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Perché siamo circondati da bugie - e ci crediamo

Spesso osservo come siamo circondati da inganni e menzogne: la pubblicità, i media, i politici, le varie religioni, regole sociali senza senso, falsi amici e amanti inaffidabili, e tutti quelli che distorcono la realtà per "tirare l'acqua al proprio mulino"... In certi momenti potremmo pensare che il mondo sia pieno di bugiardi, e solo noi siamo sinceri.
Ma in realtà, in numerose occasioni siamo proprio noi a mentire per primi a noi stessi. Lo facciamo principalmente per evitare la paura e la sofferenza, e per la stessa ragione tendiamo a credere a molte delle falsità che ci circondano. Perché, se siamo onesti, dobbiamo ammettere che molte delle bugie intorno a noi sono abbastanza ovvie e riconoscibili: le promesse del politico, la pubblicità seducente, i miti che ci affascinano... il più delle volte, ci crediamo perché vogliamo crederci: perché credere a quelle falsità ci conforta e ci rassicura (e, quindi, attenua le nostre paure, e lenisce la nostra sofferenza):
  • Crediamo al politico perché vogliamo credere in un futuro migliore, speriamo che ci risolverà dei problemi, e sembra avere risposte mentre noi ci sentiamo pieni di dubbi.
  • Crediamo alla pubblicità nell'illusione di superare i nostri limiti, e la fatica del vivere quotidiano (l'auto che ci rende liberi, i cosmetici che vincono l'età e ci rendono affascinanti, l'abito o il profumo che ci rende desiderabili...)
  • Crediamo ai miti perché ci riparano dai dubbi e ci offrono delle sicurezze a cui appoggiarci - anche se sono illusorie -, ci offrono stabilità e certezze (l'amore eterno, la monogamia, il potere del denaro, il partito...)
Se fossimo davvero onesti con noi stessi, vedremmo facilmente attraverso questi "canti delle sirene", e riconosceremmo l'illusorietà delle loro promesse. Ma così facendo, perderemmo il potere consolatorio e rassicurante che ci offrono, ci ritroveremmo immersi nelle solite incertezze, dubbi, paure e confusione: ed è per quello che, il più delle volte, vogliamo crederci.

I miti che ci seducono

Alcuni esempi di miti a cui molti vogliono credere, a dispetto dell'assenza di prove, o dell'abbondanza di prove contrarie...
  • Il mito romantico: la relazione ideale, perfetta, di amore incondizionato ed eterno, in cui trovare tutto ciò che desideriamo.
  • Il mito della monogamia: che un partner possa essere tutto per noi, che l'innamoramento duri per sempre, che l'amore escluda il desiderio o l'interesse per altri, che la monogamia sia uno stato naturale...
    (solo il 3% dei mammiferi sono monogami, e nessuno dei primati sociali lo è).
  • I miti religiosi: l'esistenza di un dio amorevole che si occupa di noi, la sconfitta della morte, l'idea che la nostra fede ci rende superiori agli altri...
    (ovviamente non ci sono prove dell'esistenza o assenza di un dio; ma guardando come funziona il mondo, corrisponde ben poco alle promesse delle religioni).
  • Il mito del denaro: l'idea che il denaro ci renda felici, che la soddisfazione cresca di pari passo con la ricchezza (mentre può essere vero il contrario), che il successo ci renderà apprezzati e amati.

Le cinque ragioni per cui vogliamo credere alle bugie

Come mai siamo così inclini a ingannare noi stessi, oppure a credere in certe bugie? Accade perché vogliamo negare, respingere o esorcizzare cinque condizioni fondamentali della vita, in buona parte inevitabili, e l'angoscia che ci procurano:
  • Impermanenza
    Tutto cambia, me stesso incluso, e prima o poi tutto finisce, e ognuno muore.
  • Impotenza
    In molte situazioni non abbiamo alcun potere di cambiarle; siamo in balìa di forze a noi estranee, ed enormemente più grandi di noi.
  • Ininfluenza
    Abbiamo paura di essere insignificanti e sostituibili, di non fare alcuna differenza; di essere solo un anonimo granello di polvere nel deserto sconfinato.
  • Casualità o fato
    Vogliamo credere che c'è sempre un motivo dietro a quello che ci capita, perché così possiamo prevedere e influenzare gli eventi. Ma in realtà buona parte degli eventi sembra accadere per caso o per ragioni slegate da noi, il che significa essere in balìa di un fato indifferente, dove qualsiasi cosa potrebbe succederci in qualsiasi momento.
  • Ignoranza
    Siamo tutti ignoranti: le cose che sappiamo sono sempre meno di quelle che non sappiamo, o che avremmo bisogno di sapere. Da qui i continui dubbi, incertezze, ansie e paure per il futuro.

