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Come chiudere una relazione

Terminare una relazione (in modo maturo, sensibile e compassionevole) è una capacità importante quanto quella per iniziarne una - ma ci dedichiamo ad essa in maniera infinitamente minore. Solitamente siamo del tutto impreparati e inadeguati ad affrontarla; esitiamo, farfugliamo, rimandiamo, ci mostriamo distanti...

C'è una ragione per cui ci comportiamo in modo così confuso. Non è perché siamo incapaci o stupidi o crudeli. E' perché cerchiamo di essere gentili; vorremmo a tutti i costi evitare di ferire l'altra persona. Questa è l'origine della nostra apparente inettitudine, stupidità e crudeltà.

Vogliamo apparire buoni

Ci tratteniamo dall'essere freddi e cerchiamo di essere buoni, perché siamo sentimentali. L'essenza del sentimentalismo è voler essere apprezzati, anche da parte di coloro che non ci piacciono più, e di cui ormai ci importa poco. E' il desiderio narcisistico di continuare a ricevere emozioni positive senza volerne pagare il prezzo.
Ma l'essere buoni non ha alcun ruolo da svolgere nella fine tormentata di una relazione. Essere dolce e comprensivo ha il solo risultato di prolungare il tormento per l'altra persona. Se ci comportiamo con tanta tenerezza - può pensare l'altro - come può essere che intendiamo davvero dire le parole sgradevoli che stiamo dicendo? Davvero possiamo essere così affettuosi, e al tempo stesso dire che è finita?

Eliminare la speranza

Quando vogliamo lasciare qualcuno, dobbiamo prima di tutto eliminare la speranza. Ma invece, fin troppo spesso, esitiamo e giriamo intorno al punto. Marcel Proust osservava saggiamente: "Alla fine di una relazione, è quello non innamorato a fare i discorsi teneri".
Due partner che si separano possono ritrovarsi in questa situazione paradossale: una persona piange perché viene lasciata, e l'altra piange a causa dell'angoscia che l'aver dichiarato la separazione le causa; e le lacrime di quest'ultima vengono interpretate dalla persona lasciata come un segno che l'altro tiene ancora a loro (e in un certo senso può darsi che ci tenga, ma come essere umano, non più come partner).

Il modo più "gentile" per terminare una relazione è quello di parlare in modo estremamente franco e diretto, senza fare giri di parole o indorare la pillola; bisogna essere così onesti e "spietati", da non lasciare all'altra persona alcun dubbio sul fatto che non siamo (più) una persona buona e amorevole nei loro confronti.
Il modo veramente coraggioso di lasciare qualcuno, è quello di consentire a te stesso di essere odiato dalla persona che ti ama.

Non esitare, non prolungare, non mentire

Non c'è ragione di esitare, e non ci sono scuse valide per farlo. Non pensate di star facendo un favore a qualcuno, se continuate a prolungare in loro l'illusione di essere voluti. La loro più grande priorità è quella di smettere di sprecare la loro vita. Non raccontarti che non potranno mai trovare nessun altro come te: perché potrebbero crederci, e persino dirti amorevolmente che è proprio così.
Ma non potranno più crederci quando finalmente capiranno chi sei, e cosa vuoi veramente. La vera bontà d'animo consiste nell'allontanarsi - anche se la vacanza è stata prenotata, o avete firmato il mutuo, o la data del matrimonio è fissata, e sarà terribilmente imbarazzante dirlo a tutti.

Non c'è niente di sbagliato nel decidere che qualcuno non fa per voi (non è affatto vero che l'amore autentico deve durare per sempre).
C'è invece molto di sbagliato nel rovinare una parte significativa della vita di qualcuno, mentre continuate a mentire loro, ed esitate in modo codardo e sentimentale a togliervi di torno.

Ancora amici? E' possibile ma...

Nonostante quanto detto sopra, a volte è possibile rimanere amici dopo la fine di una relazione; specialmente se entrambi provano ancora affetto e stima per l'altra persona. In genere bisogna però lasciar prima passare un certo tempo, e sono comunque necessarie una serie di condizioni, che esploro nel post "Si può essere ancora amici fra ex partner?".


(liberamente adattato da "How to end a relationship", The School of Life)


" Lasciare qualcuno richiede forza. Uno costruisce sull'altro e lasciarlo significa anche lasciarsi."
(Efraim Medina Reyes)


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2 commenti:

  1. Può capitare in queste situazioni, di non essere neanche in grado di capire se si sta realmente empatizzando con la persona che stai lasciando e che sta soffrendo o quanto ci sia di vanità. Intendo dire che è possibile che ci sia una sorte di piacere perverso nel recitare con se stessi la parte dell'uomo in colpa e che si sente in colpa ? Come si fa a capire cosa è vero e cosa è una recita ? Intendo di noi stessi.

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    1. Tu poni davvero un'ottima domanda: come possiamo sapere quando siamo sinceri, e quando ci raccontiamo una storia? Difficile saperlo con certezza, e difficile anche spiegare come scoprirlo:
      - Direi che è utile coltivare l'onestà con stessi come abitudine, accettando anche le verità più scomode.
      - Un'altra abitudine da coltivare è quella di ascoltare le proprie emozioni (invece di ignorarle, giudicarle o reprimerle): la menzogna provoca sempre un certo disagio (è quello che la "macchina della verità" rileva). Quindi se sappiamo ascoltarci, quando ci raccontiamo una falsità sentiremo in noi qualcosa di "storto", fuori posto, che sotto sotto qualcosa non ci quadra.
      - Un altro metodo è chiedersi se quello che crediamo è proprio quello che ci piacerebbe sentire: se è qualcosa che ci fa sentire "ok", o addirittura se sembra troppo bello per essere vero, è possibile che ci crediamo solo perché ci fa comodo crederlo.

      Tornando all'inizio della tua domanda, può capitare che fingiamo con coi stessi di sentirci in colpa; magari per coprire invece una sorta di indifferenza verso l'altro, o della rabbia, o anche altre emozioni meno "nobili" che non vogliamo riconoscere.
      Il caso più comune quando ci si lascia, però, credo che sia avere in sé molte emozioni diverse, anche contrastanti: magari sentiamo per l'altro sia amore che irritazione, sia colpa che sollievo, sia compassione che vendetta. E' umano, non siamo macchine binarie.

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