Barra di navigazione


Parla con me

Se vuoi approfondire questi argomenti o esplorare i tuoi problemi, puoi chiedermi un colloquio.

La normalità non esiste (nessuno è normale)

Molte persone temono di non essere "normali", o si interrogano sulla propria "normalità", o ancora vengono criticate perché non rientrano in quello che altri ritengono sia il comportamento "giusto". Alcuni non riescono ad accettare se stessi, o parti di sé, perché troppo diversi da quello che viene considerato "normale". Tutto questo causa una significativa quantità di ansia, disagio e sofferenza.

Ma cosa vuol dire "normalità"? Ci sono due possibili interpretazioni:
  1. Ciò che definiamo "normale", spesso non è altro che una "media statistica", ovvero il caso più comune e frequente - ma questo non implica che sia quello migliore né il più morale.
  2. "Normale" deriva da "norma", ovvero regola. Quindi si può dire "normale" ciò che si conforma alle regole della società in cui viviamo.

La normalità cambia sempre

Il problema è che entrambi questi parametri cambiano: ciò che viene considerato normale cambia con i luoghi, le culture, le epoche; quindi non è mai un valore assoluto, bensì relativo e fluido. Come esempi bastino lo schiavismo, la lapidazione o il genocidio, pratiche considerate normali per secoli, ma che oggi riteniamo inaccettabili.
Quindi, la cosiddetta normalità è una serie di "standard immaginari" e arbitrari, soggetti a una serie di fattori in continua evoluzione. Questi standard dipendono anche dalle prospettive individuali soggettive: non troverete mai due persone per cui "normale" definisca esattamente le stesse cose. Questo perché tutto è relativo, quindi non esistono opinioni giuste in assoluto - e ritenere tali le proprie porta solo a conflitti (pensiamo ai fanatici o ai terroristi, che non tollerano posizioni opposte alle proprie).
Lo stesso vale per i presunti modelli di "vero" ("vero uomo", "vera donna", "vero amore", "vera famiglia"...): anche questi sono standard illusori, perché ci sono sempre molteplici modi di essere, più o meno validi per ciascuno (e mai nessuno è valido per tutti).

Essere strani è la normalità

Quello che consideriamo normale, molto spesso non corrisponde affatto alla realtà che ci circonda; molti comportamenti che ci appaiono come discutibili o anomali, sono in effetti molto diffusi e comuni:
  • Non ti piace il tuo aspetto
  • Temi di aver sposato la persona sbagliata
  • Pensi ad un'altra persona mentre fai sesso col tuo partner
  • Diventi invidioso per il successo di un amico
  • Ti viene da piangere o da infuriarti quando vieni criticato
  • Sei a disagio quando devi parlare con un estraneo
  • Sei impacciato quando parli con qualcuno di importante
  • Parlare in pubblico ti spaventa
  • Temi di essere molto meno capace di quanto sembri, e che gli altri lo scoprano
  • Provi desiderio per membri della tua famiglia
  • Ti senti attratto da personaggi famosi
  • Ti masturbi spesso
  • Inciampi mentre cammini, o sbatti contro i mobili
  • La possibilità di scoreggiare in pubblico ti terrorizza
  • Non sopporti che altri possano vederti nudo
  • Pensi ancora a una relazione conclusa anni fa
Se ti ritrovi in alcune o in molte voci di questa lista, rilassati: vuol dire che sei molto normale - e in buona compagnia. :-)
Sovente, ciò che viene considerato normale dalla società, è piuttosto qualcosa di ideale e vicino alla perfezione: è quello che dovremmo - o vorremmo - essere, invece di quello che siamo realmente. Non c'è quindi da stupirsi se una gran quantità di persone si sente sbagliata, o non all'altezza. Ma invece di farci condizionare continuamente da questi modelli irreali e irraggiungibili, sarebbe più sano ammettere che siamo tutti un po' matti, strambetti e contorti.

Siamo tutti diversi

La normalità non esiste anche perché siamo tutti diversi, e questo è il motivo per cui, nelle coppie e fuori, passiamo buona parte del tempo in discussioni e battibecchi. Questo smentisce già alla base l'idea che ci siano modi di essere normali che siano validi per chiunque; in realtà, ogni individuo è unico, ha gusti e inclinazioni particolari, e nessuno corrisponde in concreto ai criteri di normalità diffusi.
Per questo Oscar Wilde ha scritto che "Visto da vicino, nessuno è normale": quando conosciamo davvero qualcuno nella sua unicità, scopriamo una serie di aspetti che si discostano dall'idea di normalità - e questo vale per tutti. Le persone normali lo sembrano solo perché le vediamo da fuori, da lontano, o sono nascoste dietro maschere; chi sembra normale, di solito recita una parte perché teme di mostrare la sua "stranezza".

Chi ha bisogno della normalità?