Impermanenza e Buddhismo

Il Buddhismo è una delle filosofie che meglio ha affrontato il tema dell'impermanenza e la sofferenza ad esso legata. Ci dice che l'impermanenza, il cambiamento, sono intrinsecamente parte della vita, quindi combatterli è futile: solo con l'accettazione possiamo trovare serenità.

Ininfluenza

Abbiamo tutti bisogno di sentirci unici, importanti, insostituibili: l'idea che un altro possa prendere il nostro posto (nelle relazioni, nel lavoro...), o che non facciamo alcuna differenza, ci ispira un terrore esistenziale e profondo. Ma in buona misura è proprio così: senza di noi il mondo andrebbe avanti come se nulla fosse (a parte i nostri cari, ovviamente), e se non ci fossimo noi a fare quello che facciamo, lo farebbe qualcun altro. La realtà è che siamo tutti sostituibili, e in gran parte incapaci di influire sullo scorrimento degli eventi; per la maggior parte di noi, lasciare un segno positivo nella vita di alcune persone è già una conquista.
La paura di essere ininfluente (o irrilevante) è collegata alla paura della morte: "Morirò e sarà come se non fossi mai esistito". Per questo ammiriamo e invidiamo i personaggi famosi o i geni: sappiamo che essi vengono ricordati anche dopo morti - ed è come se non fossero morti del tutto.

Ignoranza

La fondamentale ignoranza che affligge gli esseri umani è raramente ammessa, proprio perché è fonte di angoscia; ad essa preferiamo l'illusione di conoscere e controllare il mondo. Eppure questa vasta ignoranza è il nostro stato costante, per esempio:
  • Non conosciamo mai veramente gli altri; persino dopo una vita insieme, l'altro ci rimane per buona parte ignoto.
  • Peraltro, non conosciamo mai del tutto nemmeno noi stessi: la prevalenza dell'inconscio, la complessità del cervello, i lati oscuri che non vogliamo vedere, questo ed altro fa di ognuno un mistero vivente.
  • Quando c'è da prendere una decisione, non abbiamo mai tutte le informazioni a riguardo (e se cerchiamo di averle tutte rischiamo una "paralisi da analisi", o "paralysis by analysis"): quindi facciamo scelte approssimate, senza mai poter essere certi del risultato.
  • Il campo dello scibile umano cresce costantemente in ampiezza e complessità: nessuno può sapere tutto. Inoltre, l'avanzamento della tecnologia è tale per cui anche i migliori tendono a rimanere indietro.
  • Non abbiamo la possibilità di prevedere gli eventi, quindi siamo sempre soggetti all'incertezza su quello che potrà avvenire; come se camminassimo su una strada semibuia.
Certo, possiamo sempre imparare e scoprire, ma comunque non potremo mai conoscere tutto: il nostro tempo e le nostre capacità cognitive sono limitati. Inoltre, certe incognite dell'esistenza (le profondità dell'anima, i misteri dell'Universo, il futuro...) sono in gran parte insuperabili.

E' però importante sottolineare che l'ignoranza, fra le cinque condizioni sopra esposte, è quella che meglio possiamo attivamente contrastare: imparare continuamente, mantenere la mente aperta, mettersi in discussione, ci permettono di diminuire l'ampiezza di ciò che non comprendiamo.

Perché tutto questo ci atterrisce

Se consideriamo le paure sopra esposte, è facile intuire che generano un profondo disagio di fronte alla vita. E' in buona parte per questi motivi che vivere può essere un'esperienza così angosciante, ed è per le stesse ragioni che l'umanità ha da sempre cercato dei modi per attenuare questo disagio:
  • Per esempio, i miti e le religioni sono nati come risposta a un mondo inspiegabile e minaccioso, e tutt'ora svolgono compiti di sostegno e rassicurazione.
  • Oppure la ricerca di strumenti che ci fanno sentire più sicuri e meno alla mercé di forze estranee (il potere, il denaro, la bellezza).
  • O ancora l'uso di sostanze inebrianti (alcol, droghe), per ovviare al disagio e alla sofferenza che accompagnano le nostre vite.
Una delle bugie che ci hanno raccontato è che "la vita è meravigliosa". Ma la verità è che la vita può essere meravigliosa, ma molto spesso è invece incerta, dolorosa o terrificante. E le bugie che ci raccontiamo, ci aiutano ad andare avanti senza esserne sopraffatti.

