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Relazionarsi con fiducia o con paura

Riporto un'osservazione che non mi era mai venuta in mente... forse perché non avevo vissuto, prima d'ora, una relazione come quella che sto vivendo.

Sentirsi liberi e rilassati col partner

La mia relazione attuale ha, tra le sue caratteristiche principali, una grande accettazione e una sorprendente autenticità: ci sentiamo entrambi rilassati e liberi di essere spontanei, come mai ci era successo prima.
Anche nei momenti di conflitto, o quando ci siamo detti "Non mi piace questa cosa di te", c'è sempre stato un senso fondamentale di "Comunque sei ok". Non c'erano pressioni perché l'altro cambiasse.
Non c'era quella sottile sensazione - magari non detta ma presente - di "O cambi, oppure tra noi finisce male".

Relazionarsi con ansia e timore

Oggi, ripensando ad alcune mie relazioni passate, mi sono reso conto di quanto fosse comune una "tensione" di fondo, la paura (in genere inconsapevole) di fare la "cosa sbagliata", e quindi di incrinare (o perdere) la relazione. Una sorta di lieve (impercettibile) ansia costante, per cui non mi lasciavo realmente andare, stavo sul "chi vive".
Non c'era una totale serenità, rilassatezza, c'era sempre il timore - per quanto sottile - del giudizio e di una possibile reazione negativa (delusione, chiusura, fastidio...) da parte dell'altra persona.
E non era solo una paranoia mia: avvenivano realmente momenti di imbarazzo e disagio, in cui un gesto o una parola generavano una reazione sgradita (però quasi mai espressa chiaramente). Era come se si "rompesse" qualcosa, e seguiva una chiusura o un raffreddamento o un irrigidimento. Se chiedevo il perché di questo cambiamento, non ricevevo una spiegazione, oppure queste persone negavano che il cambiamento fosse avvenuto.

Queste stesse persone, ora mi rendo conto, sono quelle che - a un certo punto - sono "scomparse" senza dare spiegazioni, si sono allontanate senza darmi un motivo.

“C'era sempre il timore del giudizio
e di una possibile reazione negativa”

Problema solo mio, o problema di tanti?

Forse sono io ad essere particolarmente problematico o timoroso. Oppure ho incontrato una quantità anomala di donne emotivamente fragili o instabili, chissà.
Eppure, ho la sensazione che sia una dinamica diffusa: la paura di fare "passi falsi" (anche piccole mancanze) con gravi conseguenze; quindi un atteggiamento prudente e timoroso nelle relazioni, anche quelle più intime. La tendenza comune a giudicare ed essere giudicati, per cui ci sentiamo sempre "sul chi vive", in modo pressoché automatico. Mi chiedo a quante persone capiti.
In una società in cui l'immagine e la "facciata" assumono un'importanza sempre maggiore, forse siamo così occupati a presentare sempre la "maschera" migliore al mondo, da dimenticarci di essere quel che siamo. Così, ci può sembrare "naturale" questa tensione continua per non dispiacere o deludere chi ci sta accanto... ma, così facendo, perdiamo la possibilità di una relazione autentica.

Questa discordanza mi appare evidente ora, trovandomi in questa relazione dove non c'è tensione né paura, non ci si preoccupa di essere "giusti" perché non si può essere "sbagliati". Semplicemente, siamo quello che siamo, e ad entrambi va bene così.
Proprio questa rilassatezza ci ha permesso di essere sempre più spontanei ed autentici; il che ha reso la relazione più forte, profonda, intensa, appagante, un luogo dove ci si sente "a casa".

Compiacere l'altro per "comprare" l'amore?

Questo "sentirsi a casa" sembrerebbe la cosa più naturale del mondo in una coppia, eppure guardando il mio passato vedo che è stata più un'eccezione che la regola. E mi chiedo - nuovamente - a quanti succeda lo stesso: quanti vivano in quel disagio preoccupato, in una relazione che è una continua fonte di stress, magari senza nemmeno rendersene conto.
Cerchiamo amore... ma forse lo cerchiamo nel modo errato. Ci sentiamo amati solo quando siamo accettati per quel che siamo. Ma se cerchiamo di "comprare" l'amore forzandoci a compiacere l'altro, vivendo nel timore di sbagliare e quindi perdere la sua approvazione... c'è qualcosa che non funziona.
Se quell'approvazione dobbiamo "comprarla" fingendo di essere quel che non siamo, anche ricevendola non ne saremo appagati. Se sono amato quando non sono autentico, non mi sentirò amato: quell'amore non è rivolto a me, ma a chi fingo di essere.

In situazioni del genere, la scelta sembra essere tra:
  • Continuare il gioco (faticoso) della tensione attenta e dell'assecondare l'altro/a (sapendo che questo favorisce la stabilità della relazione);
  • Oppure abbandonare i timori ed essere autentici (col rischio di scontentare l'altro e perderlo).

“Ci sentiamo amati solo quando
siamo accettati per quel che siamo”

L'autenticità è il dono più grande

Questa autenticità potrebbe essere vista come egoismo ("Sono come sono, a prescindere da quello che tu vorresti"), ma è invece - secondo me - un dono:
  • Mostrandomi come realmente sono, offro all'altro il mio vero essere, la mia verità, il meglio di me (se poi non è di suo gradimento, amen, vuol dire che non siamo fatti per stare insieme).
  • Al tempo stesso, lo incoraggio ad essere - a sua volta - autentico. Se io mi mostro per quel che sono, perché non potrebbe farlo anche lei/lui?
    La mia autenticità diventa quindi il dono più grande, quello che dice "Anche tu vai bene come sei, sei ok".