Chi ha molto a cuore la normalità, sia nella sua ricerca di esserlo, sia nel tentativo di imporla agli altri, è probabilmente una persona spaventata, ferita, che si è sentita poco amata. Che esorcizza le sue paure e fragilità attaccandosi a un'idea immaginaria, nella speranza che se tutto intorno fosse "normale", allora si sentirebbe sicura e in pace. Spesso costoro sono persone in conflitto con se stesse, che
faticano ad accettarsi e ad amarsi per come sono.

Perché vogliamo sentirci normali

Ma se il concetto di normalità è così limitante e privo di senso, perché influenza così tanto le nostre vite? Almeno per due ragioni fondamentali:
  • Abbiamo tutti bisogno dell'accettazione e approvazione altrui.
    Al punto che molti danno più importanza all'opinione altrui, che a ciò che davvero è importante per loro; per queste persone, uscire dalla norma appare inaccettabile.
  • Abbiamo tutti paura - in varia misura - di essere giudicati e rifiutati.
    E non è solo conformismo, ma un potente impulso evolutivo: per gran parte della storia umana, essere respinti dal gruppo voleva dire ritrovarsi da soli a fronteggiare un mondo ostile, e morte quasi certa.


Temi su cui la normalità può farci del male

Di seguito esploro una serie di temi su cui l'idea di normalità pesa fortemente, ma che in realtà vengono vissuti da ciascuna persona in modi alquanto diversi.

Sessualità, desideri e fantasie

Partiamo da un'area dove la normalità è stata (e per molti versi è ancora) fortemente imposta e disciplinata. Un'area dove il concetto stesso di "normale" suona particolarmente privo di senso, vista l'enorme varietà di desideri e preferenze (dire che c'è "un modo di fare sesso normale" è come dire che c'è un colore normale, o un gusto di gelato normale). Peraltro, c'è da chiedersi per quale ragione la sessualità dovrebbe riguardare la società, invece che solo le persone coinvolte (almeno finché nessuno viene obbligato o leso).

Il concetto di normalità nel sesso è stato utilizzato in passato in modi francamente ridicoli:
  • Le numerose "crociate" contro la masturbazione.
  • La secolare condanna della Chiesa cattolica verso il sesso che non fosse per procreare.
  • Definire il sesso orale come immorale.
  • Considerare il sesso anale come illegale (ancora in effetti fino al 2003 in parte degli USA).
  • Il principio (nato nel XVIII secolo e trascinatosi fino al XX) per cui le donne sono creature "pure" e senza desideri sessuali.
Dopo secoli di queste scempiaggini, ogni tentativo di "normalizzare" la sessualità dovrebbe apparire come imbarazzante e insensato (nonché far dubitare sull'equilibrio mentale di chi ne sente la necessità).

A causa di tutta questa censura e repressione, sono molte le persone che non riescono a vivere la propria sessualità in modo sereno, positivo ed autentico. Se pensate che i vostri desideri o fantasie siano "strani" o "perversi", voglio rassicurarvi: quasi sicuramente non lo sono, e certamente non siete gli unici ad averli. Per ogni bizzarra pratica sessuale che possa venirvi in mente, state certi che c'è qualcuno - o molti - che la praticano con soddisfazione. Solo per citare alcune categorie, più diffuse di quanto si pensi:
  • Dominazione e sottomissione
  • Rapporti con due o più partner
  • Sadismo e masochismo
  • Esibizionismo
  • Sesso selvaggio e brutale
  • Venire legati e obbligati (con il proprio consenso)
Tutte queste pratiche contano centinaia di migliaia, se non milioni, di appassionati (uomini e donne). E se sono così tanti, come si può parlare di "anomalie"? La verità è che gli esseri umani sono creature fortemente sessuate e variegate (a dispetto dei tentativi secolari di negarlo). Nella sessualità, ancor più che in altri aspetti della vita, non esiste la normalità: i possibili gusti e inclinazioni sono praticamente infiniti, e quello che per alcuni è inconcepibile, per altri è delizioso.

Ma allora, ci si può chiedere, dov'è il confine? E' tutto legittimo? Ovviamente no: esistono limiti che vanno rispettati. La comunità BDSM ha approfondito le tematiche etiche (specialmente il consenso), producendo linee guida come lo SSC (Safe, sane and consensual) o il RACK (Risk-aware consensual kink). Uno dei concetti più semplici e diffusi tra chi vive la sessualità in modi non tradizionali, è questo: ogni pratica sessuale è ok, a condizione che sia fra adulti consenzienti.

Orientamenti sessuali, omosessualità

Anche qui vige una forte pressione normativa, che spinge ogni individuo a identificarsi col proprio sesso biologico, e considera accettabili solo le unioni fra un uomo e una donna. Tutte le altre identità (transgender, intersex, travestiti) e inclinazioni (gay, lesbiche, bisessuali, pansessuali, asessuali) vengono ignorate, svalutate o negate.
Ma chi sostiene che queste siano le uniche forme accettabili, sembra dimenticare che in altre epoche e culture ciò che oggi viene definito "innaturale" era comune e accettato: per esempio, tra gli antichi greci e romani i rapporti omosessuali erano considerati normali. Tra l'altro l'uso del termine "innaturale" è fuori luogo, visto che comportamenti omosessuali sono comuni tra gli animali - quindi in natura (sono stati osservati in oltre 1500 specie).

