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Il prezzo della felicità è agire

Frequentando ambienti in cui si parla di relazioni e sentimenti, uno dei lamenti più diffusi che osservo è quello relativo a situazioni di incertezza: nel 90% dei casi, l'uomo o la donna si strugge chiedendosi (e tempestando gli altri utenti di domande su) cosa pensa la persona desiderata, se li ricambia, come indovinare le sue intenzioni, perché si comporta così, ecc. Spesso queste situazioni di dubbi assillanti e tormenti emotivi, si trascinano per mesi: e se un simile comportamento in ragazzini di 14 anni può fare tenerezza, in adulti di 40 mi sembra un po' patetico.
Anche perché, alla fin fine, non ci sono ricette magiche o alchimie segrete: se una persona ti interessa ma non si fa avanti, o in qualsiasi altra situazione in cui quel che desideriamo non accade spontaneamente, l'unica via è agire per realizzare il nostro desiderio.

Sono talmente esasperato da questi lamenti, che ho deciso di scrivere questo post per dare loro una risposta una volta per tutte (il che, tra l'altro, è una buona dimostrazione di come la sofferenza possa portare a risultati positivi ;-).
Questo post è dedicato specialmente alle situazioni relazionali, ma il contenuto è valido per ogni situazione in cui rimaniamo bloccati da incertezza e dubbi, e invece di fare qualcosa speriamo che la soluzione arrivi dall'esterno.

La formula NON magica

Quindi, qual è il prezzo da pagare per raggiungere quel che desideriamo?
Il prezzo della felicità è agire per ottenerla: è riconoscere i propri desideri, e agire per realizzarli. Non ci sono segreti, trucchi o scorciatoie.
Agire non ci offre garanzie di successo, ma non agire - in genere - ci garantisce il fallimento. Un po' come accade nei giochi: se giochiamo potremmo perdere, ma finché evitiamo di giocare, di sicuro non vinceremo mai.

Certo, tutti vorremmo trovare qualche sistema per essere felici senza sforzi, ma che io sappia non ce n'è: la vecchia legge di causa ed effetto vige ancora. I media possono stupirci con la storia del genio comparso all'improvviso o di chi è diventato ricco con una brillante idea... ma se scaviamo, scopriremo che dietro ogni successo c'è sempre molto impegno e determinazione: l'atleta si allena costantemente, il musicista (per quanto dotato) si esercita per migliaia di ore, l'imprenditore lavora 7 giorni su 7 per sviluppare la sua idea...

Anche risultati più "modesti", come uscire con la persona che ci piace, richiedono un nostro personale impegno (poi, certo, alcune volte le cose funzionano da sole o abbiamo un colpo di fortuna; ma, come per le lotterie, la fortuna non è cosa su cui fare affidamento).
Ogni cosa di valore ha un prezzo, richiede uno sforzo, un investimento. Ogni risultato significativo nell'esistenza umana, è dovuto a impegno, azione e dedizione. Pensiamo all'arte o alle scienze: non si creano opere d'arte, invenzioni e tecnologie, senza dedicarvi tempo ed energie.
Lo stesso vale nelle relazioni: sia nell'iniziarle, sia nel mantenerle.

Molti passi verso il successo

E' anche importante non scoraggiarsi di fronte a difficoltà e ostacoli. Questi sono quasi sempre inevitabili, e specialmente quando si perseguono obiettivi ambiziosi: l'investimento è spesso proporzionale al risultato desiderato. Non si può pensare di trovare un "grande amore" senza muovere un dito, o trovare il lavoro perfetto al primo colpo: accade solo nelle favole e nei film hollywoodiani.

Quanto più elevato è il nostro obiettivo, tanto più dobbiamo aspettarci di investire energia e superare insuccessi. Anche in campo sentimentale, secondo una mia stima molto approssimativa, una persona normale (mediamente attraente) deve passare tra 10 e 100 tentativi deludenti o fallimentari, prima di arrivare a una relazione appagante (questa prospettiva può apparire scoraggiante, ma l'alternativa - rinunciare alle relazioni o aspettare un "miracolo" - mi sembra anche peggio).