Naturalmente, quando parlo di "autenticità" non intendo indifferenza o menefreghismo nei confronti dell'altro ma, semplicemente, mostrarsi come si è e ci si sente, senza fingersi diversi. Diventare "trasparente", rendersi visibile senza veli, maschere o artifici.


"Senza essere e rimanere se stessi, non c'è amore."
(Martin Buber)


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8 commenti:

  1. eh...e qui ti pongo una questione diversa :)
    E se invece nella relazione si finge di essere "peggiori" e non "migliori" di quello che si è?
    E mi riaccodo timorosamente al tuo post sulle relazioni con persone ferite....
    Na tragedia, un'autentica tragedia, per quanto puoi resistere, se ti trovi un muro davanti, prima o poi molli...anche se a malincuore e anche se sei consapevole che c'è un bel sentimento tra di voi..

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    1. Onestamente, non ho capito bene cosa volevi dire. :-?
      Forse hai fatto una sintesi eccessiva, oppure è una situazione complessa che non si può spiegare in poche parole.

      Comunque, fingere di essere "peggiori" è sempre fingere; quindi nega una relazione autentica e profonda.
      Ci sarebbe da chiedersi: perché mostrarsi peggiori...? Le possibilità sono numerose (troppe per elencarle in un commento). Ma, quasi sicuramente, lo fa una persona che non si ama.

      Concordo che quando ci si scontra con un muro, per quanto ben intenzionati, prima o poi ci si scoraggia e si cede.
      E l'amore non è sufficiente, perché l'amore di uno solo - per quanto grande - alla lunga non può bastare per tutti e due.

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  2. sulsentierodellalibertà20 novembre, 2010

    Ciao, ho conosiuto da poco il tuo blog e sto apprezzando molto i tuoi post che tocccano argomenti di straordinaria importanza!

    Vorrei porti due questioni che ritengo altrettento fondamentali.
    Perchè dentro di noi vi è una forza misteriosa che si oppone al nostro miglioramento? Quali sono le cause? Esiste qualche modo per allentarla?

    La seconda è questa:
    è normale sentirsi fortemente incompleti senza gli altri? e quindi avere paura di restare soli?

    Grazie in anticipo!

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    Risposte
    1. Benvenuta/o nel mio blog, e grazie x i complimenti! :-)

      Le tue domande sono molto interessanti, ma richiedono risposte lunghe e articolate.
      Conto quindi di scrivere dei post a riguardo in futuro, e ti ringrazio per avermi dato gli spunti.

      In breve:
      1) Le cause di resistenze o auto-sabotaggi "interni" possono essere molteplici.
      Sicuramente e' possibile allentarle, e il primo passo e' diventarne consapevoli: riconoscerle, prima ancora che combatterle.
      E' parte di un percorso di auto-conoscenza, che ci fa progredire passo passo.

      2) E' umano... siamo creature sociali.
      Ma una personalita' ben sviluppata ed emotivamente matura sa stare bene anche da sola.
      La paura di stare con se stessi o il bisogno compulsivo degli altri, sono indici di fragilita' o problematiche che sarebbe bene affrontare (anche perche' la compagnia altrui non le risolve, le allontana soltanto per un po').

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  3. @Valter
    "Comunque, fingere di essere "peggiori" è sempre fingere; quindi nega una relazione autentica e profonda.
    Ci sarebbe da chiedersi: perché mostrarsi peggiori...? Le possibilità sono numerose (troppe per elencarle in un commento). Ma, quasi sicuramente, lo fa una persona che non si ama"
    Non riesco a capire, è come se ci fosse una contraddizione....negare una relazione profonda?
    O Non amare?
    Mi sono persa :P

    Sì effettivamente è tutto piuttosto complicato, non che siano mancate "confessioni" sincere di sentimento profondo, e d'altra parte molti fatti lo confermavano, ma è come se ci fosse stata una difficoltà ad aprirsi, come se ci si vergognasse quasi di essere vulnerabili ecco...
    ..immagino per una ferita passata, anzi sicuramente perchè mi è stato detto, ma quello che è mancato è stato proprio questo, il mettersi in gioco totalmente anche solo per vedere "che succedeva", è mancato il venirsi incontro e il compromesso, immagino per la paura di ritrovarsi di nuovo fottuti e di nuovo ad aver perso tutto se magari la relazione fosse andata male...ma è solo la mia personalissima impressione..

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    1. "Contraddizioni" ce ne sono sempre... la vita ne e' piena, come gli esseri umani. ;-)
      Ognuno e' composto da molte parti, che non di rado sono in conflitto fra loro.
      Per capire il mondo e gli altri, e' indispensabile riconoscere queste contraddizioni (saper pensare "questo E quello", invece di "questo OPPURE quello").

      "Mettersi in gioco totalmente" e' cosa che puo' fare solo chi e' molto forte e maturo. Chi e' debole e pauroso, non puo'.

      Per molti versi siamo tutti piccoli e fragili...
      per questo bisognerebbe avere molta pazienza e non pretendere; a cominciare da noi stessi. :-)

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  4. già....
    molta pazienza...
    non so manco da dove mi è sputata tutta la pazienza che ho avuto in tutto questo tempo :)
    Ma poi si esaurisce un po' tutto, la pazienza, la forza di averla, la voglia di averla..

    Però la frase che mi hai detto sul "questo E quello" mi ha colpito molto.....ci rifletterò :)
    grazie...!

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    Risposte
    1. Visto che il concetto di "questo E quello" ti aveva colpita, ho scritto tre post sul capire gli altri (Gennaio 2011), incluso l'elemento delle contraddizioni.
      Spero che siano utili. :-)

      Elimina

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