a meno che sia molto ingenua): perché sa che questo probabilmente allontanerebbe l'uomo.
Insomma, quando ci avviciniamo al sesso opposto, e nella "danza della seduzione", è del tutto normale presentarsi nel migliore dei modi, celare o dissimulare i propri scopi, e mostrare di sé quegli aspetti che possano suscitare interesse nell'altro: questo vale ugualmente in entrambi i sessi (ma naturalmente pochi ammettono di farlo). Semmai potremmo osservare che le donne, mediamente, sono un po' più brave a fingere e dissimulare, sia per ragioni evolutive che culturali (1).

Le donne si lamentano spesso della mancanza di sincerità maschile, e magari si sentono ingannate; ma "dimenticano" di usare simili strategie loro stesse. Curiosamente, la società sembra giudicare diversamente i trucchi seduttivi dei due sessi:
  • Un articolo che spieghi agli uomini come portarsi a letto una donna, o come sedurla, solleva attacchi e critiche di manipolazione, inganno, misoginia.
  • Un simile articolo che illustri alle donne come fare innamorare un uomo, come farsi sposare, o come trovare un marito ricco, appare del tutto legittimo.
Eppure entrambi descrivono tattiche opportuniste volte a manipolare l'altro e indurlo a soddisfare i propri obiettivi. E' evidente un doppio standard.

(1) Avendo minore forza fisica, le donne hanno dovuto compensare sviluppando maggiore astuzia. Essendo più soggette a giudizio sociale, hanno imparato meglio a nascondere e dissimulare.

“Nella danza della seduzione,
è del tutto normale
celare o dissimulare
i propri scopi”

Peccati di omissione

Inoltre, non sempre l'obiettivo dichiarato corrisponde al vero, o è del tutto sincero:
  • Per esempio molte donne vogliono un partner benestante, ma di rado lo dicono apertamente. Il loro "Cerco l'amore" è quindi in parte ipocrita (sarebbe onesto se dicessero "Cerco l'amore con un uomo ricco che mi faccia vivere una vita agiata"... ma ovviamente farebbero una figura diversa).
  • Similmente, molti uomini nascondono il loro bisogno di sesso per evitare giudizi o reazioni negative.
Entrambi omettono, o mentono, per meglio raggiungere il proprio scopo.

Opportunismo per tutte le stagioni

Finora ho usato esempi "classici" dove l'uomo cerca sesso e la donna una relazione, perché è il caso più comune; ma chiaramente ci sono molteplici possibilità:
  • A volte è l'uomo che desidera una relazione importante, ma non lo rivela per non apparire bisognoso.
  • A volte è la donna che ricerca un rapporto sessuale senza impegno, ma lo nasconde per evitare giudizi sociali negativi.
  • Alcune donne flirtano per ottenere qualcosa (attenzione, gratificazione, favori, vantaggi economici...) anche quando non hanno alcun interesse per quell'uomo.
  • Certe volte dissimuliamo il nostro desiderio per stimolare l'interesse altrui. Molti credono che "In amore vince chi fugge", per cui si negano o mostrano indifferenza. A mio parere farsi desiderare non sempre funziona, ma è comunque una strategia di seduzione comune.
  • Molti nascondono quello che provano veramente per qualcuno: a causa di timidezza, vergogna, paura di essere rifiutati, oppure per timore dei giudizi altrui.

Bugie e opportunismo sono naturali

In alcuni di questi casi non si tratta proprio di opportunismo, ma non siamo comunque sinceri: ci comportiamo nel modo che più ci conviene, o in quello che riteniamo più adatto, invece di essere autentici. Peraltro questo ci viene naturale, quindi sarebbe ingenuo pensare che l'onestà dovrebbe regnare sovrana (l'esistenza delle "bugie bianche", cioè a fin di bene, testimonia l'importanza di mentire come "lubrificante sociale").
Anche tra gli animali bugie e opportunismo sono diffusi; per cui credere che siano tipici di un genere è del tutto insensato.