E' ovvio che scoraggiarsi presto fa sì che non si arrivi mai a risultati concreti. Bisogna invece perseverare e vedere i "fallimenti" come passi necessari sul cammino per arrivare al successo (e questo è specialmente vero se impariamo dai nostri errori). Questo principio è valido in amore, come nel lavoro o in qualsiasi interesse (imparare una lingua, danzare, suonare uno strumento...): la "scala" che conduce al "successo" (obiettivo desiderato), è fatta di molti "gradini" che vanno percorsi tutti.

Aspettare la "manna dal cielo"

L'aspettativa che le cose "cadano dal cielo", che gli eventi positivi accadano da soli, o che spetti ad altri crearli, è un atteggiamento infantile, non da adulti: il bambino è per definizione impotente, quindi spetta ad altri soddisfare i suoi bisogni; l'adulto, per contro, è in grado di occuparsi di sé e dei propri bisogni.
Questa differenza tra comportamento "bambino" o "adulto" è ben illustrata nel libro "Alla ricerca delle coccole perdute" di Giulio C. Giacobbe (info nella Bibliografia). Quindi, ogni volta che assumiamo una posizione passiva, di attesa, o che scarichiamo su altri la responsabilità di renderci felici, ci stiamo comportando in modo infantile.

La tua felicità è una tua responsabilità: se tieni a qualcosa, sta a te (e solo a te) agire per ottenerla. Nessun altro lo farà al posto tuo. Gli altri non hanno alcun obbligo di renderti felice (e lo stesso vale per te verso gli altri).
Oppure puoi scegliere di stare seduto sulle tue natiche ad aspettare, lamentarti e piangerti addosso. E' una libera scelta, e quel che ottieni (o non ottieni) nella vita, dipenderà in buona parte dalle scelte che avrai fatto.
Se aspetti invece di agire, metti la tua felicità nelle mani degli altri, o del caso. E in quel modo non sei più tu a guidare la tua vita: sei in balìa del fato.

E' necessario rendersi conto che la vita non è fatta per renderci felici: l'esistenza, il mondo, l'universo, non hanno alcun "meccanismo" incorporato che si occupi di soddisfare i nostri desideri. Quindi, la felicità non è un diritto, qualcosa che possiamo pretendere. La felicità è una possibilità, che possiamo cercare di realizzare agendo e impegnandoci al nostro meglio.
Questa posizione può sembrare pessimista o demoralizzante, ma è invece fortemente creativa: se crediamo che la felicità ci spetti di diritto, resteremo passivi e in attesa, e questo ci porterà ben pochi risultati (più probabilmente nessuno). Quando invece smettiamo di aspettare che arrivi un qualche "babbo natale" a portarci i doni, riconosciamo la responsabilità verso noi stessi, entriamo in azione ed iniziamo a creare risultati.

Il fattore che influenza maggiormente la nostra felicità, sono le nostre aspettative: sono esse a determinare le nostre scelte, le azioni, e il gradimento che consegue ai nostri risultati. Il rapporto che abbiamo con la realtà condiziona il tipo di vita che creiamo.

Passare all'azione

Tornando al tema iniziale di incertezze sentimentali e incontri che non sbocciano, se l'altro vi piace ma non si smuove, sta a voi decidere: o lasciate perdere, o entrate in azione. Fare le "belle statuine", come avete già verificato, spesso non porta da nessuna parte.
Ovviamente prendere l'iniziativa, esporsi, dichiarare il proprio interesse, ci rende vulnerabili e temiamo di venire feriti. Tutti lo temiamo, ed è per questo che tutti tendiamo ad evitarlo. Però, qualcuno deve pur iniziare! :-D
(a quelli che si nascondono dietro luoghi comuni stantii come "l'uomo è cacciatore", rimando al paragrafo finale "Gli alibi dei codardi").

Agli insicuri e pessimisti, magari paralizzati dalla convinzione di venire respinti, voglio ricordare che non possiamo essere certi di quel che pensa l'altro, fino a che non glielo chiediamo apertamente. A volte le nostre paure ci ingannano, prevedendo disastri poco probabili.
Mi piace ricordare le parole del Vangelo di Luca: "Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto". Ovviamente non sempre funziona, ma chiedere a cuore aperto porta risultati più spesso di quanto pensiamo. E tentare porta sempre più risultati che starsene immobili.