La normalità viene forzata anche su chi non prova desiderio sessuale (asessuale), o chi ha bassi livelli di libido. Anche queste persone vengono solitamente giudicate e criticate, perché fuoriescono dagli schemi comuni; specialmente i maschi, su cui pesa il luogo comune per cui un "vero maschio" ha sempre voglia di sesso. Invece anche queste sono manifestazioni della varietà umana, e come tali degne di rispetto.

Insomma, sia che ti piacciano le donne, gli uomini, entrambi, o qualsiasi combinazione, non c'è nulla che non va in te. Ama chi ti piace, e siate felici.

Unione romantica

Per molte persone la normalità in ambito sentimentale è il modello romantico dell'amore eterno con un solo partner che soddisfa tutti i nostri bisogni. Peccato che questo modello sia alquanto irrealistico e, peraltro, anche piuttosto recente (nasce circa 250 anni fa); una Utopia romantica che ben pochi riescono a realizzare (e comunque mai nel modo idealizzato che i media ci propongono).
E' una specie di "bugia mediatica", con cui veniamo spinti (specialmente le donne) a cercare la piena realizzazione della propria vita nella coppia - ma è un'illusione:
  • sia perché quel livello di appagamento estatico è una chimera (se non per un breve periodo iniziale);
  • sia perché nessuna relazione - nemmeno la migliore - può riempire una esistenza intera (ci sono molte altre parti di noi che necessitano altri tipi di nutrimento).
E' una bugia come peraltro tante altre falsità sull'amore a cui molti credono.

Il problema di crederci è che se non riusciamo a realizzare questa utopia, non solo ci sentiamo fortemente delusi e frustrati (perché, appunto, crediamo che sia normale arrivarci), ma tendiamo anche a sentirci sbagliati, incapaci, come se ci fosse in noi qualcosa che non va. Molti uomini e donne, ancora giovani, nel realizzare che le loro relazioni sono ben al di sotto del mito romantico che ritengono normale, le vedono come un fallimento e ne traggono la convinzione di non valere abbastanza.
Invece, quel che è veramente normale (perché accade praticamente a tutti) è vivere relazioni almeno in parte insoddisfacenti, incomplete, conflittuali, difficoltose; in una parola "relative" invece che assolute e ideali. Uomini e donne non sembrano fatti per vivere insieme a lungo e felicemente; quei pochi che ci riescono, è perché hanno una insolita maturità emotiva, una elevata compatibilità, una grande accettazione delle reciproche differenze, e - non ultima - un pizzico di fortuna: sarebbe saggio riconoscere che questo livello di relazione è più l'eccezione che la norma.

Essere single, in coppia o sposati

Il modello relazionale normale dice che tutti vogliamo (o dobbiamo) essere in coppia, e che le persone mature si sposano (e mettono su famiglia). Ma questa convinzione porta a giudicare le persone sole (che sia per scelta o per loro difficoltà) come inferiori o difettose; e le coppie che non intendono sposarsi come incomplete o manchevoli. Pensiamo ai giudizi sulle zitelle, o alle posizioni pubbliche importanti che quasi mai vengono affidate a persone non sposate.

Il desiderio di essere in coppia è umanissimo; ma degna del medesimo rispetto è anche la scelta di stare da soli (perché si sta bene con se stessi, per seguire un proprio percorso, per evitare la frustrazione di una coppia insoddisfacente); oppure la condizione di chi desidera una relazione ma non riesce a crearla (una sofferenza che dovrebbe ispirare compassione, non giudizio).
Così come degna di rispetto è la scelta di non sposarsi (perché non ci si sente pronti, perché non si crede nell'istituzione, perché i sentimenti cambiano...). Invece è alquanto penoso (oltre che frustrante) quando parenti e amici lanciano continui giudizi e pressioni su qualcuno (specialmente donna) che non si è ancora "sistemato"... e magari non ne ha nessun desiderio.

Famiglia e figli

Non tutti ambiscono a formare una famiglia, e non tutti desiderano avere dei figli. Invece la normalità dice che chi non vuole farsi una famiglia ha qualcosa che non va, e chi non desidera dei figli è un egoista o peggio. Ma poiché siamo tutti diversi, non tutti siamo fatti per la vita familiare (oppure potremmo non essere ancora a quel punto). Idem per i figli, che sono un impegno importante da non prendere mai alla leggera (e l'egoismo, semmai, sarebbe quello di procreare figli non pienamente voluti).
Come per altri aspetti dell'animo umano, anche famiglia e figli sono decisioni personalissime; per cui non devono mai diventare scelte forzate, dettate dall'opinione comune. Non è un caso che, con l'avanzare dell'eguaglianza fra i sessi e la disponibilità di contraccettivi efficaci, la natalità si sia ridotta praticamente in tutto il mondo: è un segno che le persone non sempre vogliono dei figli - ma quando li fanno, ora tendono a farli per scelta.