“Anche tra gli animali
bugie e opportunismo
sono diffusi”

Avere aspettative realistiche

A riguardo molti nutrono aspettative irreali in ambito relazionale: ritengono che gli altri debbano essere sinceri o disponibili, e si stupiscono - o scandalizzano - quando ciò non accade. Ma questa aspettativa è ingenua e persino puerile:
  • L'esperienza dovrebbe insegnarci quanto le bugie siano diffuse (chi può affermare di non dirne mai?).
  • L'altro non è tenuto a ricambiare il nostro interesse, a prendersi cura dei nostri bisogni, o a farci contenti. Nessuno ha il dovere di amarci.
Certo è bello sognare un mondo in cui tutti siano onesti e amorevoli, ma bisognerebbe capire che è un'utopia.

Valutazioni istintive

Quando andiamo incontro a qualcuno, spesso costui attua una valutazione opportunistica istintiva: "Questa persona ha qualcosa che mi interessa? Mi offre qualcosa di piacevole? Cosa ho da guadagnarci?" (di solito non sono pensieri coscienti, è un impulso subconscio). Se la valutazione è negativa, costui reagisce al nostro approccio con indifferenza o fastidio: per lui/lei sembra solo una perdita di tempo.
Questo spiega il più delle volte in cui veniamo respinti a priori: agli occhi dell'altro non offriamo nulla di interessante o attraente. Se veniamo respinti spesso, potrebbe essere utile valutare le nostre qualità che possiamo offrire agli altri, oppure il nostro modo di approcciare (a volte può essere invadente o "da mendicante", il che induce gli altri a chiudersi).

In genere ma non sempre

Questa tendenza opportunistica è vera in generale (e specialmente tra persone che si conoscono poco o nulla), ma non sempre. Nei rapporti stretti e nelle relazioni amorose (una volta consolidati), di solito c'è maggiore autenticità, onestà ed altruismo:
  • In una coppia armoniosa, o in una vera amicizia, l'istintivo opportunismo ed egoismo si attenuano e diventiamo più sinceri, generosi ed empatici.
  • Quando ci innamoriamo, o ci leghiamo profondamente, l'altro diventa per noi la persona più importante del mondo.
Quando ciò non accade, è possibile che l'altro abbia delle difficoltà che glielo impediscono (fragilità emotiva, insicurezza, traumi), abbia un opportunismo eccessivo (egoismo, narcisismo), oppure nella relazione certe qualità non vengono apprezzate (se veniamo puniti quando siamo sinceri, o sfruttati quando siamo altruisti, ci passerà la voglia di esserlo).

Opportunismo successivo

Naturalmente l'opportunismo può (ri)presentarsi anche più avanti, specie quando la relazione sia in fase di stanca, o verso la fine:
  • Il marito trascurato che incontra una donna disponibile, la quale si offre senza troppe difficoltà... Che tentazione!
  • La moglie insoddisfatta che conosce un uomo che la riempie di attenzioni e la corteggia di nuovo... Difficile resistere!
In teoria dovremmo respingere queste tentazioni (specialmente se siamo sposati ed abbiamo preso un impegno). Ma in pratica la spinta a soddisfare i propri bisogni è forte e, specialmente se ci sentiamo delusi dal partner, l'opportunismo può prendere il sopravvento.

Perché siamo opportunisti?

La spiegazione più semplice è che siamo opportunisti perché ci è utile, ci porta i risultati sperati. A ben guardare, ogni creatura vivente dev'essere opportunista (almeno in parte), cioè deve occuparsi dei propri bisogni, perché altrimenti non sopravviverebbe. D'altro canto, nelle specie sociali - come la nostra - l'opportunismo viene bilanciato dall'altruismo e dalla collaborazione (che portano un vantaggio evolutivo all'intero gruppo).

Opportunismo nelle relazioni

Ma parlando di relazioni sentimentali, una motivazione più profonda è quella evoluzionistica: siamo opportunisti perché questo ci porta vantaggi a livello di sopravvivenza e riproduzione (per cui questi tratti si sono riprodotti con la specie, mentre chi non li aveva si è estinto).