Scopritevi - magari con prudenza

Ovviamente non vi sto suggerendo di saltare addosso alla persona che vi piace. A qualcuno potrebbe piacere ;-) ma gli altri si spaventerebbero.
Provate invece a dichiarare apertamente che vorreste conoscere meglio quella persona, anche se magari in modi non troppo impegnativi: l'invito a prendere un caffè (o un gelato) insieme, una passeggiata, la proposta di una mostra, conferenza o altra attività di interesse comune. Se vi sentite audaci, potete esprimere direttamente cosa vi piace o attrae di quella persona: a tutti piace sentirsi apprezzati.
Cercate di evitare i sottintesi, le allusioni, gli accenni velati, insomma ogni forma di comunicazione ambigua: nella maggior parte dei casi l'altro non capirà cosa volete dire (ancor più se è un uomo), o rimarrà nel dubbio. L'unica comunicazione efficace è una comunicazione chiara, diretta e inequivocabile: dite quello che sentite o volete, non girateci intorno.

Tenete presente che, il più delle volte, essere autentici è la miglior forma di seduzione. Se provate sentimenti positivi per l'altra persona, gli state offrendo qualcosa di bello e prezioso: non vergognatevene, anzi, siatene orgogliosi e fieri. Non è da tutti.
Riconoscete il valore del vostro sentimento. Se l'altro non lo apprezza, vorrà dire che non è adatto a voi (non siete compatibili), non che mancate di valore. Ricordate che non si può piacere a chiunque: bisogna andare verso le persone capaci di apprezzarci.

Quando è il caso di lasciar perdere

Naturalmente bisogna considerare la possibilità che se l'altra persona non vi viene incontro, forse è perché non è (abbastanza) interessata a voi (o non più). Come evidenziato nel libro "La verità è che non gli piaci abbastanza" (titolo originale "He's just not that into you"; scritto da due autori della serie "Sex and the City"), in buona parte dei casi in cui qualcuno non mostra abbastanza interesse per voi, il motivo è che davvero ha poco interesse per voi.
A volte l'interesse decade (o sparisce) col tempo, anche se all'inizio era travolgente; e questo accade spesso in modo unilaterale, ovvero uno dei due rimane legato e l'altro si stacca. Purtroppo queste "asimmetrie del desiderio" sono normali: le dinamiche dell'attrazione e della passione sono per loro natura mutevoli. Non pensate che, solo perché un incontro è meraviglioso, questo ne garantisca la durata; tutto scorre.

Sta a voi decidere se vale la pena rischiare, se davvero l'altro vi interessa a tal punto, oppure è meglio lasciar perdere e cercare qualcuno più in sintonia con voi. Se tutti i segnali sono negativi (e magari anche gli amici vi dicono che non c'è nulla da fare), è probabile che sia così, e forse insistere vi porterà solo a farvi male. Ricordiamoci che agire aumenta le chance di successo, ma non fa magie.
Tenete però presente che, se lasciate perdere prima di essere del tutto certi, rimarrete sempre col dubbio di aver perso un'occasione... forse l'altro prova sentimenti simili ai vostri, ma è bloccato dalle medesime paure; forse ci sono di mezzo problemi che sono rimasti inespressi. Anche per questo, il mio consiglio è quello di mettervi in gioco e dichiarare il vostro interesse: anche nel caso peggiore in cui non ci sia nulla da fare, almeno avrete fatto chiarezza e non vi trascinerete rimpianti.

La fine dei dubbi

Qualunque sia la situazione, uno degli effetti più benefici di entrare in azione è quello di uscire dal vortice di dubbi tormentosi, che affliggono coloro che rimangono in stati di attesa. Finché aspettiamo che siano gli altri ad agire o prendere l'iniziativa, non sappiamo mai cosa pensano, se ci vogliono, cosa succederà, se e quando: viviamo in uno stato di costante e sofferta incertezza, che produce uno stress alla lunga devastante.
Nel momento in cui agiamo, comunichiamo le nostre intenzioni e perseguiamo i nostri desideri, usciamo da quel vortice e qualcosa succede: a volte otteniamo quello che vogliamo, a volte no o solo in parte, ma quantomeno non siamo più bloccati in uno stato di impotenza. Ed anche quando non otteniamo il risultato desiderato, smetteremo di tormentarci coi dubbi e di perdere tempo - e questo è già di per sé un successo!

