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La mia storia

Scrivo questo post non per mettermi in mostra, ma per illustrare - a chi fosse interessato - il percorso che mi ha portato ad approfondire le tematiche di questo blog (se vuoi sapere qualcosa in più su di me, vedi la pagina "Chi sono").
Mi auguro pure che il racconto delle mie esperienze possa risultare di ispirazione o incoraggiamento a coloro che si trovano in situazioni simili a quelle che ho attraversato io. Ognuno è unico, certamente, ma spesso il dolore e i problemi sono sorprendentemente comuni.

Una adolescenza difficile

Ho vissuto una adolescenza piuttosto triste; ero un ragazzino estremamente timido, solitario e complessato. L'essere figlio unico in una famiglia conflittuale non aiutava di certo.
Senza amici, affascinato dall'altro sesso ma incapace di parlare con le ragazze, l'unica creatura che sentivo vicina è stato il mio cane (forse anche per questo sono diventato vegetariano e animalista).
La disperazione era tale che, a 13 anni, decisi di suicidarmi; ma scoprii che per uccidersi è necessario un grande coraggio, e non ci riuscii.
Intorno ai 17 anni, in preda ad una crisi depressiva, pensai ancora di togliermi la vita. Per caso (o grazie alla Provvidenza ;-), però, vidi in una vetrina un libro che sembrava scritto per me: "Come vincere la timidezza e il complesso di inferiorità". Ebbi un pensiero creativo che mi accompagnò da lì in avanti; pensai "Posso cercare di cambiare; se non ci riesco, ho sempre a disposizione l'altra ipotesi".
Data la mia timidezza, anche solo entrare nella libreria e acquistare il volume fu un'impresa ardua, ma - data la motivazione - ci riuscii. E qui va osservato un altro elemento fondamentale: la sofferenza può essere una risorsa per motivarci, la disperazione può aiutarci a trovare la forza di cambiare.
Quando si è davvero disperati, d'altronde, si è nella posizione di chiedersi: "Cos'altro ho da perdere?".

Fasi di scoperta

La lettura di quel libro segnò l'inizio del mio percorso di crescita ed evoluzione.
Un percorso segnato da diverse fasi:
  • La scoperta della psicologia, della psicanalisi e dell'auto-analisi.
  • Poi altri approcci più "new age" (era una novità per l'Italia, si era agli inizi degli anni '80), meno razionali: pensiero positivo, filosofie orientali, spiritualità, esoterismo, Psicodinamica.
  • Dopo venne la riscoperta del corpo e delle emozioni - un passo fondamentale - con la Biodanza.
  • A 30 anni, l'incontro con Osho, il mio maestro. Una fase necessaria di integrazione tra corpo, cuore e mente, e con la mia parte "oscura".
  • Negli ultimi anni c'è stata la scoperta della filosofia, che mi ha aiutato ad allargare la comprensione, l'orizzonte, lo sguardo sul mondo.
    Si potrebbe dire che la psicologia permette di andare verticalmente, in profondità, mentre la filosofia ispira un'espansione orizzontale, un ampliamento della visione.

Durante questo arco di tempo, ho incontrato decine di insegnanti e amori (grandi o piccoli); centinaia di libri, infatuazioni, compagni di viaggio; e infinite esperienze e momenti difficili, sfide e conquiste, crisi e rinascite.
Insieme, tutto questo mi ha reso la persona che sono. In particolare, sono grato a tutte le partner che ho avuto, perché è nelle relazioni profonde che abbiamo le maggiori possibilità di scoperta e trasformazione; posso tranquillamente dire che, senza le persone che ho amato e mi hanno amato, sarei solo l'ombra di quello che sono.

Dal bisogno alla vocazione

Man mano che andavo avanti, mi rendevo conto che il bisogno si trasformava in passione. L'impresa nata dalla disperazione, si trasformava in un'avventura infinita di esplorazione e scoperta.
La crescita e l'evoluzione, la comprensione e la consapevolezza sono diventate il centro della mia esistenza. La mia vocazione. Forse il mio destino, chissà; di certo il mio interesse principale.
E' per questo che ho sentito la voglia di creare questo blog, ed è per questo che - nonostante l'impegno e la fatica - sento l'entusiasmo che continua a sospingermi.
Mi sembra di poter dare un mio contributo al mondo; e spero di riuscirci.