Non solo monogamia

Nelle relazioni sentimentali, la normalità è la coppia monogamica chiusa - che viene propagandata come naturale e tradizionale (oltre che l'unica giusta e morale). Questo modello va benissimo per quelli che vi si ritrovano felicemente, ma prescriverla come l'unico giusto non ha senso per una serie di ragioni: Per queste ed altre ragioni, la normalità di coppia (con i suoi limiti) non va presa come inevitabile, ma solo come una fra diverse possibilità; a ciascuno scegliere il modello più adatto a lui, quello che corrisponde al suo modo di relazionarsi.

Inoltre, consideriamo quando una relazione o matrimonio si interrompe, fallisce o incontra gravi problemi: di solito tendiamo a cercare un colpevole (noi stessi e/o il partner) e a sentirci incapaci. Fatto salvo che un esame di coscienza è necessario (potremmo avere delle responsabilità a riguardo), può anche essere che il grosso del problema stia nei limiti del modello normale; a cui magari abbiamo aderito passivamente, ma che si rivela inadatto al nostro modo di essere.
O, ancora, i partner potrebbero essere cambiati nel corso del tempo: e allora bisogna aggiornare i propri obiettivi e priorità, e magari scegliere nuove direzioni. Tutto scorre.

Tutto questo per dire che la normalità monogamica non va data per scontata, ma va messo in discussione se è adatta a noi, o se magari altri modelli alternativi di relazione ci offrono risposte più costruttive e appaganti. Amare è un'esperienza straordinaria, ma amare secondo regole inadatte a noi può trasformarla in un incubo.
Lo psicoanalista Luigi Turinese ha scritto un valido articolo ("Le nuove relazioni") che esamina i cambiamenti intervenuti nelle modalità di coppia, ed esplora le ragioni della diffusione di modalità alternative a quelle convenzionali.

Status, posizione economica e lavorativa

In quest'area il modello normale dice che dovremmo avere un lavoro stabile, ben remunerato, possibilmente prestigioso e che susciti l'ammirazione (nonché l'invidia) altrui. Questo modello implica anche (specialmente per gli uomini) che lo status lavorativo ed economico determina il tuo valore come persona, ed è per questo che molte persone dedicano gran parte della loro vita a raggiungere quello status - spesso a scapito di altre aree come le relazioni, la famiglia, i sogni personali.
A molti questo appare del tutto ragionevole... peccato che, giunti in punto di morte, nessuno dica "Avrei voluto passare più ore in ufficio", e si rimpiangano invece ben altre attività. Questo modello ignora tutte le persone che:
  • prediligono gli affetti o il proprio sviluppo personale alla carriera;
  • danno poca importanza ai beni materiali;
  • amano provare esperienze lavorative diverse;
  • trovano in attività diverse dal lavoro le loro motivazioni primarie.

Di nuovo, chi non aderisce alla normalità in questo campo può sentirsi inadeguato o di scarso valore agli occhi della società. Ricordiamoci che non si può piacere a tutti; e che non è saggio lasciare che sia l'opinione altrui (o le regole comuni) a definire il nostro valore. Possiamo essere persone meravigliose anche con un lavoro umile o senza soldi in tasca. Non sta agli altri definire chi sei o quanto vali, questo lo puoi decidere solo tu.

Bellezza, aspetto fisico

Uno dei criteri di normalità più pervasivi e opprimenti è quello di bellezza. L'aspetto forse più distruttivo è l'ossessione per la magrezza - ossessione abilmente alimentata da pubblicità e media. Forse influenzati dalla "normalità estetica" che i media ci propongono continuamente (cosa c'è di normale in una supermodella abbondantemente ritoccata, o in un giovanotto statuario e palestrato?), sono sempre di più le persone che vogliono modificare il proprio corpo: lifting, liposuzione, ingrandimento dei seni (anche in adolescenti), rimozione dei peli, persino rimodellamento dei genitali. Senza contare l'ambizione di rimanere sempre giovani.
Come in altri casi, tutti questi modelli che tendiamo a rincorrere sono essenzialmente degli "standard immaginari": le persone realmente normali non hanno quell'aspetto da statua greca. Peraltro, non è necessario averlo per piacere ed essere amati (come molti temono): ognuno ha gusti diversi, quindi non esiste un unico modello omologato di bellezza (anche se cercano di farcelo credere). Per esempio:
  • Ad alcuni uomini piacciono le donne minute, ad altri quelle in carne (nonostante il modello di magrezza sbandierata ovunque, in realtà gran parte degli uomini ama le donne prosperose e le curve; non va dimenticato che per tutta la storia umana, tranne gli ultimi 50 anni, il modello di bellezza femminile ideale è sempre stato curvilineo).
  • Certe donne preferiscono gli uomini robusti e muscolosi, altre quelli con un fisico più longilineo.
  • C'è chi preferisce i biondi, e chi i bruni.
  • Alcune donne sono attratte dagli uomini glabri, altre da quelli pelosi.
Senza contare che l'attrazione nasce da molteplici fattori, e il fisico conta solo in parte. Certo tutti apprezziamo la bellezza, ma una persona sana non desidera solo attori o le modelle (e chi vuole solo quelli, proprio sano magari non è).

