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Perché siamo tutti soli - ed è normale


Ammettere di essere soli è tra le cose di cui più ci vergogniamo. Crediamo che nessuna persona decente potrebbe mai ritrovarsi isolata - a meno che non abbia appena traslocato o abbia perso un coniuge. In realtà, invece, un elevato grado di solitudine è parte inesorabile dell'esistenza di un essere umano sensibile e intelligente. Si tratta di un aspetto intrinseco ad un'esistenza complessa.
Ci sono diverse ragioni importanti per cui ciò accade:

Temiamo di essere strani e inaccettabili

Molti aspetti di noi che vorremo riconosciuti e apprezzati dagli altri (e che sarebbe così confortante poter condividere) rischiano di essere malvisti dalla società. Tanti pensieri che abitano i recessi della nostra mente sembrano troppo bizzarri, contraddittori, confusi o inquietanti per essere rivelati fiduciosamente agli altri: temiamo di non essere abbastanza "normali". Ci troviamo a scegliere tra l'essere onesti e l'essere accettati e, comprensibilmente, la maggior parte di noi sceglie la seconda opzione.

Tutti tendiamo a metterci al centro

Ascoltare un'altra persona ed empatizzare con la sua esperienza richiede un sacco di energia. Non serve a nulla incolpare gli altri se non vogliono, o non riescono, a concentrarsi su ciò che siamo. Magari cercano di venirci incontro, ma dovremmo accettare la tendenza naturale di ognuno a mantenere la propria vita al centro della conversazione.

Il nostro dolore è soltanto nostro

Tutti dobbiamo morire da soli o, per meglio dire, il nostro dolore è un peso che tocca a noi soltanto sopportare. Gli altri ci possono donare parole di incoraggiamento, ma nella vita di ognuno capita di ritrovarsi in alto mare sull'orlo dell'annegamento; e gli altri - persino quelli volenterosi - restano lontani sulla riva, anche mentre si agitano per indicarci la direzione.

L'altro rimane diverso da noi

E' praticamente impossibile trovare qualcuno che sia perfettamente in sintonia con noi. Per quanto vorremmo vivere relazioni armoniose, ci ritroveremo sempre in situazioni di dissonanza, contrasto e incomprensione; perché ognuno viene al mondo in luoghi e famiglie diverse, vive esperienze differenti ed ha una sua diversa natura.
Quindi uscendo dal cinema avremo visto lo stesso film, ma non ne avremo la stessa opinione. E quando osserveremo il cielo notturno, proprio nel momento in cui vorremmo dire qualcosa di elevato e poetico, magari l'altro se ne uscirà con un'osservazione banale e sciocca (o viceversa).

Siamo dispersi in un vasto mondo

E' altamente probabile che non incontreremo mai le persone più adatte a capirci o ad amarci, che pure esistono. Magari ci è capitato di incrociarne una per strada, ma nessuno dei due si è accorto della potenziale intesa. O forse una è morta a Berlino due mesi fa, oppure un'altra nascerà a Calcutta tra vent'anni. Non è una cospirazione: è che il mondo è sconfinato e contiene una moltitudine di individui. Per incontrare quelle persone, avremmo bisogno di molta più fortuna.

Più siamo complessi, più siamo soli

Più siamo riflessivi e percettivi, e più facile sarà sentirsi soli. Semplicemente ci saranno meno persone come noi al mondo. Non è solo un mito romantico: la solitudine è veramente il prezzo che paghiamo per il fatto di avere una particolare complessità interna.

Ci facciamo trasportare dalle apparenze

Nelle relazioni sentimentali, il desiderio di spogliare qualcuno e condividere l'intimità fisica, è per lungo tempo più imperioso del desiderio di avere una conversazione profonda. Così facendo, spesso ci ritroviamo invischiati in rapporti con persone a cui non abbiamo molto da dire; principalmente perché un tempo eravamo irresistibilmente attratti dalla rotondità delle loro curve o dall'ampiezza delle loro spalle, da quegli occhi misteriosi o da quella voce profonda.