Molte mete, nessun arrivo

Quando il mio "viaggio" è iniziato, circa 36 anni fa, non avevo idea di dove sarei arrivato: volevo solo sconfiggere la tristezza ed uscire dalla sofferenza. Volevo essere socievole, essere amato, essere felice. Volevo stare bene.
Paradossalmente, ho trovato molto di più e qualcosa di meno: ho raggiunto mete che nemmeno immaginavo o che mai avrei creduto di poter raggiungere. Sono diventato una persona dai molteplici talenti e capacità: so che posso realizzare qualsiasi cosa mi interessi davvero.
Al tempo stesso, mi capita ancora di essere infelice, di sentirmi depresso, di abbattermi o di andare in crisi. Mi capitano ancora problemi, imprevisti, delusioni.
In fondo, sono sempre un essere umano. :-D

Ho imparato che "la vita è il viaggio". Al di là della facile metafora, vuolo dire che non esiste un punto di arrivo, non si è mai "arrivati": quando si raggiunge una meta, il viaggio continua verso la prossima, e ancora, e ancora.
Proprio per questo, è importante imparare a vivere pienamente nel presente, invece di rimandare la vita in attesa di un traguardo definitivo (che non giungerà mai).
Quando mi sono reso conto che il viaggio non ha fine, che non sarei mai arrivato a un punto dove poter dire "Ok, sono arrivato, sono a posto, adesso posso vivere senza problemi"... mi sono rilassato. Ho smesso di sforzarmi ostinatamente, e ho iniziato a godermi il viaggio.
Molto meglio!

Conclusione

Perciò, al lettore che è arrivato fin qui vorrei dire due cose ancora:
  • Ti esorto a iniziare il tuo viaggio di crescita (se ancora non lo hai fatto), perché ti porterà più lontano di quanto immagini, e ti assicuro che ne varrà la pena. Quando ti guarderai indietro, sarai fiero di te e delle tue conquiste.
    Finché non inizi, invece, potrai solo lamentarti e rimpiangere le occasioni perdute.
  • Per quanto ti sforzi, non diventerai mai perfetto (e se tu ci riuscissi, comunque saresti antipatico!). Quindi ti invito a rilassarti ed apprezzare la vita, nonostante la sua (apparente) imperfezione.
Buon viaggio! :-)


"L'unico viaggio è il viaggio interiore."
(Rainer Maria Rilke)



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Se gli argomenti di questo post ti toccano da vicino e vorresti discuterne, approfondire, o rivolgermi delle domande; oppure se senti il bisogno di parlare dei tuoi problemi, puoi chiedermi un colloquio.

7 commenti:

  1. :-) Un abbraccio. Motivi diversi, percorsi simili.

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  2. Molto interessante la sua storia, davvero. Io penso che la sofferenza sia una componente fondamentale per la crescita di ogni individuo, poi ovvio che tutto dipende molto dalla nostra reazione, cioè se siamo veramente in grado di affrontare la vita, perchè è anche questa, è anche sofferenza. Personalmente potrei dire grazie, in una certa maniera, alla sofferenza, perchè mi ha reso una persona migliore e penso che senza sofferenza saremmo degli uomini incompleti, perchè non si imparerebbe nulla. Preciso poi, non intendo dire "che bella la sofferenza" come se mi piacesse, perchè sarei autolesionista, parlo più che altro di crescita personale (mi auguro che abbia capito cosa voglio dire). Per accettarci e volerci bene per come siamo ci vuole impegno, forza di volontà e pazienza e ne vale la pena.

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    1. La sofferenza è inutile solo quando non ne traiamo alcun insegnamento. Altrimenti, serve a spingerci verso il vivere meglio. Va quindi presa come stimolo.
      E sono d'accordo che le nostre sofferenze contribuiscono a renderci quello che siamo diventati. Non è un caso che molti grandi uomini abbiano avuto vite difficili.

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  3. La ringrazio per aver condiviso questo blog, è una miniera di buon senso, perle da raccogliere e custodire gelosamente.

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    1. Grazie, troppo buono :-)
      Auguri di vita migliore e maggior felicità!

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  4. Il suo blog è stato una bella scoperta, l'ho trovato cercando una spiegazione al bisogno del mio partner di guardare porno e masturbarsi, ma anche al perché questo mi faccia sentire turbata e anche forse un po' ferita. Quest'ultima cosa però l'ho compresa appieno solo leggendo il suo scritto... Quindi mi ha fatto prendere coscienza di un aspetto di me, che non vuol dire certo aver risolto il problema, ma è il primo indispensabile passo in quella direzione, per questo la ringrazio :-)

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    1. Grazie a te. Sono felice - ed anche orgoglioso - di esserti stato d'aiuto, perché quello è lo scopo dei miei scritti.
      E complimenti per la tua disponibilità a voler comprendere te stessa ed il partner, nonché a metterti in discussione. Non sono molte le persone che hanno questa capacità.

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