Naturalmente siamo guidati anche da valori e morale, ma le pulsioni evolutive o gli interessi personali spesso prevalgono. In generale, e specialmente nelle fasi iniziali di conoscenza e corteggiamento, l'opportunismo domina, perché siamo concentrati sui nostri bisogni, e non abbiamo (ancora) motivo per anteporre l'altro (2); è solo dopo che il coinvolgimento è scattato, o la relazione è iniziata, che l'altro ci diventa caro e tendiamo a mediare i nostri bisogni con i suoi.
  • Nella maggioranza dei casi, la donna valuta immediatamente un uomo in base a ciò che lui può offrirle, e non esita ad ignorarlo o scartarlo se lui si mostra "non all'altezza" delle sue molteplici esigenze.
  • Per l'uomo, il criterio di selezione è principalmente estetico, e meno stringente: se una donna viene considerata abbastanza bella, attraente o sexy, in genere è sufficiente - almeno inizialmente.
Questa selezione può avvenire anche inconsapevolmente, per istinto e non per calcolo.

(2) Qui mi riferisco principalmente alle relazioni amorose. Nelle relazioni sociali e di amicizia, l'opportunismo è meno spiccato ed è più probabile andare incontro agli altri mossi da semplice curiosità o desiderio di conoscere una persona nuova, senza particolari secondi fini.

Obiettivi diversi

E' importante notare che le motivazioni evolutive producono comportamenti diversi nei due sessi, perché ogni genere ha una strategia di accoppiamento per ottimizzare il suo successo riproduttivo:
  • I maschi cercano di fecondare più femmine fertili (giovani e sane) possibile ---> Ecco perché gli uomini tendono più verso la promiscuità.
  • Le femmine tendono a scegliere il maschio migliore e tenerselo (almeno finché la prole non sia autonoma) ---> Ecco perché le donne sono più selettive e tendono alle relazioni stabili (finché ne traggono vantaggio).

La morale non c'entra

Chiarito questo, appare evidente che le tendenze femminili non hanno una motivazione "morale" come si tende a credere ("Le donne cercano l'amore"), ma semplicemente fanno quello che assicura loro un miglior vantaggio evolutivo (riproduzione dei propri geni). Da un punto di vista naturalistico - invece che culturale - entrambi i generi fanno quello che più gli conviene, ovvero sono opportunisti.
La donna che si accoppia con l'uomo facoltoso, o che abbandona il marito dopo che i figli sono cresciuti, o che si innamora di un altro quando la coppia stabile si è "intiepidita", non è più né meno morale dell'uomo che corre dietro ad ogni gonnella, o lascia la vecchia partner per una più giovane: entrambi seguono i loro istinti evolutivi, a proprio vantaggio.

Naturalmente il comportamento umano è complesso e dipende da molti fattori, ma le pulsioni evolutive hanno un peso fondamentale nelle relazioni sentimentali: la prova è che il più delle volte le coppie nascono dall'attrazione fisica.

“La donna che sceglie l'uomo facoltoso
non è più né meno morale
dell'uomo che corre dietro ad ogni gonnella”

In sintesi: prima i bisogni, poi l'amore

Riassumendo e semplificando, potremmo dire che: Questa dinamica funziona per entrambi i sessi allo stesso modo.

La differenza è che i bisogni in una relazione esistono sempre (è impossibile non averne), mentre l'amore può esserci o meno, e con intensità variabile:
  • A volte l'amore cresce nel tempo, quando c'è notevole intesa e compatibilità.
  • A volte c'è un grande amore suscitato dall'innamoramento, che però si spegne quando scopriamo che l'altro non è come credevamo.
  • A volte l'amore sparisce del tutto e rimane solo il bisogno, per cui la coppia continua ma in modo conflittuale: è il tipico caso dei partner che si detestano ma continuano a restare insieme (perché la relazioni soddisfa comunque dei bisogni).

Perché crediamo che le donne siano migliori

Avendo mostrato ampiamente come l'opportunismo sia diffuso e "unisex", ci si può chiedere da dove viene la tendenza a ritenere invece le donne migliori in senso morale. Io vedo principalmente tre fattori.