Perché agire è così difficile

Uno dei motivi per cui tendiamo a rimanere passivi, invece di agire, sono le nostre insicurezze, in primo luogo la scarsa stima di sé. Se mi stimo poco:
  • Avrò paura di mettermi in gioco, di provare;
  • riterrò probabile fallire (e quindi a che serve provare?);
  • e avrò paura che, fallendo, la mia autostima crolli ulteriormente.
Molte delle scuse e degli alibi che usiamo per giustificare la nostra passività, nascondono questo tipo di paure. Ma questo non cambia il problema: meno agiamo, meno risultati otterremo, e quindi la nostra autostima tenderà comunque a diminuire (magari anche perché vedremo altri che invece ottengono risultati).
In altre parole, la passività non protegge l'autostima; sulla lunga distanza, invece, la aumenta (nessuno può sentirsi in gamba finché rimane passivo e paralizzato).

Molti persone in questi frangenti, giustificano la propria passività dicendo che sono timidi. Ma la timidezza non è una forma di personalità, in genere è la paura del giudizio altrui: temiamo così tanto di essere giudicati, criticati o rifiutati, che non osiamo esporci. Quindi essere timidi non è un handicap con cui siete nati, ma una fragilità che è parte del nostro essere umani. Tutti abbiamo paura di qualcosa, ma più lasciamo che le nostre paure ci blocchino, meno ci sentiamo vivi e felici.
Una via concreta per superare la timidezza e aumentare l'autostima, è affrontare le proprie paure, sperimentare e migliorare attraverso le esperienze. Anche per questo io consiglio di esporsi e approcciare chi ci piace: le prime volte può essere terrificante, ma ogni volta che superiamo l'esperienza questa ci rafforza, e la volta dopo ci sarà più facile.

Per gli uomini è più grave

Anche se non amo focalizzarmi su un genere specifico, in questo caso devo aggiungere che il problema del non agire è ancora più grave per i maschi. Non solo per il ruolo tradizionale che esige dagli uomini decisione, risoluzione ed azione, ma anche - a livello più profondo - perché l'azione costruttiva è propria dell'archetipo maschile luminoso: una delle caratteristiche che definiscono l'energia maschile (che vale anche per la parte maschile nelle donne), è la capacità di auto-affermazione e di fare le cose che vanno fatte.
Finché restate passivi e non agite, state bloccando la vostra energia maschile, e per un uomo questo comporta lo sminuire la propria mascolinità. Ciò ispira una reazione negativa nelle donne (che non sono attratte dagli uomini passivi) ma, cosa più importante, questo blocco vi impedirà di sentirvi bene con voi stessi.

Il pensiero non basta

Parlando di questo tema sono partito dall'area delle relazioni, ma un'altra area in cui agire è determinante, è quella della prosperità. Possiamo sognare ricchezze e progettare grandi imprese, ma finché non entriamo in azione resteranno solo bei sogni.
Sembrerebbe ovvio ed inutile dirlo, ma negli ultimi decenni certi tipi di pensiero positivo hanno seminato l'idea che basti pensare o desiderare certi risultati, perché questi si manifestino spontaneamente (pensiamo al successo del libro "The Secret - Il Segreto"; pagina Wikipedia). Come molte fonti autorevoli hanno in seguito puntualizzato (ad esempio Steve Pavlina), quel tipo di pensiero è sicuramente favorevole (è dimostrato che l'ottimismo favorisce il successo), ma da solo non basta a manifestare risultati: per ottenerli, è anche necessario avere capacità adeguate, produrre valore ed agire costruttivamente.
Questo principio è valido in qualsiasi area: ricchezza, lavoro, relazioni, realizzazione personale, ecc.

Gli alibi dei codardi

Per concludere, voglio menzionare gli alibi puerili che alcuni usano per non assumersi la responsabilità della propria felicità: quando qualcosa ci preme ma non abbiamo il coraggio o la forza di agire, spesso diamo la colpa all'esterno.
Uno dei modi in cui lo facciamo è attraverso stereotipi, ruoli o proiezioni, che usiamo come alibi per scaricare quella responsabilità addosso agli altri: tocca agli uomini; è una cosa da donne; non è roba per la mia età; non spetta a me; è compito di... Sono tutte fesserie, sono soltanto scuse dovute all'ignoranza o alla paura.
Se una cosa vuoi davvero farla, se ci tieni al risultato, la fai, a prescindere che tu sia uomo o donna, giovane o vecchio, ricco o povero. O almeno ci provi. Il resto sono solo alibi, giustificazioni, vigliaccheria o pigrizia.