Molti uomini, e la maggior parte delle donne, si dichiarano insoddisfatti del proprio aspetto fisico. Ma se quasi tutti si vedono come sbagliati, non è il loro aspetto (la realtà) il problema, ma l'idea di normalità (l'ideale) con cui si paragonano. Anche in questo settore, bisogna liberarsi dalla falsa idea di normalità che ci viene proposta, e rendersi conto che siamo normali come siamo, con i nostri difetti e imperfezioni. E che rincorrere una bellezza ideale e irraggiungibile non ci renderà più affascinanti, ma solo più frustrati.

Vivere senza normalità

Poiché siamo tutti diversi (ancorché simili nel nostro essere tutti umani), e poiché ognuno trova la felicità in un suo modo particolare (invece che seguendo modi standard e universali), l'idea di normalità - e che tutti dovrebbero aderirvi - è profondamente lesiva della dignità umana e del benessere individuale. E' una forma di "dittatura psicologica" (non dimentichiamo che la normalità è anche un mezzo che la società usa per farci pressione e manipolarci).
Ovviamente regole sociali comuni e modelli di riferimento sono necessari, ma questi non dovrebbero mai diventare schemi rigidi e imposti forzosamente (tranne, ovviamente, nei casi di comportamenti pericolosi o lesivi delle libertà altrui). Le regole sociali non dovrebbero riguardare i gusti e le preferenze personali, su cui dovrebbe esserci totale libertà.

Per chi si preoccupa che la normalità sia necessaria al buon funzionamento della società, o che teme per la perdita di valori, rammento che le regole e i valori sono sempre cambiati nella storia umana. Nonostante ciò la nostra specie non si è estinta, anzi ha prosperato, ed ha raggiunto condizioni sempre migliori che in passato (chi mai vorrebbe tornare ai tempi dei faraoni, o dei servi della gleba, o dell'inquisizione?).

Concludendo, occorre rendersi conto che perseguire la normalità conduce ad una grigia monotonia di piatta mediocrità. Anche per i credenti, è facile notare come Dio ami la diversità: basta osservare le infinite specie di piante e animali, o come ogni essere umano ha volto, occhi e impronte digitali uniche al mondo.
Insomma, la normalità non esiste realmente, e vivremmo tutti meglio senza.


Sul tema della (presunta) normalità, e su come invece sia importante vivere positivamente la propria soggettività, ho trovato interessante questa intervista allo psicoterapeuta Enrico Maria Secci.

Se avete un tema significativo su cui trovate che la pretesa di normalità produca effetti nocivi, potete proporlo nei commenti; vedrò se mi è possibile aggiungerlo al post.

"Visto da vicino, nessuno è normale."
(Oscar Wilde)

"Le uniche persone normali sono quelle che non conosci molto bene."
(Alfred Adler)

"Nessuno si rende conto che alcune persone spendono quantità incredibili d'energia solo per essere normali."
(Albert Camus)


Articoli correlati

Altri post con argomenti collegati (descrizione: fermate il puntatore sul link)

Parla con me

Se gli argomenti di questo post ti toccano da vicino e vorresti discuterne, approfondire, o rivolgermi delle domande; oppure se senti il bisogno di parlare dei tuoi problemi, puoi chiedermi un colloquio.

23 commenti:

  1. complimenti per il nuovo articolo, sempre molto interessante.
    Non so perchè mi ha fatto tornare alla mente il libro " L'avversario " di Emmanuelle Carrere, letto parecchi anni fa. E' la storia vera di un uomo, Jean-Claude Romand, che nei primi anni 90 ha sterminato l'intera famiglia perchè stava per venire fuori che per vent'anni aveva mentito a tutti, dicendo di essere un medico affermato e di successo, mentre in realtà passava la giornata ad ammazzare il tempo per i boschi in attesa di rientrare a casa la sera. Piuttosto che sopportare lo sguardo dei suoi familiari, alla scoperta della menzogna, ha preferito ucciderli. Certo, Jean-Claude Romand è un individuo fortemente disturbato ed è responsabile in prima persona di delitti tremendi, ragione per cui sta scontando un ergastolo. Ma lo potremmo vedere anche lui come una vittima della "dittatura psicologica" della normalità ?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. > potremmo vedere anche lui come una vittima della "dittatura psicologica" della normalità?
      In un certo senso sì. Ma forse più ancora, del potere schiacciante delle aspettative: quando il mondo (in senso ampio, o quello intorno a noi), si aspetta fortemente qualcosa da noi, può diventare difficile - per alcuni impossibile - sottrarsi a quella pressione.
      E in fondo la normalità non è altro che un'aspettativa che ci viene spesso imposta.

      Il tutto è fortemente collegato all'identità, specialmente per quelli che "Io sono quello che gli altri pensano di me"; in questi casi, deludere le aspettative altrui può essere visto come fatale (in senso figurato e, come riporti tu, anche letterale).