Dalla solitudine all'incontro

Eppure, nonostante tutto questo, non dovremmo farci spaventare o abbattere dalla solitudine che pervade le nostre vite.

In un momento di sconforto, verso la fine della sua vita, lo scrittore tedesco Goethe - che pare avesse avuto numerosi amici - esclamò con amarezza: "Nessuno mi ha mai capito realmente, non ho mai capito pienamente nessuno; e nessuno capisce chiunque altro".
Questo sfogo di una persona notevole può esserci d'aiuto. Non è colpa nostra: un certo grado di distanza e incomprensione reciproca non è un segno che la vita è andata storta; è quello che dovremmo aspettarci fin dall'inizio. E quando lo facciamo, possiamo coglierne i benefici:

Raggiungiamo altri con la nostre creazioni

Una volta che accettiamo la solitudine, siamo in grado di sviluppare la nostra creatività. Possiamo iniziare a inviare "messaggi in bottiglia": possiamo cantare, scrivere poesie, creare blog e produrre libri... Dopo aver realizzato che le persone intorno a noi non saranno mai capaci di capirci completamente, possiamo immergerci in attività che ci mettano in contatto con altri che - magari - saranno più in sintonia con noi.

L'arte ci parla e ci rispecchia

La storia dell'espressione artistica è costellata di persone che non riuscivano a trovare intorno a loro qualcuno con cui parlare - ed hanno usato la loro arte per creare dei "ponti" verso altri. Possiamo ritrovarci nella calda intimità delle parole di un poeta romano morto nel 10 A.C., nello sguardo affettuoso di una madonna del Trecento, o nel testo di una cantante che ha descritto con precisione le nostre malinconie in una registrazione del 1963.

La solitudine ci sviluppa e ci arricchisce

La solitudine ci rende più capaci di intimità autentica, quando migliori opportunità busseranno alla nostra porta. Intensifica le conversazioni che abbiamo con noi stessi, ci porta a forgiare un carattere. Non ripetiamo semplicemente quello che tutti pensano; sviluppiamo un nostre personale punto di vista. Potremmo sentirci isolati per un certo periodo, ma saremo in grado di creare legami molto più intimi e interessanti con le persone che eventualmente avvicineremo.

L'apparenza spesso inganna

Anche quelle persone che pensiamo non siano mai sole, in realtà lo sono. Tra qualche anno, membri di quel gruppo che ora vediamo sorridere e divertirsi, potrebbero rivelarci che si sono sempre sentiti incompresi.
Le risate e l'inclinazione alla convivialità non sono prova che essi hanno trovato una risposta; sono l'indizio di quanto alcune persone facciano di tutto per nascondere il fatto di sentirsi irrimediabilmente soli.

L'eleganza della solitudine

La solitudine può donarci una certa eleganza, un fascino insolito. Suggerisce che abbiamo in noi qualcosa che oltrepassa gli schemi consueti di interazione sociale - che è cosa di cui sentirci fieri. Un senso di isolamento è spesso un segno di profondità (cosa che sospettiamo, ma che di solito impediamo a noi stessi di riconoscere per timore di apparire presuntuosi). Quando ammettiamo la nostra solitudine, guadagniamo l'accesso a un club che comprende le persone ritratte nei dipinti di Edward Hopper, nelle poesie di Baudelaire e nelle canzoni di Leonard Cohen.
Quando siamo soli, diventiamo parte di una lunga tradizione; ci troviamo - sorprendentemente - in buona compagnia.

Meglio soli che male accompagnati?