Uno stereotipo che vedo spesso usato dalle donne negli approcci è che "L'uomo è cacciatore", quindi tocca a lui esporsi, agire e rischiare il rifiuto. Ma è un po' come se un uomo si lamentasse "Ho fame, ma non muovo un dito perché cucinare è da femmine". Entrambi gli atteggiamenti sono privi di senso, sono relitti di altre epoche: sono solo alibi per scaricare su qualcun altro il proprio bisogno, senza doversi esporre o impegnare in prima persona (perché, ovviamente, è molto più comodo e facile quando sono gli altri a faticare o a rischiare).
Questo tipo di scuse sono semplice ipocrisia: invece di ammettere onestamente "Ho paura; non voglio rischiare il rifiuto; non voglio essere ferita", ci si ripara dietro stereotipi. Come se un secolo di lotte per la parità fosse passato invano.

La vera parità è che ciascuno, a prescindere dal suo sesso, età o censo, sia libero di agire per realizzare i suoi obiettivi. Una libertà che include quella di non agire, se così preferiamo - ma poi non lamentiamoci se nulla succede.

"La fortuna aiuta gli audaci."
(Proverbio)

"Chi è attivo non piangerà quasi mai sulla propria sorte. Con l'azione scacciamo la noia e i demoni della solitudine. Agendo ci si ritaglia un posto tra i vivi."
(Marc Alain)


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13 commenti:

  1. E' vero, gli uomini da questo punto di vista stanno addirittura peggiorando; o ci ignorano come se li potessimo annientare con la nostra femminilità o ci trattano come oggetti per non parlare dei casi di femminicidio . Credo che molto però sia da attribuire all'ascesa socio- economica della donna che fa sentire ( a ragione) l'uomo un pò inutile, ci sono donne arroganti con facce d'angelo che ostentano troppo il loro potere, che mercificano il loro corpo e che gli uomini li usano letteralmente e non li reputano mai all'altezza, lo dico da donna DISGUSTATA davvero dai racconti di mie conoscenti, non amiche ( ci tengo a precisarlo...)che vanno a letto con questo mondo e quell'altro solo con lo scopo di ottenere vantaggi economici e professionali e trattano gli uomini come burattini scaricando la colpa completamente su di loro, vanno a letto con uomini sposati trascurati per chissà quali motivi dalle mogli o caduti nell'abitudine di matrimoni trentennali... e poi cominciano a metterli sotto pressione certe donne fanno proprio schifo!!!!

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    1. Il tuo commento è pieno di pregiudizi e disprezzo: per quanto io non ami la censura, questo blog non è un luogo dove lanciare accuse o insultare gli altri. Quindi, per il futuro, ti invito ad evitare certi sfoghi, che non hanno alcuna utilità qui - altrimenti rimuoverò commenti del genere.

      Sicuramente il fatto che le donne prendano sempre più spazio e potere, intimorisce alcuni uomini (non quelli equilibrati e sicuri, però). Ma questo non ci rende affatto inutili: uomini e donne hanno comunque bisogno gli uni delle altre.
      Chi ha valore da offrire (vedi "Quanto vali come partner?", luglio 2014), trova sempre qualcuno che lo apprezza.

      Quanto a chi usa gli altri per ottenere vantaggi, questo purtroppo è uno dei "lati oscuri" degli esseri umani; non è una novità, né limitato alle donne.
      Poiché le persone sono - e rimarranno sempre - imperfette, l'unica è imparare a riconoscere ed evitare certi individui. Gli altri ci possono usare quando NOI glielo permettiamo.

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  2. Signor Walter ma io non ho offeso nessuno! Come si permette di dire che ho insultato, insultato chi?
    Se mi coniscesse saprebbe che sono il contrario del pregiudizio e sono stata spesso io vittima di pregiudizi, aiuto per lavoro persone in difficoltà da sempre e faccio un lavoro che nessuno vuole fare perchè è pagato poco ma che mi giustifico a fare.
    Io mi sento offesa per come le donne si comportano in quanto donne ed assisto impotente allo scenario.
    Ma dove lo ha visto il disprezzo???

    Ero tanto contenta di aver lasciato il commento

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    Risposte
    1. > Ma dove lo ha visto il disprezzo???