Valori sociali

Come già accennato, la società valuta certi bisogni come più nobili od elevati di altri. Per esempio giudichiamo positivamente il matrimonio, o il procreare, o la fedeltà. In realtà questi non hanno realmente un valore morale assoluto (il matrimonio come lo intendiamo oggi è un'invenzione recente; la fedeltà non ci viene naturale), bensì vengono approvati perché vantaggiosi per la società (in una società sovrappopolata, la procreazione verrebbe osteggiata).

Romanticismo

Mentre per buona parte della storia dell'umanità la donna è stata considerata "inferiore" all'uomo, durante il periodo Romantico (XIX secolo) è avvenuto un ribaltamento: la figura femminile è stata elevata, idealizzata, vista in modo "angelico" e quasi disincarnata, in opposizione al maschio brutale e lascivo.
Questa corrente culturale, il cui influsso permane tutt'oggi (si pensi a quanto spesso usiamo l'aggettivo "romantico"), attribuisce quindi a priori al genere femminile qualità morali elevate (angelo), contrapposte al genere maschile che viene visto come moralmente dubbio o manchevole (demonio). Come ogni pretesa di superiorità o inferiorità di un genere sull'altro, è ovviamente irrealistica e illusoria: il sessismo è un pregiudizio equiparabile al razzismo.

Femminismo

Se il femminismo nella prima metà del XX secolo ha perseguito una parità di diritti tra i sessi, dagli anni '70 in poi ("terza ondata") è diventato - per molti versi - una forza sociale che persegue una sorta di "supremazia femminile": sostenendo sempre e soltanto i diritti femminili (e mai quelli maschili), ed anche promuovendo un'ideologia dove le donne sono sempre buone ed hanno ragione, mentre i maschi sono cattivi ed in torto (il movimento del #MeToo, ed il conseguente #BelieveAllWomen, è un esempio eclatante: le accuse di violenza sessuale vanno sempre credute, anche in assenza di prove, perché - secondo il femminismo - le donne non mentono mai (!) ).
Questo doppio standard ipocrita si può vedere anche nell'atteggiamento verso la sessualità promiscua tipico nei media:
  • Se un uomo vuole fare sesso senza impegno è un maiale immorale o, nel migliore dei casi, un bambinone da redimere.
  • Se lo vuole fare una donna, viene celebrata la sua libertà e il diritto a godersi il piacere.

Ovviamente la pressione culturale del femminismo moderno, che influenza gran parte dei media occidentali, ha alimentato questa visione distorta di un genere "virtuoso "e di un altro "vizioso". Ribaltando, ironicamente, quella che è stata per secoli la visione comune, ovvero che gli uomini fossero superiori, anche moralmente, alle donne.
Superfluo dire che trovo entrambe queste visioni pregiudizi privi di fondamento: il valore morale di una persona dipende dall'individuo, dai suoi valori e dalle sue azioni, non dai suoi geni né dai genitali che lo caratterizzano.

Anticipazione delle critiche

Mi aspetto che questo post solleverà l'avversione di quelli che non tollerano alcuna critica verso le donne, in accordo all'assioma femminista per cui "delle donne si può solo parlare bene". Questo sarebbe ironico perché la mia posizione qui è del tutto egalitaria (a partire dal titolo), ma - appunto - il femminismo moderno promuove la parità solo a parole. ;-P
Ciò mi ricorda il tema centrale del libro "La fattoria degli animali" di George Orwell (pagina Wikipedia), rappresentato dallo slogan "Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali di altri". Allo stesso modo, certe ideologie sostengono l'eguaglianza ma solo in teoria, mentre in realtà privilegiano un certo gruppo; e avversano ogni tentativo di metterle in discussione (atteggiamento tipico di qualsiasi autoritarismo).

"Una donna sincera è quella che non dice bugie inutili."
(Anatole France)

"Gli uomini mentirebbero molto meno se le donne non facessero tante domande."
(Coluche)

"Nessuna donna farebbe un matrimonio d'interesse: prima di sposare un miliardario, se ne innamora!"
(Cesare Pavese)


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