      Elimina
  2. Articolo davvero molto interessante, però sul fatto di aver bisogno di essere accettati dagli altri e dell'approvazione altrui non mi trovo d'accordissimo. Mi spiego, io in passato ho avuto questo bisogno innato. Adesso come adesso, non è più cosi, anzi, riesco a fregarmene e non capisco se è perchè ho imparato a gestire questo bisogno oppure è perchè non sento la necessaria approvazione degli altri. La gratificazione è sempre ben accetta, perchè chi disdegna i complimenti? Però non so, non riesco a farmi sopraffare dai giudizi altrui, li valuto ma fino a un certo punto, alla fine io cerco di vivere la mia vita come meglio credo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. > sul fatto di aver bisogno dell'approvazione altrui non mi trovo d'accordissimo
      Ovviamente dipende dalla persona: c'è chi è totalmente dipendente dall'approvazione altrui, chi ne ha abbastanza bisogno (la maggior parte), ed alcuni che hanno imparato a dargli poca importanza.
      In genere, maggiore è la propria autostima, meno si ha bisogno dell'approvazione degli altri. Forse tu hai aumentato la tua autostima, e di conseguenza ora dipendi meno dall'approvazione. Buon per te :-)

      Elimina
    2. Volevo farle un'altra domanda: cosa significa pansessuale?

      Elimina
    3. "Pansessuale" è chi può sentire attrazione per chiunque, a prescindere dal loro sesso biologico o identità di genere.
      In pratica, mentre i più sono attratti da persone del sesso opposto (maschi <-> femmine), e gli omosessuali dal proprio sesso, una persona pansessuale può sentirsi attratta da qualsiasi persona, sia maschio o femmina, etero o gay o trans o qualsiasi altro orientamento.

      Anche se possono sembrare anomale, queste scelte relazionali mostrano come la sessualità e i sentimenti non siano realmente divisibili in modi "binari" (es. maschio/femmina, etero/gay), ma possano piuttosto avvenire con una grande varietà di sfumature. In altre parole, le divisioni binarie sono un costrutto culturale, non naturale.

      Elimina
    4. Non mi è mai capitato di vedere persone pansessuali, a meno che ce ne siano pochi, però è davvero incredibile come il genere umano è variegato. La ringrazio dell'informazione. Aggiungo anche che, se avesse pubblicato prima un articolo del genere e soprattutto ci fossero tante persone a leggerlo, sicuramente il modo di vedere le cose e la nostra mentalità migliorerebbero, davvero, se le avessi lette prima sarei cambiato ancor prima, però è anche vero che non si smette mai di imparare e meglio tardi che mai.

      Elimina
    5. > sicuramente il modo di vedere le cose e la nostra mentalità migliorerebbero
      Magari bastasse un post su un blog... :-)
      Ma sicuramente la mentalità migliora anche grazie a persone come lei, aperte ad imparare e crescere.

      Elimina
  3. io noto, nella maggior parte delle persone, sempre più potente e invadente questo bisogno di rientrare in uno standard predefinito dalla società. rimango delusa da come si perda facilmente personalità, da come si cerchi anche di allontanare da se stessi la persona non "industriale-confezionata"(credo questo succeda per paura di dover ammettere di essere manipolati da uno status impostato e di essere poi in perdita sicura mettendosi in paragone al "tipo stano"), e da come è semplice che si comunichi spesso di stessi argomenti con domande e risposte banali perchè diventanto anch'esse parte dello schema risultano prevedibili. guardando da una prospettiva positiva posso dire invece che, anche sia effettivamente più difficile vederle, ci si sente felicissimi quando si ha la possibilità di incrociare nella nostra vita persone non omologate... e le si stima il doppio!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. > "sempre più potente e invadente questo bisogno di rientrare in uno standard"
      In realtà è vero il contrario: in generale, l'Occidente si muove verso un crescente individualismo, e la spinta a conformarsi diminuisce (era certo più forte in epoca vittoriana, nell'Italia fascista o anche solo negli anni '50).
      Magari a te sembra crescente, perché sei tu che ora lo noti più che in passato :-)

      Poi ogni individuo fa caso a sé, e molte persone (p.es. quelle più deboli o mediocri) hanno il bisogno di "far parte del gregge", che dà loro sicurezza e identità (vedi il tifoso che si identifica con la tifoseria o la squadra, che manca di un "io" solido e quindi cerca un "noi").
      Anche se la società si evolve, molte persone restano spesso poco evolute, "primitive".