      Alcuni esempi: "donne arroganti", "lo dico da donna DISGUSTATA", "certe donne fanno proprio schifo"...
      Anche se ritieni di essere nel giusto, comunque non c'è spazio su questo blog per aggressioni verbali. Ogni opinione è accolta, purché rispettosa e ragionevole.

      Elimina
  3. ha deciso di censurare tutti i miei commenti perchè non aderiscono al millimetro al suo pensiero?
    Viva il duce...
    Non le sembra di essere un pò cattivo e manipolatore? Di che ha paura?
    Guardi che la vita non è il regno del mago di OZ

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    Risposte
    1. Lo spazio dei commenti serve per discussioni di interesse pubblico e inerenti il contenuto del blog. NON va usato per lamenti o discussioni personali. Se qualcuno vuole scrivermi qualcosa di personale, può usare l'indirizzo mail riportato sulla destra a inizio pagina.
      Il commento cancellato era rivolto a me, quindi non aveva alcun interesse per altri lettori; da qui l'eliminazione.

      Ogni altro commento di natura personale o inutile ai fini del blog, verrà cancellato senza ulteriori spiegazioni.

      PS: Questo blog è inteso come un servizio pubblico volto a favorire la crescita e il benessere; ogni contenuto - sia i post che i commenti - va rivolto a quello scopo.
      NON è un palcoscenico dove ognuno può riversare i propri lamenti o fastidi personali. My blog, my rules. ;-)

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  4. Sig. Valter inanzitutto buongiorno.
    Io per un errore commesso tanti anni fa (come sopra citati),persi la donna della mia vita. A distanza di anni l'ha ritrovai, iniziai a mandargli (per 2 anni) messaggi di scuse, cose di tutti i giorni... rivelandole che i miei sentimenti non sono mai cambiati, lei li leggeva...ma non ha mia risposto. E fino a qui probabilmente la porta era ancora aperta per un ricongiungimento iniziale, almeno come amicizia. Un giorno di ordinaria follia, non so che mi e preso, parole dettate dall'ansia, dalla fretta,o troppe istintive, gli mandai un messaggio vocale. Disastro!! cosa più probabile e che l'abbia offesa,(non ha parole intendiamoci, forse frasi dette fuori luogo, fretta di dire qualcosa, magari aveva paura dei miei sentimenti, che ne so..), risultato... mi ha bloccato istantaneamente sui social. Ora torniamo a quello che ha citato lei, adesso mi trovo di nuovo nella stessa situazione di tanti anni fa, paura, ansia, non so che fare, forse no, forse si, ecc... vorrei mandargli dei fiori perchè e l'unica cosa che posso fare (sono tagliato fuori), e dichiaragli ancora una volta quello che provo (spero sbollisca pero'). Agire e la cosa giusta? Perchè mi fermo davanti al non so, perché, si arrabbia, e delusa, non li accetta.. e sopratutto visto che so dove abita, (ma questo lei non lo sa), si potrebbe arrabbiare per questo? Come agire? Premetto lei e rimasta vedova, e da quello che ho saputo tramite vie traverse, che ancora oggi non ha nessuno, e rimasta sola con la figlia, probabilmente x rispetto della figlia.Quindi io sono anche titubante nell'agire, e non so' che fare, rovino la sua privacy mandandogli a casa? Mille grazie

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    1. Mi spiace risultare deludente, ma non credo proprio che lei sia la "donna della tua vita". Per un fatto molto semplice: il totale e completo disinteresse che lei ha mostrato, per anni, verso di te.
      La persona giusta per noi ci vuole, ci ama o - quantomeno - rimane aperta e disponibile a venirci incontro, a comunicare. Altrimenti è solo un sogno, un'illusione.

      Vedi, per relazionarci dobbiamo ascoltare l'altro, anche quello che non dice: il silenzio di quella donna dice chiaramente (a mio parere) "Lasciami perdere, non mi interessi, stammi lontano". Il blocco sui social è solo un'ulteriore conferma.
      Bisogna saper leggere i "segnali", e qui i segnali sono tutti negativi.

      E' vero che io incoraggio ad agire. Ma bisogna saper distinguere quando: c'è un tempo per agire, un tempo per riflettere, e un tempo per arrendersi. La "Preghiera della Serenità" può aiutarti a capire se è tempo di agire o tempo di resa.