Spesso ci troviamo di fronte a un dilemma:
  • Essere autentici nel mostrarsi agli altri, e rischiare il giudizio e il rifiuto.
  • Fingere di essere chi non siamo per assecondare gli altri, nel tentativo di ottenere la loro approvazione e la loro compagnia.
Come già scritto all'inizio, il più delle volte siamo tentati dalla seconda opzione; è umano e comprensibile, ma dovremmo chiederci se davvero ci conviene.
Stare soli può essere doloroso, ma può anche essere creativo e costruttivo. Invece, fingere pur di stare in mezzo a persone che non ci apprezzano o non ci vogliono veramente, può diventare una sofferenza ancora maggiore e persino più devastante. Questa recita per fuggire dalla solitudine può farci sentire meno soli all'inizio, ma col tempo suscita un profondo malessere e corrode la nostra autostima (se continuo a fingere per avere intorno qualcuno, mi sto confermando che non merito di essere voluto per come sono).

Quando "mi sento solo in mezzo alla gente" (come cantava Eugenio Finardi nella canzone "Le ragazze di Osaka") può essere ancora più doloroso dell'essere solo con me stesso: quando sono con me stesso posso - almeno in teoria - capirmi e accogliermi come sono; mentre quando sono solo in mezzo agli altri la mia solitudine appare ancora più assoluta. Ci si sente alienati, invisibili e insignificanti.
Questo accade anche perché, nel fingere per essere accolti dagli altri, stiamo nascondendo, tradendo e isolando il nostro sé autentico; è come se "buttassimo via" quello che siamo davvero, pur di elemosinare un briciolo di compagnia. Non c'è da stupirsi che questo atteggiamento ci faccia sentire un grave disagio, come se "morissimo dentro" - a livello psichico, è proprio ciò che accade; come se la nostra anima venisse soffocata. Ma siamo noi stessi a farlo.

A conti fatti, sopportare la solitudine è quasi sempre meglio che subire i compromessi di una compagnia ottenuta fingendo di essere ciò che non siamo. A volte, la solitudine è semplicemente il prezzo da pagare pur di coltivare solo le relazioni che vogliamo davvero, quelle che ci valorizzano e ci fanno stare bene.

Percorsi per attenuare la solitudine

Come scritto sopra, la solitudine è a volte inevitabile, altre volte persino benefica. Ma in genere vorremmo uscirne, o quantomeno arginarla. Poiché le sue origini possono essere diverse, di seguito propongo alcuni post che esaminano possibili motivazioni, e/o percorsi per superarla:

Se abbiamo paura di essere sbagliati

Se siamo soli perché temiamo di essere sbagliati, oppure evitiamo gli altri per paura che scoprano parti di noi che riteniamo inaccettabili, potremmo scoprire che - in realtà - nessuno è "normale", e gli altri sono più "strani" di quanto crediamo (o di quanto mostrino):

Potremmo anche scoprire che non siamo poi così male, e imparare a vivere in pace con noi stessi:

Se siamo timidi o introversi

Se siamo soli perché ci è difficile esprimerci, non osiamo rivelarci o temiamo di essere rifiutati, potremmo scoprire che la timidezza non è davvero parte del nostro carattere, e imparare a superarla:

Se abbiamo difficoltà ad andare verso gli altri, o ci blocca la paura di non piacere alle persone, possiamo imparare alcune tecniche per risultare più gradevoli:

Se non troviamo nessuno

Se siamo soli perché non riusciamo a trovare qualcuno che ci desideri o che ci ami, potremmo cercare di scoprire le vere ragioni per cui questo accade, e come superarle:

Oppure, se non troviamo mai nessuno che ci vada bene o che ci piaccia veramente, potremmo chiederci se l'errore non sia nel modo in cui cerchiamo o nei nostri criteri di scelta (invece di attribuire la colpa all'esterno):


(parte di questo post è liberamente adattata da "Why we’re fated to be lonely (but that’s OK)", The School of Life)


"La più terribile povertà è la solitudine e la sensazione di non essere amati."
(Madre Teresa)

"Tutto il problema della vita è dunque questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con gli altri."
(Cesare Pavese)

"Non ho mai trovato il compagno che mi facesse buona compagnia come la solitudine."
(Henry David Thoreau)


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