      Chi comunica in modo banale, tramite luoghi comuni o stereotipi, magari lo fa perché insicuro, e quindi teme di esporre la sua vera opinione; oppure non ha davvero una "mente pensante", e quindi può solo ripetere ciò che sente altrove.
      Per fortuna, come concludi tu, a volte si incontrano persone che ragionano con la propria testa... ed è sempre un piacere :-)

      Elimina
  4. Non vorrei adesso criticare senza alcuna ragione, perché credo che il contenuto qui sia interessante, ma partendo dal titolo noto un errore: "la normalità non esiste (nessuno è normale)"... Come può non esistere un qualcosa riferito ad un concetto esprimibile? Anche se persino ciò che è dovuto alla propria fantasia esiste nell'immaginario, nel dire nessuno è normale, per come lo percepisco io, c'è un errore... Nessuno, semplicemente, è non associabile ad una forma, in inglese si dice "nobody", perché non ha corpo. Quindi la frase per esteso è senza un significato concreto... < un essere senza corpo è normale > Senza spiegare cosa significa normale... Un essere senza corpo può quindi essere normale? Credo che per quanto ci riguardi la normalità esiste solo per chi la vuole... io direi che la normalità possa anche essere una virtù... Sbaglio?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. > in inglese si dice "nobody", perché non ha corpo
      Non prenda l'inglese troppo alla lettera.
      "Nobody" indica un'assenza di persona/e, non un'assenza di corpo fisico: "Nobody is perfect" si traduce "Nessuno è perfetto" (ovvero, non esiste alcuno che lo sia), non "Senza corpo sei perfetto!" ;-)

      Allo stesso modo, il mio titolo vuol dire "Non esiste alcuno che sia normale": cioè la "normalità" è un concetto arbitrario e soggettivo, che non corrisponde alla realtà concreta.

      > Senza spiegare cosa significa normale
      Lo spiego all'inizio del post.

      > io direi che la normalità possa anche essere una virtù
      La normalità ha il significato che ciascuno gli dà: se sentirsi normale la fa sentire bene, faccia pure :-)

      Ma attenzione ad usare la "normalità" per dividere l'umanità in "buoni" e "cattivi": da quello a crimini e dittature, il passo è breve.

      Elimina
    2. Ecco un gioco di parole di una banalità assurda:
      Se nessuno occupasse un ruolo in società, chi lo occuperebbe al posto di nessuno?

      Elimina
  5. Ritengo che tutti questi articoli abbiano seri problemi di carattere epistemologico,siano privi di fondatezza e autorevolezza scientifica e potrei dimostrarlo attraverso una semplice analisi di carattere logico ,avvalendomi pero`del metodo SCIENTIFICO. Le tesi ivi riportate altro non sono che il frutto di una personalissima visione del mondo che ha l'autore e sovente non bastano i riferimenti bibliografici o una frase estrapolata da un opera di inestimabile valore,per conferire validità a ciò che si dice. Spero solo che gente ,che sta attraversando periodi di fragilità psicologica ,non si imbatta in questo sito che è privo di qualsiasi attendibilità scientifica e terapeutica. Con la psiche della gente non si gioca !
    E non mi censuri !
    Se nessuno è normale secondo le sue teorie ,allora devo concludere che lei non lo è affatto!
    Per correttezza etica e deontologica dica che non è un medico e che non ha nessun titolo,né competenza per elargire consigli a questo livello!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non capisco l'animosità che pervade il suo commento.
      Qui non vendo nulla, e dico sovente di non credermi sulla parola, ma di verificare personalmente le idee che propongo. Non faccio di certo il profeta, né ho mai scritto di essere medico o simile.

      Quanto all'essere normale, non lo sono io come nessun altro. Ma se lei tiene a vedersi tale, non ho nulla in contrario :-)

      Infine, non vedo perché dovrei censurarla: lei ha diritto alla sua opinione, come io ho diritto a dire la mia.
      Anzi, se lei ha un sito dove propone delle informazioni più valide delle mie, la invito a pubblicarne qui l'indirizzo.

      Elimina
    2. Guardi sg. Valter, lo lasci perdere, tutti siamo capaci di affermare che uno scriva eresie senza argomentare le proprie tesi, ma ergersi a pseudo-scienziati o psicologi.

      Non voglio affermare con ciò, che qualsiasi cosa che lei dica sia oro, ma reputo, ad esempio, questa tematica sulla normalità, spiegata nella maniera più esaustiva e, soprattutto, sfaccettata, proprio per poter spiegare che la normalità è solo frutto di condizionamenti e non di realtà che avvengono a caso.

      Elimina
    3. Caro Anonimo, chissà perché non ti sei firmato.
      Io credo che tu sia la classica persona con la mente omologata. L'autore, se non erro, ha spesso scritto di non essere un medico psichiatra.
      In quanto al voler dissuadere chi sta attraversando un periodo buio dal leggere questo articolo, devo confessarti che a me ha dato molta forza per rimettermi in gioco, ricredermi e avere una visione del mondo che in questo momento benedico.
      Il concetto chiave è che non tutti i comportamenti che la maggior parte della gente mette in atto siano giusti da un punto di vista morale. " Quasi tutti fanno questo o quello, quindi è normale " per me (come per l'autore) è errato. Io la vedo così.