      Da quello che dici, direi che sarebbe ora di arrenderti ed ammettere che quella donna è perduta per sempre. Conserva il ricordo dei tempi felici passati insieme, ma guarda avanti e vai incontro a qualcuno che ti vuole.

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    2. La ringrazio molto, e poi e vero comunicare e importante, ma non potevo certo farlo da solo con me stesso. Grazie ancora

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  5. Buongiorno Valter, mi sono imbattuta nel suo blog qualche giorno fa perchè ero alla ricerca di una risposta al mio dilemma. Mi sto vedendo da diverso tempo (moooolto tempo... circa 3 anni ma con un anno di lock down di mezzo) con questo ragazzo che considero abbia delle belle potenzialità, ma la cosa non progredisce. Siamo usciti, non molte volte, ho conosciuto dei suoi colleghi e dopo 2 anni mi ha presentato anche sua figlia piccola. Vorrei "dichiarare i miei sentimenti" ma i confidenti mi dicono che se finora non è cambiato nulla, dire quello che penso non migliorerà le cose, ma se all'inizio la cosa mi poteva star bene ora non più perchè sento di provare qualcosa di più. Altri invece dicono che se ci tengo, è giusto che lui sappia, perchè la maggior parte alla degli uomini piace far quello che vuole ma cmq aver qualcuno con cui stare bene senza "legarsi" definitivamente e finchè non glielo si dice apertamente le cose potrebbero andar avanti così anche per sempre o finchè nn trova qualcun'altra che "rischia" di più. Questa persona ha avuto una "scottatura" abbastanza pesante e penso abbia remore sul rimettersi in gioco. Quindi ho questo conflitto... o rimango così nel limbo, prendendo quello che di bello c'è e quando nn ci sarà più amen, sperando di non starci troppo male, oppure mi lascio andare e rischio, anche sapendo che potrei perderlo, ma non perdendo l'occasione magari che possa nascere qualcosa di più grande. Lei cosa ne pensa? Grazie mille

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    1. Il dilemma in cui ti ritrovi capita a tutti: seguire la paura o il desiderio? Preferire la sicurezza o la speranza?
      Cosa fare puoi deciderlo solo tu, però ricorda: le tue scelte produrranno quella che sarà la tua vita (anche quando evitiamo di scegliere - che è comunque una scelta).

      Un modo per sciogliere i dubbi è farsi delle domande, immaginare delle ipotesi:
      - Se rivelo il mio interesse, qual è la cosa peggiore che può succedermi?
      - E quale sarebbe la cosa migliore che potrebbe accadere?
      - Quante probabilità ha ciascuna ipotesi di avvenire?
      E poi chiederti: preferisco evitare la cosa peggiore, o avere una chance di ottenere la cosa migliore?

      Potresti anche porti altre domande:
      - Cosa mi rende davvero felice?
      - Cosa voglio più di tutto nella mia vita?
      - Che tipo di persona preferisco essere? Timorosa o audace?
      - Pensando a quando morirò, cos'è che più voglio evitare di aver fatto - o non fatto?
      Se ti rispondi onestamente, vedrai con più chiarezza quali sono le tue priorità, e la tua direzione.

      Il problema di molte persone è che basano le loro scelte di vita sulla paura.
      E' vero che così si proteggono ed evitano alcuni rischi... però poi si ritrovano con una vita vuota, povera, arida, con poche soddisfazione e molti rimpianti.
      Un'esistenza che è più sopravvivere che vivere.
      Chiediti se è quello il tipo di vita che vuoi.

      Per me, una vita piena, ricca ed appagante la si ottiene solo rischiando, buttandosi, impegnandosi a fondo e mettendosi in gioco al 100% (quando ne vale la pena, ovviamente, non in modo cieco).
      Certo, si rischia qualche cicatrice in più, ma si evitano i rimpianti. E di ritrovarsi a dire "Ah! Se solo avessi fatto..." quando è ormai tropppo tardi.

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    2. Ringrazio molto per la risposta, in effetti inconsciamente, alcune di queste domande, me le sono già posta ed è proprio da lì che è iniziato il dilemma... ovviamente la risposta su come agire ce l'ho già e questa sua risposta mi ha ulteriormente chiarito le idee, il problema è sempre mettere in pratica, spesso tendo a predicare bene ma a razzolare male! Complimenti per il suo blog è molto interessante! La ringrazio ancora!

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    3. Lieto di esseri stato utile, e grazie per i complimenti :-)

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