Possiamo fare qualcosa?

Come già detto, quelle cinque condizioni sono parti inevitabili dell'esistenza. Lottare contro di esse è in genere futile (ignoranza a parte). Ma allora, cosa possiamo fare per esserne meno influenzati, e vivere più serenamente?
Due strumenti importanti sono l'accettazione, e l'onestà con se stessi.

Accettazione

Quando si parla di accettazione, molti si risentono perché la interpretano come passività, rassegnazione o vigliaccheria, ma l'accettazione è invece un'espressione di forza e saggezza. Come ben espresso nella "Preghiera della serenità", esistono due situazioni possibili:
  1. Quelle che possiamo cambiare: in queste ha senso impegnarsi per migliorarle.
  2. Quelle che non possiamo cambiare: qui lottare è vano, e sarebbe più saggio mettersi il cuore in pace.
La persona saggia non spreca le sue forze lottando contro i mulini a vento, ma le impiega per creare reale miglioramento: non si lamenta dove non serve, agisce dove è utile.
Nelle situazioni che non può cambiare, invece, la persona saggia le accoglie con grazia e stoica forza; consapevole che inveire e protestare non porta da nessuna parte.
Accettazione quindi non implica rassegnazione, ma l'intelligenza per distinguere dove applicare le proprie (limitate) energie.

Onestà con se stessi

Se da una parte certe bugie possono aiutarci a vivere più serenamente, dall'altra illuderci eccessivamente porta spesso a gravi errori o delusioni. Per vivere in modo efficace, dobbiamo confrontarci con la realtà: solo basandoci su ciò che è vero, possiamo agire in modo funzionale; solo riconoscendo i nostri limiti, possiamo provare a superarli.
Quindi, è importante essere onesti con se stessi, non farci abbindolare dalle illusioni più seducenti e ingannevoli, e riconoscere le verità importanti anche quando sono scomode. Riconoscendo ciò che è vero, saremo meglio equipaggiati per affrontare le situazioni, ed eviteremo di crollare quando verremo delusi. Viceversa, se voglio credere che tutto andrà bene, quando le cose andranno male sentirò il mondo che mi crolla intorno... perché avrò costruito il mio mondo sulle illusioni.


"La nostra mente è così abile a raccontarsi le bugie da credere che siano la verità."
(Ronald Laing)

"Dubitare è doloroso."
(Eduardo Giannetti, in "Le bugie con cui viviamo")

"Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità."
(Joseph Goebbels)


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2 commenti:

  1. Mi ha molto colpito il tema dell'accettazione e dunque della "stoica rassegnazione". Lo stoicismo nasce in età ellenistica, ossia nell' epoca in cui la libertà delle piccole poleis e delle loro istituzioni democratiche era terminato; non c'era altro da fare che accettare la monarchia del regno di Macedonia. Non a caso che anche a Roma, lo stoicismo prese piede, ma solo in età Imperiale (es. Seneca) ossia quando il singolo uomo non poteva influire sulla politica e le cose. A mio modesto avviso, se tutti accettassimo i diktat delle Super istituzioni, banche e governi fantoccio, non faremmo altro che essere burattini senz'anima diretti da questi.
    Ultima cosa che esula il tema dell'accettazione: voi avete attinto, tra i tanti studi, anche dalle opere di Rollo Tomassi? Grazie

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    Risposte
    1. Lo stoicismo di cui parlo non è inteso in senso politico-sociale, quanto come scelta personale, stile di vita. Posso scegliere di vivere in modo stoico a prescindere dalla cultura del mio ambiente, perché funziona per me. It's my life.

      Quanto a Rollo Tomassi, seguo il suo blog "The Rational Male" e trovo le sue analisi interessanti, in genere. Però a volte mi pare troppo cerebrale, e/o così preso dalla sua ideologia da perdere di vista la complessità degli esseri umani (uno dei limiti della Red Pill estremista - o di qualsiasi estremismo). P.es. la convinzione che tutte le donne si comportino allo stesso modo.

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