      Elimina
  6. Sebbene lei proclami un relativismo assoluto e selvaggio,
    tengo a precisarle che RELATIVAMENTE all'Italia ,in realtà a tutto l'Occidente,e a quest'epoca storica ,ci si forma ancora prevalentemente sui libri,in anni di studio e sacrificio, non sui siti Internet. Ho l'impressione che tutto il blog sia un maldestro tentativo di legittimare e ad abilitare modelli evolutivi biosociali alternativi e differenti da quelli che si sono affermati e nei quali lei e pochi altri si identificano... Quando si rende pubblica un'informazione,però,ci sono delle responsabilità etiche ed intellettuali,nonché giuridiche che l'autore deve assumersi, rispondendo ad obblighi di onestà e fedeltà intellettuale che in questo blog lasciano molto a desiderare! Ci sono proprio delle incongruenze epistemologiche di fondo...e non tutti hanno i mezzi e gli strumenti intellettuali per coglierle. Non si possono superare o elaborare le proprie perversioni o nevrosi, divulgando teorie pseudoscientifiche frutto di una strumentalizzazione di dubbie conoscenze .

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Un invito che ti faccio caro anonimo è il seguente: "parla come mangi".
      Cerchi di argomentare in maniera molto articolata e prolissa per poter persuadere al meglio il lettore, non ci vuole un maestro a intuirlo.
      A me questo blog, ad esempio, è piaciuto davvero molto.
      Dare per scontato che la scienza dica e faccia tutto giusto mentre tesi differenti siano "spazzatura", penso che siano errori non poco rilevanti. Poi "sui libri" dunque, non può esserci assolutamente nulla di contestabile e mutabile? Non sia mai che le teorie possano assumere un'evoluzione.
      Se si pensa che nei libri possano esserci informazioni imparziali, ebbene non bisogna metterci la mano sul fuoco.
      La stessa istruzione può essere manipolata dal sistema, chi può dirlo, tu con il tuo linguaggio da pseudo-tuttologo?
      Ebbene, se vuoi sentirti e illuderti di essere normale, fa pure, libero, ma non venire a sparare sentenze dicendo che vanno contro una presunta etica, perché anch'essa è molto discutibile se ci si ragiona in molti casi.
      Ergo, i tuoi presunti "strumenti intellettuali" non mi paiono cosi efficaci come vuoi dimostrare.

      Elimina
    2. > Sebbene lei proclami un relativismo...
      Visto che lei trova il mio blog così deprecabile (presumo che siano sempre suoi gli ultimi commenti sullo stesso tono), mi chiedo perché perda il suo tempo a leggerlo. Le piace farsi male?
      Non è certo per fare proposte o critiche costruttive, visto che ha solo disprezzato e mai espresso nulla di concreto.
      Infine, il tono altisonante, unito però ad un'italiano arzigogolato e ad una punteggiatura discutibile, mi fa pensare a qualcuno con molte arie e poca sostanza.
      D'ora in poi la invito a scrivere qualcosa di costruttivo, altrimenti dovrò cancellare i suoi commenti (cosa che preferisco evitare), visto che creano solo "rumore" inutile e non danno alcun contributo.

      Elimina
  7. > Guardi sg. Valter, lo lasci perdere [...]
    > Un invito che ti faccio caro anonimo [...]
    Grazie ai lettori per il supporto e l'apprezzamento :-)

    Purtroppo c'è sempre qualcuno che trova più facile criticare l'opera altrui, piuttosto di creare qualcosa di proprio. Amen.

    RispondiElimina
  8. A differenza del famoso " anonimo ", trovo di vitale importanza questo articolo. Ho letto le cose più importanti, e devo dire che sono cresciuto moltissimo rispetto a come ero una dozzina di anni fa: mi sentivo anormale ogni volta che coi miei occhi vedevo la " massa " fare cose che io non riuscivo a fare, che per altro, in questo momento della mia vita, trovo ridicole. Ero arrivato a sentirmi inferiore per aver indossato un paio di scarpe non alla moda.... che brutti tempi. Ero davvero un cretino immaturo, ma grazie all'aver messo la testa sui libri e gli occhi su articoli come questi, finalmente mi sono ricreduto.
    Ho ancora un vizio che però dovrei togliermi: quello di mirare troppo in alto in campo femminile, ma com'è che si dice? Nessuno è perfetto, e tutti dobbiamo accettare le nostre imperfezioni : )))))

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Max, è un piacere vedere che sei cresciuto, ti sei sganciato da tanti condizionamenti, ed hai imparato a vivere più sereno. :-)
      La tua è l'ennesima dimostrazione che evolvere è possibile, che possiamo imparare a vivere meglio (un pezzo alla volta), che il nostro stare male non è un destino inevitabile, bensì un malessere di cui prendersi cura.
      Spero che questo sia di ispirazione agli altri lettori, e ti ringrazio.

      Quanto al "campo femminile", ognuno ha le sue debolezze...
      A mio parere, meglio avere il "vizio" delle belle donne che quello dell'alcol o della droga! ;-D

      Elimina

Domande, osservazioni e commenti sono benvenuti! Se hai suggerimenti o informazioni da aggiungere, scrivi pure. Cerco di rispondere a tutti.
(se hai dubbi su cosa scrivere o come, vedi le linee guida per i commenti)



Licenza Creative Commons
© 2024 Valter Viglietti. Psicofelicità è distribuito con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale.